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Autore: kiara_star    06/09/2012    7 recensioni
Agosto 2012 | Norvegia | Set di Thor 2
Chris Hemsworth e Tom Hiddleston sono impegnati nelle riprese del loro nuovo film. Tutto nella norma, se non fosse che il dio interpretato dall’attore inglese, si materializza nel loro mondo.
Follia? Magia?
Forse è tutto reale. Forse, è solo un inganno.
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“Nel momento esatto in cui aprì gli occhi, Loki capì di trovarsi in un luogo diverso da Asgard. Solo qualche istante dopo si accorse di non avere più il bavaglio meccanico né le mani legate.
...
Seguì silente i due umani per qualche minuto in cui si sentì rivolgere domande a cui non poté che dare risposte vaghe, considerando che non sapeva davvero di cosa stessero parlando.
Una cosa però era chiara, quei due continuavano a chiamarlo Tom.
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«La tua roulotte non è ancora pronta, comunque puoi usare quella di Chris» "

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[Storia Completa]
Genere: Commedia, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Chris Hemsworth, Tom Hiddleston
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Thor dark world
Premessa: Questa storia è un crossover scontato: il mondo reale che incontra il mondo della finzione.
Fandoms: Attori|Cast The Avengers; Film|Thor
Personaggi: Tom Hiddleston, Chris Hemsworth, Loki
Note:
1.Per mie ragioni personali (odio spoilerarmi i film un anno prima che escano) non conosco molti dettagli di Thor 2, per cui a parte il titolo e il nome del registra (Alan Taylor, per la cronaca), tutto ciò che ne seguirà sarà frutto della mia fantasia.
2. Le riprese si stanno effettuando a Londra, ma per motivi di trama le ho magicamente trasferire in Norvegia. Terra patria dei nostri due Dèi.
3. Ci sarà del buon caro bromance ambiguo fra i nostri due attori (Hiddlesworth è sempre cosa buona e giusta) e qualche accenno slashoso Chris/Loki e Tom/Loki.
4. Questo è un capitolo pilota. Se avrà successo e sarà gradito, si trasformerà in una long-fic vera e propria, altrimenti resterà una one-shot altamente contorta.
5. Ignorare la nota 4.

Disclaimer: Gli avvenimenti narrati in questa storia sono pura invenzione. Mr. Hiddleston e Mr. Hemsworth non mi appartengono, né hanno mai fatto o detto nulla di quanto riportato. Scritta senza scopo di lucro, se non per allietare le mie vostre fantasie fangirlose. 

Buona lettura
kiss kiss Chiara
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Loki: The Bright World [1]






Nel momento esatto in cui aprì gli occhi, Loki capì di trovarsi in un luogo diverso da Asgard. Solo qualche istante dopo si accorse di non avere più il bavaglio meccanico né le mani legate.
Davanti a lui un paesaggio verde, una distesa piana di erba color pastello e chiazze viola di fiori di campo. Un piccolo bosco alla sua destra e delle montagne rocciose in lontananza.

Si mise in piedi alzando gli occhi al cielo e dovette coprirsi con una mano per non essere accecato dal bagliore del sole.
Il tesseract non c’era. Thor, non c’era.
Cercò di non perdere la calma, benché l’idea che quell’essere avesse deciso di strapparlo alle cure del suo nemico giurato per annegarlo nelle proprie, stesse prendendo decisamente piede nella sua mente.
In fondo quelle minacce le ricordava bene.
"Non esisteranno regni, o lune deserte... né crepacci dove lui non verrà a trovarti..."
Osservò per qualche altro istante il luogo in cui si trovava: la vegetazione rigogliosa, il calore del sole che sentiva sulla pelle, i suoni ovattati della fauna. Quel posto odorava di vita. Non era un artifizio del suo oscuro mandante, era ben più reale. Si guardò ancora attorno convincendosi sempre più di quanto quel luogo fosse familiare, fastidiosamente familiare. Era di certo su Midgard.
Forse quell’idiota di Thor aveva completamente fallito nel suo intento di riportarlo vittorioso al cospetto del grande AllFather, e lui era rimasto su quell’insulso pianeta, ma in un luogo che era molto diverso da New York.
Non riuscì a non sorridere. La fortuna questa volta era decisamente dalla sua parte.
Il sorriso sulle sue labbra però durò poco, giusto il tempo necessario per rendersi conto di non riuscire a praticare alcuna magia. Si guardò le mani incerto.
«Che succede?» sospirò piano riprovando un incantesimo di trasporto. Ma nulla, le sue dita parevano solo frustare inutilmente l’aria.
Una voce lo raggiunse alle orecchie e si voltò rapido per ritrovarsi davanti quello che era senza ombra di dubbio un midgardiano.
«Si può sapere che ci fai qui?» Aggrottò le sopracciglia a quel tono così impertinente. Si riguardò la mano e la puntò contro l’umano, ma senza riuscire a ricavare nulla neanche quella volta. Quell’insulsa creatura era ancora in vita. «Tom che diavolo stai combinando qui? Ti devo ricordare che oggi non hai scene?!»
Le parole che continuavano a venirgli rivolte risultarono ancora una volta assurde alle regali orecchie del dio.
«TU, essere inferiore, come osi rivolgerti a me in una così insolente maniera?!» ringhiò stringendo un pugno. Di tutta risposta il piccolo umano, alto poco più di un metro e sessanta, con chiari problemi di linea e di calvizie, scosse la testa passandogli una mano davanti agli occhi, come per controllare che le sue orbite oculari fossero funzionanti.
«Hiddleston, tutto bene? Sono Eric, il fonico, ti ricordi?... tsk... sempre in vena di scherzi tu.»
Il mancato re assottigliò le iridi verdi per scrutare meglio quel terrestre che continuava a proferire parole che non avevano per lui alcun senso. Ma gli furono concessi solo pochi attimi prima che un altro umano, più alto e più giovane, venisse loro incontro.
«Eric che stai facendo qui?! Alan ti vuole vedere... Oh Tom, oggi devi girare anche tu?» Il discorso che ne seguì dopo fu affrontato solo dai due uomini e Loki ne approfittò per riprovare a farli evaporare come meritavano, vista la loro natura di esseri inferiori.
Una, due, tre, quattro.
Niente.
Ormai stanco di tutti i tentativi falliti che stava collezionando miseramente, pensò fosse meglio adottare una tattica diversa.
Il padre degli dèi aveva di certo un ruolo in tutto ciò. Magari era già stato ad Asgard ed aveva ricevuto la sua punizione divina. Con ogni probabilità quello stolto di Thor aveva convinto il grande All-Father a relegarlo in quel luogo per cercare di far appello alla sua umanità, e sperare in una redenzione autoguidata. Stupido asgardiano sentimentale.
Rialzò lo sguardo al cielo assolato appena prima di sentire una mano cingergli il polso,
«Andiamo, togliti il costume Tom... Non dirò ad Alan che sei qui, sai già che si infurierebbe.»
Rimase esterrefatto da quel inappropriato gesto, ma non fece nulla per porvi rimedio. Avrebbe dovuto prima conoscere tutti i tasselli del gioco di Odino, per poter elaborare il piano più consono da mettete in atto.
Seguì silente i due umani per qualche minuto in cui si sentì rivolgere domande a cui non poté che dare risposte vaghe, considerando che non sapeva davvero di cosa stessero parlando.
«Tom, hai già fatto la tinta?! Meglio così, Kimberly avrà un lavoro in meno domani.»
Una cosa però era chiara, quei due continuavano a chiamarlo Tom, l’altro qualche volta aveva usato anche il nome Hiddleston.
Di tanto in tanto non riusciva a non buttare un occhio alle sue mani. Senza i suoi poteri era ignobilmente alla mercé di quel mondo che tanto aveva bramato, che tanto ora odiava.
Continuarono a camminare per i campi finché Loki non scorse un gruppo indefinito di altri umani che armeggiavano attorno a delle apparecchiature elettroniche. Sembravano luci artificiali e pannelli che riflettevano il chiarore del sole.
«La tua roulotte non è ancora pronta, comunque puoi usare quella di Chris.»
Guardò l’uomo basso e tondo decidendo di seguirlo nuovamente. Qualsiasi cosa stesse succedendo, non era di certo da prendere sottogamba.

Il luogo in cui era stato condotto appariva esteriormente come una grossa scatola di metallo con le ruote, ma al suo interno aveva le fattezze di una tipica casa terrestre. Piccola e decisamente troppo calda.
«Togliti il costume, così lo riporto a Ester.» Queste furono le ultime parole che l’umano di nome Eric gli rivolse prima di sparire dietro la porta e lasciarlo in completa solitudine.
Costume...
Gettò uno sguardo in giro. C’era un letto, un divano e quella che sembrava una cucina, molto diversa da quella di Stark si fermò a riflettere. Su una parete, una porta dava al bagno e di fronte ad essa un lungo specchio verticale nel quale fissò la sua immagine.
I suoi vestiti venivano chiamati costume, lui stesso veniva chiamato con un nome diverso.
Sorrise maligno al suo riflesso iniziando a scogliere i nodi che legavano le sue vesti.
Non aveva più poteri, questo era vero, ma in compenso non aveva neanche più un nome macchiato a seguirlo, non aveva più sul volto l’immagine di colui che aveva invaso e quasi distrutto la Terra.
Qualunque piano avesse ingegnato il padre degli dèi, per ora, stava solo giocando a suo favore.
I suoi abiti furono poggiati con cura sulla pelle marrone del divano e il dio si guardò attorno per vedere se c’era altro che potesse indossare. Un armadio aperto in cui scorse abiti midgardiani attirò la sua attenzione. Prese dei pantaloni ritenendoli decisamente grandi per lui, ma si accorse presto che tutti gli abiti in quella cabina erano troppo larghi per la sua esile massa. Scelse quelli che avrebbero avvolto al meglio le sue divine membra e li indossò silente. Un paio di pantaloni neri ed una camicia color avorio di cui dovette arrotolare le maniche, andarono a sostituire le sue solite vesti.
Ritornò davanti al suo riflesso senza effettivamente guardarlo. La sua mente vagò al giorno precedente, alla sua sconfitta e alla vittoria di quel gruppo di disadattati che si facevano chiamare in maniera tanto altisonante. Tornò con il pensiero a quell’idiota che continuava a definirlo un fratello.
“Nostro padre....”
“Tuo, padre”
Scosse la testa e sistemò meglio la manica sinistra. In quel attimo udì dei suoni provenire dall’esterno e puntò gli occhi alla porta. Fu costretto a sgranarli quando la figura alta di Thor si affacciò da essa.
«Ohi sei qui?! Allora Eric non mi stava prendendo in giro!» Sentì la rabbia montargli nelle fredde vene di fronte a quel sorriso. Al tono assolutamente inappropriato delle sue parole.
«Dovevo immaginarlo che saresti riapparso in fretta» ringhiò scontrandosi con lo sguardo confuso dell’altro.
«In fretta?... Beh, abbiamo finito di girare poco fa.» Lo vide fare un gesto con la mano ed avviarsi verso la cucina.
Il dio lo seguì con lo sguardo tenendosi a debita distanza.
A che razza di gioco stava giocando quello stolto?
L'osservò afferrare una bottiglia d’acqua e bere avidamente prima di riposarla sul tavolo.
«Sono stravolto...» Dopo quella mezza frase, per lo più sospirata pigramente, il biondo si lasciò scivolare sul divano.
Loki rimase a guardarlo in calcolato silenzio. I suoi capelli lunghi gli ricadevano stancamente sul collo, la barba appena incolta copriva il suo viso, che avrebbe facilmente definito stanco. Solo in quel momento però notò i suoi abiti.
Non aveva la solita armatura regale, quella che indossava quando lo aveva incatenato e imbavagliato per riportarlo a casa, ma solo la parte inferiore di essa. Il suo torso era coperto da una bianca maglia midgardiana senza maniche.
«Ehi, tutto bene?» Rialzò gli occhi sul suo viso senza nascondere una smorfia infastidita.
«Secondo te?» ribeccò aprendo le braccia con fare scenico. L’altro gli rivolse nuovamente uno sguardo confuso prima che il rumore delle nocche che sbattevano sulla porta risuonasse nella stanza.
«Chris, Alan dice che domani non si gira prima del pomeriggio.» Sulla soglia, un umano che Loki aveva intravisto nel gruppo quando era stato condotto lì. Il colore della sua pelle era lo stesso di Heimdall e i capelli erano coperti da un copricapo di tela con una visiera bianca. Riguardò Thor che continuava a comunicare con l’uomo come se capisse di cosa stesse parlando. «Ah Tom, ciao, non ti avevo visto!» Ora era a lui che si stava rivolgendo con un enorme sorriso bianco stampato in faccia.
Dopo qualche attimo di torpore, Loki alzò la mano scuotendola impercettibilmente, non senza un velo di dubbio. Non sapeva se fosse la mossa giusta da fare, si limitò solo a quella singola azione che parve allargare ulteriormente lo già strabordante sorriso dell’altro.
Durante tutta la breve durata del loro discorso decise di rimanere in silenzio ed ascoltare. Non riuscì a capire molto di ciò che dicevano, sentendo solo ripetere qualcosa come scene e girare. Le stesse parole che ormai sentiva in continuazione dacché era giunto lì.
I suoi ricordi prima di risvegliarsi in quella verde landa si fermavano alla figura di Thor di fronte a lui, alla sua mano che stringeva il tesseract, ai visi odiosi del resto di quella banda di pseudo-vendicatori.
Poi il lampo e più nulla. Neanche il suo corpo pareva soffrire del tipico indolenzimento del viaggio. Quasi si fosse ridestato da un semplice sonno ristoratore.
«Mi sembra l’idea migliore.» Fu l’ultima frase che udì dalla voce profonda del principe asgardiano prima che lui e l’umano si salutassero. Quando la porta della roulotte si chiuse riportò lo sguardo alla nuca bionda.
«Adesso spiegami che sta succedendo!» Interrupe con quell’ordine il suo mutismo, sentendosi decisamente innervosire dal sorriso insensato che Thor continuava a propinargli.
«Niente di che: Alan ha deciso di modificare alcune scene all’ultimo minuto... Ma tranquillo, le tue sono rimaste uguali. Mio caro pignolo» lo sentì ridacchiare prima di risedersi sulla pelle marrone.
Pignolo? Caro? MIO?
«Ehi, quella non è la mia camicia?»
Si guardò d’istinto addosso per poi portare uno sguardo sconcertato all’altro. Cosa mai gli poteva importare di quello sciocco indumento terrestre?!

«E con questo?» Scosse la testa con fare ovvio e vide l’altro fare lo stesso ma con un certo divertimento.
«Oh nulla, accomodati pure... Prenditi la mia roulette, la mia camicia, se vuoi ti lascio anche la macchina. Contento?» La risata cristallina così familiare e così lontana nella memoria, riecheggiò nell’ambiente costringendo Loki ad un nuovo silenzio.
C’era qualcosa di diverso in Thor. Benché il suo viso e la sua voce fossero le stesse, emanava un’ energia di tutt'altra natura. Meno regale, meno intimidatoria e quasi assurdamente, amichevole. Ma di quell’amicizia non obbligata dal suo ruolo, dalla sua ottusa convinzione di ritenerlo ancora un fratello, ma un qualcosa di più semplice, di più umano.
«Che fai lì impalato?! Vieni a sederti!» Guardò per qualche istante quelle iridi azzurre che brillavano di una luce così diversa da come ricordava e decise di seguire quell'implicito comando. Scostò le sue vesti e si accomodò accanto a lui, tenendo una dovuta distanza affinché i loro corpi nemici non si sfiorassero. «Non sapevo che saresti arrivato oggi, ti aspettavamo domani...Comunque tanto meglio, stasera andiamo a cena insieme. Ti va?» Quel sorriso gentile si scontrava con la sua espressione fredda. Le sue parole continuavano a non avere senso. Si obbligò a tirare su le labbra per comodità, annuendo falsamente motivato alla richiesta.
Quello stupido gioco di Odino, avrebbe presto visto la sua fine.

Mentre osservava il suo viso, non riuscì a non rivivere nella sua testa ancora una volta gli eventi del giorno precedente. La loro battaglia, il suo continuo e ostinato tentativo di riportarlo sulla retta via.
"È troppo tardi per fermarlo"
"No, possiamo farlo... Insieme"
Magari non era accaduto il giorno prima, magari erano passate diverse lune, interi anni... magari quel Thor, non era neanche più lo stesso.
Nel mentre delle sue fantasiose riflessioni, l’altro aveva iniziato a rigirarsi fra le mani un oggetto che Loki aveva già visto. Era un cellulare, ricordava che glielo aveva mostrato Barton. Studiò l’asgardiano che guardava preso il piccolo arnese terrestre, tenendo la fronte corrucciata. Era l’espressione che usava quando stava soppesando qualcosa. Si ritrovò a sorridere amaro, nell' appurare quanto bene lo conoscesse e quanto invece l'altro, così poco sapesse dell’uomo che continuava a definire fratello.
Qualcuno bussò nuovamente alla porta e il biondo si apprestò a riaprire. Era ancora l’uomo basso di prima, Eric.
«Sono passato a prendere il costume di Tom» sentenziò prima di entrare e raccogliere le vesti del dio. Loki lo guardò fare con un certo disappunto che scoprì non essere sfuggito al principe asgardiano.
«Ehi, stai tranquillo, non te lo rovinano!» Rimase silente alla sua risata mentre anche l’altro umano ridacchiava uscendo dalla porta.
«Allora ci vediamo domani. Buona sera Chris... Tom.» Fece un gesto prima che la porta fosse richiusa. In quel attimo Loki ritornò alla conversazione avuta da Thor con l’umano di colore e a quel nome che anche lui aveva pronunciato.
«Chris...» sospirò appena ma vide il biondo voltarsi a guardarlo.
«Dimmi.» Sbatté le palpebre qualche attimo e scosse prontamente la testa con un sorriso prima che l’uomo di fronte a lui potesse farsi qualche domanda indubbiamente pericolosa.
«Nulla!» Si alzò dal divano andando verso la cucina e prese un bicchiere dove versò dell’acqua, facendo cura ad usare una bottiglia che non fosse stata contaminata dalla sua saliva.
Mandò giù un sorso di liquido sentendosi subito rinfrancato dall’umida consistenza che gli scendeva in gola.
«Oggi sei proprio strano...» Rischiò di mandarsi di traverso l’acqua a quelle parole. Posò poi il bicchiere sul ripiano e gli rivolse uno sguardo truce.
«Io? Lo strano sarei io?» Si puntò un indice contro il petto rimanendo impassibile davanti al sorriso amichevole dell’altro.
«Ho capito, hai avuto una giornata storta
Il biondo si alzò e gli si avvicinò lesto. Un brivido corse lungo la spina dorsale di Loki quando il possente braccio di colui che avrebbe dovuto essere Thor, gli cinse caldamente le spalle. «Siccome domattina non giriamo, stasera possiamo anche prendercela comoda. Giusto Tom?»
Riuscì solo a scuotere il capo allibito.
«Come desideri... Chris.»

Benché la situazione non fosse delle più limpide, Loki pensò che era sempre stato un tipo scaltro e acuto, quindi non c’era gioco illusorio che Odino potesse attuare sperando di uscirne da vincitore.
Era lui il dio degli inganni dopotutto, ed essere ingannato da qualcun'altro, non rientrava decisamente nella sua natura
.












>>>












[1]. barbaro tentativo di omaggiare il titolo del sequel, Thor: The Dark World


  
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