šŸLeave to
me Ÿš
Ringrazio tutti coloro, abbiano
messo piedi qui, nella mia ficcina.
Dopo qualche tempo, sono tornata
a scrivere.
Bello, per me è sempre un
piacere!
Purtroppo, per mancanza
d’ispirazione, ho tolto dalle mie storie “A.P.S”
e colgo l’occasione per chiedere scusa a chiunque stesse aspettando un
aggiornamento. Non è detto che non la posterò in futuro. Non lo
so
Intanto ringrazio GrEeNgIrL per la sua toccante recensione.
Grazie cara, spero continuerai a seguirmi!
Intanto, un saluto affettuoso.
LuNaDrEaMy
Chap n.
Claudio è ancora
al cellulare con Eliana.
Come
al solito, discutono.
“Eliana
riusciremo mai a vederci ad un orario decente per questo benedetto affido?!”
“Lo
so, perdonami. Eravamo in montagna da Giorgio. Sai c’era molto traffico.”
Ecco,
ma ti pare giusto?!
Il
compagno della mia ex moglie, vede mio figlio più di me.
E
quel che è peggio, è che ha la precedenza fra tutti.
Claudio,
sposta da sé il telefono, piegando la testa fra le mani.
“Sì,
ma sono le dieci e mezza, Eliana.”
Tenta
di riprendersi, ma è incazzato nero.
“Claudio
scusami. Sarà l’ultima volta, dai non farne un dramma.”
Sì,
sì. L’ultima volta.
Quante
ne ho sentite di ultime volte.
Una,
ne fosse mai stata rispettata una. Una!
Che
tipo mia moglie. Anzi no, la mia ex moglie ormai. Carta, canta.
Egoista.
Sacrosanta egoista.
Ma
sì, chi ne fa un dramma, cosa vuole che me ne importi di mio figlio.
No dico, se lo ricorderà che quello è anche
mio figlio?!
O
si ricorderà di me solo alla fine del mese?!
“L’assegno
Claudio. Ancora non è arrivato.”
“Claudio, visto che passi di
lì, me lo riscuoti tu l’assegno?!”
Ma
certo Eliana, certo tutto quello che vuoi.
Infondo
è per nostro figlio.
Sì,
ma io ho ancora le nostre foto, lì sul comodino, di
quando eravamo felici.
Non
ne ho fatto scatoloni, pregando mia madre di togliermele di torno.
Claudio
ma che ti metti a ripensarci, adesso?!
Dai
il vostro matrimonio è finito da un pezzo. Un po’ di
dignità. E che cazzo!
Però
fa male, oh.
Uno
si sposa, fa figli e poi?!
Poi
niente, ti ritrovi a girare banche per riscuotere il prezzo del valore del tuo
matrimonio finito nel cesso, o a cenare da solo, o vedere crescere tuo figlio
chiedendosi da quanto tempo si è bucato i lobi e soprattutto cosa ci
trova di “figo” nel girare con uno spillo
conficcato nella pelle.
Oddio
Claudio, basta eh, stai diventando patetico.
Ma
da quanto tempo, non esci con una donna?!
“Sono
lì fra venti minuti.”
“Ah,
bene! Senti Claudio?!”
“Dimmi.”
“Potresti
comprarmi un litro di latte, ora che passi?!”
“Niente
altro?!”
Ma
non le da
il tempo di rispondere, attacca infilandosi il cellulare nel taschino della
giacca.
Un
mazzo di chiavi sono lì ad attenderlo e una serranda un po’
impolverata, non aspetta altro che essere tirata su.
Probabilmente
preferirà dimenticare che Niccolò è anche mio figlio,
visto non fa altro che lamentarsi di quanto mi somigli.
Ride
un po’ più soddisfatto, apre la portiera della sua Bmw m5, nera, bella, morbida.
Si
mette alla guida, ma prima l’accarezza, in preda ad un raptus
d’amore improvviso.
Lei,
la mia meravigliosa auto, goccia che ha fatto traboccare il vaso; quanto si incazzò Eliana quando la
presi, ancora me la ricordo quella scena pazzesca. Che goduria!
L’acquisto
e la firma più azzeccata che abbia mai fatto nella vita.
Pura
classe, pura finezza.
Altro
che quel sì di quasi venti anni fa. Altro che firma davanti
all’altissimo.
Ride.
Mette in moto ed esce dal garage.
La
strada è vuota, tutta sua.
La doma, una curva a destra stretta, ma senza mollare
mai l’acceleratore, un’altra a sinistra, frenando di botto, per poi
ripartire così, nel rumore di gomme strigliate e odore forte di
bruciato.
Mio
figlio, chissà cosa penserà mai di me. Di sua madre. Di noi
tutti.
Diciassette
anni. Non ricordo cosa pensavo io alla sua età.
Di
certo so che è un adolescente indomabile, sempre in giro “ a cazzaggiare” come dice lui.
Sempre
su di un motorino. No, non il suo, il suo è ancora allo sfascio, sulla Togliatti, dopo quel volo fatto sulla rampa di Viale Libia.
Che colpo quella sera.
Adesso
si fa scarrozzare in giro da un certo Pablo di Viale Jonio, sempre con tutto il resto del loro gruppo al
seguito; gli adolescenti, guai a non avere un gruppo!
Il
sabato va a ballare, a scuola non è eccellente ma
almeno ci va.
Non
ci ha mai dato problemi, non ha mai fatto storie.
Eppure
alle volte lo guardo, ed è come se mi sfuggisse dalle mani.
Vorrei
vederlo di più, questo sì.
“A
scemo, guarda che è verde! Che famo?!”
Claudio
controlla lo specchietto retrovisore; un boro dentro una Fiesta,
agita la mano in sua direzione.
Decide
di non rispondere, mette in prima e sgasa via.
Uno
non può neanche più pensare, cavolo!
Poco
più in là scorge un bar.
Bene,
è ancora aperto.
Accosta
ed entra.
***
Ma
un bar aperto, dici che lo trovo io a quest’ora?!
Beh,
devo trovarlo per forza, sono senza sigarette!
E’
in giro da quasi venti minuti; il suo amico Giangi,
quello del bar degli artisti, ha chiuso da un pezzo, lasciandola a secco.
Fa
il giro del quartiere, quando si imbatte in un insegna blu
traballante; Blu bar.
Non
ci pensa su due minuti, parcheggia ed entra.
“Sera!
Del fumo per questa disperata?!”
Due
commessi la guardano divertiti.
Ma
stanno al gioco.
“Dipende da cosa fuma, signorì.”
“A
quest’ora solo un pacchetto di Marlboro light,
grazie!”
Si
guardano sorridendo, il commesso più giovane abbozza un occhiolino, porgendole
il pacchetto.
“Lei desidera altro, signore?!”
Quello
più anziano dei due, si sofferma sull’altro cliente, in piedi a
godersi la scena di quella simpatica signorina; ma lo vede trasalire, non
appena la sua voce rauca lo raggiunge.
“No grazie, solo questo. Quanto le
devo?!”
“Due
euri in cassa, grazie.”
Nel
frattempo Silvia, si è fatta fare anche una vaschetta di gelato, si gira
al volo prendendo possesso della cassa.
Scambia
un occhiata fugace con l’altro unico cliente del
locale, abbozzando un sorriso fugace.
Lui
ricambia, distratto da un portafoglio che non riesce a trovare
all’interno della sua giacca.
Ma.. questo è proprio fesso, esce di casa alle undici
per un litro di latte?!
Se
ha figli, è un padre snaturato, se non li ha è proprio matto.
E
sorride ancora.
Però,
è davvero un gran bel matto.
“Arrivederci.”
Poi
lascia tutti così, afferra il suo sacchetto, prima di sparire e portare
via con sé, quel meraviglioso sorriso che ha donato arrivando.
Ma
nessuno sa, quanto le costa quel sorriso.
Non
lo da a vedere.
Ma
Silvia è così.
Bellissima
anche nella sofferenza.
“Carina eh?!
E’ la prima volta che la vedo, sennò gli davo una mano.”
Claudio
si volta alzando il sopracciglio, guarda il commesso con fare sarcastico e mentre
afferra il suo sacchetto borbotta qualcosa.
“Sono
sposato.”
“Saluti
alla signora, allora.”
L’uomo
gli fa una specie di inchino, prima di congedarsi del tutto.
Esce
fuori, ancora divertito dalla scena.
Però,
simpatici in questo bar; certo un po’ bori, ma simpatici.
Così,
un po’ più rilassato, si dirige verso la sua ex moglie e la sua ex
casa.
P.zza Trento, n. 9.
Claudio
è sceso dall’auto, ha messo la sicura e con fare un po’
scocciato suona al citofono.
Poco
dopo, qualcuno si degna di rispondere.
“Claudio,
sei tu?!”
“Sì,
apri.”
Non
prende l’ascensore, sale le scale di corsa tanto –pensa- sono solo
due piani.
E
si ricorda, a fine corsa, che non ha più l’età per fare
certe cose.
E
soprattutto non ha più la testa, visto che dal suo sacchetto esce di tutto
tranne che il cartone del latte.
Intanto
Eliana apre alla porta, lo abbraccia affettuosamente facendolo accomodare nel
soggiorno.
Giorgio
è ancora lì. Si salutano freddamente.
“Il
latte era finito. Spero vi vada del gelato!”
“Gelato?!”
La
donna gli sfila il sacco dalle mani, vagamente divertita.
“Beh,
sempre latte è.”
“Uhm,
cioccolato, vaniglia e stracciatella. Strano trio.” La voce di Eliana
arriva lontana dalla cucina.
“Claudio,
ma che sei depresso?!”
“Io?!
Io sto benissimo.”
“E
queste?!”
“Scusa
Eliana, adesso se uno si mette a fumare, significa che è depresso?!”
Cerca
di mantenere la calma, Giorgio lo sta fissando e la cosa lo innervosisce.
Ma
chi glie le mette certe idee per la testa?!
Colpa
di quelle riviste di psicologia da quattro soldi che legge, certo.
“Vecchio!
Sei arrivato finalmente! Dico è una vita che sono pronto!”
A
salvarlo in corner è suo figlio.
Gli
da una pacca sulla spalla e a momenti glie la lussa.
Ma
stringe i denti, suo figlio sa che ha un padre forte. Una roccia!
Mica
come Giorgio, quella specie di mollusco inerme.
“Allora,
andiamo?!”
“Ma
come, e il gelato?!”
“Credo
farà più bene a voi.”
Sorride
sornione, caricandosi sulle spalle la sacca di Niccolò.
***
Sigaretta,
sigaretta, sigaretta. Dove sei sigarettina?!
Silvia
è ancora in macchina, sta frugando come una gatta nella busta adagiata
sul sedile.
Oh,
ma che c’è dentro questa cosa?!
E
per un attimo toglie lo sguardo dalla strada, sfilando quel qualcosa di
umidiccio che gli ha bagnato la mano.
Latte
fresco.
“Oddio
no! Ho scambiato busta!!”
No,
no, no. Che serata! No dico,
senza sigarette fino domani!
Impossibile.
Non esiste.
Fa
un inversione a U di quelle da 10 punti in meno sulla
patente, e sgasando torna al bar.
Stavolta
l’insegna non traballa più; è proprio spenta.
“Ma
no, cazzo!”
E
così, vola lontano verso casa, dove i pensieri ancora l’attendono.
E
stavolta, senza sigarette.
***
“Senti
Niccolò, a te sta simpatico Giorgio?!”
“Perché
me lo chiedi Pà?!”
“Così
niente… curiosità.”
“A
pà, c’ha ragione mamma. Sei
depresso.”
“Oh
basta con questa storia eh! Il gelato non era mio e questa è solo una
domanda!”
Niccolò
lo guarda incuriosito, sedendogli accanto, sul divano.
“E
di chi era Pà?!”
“Mah…
di una ragazza.”
“Forte!
Fai ancora conquiste eh Pà?!”
E
ridono.
E’
quell’ancora, che non gli garba più di
tanto.
Claudio,
devi assolutamente uscire con qualcuna. Trovarti una donna.
Sì,
ma chi?!
“Comunque
no. Giorgio è un gran rompicoglioni.”
Si
alza Niccolò, andando verso la sua camera.
Claudio
solo allora, spegne la tv soddisfatto.
Si
guarda intorno, compiaciuto.
Mio
figlio; gran bel tipo!
Sì,
sì. Mio figlio, tutto suo padre!