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Autore: Luna_R    23/03/2007    0 recensioni
Silvia. Silvia è pazzesca. Silvia fa ridere, è dolce, ha la freschezza della sua età.
Silvia vive da sola, è giovane, ha un lavoro, ma è insoddisfatta. Più che insoddisfatta, non crede più. Nell’amore.
Claudio è maturo. Troppo. Claudio veste bene, vive nella Roma bene, ha amici per bene.
Claudio è quadrato. Ed ha un figlio di diciassette anni.
Quando le cose non succedono mai per caso, quando a volte si ricomincia a sperare e a credere in qualcosa, ecco mondi che si fondono, punti di vista che si abbracciano, dapprima scogli insormontabili ma poi, naturalezza infinita.
Quando si dice, il passato è passato.
Quando si dice, vivi come se dovessi morire domani. Lascia indietro il superfluo.
“Perché abbandonarsi agli altri è la sfida più difficile.”
“La tua sfida, l’hai vinta in partenza.”
Quando si dice, “Leave to me.”
*Dopo sei anni riprendo in mano le redini di questa storia.
Che ho amato tanto e non ho mai concluso.
Spero piaccia anche a voi.
Lunadreamy.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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šŸLeave to me Ÿš

šŸLeave to me Ÿš

 

 

Ringrazio tutti coloro, abbiano messo piedi qui, nella mia ficcina.

Dopo qualche tempo, sono tornata a scrivere.

Bello, per me è sempre un piacere!

Purtroppo, per mancanza d’ispirazione, ho tolto dalle mie storie “A.P.S” e colgo l’occasione per chiedere scusa a chiunque stesse aspettando un aggiornamento. Non è detto che non la posterò in futuro. Non lo so

Intanto ringrazio  GrEeNgIrL per la sua toccante recensione.

Grazie cara, spero continuerai a seguirmi!

Intanto, un saluto affettuoso.

LuNaDrEaMy

 

 

Chap n.

 

Claudio è ancora al cellulare con Eliana.

Come al solito, discutono.

 

“Eliana riusciremo mai a vederci ad un orario decente per questo benedetto affido?!

“Lo so, perdonami. Eravamo in montagna da Giorgio. Sai c’era molto traffico.”

 

Ecco, ma ti pare giusto?!

Il compagno della mia ex moglie, vede mio figlio più di me.

E quel che è peggio, è che ha la precedenza fra tutti.

Claudio, sposta da sé il telefono, piegando la testa fra le mani.

 

“Sì, ma sono le dieci e mezza, Eliana.”

 

Tenta di riprendersi, ma è incazzato nero.

 

“Claudio scusami. Sarà l’ultima volta, dai non farne un dramma.

 

Sì, sì. L’ultima volta.

Quante ne ho sentite di ultime volte.

Una, ne fosse mai stata rispettata una. Una!

Che tipo mia moglie. Anzi no, la mia ex moglie ormai. Carta, canta.

Egoista. Sacrosanta egoista.

Ma sì, chi ne fa un dramma, cosa vuole che me ne importi di mio figlio.

No dico, se lo ricorderà che quello è anche mio figlio?!

O si ricorderà di me solo alla fine del mese?!

 

“L’assegno Claudio. Ancora non è arrivato.”

 “Claudio, visto che passi di lì, me lo riscuoti tu l’assegno?!

 

Ma certo Eliana, certo tutto quello che vuoi.

Infondo è per nostro figlio.

Sì, ma io ho ancora le nostre foto, lì sul comodino, di quando eravamo felici.

Non ne ho fatto scatoloni, pregando mia madre di togliermele di torno.

Claudio ma che ti metti a ripensarci, adesso?!

Dai il vostro matrimonio è finito da un pezzo. Un po’ di dignità. E che cazzo!

Però fa male, oh.

Uno si sposa, fa figli e poi?!

Poi niente, ti ritrovi a girare banche per riscuotere il prezzo del valore del tuo matrimonio finito nel cesso, o a cenare da solo, o vedere crescere tuo figlio chiedendosi da quanto tempo si è bucato i lobi e soprattutto cosa ci trova di “figo” nel girare con uno spillo conficcato nella pelle.

Oddio Claudio, basta eh, stai diventando patetico.

Ma da quanto tempo, non esci con una donna?!

 

“Sono lì fra venti minuti.”

“Ah, bene! Senti Claudio?!

“Dimmi.”

“Potresti comprarmi un litro di latte, ora che passi?!

“Niente altro?!

 

Ma non le  da il tempo di rispondere, attacca infilandosi il cellulare nel taschino della giacca.

Un mazzo di chiavi sono lì ad attenderlo e una serranda un po’ impolverata, non aspetta altro che essere tirata su.

Probabilmente preferirà dimenticare che Niccolò è anche mio figlio, visto non fa altro che lamentarsi di quanto mi somigli.

Ride un po’ più soddisfatto, apre la portiera della sua Bmw m5, nera, bella, morbida.

Si mette alla guida, ma prima l’accarezza, in preda ad un raptus d’amore improvviso.

Lei, la mia meravigliosa auto, goccia che ha fatto traboccare il vaso; quanto si incazzò Eliana quando la presi, ancora me la ricordo quella scena pazzesca. Che goduria!

L’acquisto e la firma più azzeccata che abbia mai fatto nella vita.

Pura classe, pura finezza.

Altro che quel sì di quasi venti anni fa. Altro che firma davanti all’altissimo.

Ride. Mette in moto ed esce dal garage.

 

La strada è vuota, tutta sua.

La doma, una curva a destra stretta, ma senza mollare mai l’acceleratore, un’altra a sinistra, frenando di botto, per poi ripartire così, nel rumore di gomme strigliate e odore forte di bruciato.

Mio figlio, chissà cosa penserà mai di me. Di sua madre. Di noi tutti.

Diciassette anni. Non ricordo cosa pensavo io alla sua età.

Di certo so che è un adolescente indomabile, sempre in giro “ a cazzaggiare” come dice lui.

Sempre su di un motorino. No, non il suo, il suo è ancora allo sfascio, sulla Togliatti, dopo quel volo fatto sulla rampa di Viale Libia. Che colpo quella sera.

Adesso si fa scarrozzare in giro da un certo Pablo di Viale Jonio, sempre con tutto il resto del loro gruppo al seguito; gli adolescenti, guai a non avere un gruppo!

Il sabato va a ballare, a scuola non è eccellente ma almeno ci va.

Non ci ha mai dato problemi, non ha mai fatto storie.

Eppure alle volte lo guardo, ed è come se mi sfuggisse dalle mani.

Vorrei vederlo di più, questo sì.

 

“A scemo, guarda che è verde! Che famo?!

 

Claudio controlla lo specchietto retrovisore; un boro dentro una Fiesta, agita la mano in sua direzione.

Decide di non rispondere, mette in prima e sgasa via.

Uno non può neanche più pensare, cavolo!

Poco più in là scorge un bar.

Bene, è ancora aperto.

Accosta ed entra.

 

***

 

Ma un bar aperto, dici che lo trovo io a quest’ora?!

Beh, devo trovarlo per forza, sono senza sigarette!

E’ in giro da quasi venti minuti; il suo amico Giangi, quello del bar degli artisti, ha chiuso da un pezzo, lasciandola a secco.

Fa il giro del quartiere, quando si imbatte in un insegna blu traballante; Blu bar.

Non ci pensa su due minuti, parcheggia ed entra.

 

“Sera! Del fumo per questa disperata?!

 

Due commessi la guardano divertiti.

Ma stanno al gioco.

 

Dipende da cosa fuma, signorì.”

“A quest’ora solo un pacchetto di Marlboro light, grazie!”

 

Si guardano sorridendo, il commesso più giovane abbozza un occhiolino, porgendole il pacchetto.

 

Lei desidera altro, signore?!

 

Quello più anziano dei due, si sofferma sull’altro cliente, in piedi a godersi la scena di quella simpatica signorina; ma lo vede trasalire, non appena la sua voce rauca lo raggiunge.

 

No grazie, solo questo. Quanto le devo?!

“Due euri in cassa, grazie.”

 

Nel frattempo Silvia, si è fatta fare anche una vaschetta di gelato, si gira al volo prendendo possesso della cassa.

Scambia un occhiata fugace con l’altro unico cliente del locale, abbozzando un sorriso fugace.

Lui ricambia, distratto da un portafoglio che non riesce a trovare all’interno della sua giacca.

Ma.. questo è proprio fesso, esce di casa alle undici per un litro di latte?!

Se ha figli, è un padre snaturato, se non li ha è proprio matto.

E sorride ancora.

Però, è davvero un gran bel matto.

 

Arrivederci.”

 

Poi lascia tutti così, afferra il suo sacchetto, prima di sparire e portare via con sé, quel meraviglioso sorriso che ha donato arrivando.

Ma nessuno sa, quanto le costa quel sorriso.

Non lo da a vedere.

Ma Silvia è così.

Bellissima anche nella sofferenza.

 

Carina eh?! E’ la prima volta che la vedo, sennò gli davo una mano.

 

Claudio si volta alzando il sopracciglio, guarda il commesso con fare sarcastico e mentre afferra il suo sacchetto borbotta qualcosa.

 

“Sono sposato.”

“Saluti alla signora, allora.”

 

L’uomo gli fa una specie di inchino, prima di congedarsi del tutto.

Esce fuori, ancora divertito dalla scena.

Però, simpatici in questo bar; certo un po’ bori, ma simpatici.

Così, un po’ più rilassato, si dirige verso la sua ex moglie e la sua ex casa.

 

P.zza Trento, n. 9.

Claudio è sceso dall’auto, ha messo la sicura e con fare un po’ scocciato suona al citofono.

Poco dopo, qualcuno si degna di rispondere.

 

“Claudio, sei tu?!

“Sì, apri.”

 

Non prende l’ascensore, sale le scale di corsa tanto –pensa- sono solo due piani.

E si ricorda, a fine corsa, che non ha più l’età per fare certe cose.

E soprattutto non ha più la testa, visto che dal suo sacchetto esce di tutto tranne che il cartone del latte.

Intanto Eliana apre alla porta, lo abbraccia affettuosamente facendolo accomodare nel soggiorno.

Giorgio è ancora lì. Si salutano freddamente.

 

“Il latte era finito. Spero vi vada del gelato!”

“Gelato?!”

 

La donna gli sfila il sacco dalle mani, vagamente divertita.

 

“Beh, sempre latte è.”

“Uhm, cioccolato, vaniglia e stracciatella. Strano trio.” La voce di Eliana arriva lontana dalla cucina.

“Claudio, ma che sei depresso?!

“Io?! Io sto benissimo.”

“E queste?!

“Scusa Eliana, adesso se uno si mette a fumare, significa che è depresso?!

 

 

Cerca di mantenere la calma, Giorgio lo sta fissando e la cosa lo innervosisce.

Ma chi glie le mette certe idee per la testa?!

Colpa di quelle riviste di psicologia da quattro soldi che legge, certo.

 

“Vecchio! Sei arrivato finalmente! Dico è una vita che sono pronto!”

 

A salvarlo in corner è suo figlio.

Gli da una pacca sulla spalla e a momenti glie la lussa.

Ma stringe i denti, suo figlio sa che ha un padre forte. Una roccia!

Mica come Giorgio, quella specie di mollusco inerme.

 

“Allora, andiamo?!

“Ma come, e il gelato?!

“Credo farà più bene a voi.”

 

Sorride sornione, caricandosi sulle spalle la sacca di Niccolò.

 

***

 

Sigaretta, sigaretta, sigaretta. Dove sei sigarettina?!

Silvia è ancora in macchina, sta frugando come una gatta nella busta adagiata sul sedile.

Oh, ma che c’è dentro questa cosa?!

E per un attimo toglie lo sguardo dalla strada, sfilando quel qualcosa di umidiccio che gli ha bagnato la mano.

Latte fresco.

 

“Oddio no! Ho scambiato busta!!

 

No, no, no. Che serata! No dico, senza sigarette fino domani!

Impossibile. Non esiste.

Fa un inversione a U di quelle da 10 punti in meno sulla patente, e sgasando torna al bar.

Stavolta l’insegna non traballa più; è proprio spenta.

 

“Ma no, cazzo!”

 

E così, vola lontano verso casa, dove i pensieri ancora l’attendono.

E stavolta, senza sigarette.

 

***

 

“Senti Niccolò, a te sta simpatico Giorgio?!

“Perché me lo chiedi ?!

“Così niente… curiosità.”

“A , c’ha ragione mamma. Sei depresso.”

“Oh basta con questa storia eh! Il gelato non era mio e  questa è solo una domanda!”

 

Niccolò lo guarda incuriosito, sedendogli accanto, sul divano.

 

“E di chi era ?!

“Mah… di una ragazza.”

“Forte! Fai ancora conquiste eh ?!

 

E ridono.

E’ quell’ancora, che non gli garba più di tanto.

Claudio, devi assolutamente uscire con qualcuna. Trovarti una donna.

Sì, ma chi?!

 

“Comunque no. Giorgio è un gran rompicoglioni.

 

Si alza Niccolò, andando verso la sua camera.

Claudio solo allora, spegne la tv soddisfatto.

Si guarda intorno, compiaciuto.

Mio figlio; gran bel tipo!

Sì, sì. Mio figlio, tutto suo padre!

  
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