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Autore: sonsimo    23/03/2007    6 recensioni
STORIA COMPLETA. Durante la sua visita al cimitero di Godric's Hollow, Harry viene colto di sorpresa da Lucius Malfoy, che riesce a catturarlo. Il ragazzo, debole e ferito, non sa come fare per sfuggire al mangiamorte che vuole consegnarlo a Voldemort. Harry riceverà un aiuto del tutto inaspettato, e finalmente saprà la verità su uno degli uomini che più ha odiato durante la sua giovane vita.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Lucius Malfoy, Severus Piton
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Fanfic HP1: capitolo cinque

 

 

Capitolo5: Rabbia… e saggezza.

 

Una vecchia casa, logora e macilenta, accolse Piton e il suo fardello in seguito alla smaterializzazione. Era solo una catapecchia puzzolente, ma in quel momento si trattava del migliore rifugio che Severus potesse offrire al ragazzo. In fondo sarebbe stata solo una sistemazione temporanea, possibilmente della durata di poche ore, il tempo necessario per permettere al giovane Potter di rimettersi in forze e riconsegnarlo all’ordine. Piton attendeva con impazienza il momento in cui avrebbe potuto sbarazzarsi del ragazzino, ma il pensiero di ciò che prima avrebbe dovuto fare gli faceva quasi desiderare che Potter, che aveva perso i sensi, non si risvegliasse più. Pur sapendo che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, e che soltanto il buon cuore e la sensibilità di Silente gli avevano permesso di rimandarlo così a lungo, Severus era convinto che non si sarebbe mai sentito davvero pronto. Andava contro la sua natura, quella natura che gli permetteva di essere uno dei più abili occlumanti mai esistiti, aprirsi e mostrare la verità, mettere a nudo la parte più intima e profonda della propria anima, rievocare quell’unico ricordo che riusciva contemporaneamente ad addolorarlo e consolarlo, ogniqualvolta riaffiorava nella sua mente. E tra tutti, doveva farlo proprio per Harry Potter, quel ragazzo arrogante, presuntuoso e insopportabile che tanto detestava. Quel ragazzo che fece scivolare dalla propria spalla ed afferrò per le braccia, pronto a lasciarlo cadere con poca grazia sul pavimento. Severus si fermò appena in tempo e rimase per qualche secondo immobile a sorreggere Harry e osservare il suo viso pallido e le sue labbra contratte, pur nell’incoscienza, in una smorfia di dolore. Sembrava così fragile ed indifeso, ed era così giovane, così dannatamente ed ingiustamente giovane perché la vita si accanisse in questo modo contro di lui -è il figlio di James Potter, non puoi provare compassione per lui, non la merita. Non merita niente.- Ma era davvero così? Quel ragazzino indifeso non meritava di vivere? Perché certamente non gli era stato concesso di vivere, finora. Esistere, piuttosto, ed andare avanti cercando di non deludere le aspettative degli altri, le speranze di un intero popolo sulle proprie spalle… -a lui piace essere al centro dell’attenzione, sentirsi speciale, esattamente come James. Eppure, dopo aver visto l’angoscia, il dolore, la disperazione negli occhi del ragazzo, anche per Piton era arduo rimanere impassibile. Aveva sempre pensato che Potter godesse e si approfittasse della situazione in cui si trovava, ma i suoi occhi, quella sera, avevano detto tutt’altro.

Piton scosse la testa e si avvicinò ad un vecchio divano dalla fodera strappata in più punti, e vi adagiò il ragazzo. Prima Potter si fosse ripreso, prima avrebbe potuto liberarsi di lui, e di certo sarebbe stato meglio su quel giaciglio che non sul freddo e duro pavimento. Piton si disse che era solo per questo motivo che aveva cercato di essere delicato verso il ragazzino, non certo perché sentisse il dovere di essere gentile verso qualcuno che proprio non lo meritava -qualcuno che ha sofferto così tanto, proprio come me-. Dopo aver disteso il ragazzo, l’uomo agitò la bacchetta in direzione del camino facendo comparire un bel fuoco, quindi si dedicò alle ferite di Potter. Se doveva fare in fretta non era soltanto perché voleva sbarazzarsi di lui, dopotutto.  Spinner’s End, nonostante gli incantesimi che Piton aveva lanciato sulla casa prima di condurvi Harry, non sarebbe stato a lungo un luogo sicuro. Presto Voldemort avrebbe trovato Malfoy svenuto, e Lucius, una volta risvegliatosi, gli avrebbe raccontato ciò che era successo, ormai la sua copertura nei confronti del Signore Oscuro era saltata… improvvisamente gli occhi di Piton si illuminarono, e il mago capì che aveva ancora una possibilità di cavarsela. Soltanto Malfoy era al corrente di quanto accaduto, oltre a se stesso e Potter. Tiger e Goyle non avevano visto chi li aveva schiantati. Inoltre era passato solo qualche minuto da quando aveva portato via il ragazzo, Malfoy doveva essere ancora privo di sensi. Severus strinse con rinnovata energia la bacchetta e si smaterializzò per comparire nuovamente nei pressi del castello di Malfoy, con l’intenzione di modificare la memoria di Lucius.

Il crepitìo delle fiamme fu l’unico rumore avvertito da Harry, che lentamente ritrovava coscienza di sé. Aprì gli occhi e si ritrovò a fissare un soffitto sporco e rovinato, con l’intonaco annerito che cadeva a pezzi. Harry si sollevò e si guardò attorno, confuso. Si sentiva ancora debole, ma il dolore era svanito quasi completamente e tutte le sue ferite erano in via di guarigione. Si schiarì la mente e si ricordò della fuga dal castello di Malfoy, dello scontro, di Piton… possibile che quell’uomo che tanto lo odiava gli avesse davvero salvato la vita? Harry si strofinò gli occhi e si mise seduto, cercando il suo ex-professore con lo sguardo. Tirò un sospiro di sollievo notando la sua assenza, perlomeno avrebbe potuto riflettere indisturbato per un po’. Non si fidava affatto di Piton, questo era certo. E, del resto, come avrebbe potuto? Certamente il fatto di non risvegliarsi incatenato e rinchiuso in un’altra cella era un buon segno, ma quell’uomo era imprevedibile, ed Harry non aveva ancora capito a che gioco stesse giocando. Sull’odio di Piton nei suoi confronti non c’erano dubbi, nonostante ciò che aveva appena fatto per lui. L’odio e il disprezzo erano sempre incisi sul volto pallido dell’uomo, quando i suoi occhi neri ed impenetrabili erano puntati su di lui. Persino quando lo aveva trovato incatenato e mezzo morto per il dolore. Dalla sua esperienza nel pensatoio Harry conosceva la ragione di quell’odio. Il comportamento di suo padre nei confronti di Piton lo aveva ferito profondamente, più di quanto Harry avrebbe osato ammettere perfino a se stesso. Perché si sentiva quasi in colpa nei confronti dell’uomo che lo aveva messo al mondo a simpatizzare per Piton. Aveva idealizzato il padre così tanto che era inaccettabile anche solo il pensiero che il suo eroe avesse potuto, pur se durante l’adolescenza, comportarsi in maniera tanto meschina. Era stato un duro colpo davvero, ed aveva fatto traballare le sue già pericolanti certezze su quella famiglia di cui non serbava alcun ricordo. E adesso, Piton avrebbe dovuto rivelargli qualcosa che riguardava addirittura sua madre. Sospirando, Harry si chiese quanto ancora avrebbe dovuto scoprire sui suoi genitori, quanto ancora gli era stato taciuto, come se non avesse il diritto di sapere… Era talmente immerso nei propri pensieri che non si accorse del ritorno di Piton finché quest’ultimo non gli rivolse la parola, facendolo sobbalzare:

“Vedo che ti sei svegliato, Potter”.

Harry si voltò di scatto verso l’uomo, tentando di focalizzare lo sguardo, e scattò in piedi, tesissimo. Piton riprese:

“E’ meglio procurarti un nuovo paio di occhiali, quello sguardo miope ti fa sembrare ancora più stupido di quanto tu già non sia, e questo è tutto dire”. Agitò la bacchetta in direzione del volto di Harry con fare beffardo per un paio di volte e gli occhiali nuovi, perfettamente graduati e identici ai precedenti, comparvero sul naso del ragazzo. Ora che le immagini erano di nuovo limpide, Harry si rilassò leggermente, almeno finché non si rese conto con orrore di non avere più con sé la propria bacchetta. Piton, che lo osservava dritto negli occhi, non gli lasciò il tempo di formulare la domanda:

“La tua bacchetta è nelle mie mani. Te la restituirò prima di riconsegnarti all’Ordine della Fenice, tra poche ore. Per questa notte non ti serve, devi solo riposarti per recuperare le forze e…”

“E cos’altro?” chiese Harry sospettoso. Piton sospirò prima di riprendere, ma stavolta distolse lo sguardo: “E lasciare che io termini la spiegazione che avevo cominciato quando eri rinchiuso in cella. Ora siediti, Potter”.

Harry non aveva alcuna intenzione di obbedire a quell’uomo, né di starsene di fronte a lui indifeso, privo della propria bacchetta. Cercò di assumere un tono intimidatorio, ma era profondamente scosso e la sua voce suonò più tremante di quanto non desiderasse: “Mi renda la mia bacchetta, prima”.

Piton rispose sprezzante: “Mi credi davvero così sciocco, Potter? Conoscendoti, chissà che guai potresti combinare, nello stato di agitazione in cui ti trovi, con una bacchetta tra le dita!”. Piton gli si avvicinò, ed Harry, istintivamente, mosse qualche passo indietro, pur cercando il più possibile di non mostrarsi intimorito.

“Mi dica quello che deve, ma faccia in fretta”.

“Ti ho appena salvato la pelle, Potter, potresti almeno mostrare un briciolo di rispetto. Ma forse è chiedere troppo al figlio di James Potter…”. A quelle parole, Harry non riuscì a trattenere oltre la propria rabbia e la propria frustrazione, e le lasciò esplodere, non rendendosi nemmeno conto che si era messo ad urlare e che le unghie si erano conficcate nei palmi delle mani: “La smetta! Lasci fuori mio padre da questa storia! Non è perché sono suo figlio che non ho rispetto per lei! Io non potrò mai, mai rispettare l’uomo che ha ucciso Silente, e soprattutto che ha causato la morte dei miei genitori!”.

A quelle parole, Piton avvertì un profondo dolore squarciargli il petto, anche se il suo volto rimase impassibile come sempre. Tutt’altro si poteva dire invece del volto del più giovane dei due, contratto e paonazzo. L’ex-professore notò che gli occhi del ragazzo erano lucidi e arrossati. Quel moccioso sciocco si stava sforzando di non piangere… Per un istante, per la prima volta nella sua vita, Severus cercò di mettersi nei panni di Harry, di immedesimarsi in lui per comprenderne lo stato d’animo. Il ragazzo era appena scampato ad una certa quanto orribile fine, e si trovava adesso, debole e disarmato, insieme ad un uomo che negli anni passati non gli aveva mostrato altro che disprezzo, e non aveva mai esitato a rendere la sua vita ancora più difficile di quanto già non fosse. Onestamente, poteva pretendere rispetto da parte sua? Piton cercò di mantenere con lui un tono, se non proprio gentile, perlomeno non ostile, ma con Potter era sempre così arduo trattenere la rabbia! E il fatto che il ragazzo non facesse il minimo sforzo con la propria rabbia certo non migliorava le cose! Ma dopotutto nominare il padre era stata una provocazione bella e buona, nonché un colpo basso decisamente scorretto, e Piton sapeva che doveva avergli fatto molto male. Se voleva che Potter, almeno per quella sera, gli mostrasse un briciolo di fiducia, non era saggio riportargli alla mente il motivo principale di odio nei suoi confronti. Ma Piton non era certo il tipo adatto per scusarsi, così questa fu la sua unica replica:

“Controllati, Potter, sei ancora debole per infuriarti”.

“E’ lei che mi fa infuriare!” la voce del ragazzo si spezzò quasi alla fine dell’affermazione. Gli eventi di quella sera lo avevano portato al limite della sopportazione, ed improvvisamente Piton capì che tutto ciò di cui Harry aveva bisogno in quel momento era sfogarsi. Finché non lo avesse fatto, non avrebbe potuto parlargli. L’uomo era riluttante anche solo all’idea di ritrovarsi da solo con uno stressato diciassettenne in lacrime, ma era essenziale che la mente di Potter fosse sgombra da qualsiasi altro pensiero per poter accettare ciò che Severus gli avrebbe rivelato quella notte. Immerso in questi pensieri poco piacevoli, Piton si sorprese notevolmente al successivo gesto di Harry. Il ragazzo si sedette improvvisamente sul divano, e sospirò profondamente, tentando di rasserenarsi, di avere la meglio sulla propria rabbia. Quindi rivolse all’uomo uno sguardo penetrante: “Sono pronto. La ascolto”.

Piton replicò, stupito: “Ne sei certo, Potter? Fino ad un attimo fa sembravi sul punto di esplodere e adesso sei pronto?”. L’espressione del ragazzo non era più infuriata, ed in fondo ai suoi occhi la collera aveva ceduto il posto alla tristezza, e ad una luce che Piton si stupì di riscontrare in quello sguardo. Saggezza?

Harry rispose semplicemente: “Voglio sapere di… mia madre. Nient’altro è più importante per me, in questo momento. Spero solo che lei non stia cercando di ingannarmi”. 

Qualche secondo di silenzio fece seguito alle parole del Prescelto. Perché dietro quella breve frase si celava, Piton lo sapeva bene, un intero mondo di emozioni represse, di dolore, di solitudine. Harry non sapeva quasi nulla dei suoi genitori, e ciò doveva essere davvero molto doloroso per lui, se lo spingeva addirittura a dare ascolto alle parole di un uomo che detestava, pur di carpire qualche preziosa informazione. Piton si schiarì la gola, ma si rese conto che cominciare quel discorso era ancora più difficile di quanto si era aspettato. Distolse gli occhi da quelli di Harry, ma anche questo gesto non fu di alcun aiuto. Tradurre in parole ciò che doveva comunicare al ragazzo era impossibile, e così Piton decise di ricorrere ad un altro mezzo. Sapeva che successivamente se ne sarebbe pentito, ma non poteva fare altrimenti. Si avvicinò ad uno scaffale e trasse un basso e vecchio bacile che poggiò sul tavolo al centro della stanza. Un vecchio pensatoio che non veniva utilizzato da tempo, ricoperto di polvere. Harry osservò stupito l’ex-professore che, guardandolo nuovamente negli occhi, sfilò uno scintillante ricordo argenteo dalla propria mente e lo lasciò cadere nel pensatoio. Il ragazzo si alzò e si avvicinò al tavolo.

“Dopo di te, Potter” disse Piton indicando il pensatoio.

continua...

Nota dell'autrice: mille grazie a Piccola Vero, Lake, Piccola Prongs e Kagome-chan per aver recensito il capitolo precedente. Non vi garantisco l'aggiornamento per la prossima settimana perché non so se avrò la possibilità di connettermi al sito (sono una studentessa universitaria fuori sede e non sempre torno a casa nel fine settimana), comunque sappiate che siamo quasi alla conclusione della fic! Nel frattempo, mi farebbe piacere che leggeste anche le altre mie storie. Ciao e alla prossima!Sonsimo

  
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