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Autore: Sine Die    08/09/2012    1 recensioni
In un mondo dove tutto è virtualizzato, si diffondono dipendenze da Internet esattamente come si diffonde questa nuova "fede nell'ateismo", che si allarga a macchia d'olio, le forze oscure cercano aiuto, in modo moderno e tecnologico.
Dal capitolo #2
"Mi stai praticamente dicendo che Satana ha un computer?"
Genere: Dark, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Human tutorial
(Insert your Username, part 1)







Non sembrava affatto il tipo di posto che sarebbe piaciuto a Marcus. Il quartiere malfamato era un posto lercio e rivoltante, l’aria era satura di sguardi minacciosi e di respiri di prostitute agli angoli delle strade.
Marcus non avrebbe mai frequentato un posto così, e Ruphus lo sapeva.
Lui conosceva Marcus.
O almeno pensava di farlo finché… finché cosa? Marcus era cambiato di botto, senza dare una spiegazione o almeno lasciare qualche indizio. Non aveva detto nulla a nessuno e improvvisamente la sua seconda casa era diventata il quartiere malfamato, dove nessun ragazzo del centro della città osava avvicinarsi neanche per passare un sabato a divertirsi in modo proibito.
Anzi, più precisamente, la casa di quello lì era diventata la seconda casa di Marcus.
Ruphus ripensò con ribrezzo alle nottate intere che l’amico passava con quello strano individuo. Egli stesso lo vedeva passare sotto casa sua portando sotto braccio il suo portatile e qualche libro dalla copertina ambigua, che si guardava intorno come un topo impaurito in quel lerciume.
Si scosse dai ricordi, ancora sconvolto per la morte dell’amico, si fece strada tra i cocci di bottiglia davanti alla casa del bestione e bussò con forza.
Nessuno rispose. Ruphus ringhiò infastidito, pensando che forse la bestia in quel momento se la stesse spassando con una ragazza o si stesse semplicemente riprendendo da chissà quale shock causato da droghe.
Invece subito sentì dei passi pesanti, e un individuo di un metro e novantacinque, con grosse braccia tatuate, e denti ingialliti e sporchi, aprì la porta.
“Cosa ci fa una brava donnina di chiesa nel quartiere malfamato?” ghignò l’uomo con il suo alito fetido e la sua voce scura e minacciosa, chinandosi in avanti, smorzando di molto l’altezza e la stazza del ragazzo. Dai piedi nudi sotto i pantaloni larghi, il petto muscoloso lasciato nudo e la musica a tutto volume che proveniva da dentro quell’appartamento poco accogliente, non riceveva molte visite.
“Chiedere informazioni ad un miscredente, cosa dovrei fare?” ringhiò cercando di coprire la musica che veniva sparata nell’appartamento e fuori di esso ad un volume allucinante.
“Sei qui per Taurus Felix?”
“Sono qui per Marcus” precisò Ruphus, alzando i suoi occhi scuri e incontrando quelli azzurri del Kurgan.
Il Kurgan, così lo chiamavano. Non aveva un nome vero e proprio, sua madre era una prostituta e lui era cresciuto con un vecchio a cui la madre lo aveva affidato. Morto il vecchio, il ragazzo dalla stazza enorme e il carattere sanguinolento si era fatto conoscere per aver scatenato diverse risse nei bar del quartiere. Nulla di grave, troppo poco per la polizia, ma una bella pubblicità per un piccolo quartiere dei bassifondi come quello. Da qui il suo nome, in ricordo del famoso immortale del film Highlander. Aveva il suo stesso ghigno, la sua stessa spavalderia e quasi la sua stessa voce. Di sicuro i suoi stessi modi.
“Marcus è morto. Taurus Felix c’è” disse deciso il Kurgan rimettendosi dritto, incrociando le grosse braccia, facendo tintinnare le catene sul petto.
“E dov’è? Dimmi dove posso trovare l’inconscio della mente malata di un morto” disse ironico Ruphus, guardandolo dal basso con scherno.
“Taurus Felix è l’anima di un comune mortale, uno strumento, uno schiavo, che ora è reso libero come liberi si rendevano i Romani, e ha abbracciato l’unico, vero, grande dio” era strano sentire un accento così filosofico, quasi da profeta oscuro, in bocca a una personalità così discordante con esso.
“Quale dio?”
“L’unico dio che permette di adorare sé stessi e che chiede solo un aiuto, per compiere il più grande progetto del mondo. Dopo il successo di questo, tutti coloro che hanno accettato, arderanno di fiamme di piacere, ma gli altri, saranno nient’altro che polveri e scheletri lasciati al vento, senza gloria nella morte, per sempre dannati” sorrise il Kurgan, prima di chinarsi.
“Questo sarà l’Anticristo”
Ruphus sospirò profondamente, “Non sono venuto qui per sentire di come Satana avrà la sua gloria e di come il Dio cristiano sia la causa anche del buco dell’ozono, ti ringrazio” disse facendo per voltare le spalle.
“Ma è questo che il tuo amico ha capito e accettato!” gridò l’uomo dietro di lui, bloccandolo.
“Marcus era pazzo”
“Tu sai che non è così” ghignò il Kurgan, malizioso, appoggiandosi al muro con la testa e guardandolo da sotto le ciglia, malizioso, sorridendo maligno coi suoi denti gialli e sporchi. “Altrimenti non mi saresti venuto a chiedere nulla”
Ruphus sapeva che stavolta il Kurgan aveva ragione, e chiuse gli occhi, stringendo i pugni.
“La sai una cosa?” continuò l’uomo mettendosi a braccia incrociate, sempre appoggiato al muro di casa sua. “Hai idea dell’età in cui i ragazzi hanno più spesso un tracollo decisivo riguardo ciò in cui credono? Quando smettono di studiare le preghiere e si fanno domande serie su chi ha creato il mondo?”
“Esattamente nella stessa età in cui navigano in Internet più spesso?” sorrise amaro Ruphus, disprezzandolo, prendendolo in giro. Si era recato da lui per avere risposte, non voleva un lavaggio del cervello su chi l’avesse messo al mondo.
“Sei astuto, per essere una donnina di chiesa. Nell’adolescenza la loro insicurezza li rende così fanatici e improvvisamente motivati che… si avvicinano alle religioni e alle sette che sconvolgerebbero le  buone famigliole del centro città”
“Wicca? Satanismo?”
“Chiamalo come preferisci, donnina.” Il Kurgan lo guardò, poi sospirò. “Avanti, vuoi delle risposte o no? Lascia che ti dica la verità. Entra”
 
 
“Mi stai praticamente dicendo che Satana ha un computer?”
Ruphus crollò a ridere istericamente sopra il divano lurido e maleodorante del Kurgan, mentre quello lo guardava stizzito.
 
 


Salve *che nessuno mi uccida per la cortezza del capitolo* lo so che .. il capitolo è corto e l’idea è pure mal esposta, ma almeno, un commentino anche critico, è la mia prima fan fiction D:
grazie a chi legge e recensisce v.v
Sine Die 

  
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