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Autore: louismyboo    09/09/2012    2 recensioni
April si sfiora i lunghi capelli dorati e li smuove un po’, come se volesse cacciare via qualche strano pensiero. Ora crede di non essere più in grado di fare una lista di tutto ciò che ama di lui, se dovesse farla gli anni passerebbero risucchiandola nell'ennesimo vortice di malinconia. Ora, su quel letto freddo e vuoto della periferia londinese, April si chiede cosa sarebbe successo se Niall non avesse travolto la sua vita e non le avesse insegnato a credere in se stessa e nel mondo. Ora, anche se lui non c’è più, non sa smettere di sperare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Three: See you soon;


So they came for you,
They came snapping at your heels,
They come snapping at you heels,
But don't break your back,
If you ever see this,
Don't answer that

See you soon, Coldplay



      I piedi nudi fermano la porta che si sta aprendo lentamente, fuori non è cambiato nulla, il cielo è rimasto lo stesso di alcuni minuti prima. April non riesce a credere che tutto ciò sia successo nella stessa giornata: i continui giramenti del letto, il rumore dell'acqua, l'abbandono definitivo di Mike, la maglia di Niall trovata sul pavimento. Non ha la minima idea di che ore siano, sa soltanto che il tempo continua ad imbrogliarla scorrendo lentamente, facendole assaporare ogni singolo gusto di quella sconfitta. Una sconfitta amara e dolorosa, per ora.
      Gli occhi spalancati rimangono fissi sulla strada per nulla trafficata, scorge alcune macchine parcheggiate di fronte al suo cancello, ma non ha voglia di litigare. E' talmente persa nei suoi pensieri che non si accorge nemmeno della persona che sta cercando di entrare in casa.
      -Ciao eh, biondina - dice una voce disinvolta, solo il suono le da fastidio.
Guarda il ragazzo che si è appena seduto sul divano lasciandosi cadere con un tonfo, lo vede allargare le braccia e sorridere, chissà poi per che cosa. April sbatte la porta con rabbia e si dirige verso di lui, abbassando la testa.
      -Di solito la porta si chiude, Trevor - dice stringendo le mani per rimanere calma.
     -Come sei astiosa! - la prende in giro lui. April non lo sopporta, non riesce a guardarlo negli occhi tanto la disgusta: il suo carattere così insulso, quel sorriso idiota che sconforta, la sua incapacità di tacere. Un vero e proprio idiota, un ventenne che si comporta ancora come un bambino, un malizioso cretino, il migliore amico di Mike, ma soprattutto: il suo produttore.
    -Non ho voglia di vedere nessuno e forse tu sei l'ultimo sulla lista degli invitati - risponde lei, ormai sono abituati a punzecchiarsi costantemente. Eppure il loro stupido legame di finta amicizia continua, per uno stupido contratto lavorativo. April si chiede come farà senza Mike, che calmava le acque con estrema facilità. - Puoi anche andartene - aggiunge.
      -Ti sei svegliata col piede sbagliato! - urla lui, continuando a ridere.
      -Smettila e vattene -
     -Senti un po', stupida ragazzina - esordisce Trevor alzandosi di scatto. Ora la fissa negli occhi e April si sente profondamente scavata dalle sue iridi scure che la intimidiscono. Perfino le occhiaie che ha la spaventano, facendola arretrare, in silenzio - Ora che Mike se ne è andato non ho intenzione di seguirti come un cagnolino; io non sono come lui e non mi farò mettere i piedi in testa da una come te, è chiaro? Non so cosa tu abbia fatto per rintontirlo così, ma sappi che non ci riuscirai con me. - Trevor vorrebbe continuare la sua inutile predica, ma April lo ferma.
     -Come.. Mike se ne è..andato? - fa fatica a parlare.
   -Certo, cosa ti aspettavi? Che rimanesse anche a lavorare, per vederti tutti i giorni e distruggersi? Gliel'ho detto io di allontanarsi un po' da tutto -
      -Sei uno stronzo! - urla - Hai sempre voluto allontanarci! -
      -Mike è il mio migliore amico e so cos'è giusto per lui, ora sta' zitta -
      -E' anche il mio - afferma April.
     -Sembra che a lui quest'idea non piaccia, quindi gira al largo e lascialo vivere. Prima o poi si scorderà di te - commenta Trevor, girandosi i pollici, infastidito.
      Minuti interminabili di silenzio passano e scorrono, profondi come un pozzo in cui gettare tutte le paure. April se ne sta lì, a guardare Trevor accasciato sul divano, come se fosse il padrone di casa. Si sente presa in giro da lui e da tutta quella situazione.
      Il mondo le è caduto addosso in una sola mattinata.
     Eppure, nonostante Trevor la renda nervosa, preferisce che se ne stia lì a sfotterla, piuttosto che rimanere sola in quella casa che ormai ha visto troppo. I muri potrebbero raccontarle ogni singola parte di quelle storie; ma più di tutto urlerebbero il nome di Niall, a squarciagola. La loro storia non si era limitata a porte socchiuse e zerbini, la loro storia aveva bruciato la casa, le intere stanze.

      Sono le dodici passate quando April apre gli occhi e vede il muro bianco sopra di lei. Si allunga e sente le gambe del tavolino della sala. Prova un attimo di sconforto e si chiede cosa sta facendo lì a terra, sul parquet.
      -Finalmente ti sei svegliata - è ancora la voce di Trevor.
      -Mi hai veramente lasciata qui a dormire? - chiede, rimanendo sdraiata a terra, senza voglia di fissarlo.
      -Sì - risponde lui per nulla preoccupato.
      -Idiota - farfuglia lei.
      -Non avevo intenzione di spostarti, pesi troppo -
      -Bene, mi fa piacere - sbotta lei - fortunatamente non mi hai toccata con quelle tue mani sudice. - la rabbia sta ribollendo dentro, dominando su ogni singola parte del suo corpo.
      Trevor non fa caso alle sue parole, ormai ci è fin troppo abituato, adora evitarla. Ora April si alza, ha un tuffo al cuore, sente un leggero strimpellio e giura di poter riconoscere il suono di quelle corde. Ma quando è definitivamente in piedi, vorrebbe non aver visto quella scena, vorrebbe che la rabbia si calmasse del tutto. Trevor sta impugnando la chitarra di Niall da chissà quanto tempo. Non sopporta il fatto che lui la stia suonando, non sopporta che abbia rovistato in casa loro. Si sente violata, scoperta: ogni ricordo è stato catturato da quello stupido.
      -Mettila giù - scandisce, trattenendosi.
      -No - risponde.
      -Non puoi toccarla, mettila giù immediatamente -
      -E' solo una chitarra, Ap, stai calma. Voglio suonarla un po' -
      -Non è solo una chitarra, è quella di Niall. Non puoi toccarla - ripete.
     -Aah, la chitarra del tuo piccolo Niall - la prende in giro - bastava dirlo prima..- eppure continua a strimpellarla, senza lasciarla. Lo fa apposta, April lo sa.
      -Ti ho detto di metterla giù! - ora urla, Trevor la guarda di sbieco, trattiene le risate, ma finalmente la appoggia a terra e poi con un piede la spinge in là, con forza. - Ecco, tieni la fottuta chitarra di quell'irlandese che ti ha rovinata -
      -Magari tutta la gente che ho incontrato mi avesse rovinato come ha fatto lui - dice pensierosa.
      -Ma vaffanculo! Ti ha rincoglionita e tu hai rincoglionito Mike di gelosia. Guarda dove siamo ora, a litigare in questa casa di merda -
      -Nessuno ti ha mai chiesto di fare tutto questo per me -
      -Mike sì, però -
April si sente estremamente ferita.
      -Devo prendermi cura di te per lui, che cazzo di impegno - dice Trevor.
La bionda abbassa lo sguardo.
      -Ora me ne vado, ricordati che stasera devi cantare, mettiti a posto e fatti trovare carica. Non voglio vedere questa faccia stasera. - dice - Ci vediamo.. a meno che tu non voglia tornare da Horan - Trevor non si fa accompagnare, ormai sa dove andare. Gira le chiavi ed esce.
      -Se solo potessi l'avrei già fatto da tempo.. - balbetta lei sottovoce.
      -A stasera, Forsyth! - urla prima di sbattere la porta. April socchiude gli occhi e si accorge di odiare essere chiamata per cognome.
      "No, April, tu non sei sola.. hai quel cretino. Molto bene, forse era meglio stare in solitudine, allora", le dicono i suoi pensieri negativi.

      La luna ha già fatto capolino tra le nubi in quel cielo cupo di Settembre, April può vederla dalla finestra della camera, abbagliante e luminosa. Ma di stelle non ce ne sono a risplendere.
      Si guarda nel grosso specchio, vestita e truccata per andare a cantare in quel dannato locale, capisce di essersi trascurata per tutto questo tempo. Ci mette poco a chiamare un taxi e si fa portare di fronte al posto stabilito. Appena scende si sente innervosire, cammina su quei tacchi che odia e cerca di sorridere, di farsi vedere calma, per quanto le riesce.
      -Eccola la mia stella! Eccolo il mio gioiello! - per un momento pensa che sia Mike a chiamarla, e sorride. Ma si accorge che è Trevor, con una voce così falsa da far paura. April lo squadra, lui le fa segno di stare zitta e seguirlo in ogni cosa che fa.
      -Non sei felice di essere qui, cara? - le chiede, di fronte a tanti altri uomini in smoking che la guardano. April vorrebbe ridere per quella situazione così dannatamente strana, ma si trattiene e lascia che Trevor la abbracci. April sente la sua presa scostante, quasi disgustata. Ad ogni modo si lascia fare delle foto e poi, finalmente, risponde a Trevor.
      -Sì, sono felicissima. Non vedevo l'ora - mente anche lei. Ormai è esperta anche in quello.
Ma poi, in quella strada buia illuminata dagli scatti e dai fari delle auto, succede qualcosa che le lascia l'amaro in bocca, qualcosa che le fa perdere il senso del tempo e dello spazio, riportandola indietro, come sempre. Doveva aspettarselo, probabilmente, doveva prepararsi una risposta, una di quelle pensate. E invece sa solo balbettare, sa solo respingere indietro quelle lacrime salate, quando un intervistatore con la telecamera le chiede: "Sei ancora giù per la tua storia con Niall dei One Direction finita?".
      April allarga gli occhi, sa già che il mascara potrebbe colare sulle guance. Non risponde e se ne va, come una bambina che scappa dai genitori dopo aver fatto qualcosa di sbagliato.
      -Non farlo mai più - Trevor la rincorre, prendendola per il braccio - Rispondi a quello che ti chiedono, di qualunque cosa si tratti! -
      -Non posso.. non posso.. -
      -Smettila - la scrolla, vorrebbe tirarle un bello schiaffo, ma c'è gente. April sa che lo farebbe, glielo vede stampato negli occhi cioccolato. - Niall è qui, stasera. Lo sai? Quindi, per favore, piantala e spacca tutto, so che puoi farlo.
      -Cosa vuol dire che Niall è...? -
      -Qui, sì, insieme ai suoi quattro compagnetti - le sbatte in faccia quelle parole.
     -E me lo dici così? - grida, furiosa. Il cuore è in palla, forse si è fermato, forse batte più del previsto. Le mani le sudano, scivolano sul vestito nero stretto. Si sente inadatta. Un groppo in gola continua a fermarsi e si chiede se potrà mai farcela. Chissà come si sentirà lui, nel vederla, nel sentirla. Chissà se poi lo fermerà. Chissà cosa succederà.
      -Dammi solo.. solo cinque minuti per calmarmi - chiede supplicante a Trevor.
     -Cinque soli, non di più - annuncia lui - segui questo ragazzo - dice indicandone uno della sicurezza - ti porterà nel mio camerino. Ti vengo a prendere tra poco -
      April segue il ragazzo alto a fatica, senza parlare, con il solo pensiero di Niall in testa, con la paura di sbagliare in ogni cosa.
In pochi istanti l'avrebbe cercato in quella folla, in pochi istanti si sarebbe sentita a casa.
Sapeva che l'avrebbe rivisto presto.

  
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