Si rialza lentamente dal pavimento, premendosi
una mano sul fianco destro.
Muove alcuni passi verso una piccola
finestra oscurata con stracci e ne sposta cautamente una parte per osservare
fuori.
“Ombra di Morte andò alla deriva per giorni
e giorni ed io con lei. Ero stato ferito durante l’attacco e persi i sensi. Quando
mi risvegliai mi trovai a casa di un mio vecchio amico, sul pianeta Gasmal. Mi
raccontò di aver riconosciuto ciò che restava di Ombra di Morte e vi atterrò
con la sua nave. Mi prestò soccorso e mi portò subito da un medico suo amico.Mi disse che a causa delle ferite riportate
i medici decisero di tenermi per lungo tempo sospeso tra la vita e la morte
attraverso l’utilizzo di un marchingegno di loro invenzione affinché le cure
potessero funzionare meglio.”
Oscura nuovamente la finestrella e ritorna
a sedersi sul pavimento accanto a me.
Si passa la mano tra i capelli ed appoggia
il capo contro la parete alle sue spalle per continuare il racconto.
“Ci vollero parecchi mesi per riprendermi e
quando fui in grado di camminare di nuovo sulle mie gambe mi feci prestare una
nave con la quale tornai immediatamente sulla Terra. Ma ormai era troppo tardi,
non avevo armi, non potevo far niente in
quelle condizioni per salvare Mayu…così, in preda a mille rimorsi, tornai su
Gasmal. Era trascorso esattamente un anno dall’invasione… ”
La sua voce assume un tono dispiaciuto e
rassegnato mentre pronuncia l’ultima parte della frase.
“Raflesia colse tutti di sorpresa.”
Rispondo. “mentre una parte del suo esercito si occupava del governo, altre
navi si recarono qui e con pochi colpi di cannone, in pochi istanti,
abbatterono la base come fosse fatta di carta.”
Devo fermarmi. Il dolore del ricordo mi
assale nuovamente e mi serra la gola in una morsa.
“Cos’è accaduto agli altri?” mi chiede con un filo di voce.
Racconto ad Harlock dei corpi riversi lungo
la strada e di quelli che avevo visto galleggiare sul fiume. Di come le
Mazoniane portarono via Mayu e mi spararono alle spalle.
Del virus che infine consumò il dottore e
la signora Masu, strappandomi anche l’ultimo brandello di famiglia rimasto.
“Un terrestre di buon cuore mi aiutò a
seppellirli in cima alla collina. Poco tempo prima il dottor Zero aveva curato
uno dei suoi figli, ferito da un colpo di laser…” devo fermarmi perché
l’emozione mi sta spezzando il fiato.
Mi alzo e lascio scivolare la coperta a
terra, avvicinandomi alla porta che dà sul corridoio buio e umido.
“….poi dove sei andata….?” chiede Harlock,
rimanendo seduto al suolo.
“il dottore mi mostrò, qualche tempo prima
di morire, un filmato in cui si vedeva l’Arcadia perire sotto i colpi delle
mazoniane, nei pressi di Deimos. La registrazione mostrava la nostra nave
bruciare, ridotta in pezzi.”
Mi giro verso la sua direzione e lo osservo
nella penombra della stanza.
“Non volevo credere che tu fossi perito in
battaglia. Avevo bisogno di vedere con i miei occhi, per questo appena ne ebbi
l’occasione mi imbarcai clandestinamente su una nave cargo diretta su Marte e
da lì, con una navetta raggiunsi la zona dello scontro…..trovando solo
frammenti dell’Arcadia” .
Torno a rivolgere lo sguardo verso il
corridoio provando quelle stesse sensazioni di sconforto e vuoto di allora.
Chiudo gli occhi per un istante e respiro profondamente.
“Eppure, in fondo al cuore, continuavo a nutrire la speranza che tu in
qualche modo te la fossi cavata….” Mormoro a bassa voce, come se stessi
parlando a me stessa. “Per questo ho continuato a solcare lo spazio alla tua
ricerca…”.
Una mano di Harlock poggiata con fermezza
sulla mia spalla destra mi fa trasalire per un istante. Istintivamente giro il
capo in quella direzione trovandomi a pochissima distanza da lui. Riesco a
sentire il suo respiro calmo e la sua presa sicura.
“Quando tornai sulla Terra venni a
rifugiarmi in questa base. Sapevo che qualcuno della ciurma era ancora in vita
e volevo ritrovarlo.” Mi sussurra facendomi girare delicatamente verso di lui.
“Contai le lapidi lungo il viale…mancavano tre persone all’appello. Girai tutti
i locali malfamati nei bassifondi della città, alla ricerca di informazioni e
qualcuno mi disse che sotto la vecchia quercia riposava un dottore, sempre
alticcio ma con un gran cuore che ai tempi dell’invasione aveva curato parecchi
terrestri.”
Annuisco con un cenno del capo.
“Quando fui sul posto vidi ben due croci
nel terreno. Una potevo immaginare a chi appartenesse….ma l’altra…” fa una
pausa e incrocia le braccia al petto chiudendo gli occhi per riflettere. “….promisi a me stesso che chiunque fosse il
superstite l’avrei trovato. Pensai che sarebbe ritornato prima o poi a rendere
omaggio agli amici caduti e che lo avrebbe fatto in un’occasione speciale….”
Conclude, abbozzando un sorriso amaro.
Non mi sorprende che Harlock conosca
profondamente i suoi uomini ed intuisca i loro comportamenti.
“Credo che questo sia il giorno ideale per
ricordare i nostri amici a dispetto di coloro che festeggiano. Anche il cielo è
sempre scuro e la pioggia scende fitta durante il loro anniversario…quasi a volerlo
maledire…” concludo.
“Quel giorno di cinque anni fa ti riconobbi
immediatamente in cima alla collina, sotto la pioggia. Ero abbastanza lontano
da non essere notato. Indossavi questo stesso cappotto nero ed un folulard
dello stesso colore a coprirti il capo.”
La voce di Harlock sembra addolcirsi.
“Restai distante ad osservarti in silenzio,
decidendo se fosse il caso di rivelarmi o forse di attendere…poi
improvvisamente un corteo di auto aliene che passava a poca distanza mi
costrinse a nascondermi tra i cespugli. Appena la situazione tornò sotto
controllo guardai verso la quercia ma tu te n’eri già andata.” Conclude.
Prosegue raccontando che tentò di rintracciarmi
lontano dalla Terra ma ogni volta qualche intoppo impediva il nostro incontro.
Non so davvero cosa pensare di questa
situazione. Io lo cercavo per tutto l’universo mentre lui contemporaneamente cercava
me…davvero singolare.
“L’anno
dopo arrivai alla collina troppo tardi. Eri appena andata via….” Mi dice
accennando un sorriso. “Nell’aria c’era ancora il tuo profumo di ambra.
Nonostante la pioggia potesse averne cancellato le tracce, riuscivo a
percepirlo senza difficoltà. Quello stesso profumo che sento adesso….”.
Il modo in cui pronuncia la frase, la sua
voce calda e la distanza ravvicinata mi danno i brividi in tutto il corpo.
Ringrazio il cielo di essere al buio e che
lui non possa vedere le mie guance andare in fiamme. Non immaginavo che sapesse
riconoscere l’essenza che uso abitualmente….
Senza dubbio però intuisce il mio totale
imbarazzo perché si allontana quasi immediatamente per tornare a sedersi nell’angolino
della stanza.
“Dobbiamo riposare qualche ora. Riprenderemo
il discorso più avanti, tra non molto entreremo in azione.”
Già.
Tipico di Harlock rinchiudersi a riccio non
appena dice qualche parola in più.
Mi siedo a terra sul vecchio cuscino tirandomi
la coperta addosso per proteggermi dal freddo che sento farsi più pungente.
Nel silenzio che ci avvolge in questo
momento sento solo il rumore ritmico delle gocce che cadono sul pavimento
infiltrandosi dalle crepe del soffitto.
Guardo Harlock cambiare continuamente
posizione. Probabilmente il fianco gli dà noia. Mi domando che cosa gli sia
accaduto, forse sono gli strascichi dell’ultimo combattimento con Mazone.
“Con il freddo e l’umidità la ferita mi dà
il tormento…” mormora infastidito.
Lo vedo rabbrividire per un istante. Del
resto indossa solo una camicia leggera..
“Tieni. E’ abbastanza grande per due…se
stiamo vicini…” gli dico timidamente, porgendogli una parte di plaid.
Non se lo fa ripetere due volte e con
estrema naturalezza si accosta a me facendomi passare il braccio dietro la
schiena. Rimbocca la coperta tutto intorno a noi e poi si appoggia alla parete.
Poggia l’altra mano sul mio capo invitandomi a reclinarlo sulla sua spalla. La
distanza tra i nostri corpi ora è nulla. Sento il suo cuore battere a ritmo
regolare ed i muscoli rilassarsi.
“Decisamente meglio…” sussurra.
Di sicuro il mio viso non ha freddo perché
sento le guance bruciare nuovamente.
Io che ritengo Harlock inarrivabile, una
sorta di divinità…mi sono permessa di chiedegli di stare vicini….??
Lui che mi abbraccia sotto alla coperta e
mi tiene accoccolata al suo petto??
O sto sognando o sono morta assiderata e
sono in paradiso.
O forse…..
“Shhhh…”
Harlock mi suggerisce di tacere e di
rimanere immobile. Ma la sua voce non fa trapelare preoccupazione. Esce dalla
coperta e con passo tranquillo si avvicina al tavolo e accende la lanterna ad
olio.
Un istante dopo una figura esile, avvolta
in un cappotto con cappuccio calato sul viso, fa il suo ingresso nella stanza.
“Eccomi! Spero di non avervi spaventato!”
Dice con voce melodiosa.