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Autore: Luna_R    22/03/2007    3 recensioni
Silvia. Silvia è pazzesca. Silvia fa ridere, è dolce, ha la freschezza della sua età.
Silvia vive da sola, è giovane, ha un lavoro, ma è insoddisfatta. Più che insoddisfatta, non crede più. Nell’amore.
Claudio è maturo. Troppo. Claudio veste bene, vive nella Roma bene, ha amici per bene.
Claudio è quadrato. Ed ha un figlio di diciassette anni.
Quando le cose non succedono mai per caso, quando a volte si ricomincia a sperare e a credere in qualcosa, ecco mondi che si fondono, punti di vista che si abbracciano, dapprima scogli insormontabili ma poi, naturalezza infinita.
Quando si dice, il passato è passato.
Quando si dice, vivi come se dovessi morire domani. Lascia indietro il superfluo.
“Perché abbandonarsi agli altri è la sfida più difficile.”
“La tua sfida, l’hai vinta in partenza.”
Quando si dice, “Leave to me.”
*Dopo sei anni riprendo in mano le redini di questa storia.
Che ho amato tanto e non ho mai concluso.
Spero piaccia anche a voi.
Lunadreamy.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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šŸLeave to me Ÿš

šŸLeave to me Ÿš

 

 

Silvia. Silvia è pazzesca. Silvia fa ridere, è dolce, ha la freschezza della sua età.

Silvia vive da sola, è giovane, ha un lavoro, ma è insoddisfatta. Più che insoddisfatta, non crede più. Nell’amore.

Claudio è maturo. Troppo. Claudio veste bene, vive nella Roma bene, ha amici per bene.

Claudio è quadrato. Ed ha un figlio di diciassette anni.

Quando le cose non succedono mai per caso, quando a volte si ricomincia a sperare e a credere in qualcosa, ecco mondi che si fondono, punti di vista che si abbracciano, dapprima scogli insormontabili ma poi, naturalezza infinita.

Quando si dice, il passato è passato.

Quando si dice, vivi come se dovessi morire domani. Lascia indietro il superfluo.

 

 “Perché abbandonarsi agli altri è la sfida più difficile.

“La tua sfida, l’hai vinta in partenza.”

 

Quando si dice, “Leave to me.”

 

Chap n.Œ

 

Notte.

Notte silenziosa.

Notte che ti avvolge.

Notte, amica e compagna.

Già notte.

Silvia è in terrazzo, fuma pensierosa la sua Marlboro.

L’ultima della giornata, ma anche l’ultima del pacchetto.

Sbuffa un po’, all’idea di doverle già ricomprare.

Ma il pensiero svanisce in fretta, aspira bene un altro tiro, socchiudendo gli occhi.

Quegli occhi marcati, non da polveroso trucco disfatto, bensì da sofferenza rimasta stampata sul volto e da chissà quanto tempo, ormai di casa sui suoi tratti; e non se ne via, nemmeno se ti sforzi di ridere.

 

Ma che ci faccio io qui, ancora a pensare a te?!

Chissà dove sei, e con chi.

Con chi stai, cazzo!

Io sempre qua, che se non la smetto di pensarti, muoio dentro.

Perché mi hai lasciata?!

Che bisogno c’era?!

Ed io perché, lo voglio ancora sapere. Che bisogno c’è?!

Ma l’amore non è forza?! Non è unione?!

Non si diceva fosse sorreggersi, guardare avanti, provarci?!

Io non credo più all’amore. E nemmeno a te.

Ti vorrei dire questo, se mai ti incontrassi, un giorno.

Mi sono convertita all’odio.

Si, ti odio. Anche questo ti direi.

Però mi manchi. E questo, sì questo, l’ometterei.

 

Una schicchera, secca e leggera, sussulta nel buio; la sigaretta vola giù, roteando su se stessa.

Non ha ancora voglia di rientrare. E più nulla da fumare.

I suoi ricordi, forse.

Ma c’è già chi li ha mandati in fumo per lei.

 

“Parto, vado a Londra. Non chiamarmi più. Non cercarmi, fra noi è finita.”

“Ma non dobbiamo sposarci?!

“Silvia, parlo sul serio.”

“Eh, io pure..

 

Guardarla avere voglia di scherzare, guardarla e non capire se stia fingendo di non ascoltare.

Ma lui Silvia, non l’hai mai capita affondo.

Si sente un perdente anche per questo. Ma da domani, Silvia non sarà più problema suo.

E poi via, aprire un portone, uscire di scena, con delle valige preparate chissà quando.

Lontano dai suoi occhi, dal suo amore folle, dalle sue urla magari.

O dalle sue lacrime.

Lasciarla nel momento in cui è ancora lì, imbambolata a mangiare aria.

E scappare via, prima che sia troppo tardi.

E di Matteo, più nulla.

Male, fanno ancora male quei momenti.

Lei lo sa, ma li lascia scivolare negli occhi e nel cuore.

E’ tremendo, quando sei triste, quando vedi tutto nero, vuoi esserlo sempre di più, vuoi vedere nero che più nero non si potrebbe, perché il dolore, quando ti prende, ti soggioga, ti fa diventare dipendente e non chiedi altro, se non questa droga.

Come anfetamina.

Senza assuefazione. Solo conforto.

 

Ed apre gli occhi, stesa sul lettino bianco.

L’aria è dolce. La luna è ancora sfocata.

Se solo riuscissi ad odiarti.

Sarebbe tutto più facile.

L’odio diventa indifferenza, e l’indifferenza, svanisce.

L’amore, no.

Si accozza al cuore, torturandolo. E quando se ne va. Chi lo sa?!

Da qualche parte ha letto che l’amore rende liberi, ed ora, ci sta pensando.

Ma liberi da cosa?!

E da chi?!

Soprattutto, chi l’ha sparata ‘sta stronzata

E ridere per un attimo, di sé.

Ma tornare seria subito, quando si riaffaccia lui. Fra i ricordi.

Lui, lui non c’è più. Eppure io, mi sento ancora sua. Sono intrappola! Altroché libera!

E tornare a sorridere.

Da quanto tempo è, che non  esco con un uomo?!

Oggi ho accompagnato Flavio a calcetto.

Ma Flavio è suo fratello, ha sedici anni.

Non vale. Lo so. So che è mio fratello!

Ride, poi si alza, scorre la portafinestra ed entra in casa.

Il portafoglio è sul tavolo, le chiavi dell’auto poco più lontane.

Prende tutto e mentre tiene a mente che dovrebbe portare con se anche il sacco della spazzatura, è già fuori casa.

E il sacco della spazzatura è ancora lì. Dove lo ha lasciato.

Ed anche i suoi pensieri.

Aleggiano in terrazza, in attesa del suo ritorno.

 

 

  
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