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Autore: JennySoul    09/09/2012    2 recensioni
Lei si ritrova ad affrontare una nuova vita, con un passato segnato dal dolore per una grande perdita, un padre assente ed un ragazzo che si è preso gioco dei suoi sentimenti.
Lui ha una vita piena d'opportunità davanti a sè, ha tutto ciò che si può desiderare, ma qualcosa forse manca, gli manca quel pizzico di felicità in più.
Cosa succede se queste due persone si incontrano? Cosa succede se il destino però non è a loro favore? Cosa succede se uno dei due viene strappato all'altro troppo presto?... Entrate e lo scoprirete..
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

Alessia sembra felice, mi guarda con aria soddisfatta, sputa il fumo dell’ennesima sigaretta e poi mi dice
–‘’Vabbè, ma, quando ce esci?’’ io la guardo come se venisse da un altro pianeta
–‘’Ma che te sei fumata? Ma secondo te, uno del genere esce con me? E poi sarà già fidanzato, ne avrà un milione al seguito e non ha tempo da perdere con me’’ 
–‘’No ma fattelo un film ogni tanto.’’

Alessia ed il suo sarcasmo, non si smentiscono mai. Io non posso fare altro che ridere ed abbracciarla. Cosa sarei senza di lei? Nulla. Avete presente quando una persona vi riempie il cuore così tanto da farvelo straboccare? Bè, lei mi fa quest’effetto. Prima che entrasse nella mia vita, nel I superiore, non avevo molti amici, ero una persona chiusa e non sapevo cosa volesse dire avere un’amica vera, l’amica sulla quale puoi sempre contare. La situazione in casa mia non mi aiutava di certo, mio padre era un alcolizzato. Una sera sì ed una no tornava a casa all’una di notte ubriaco, entrava urlando, chiamando il nome di mia madre a più non posso, finché lei non gli rispondeva. Appena lo contraddiceva, anche nella più banale delle cose, lui si scatenava ed iniziava a picchiarla. La sentivo piangere, cercava di farlo piano per non farsi sentire, ma io, sotto il mio piumone, la sentivo e piangevo con lei, non potevo fare nulla e questo mi spezzava il cuore. Non so perché ma mio padre non mi ha mai picchiata, credo che quella santa donna di mia madre facesse di tutto per non farlo entrare in camera mia, le prendeva tutte lei quelle cinghiate, gli schiaffi ed i calci, ad ogni colpo che le dava a me ne arrivava il doppio.
Alessia mi ha aiutata ad affrontare tutto ciò, a diventare una persona forte e a credere in me stessa. Una notte, il 10 Giugno 2010, avevo 18 anni, la sentii piangere più forte del solito, dopo che lui era andato a letto. Corsi da lei, con il pigiama che mi finiva sotto i piedi, percorsi le scale tutte d’un fiato, arrivai in cucina e la vidi lì, a terra, tra i cocci di un piatto, ed il sangue, che non capivo da dove venisse. Mi gettai su di lei, stringendola a me, cercai di tirarla su per farla sedere. Il sangue usciva da un taglio sul braccio, ma fortunatamente, una volta pulito capii che era meno grave del previsto, decisi comunque di medicarla, darle un’aspirina e metterla nel mio letto. Mi infilai lì con lei, abbracciandola forte, non sapevo che quello sarebbe stato l’ultimo abbraccio, se lo avessi saputo, l’avrei stretta più forte.
Il giorno dopo tornai da scuola felicissima per aver saputo che tutti eravamo stati ammessi agli esami di maturità. Entrai di corsa, gettai lo zaino a terra e andai in cucina e la vidi lì, in una pozza di sangue, tra le braccia di mio padre che piangeva. Mi gettai su di lui gridando ‘’sei un mostro, tu non sei mio padre’’, riuscivo a dire solo questo, mentre lo colpivo sulla schiena con i pugni, mettendoci tutta la forza che potevo, come se quello potesse ridarmi la mia mamma. Chiamai un’ambulanza e la polizia. Mio padre finì in galera per omicidio, io ero maggiorenne e avrei potuto vivere da sola, ma quando mia zia, la sorella di mia madre, mi propose di andare a vivere da lei a viale Furio Camillo, una zona di Roma, accettai.
In tutto questo Alessia c’è sempre stata, mi ha aiutata a farmi forza e studiare per gli esami, dicendomi continuamente
-‘’dai che copiamo tutto da quella secchiona de Proietti’’ e mi strappava un sorriso. Veniva sotto casa quando non le rispondevo al cellulare, perché sapeva che quello di cui avevo bisogna era averla lì, con me. Per questo non potrei mai immaginare la mia vita senza lei. È sempre presente nei miei momenti difficili, come quando ho saputo che mio padre stava facendo ricorso per insufficienza di prove. Non esisteva che uscisse dalla galera, non potevo accettarlo.

Stare con Alessia mi rende sempre allegra, poi dopo l’incontro di oggi, non potevo non essere allegra. Guidando verso casa non riesco a smettere di sorridere, mi sento così idiota, mi ritrovo a sperare di rivederlo il giorno dopo. Arrivo a casa e fortunatamente trovo parcheggio vicino al portone del condominio, scendo dalla macchina canticchiando All the small things  dei Blink182, evidentemente alzo troppo la voce perché la gente si gira a guardarmi, una signora ride ed io mi rendo conto di aver esagerato, così, facendo finta di niente apro il portone e corro dentro. Salgo le scale fino al 7 piano ed entro in casa
–‘’Sono quiiiii’’ urlo per farmi sentire, ma non mi risponde nessuno, allora percorro il corridoio e vedo la luce della cucina accesa, entro e c’è mia zia seduta al tavolino con le mani tra i capelli e la testa bassa, e dall’altra parte del tavolo c’è seduto un uomo che mi da le spalle e non riesco a riconoscere. Mia zia alza la testa e mi guarda con gli occhi arrossati da un precedente pianto, l’uomo si gira verso di me e mi sorride. Le chiavi di casa mi cadono di mano, mi si gela il sangue nelle vene, sento le gambe molli e la testa che gira.  Lui si alza e fa due passi verso di me, io ne faccio altrettanti indietro, poi respiro profondamente e decido di parlare
–‘’Cosa ci fai tu qui?’’ non potevo credere di avercelo lì davanti, dopo un anno, vederlo era l’ultima cosa di cui avevo bisogno. Proprio per questo non sono mai andata, neanche una volta, a trovarlo in prigione, non volevo rivedere la sua faccia mai più. Ma ora eccolo qui, il destino questa volta mi ha giocato un brutto scherzo e lui ne sembra anche compiaciuto, finalmente si decide a rispondermi  
-‘’Sono fuori per mancanza di prove. La morte di Laura è stata catalogata come suicidio.’’ Quelle parole mi perforano i timpani come trombe impazzite, mi bruciano il cuore come una fiamma ossidrica. Non posso credere a quello che mi sta dicendo, mia madre non si è uccisa, non l’avrebbe mai fatto, ne sono certa, lui deve pagare per quello che ci ha fatto. Vedendo che non apro bocca, decide di continuare 
-‘’Io te lo dissi quel giorno, ma tu non hai voluto credermi, ora vedi che sono fuori? Possiamo essere di nuovo una famiglia.’’ No, non ci credo, non lo sta dicendo davvero. A questo punto sento che il cuore sta per esplodere e con tutto l’odio che porto dentro da una vita lo guardo e con voce rotta dall’emozione, e dal pianto che sta per arrivare, gli urlo dritto in faccia quello che ho sempre pensato  
-‘’Noi non siamo mai stati una famiglia. Io e la mamma lo eravamo, tu non hai mai fatto veramente parte della nostra vita, soprattutto della mia e non ci entrerai ora. La mamma non si sarebbe mai uccisa, tu lo sai, lo sai dentro di te che l’hai uccisa tu, devi starmi alla larga, non ho mai avuto un padre e non lo voglio ora. Non sei mai stato degno d’esser chiamato ‘papà’, sparisci dalla mia vita, mi fai solo schifo.’’ Nel frattempo mia zia era venuta vicino a me, ma talmente l’agitazione non me ne ero accorta. Riprendo le chiavi che mi erano cadute e corro via, non posso rimanere un secondo di più nella stessa stanza di quell’essere ripugnante. Scendo le scale di corsa, esco sbattendo il portone e sento dietro di me la portinaia sbraitare come al solito, ma questa volte non mi fermo a scusarmi.
Corro a più non posso, con le chiavi in mano e il cellulare in tasca. Corro fino a quando non inizio a sentire le gambe deboli, stanno per cedere, decido di fermarmi. Senza essermene resa conto sono arrivata al parco della Caffarella, uno dei miei preferiti. È abbastanza distante da casa mia, sono circa 4 o 5 fermate di metro. Respiro, prendo una boccata d’aria e inizio ad entrare nel parco con un passo più lento. Recupero un po’ di fiato, prendo il cellulare e chiamo Alessia ‘’wind…’’. Riattacco. Come al solito starà dormendo e spenge il telefono. Lascio la strada sterrata e decido di sedermi sul prato, sotto il sole non troppo caldo, quel sole d’ottobre che non è poi così caldo ma ti scalda quel poco che basta a farti sentire bene. Mi allungo e chiudo gli occhi, il volto di mia madre è lì, sembra così reale, tanto che provo ad allungare una mano per toccarlo, ma si dissolve. Apro gli occhi e mi tiro su. L’avrebbe pagata, se la polizia non è stata in grado di trovare le prove, le avrei trovate da sola.
Decido di chiamare mia zia per sapere se lui fosse ancora lì, non sopporto l’idea di doverlo vedere ancora, non è accettabile. Fortunatamente zia mi dice che se ne è andato, così decido di tornare a casa, con la metro questa volta. Rientro in casa, lei era lì ad aspettarmi, ci guardiamo in silenzio, poi mi abbraccia e mi sussurra  
-‘’So per certo che Laura non si sarebbe mai tolta la vita, non ti avrebbe mai lasciata da sola. Anche se sai che non sarai mai sola, io e zio Mauro ci saremo sempre per te.’’ Mi stringe ancora più forte, una lacrima mi scende lungo la guancia, so di non essere sola, finalmente vivo in una casa dove so che posso stare tranquilla, posso dormire serena perché non devo aver paura che qualcuno entri in camera mia da un momento all’altro per picchiarmi. Era stata una giornata carica di emozioni, così subito dopo mangiato decido di mettermi nel letto a guardare la televisione, mando un messaggio ad Alessia, che mi aveva richiamata, dicendole che ci saremo viste l’indomani e poco dopo crollo addormentata.







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HOLAAAA...

1- Perdonatemi il ritardo assurdo, ma non sapevo se continuare o no, alla fine ho deciso di provare...
2- Questo capitolo spiega la storia della protagonista e sarà fondamentale per alcuni passaggi successivi...
3- Spero che qualcuno RECENSISCA per favore, anche per dirmi che fa schifo, ma almeno so se vi piace o se è meglio eliminarla...

 Non ho altro da dire, se non pregarvi in turco per una piccola RECENSIONE please...

xx

  
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