Capitolo
3
È
un burrone in cui cadere
Quando
alla pioggia si aggiunge il rumore del tuono mi è davvero
impossibile
continuare ad ignorare. Le sorrido e poi la prendo per mano correndo
verso
casa. Arriviamo sotto il piccolo portico e le bacio la fronte.
“È
meglio asciugarsi, se ti riporto indietro così ti
ammali.”
Lei
annuisce mentre io apro la porta. Siamo soli in casa, mia madre ha il
turno di
notte, ma lei sembra non provare imbarazzo. Mi segue in camera mia e io
tiro
fuori dall’armadio una felpa.
“Ti
sarà enorme ma meglio di quelli zuppi. Il bagno è
la prima porta in corridoio.”
Prende
la mia felpa e si incammina verso il bagno. Esco dalla stanza per
entrare nello
stanzino dove c’è la lavatrice
e mi levo
la maglietta che non si è ancora asciugata dal tutto.
Licantropo o meno mia
madre troverebbe di
certo il modo di
farmi fuori se le bagnassi tutto il pavimento.
Sono
ancora lì, intento a scrutare tutti quei dannati pulsanti,
quando sento Vivian
alle mie spalle.
Mi
volto.
Ha
indossato la mia felpa e come previsto le fa da vestito. Ha legato i
capelli e
non ha più trucco sul viso, ha i suoi vestiti bagnati in
mano ma è… bellissima
non basta davvero come
termine per descriverla.
“Se
mi dai i tuoi vestiti li faccio asciugare. Sempre se capisco come
funziona.”
Cerco di dire con un intonazione di voce normale. Lei rotea gli occhi
ed entra
nello stanzino.
“Perché
per gli uomini la lavatrice è come un computer della nasa?
Spostati, faccio
io.”
Si
avvicina buttando nello sportello i vestiti.
“Quelli
non li levi?” chiede indicando i miei pantaloni.
“Ecco…cioè...”
Lei
alza le spalle. “Non mi scandalizzo per così
poco.”
Perfetto,
sto facendo la figura del ragazzino idiota.
“Giusto,
sei di Las Vegas.”
“Non
dovevo dirtelo.”
“Cosa?
Da dove vieni o che non ti scandalizzi?”
Le chiedo levando i pantaloni.
“Probabilmente
tutte e due.” Chiude lo sportello con il ginocchio e poi si
volta a guardarmi.
“Dove eravamo rimasti?”
“Cosa?” Alza
gli occhi al cielo… cazzo amico da
quand’è che sei così coglione? Dovresti
prendere in mano
tu la situazione a questo punto. Si avvicina.
“Secondo
te? Ma se vuoi posso iniziare a parlarti di Epicuro.”
Passo
le mani sulla sua schiena, schiacciandola al mio corpo.
“Non
mi pare carino parlarmi di un altro adesso.”
“Non
è un altro… è un filosofo.”
dice contro le mie labbra.
“Allora
magari me lo spieghi dopo.”
“Dopo
cosa?” decido
che dimostrarglielo è
molto meglio che dirglielo.
La
sollevo in braccio posandola sulla lavatrice,
le bacio il collo prima di rincontrare le sue labbra
mentre accarezzo le
sue cosce scoperte.
Sono
stato a letto con decine di donne, alcune di loro mi piacevano davvero,
ma la
verità e che non mi sono mai sentito come in questo momento
con Vivian, mentre
lei stringe le gambe al mio bacino non percepisco
nient’altro. La voglio come
non ho mai voluto nessun altra, è dentro la mia testa. Ogni
mio gesto sembra
essere per lei.
Le
levo la felpa e bacio il suo seno mentre le sfilo il reggiseno. Le sue
mani
vagano sulla mie schiena, alzo
gli occhi
ed incontro il suo viso. Ha le guance
rosse e lo sguardo acceso. Tuffo le mani nei suoi capelli
liberandola
della coda. Cazzo è perfetta. Torno a baciarla, ad
accarezzarla, i nostri
gemiti si confondono, mi perdo dentro di lei. Rallento i movimenti, le
bacio le
labbra, il viso, il collo.
Cazzo,
cazzo, cazzo, perché mi sento così? Ogni
spinta mi porta di più sul orlo di un burrone.
Il
lupo dentro di me ringhia. Le stringo le braccia intorno alla schiena e
la
sento tremare quando raggiunge l’orgasmo mordendosi le
labbra. La seguo poco
dopo con un’ ultima spinta. Incontro i suoi occhi e capisco
che in quel burrone
ci sono appena caduto.
Attimi,
momenti, sensazioni. Vita vissuta con lei. Tre mesi. Un vero record. E
ancora
non stancarsi. Lei e sempre lei.
“Eh?”
Sposto le labbra dal ginocchio di Vivian che sto baciando e alzo il
viso
incontrando il suo. Lei sorride rilassata. Quel sorriso. Negli ultimi
mesi
gliel’ho visto addosso sempre più spesso.
“Ti
ho chiesto di dirmi l’articolo 34 comma D.”
Sta
scherzando, vero? Siamo sdraiati nel letto in camera sua e sinceramente
mi
sarei aspettato di sentire tutt’altro uscire dalle sue labbra.
“Vivian,
non puoi interrogarmi mentre sto cercando di fare l’amore con
te.” Sbuffo.
“Bene,
e cosa dirai al professore durante l’esame di
domani?”
“La
mia ragazza è molto sexy?” Riprendo a baciarle il
ginocchio salendo poi lungo
le cosce.
“Embry,
non sto scherzando. Articolo 34 coma D.”
“Ma
che ne so. Non credo esista un
comma D
nel articolo 34.” Lei scatta seduta e si sporge dal letto
afferrando il mio
libro di diritto dal pavimento. La
scrivania ci è stato molto utile per altro.
“Sì
che ce n’è, sono sicura. L’abbiamo letto
ieri.”
“Evidentemente
ieri avevi la testa altrove.” dico rivolgendole un sorriso
malizioso. Lei
sfoglia il libro freneticamente e poi si ferma.
“Non
esiste il comma D.”
“Bene,
ora che abbiamo appurato che ho ragione potresti tornare a sdraiarti e
magari
anche levarti quella maglietta?”
Ride e
scuote la testa.
“Non
mi piace spogliarmi da sola.”
La bacio e
le levo la t-shirt.
“Embry?”
“Mhm.”
“Da
quand’è che abbiamo iniziato a fare
l’amore e non più sesso?” Cazzo. Da
quando?
Probabilmente da sempre.
Quattro
mesi. Troppo. Troppo poco. Lei. Lei e nessun’ altra.
Ieri
sera al pub Seth mi ha tirato una gomitata. Al tavolo vicino al nostro
una
ragazza non mi
levava gli occhi di
dosso. Aveva due tette da favola… terza, forse quarta. Non
me n’ero neanche accorto.
Ho preso la birra e ho mandato un messaggio a Vivian per darle la
buonanotte.
Ho sorriso leggendo la risposta. Seth ha sbuffato.
Angolo
autrice.
Forse
vi devo una piccola spiegazione, come ormai avrete capito Jacob e Bella in questo racconto stanno
insieme, questo perché
non riesco a vedere la riserva di La Push senza loro due. Nel mio
universo
hanno avuto il loro lieto fine e se volete sapere come è
andata potete leggere
questa mia storia.
BIANCHI
BAGLIORI.
E
se leggendo di Embry vi siete innamorate di lui ecco un altro piccolo
racconto
sul nostro rubacuori preferito:
Di
vampiri ,
licantropi e lingerie.
Noemi