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Autore: 9Pepe4    10/09/2012    2 recensioni
Anche Tiberio, il secondo imperatore, è stato un bambino.
Un bambino che detesta il suo patrigno, e che ha un fratello minore a cui vuole sin troppo bene.
Un bambino inadeguato.
Per lui, gli incontri con le altre persone non sono mai contatti e basta. Sono dei veri e propri urti, che lo scuotono sin nel profondo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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Collidere

Terza parte – 30 a.C.

Something, something, something
Something, something, something
To hold me close when I don’t know

«Tuo fratello non ti somiglia tanto».
Tiberio alza la testa dal rotolo di pergamena che sta studiando, e punta gli occhi su Alessandro.
«Cosa?» domanda, anche se ha capito benissimo.
«Tuo fratello non ti somiglia tanto» ripete l’altro, scrollando le spalle. «Sai, lui ha i capelli più chiari, e il viso un po’ diverso…»
Tiberio sbatte le palpebre, distogliendo lo sguardo.
Lui e Alessandro sono seduti all’ombra di un albero, ognuno con qualcosa da leggere. Davanti a loro, invece, ci sono Druso e Tolomeo Filadelfo – il fratellino di Alessandro – che cercano di fare una costruzione in miniatura servendosi di qualche rametto e di alcuni frammenti di corda.
Antonia si avvicina, incuriosita. Parlotta brevemente con Druso, poi gli si siede vicino per osservare il lavoro dei due bambini.
Tiberio si sofferma per un istante a scrutare il proprio fratellino. Druso sta cercando di legare insieme due ramoscelli, ma sentendosi osservato alza lo sguardo. Quando incrocia quello di Tiberio, abbozza per un attimo un sorriso, prima di tornare a concentrarsi sul suo lavoro.
Lentamente, Tiberio si gira di nuovo verso Alessandro. «Si vede che lui ha preso da nostra madre, mentre io da nostro padre» risponde, sperando ardentemente di chiudere lì la conversazione.
Il figlio di Cleopatra, però, non sembra aver esaurito le proprie curiosità. Sembra indeciso, come se non sapesse bene in che modo affrontare l’argomento che gli sta a cuore.
«Vostro padre…» ripete alla fine, in tono lento e pensieroso. «Vuoi dire Tiberio Claudio Nerone, il primo marito della domina Livia?»
Tiberio si affretta ad annuire. «Sì, certo» risponde, svelto.
«Ah». Alessandro si gratta nervosamente il mento.
Per un attimo, vengono distratti da Tolomeo Filadelfo, che si alza in piedi e corre verso la casa, probabilmente per recuperare qualcosa di utile alla realizzazione della costruzione.
«Perché?» domanda Tiberio, quando il bambino scompare alla loro vista. «Chi credevi intendessi?»
Alessandro scrolla le spalle. Sembra nervoso, adesso. «Be’» comincia, titubante, «il fatto è che ultimamente sono andato spesso in giro, e… Insomma, molti romani pensano che Druso sia figlio di Ottaviano».
Tiberio scatta in piedi senza neanche pensarci. «Non è vero!» esplode.
Alessandro trasale, preso alla sprovvista da una reazione simile.
Druso e Antonia si voltano a guardarli, perplessi, ma Tiberio non se ne accorge. Stringe convulsamente i pugni, mentre fissa Alessandro che è ancora seduto a terra.
«Non è vero» ripete, tra i denti, «è solo una dannata bugia. Chi te l’ha raccontata?»
A quel punto, Alessandro si alza a propria volta, prudentemente. «Te l’ho detto» risponde, cercando di calmarlo, «è solo una voce che gira, non me l’ha raccontata nessuno».
Tiberio sente le orecchie bruciare. «E tu ci credi?» domanda, quasi in un ringhio.
Alessandro sbatte le palpebre. Purtroppo, non è abituato a mentire. «Non lo so…» dice, e sembra in difficoltà.
Druso e Antonia continuano a guardare nella loro direzione. Antonia sembra quasi spaventata, Druso ha una ruga verticale tra le sopracciglia.
«Un po’ sì, ci credo» si decide ad ammettere Alessandro.
Per Tiberio, è troppo. Incapace di trattenersi, si scaglia sull’altro ragazzo, colpendolo con un pugno in pieno volto. Entrambi ruzzolano a terra, avvinghiati l’uno all’altro.
«Ma sei impazzito?!» urla Alessandro.
Non è la prima volta che il figlio maggiore di Livia lo aggredisce senza ragioni, ma non l’ha mai fatto così, passando di punto in bianco dalla tranquillità alla furia.
«Sei un bugiardo» sibila Tiberio, rosso in viso per la collera. «Sei uno sporco muso egizio, e sei bugiardo!»
Di fronte all’insulto, Alessandro si irrigidisce, poi cerca di inchiodare Tiberio a terra.
Sebbene mingherlino, però, Tiberio ha due anni di più, e in quel momento è molto, molto arrabbiato.
«Ritira immediatamente quello che hai detto!» grida.
«Ritiralo tu!» ribatte Alessandro, dandogli un calcio per allontanarlo da sé. «Ti ho solo detto che credo un po’ a una cosa che si dice in giro!» urla poi, col fiato affannoso, rimettendosi in piedi.
«E io ti ho detto che è una bugia!» ribatte Tiberio, lanciandosi contro l’altro.
Cadono tra le radici dell’albero.
«Perché, ne hai la certezza?!» urla Alessandro. «Dicono che tua madre e Ottaviano erano già innamorati prima della nascita di Druso!»
Tiberio non risponde neanche, colpendo violentemente Alessandro sul viso.
No, lui non ne ha la certezza, ed è questo che gli ha fatto perdere così il controllo.
Anche lui, qualche volta, è stato assalito da quel dubbio. È vero, Druso non gli somiglia molto, anche se hanno entrambi lo stesso mento di Livia.
Tiberio cerca sempre di dirsi che ciò che hanno di diverso è ciò che lui ha ereditato dal padre e suo fratello dalla loro madre, ma per quanto lo voglia non riesce a crederci davvero.
Perché Ottaviano è sempre così affettuoso con Druso, perché ride forte quando riesce a far divertire il bambino…
Sì, Tiberio dei dubbi ce li ha, ma cerca sempre di seppellirli a fondo nella propria mente, e la maggior parte delle volte riesce a non pensarci.
E ora Alessandro non può saltar fuori così, solleticando i sospetti di Tiberio, costringendolo a lottare contro la sgradevole sensazione che Druso sia un po’ di più di Ottaviano e un po’ meno suo.
Alessandro cerca di liberarsi, scalciando, e Tiberio reagisce con violenza, sbattendo la testa del giovane contro il tronco dell’albero.
Immediatamente, la collera svanisce, sostituita dall’orrore, perché l’altro scivola di lato, perdendo i sensi, mentre il sangue gocciola tra i suoi capelli.
Tiberio non riesce a muoversi.
Alle sue spalle, sente Antonia emettere un grido spaventato.
Ma non riesce a muoversi.
Fissa Alessandro, e le proprie mani macchiate del sangue dell’altro, e ha la sensazione che il cuore stia per scoppiargli, tanto batte forte.
Vorrebbe dire qualcosa, chiamare il ragazzino, ma non riesce ad emettere un suono. Vorrebbe spostarsi, scrollare Alessandro, ma non riesce a muoversi da lì, e rimane a cavalcioni sul corpo esamine dell’altro.
Ha la gola secca, e sta iniziando a tremare.
Improvvisamente, la voce di Druso esplode dietro di lui. «Madre! Madre, presto, c’è stato un incidente!»
Tiberio capisce che suo fratello sta correndo a cercare Livia, ma non riesce a voltare la testa per guardare se è già entrato in casa o se sta ancora attraversando il giardino.
Rimane lì dov’è, paralizzato dall’orrore, fissando il viso pallido di Alessandro.
Dopo un po’ di tempo – potrebbero essere trascorsi cinque minuti come una mezz’ora – sente dei passi precipitosi che si avvicinano.
Anche allora non riesce a muoversi.
Poi delle mani piombano sulle sue spalle, e la voce di sua madre arriva alle sue orecchie.
«Tiberio, via, devo dargli un’occhiata!»
Il ragazzino cerca di ricordarsi come muovere i muscoli, poi una mano familiare stringe la sua.
Druso.
Tiberio sbatte le palpebre, ricordando il motivo della lite con Alessandro, e finalmente riesce ad alzarsi in piedi e a sposarsi.
Sua madre si china immediatamente su Alessandro. Ascolta il battito del suo cuore, poi si gira per rivolgere un cenno imperioso ai due schiavi che ha condotto con sé.
«Presto, portatelo in casa» ordina.
Loro si fanno avanti, abbassandosi per afferrare il ragazzo.
Tiberio non riesce a respirare. Si accorge che Antonia sta piangendo, e che Druso cerca di consolarla, poi si morde il labbro tanto forte da farlo sanguinare.

Quella stessa notte, corre in giardino perché non riesce a dormire.
È certo che nessuno verrà a disturbarlo lì… E invece dopo un po’ sente dei passi attutiti, e quando si gira vede suo fratello che gli si fa incontro, adagio.
«Stai bene?» domanda Druso, quando lo raggiunge.
Tiberio fa segno di no.
«L’ho ucciso?» vuole sapere.
Druso sussulta. «È ancora vivo» dice, con un filo di voce.
«Ma secondo te morirà?» insiste Tiberio, aprendo e chiudendo le mani.
Druso scuote la testa. «Nostra madre ha chiamato il suo medico» risponde. «Nostra madre e il suo medico si stanno prendendo cura di lui».
«Ah». Tiberio non aggiunge altro.
A rendere tutto più brutto, c’è il fatto che lui è ancora arrabbiato con Alessandro per quello che l’altro gli ha detto. È ancora arrabbiato e vorrebbe spaccargli il naso, non fosse per il fatto che forse gli ha spaccato la testa.
«Druso, tu credi che io sia strano?» domanda, improvvisamente.
Il suo fratellino sbatte le palpebre. «È stato un incidente» obietta, debolmente.
«No, non parlo di quello che è successo oggi» replica Tiberio. «Intendo in generale. Tu credi che io sia strano?»
Druso lo guarda con aria smarrita.
Il silenzio si prolunga, e Tiberio fissa suo fratello, chiedendosi se somiglia ad Ottaviano – ed è un interrogativo che fa male –, poi il minore scuote la testa.
«No» dice, e non aggiunge altro.
Gli prende la mano, e allora Tiberio posa la fronte sulla sua spalla, corrugando la fronte e chiedendosi se piangerà.
Druso lo abbraccia, sfregando le mani sulla sua schiena. «Non venire più qua fuori, di notte» gli dice, improvvisamente.
Tiberio alza la testa, confuso.
«Quando non ti ho trovato sul tuo giaciglio, credevo che fossi andato via» riprende Druso. «Che mi avessi lasciato da solo».
Davanti a quelle parole, Tiberio resta per un momento senza fiato.
È quello che lui crede ogni volta, ogni notte, ogni giorno, ogni istante in cui non sa dove sia suo fratello.
Non gli era mai venuto in mente che anche Druso – Druso, che è amato da Ottaviano, Druso, che è amico di tutti gli altri bambini che vivono con loro – potesse sentirsi così.
«Stai scherzando?» gli domanda allora, e sente le lacrime pungergli gli occhi. Ora è lui ad abbracciarlo, e lo stringe forte, quasi intenzionato a stritolarlo. «Non potrei mai lasciarti da solo».
«Mi hai fatto spaventare, brutto stupido» mugola Druso, ma intanto preme il viso nell’incavo della sua spalla. «Sei proprio scemo».
Tiberio annuisce. Lo sa.
«Mi dispiace» mormora. «Ma da dove hai preso l’idea che io me ne fossi andato?»
Lui, quella paura l’ha presa da piccolo. Quando sua madre usciva di casa, e alla fine è finita tra le braccia di Ottaviano. L’amore per il suo nuovo marito non le ha fatto smettere di amare suo figlio, Tiberio lo sa, ma ha visto anche che Livia ha lasciato suo padre.
E se lei ha lasciato quello che un tempo era suo marito, chi gli garantisce che non lascerà anche il suo primogenito?
«Non lo so» sbotta Druso, distogliendolo dai suoi pensieri. «Oggi pomeriggio sembravi così sconvolto…»
«Ero sconvolto» replica Tiberio. «Ma non ti lascerò mai, mai da solo».
Druso si raddrizza. «Lo prometti?» gli domanda, seriamente.
Tiberio scrolla le spalle. «Certo» risponde.
Druso gli sorride e, mentre lo guarda, il più grande sente che qualcosa dentro di lui ha iniziato a guarire.
Adesso sa che c’è qualcuno che ha davvero bisogno di lui, e questo è come un infuso contro la malattia divorante delle sue paure.
Proprio in quel momento, Livia esce dalla casa, chiamandoli a gran voce.
«Tiberio, Druso!»
I ragazzini si girano verso di lei. La donna li raggiunge a grandi passi, e sembra quasi arrabbiata. «Ecco dov’eravate!» esclama. «Venite, tornate in casa! Mi avete fatto prendere un bello spavento, voi due!»
Per un attimo Tiberio dimentica il resto, e non può fare a meno di sorridere. «Non sei l’unica a cui è capitato, madre».
«Come sta Alessandro?» domanda Druso, ansioso.
Tiberio si sente artigliare lo stomaco e piomba nella realtà. Fissa la madre, in attesa di una risposta.
Livia passa una mano tra i capelli di Druso – che è il più vicino a lei. «Dovrebbe cavarsela» risponde, in tono confortante. «Però, comunque finirà questa storia» continua, con voce ferma, guardando Tiberio, «andrà tutto bene. Mi hai capito? Andrà tutto bene».
Lui è quasi meravigliato. Aveva dimenticato quanto potesse essere impassibile sua madre anche nelle situazioni peggiori. Deglutisce, poi sente un poco di sollievo, perché aveva dimenticato anche che lei era lì e poteva tranquillizzarlo.
«Ho capito, madre» sussurra, rocamente.
Non sa se risponde così perché ci crede o perché non osa contraddirla.
Livia gli rivolge un sorriso d’approvazione, e il ragazzino si ritrova a desiderare, con un barlume di speranza, che possa davvero andare tutto bene.









Note:
Scusate, scusate, scusate!
Ci ho messo un secolo… E dire che il capitolo l’ho scritto abbastanza velocemente, ma poi ci sono tornata su moltissime volte, non ero mai convinta…
Be’, spero che quest’ultima versione vi sia piaciuta!

Tuo fratello non ti somiglia tanto. Va bene XD Da quel che si può capire da statue varie ed eventuali, sembra che Tiberio e Druso si assomigliassero un bel po’ (stesso mento, stessa fronte, stesse orecchie…). Mi sono permessa di ipotizzare che da bambini le loro somiglianze fossero meno evidenti. O che Alessandro e Tiberio non avessero un grand’occhio…

Molti romani pensano che Druso sia figlio di Ottaviano. Assolutamente vero. Quando Ottaviano ha portato Livia nella propria casa, lei era già incinta di Druso, e sebbene moderne interpretazioni sostengano che i due si siano conosciuti dopo il concepimento del bambino, un qualche dubbio sulla paternità c’è (anzi, per la gente del tempo non c’era affatto. Per non accusare Ottaviano e Livia di adulterio, era stato divulgato il verso: “Ai fortunati i figli ci mettono soltanto tre mesi a nascere”).
Purtroppo per Tiberio XD

Quasi dimenticavo: come al solito là in alto abbiamo il bel pezzettino del ritornello di Collide degli Skillet ^^
  
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