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Autore: Moon9292    07/09/2012    11 recensioni
Una professoressa colpita duramente dalla vita. Un ragazzo che piano piano sta diventando un teppista perchè non ha il coraggio di affrontare i suoi demoni. Un giovane con dubbi sul suo orientamento sessuale. E un altro con problemi economici costretto a sacrificare tutto e tutti, anche chi ama. Ed un'intera classe con le sue difficoltà da sistemare. Tutto da risolvere entro un anno. Perchè? Come mai un solo anno? E chi aiuterà tutti loro? Questa è la storia di chi in un'istante perde tutto, e in quello successivo guadagna qualcosa di prezioso. Perchè la vita non è mai come te l'aspetti, e solo il tempo aiuta a guarire. Il tempo, l'amore, e un bicchiere di caffè...
Spero di avervi incuriosito con questa storia. Lasciate un commentino, anche per farmi sapere com'è...un bacio
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Live and Love...'
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Capitolo 1 - Prologo


Il treno delle otto e mezza, come ogni mattina, passava puntuale. E, come ogni mattina, era gremito di gente che spintonava, senza ritegno, le povere persone costrette a stare in piedi per la mancanza di posti a sedere. Tra quelle persone ovviamente c’ero anche io.
Come sempre, ogni mattina faticavo ad andare d’accordo con le mie tre sveglie squillanti che rendevano già la giornata abbastanza snervante, senza contare poi lo stress nel doversi sistemare il più decentemente possibile, per cercare di non spaventare il primo passante col mio aspetto da troglodita e abbastanza inquietante, che assumevo non appena mettevo un piede fuori dal letto. Solo una cosa riusciva a farmi stare meglio, ed era il caffè. Dolce e inebriante caffè, che riempiva la mia cucina di quell’aroma che avrei voluto conservare in bottiglia e utilizzarlo come profumo tutti i giorni. Persa nell’assaporare quel meraviglioso gusto, ero sempre in ritardo. Di conseguenza, ogni mattina correvo come una forsennata per riuscire a prendere il treno ed arrivare alla facoltà di biotecnologie a Napoli in tempo per l’inizio dei corsi. Anche quella mattina sembrava una delle mie solite giornate tediose, divisa tra i corsi all’università, il lavoro al bar e il giro di visita alla mia dolce zietta. O meglio, era quello che pensavo, prima di imbattermi in colui che avrebbe per  sempre cambiato la mia vita. Ma forse sto correndo troppo. A quel tempo ancora non sapevo che gli aventi di quel giorno mi avrebbero stravolto da capo a piedi, e che da allora tutto sarebbe stato diverso.
Ero come al solito rimasta avvinghiata al palo davanti alla porta dove abitualmente scendevo dal treno, quando un ragazzo mi calpestò il piede procurandomi un dolore talmente forte da risultare insopportabile.
<< Ahia!! >>, esclamai di botto.
Il ragazzo mi guardò con sufficienza, e sbuffò sonoramente.
<< Non dirmi che ti ho fatto così male, signora. Stai esagerando >>, mi rispose con sufficienza.
Rimasi incredula di fronte a quel ragazzino così sfrontato che aveva appena calpestato in modo poco garbato il mio piede. Era alto, per la sua età. Aveva si e no 13 anni, ma era già lungo un metro e sessantasei, come me.
<< Scusami? Qui quella che dovrebbe spazientirsi sono io, non tu, moccioso impertinente. Tu dovresti chiedermi scusa. Tua madre non ti ha insegnato l’educazione? >>, domandai acida. Il mio sguardo era tagliente, ma anche nella rabbia, notai con mio enorme disappunto, che il ragazzino era veramente carino. Cosa decisamente inappropriata e fuori luogo. Avevo 26 anni, cazzo! Non potevo trovare carino un ragazzino di 13 anni più piccolo di me. Questo era sintomo di un forte esaurimento nervoso dovuto al troppo studio e alla mancanza di fidanzati nella mia vita da tempo indeterminato.
<< Tzè. Sembri proprio una vecchia con questo linguaggio. “Tua madre non ti ha insegnato l’educazione”… >>, rispose forse più acido di me.
<< Senti tu razza di impertinente che non sei altro… >>, ma non mi lasciò finire la frase, perché poggiò con irruenza la sua mano calda sulla mia bocca, per farmi tacere. Si avvicinò felino al mio volto, sussurrando sulla mia pelle: << E poi, fossi in te non sparerei a mille su una persona che non conosci. Chiaro, signora? Non sputare sentenze senza prima lavarti la bocca >>. Il suo sguardo era talmente gelido, non solo per il colore degli occhi. Azzurri a tal punto da sembrare ghiaccio sciolto.
No, c’era qualcosa in essi che faceva percepire un dolore così forte da sembrare quasi vivo. Non riuscì a provare una forte pena per quel ragazzino, che in realtà era ancora un bambino. I miei occhi per un’istante si velarono di lacrime silenziose, che con velocità, ricacciai indietro ricordandomi il motivo per cui stavo attaccando briga con un moccioso.
Tolsi con violenza la sua mano dalla mia bocca, e lo guardai con sfida. Sarà stato alto quanto me, ma cavolo, non mi avrebbe mai intimidito!, pensai con furia.
<< Moccioso, fai bene ad aprire le orecchie. Tu… >> e gli puntai un dito sul petto, che guarda caso era già tonico e muscoloso. << …potrai anche avere ragione sullo sputare sentenza. Ma io… >> e puntai l’altro indice della mia mano verso il mio petto. << …sono una donna che non si fa minacciare da nessuno. Ci siamo intesi? Perciò tu e il tuo fare da fighetto, potete anche allontanarvi il più lontano possibile, oppure fare quel che vuoi. A me non interessa minimamente >>.
Non era stato uno dei miei migliori discorsi ispirati. Solitamente ero un’oratrice perfetta. Ma era ancora mattina presto, e il cervello prima di un certo orario non carburava adeguatamente.
Il ragazzino però fece qualcosa che mi sorprese e non poco. Sorrise, con fare sfrontato sempre, ma con una certa ammirazione nei miei riguardi.
<< Sei forte, signora >>, disse dopo avermi squadrato ancora un po’ da capo a piedi.
<< Già che ci sei, potresti evitare questo signora? Mi mette i brividi >>, dissi ancora colpita da quel sorriso sprezzante.
<< Va bene. E di grazia come dovrei chiamarti, signora? >>, mi rispose lui palesandomi ancora quell’inarcamento all’insù delle  sue labbra.
<< Lisa >>, risposi dopo aver ponderato adeguatamente se dare corda o meno al ragazzino di fronte ai miei occhi.
<< Piacere Lisa. Io sono Ianto >>, mi porse la mano.
I suoi modi erano spavaldi e sprezzanti, ma anche posati ed eleganti, nonostante la sua palese giovane età.
<< Ianto? È un nome bizzarro >>, alla fine strinsi la sua mano. Era calda e morbida. Strano per un ragazzino di 13 anni, mi trovai a pensare.
<< E’ una lunga storia >>, rispose freddamente alla mia constatazione.
<< Ok >>, lo guardai scettica ma non volli sapere altro. In fin dei conti io e il mocciosetto non solo ci eravamo appena conosciuti, ma avevamo anche appena finito di litigare. Quella giornata era veramente cominciata in modo bizzarro.
<< Posso chiederti che cosa ci fai su questo treno? >>, mi chiese Ianto tornando quello di prima.
<< Potrei farti la stessa domanda >>, risposi sulla difensiva. Non so perché ma quel ragazzino mi metteva in soggezione, con quei suoi occhi ghiacciati e l’aspetto imponente.
<< Rispondi sempre ad una domanda con un’altra domanda? >>, mi domandò tronfio.
<< Potrei farti la stessa domanda >>, dissi con lo stesso tono.
Di nuovo il ragazzino si lasciò andare a quel sorriso strano. Era un semplice sorriso, ma rendeva i suoi lineamenti diversi. Quasi fiabeschi. Certamente l’aspetto era quello di un principe delle fiabe. Alto, capelli color del miele, occhi di ghiaccio, spalle larghe e fisico imponente. Lineamenti delicati, ma allo stesso già mascolini. E quella strana luce spenta che albergava nel suo sguardo lo rendevano misterioso.
<< Si. Sei decisamente forte, Signora >>. Era decisamente divertito da quella conversazione, e in più il ritorno al ‘signora’ mostrava quanto poco riguardo avesse nel parlare con una persona più grande di lui.
<< Ho capito che siamo in una situazione di stallo. Perciò, da persona intelligente, quale mi ritengo di essere, uscirò fuori da questo gioco del ‘rispondi acidamente’ >>, mi disse con presunzione e falsa modestia, ma sempre molto divertito. << Se proprio vuoi saperlo ho fatto sega da scuola. Contenta? >>
<< Come mai hai fatto filone? >>, domandai scettica dimenticandomi che, di quel ragazzino, conoscevo poco e niente. E che quindi era fuori luogo la mia domanda. Troppo personale.
<< Ho fatto che? >>, mi chiese invece lui dubbioso.
<< Ma si filone, marinare, bigiare, sega… insomma, perché hai saltato la scuola? >>, chiesi perplessa.
<< Ahhh. Capito. Beh semplice. Perché non mi andava >>, rispose con noncuranza.
<< Quanti anni hai, Ianto? >>, domandai all’improvviso cogliendolo di sorpresa.
<< Quelli che dimostro >>, fece lui maliziosamente.
<< Beh, dall’aspetto direi che hai su per giù 13 anni. Mentalmente, da quello che ho potuto vedere, ne hai 5 >>. Risposi per le righe, prendendomi una piccola rivincita su quel mocciosetto che cercava in tutti i modi di mettermi in soggezione e in imbarazzo.
<< Molto spiritosa >>, s’imbrunì. << Comunque hai indovinato. Ho 13 anni >>.
Risi nel vedere la sua espressione così mogia, e allo stesso tempo tenera. Era veramente carino
<< Sono un genio. L’ho sempre detto. Comunque non è per testare le mie doti intellettive il motivo per cui ti ho chiesto la tua età >>, continuai con espressione più addolcita. << Era per sapere l’età media in cui i ragazzini decidono che vale la pena di rovinarsi la vita, saltando la scuola perché gli va >>. Speravo che con quel discorso tagliente, sarei riuscita in qualche modo a catturare la sua attenzione.
<< Rovinarsi la vita? Per aver fatto sega? Mi pare esagerato >>. Bingo! Aveva abboccato all’amo.
<< Certo. Oggi cominci col fare sega una volta ogni tanto. Domani lo fai ogni mese. Dopodomani ogni settimana. E alla fine ti ritrovi a non essere più andato a scuola e aver perso i tuoi anni migliori, solo perché un giorno non avevi voglia di entrare in classe >>, conclusi il mio discorso ispirato aspettandomi una standing ovation. Sapevo che non l’avevo ancora convinto con le mie parole. Lo capivo dal suo sguardo perplesso. Ma almeno avevo attirato la sua curiosità.
<< Ribadisco. Solo perché un giorno ho saltato la scuola? >>. Era veramente scettico.
<< Innanzitutto, ritengo tu sia troppo giovane per fare filone, o sega. Secondo, la motivazione ‘non mi va’ non è sufficiente per spiegare la ragione per cui non sei entrato a scuola. Terzo, i tuoi genitori hanno fatto dei sacrifici per mandarti a scuola, per cui tu dovresti ripagarli. Almeno per far si che la loro schiena non si sia spezzata per nulla >>
<< Primo non credo che esista un’età per fare sega. Secondo la motivazione ‘non mi va’ è sufficiente in quanto un giorno di totale distrazione dalle lezione equivale ad un giorno perso. E come si fa a guadagnare un giorno perso? Semplice, non si può. Quando un giorno è andato, sono 24 ore che non torneranno mai più. Almeno io le faccio fruttare queste ore >>. Quell’affermazione sulle ore perse, mi fece rendere conto che ad aver parlato era stato quel dolore vivo che albergava in lui e che evidentemente era più forte del ragazzo stesso. << Terzo, non puoi sapere cosa hanno fatto i miei genitori per me, e neanche se hanno fatto dei sacrifici. Perciò credo che tu stia ricommettendo lo stesso errore di prima, ovvero sparare a zero su cose che non conosci >>. Era nuovamente alterato. Ogni riferimento ai suoi genitori lo mandava in bestia.
<< E in più chi ti dice che i miei genitori si siano spaccati la schiena per mandarmi a scuola? >>
<< La tua divisa >>, e indicai la tenuta che indossava. Era viola spento quasi prugna, a quadretti, con i bordi rossi e la cravatta nera, e lo stemma di un leone dorato all’altezza del cuore. Insomma un pugno nell’occhio. Chiunque aveva disegnato quella divisa, doveva essere decisamente privo del gusto.
<< Oh >>, esclamò Ianto guardando il suo vestiario.
<< Già. Vai in una scuola privata >>, non era una domanda, ma una semplice costatazione.
<< Scoperto >>. Mi rivolse uno sguardo divertito, che non gli avevo visto ancora. Finalmente i suoi occhi prendevano un po’ di vita.
<< Quindi direi che il mio terzo punto batte il tuo. E anche il primo visto che a tredici anni si è troppo giovani per stabilire se si possa fare filone o meno. In più non sei autorizzato a fare praticamente nulla vista l’età >>. Lo guardai trionfante. << Il secondo punto… hai ragione! >>, esclamai facendogli prestare massima attenzione alle mie parole.
<< In che senso? >>, chiese dubbioso.
<< Hai ragione. I giorni trascorsi non tornano più. Se perdi 24 ore della tua vita non le recuperi. Proprio per questo io credo che dobbiamo godercela fino in fondo questa vita >>. Dissi più a me stessa che a lui. Infatti non lo guardavo neanche negli occhi. << E’ troppo breve per poterla sprecare coi ma e con i se. E se questo significa fare filone e guardare il panorama che ci circonda, oppure fermarci a parlare con uno sconosciuto in treno. Oppure, ancora, buttarsi a capofitto in qualcosa senza certezze e senza promesse, solo per poter gustare sulle proprie labbra il vero gusto della vita… allora io credo che dobbiamo farlo. Bisogna vincere le proprie paure e le proprie insicurezze e fare quello che si vuole >>. Poi mi ricordai che il mio discorso da brava oratrice non doveva essere per me, ma per il mio interlocutore. Quindi alzai lo sguardo e lo puntai nei suoi occhi. Era colpito, lo si capiva bene, ma doveva ancora capire il punto fondamentale del mio ragionamento. << Ma questo non vuol dire che non dobbiamo tenere fede ai nostri impegni. Quello che tu credi un giorno perso, in realtà, può riservarti molte sorprese. Una conoscenza, un caffè delizioso da assaporare >>, la mia totale adorazione verso il caffè era palese in quel momento. << Anche una noiosa lezione di classe può risultare piena di sorprese >>
<< E come? >>, domandò Ianto perplesso.
<< Aiutandoti a scoprire chi sei in realtà >>, risposi con la massima sincerità.
<< Ribadisco. Come? >>. Il suo scetticismo stava quasi prendendo forma.
<< Una lezione è piena di significati nascosti. Parole gettate li per caso, ma che in quel momento possono aiutare il tuo animo ferito. E possono indirizzarti verso il tuo futuro. Sei ancora troppo giovane per comprenderlo, ma il potere delle parole è molto più forte di qualsiasi altra cosa al mondo. E se le sai usare, stai sicuro che niente potrà ostacolarti >>. Finì la mia arringa aspettandomi un applauso da un pubblico immaginario. Ero stata convincente. Anche alle mie orecchie. Infatti quel discorso era servito più a me, che a Ianto. Ne ero consapevole. La mia tediosa vita sarebbe dovuta cambiare, a cominciare da quella mattina stessa.
<< Sai una cosa, Lisa. Potrai essere una Signora antipatica e burbera >>, mi canzonò. << Ma sai usare le parole. Non dico che mi hai aperto un nuovo mondo, ma forse mi hai avviato verso una strada che mi darà tante possibilità >>. Era maledettamente serio. Sembrava quasi un adulto.
<< Non c’è di che, Ianto >>, sorrisi genuinamente.
<< Non puoi saperlo, però adesso mi hai dato qualcosa che non mi veniva dato da tanto tempo >>. Puntò il suo sguardò nel mio. Quel ghiaccio che erano i suoi occhi, era scosso da tremiti invisibili ad occhio umano. O meglio a chiunque, tranne che a me.
<< Cosa? >>, chiesi incuriosita.
Ma non potei sentire la risposta, perché l’interfono annunciò la mia fermata. Era passata mezz’ora senza che neanche me ne rendessi conto. Guardai Ianto con imbarazzo, ricordandomi solo allora che era un ragazzo di 13 anni appena conosciuto e che emanava arroganza da ogni foro della sua pelle.
<< Devo scendere >>, dissi timidamente.
<< Certo >>
<< Beh Ianto >>, dissi voltandomi prima di scende l’ultimo scalino del treno, << è stato bello conoscerti. Strano ma bello >> aggiunsi divertita.
<< Anche per me. Strano, ma bello. E anche istruttivo. Grazie >>, mi disse sinceramente.  Per la prima volta da quando avevo cominciato a parlare con lui, scorsi nell’espressione e nei modi di fare, la sua vera età. Sembrava un pulcino indifeso e abbandonato, ma con tanta voglia di combattere. Fui sinceramente colpita.
<< Prego. E mi raccomando, la prossima volta, non fare filone. Pardon, fare sega >>, dissi con un sorriso scendendo l’ultimo scalino e fermandomi sulla banchina. Mi voltai verso di lui e guardai con lentezza le porte richiudersi alle mie spalle. I nostri occhi si incontrarono un’ultima volta. Quello sguardo di ghiaccio sarebbe rimasto per tutta la mia vita impressa nella mia memoria. Poi dopo qualche minuto il treno ripartì portandosi via con se il giovane ragazzo venuto da chissà dove che in una sola mattina mi aveva insegnato molto più di quello che s’impara a scuola. Mi aveva insegnato a vivere. Lo ringraziai mentalmente. Mi voltai e m’incamminai verso quel cambiamento che ancora non sapevo, sarebbe avvenuto da li in poi.




Buonasera a tutti, mi presento. Sono Moon9292 ed ho 20 anni... No no scherzo. Non vi ammorberò con una mia lunghissima presentazione che comincia ora e non finisce finchè non avrete tutti i capelli bianchi. Volevo lasciare un piccolo commentino per questa storia. Se qualcuno comincerà a seguirmi, scoprirà che non è la mia prima storia che scrivo. Ma non pubblico ormai da tempo immemore, causa mancanza di ispirazione XD
Perciò direi che questa potrebbe essere come la mia seconda prima volta XD (nessuno faccia caso al riferimento spinto, grazie!)

La storia non so quanto sarà lunga, questo è solo un piccolo anticipo. Infatti il capitolo si chiama "Prologo", quindi si può ben dedurre che non siamo per niente entrati nel vivo di questo mondo che la mia mente ha partorito. Il nome del personaggio maschile è un mio speciale tributo ad uno dei personaggi che ho amato di più nella storia dei telefilm, Ianto di Torchwood. Però anche in questa cosa del nome c'è un po' di mistero, bah chissà... Il nome del personaggio femminile è stato un tributo supplementare sempre per Ianto...ve l'ho detto che ho amato questo personaggio XD... Spero che la storia vi piaccia, o comunque che possa interessarvi in minima parte... Mi piacerebbe avere qualche commento, per sapere se come inizio vi aggrada, e se vale la pena di continuarla...

Ah sappiate che la mia autostima è molto bassa, quindi con i commenti regolatevi di conseguenza...XD Nooo scherzo... Forse... Chi lo sa! Per scoprirlo continuate a seguirmi...un bacione a tutti.

Ciauu!

Moon9292
   
 
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