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Autore: Francesca_c    07/09/2012    6 recensioni
Questa storia è ambientata in futuro lontano e tecnologico. La protagonista è una ragazza orfana che si prende cura della sorella minore da quando aveva 8 anni, età in cui i suoi genitori sono morti. Il padre è stato assassinato per una ragione sconosciuta e lei da tempo continua a fare degli incubi spaventosi che riguardano lui e la madre. Capirà, anche grazie all'aiuto dell'affascinante ragazzo legato in qualche modo al suo passato, che non tutto è come sembra, che potrebbe scoprire i segreti del suo mondo, e distruggerli...
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

Quando entrai nell' edificio mi resi conto per la prima volta di quanto fosse stupefacente. Ero andata solo qualche volta a visitare la scuola e pensando di non ricavare alcun piacere visivo, ispezionandone le forme e i dettagli, mi ero limitata ad ascoltare la guida che spiegava quali corsi metteva a disposizione.
Quindi quella, era la prima vera volta che la studiavo.
Si accedeva all'edificio attraverso due portoni di vetro sempre aperti. Appena entrati ci si trovava in un ampio atrio il cui pavimento era stato ricoperto con enormi mattonelle color nero pece. Il muro era stato dipinto di un azzurro acceso dove qua e là c'erano delle decorazioni in argento. Un enorme pannello di vetro costituiva il soffitto, sostenuto da una struttura rettangolare di acciaio inossidabile.
Parallele all' entrata, sul lato opposto, si trovavano quattro porte d' acciaio, sopra ognuna delle quali, sul muro azzurro, era stato fissato uno schermo rettangolare che etichettava la funzione della stanza. Sala Professori. Bagno Professori. Presidenza. Archivi.
A sinistra di ogni entrata c' erano dei lettori di impronte digitali che permettevano l' accesso solo alle persone precedentemente registrate.
Davanti alle quattro porte d acciaio c'era un lungo bancone dello stesso materiale, che rappresentava la segreteria, ed era occupata da una ragazza elegantemente vestita che parlava al telefono.
Sul lato sinistro della scuola erano stati posti tre teletrasportatori. Uno per ogni piano.
Sul lato destro invece, si trovava la palestra.
Mi infilai nel teletrasportatore che conduceva al primo piano dove erano state posizionate tutte le classi prime.
Sbirciai nell'agenda per assicurarmi di quale fosse la mia. 1° H. Entrai nell'aula, ero quasi la prima ad arrivare.
C'erano solo due ragazzi e una ragazza che parlottavano tra loro e che si zittirono non appena videro l' insegnante entrare.
Mi diressi verso il banco dove c' era scritto il mio nome. Eravamo stati disposti in ordine alfabetico.
Vicino a me avrebbe preso posto una ragazza di nome Charlie Rice. Sui cartellini davanti a noi invece, c'era scritto a sinistra Jill Shirley, e a destra Virginia Sparks.
La professoressa era ancora occupata con il suo registro ma salutava comunque gli alunni che cominciavano ad arrivare. Li osservavo attentamente tutti quanti.
Dopo qualche minuto arrivò la mia compagna di banco.
Charlie Rice era una ragazza alta, magra con capelli corvini molto corti e un paio di occhiali rettangolari che le decoravano perfettamente il viso.
Quando si girò verso di me, dopo essersi seduta e aver appoggiato il Tablet sul banco, notai i suoi meravigliosi occhi color cioccolato al latte.
<< Ciao, mi chiamo Charlie! >> mi disse porgendomi la mano.
<< Grace, piacere. >>
Dopo esserci presentate Charlie cominciò a scrivere sul suo Tablet e capii che la conversazione era finita.
Mi piaceva. Si faceva gli affari suoi e non parlava troppo. Sentivo che saremo andate subito d' accordo.
Mi accorsi che intanto erano arrivate le due ragazze davanti a noi.
Quella di destra, Virginia Sparks, era seduta sul banco con i piedi sulla sedia e chiacchierava con un ragazzo alla sua sinistra, in una maniera un po' troppo seducente per i miei gusti. Era vestita sfarzosamente e la maglietta aveva un' ampia scollatura a V.  Era una ragazza bassa e bionda e aveva occhi color marrone chiaro. Assomigliava, a parer mio, ad una brutta imitazione di una barbie.
La ragazza di sinistra, stava appoggiata al muro con aria annoiata e fissava il soffitto con dei bellissimi occhi verdi. Aveva una folta massa di capelli rossi e ricci con il tipico ciuffo ribelle che spostava a volte da un lato, a volte dall' altro. Tamburellava le dita sul banco ad una velocità impressionante. Quando si accorse che la stavo guardando, schizzò sulla sedia e si presentò a me e Charlie porgendoci la mano.
<< Piacere Grace. >> mi presentai. << Non ti piace la scuola eh? >>
<< No per niente. La odio. >>
Jill mi stava simpatica. Sorrideva sempre ed era piena di vita.
Quando la professoressa si accorse che tutti i banchi erano stati occupati, smise di digitare sul registro e ci regalò un ampio sorriso; dopodiché si alzò dalla sedia e solo allora notai quanto fosse alta. 
<< Buongiorno a tutti! >> cominciò << Io sono la Professoressa Grey, la vostra insegnante di Progettazione Avanzata e per questi tre anni avremo cinque ore settimanali a disposizione per imparare a lavorare con i computer. Vi siete iscritti alla scuola più difficile di tutte, vi avverto, ma usciti da qua, avrete davanti a voi centinaia di opzioni lavorative ognuna delle quali, vi offrirà tutto quello che potete desiderare da un lavoro nella tecnologia. Detto questo, benvenuti al Liceo Tecnologico Albert Einstein! Vi lascio nelle mani della vostra insegnante di Matematica e Informatica Avanzata. >>
La professoressa Grey ci salutò e al suo posto entrò in classe una donna bassa tanto quella che l'aveva preceduta era alta. Sebbene avesse scarpe col tacco che l' alzavano di almeno cinque centimetri, ero sicura che non mi sarebbe riuscita a guardare negli occhi senza alzare la testa.
Aveva i capelli castani, dei profondi occhi verde- azzurri e delle spalle molto ampie.
Ci sorrideva gentilmente mettendo in mostra dei denti bianchissimi e perfetti.
Era una donna semplice e graziosa. Mi sorpresi a sorridere mentre la studiavo.
<< Dunque >> aveva una voce armoniosa e soave che catturava immediatamente l'attenzione. << come ha già anticipato la mia collega, io sarò la vostra insegnante di Matematica e Informatica Avanzata per i prossimi tre anni. Non ho, anzi, non abbiamo, intenzione di farvi lavorare oggi, perciò occuperemo il nostro tempo in attività più divertenti, vale a dire conoscerci. Nelle prossime ore arriverà la coordinatrice delle classe prime, che vi consegnerà l'orario settimanale, così che da domani potremo incominciare il nostro intenso programma di studio. Io sono la professoressa Mill >> continuò senza smettere un attimo di sorridere << e vi auguro un buonissimo primo giorno di scuola qui al Liceo Tecnologico Albert Einstein! >>
Mentre lo diceva, un' espressione fiera le si dipinse in volto e dopo averci regalato l'ennesimo sorriso a trentadue denti, si accomodò sulla sedia poggiando sulla cattedra il Registro e il Tablet. Con un semplice ed esperto gesto trasportò l'appello dal Registro virtuale fino a farlo arrivare vicino a lei.
L' ologramma conteneva l' elenco di ventiquattro studenti; dodici maschi e dodici femmine.
La professoressa prese a leggerlo ad alta voce chiedendoci di alzare la mano quando venivamo chiamati.
Una volta finito, decise di impiegare il tempo rimasto per presentarci ai compagni.
Fantastico. Magari però non sarei stata costretta a parlare dei miei genitori, e a quel punto avrei anche potuto tenerlo nascosto fino a quando la verità non sarebbe venuta fuori da sola. Si avrei anche potuto. Ma poi mi vennero in mente le parole della mamma.
Quelle che mi ripeteva sempre quando le raccontavo bugie o le nascondevo qualcosa.
Mentire significa debolezza. Debolezza significa aver paura di essere se stessi.
E aver paura significa arrendersi. Arrendersi non è mai giusto.
Bambina mia tu non arrenderti mai.
Non mi piaceva arrendermi. Odiavo le persone deboli, incapaci di lottare.
Quindi se per mia madre mentire equivaleva all' arresa, poteva star certa che sarei stata sincera con tutti fin dall' inizio. Mentre io riflettevo sulle parole di mia madre, la professoressa Mill aveva ascoltato il breve riassunto della vita di due ragazzi e una ragazza, Virginia Sparks.
Ero riuscita a capire solo le ultime parole della conversazione, quelle in cui lei affermava di essere figlia di due noti e ricchissimi Catalogatori statali.
Era il momento di Jill e quella volta feci attenzione alle domande che porgeva l'insegnate.
Faceva alzare chi parlava in piedi, chiedeva nome e cognome, da quale scuola media provenisse, il lavoro dei genitori, eventuali ambizioni per il futuro, il motivo della scelta per il liceo e se qualcuno avesse doti particolari che volesse far conoscere al resto della classe.
Quando Jill ebbe finito, la Mill fece alzare Charlie.
Poi toccava a me.
  
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