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Autore: Sakura00    06/09/2012    6 recensioni
*RATING PROVVISORIO*
*TITOLO PROVVISORIO*
"A Sasuke piaceva la sua vita, ma... il suo migliore amico si era sporto e lo aveva baciato sulle labbra. Invece. A Naruto piaceva vivere, ma... aveva la netta sensazione che di lì a poco il suo migliore amico lo avrebbe ucciso."
[SasuNaruSasu: pairing principale] Per gli altri pairing secondari, beh, chiedetemeli se vi interessano, io non rovino la sorpresa a chi la vuole ;)
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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itasasu




A quanto pare per quel giorno non avevo giocato abbastanza a calcio. Tsk.

Avevo aperto la porta della mia stanza con il piede, avevo calciato il pallone in un angolo, avevo pestato un libro misteriosamente per terra e infine avevo dato un calcio per sbaglio la scrivania. Mi trattenni dall'urlare bestemmie per il dolore aggiunto alla frustrazione solo per la seconda presenza nella mia stanza. «Esci di qui, Itachi.»

Si girò verso di me solo con la testa per poi continuare a guardare il mio computer. «Buonasera anche a te, otouto.»

Gettai un'occhiata in tralice al libro per terra, io non gettavo mai i libri a terra. «Prendi il tuo libro e vattene.»

«Bene, grazie. A te invece? Non mi sembra che sia andata molto bene la tua giornata.»

In questa casa, a volte, il concetto di “possesso” veniva marcato con fin troppa enfasi.

La sua frase mi fece attraversare la mente da lampi azzurri e biondi, facendomi sbuffare dal naso. Associare il concetto di “bene” a quel giorno era abbastanza strano.

«Oh, da come sei arrossito, dev'essere andata più che bene invece, eh?»

Ma come diavolo faceva ad accorgersene senza neanche guardarmi? Ma dove li aveva gli altri occhi? Ma non eravamo pure tutti miopi in questa famiglia?!

«Non sono arrossito! Come potrei...?! Ma vatti a cercare un lavoro, piuttosto!»

Si alzò con fare stanco dalla sedia, si stiracchiò e mi arruffò i capelli con fare da superiore. «C'è la crisi, otouto. La crisi.»

Lo disse a mo' di avvertimento. Lo seguii confuso con lo sguardo finché non uscì dalla stanza chiudendosi la porta dietro. Scossi la testa per riordinarmi le idee.

Ancora un po' stralunato raccolsi il libro a terra e lo poggiai in un angolo della scrivania. La osservai ancora un attimo per costatarne l'ordine. Feci lo stesso con il resto della stanza e, reputandomi soddisfatto dalla scansione, mi permisi di buttarmi mollemente sulla sedia che prima era occupata da mio fratello.

Sull'accaduto di quel pomeriggio non ero ancora riuscito a creare un pensiero coerente, poiché ogni frase si spezzava più o meno a metà:

Ma cosa è succ-”

Perché Naruto mi ha-”

Cosa era quella sens-”

Ogni tentativo era risultato vano. Cercai di prendere un minimo di concentrazione sospirando forte dal naso.

Perché Naruto mi aveva baciato?

Ok, il primo passo era fatto, ne avevo scelta una e l'avevo formulata, ora non restava altro che... che... beh, non restava altro da fare. Non mi sentivo in grado di andare oltre quella domanda, assolutamente no. Cosa avrebbe significato darmi una risposta? Mettere fine a un'amicizia che vantava i miei stessi anni? Oppure trasformare quest'amicizia in qualcosa di... di... di più... “più”?

Mi chiesi se l'intenzione primaria di Naruto fosse stata quest'ultima. Ma poi ricordai le sue parole, o meglio i suoi borbottii strascicati: «N-non... Io devo... No, scusami non era... ehm, dimenticalo... ciao.»

Sorvolando il patetico tentativo di congedo finale, notai che mi avesse chiesto scusa. E peggio (o meglio) ancora mi aveva chiesto di dimenticare.

E poi “non era” cosa?

Cos'è che non era, eh?!

Di solito Naruto andava sempre preso alla lettera. Figurarsi che pensava che un'allegoria fosse una strana allergia o qualcosa di allegro, una metafora poteva tranquillamente essere una anfora tagliata a metà o (lo picchiai in modo estremamente cruento dopo queste battute) metà foro. Naturalmente tutte definizioni derivate dal dizionario Uzumaki, approvato dalle più grandi comunità di inetti.

Non parliamo poi del leggere tra le righe.

Ma come avrei dovuto interpretare i suoi versi (non in rima), allora?

Ma poi scusarsi di cosa? Non mi pare mi avesse arrecato danno. O forse sì?

«Oh, basta!» Mi alzai con un balzo dalla sedia, con la precisa intenzione di recarmi in cucina. Il miglior rimedio a pensieri troppo difficili era soffocarli nel cibo. E non parlo solo di problemi d'amore. Voi non sapete come papà attacchi la cucina dopo una giornata particolarmente lavorativa. O ogni volta che viene la nonna. O ogni volta che Itachi porta un ragazzo/ragazza/(?) a casa. O ogni volta che la mamma dà di matto.

No, papà non è grasso.

Ma lasciando perdere ulteriori preamboli mi diressi con passo spedito fuori dalla stanza, precipitandomi verso la fonte più vicina di nutrimento.

Con un sorriso che definii “alla Naruto” - sta sempre in mezzo! - aprii la dispensa. Biscotti? No, troppo dolci. Cioccolato? No, estremamente dolce. Caramelle? No, eccessivam-

Aspetta. Chi era in casa che progettava di morire di diabete? La risposta mi arrivò non appena un braccio mi superò, afferrando quelli che sembravano orsetti gommosi.

«Che fai, Sasuke? Fissi il cibo invece di mangiarlo? Non credo che arriverà comunque al tuo stomaco, ma sempre libero di provare naturalmente.»

«Smamma, Itachi.»

Sentii un risolino allontanarsi alle mie spalle, lasciandomi di nuovo finalmente solo con il mio cibo. Passai altri minuti a contemplare le cibarie nei vari scompartimenti, aprendo anche altre ante. Optai infine per qualche pacchetto di cracker per niente soddisfacente, ma evidentemente quella non era proprio giornata.

«Sasuke! Dimmi che non stai per rovinarti l'appetito appena prima di cena.»

Solo mia madre era in grado di pronunciare il mio nome in modo tanto spaventoso, da farti chiedere perché ti avevano chiamato così.

Contrassi la schiena come se avessi ricevuto una pugnalata. Beh, c'era quasi.

Mi girai con un espressione che sperai fosse alla “Chi? Io?” e delicatamente chiusi lo sportello che avevo appena aperto. Meglio evitare rumori troppo bruschi.

«Ma n-no, mamma. Anzi, stavo giusto controllando che avessi abbastanza ingredienti per stasera.» Maledetto Itachi e la sua capacità di riuscire sempre e comunque a scamparla. Beccavano sempre me!

Mamma in tutta risposta piegò un sopracciglio come a dire “Ho forse scritto scema in fronte?”, e decisamente no, non lo aveva. Più probabilmente ce lo avevo io. Magari, quando Naruto si era avvicinato, aveva solo fatto finta di baciarmi, per distrarmi dallo scrivere-

«Fila ad apparecchiare.» Il dito indice, arma di molti suoi delitti domestici, non ammetteva repliche.

Feci come mi era stato detto senza ulteriori indugi.

Durante tutta la serata non feci che ripensare a quel pomeriggio e alla mia reazione assolutamente non normale (demenza senile precoce). Dovevo assolutamente farmi un'idea di questa faccenda, altrimenti che avrei fatto l'indomani mattina, quando mi sarei incontrato con Naruto per andare a scuola? L'improvvisa consapevolezza che lo avrei rivisto a poche ore di distanza, mi strinse improvvisamente all'altezza del diaframma e mi fece strozzare il pezzo di carne che avevo in bocca.

Non avevo assolutamente idea di cosa dire... o fare con lui domani.

«Tutto bene Sasuke?» Mi accorsi solo in quel momento di avere gli sguardi di tutta la famiglia puntati su di me, probabilmente dovuti allo stato di apparente soffocamento. Chissà di che colore avevo la faccia.

Riuscii miracolosamente a inghiottire il boccone, a raggiungere il mio bicchiere d'acqua e a bere. Lo poggiai con lentezza calcolata davanti al mio piatto. «Sì, tutto bene, mamma. Solo... non... non ho più fame.»

Non attesi proteste, mi alzai e mi chiusi in camera mia. Mi chiesi distrattamente chi aveva oggi il turno per sparecchiare.

"...Dimentica..."

No! No! Ecco, lo sapevo. Mi stava venendo un altro complesso. Non bastava quello di inferiorità nei riguardi di Itachi, certo che no. Ma sì, Naruto, perché non mettere in discussione un'amicizia ben consolidata e equilibrata quanto la nostra?

Pensai che solo un idiota come lui poteva riuscirci.

Con uno strano suono esasperato mi misi seduto sul letto.

«Che faccio. Che faccio...» Lasciai che questa (non tanto dolce) nenia mi avvolgesse e mi confondesse nella sua strana nebbiolina mentale. Ma era tutto inutile, quell'idiota era chiassoso anche nei miei pensieri. Si faceva spazio tra di essi spintonando e ciarlando, incurante del fatto che non mi permetteva di pensare a nient'altro.

Ok, stavo sorpassando il limite di sanità mentale. Era meglio affrontare il problema di petto.

Mi sdraiai a pancia in su, con le braccia dietro la testa a fissare il bianco del soffitto.

Suddivisi in punti la necessaria riflessione che mi attendeva, presi ad esaminarli uno per uno:

1- Naruto mi aveva baciato sulla bocca: non era un gran problema, pensai che quando andavamo all'asilo sia già successo una volta o due, da piccoli non si fa certo caso a queste cose. Ma il punto è che ormai eravamo adolescenti, la famosa età conosciuta come “è-ambigua-ogni-cosa-in-terza-persona-con-soggetto-sottinteso”. Certo, non era stato un contatto... come dire, “profondo” o, per usare termini tecnici, “francese”, ma in ogni caso il contatto c'era stato. Passai al prossimo punto.

2- Naruto è un maschio: no, nessun problema contro i gay, ma per un periodo mi è sembrato che sbavasse dietro all'Haruno. Poi, insomma, aveva un aspetto così... “etero”, anche se non sono mai stato capace di riconoscere qualcuno con diverse preferenze sessuali, a meno che non me lo sbandierasse in faccia. Basti guardare Itachi, ogni volta che eravamo per strada non faceva altro che considerazioni su questo, un esempio?

Quelle due sono lesbiche.”

E perché? Da cosa lo capisci?”

Si tengono per mano.”

Capirai lo fanno tutte le femmine.”

Sì, ma loro lo fanno in un modo... diverso! Dai è lampante!”

Ecco, io in quella situazione trovavo lampante solo il fatto che fossero due persone. Da dietro, non avevo capito subito che fossero due ragazze, non avevo le lenti quel giorno.

Anche se forse, allora, Naruto era bisessuale. Non mi sembra che sia “appariscente” come orientamento. Anche se forse per Itachi lo sarebbe stato anche quello di un bruco. Non che sapessi che i bruchi... ok, lasciamo perdere.

Il vero problema in questo punto ero io. Io non ero omosessuale o bisex, assolutamente. Credo. Cioè, penso che quella fosse l'età in cui si scoprono queste cose, anche se forse non era proprio il periodo adatto a una rivelazione del genere. Diamine uno non poteva nascere sapendo già quello che voleva?! Almeno in “quel” senso, tanto per evitare ulteriori... complicazioni.

3- Mi era piaciuto?: ahi, punto spinoso il tre. Beh, quel che è certo è che non lo avevo allontanato. Probabilmente per la sorpresa. Insomma, mettetevi nei miei panni! La persona che più vi conosce e che più conoscete voi da più di diciassette anni un giorno viene e vi bacia. Mi aveva spiazzato, confuso e... spaventato allo stesso tempo. Non ho avuto il tempo di reagire o di fare alcunché.

Non mi venivano altri punti da aggiungere eppure mi sentii piuttosto insoddisfatto.

Il problema più grande si ripresentò improvvisamente. Cosa avrei fatto domani? Naruto mi aveva detto di dimenticare, che fosse la cosa migliore da fare? Lasciar correre?

Chiusi gli occhi.

No. L'indomani avrei chiesto spiegazioni.

Ero sicuro che quasi tutto sarebbe tornato comunque come prima. Eravamo o no, due uomini maturi e in grado di sostenere una conversazione del genere?

Ok, non rispondo.

Avrei semplicemente chiesto spiegazioni. In fondo non si sa mai, no? Potrebbe essere stata colpa degli alieni (magari adesso ero pure incinto!), oppure è... semplicemente inciampato. Conoscendolo, stai pur certo che ci sarebbe riuscito da seduto.

Nel caso in cui fosse stata una cosa voluta... Sarei semplicemente passato sopra.

Facile!

«SASUKE! Hai lavato i denti?» Spalancai gli occhi con spavento quando mi raggiunse l'urlo di mia madre.

Mi diressi fuori con aria offesa. «Mamma! Non sono più un bambino!»

Lei, che intanto mi aveva raggiunto, alzò le sopracciglia. «Lo hai fatto?»

Sospirai rassegnato. «No, mamma. Vado subito.»

Mentre mi dirigevo in bagno, la vidi stiracchiare un sorriso compiaciuto.

Accidenti, che strega!

Giusto mentre giravo il pomello del bagno, sentii un altro urlo. «ITACHI! Hai lavato i denti?»

Poco dopo lo vidi raggiungermi con aria terrorizzata. Ah! Stavolta ci si gioca in due, eh!

«Corri, entriamo! Prima che ci avverta di fare la pipì o di mettere il pigiamino.»

Ridacchiai con lui mentre entravamo insieme in bagno, chiudendoci attentamente dietro la porta. Onde evitare altre uscite sullo stile “ritorno all'infanzia”.


Andai a letto, soddisfatto. Grazie al comico fine-serata. Mi sentivo leggero, nessun Naruto avrebbe potuto demoralizzarmi né ora, né mai.


Naturalmente tutto il mio blaterare di contentezza e soddisfazione della sera prima era stato giusto per citare “le ultime parole famose”, infatti l'indomani mattina appena uscii di casa, per appostarmi dove ci incontravamo sempre, fui attanagliato dall'agitazione. Mi ero arrestato sulla soglia di casa, rigido come se mi fosse passato attraverso un fulmine.

Mentre arrischiavo sempre più passi malfermi per raggiungere la mia meta, sentii più volte la tentazione di chiamare l'ambulanza o i carabinieri o la polizia o la forestale o i pompieri o Itachi (uno vale l'altro), avrebbero potuto fare qualcosa, che so... arrestarmi, ricoverarmi o picchiarmi, avrei almeno evitato tutto quel terrore.

A un certo punto mi passò accanto una vecchietta con un forte tremolio alle mani, prese delle pasticche da un tubetto e la vidi stare subito meglio. Stavolta fui sul punto di fermarla e di chiedergliene un po' anche per me, ma non feci in tempo.

Vidi Naruto svoltare l'angolo, molto prima di quanto mi sarei aspettato... Un attimo, ma... Era in anticipo! Ok, ok, niente panico. La vecchietta? Niente, non era più in vista se n'era andata via. Accidenti, quella stava male, ma poi spariva dalla visuale in tempi record, neanche fosse Usain Bolt. Qui, le cose erano due: o quelle pasticche erano prodigiose o quella vecchia era un'egoista e le usava pur stando benissimo, senza pensare alle persone bisognose come me. Oppure era stata rapita dagli alieni, ancora loro!

Din, din, diin! Complimenti! Lei ha appena compromesso la sua sanità mentale! Mi sentivo patetico. Cos'era tutta quell'agitazione inutile, Uchiha! Provai allora con respiri lenti e profondi. Fissai finalmente lo sguardo su di lui.

Era come se facesse la strada al rallentatore, con la moviola persino. Tanto che mi chiesi se fosse arrivato in anticipo proprio per provare quella camminata lenta.

La verità era che io ero abituato a vederlo correre tutta la strada fino a me, quindi per una volta che camminava mi sembrava l'uomo più lento al mondo.

Il panico mi raggiunse lo stomaco serrandolo nel momento in cui mi accorsi che non stava ululando il mio nome per tutta la via.

No! Non era lui che diceva che dovevamo dimenticare? E ora cosa diavolo mi combinava?!

Mi arrivò davanti con un'espressione che mi urlava “TI PREGO SII COME AL SOLITO, SII NATURALE”. Sì, certo, lui poteva fare il "sono-affranto-e-dispiaciuto" e invece io dovevo preoccuparmi di rimettere a posto le cose?

Sospirai, per riprendere la calma. Non era da te tutto quel nervosismo, Sasuke! Forza, reagisci!

«Ehi, scemo, non è che per sbaglio hai azionato la sveglia, ieri sera?» Mi piacque molto il mio tono, naturale e con scherno. Il solito quindi. Andava bene come introduzione. Anche se pressoché non attinente.

Vidi un lampo di contentezza suprema nei suoi occhi prima di rispondermi a tono. «Ah! Simpatico! Invece di apprezzare il mio gesto, fai sempre il solito criticone!»

Il grosso sospiro di sollievo che seguì il nostro scambio mi sembrò collettivo. Già, tutta la via sembrava essere più tranquilla, ora che aveva sentito la voce di Naruto.

Adesso dovevo solo cominciare a girare intorno all'argomento e solo quando-

«Perché l'hai fatto?» Dissi appena cominciammo a camminare. Ma cosa avevo quella mattina? Ricominciai a considerare l'esistenza degli alieni, ma Naruto interruppe le mie pazze elucubrazioni.

«Io... credo che...» Era a metà tra lo spiazzato e il confuso. Poverino, non lo invidiavo per niente. Avere a che fare con me nelle condizioni in cui versavo, doveva essere traumatizzante.

Provai a incoraggiarlo con uno sguardo serio, ma non scontroso. Volevo fargli capire che era importante parlarne in modo... civile. «Beh... Io volevo farlo e basta! Non c'è niente da spiegare.»

Cosa? E io dopo una mattinata in preda al panico devo sorbirmi questa sottospecie di scusa? «Invece sì che c'è! Ma cosa credi, eh? Che puoi, che ne so, tirarmi un mattone in testa e dire “scusa, ma mi andava!”?»

Aggrottò le sopracciglia, rallentando la camminata e alzando il tono della voce. «Ma non è la stessa cosa! Mica era in pericolo la tua incolumità!»

Quella mentale, sì! Mi omettei dall'aggiungerlo. Rallentai anch'io. «Sì, ma il concetto è lo stesso! Vuoi forse dirmi che vai in giro a baciare le persone a caso? Perché “volevi farlo e basta”?»

«Non ti ho proprio baciato, dai! È stato più un-»

Mi fermai di botto, frenando anche lui di conseguenza. «Naruto Uzumaki! Ti stai forse arrampicando sugli specchi con me?!»

Riportò per un attimo lo sguardo alle scarpe. «Ok, ok, hai ragione.»

Rimanemmo un po' così, in silenzio. Io lo guardavo ancora con espressione rabbiosa, aspettando una qualunque sottospecie di sua spiegazione. Lui rivolgeva la sguardo verso sinistra, non riuscii a decifrarlo, ma sembrava... combattuto.

Riportò le sue stupide iridi azzurre nelle mie. D'un tratto non sentii più il desiderio di picchiarlo fino a schiacciarlo sotto la scarpa. «Sasuke, ascolta. Io ieri ti ho baciato perché volevo baciare te. Ancora non so esattamente il motivo, ma spero che tu non te la prenda per questo. Ti prometto che quando capirò te lo spiegherò, fino ad allora...»

Finì porgendomi il mignolo. Mi vergogno ad ammetterlo, ma lo usavamo ancora per fare pace...

Cercai di ignorare la prima parte del suo discorso. «Ma non stiamo litigando.»

Naruto, capendo di aver vinto, sorrise e fu sincero. Ne ero sempre stato meravigliato perché era uno dei pochi sorrisi che associavo nella mia mente a parole come “onesto”, “pace” o “bene”. «Lo so, ma sento che è meglio chiudere il discorso tra i nostri mignoli, ok?»

Alzai gli occhi al cielo e spostai lo sguardo altrove. «Idiota.»

Incrociai il dito con il gemello del suo. «Grazie, Sasuke.»







Ok, ammetto di aver rinunciato a scrivere in modo decente, spero sappiate perdonarmi. Cercherò di rendere la storia più interessante possibile, dal punto di vista del contenuto!


Qui Sasuke sembra abbastanza strano e confuso, ma cercate di capirlo, dai! È piuttosto scosso U_U


Vi ringrazio a tutti. Alla prossima con Naruto!


Sakura*

  
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