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Autore: Djibril83    28/03/2007    9 recensioni
Sono passati venticinque anni dal giorno dell'annientamento del gruppo di Inuyasha per mano di Naraku, ma tutti hano giurato di tornare per vendicarsi... non sempre, però, le cose vanno come ci si potrebbe aspettare...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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joint fic
Disclaimer: Inuyasha & Co. non mi appartengono, sono proprietà di Rumiko Takahashi e non guadagno nulla da questa storia... magari!

LOVE THAT TRANSCENDS TIME

Cap. 1. Una vita normale

-Yasha! Yasha! Ma che diavolo combini?! Sono le dieci e non ti sei ancora alzato! Ma te ne rendi conto?! Tra qualche mese ti laurei e sei ancora ad un punto morto, ed oggi tocca anche a te pulire! Ringrazia i Kami che oggi è domenica e non devi lavorare!

Il ragazzo in questione afferrò il cuscino e se lo mise sulla testa mugolando, per ripararsi dal sole che penetrava attraverso le tende appena aperte dall’amico, non degnandosi nemmeno di ricoprirsi con le lenzuola che, causa l’afa notturna, erano finite raggomitolate ai piedi del letto.

-Ma non rompere, imbecille!

Bofonchiò poco gentilmente nel guanciale, affondandovi nervoso le dita dalle unghie solitamente troppo lunghe per un ragazzo.

Il compagno sbuffò incrociando le braccia sul petto, mentre una lunga ciocca di capelli neri come quelli del compare gli ricadeva ribelle sulla spalla.

-È sempre la solita storia! Eppure ieri quando sono tornato stavi già dormendo!

Yasha scostò leggermente il cuscino, squadrandolo con noia evidente nelle iridi violacee.

-Posso anche dormire ventiquattro ore su ventiquattro, ma ogni volta faccio quel sogno ed è come se non avessi chiuso occhio per tutta la notte...

L’amico gli si sedette accanto, con la fronte leggermente corrugata: non lo avrebbe mai ammesso, ma era preoccupato.

-Ancora? Ma è già da una settimana che vai avanti così! Diamine, ma perché non provi a rivolgerti ad un esorcista?!

Yasha, di tutta risposta, si alzò di scatto, inorridito.

-E togliti, mi sembri un frocio se ti avvicini così! E comunque no! Non è niente di grave, non ho alcun bisogno di uno stupido bonzo! Basta una rinfrescata ed il sonno se ne andrà...

Distese le braccia verso l’alto, smentendo clamorosamente le sue parole con un largo sbadiglio, poi si voltò e si diresse scalzo verso il bagno, passandosi le dita nei lunghi capelli ormai ridotti ad una massa informe, simile ad un nido per uccelli.

-Primo, scusa tanto se mi sono preoccupato... tesoruccio!

Lo canzonò camuffando la voce, tanto per farlo arrabbiare ancora di più.

-…Secondo, penso che quelle orribili occhiaie non se ne andrebbero nemmeno con un intervento! Che cosa ne dirà miss Cubetto di ghiaccio 2022?!

Yasha si fermò un attimo, con le spalle che gli tremavano dalla rabbia: non poteva dargli torto, la sua ragazza non era quel che si dice una persona estroversa ed espansiva, ma nessuno gli dava l’autorizzazione di prenderla in giro in quel modo... oltretutto, quando la guardava, il suo sguardo era proprio quello che avrebbe indirizzato ad un ghiacciolo... se si fosse trovato in mezzo al deserto! Uno dei motivi per il quale preferiva che lei non andasse a trovarlo nel suo appartamento... a parte il mare di marciume che cresceva a dismisura giorno dopo giorno...

Scaricò la tensione sbattendo uno dei piedi per terra, voltandosi brevemente solo per lanciare un’occhiataccia all’amico che gli sghignazzava alle spalle, poi riprese a camminare senza fiatare, aprì la porta del bagno e sparì dietro di essa con un mugolio stizzito sibilato tra i denti.

Il suo coinquilino scosse la testa, rassegnato ma soddisfatto, prima di tornare in cucina dove una pila di libri ed appunti lo attendevano.

Frequentavano insieme l’ultimo anno della facoltà di lettere antiche di Tokyo, era lì che si erano conosciuti, durante uno dei corsi, e visti i bisogni comuni avevano affittato un appartamento insieme; erano diventati buoni amici ma, a causa del carattere burbero, scontroso ed irascibile di Yasha litigavano spesso... ma spesso era persino troppo riassuntivo nel loro caso...

Gli screzi erano all’ordine del giorno, e non era raro che venissero anche alle mani (entrambi erano d’indole piuttosto violenta) ma, sempre ed irrimediabilmente, tutto finiva proprio com’era cominciato: senza valido motivo. In fondo (molto in fondo) erano grandi amici!

Il ragazzo uscì finalmente dal bagno con la vita avvolta da un corto asciugamano bianco ed i capelli sgocciolanti sul pavimento.

Raggiunse il compagno in cucina e, afferrata una caraffa di veto trasparente, versò il caffé in essa contenuto in una tazza.

Mentre si faceva la doccia il liquido si era raffreddato, ma non ci diede tanto peso, quella era l’estate più calda che avesse mai visto in venticinque anni di vita!

-Kouji?!

Chiamò l’amico, mentre portava tranquillamente la tazza alla bocca, ed egli mugolò senza scollare gli occhi dagli appunti che stava ripassando.

-Non ti sembra di esagerare? Siamo in estate, fa un caldo boia e la tesi è tra sei mesi! Prenditi almeno qualche settimana di pausa, no?!

Si alterò, agitando la tazza innanzi a sé.

-Guarda che se fai cadere il caffé lo pulisci tu, è già tanto che l’ho preparato anche per te...

Kouji continuò a studiare, imperterrito. Lui, al contrario di Yasha, non era uno scriteriato... o, almeno, non quanto lo era lui!

-Non hai risposto...

Ribadì Yasha annoiato, con le palpebre quasi serrate, e Kouji sollevò finalmente i limpidi occhi azzurri, squadrandolo con intolleranza.

-Perché, mi hai fatto qualche domanda?

Yasha, ormai perse le staffe, sbatté la tazza sul tavolo, facendo volare delle gocce di caffé sul quaderno del compagno, poi si sbilanciò in avanti, afferrandolo per il collo della maglietta.

-Brutto stronzo strafottente!

Kouji ghignò.

-Sembri un cane rabbioso quando ti incazzi, Yasha! Però, ora, la figura del cane non ti si addice! Sei nudo come un verme!

Il ragazzo abbassò lo sguardo ed arrossì di colpo, accorgendosi solo allora che, nell’impeto dell’assalto, l’asciugamano gli era caduto per terra.

Si chinò per raccogliere l’articolo, sempre più impacciato: non si faceva scrupoli a girare per la casa in mutande, ma nudo era tutto un altro conto... così, lo scontro, per l’ennesima volta, fu rimandato.

 

§§§

 

-AAAAAAAARRRRGGGGGGGHHHHHHH!!!!! CHE PALLE!!!

Erano le tre del pomeriggio e, se avesse cacciato un altro urlo del genere, in breve la polizia avrebbe bussato alla porta del loro appartamento.

Kouji era andato a riposare un po’, prima di ricominciare a studiare, ma si svegliò di colpo, quasi cadendo dal letto.

Si recò di corsa in bagno, da dove era provenuto l’urlo: se Yasha non avesse avuto almeno una decina di buoni motivi per gridare, gli avrebbe fatto sputare tutti i denti! Anche se un bel riposino eterno a suon di cazzotti sarebbe stato proprio l’ideale... era da quando lo conosceva che vi erano momenti in cui lo assaliva un’invincibile voglia di squartarlo...

-Che diavolo ti prende?! Cos’è, non... Ahahahahahah!!!!

Non riuscì a trattenere le lacrime dalle risa nel vedere Yasha con indosso un costume da bagno celeste con sopra disegnati alcuni pesci tropicali rossi.

Era davvero bizzarro e la sua faccia paonazza faceva da cornice perfetta a quel quadretto al limite dell’assurdo.

-Ma che ti sei messo? Sei ridicolo!

-Non infierire, bastardo!

Con ogni parola dell’amico l’ira e la vergogna crescevano a dismisura.

-Me l’ha regalato Kagome... l’altro che avevo l’ho lavato e si è ristretto...

Il colore del suo volto era pericolosamente uguale a quello dei pesci del costume.

Kouji scoppiò ancora a ridere.

-Certo che sei davvero unico! Ma come l’hai lavato il costume, con l’acido muriatico?! È la prima volta che sento una cosa del genere! E miss Cubetto, poi! Sapevo che i suoi gusti erano discutibili, visto che si è messa con te, ma un costume del genere! Dai! Non lo metterebbe nemmeno un poppante!

Yasha cominciò a ribollire dalla rabbia come una pentola a pressione.

-Tuuuu!! Vuoi morire?!

Di tutta risposta, Kouji continuò a ridere.

-Bene, ho deciso! Non ci vado più in piscina! Anzi, oggi me ne resto a casa! Ora la chiamo e disdico l’appuntamento!

Prese nervoso un elastico e si legò i capelli in una coda bassa, poi andò a telefonare, sbattendo i piedi (sempre rigorosamente scalzi) come un bambino viziato.

Kouji scosse la testa, alzando simultaneamente le braccia e facendole ricadere sulle cosce, poi s’incamminò anch’egli, passando per il corridoio dove Yasha stava telefonando, per tornare a riposare in camera sua.

Prima di lasciarlo alle sue cose, però, non resistette alla tentazione di prenderlo in giro un’altra volta.

-Però ti donava...

Lo canzonò camuffando la voce con finta delusione, mentre lo guardava negli occhi facendo il broncio e sbattendo le palpebre come una donnicciola.

Prenderlo in giro era il suo passatempo preferito.

Yasha gli scagliò contro la rubrica telefonica –che lui scansò appena in tempo, o l’avrebbe preso proprio in mezzo agli occhi- mentre con l’altra mano componeva il numero della ragazza, sostenendo la cornetta tra l’orecchio e la spalla.

 

-Pronto?

 

Rispose una distaccata voce femminile dall’altro capo del telefono.

Riusciva sempre a spiazzarlo quando parlavano per mezzo dell’apparecchio, non riusciva mai ad identificare il suo stato d’animo dal tono della sua voce: almeno quando l’aveva di fronte, sebbene il suo volto fosse così stoico, riusciva a percepire cosa le passava per la testa!

Con lui faceva sfoggio di molte più emozioni di quante ne mostrasse di fronte a qualsiasi altra persona.

 

-Ehm... pronto, Kagome? Sono Yasha!

 

Rispose incerto lui, evitando miracolosamente di balbettare.

Lei lo spiazzò ancora.

 

-Dimmi.

 

Sembrava quasi non apprezzasse per niente le comodità offerte dall’apparecchio telefonico.

 

-Bhé... cioè... ecco, riguardo il nostro appuntamento di oggi... dovevamo andare in piscina, ma preferisco rimandare... mi capisci, vero?

 

Ci fu un attimo di silenzio dall’altra parte poi la solita voce rispose, senza fare una piega.

 

-D’accordo. Ci vediamo da qualche altra parte o preferisci che venga da te?

 

Yasha cominciò a sudare freddo: non capiva se era arrabbiata o se semplicemente non le importava, anche se quella piccola pausa lo faceva propendere più per la prima ipotesi... in tal caso, ciò che stava per dire avrebbe solo peggiorato la situazione.

 

-Ve... veramente pensavo di rimanere qui ed andare a letto presto... Kouji mi ha fatto incazzare, e stanotte ho dormito di nuovo male. .. quindi...

 

-Allora è deciso.

 

Lo interruppe lei.

 

-Vengo da te e ti porto qualche sedativo per stanotte. Con quelli non dovresti avere problemi.

 

Una piccola sfumatura... ma non sapeva se gioire o strapparsi i capelli: la sua voce non ammetteva rifiuti.

Sospirò sconfitto. Con lei non riusciva mai ad essere se stesso: se fosse stato qualcun altro, gliene avrebbe dette di tutti i colori...

 

-Ok... ti aspetto qui, allora... a dopo...

 

Senza nemmeno rispondere la ragazza riattaccò, lasciandolo solo con un’indicibile voglia di sbattere la testa contro il muro.

Non riusciva mai a contraddirla, qualsiasi cosa dicesse.

Cominciava a chiedersi seriamente se si sarebbe anche buttato da un ponte, se lei gliel’avesse chiesto...

Forse è meglio che mi vesta...’

Pensò, notando che aveva ancora indosso i ridicoli calzoncini.

Si precipitò in camera sua e si denudò, prima di indossare un paio di boxer puliti ed uno di jeans neri che aveva strappato per renderli corti come dei pantaloncini.

Non si preoccupò di indossare anche una maglietta, faceva troppo caldo... e poi, non gli dispiaceva farsi trovare in quello stato da Kagome, magari sarebbe riuscito anche a farla sciogliere un po’!

Erano pochi mesi che stavano insieme, anche se si conoscevano più o meno da quando erano nati: fin da quando erano piccoli lei aveva mantenuto sempre lo stesso modo di fare, non era cambiata di una virgola, e ciò a lui non era mai piaciuto molto... avrebbe preferito fosse stata un po’ più vitale... ciononostante, si sentiva enormemente attratto da lei, e la loro unione era risultata inevitabile.

Da allora, però, il loro rapporto, sebbene entrambi avessero ben venticinque anni, non si era mai spinto oltre il semplice bacio.

Le dava tutto il rispetto che voleva, tutta la comprensione di cui era capace... ma doveva anche capire che lui era un uomo!

Aveva provato ad avvicinarsi, ma lei non aveva battuto ciglio.

Chissà, forse se si fosse venuta a creare qualche situazione compromettente, sarebbe stata lei stessa a sbilanciarsi...

Sperare non faceva mai male!

Sospirò, gettandosi sul letto (che non si degnava di rifare da almeno una settimana) di schiena, usando le braccia come cuscino, visto che quello vero era finito per terra e non aveva nessuna voglia di raccoglierlo.

Avrebbe dovuto almeno lavare i piatti e pulire il pavimento, ma ne aveva ancora meno voglia... ed era anche troppo stanco! E poi, quello con lo spiccato senso familiare era Kouji, non lui...

L’unica alternativa era riposare fino all’arrivo di Kagome, ma non sarebbe servito a niente, ogni volta che ci provava otteneva sempre lo stesso risultato.

Era sempre stato una persona attiva, fin troppo... eppure, ora era ridotto ad una larva; non si riconosceva nemmeno più.

Spalancò la bocca in un largo sbadiglio, mentre una lacrima di stanchezza gli si formava al lato dell’occhio destro e gli scivolava lungo la tempia, lasciando un’invisibile scia umida.

Gli occhi gli si chiusero ermeticamente e sprofondò nel mondo dei sogni.

Dormì tranquillo, finalmente ristorando lo spirito ed il corpo: chiunque fosse che disturbava il suo sonno ogni notte aveva avuto pietà di lui ed aveva deciso di rimandare il suo tormento a quella notte...

Non passarono nemmeno tre ore che il campanello trillò: Kagome era arrivata.

Il ragazzo si mise le mani sugli occhi impastati dal sonno, spostandovi i ciuffi della frangia che li ricoprivano solleticandogli le ciglia.

Finalmente, dopo un’intera settimana, era riuscito a riposare decentemente, senza che quella scocciatrice interferisse con i suoi sogni, ma doveva alzarsi... non era affatto giusto...

Ed ora era anche più di malumore di prima!

Si alzò sbuffando ed andò con snervante lentezza ad aprire la porta, grattandosi la schiena solcata dai segni rossastri che il contatto prolungato con le lenzuola spiegazzate aveva causato, mentre sbadigliava rumorosamente con la bocca spalancata.

Arrivò davanti all’uscio e lo spalancò, ritrovandosi davanti il volto impassibile di una ragazza dai lunghi e torbidi capelli intrecciati ordinatamente dietro la schiena.

Era la sua Kagome.

Le iridi nocciola della giovane si posarono sulla figura del ragazzo, squadrandolo dalla testa ai piedi senza fare una piega, nonostante le sue penose (ed a suo dire indecenti) condizioni: era lì, poggiato con un braccio alla porta, a torso nudo, con indosso solo un paio di jeans corti e strappati, di cui, per giunta, aveva lasciato sbottonato il primo bottone.

Aveva i capelli legati ma molte delle ciocche erano sfuggite all’elastico e gli percorrevano liberamente il petto e le spalle, per non parlare della frangia che ormai sembrava aver intrapreso una scalata verso il cielo.

Gli occhi, poi, davano al tutto un bel colpo di grazia, quasi serrati e persi nel vuoto, come se in realtà lui non si fosse mai svegliato e stesse ancora dormendo beato nel suo letto.

Non si sarebbe meravigliata se da un momento all’altro le fosse caduto addormentato con la testa su una spalla... ciononostante, il suo volto non mostrava alcuna meraviglia, o sdegno, o divertimento.

Yasha, ormai abituato alla sua inespressività, si scostò di lato per permetterle di entrare, senza proferire parola, poi richiuse la porta alle loro spalle e la seguì nella sua stanza.

-Scusa il disordine...

Finalmente si decise a parlare, di colpo imbarazzato per aver lasciato in mezzo un tale scompiglio.

Kagome, in quel disastro che era la sua stanza, non sapeva nemmeno dove sedersi...

Si precipitò a ricoprire il letto, rimboccando le lenzuola con maestria, poi le fece cenno di sedersi e la ragazza obbedì, ma non accennava a voler instaurare una conversazione, così Yasha riprese.

-Ahem... mettiti comoda, vengo subito... vado un attimo a lavarmi la faccia e torno...

Kagome annuì semplicemente e lui si allontanò; quando ritornò, il suo volto ed i suoi capelli erano ritornati alla normalità, ma non aveva minimamente curato l’indecenza dei suoi vestiti.

La ragazza ne dedusse che non gli importava affatto... se non fosse stata dotata di un autocontrollo inespugnabile, in quel momento avrebbe avuto il volto completamente rosso.

Preoccupato per lo strano silenzio che si stava prolungando più del solito, Yasha le si sedette fulmineo accanto, facendo sobbalzare il letto, tanto che il sussulto contemporaneo della ragazza passò inosservato.

Probabilmente, data la sua debolezza, non sarebbe stato avvertito comunque.

Si voltò a guardarlo negli occhi, con fare interrogativo.

-Senti, parliamoci chiaro! Non ne posso più di questo silenzio! Ti ho fatto qualcosa? Sei incazzata perché non siamo più usciti?!

Le mise entrambe le mani sulle spalle e la ragazza si distrasse, fissando con astio un punto indefinito alle sue spalle. Yasha la squadrò ancora più perplesso, poi la scosse leggermente e la ragazza tornò a degnarlo della sua attenzione.

Contro ogni aspettativa parlò.

-Posso avere un bicchiere d’acqua?

Chiese semplicemente e Yasha la guardò come se innanzi a lui ci fosse stata una bestia rara.

-U... un bicchiere d’acqua?

Ripeté intontito e lei annuì, con il volto il più naturale possibile.

Si alzò, scuotendo la testa ed alzando le spalle, con una confusione tale in testa che aveva persino dimenticato le parole poco prima pronunciate: era troppo concentrato sul suo comportamento anomalo.

Non appena fu uscito dalla porta della sua stanza per recarsi in cucina, Kagome tornò a fissare il punto di prima, con lo sguardo duro e freddo come il marmo; la sua espressione non prometteva nulla di buono.

-Maledetta, non ti sei ancora rassegnata... ma sta tranquilla, non potrai fare niente nelle tue condizioni... ritirati e sparisci, ogni tuo tentativo sarà inutile. La tua presenza qui è solo un disturbo.

Nulla si mosse né reagì alle sue parole.

Sembrava stesse parlando da sola.

-Mi hai chiamato? Ho sentito la tua voce...

Si voltò verso la porta, Yasha era già tornato dalla cucina ed aveva tra le mani un bicchiere d’acqua ghiacciata.

-No... sarà stata la tua impressione...

Rispose lei tranquilla, prendendo il bicchiere dalle mani del ragazzo che, nel frattempo, le si era avvicinato.

Anch’egli cominciò a fissare il fatidico punto, che coincideva con la spalliera del suo letto, cercando di trovarvi qualsiasi possibile oggetto su cui riporre la sua attenzione.

Nulla.

-Ritornando al discorso di prima... è per il costume che ti ho regalato, vero?

Yasha dovette lasciar perdere quel punto, Kagome gli aveva finalmente posto una domanda.

-Ah... eh... bhè... anche... non per mettere in discussione i tuoi gusti, quel costume non era tanto male...

‘È orrendo invece!’

Pronunciò nella sua mente le parole che non avrebbe mai avuto il coraggio di dirle in faccia.

-In poche parole, era proprio per quello...  

Aggiunse enigmatica lei.

-No... è che... insomma...

Cominciò a sudare.

-Ho venticinque anni, non mi ci vedo con un costume con i pesciolini... e poi Kouji si è messo a prendermi per il culo... e non ho altri costumi, l’ultimo si è ristretto...

Kagome annuì.

-Se non lo volevi potevi rifiutarlo.

Ma perché riusciva sempre a metterlo in difficoltà con ogni frase che pronunciava? Un discorso con lei era una continua tensione... forse aveva solo paura di farla alterare, proprio a causa della sua scarsa emotività. Chissà, un suo scatto d’ira avrebbe potuto essere terribile, contando che anche quando era arrabbiata non lo dava a vedere...

Continuò ad osservarla boccheggiando, non sapendo cosa risponderle, così lei continuò.

-Non fa nulla, la prossima volta lo lascerò scegliere a te.

Yasha annuì, cercando di tranquillizzarsi.

La tensione stava ancora salendo, era ormai divenuta quasi palpabile. Ed ancora maggiore era il disagio che solo lui, però, provava.

-Ok... ahem... cosa ti va di fare? Vuoi rimanere qui o preferisci uscire...?

Le chiese incerto, sperando si sbilanciasse un po’ nella risposta.

Speranza vana.

-Fai tu.

Non dava l’impressione di essere una persona cui piace divertirsi, vivere la vita con spensieratezza. Sembrava che sulle sue spalle gravasse il destino del mondo per come agiva, come se, in realtà, avesse molto più di quei miseri venticinque anni di vita.

Yasha si limitò ad annuire pensieroso, riflettendo molto seriamente su cosa proporre.

La scelta gravava sempre su di lui e, prima o poi, avrebbe esaurito le risorse, anche perché non riusciva mai a capire se ciò che lui proponeva a lei andava davvero bene.

-Se non ti dispiace preferirei rimanere qui... a meno che non venga Kouji a rompere... sai, è strano, ma oggi pomeriggio, mentre ti aspettavo, mi sono appisolato senza problemi... comunque, non è bastato a farmi recuperare totalmente le forze...

La ragazza annuì.

-In ogni caso, stanotte prendi queste prima di andare a dormire.

Estrasse dalla piccola borsetta di stoffa celeste una scatoletta di tranquillanti. Yasha prese le compresse e le poggiò sul comodino.

-Grazie... e speriamo in bene... ehm... ora, non so... ti va un dvd?

-Quale?

Chiese lei. Non dava mai una risposta esauriente.

Il ragazzo, però, non si arrese.

-Non so, decidi tu. I dvd sono in camera di Kouji, che fortunatamente sta dormendo... andiamo a vedere...

Si diressero cauti nella stanza, senza fare rumore e, come previsto, il ragazzo stava ancora russando.

Scelto un film, tornarono in camera di Yasha e si stesero sul letto per guardare il televisore che vi era ai piedi, in posizione strategica per poter fare un po’ di zapping prima di andare a dormire, in mancanza di qualcosa di meglio da fare...

Con il braccio tremante, Yasha circondò ricolmo d’incertezza le spalle della ragazza, temendo che lei rifiutasse il suo abbraccio, visto lo stato in cui si trovava.

Inoltre, faceva un caldo non indifferente ed il suo corpo era a dir poco incandescente: non si sarebbe meravigliato se, a distanza di pochi minuti, Kagome si fosse ritratta esordendo con un semplice «fa caldo».

Ciò, però, non avvenne ed i due continuarono a guardare il film che Kagome aveva scelto; per sua fortuna, la ragazza aveva dovuto scegliere tra i dvd di Kouji, ed il giovane aveva i suoi stessi gusti (horror, fantasy, d’azione) in tal modo, lei non aveva potuto costringerlo a sorbirsi qualche filmetto lacrimoso da femminucce... gli avrebbe certamente fatto lo stesso effetto dei tranquillanti!

Però doveva ammettere che, sebbene il film fosse interessante ed avesse tra le braccia la donna che amava, faceva molta fatica a tenere gli occhi aperti.

In breve le sue palpebre si serrarono ed il suo respiro divenne regolare: si era profondamente addormentato.

Kagome non disse nulla, si imitò solo a toglierselo letteralmente di dosso, perché con il sonno il suo corpo si era fatto molle e le era caduto di peso sul petto, e ad adagiarlo al meglio su uno dei due cuscini del suo letto.

Si rilassò poi sull’altro e continuò a guardare il film.

 

§§§

 

Il giovane si rigirò nel suo letto, menando scompostamente una mano sul comodino per afferrare l’orologio e controllare l’orario.<= /o:p>

Lo avvicinò agli occhi e ne aprì debolmente uno, ancora mezzo addormentato ma, non appena vide l’orario, anche l’altro si spalancò di rimando.

Aveva dormito ben quattro ore, altro che riposarsi un po’ prima di riprendere a studiare!

Erano ormai le venti e trenta ed aveva meno di un’ora per prepararsi ed uscire.

Si infilò un paio di jeans e si diresse spedito verso il bagno, poi notò che la porta della camera accanto alla sua, la stanza di Yasha, era aperta; all’interno vi era Kagome, probabilmente era andata a trovare il suo ragazzo, ma lui poltriva come un bambino sul suo letto, mentre lei raccoglieva le sue cose, in procinto di andarsene.

Dio com’era bella.

Gli occhi di un dolce castano tendente al miele, i lunghi e folti capelli neri, i tratti del viso perfetti ed un corpo tale che sarebbe stato meglio non avesse fatto apprezzamenti, se non voleva trascendere nel volgare.

Fin dal primo momento che l’aveva vista aveva sentito un tuffo al cuore, ed avrebbe certo fatto di tutto per portarla via a Yasha (che era un vero imbranato, a quanto poteva vedere) se lei avesse avuto un carattere diverso.

Non se ne faceva nulla di un corpo come il suo, quando sembrava essere inanimato.

Pareva un involucro senz’anima, mentre dal suo viso indifferente talvolta sembrava trasparire del profondo rancore.

Non possedeva alcuna dolcezza e si chiedeva come Yasha facesse ad amarla...

A lui faceva quasi paura...

Scosse la testa e procedette verso il bagno.

Dopotutto, non erano affari che lo riguardavano.

 

§§§

 

-Yasha... Yasha...

La ragazza cominciò a scuoterlo leggermente per le spalle, cercando di svegliarlo, e lui aprì gli occhi e fissò per un attimo il vuoto, smarrito, prima di rendersi conto di ciò che era accaduto.

Si alzò a sedere con un sospiro e si coprì il volto con una mano.

-Che razza di figura... perdonami, io...

Kagome annuì.

-Non fa nulla. Hai dormito bene almeno?

Il ragazzo le sorrise.

-Bhè, almeno... deve essere stata la tua presenza a proteggermi...

Disse in tono scherzoso.

-Può darsi...

Rispose lei enigmatica e lui, non capendo la sfumatura, le sorrise ancora.

-Anche domani, fammi sapere se stanotte sei riuscito a dormire...

Yasha annuì, poi notò la borsetta che teneva sotto il braccio destro.

-Stai già andando via?

Le chiese con una punta di rammarico per essersi addormentato quando, invece, sarebbe dovuto stare con lei.

-Si, se non vado adesso perderò il metro...

Yasha annuì ancora.

-A quest’ora, però, è pericoloso, ti accompagno...

Kagome abbozzò un sorriso.

-Non ce n’è bisogno, non mi accadrà nulla.

-Insisto! Non è sicuro per una ragazza sola prendere la metropolitana a quest’ora!

Le fece pressione, poco convinto delle sue parole e lei fece spallucce in segno di rassegnazione.

Sogghignando vittorioso, indossò una maglietta pulita, poi afferrò il suo mazzo di chiavi che riposava sul comodino, proprio accanto alle compresse che gli aveva portato Kagome, e si diresse verso la porta.

Lì entrambi indossarono le rispettive scarpe, poi uscirono insieme dalla porta d’ingresso.

 

§§§

 

La porta si riaprì e Yasha rientrò nell’appartamento con l’aria di chi ha appena raggiunto il Nirvana.

Lui e Kagome avevano così raramente dei contatti fisici che quando si baciavano, anche solo per salutarsi, a lui sembrava addirittura di toccare il cielo con un dito.

Erano ormai le nove passate e la casa era completamente deserta.

Kouji era già uscito, probabilmente con due dei suoi amici più fidati (negli ultimi tempi era con loro che usciva più di frequente) e lui era rimasto completamente solo e non sapeva cosa fare.

Passare ciò che rimaneva della serata a guardare la tv?

Patetico.

Dormire?

Ancora più patetico... anche se il corpo gli richiedeva proprio quell’opzione...

Uscire?

Era troppo stanco, non ne aveva la forza.

Si tolse le scarpe e, mentre si dirigeva verso il bagno, si passò una mano sulla fronte: grondava di sudore; era bastato il tragitto casa-metropolitana e viceversa a ridurlo in quello stato pietoso e, nonostante si fosse già fatto la doccia quella stessa mattina (constatò annusandosi sotto un’ascella) stava cominciando a puzzare... un’altra doccia non gli avrebbe fatto di certo male... poi, per perdere tempo, si sarebbe fatto, con tutta la calma possibile, anche la barba ormai incolta e pungente, ed infine si sarebbe accomodato sul suo letto, avrebbe preso le famose pillole, acceso la tv e si sarebbe addormentato mentre la guardava, proprio come era successo poco prima con Kagome... e Kouji, al suo ritorno, l’avrebbe spenta...

Si, avrebbe fatto proprio così!

Si denudò e gettò i suoi abiti nel cesto delle robe sporche, poi si sciolse i capelli ed entrò nella doccia, sorridendo compiaciuto nel sentire le miti gocce d’acqua picchiettargli sulla pelle, tonificandola e rinfrescandola.

Si sentiva davvero bene.

Peccato che certi momenti durassero relativamente poco.

Si fece anche la barba, proprio come aveva pianificato, ma non tutto andò secondo i suoi priani: al ritorno nella sua stanza, scoprì con sorpresa che i tranquillanti che Kagome gli aveva gentilmente portato erano spariti.

Senza ragione.

Volatilizzati.

Eppure, li aveva lasciati lì... e Kouji non poteva essere stato: a parte il fatto che non era ancora rientrato, lui stesso si era preoccupato per gli spiacevoli eventi notturni; ad ogni modo, rimuginarci sopra non gli sarebbe servito proprio a nulla.

Passatogli persino la voglia di guardare la televisione, si stese immediatamente nel suo letto; non appena chiuse gli occhi, stremato com’era, il sonno lo avvolse trascinandolo nel suo mondo incantato.

 

Ma in quel mondo non vi era solo lui: qualcun altro lo stava attendendo.

 

Yasha sgranò gli occhi, mentre una ragazza tale e quale alla sua Kagome, solo un po’ più giovane e con indosso una divisa scolastica, gli si catapultava contro, con gli occhi fiammeggianti di preoccupazione, e cominciava a strattonarlo per le braccia.

La sua voce gli era molto familiare... fin troppo.

-Stammi bene a sentire, non ti permetterò ancora di ignorarmi in questo modo! Ho bisogno del tuo aiuto!

Il ragazzo la guardò annoiato.

Era la prima volta che gli si mostrava come entità fisica, fino ad allora gli aveva sempre e solo parlato (o meglio, rotto le scatole) senza mostrarglisi...

-E così è questo il tuo aspetto... senti, non so chi tu sia, e onestamente non mi importa... sei uno spirito maligno? Uno spettro? Se non la smetti di torturarmi mi rivolgerò ad un esorcista, come mi ha consigliato Kouji... mi stai rovinando la vita, per colpa tua sembro una larva... sono un essere umano, ho bisogno di dormire...

La ragazza portò l’indice contro il mento, con fare pensoso.

-Già, è vero... sei rinato come umano, non ci avevo pensato, scusa... però, ho lo stesso bisogno del tuo aiuto, quindi se mi farai perdere tempo non volendomi ascoltare sarà colpa tua se non potrai dormire! Ah! E non osare più ricorrere a mezzucci come i tranquillanti! Tu sei la mia unica speranza!

Yasha sembrò sbranarla con gli occhi.

-Maledetta! Sei stata tu a farli sparire?!

La ragazza annuì.

-Già, ma non mi chiamo maledetta... il mio nome è Kagome... la VERA Kagome...

 

Continua...

  
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