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Autore: Mary P_Stark    14/09/2012    5 recensioni
Un incubo. O una premonizione. La giovane Brianna, studentessa modello di Glasgow, si sveglia di soprassalto, nel sangue un obbligo insopprimibile. E, nel modo più impensabile, si scontra con una realtà che non avrebbe mai pensato di scoprire. Né di vivere sulla propria pelle. Per Duncan, fiero licantropo e Alfa del suo branco, avviene la stessa cosa e, dal loro incontro, si scateneranno forze che neppure loro immaginano. Il mito di Fenrir, di ancestrale memoria, tornerà per avvolgere nelle sue spire Brianna, facendole comprendere che neppure lei, contrariamente a quanto pensa, è una comune umana. PRIMA PARTE DELLA TRILOGIA DELLA LUNA.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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XVI.




 
 
Trovai Gordon al terzo tentativo.
Quando mi rispose, la sua voce era ansante, come se fosse tornato da una corsa, o l’avessi interrotto nel bel mezzo di una gara.
Il che, di per sé, era assurdo.
Cosa stava combinando, alle undici del mattino? Si era messo a fare il podista?
“Ehi, ciao” ansò Gordon.
“Ciao. Ti sei dato alla corsa campestre, per caso?” gli chiesi, guardando divertita Lance, appoggiato alla scrivania di Duncan. Una gamba muscolosa dondolava oltre il bordo, messa in evidenza dai jeans schiariti.
“Non esattamente” replicò, col fiato corto. “Per essere precisi, sono di fronte alla casa di una ragazza, e la sto aiutando a sistemare la legna per il camino.”
“Una ragazza? Specifica, Gordon, sono curiosa” ridacchiai, intrecciando le mani sotto il mento e fissando il cordless come se potessi scorgere il volto di mio fratello.
Una risatina argentina fece breccia nella nostra telefonata, ipnotizzandomi per un momento. Chiunque fosse, aveva una voce splendida.
“E dai, Abegail, piantala, non prendermi in giro pure tu” brontolò Gordon, prima di dirmi: “Abby, qui, mi ha aiutato a chiarirmi un po’ le idee, visto che tu me le hai incasinate di brutto.”
“Scusa” feci la lingua, prima di chiedergli: “In che senso, ti ha aiutato?”
Sentii un fruscio e, subito dopo, una voce di ragazza. Abegail, supposi.
“Buongiorno, Brianna. Sono Abegail. Mi sono permessa di dare una mano a tuo fratello, quando mi ha fatto diverse domande su ciò che sei. Spero di non aver causato disturbo.”
Il suo modo di fare così cortese mi portò ad arrossire di piacere. Ma da dove saltava fuori quel concentrato di educazione?
“Oh, no, affatto. Nessun disturbo, Abegail. Anzi, ti sono grata per quel che hai fatto. Posso sapere se ci conosciamo?” le domandai sempre più curiosa, cercando una Abegail tra i miei ricordi.
“Oh, non credo tu ti ricordi di me, Brianna” ridacchiò divertita Abby. “Suono il clarinetto nella banda della scuola,  e ho l’età di tuo fratello Gordon.”
“Clarinetto, clarinetto…” ripetei tra me a voce alta prima di esclamare lieta: “Abegail Prescott, giusto?!”
“Sì” assentì Abbie. “Sono felice tu ti sia ricordata di me.”
Era difficile non rammentarla. Occhi neri come i capelli lunghi e lisci, un viso pallido e rade efelidi sul naso sottile ed elegante, labbra rosse e carnose e onnipresenti abiti scuri.
L’avevo sempre considerata una dark, ma evidentemente era ben altro, se era a conoscenza di wiccan  e licantropi.
Quel che non capivo era perché Gordon si fosse rivolto proprio a lei. Così glielo chiesi.
Ridacchiando, Abby mi spiegò l’arcano. “Oh, è semplice. E’ venuto nel negozio di fiori di mia madre con la scusa di comprare un’azalea e mi ha chiesto se, per caso, ne sapessi qualcosa di occulto e di streghe.”
“Oddio!” ridacchiai.
Non avevo idea che Gordon si sarebbe spinto a tanto. Forse, quello che c’era su internet non lo aveva aiutato affatto.
“Quando mi ha parlato di wiccan e licantropi, ho ritenuto necessario parlarne con il mio alfa, immaginando che quanto successo al nostro luogo di potere fosse correlato a ciò che era successo a te” mi spiegò Abbie.
Di certo, non era una licantropa, o ne avrei avvertito la presenza a suo tempo. Forse, una figlia umana di una coppia di licantropi.
Non ne fui così sorpresa. Ormai, niente era capace di sconvolgermi.
“Gordon, dunque, sa che tu sei una neutra?” le domandai curiosa.
 Era così che chiamavano i figli mezzi umani dei licantropi, e mi sembrava un nominativo più che azzeccato, visto che non erano né carne né pesce.
“Sì. Ha anche parlato con il nostro Fenrir, dopo aver fatto promettere a Gordon di mantenere il segreto” mi spiegò Abby. “E’ così che abbiamo ricollegato i fatti di ciò che è successo al Vigrond1.”
“Parola nuova!” la bloccai immediatamente. “Ha a che fare con la quercia sacra?”
“Sì, è il luogo in cui i nostri Gerarchi e i clan in visita si incontrano, il luogo in cui riposano i nostri morti, e in cui i loro ricordi sono assorbiti dalla quercia per diventare la nostra memoria collettiva, a uso esclusivo di Fenrir… o di una wicca” mormorò Abby, pacata.
“Capisco. Quindi, Gordon vi ha spiegato cos’è successo, … e ora sa anche dove mi trovo?”
“Sì, il nostro Fenrir ha ritenuto di poterglielo dire.”  
“Sai anche se sono riusciti a trovare coloro che hanno attentato alla sua vita e a quella della sua compagna?” chiesi turbata.
In quei giorni così strani per me, non avevo avuto un minuto di tempo per chiedere a Duncan se avesse chiesto notizie su Becca e il suo compagno.
“Stanno tutti bene e Becca è all’ospedale, sotto controllo medico. E’ all’ottavo mese, e un evento del genere ha rischiato di farla partorire in anticipo…” mi spiegò Abbie, prima di aggiungere soddisfatta: “…comunque, coloro che hanno attentato alla vita della Prima Lupa e di Fenrir sono già nel mondo degli spiriti.”
Morti. Divorati, con tutta probabilità.
Deglutii un paio di volte prima di chiedere: “Per opera di Freki?”
“Sì. E anche di Geri. Il nostro Fenrir ha ritenuto fosse giusto far muovere entrambi” mi disse Abby, senza alcuna inflessione nella voce.
Per lei, era del tutto normale parlare della morte di un traditore del branco, ma per me era ancora difficile accettare con così tanta condiscendenza una punizione simile.
Non che non l’avessero meritata, ma il mio cervello faticava ancora a comprendere tutte le loro regole.
Le regole dei licantropi erano davvero molto diverse, rispetto a quelle del mondo umano.
“Capisco… e come potete essere certi che non ci siano falle nella sicurezza?”
“E’ un’abilità di Freki, quella di rintracciare tutti coloro che sono coinvolti in ciò per cui si esegue una sentenza. Finché esiste un solo licantropo, o umano, al corrente di notizie pericolose per la nostra incolumità, Freki non si fermerà. E neppure Geri. Freki e Geri lavoreranno in coppia fino a pericolo debellato. O esecuzione eseguita” mi spiegò Abby, prima di aggiungere: “E se vuoi saperlo, il vostro patrigno non era al corrente di chi vi fosse al raduno. Sapeva solo della presenza di alcuni licantropi, null’altro. Perciò, non è stato ritenuto corretto eliminarlo per informazioni non in suo possesso e, soprattutto, perché lui non ha ucciso o ferito nessun licantropo. Il fatto di essere un Cacciatore non è scusa sufficiente per eliminarlo.”
“Capisco. Grazie per avermi spiegato ogni cosa” esalai, tirando un sospiro di sollievo.
Nonostante tutto, non volevo che Patrick morisse, o avrebbe lasciato sola Mary B.
Fui perciò segretamente grata della sua pessima mira e, ad alta voce, le domandai: “Allora, non dobbiamo aspettarci visite strane, giusto?”
“No, Brianna. Il mio Fenrir sta anzi collaborando con alcuni lupi del branco, che lavorano in polizia, per depistare le indagini. Per ora li hanno spediti al nord, in direzione di Aberdeen. Per cui sei al sicuro” mi disse Abby, con voce più allegra.
“Molto bene” annuii, prima di lasciare a lei un compito che mi premeva particolarmente. “Baderai tu a mio fratello, in mia assenza? Non vorrei si facesse troppo intraprendente nelle ricerche, e finisse col cacciarsi nei guai.”
Ridendo adorabilmente, Abegail asserì: “Non corre rischi, Brianna. Ha sempre vicino a sé un licantropo, per ogni evenienza. Il nostro Fenrir non ha lesinato, in quanto a protezione. Ritiene di doverlo fare come favore personale a Duncan, visto quello che ha rischiato per salvare Becca.”
“Dimmi un po’, Abegail,... come fai a sapere tante cose? Il tuo Fenrir ti ha chiesto di riferirmele?”
Essendo solo un neutro, anche se parte del branco, ero più che certa che non avesse libero accesso al loro luogo di potere, al Vigrond, come lo aveva chiamato lei e, soprattutto, che non potesse essere presente alle decisioni prese da Fenrir.
Perciò, perché sapeva così tanto?
Abegail rise ancora e mi disse: “Molto perspicace, Brianna. Lo so perché sono la nipote di Fenrir di Glasgow. E mio zio riteneva fosse saggio io fossi in possesso del maggior numero di notizie, qualora tu avessi contattato Gordon.”
“Okay, chiaro. E come mai Gordon sta facendo il manovale a casa tua?” le chiesi a quel punto io.
Abegail, allora, mi mise a conoscenza del loro piccolo trabocchetto. “Lavoro estivo a pagamento. Mio padre l’ha assunto per fare piccoli lavori attorno a casa, così è tenuto sotto stretta sorveglianza da noi del branco per la maggior parte del tempo. Due piccioni con una fava.”
“Fico!” esclamai, prima di chiederle: “Posso parlare un momento con Gordon?”
“Ma certo… scusami se mi sono dilungata così tanto. Che la tua caccia sia proficua” mi disse Abegail, chiudendo la nostra chiacchierata.
Frase di circostanza, immaginai.
“Anche la tua” replicai, sperando andasse bene.
Dovevo farmi spiegare un paio di cosette, per quel che concerneva i modi di dire, o avrei rischiato di fare gaffes clamorose.
“Grazie” mormorò Abegail, prima di ripassare il cellulare a Gordon.
“Allora, che dici, sorella? Sono stato bravo?” gongolò tutto orgoglioso Gordon.
“Di più. Oserei dire che il sangue della nostra famiglia ti ha mandato a colpo sicuro dalla persona giusta. E mi stupisce che il loro capo-clan si sia fidato così ciecamente di te” ghignai allegramente.
“Ehi, dico, ma per chi mi hai preso?!Io li so mantenere, i segreti!” sbottò Gordon.
“E scommetto che il fatto che Abby sia così carina non c’entri nulla, vero?” ghignai perfida. Desiderai con tutta me stessa poterlo vedere in viso, per scoprire se era arrossito.
“BRIANNA!” esclamò lui, assolutamente imbarazzato. “Se non la pianti di dire scemenze, riattacco!”
“D’accordo, basta battute di spirito…” sogghignai, prima di dire più seriamente. “… Mary B come sta?”
“E’ affranta, come potrai ben immaginare. Mi si spezza il cuore all’idea di non poterle dire niente. Sei sicura che debba tenere ancora il becco chiuso?” mi domandò Gordon, spiacente.
Guardando Lance, che scrollò le spalle impotente, asserii: “Se aspetti un minuto, chiedo informazioni.”
“Che hai intenzione di fare, Brianna?” mi domandò Lance, curioso.
“Ehi… questa non è la stessa voce che ho sentito l’altra volta!” mugugnò torvo, Gordon.
Ops. Difetti del viva voce.
Sorridendo, mi lanciai in una breve spiegazione per Gordon. “Stai parlando con l’Hati del branco, cioè con il terzo in comando, Gordon, quindi modera i toni. E tra poco parlerai anche con Sköll, il secondo in comando, quindi, stessa educazione, grazie.”
Lance sogghignò ed esclamò: “Ora capisco… Duncan non ne sarà molto contento.”
“Chi è che guida il branco quando Fenrir non c’è?” sentenziai, con ovvietà.
“Sköll” annuì Lance. “Ed è ora che quel ragazzino faccia un po’ di pratica. Lo chiamo subito.”
“Grazie, Lance.”
“Di nulla… sei o non sei la nostra wicca?” mi sorrise, prendendo il telefonino dalla tasca dei jeans.
Vederlo armeggiare a quel modo mi portò a sospirare e, lasciato scivolare il mio viso sul palmo aperto di una mano, contemplando ammirata quello spettacolo, esalai: “Dio, Lance, non azzardarti a rifare una cosa del genere davanti ai miei occhi. Non sono di marmo!”
“Brianna! Che succede?!” sbottò subito Gordon.
Lance ridacchiò e commentò al mio indirizzo: “Sbaglio, o il fratellino è geloso marcio di te?”
“A quanto pare” annuii, ridacchiando. “Gordon, tira le redini. Lance ha soltanto tirato fuori il cellulare da una tasca, ma immagina che a farlo sia un incrocio tra David Beckham e Kellan Lutz, e capirai perché ho sospirato.”
“Sei una depravata, sorella” sbottò sdegnato Gordon, con una risatina in sottofondo.
“Ho gli occhi. E’ ben diverso” precisai, sogghignando e strizzando l’occhio a Lance, che sorrise complice.
In una decina di minuti, Jerome fu in casa del cugino e, giunto che fu con il suo solito sorriso solare e gli occhi scintillanti d’ilarità, mi raggiunse alla scrivania stampandomi un bacio sulla fronte.
“Allora, dolcezza, che succede?”
“Brianna, si può sapere che sta succedendo, lì? Ci sono un po’ troppi uomini, lì accanto a te, per i miei gusti” brontolò Gordon.
“Oh, il fratellino, immagino… salve Gordon” ridacchiò Jerome, tutto contento.
“Sköll?” disse solo Gordon, dubbioso.
“Esatto. E non pensare stia gozzovigliando con loro, Gordon. Sono un tantino più controllata di così, lo sai” gli ricordai, pur trovando ironica la situazione.
Chiunque altro, trovandosi in una stanza con due esemplari di razza come Lance e Jerome avrebbe avuto, come minimo, la mente invasa da immagini ben poco caste.
Eppure, l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era a quanto bene mi trovassi con loro, a quanto la loro vicinanza mi desse sicurezza… mi completasse.
“Lo spero. Mi spiacerebbe sapere che la mia sorellina è diventata una scostumata.”
“Ma come sei bravo ad usare i paroloni” lo irrisi bonariamente, prima di dire a Jerome: “Ti ho voluto qui, Jerome, perché ho una richiesta da farti.”
“Dimmi tutto. Sono ai tuoi ordini” annuì Jerome, sorridendomi generosamente.
“Ho bisogno che tu mi dia il consenso per poter ampliare anche a Mary B il permesso di sapere di me” mormorai, ora nuovamente seria.
Jerome impallidì leggermente a quelle parole, e i suoi occhi si assottigliarono in pochi istanti.
Da giovale e quasi infantile che era, divenne una statua di marmo nel giro di pochissimi attimi. Raddrizzandosi nel guardarmi con espressione seriosa, mormorò con una voce più profonda del solito: “Mi chiedi di essere Sköll, vero?”
“E’ un tuo diritto e dovere, se non ho inteso male la tua posizione” annuii, seria al pari suo.
Fissando gravemente il cordless, Jerome si rivolse perciò a Gordon. “La vostra matrigna è degna di fiducia? Un suo eventuale tradimento può significare la morte per molti, immagino che tu questo lo sappia.”
“Mary B non è stupida. Se le dicessi che è una cosa più che seria, non tradirebbe la vostra fiducia. Capirà” asserì Gordon, diventando serio a sua volta.
“Allora, in qualità di Sköll, ti concedo di divulgare le notizie su Brianna anche alla vostra matrigna. Naturalmente, la tua parola è un impegno, immagino che tu lo capisca” sentenziò Jerome, gli occhi ridotti a due fessure e le labbra tese in una linea sottile.
Non lo avevo mai visto così. Ora, finalmente, avevo Sköll dinanzi a me, non soltanto un simpatico ragazzo e un licantropo dall’aria divertente.
“Ovvio. Abby, qui, mi ha spiegato tutto di Freki e Geri, e non ci tengo a trovarmene uno alle calcagna. So come tenere la bocca chiusa, e so che Mary B farà lo stesso. Me ne assumo la responsabilità” mormorò Gordon, perfettamente serio e con voce stranamente tranquilla.
Probabilmente, nel mese in cui ero stata assente, era maturato più di quanto non avrei ritenuto possibile e, mordendomi un labbro, mi spiacque di avergli causato così tanti disturbi.
Meritava di vivere un’adolescenza più tranquilla di così. E glielo dissi.
Lui, irriverente come al solito, replicò: “Sei davvero una stupida, sorella. Pensi sul serio che mi sarei messo in un angolo a piangere? Da quando in qua lo faccio? Mamma e papà non ci hanno insegnato così.”
“Lo so, ma ugualmente mi spiace.”
“Comincia a dispiacerti se scoprirò che hai fatto la cretina con uno dei tre galli cedroni con cui sei in compagnia, perché non ti rivolgerò più la parola” mi minacciò scherzosamente, mentre Jerome riacquistava tutta la sua giovialità, indicandosi comicamente.
“Okay, vedrò di scegliermi un altro lupo con cui rotolarmi nell’erba” ridacchiai prima di dire, più seriamente: “Ehi, Capitano, stai attento, mi raccomando.”
“Da quando Capitan Harlock non sta attento?” ironizzò Gordon. “Sta attenta tu, piuttosto. Ciao.”
“Ciao” sussurrai, prima di staccare il vivavoce.
“Duncan mi ammazzerà” commentò Jerome, appoggiandosi alla scrivania per guardarmi seriamente.
“Non penso proprio. E’ un tuo diritto prendere decisioni, quando lui non c’è. E te lo ha chiesto la vostra wicca” gli rammentai, scrollando le spalle.
“Avrei dovuto riferire in Consiglio, prima di tutto… e loro mi avrebbero detto di no” precisò Jerome.
“Beh, da quel poco che ho capito, una wicca non prende ordini da nessuno, visto che neppure Fenrir può imporsi con la Voce del Comando. Figurarsi se può farlo il Consiglio. Per cui, sei dispensato da qualsiasi obbligo nei loro confronti, se la richiesta viene da me” replicai per contro, con un sogghigno stampato in faccia.
Lance e Jerome si guardarono dubbiosi per un momento, prima di annuire e Lance, sogghignando, ammise: “Forse è un particolare che la Lupa Madre ha omesso di ricordare. In linea di principio, è del tutto vero che il Consiglio, o anche Fenrir, non può ordinare nulla a una wicca, quindi anche la prova al novilunio potrebbe essere invalidata.”
“Oh, no, quella la farò comunque. Non voglio cedere di un passo, di fronte a Sheoban, anche perché voglio scoprire cosa vuole da me” borbottai, aggrottando la fronte.
“Perché sei convinta che voglia qualcosa da te?” mi chiese Jerome, curioso.
“Il suo strano voltafaccia. E la scansione che ha fatto del mio dono, quando ci siamo incontrate. Penso di averla… ingolosita, per così dire. Vuole qualcosa, e io desidero scoprire che cosa” borbottai seriamente, squadrandoli a momenti alterni.
“Non mi stupirebbe se, a interessarla tanto, fosse il tuo potere. Se tu le diventassi alleata, nessuno potrebbe contrastarla” ringhiò Lance, aggrottando a sua volta la fronte.
“Pensa sia così stupida da farmi abbindolare da qualche parola carina?” gli chiesi, scioccata.
“Ricorda che Sheoban non ha un’alta considerazione dei giovani. Vi crede tutti strumenti duttili e facili da utilizzare. E scommetto che proverà a usare il suo fascino su di te” mi mise in guardia Lance.
“Fascino? Di che tipo?”esalai, sempre più sorpresa.
“Sheoban è una leader nata. Molto più del marito, che fu Fenrir prima di Duncan. Non è un caso se il Consiglio pende dalle sue labbra” brontolò Jerome, annuendo grave. “Se sei convinta che voglia qualcosa da te, presta attenzione a tutto ciò che dirai, perché potrebbe usarlo contro di te, o per aiutare se stessa.”
“D’accordo” annuii, prima di chiedere loro: “Qualcuno di voi mi può portare giù? Sto morendo di fame.”
Lance e Jerome scoppiarono a ridere, ma io non mi unii a loro. Il pensiero di Sheoban mi impediva di rallegrarmi.
Dovevo stare più che attenta a quella donna. Lei aveva molta più esperienza di me, e avrebbe potuto fregarmi come voleva, se non avessi prestato attenzione al suo dire.
Una parola di troppo, e mi sarei trovata in guai ben più grossi di quelli in cui già mi trovavo.
 
 
_______________________
1: Vigrond: o Vigridhr. Sarà il luogo della battaglia finale tra il bene e il male, secondo il mito norreno, perciò luogo di immenso potere mistico. Ho pensato fosse il nome perfetto per il Luogo di Potere dei licantropi.

N.d.A.: Ritroveremo Duncan nel prossimo capitolo, perciò non temete... non è sparito. E ci saranno un po' di colpi di scena! :)

  
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