šŸLeave to
me Ÿš
Silvia.
Silvia è pazzesca. Silvia fa ridere, è dolce, ha la freschezza
della sua età.
Silvia
vive da sola, è giovane, ha un lavoro, ma è insoddisfatta.
Più che insoddisfatta, non crede più. Nell’amore.
Claudio
è maturo. Troppo. Claudio veste bene, vive nella Roma bene, ha amici per
bene.
Claudio
è quadrato. Ed ha un figlio di diciassette anni.
Quando
le cose non succedono mai per caso, quando a volte si ricomincia a sperare e a
credere in qualcosa, ecco mondi che si fondono, punti di vista che si
abbracciano, dapprima scogli insormontabili ma poi, naturalezza infinita.
Quando
si dice, il passato è passato.
Quando
si dice, vivi come se dovessi morire domani. Lascia indietro il superfluo.
“Perché abbandonarsi agli
altri è la sfida più difficile.”
“La
tua sfida, l’hai vinta in partenza.”
Quando
si dice, “Leave to me.”
Chap n.Œ
Notte.
Notte silenziosa.
Notte che ti avvolge.
Notte, amica e compagna.
Già notte.
Silvia è in terrazzo, fuma pensierosa la
sua Marlboro.
L’ultima della giornata, ma anche
l’ultima del pacchetto.
Sbuffa un po’, all’idea di doverle
già ricomprare.
Ma il pensiero svanisce in fretta, aspira bene un
altro tiro, socchiudendo gli occhi.
Quegli occhi marcati, non da polveroso trucco
disfatto, bensì da sofferenza rimasta stampata sul volto e da
chissà quanto tempo, ormai di casa sui suoi tratti; e non se ne via, nemmeno se ti sforzi di ridere.
Ma che ci faccio io qui, ancora a pensare a te?!
Chissà dove sei, e con chi.
Con chi stai, cazzo!
Io sempre qua, che se non la smetto di pensarti,
muoio dentro.
Perché mi hai lasciata?!
Che bisogno c’era?!
Ed io perché, lo voglio ancora sapere. Che
bisogno c’è?!
Ma l’amore non è forza?! Non è unione?!
Non si diceva fosse sorreggersi, guardare avanti,
provarci?!
Io non credo più all’amore. E nemmeno
a te.
Ti vorrei dire questo, se mai ti incontrassi, un
giorno.
Mi sono convertita all’odio.
Si, ti odio. Anche questo ti direi.
Però mi manchi. E questo, sì questo,
l’ometterei.
Una schicchera, secca e leggera, sussulta nel
buio; la sigaretta vola giù, roteando su se stessa.
Non ha ancora voglia di rientrare. E più
nulla da fumare.
I suoi ricordi, forse.
Ma c’è già chi li ha mandati
in fumo per lei.
“Parto, vado a Londra. Non chiamarmi
più. Non cercarmi, fra noi è finita.”
“Ma non dobbiamo sposarci?!”
“Silvia, parlo sul serio.”
“Eh, io pure..”
Guardarla avere voglia di scherzare, guardarla e
non capire se stia fingendo di non ascoltare.
Ma lui Silvia, non l’hai mai capita affondo.
Si sente un perdente anche per questo. Ma da
domani, Silvia non sarà più problema suo.
E poi via, aprire un portone, uscire di scena, con
delle valige preparate chissà quando.
Lontano dai suoi occhi, dal suo amore folle, dalle
sue urla magari.
O dalle sue lacrime.
Lasciarla nel momento in cui è ancora
lì, imbambolata a mangiare aria.
E scappare via, prima che sia troppo tardi.
E di Matteo, più nulla.
Male, fanno ancora male quei momenti.
Lei lo sa, ma li lascia scivolare negli occhi e
nel cuore.
E’ tremendo, quando sei triste, quando vedi
tutto nero, vuoi esserlo sempre di più, vuoi vedere nero che più
nero non si potrebbe, perché il dolore, quando ti prende, ti soggioga,
ti fa diventare dipendente e non chiedi altro, se non questa droga.
Come anfetamina.
Senza assuefazione. Solo conforto.
Ed apre gli occhi, stesa sul lettino bianco.
L’aria è dolce. La luna è
ancora sfocata.
Se solo riuscissi ad odiarti.
Sarebbe tutto più facile.
L’odio diventa indifferenza, e
l’indifferenza, svanisce.
L’amore, no.
Si accozza al cuore, torturandolo. E quando se ne va. Chi lo sa?!
Da qualche parte ha letto che l’amore rende
liberi, ed ora, ci sta pensando.
Ma liberi da cosa?!
E da chi?!
Soprattutto, chi l’ha sparata ‘sta stronzata…
E ridere per un attimo, di sé.
Ma tornare seria subito,
quando si riaffaccia lui. Fra i ricordi.
Lui, lui non c’è più. Eppure
io, mi sento ancora sua. Sono intrappola! Altroché libera!
E tornare a sorridere.
Da quanto tempo è, che non esco con un
uomo?!
Oggi ho accompagnato Flavio a calcetto.
Ma Flavio è suo fratello, ha sedici anni.
Non vale. Lo so. So che è mio fratello!
Ride, poi si alza, scorre la portafinestra ed
entra in casa.
Il portafoglio è sul tavolo, le chiavi
dell’auto poco più lontane.
Prende tutto e mentre tiene a mente che dovrebbe
portare con se anche il sacco della spazzatura, è già fuori casa.
E il sacco della spazzatura è ancora
lì. Dove lo ha lasciato.
Ed anche i suoi pensieri.
Aleggiano in terrazza, in
attesa del suo ritorno.