Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |       
Autore: girlsgowild8    14/09/2012    13 recensioni
Sonny Payne è la sorella di una wedding planet sempre indaffarata a cui dà spesso una mano per organizzare matrimoni. Durante il loro lavoro si imbattono in una coppia diciannovenne: Perrie Edwards e Zayn Malik. Quest’ultimo e Sonny stringono un forte legame a cui dovranno prestare molta attenzione affinché non diventi qualcosa di più.
*Gli One Direction NON sono famosi*
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------
“Sì, certo. Ho visto come ti guardava, Sonny. È cotto, di più! È innamorato pazzo … rischi di rovinare un matrimonio, ti avverto”
“Io non voglio rovinare un bel niente” sbottai irritata “Io non sono una rovina-matrimoni! Non credo lui provi le stesse cose che io provo per lui”
“Ma ti senti quando parli o hai dei tappi alle orecchie?” mi canzonò “Mi hai spiegato cosa ti ha detto. È stato romantico, dolce, sensibile … accidenti. Siete perfetti” sospirò ancora più divertito.
#Tratto dal 10° capitolo
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Prologo




"Indovina chi è?"
I palmi caldi e rosei di mio cugino mi coprirono gli occhi, senza fare pressione, ma chiusi ugualmente gli occhi.
Intanto la dolce risata di Grace si spargeva per la cucina.
Immaginavo dietro di me il mio caro cugino con il suo solito sorriso, una polo a maniche lunghe bianca e magari una felpa da sopra per coprirsi meglio, vista la temperatura invernale che caratterizzava Londra. Dei semplici e comodi pantaloni marroni e per finire le sue scarpe bianche.
Sorrisi anche io e poggiai le mie dita sottili sulle sue. Sospirai.
Conoscevo bene mio cugino, conoscevo le sue abitudini ed il suo modo di essere, conoscevo i suoi magnifici occhi azzurri che facevano invidia al mare, i suoi finti capelli biondi –perché in realtà quei setosi capelli erano castani-.
 “Mah… direi il cugino più sexy del mondo?” scherzai.
Sentii la sua risata soave ed armoniosa invadermi le orecchie mentre mi scoccava un sonoro bacio sulla guancia.
Immersi di nuovo il cucchiaino, con il manico caratterizzato da alcuni disegni colorati, nel piatto pieno della pastina di Grace.
Niall -mio cugino- aprì l’anta del frigorifero cominciando a fissarlo a vuoto, poi prese del prosciutto ed altra roba, la sistemò sul tavolo e si munì di coltello e pane.
Il biondino aveva sempre tanto appetito, a differenza di sua sorella che ogni tanto faceva i capricci.
 “Avanti Grace; è in arrivo un trenino carico, carico di …” mi fermai per far sì che parlasse anche lei.
Avevo letto da qualche parte che era importante interagire con i bambini anche durante la pappa.
Non che leggessi quei manuali per fare il genitore perfetto!
Non ero mamma. Avevo solo sedici anni e Grace era mia cugina. Ma siccome mio zio e mia zia erano rispettivamente un giudice ed un avvocato, si ritrovavano spesso fuori per lavoro tutta la giornata o per più giorni di seguito.
Ma non facevano mancare nulla ai loro figli o a me.
Passavo la maggior parte del mio tempo in quella casa, fra il frastuono che provocava Niall con i suoi amici e il disordine lasciato da Grace dopo il suo passaggio, come se segnasse il territorio.
Avevo un buon rapporto con mio cugino, era una persona fantastica e con un cuore d’oro.
Era in realtà un irlandese, a differenza mia che ero una Londinese al cento per cento. Ma i miei zii, anche questa volta per il lavoro, si erano trasferiti a Londra, dove i posti di lavoro per gli avvocati, i giudici e tutte quelle cose che si svolgono come nei film, con un martello e uno stressante uomo che ti tartassa di domande, erano più frequenti e facili da raggiungere.
Niall era stato entusiasta del trasferimento, finalmente vicino alla sua cuginetta. Avremmo potuto passare ogni giorno assieme, ed infatti ero sempre nella sua ospitale dimora.
“Gattini!” finì la mia frase Harry, uno degli amici di Niall, nonché mio fidanzato, che fece intrusione in cucina.
Appena Grace lo vide sorrise a trentadue denti. Andavano molto d’accorto e in certi momenti avrei lasciato mia cugina in affidamento a quello stupendo riccio con molto piacere!
Annuii mentre Grace apriva entusiasta la bocca.
 “Ciao Harry!” gli sorrisi mentre lui fece lo stesso.
Si intravidero delle adorabili fossette sulle guance, mi piacevano tantissimo, lui mi piaceva tantissimo.
Harry era sensibile, ma allo stesso tempo con un carattere forte e che riusciva a sostenere ogni battaglia, anche la più dura.
Non potevo veramente chiedere di meglio, era incredibile, lo amavo alla follia.
Quando finalmente la mia cuginetta finì la pastina mi complimentai con lei, facendola scendere dal seggiolone che utilizzava per mangiare.
Corse subito ad abbracciare suo fratello che, nel frattempo, si stava preparando un’abbondante spuntino delle sette.
Presi il piatto sporco con dentro il cucchiaino e residui del brodino dove prima alloggiava la pastina, e mi alzai per posarlo nella lavastoviglie.
Prima però diedi un bacio a stampo ad Harry, che era rimasto fermo, poggiato sullo stipite della porta.
Quando mi staccai sorrise di nuovo, ricambiai e lasciai che il brodo avanzato uscisse dal piatto, finendo nel lavandino e poi rimosso dall’acqua.
 “Resti per cena?” mi chiese Niall.
 “No, ma grazie comunque. Ho promesso a Megan di darle una mano con il lavoro” risposi facendo spallucce.
Niall annuii.
Mi avvicinai alla piccola Grace per stamparle un bacino sulla guancia e poi andai ad abbracciare il mio cuginone. Mi salutò con un sonoro bacio fra i capelli. Presi la mia borsa a tracolla, stracolma di libri, e andai verso la porta di casa, poco distante dalla cucina.
 “Vuoi un passaggio?” si offrì Harry di accompagnarmi a casa.
Sorrisi. “Siete appena tornati, vai da Niall forza. Io me la caverò” gli feci l’occhiolino seguita a ruota dalla ricomparsa delle sue fossette.
Mi prese per i fianchi per ribaciarmi, questa volta più a fondo di prima. Sorrisi a fior di labbra ed uscii dalla casa Horan dopo un ultimo saluto.
 
La mia casa non era molto lontana. Si trovava in uno dei soliti quartieri di Londra.
Tutte le case uguali, una affianco all’altra, con attorno un giardinetto. Anche di fronte ad una casa ce n’era un’altra.
All’esterno le abitazioni potevano sembrare tutte uguali, ma quella dove abitavo io era diversa.
 Mia sorella, Megan, era una wedding planner, ovvero un’organizzatrice di matrimoni. Si occupava del catering, del luogo, certe volte legava molto con le spose, a tal punto da accompagnarle a scegliere il vestito delle nozze; non avendo un vero e proprio ufficio, lavorava a casa, aveva una specie di ufficio personale.
La cosa non mi dispiaceva né mi dava fastidio. A me piaceva il suo lavoro. Ogni tanto l’aiutavo addirittura! Quella era una di quelle volte.
L’umidità di Londra era perfetta per me, mi piaceva tantissimo; la leggera brezza del venticello che ti soffiava sul viso, l’atmosfera cupa stile Twilight e l’odore dell’asfalto bagnato dalla pioggia, erano tutte caratteristiche che mi piacevano.
Non mi mettevano allegria, mi rilassavano e basta.
E il sole invece non mi piaceva, il caldo mi infastidiva, il mare mi annoiava. Sì, strano ma vero.
Arrivai avanti al cancelletto di casa mia. Pescai le chiavi nella mia enorme borsa a tracolla molto capiente, ed aprii il cancelletto per entrare nel piccolo giardino caratteristico di ogni casa affianco alla mia, per poi trovarmi avanti alla porta di casa in legno scuro.
 “Meg, sono a casa” annunciai con voce più alta per farmi sentire da mia sorella.
Tolsi il mio giaccone e lo poggiai sul bracciolo del divano nel soggiorno.
Ipotizzai che Megan potesse essere nel suo ‘ufficio’. Bussai con due colpi di nocche.
 “Sì, entra Sonny”.
Mia sorella era lì, come avevo immaginato, seduta dietro una scrivania simile a quella che si trovano negli uffici veri e propri, con tanti fogli avanti e una penna fra le dita.
I capelli scombinati legati in una coda alta e disordinata come il resto della stanza. Aveva l’espressione stanca di chi aveva lavorato troppo e non aveva ancora finito il suo dovere.
Mi sedetti su una delle due sedie di fronte a lei, dove di solito si sedevano i futuri sposi per parlare dei preparativi delle nozze.
Cominciai a fissare il caos sul mobile. Scossi la testa, mentre osservavo attentamente i fogli con gli appunti, i numeri di telefono e dei contratti. Poi, senza dire nulla, li sistemai come meglio mi riuscì.
 “Grazie mille Sonny, se non ci fossi tu …” si congratulò con me.
Io ero più piccola di Megan, lei aveva ventisei anni. Era veramente in gamba, premurosa, matura e gentile.
Aveva la saggezza di una madre e la dolcezza di una bambina.
 “Avanti, ti do una mano” le sorrisi prendendo una penna dal portapenne strapieno e facendole l’occhiolino.
In realtà sarei dovuta correre a ripetere per l’interrogazione di storia, ma avevo tempo. Volevo aiutare Megan, lei faceva tantissimo per me, dovevo in qualche modo ripagare il favore.
Del resto era maggiorenne, sarebbe anche potuta andare a vivere da sola con il suo ragazzo, avrebbe potuto farsi una vita, organizzare il suo matrimonio e non quello degli altri … ma invece era lì, a massacrarsi dopo ore e ore di lavoro stressante e solo per guadagnare abbastanza soldi per permettersi di fare la spesa.
 “Sì sorellina, bene. Ho parecchio da fare” rispose sistemando anche lei la scrivania e porgendomialcuni fogli ed il telefono “Ho scritto qui tutti i numeri che si devono assolutamente chiamare e affianco c’è scritto il perché. Tanto sai come funziona. C’è un matrimonio alle porte, mancano due giorni e non so ancora se sarà tutto come se lo aspetta la sposa. E la prossima settimana verrà anche un’altra coppia per organizzarsi e io devo ancora finire di preparare il matrimonio dei Morris! Oh, e …”
 “Megan, calmati!” la interruppi.
Le wedding plannet non sono quelle persone fiche dei telefilm, che guadagnano stramilioni per apparire in abitini stretti ed eleganti avanti ad una telecamera mentre fingono di interessarsi dei matrimoni altrui.
Non è così facili, ecco perché odiavo la televisione e quegli stupidi programmi televisivi, non rispecchiavano affatto la realtà.
 “Sì, scusami. Ora a lavoro!” si ricompose lei.
Risi e presi il telefono per iniziare il giro di telefonate.

 

 

Spazio Autrice:
Buon Salve lettori e lettrici! 
Io mi chiamo Mirea, sono una Directioner e Twilighter. Non sono normale. Questo era un riassunto di me... molto riassunto direi xD Ma se continuerete a seguirmi mi conscerete bene ;))
Passiamo a ciò che avete appena letto, non è nulla di lungo perchè è solo una prefazione. Non assicuro capitoli super lunghi ma saranno più lunghi di questo di sicuro.
Ho cercato di descrivere brevemente le parti più importanti della vita di Sonny, la protagonista. apparentemente sembra avere una vita semplice, o anche quasi perfetta, ma ho molte cose in mente e la mia protagonista non ha la vita che immaginate. Da qui il perchè ho messo la storia fra quelle non solo Romantiche, ma anche Drammatiche....
Spero di avervi incuriosite quel che basta per aspettare il prossimo capitolo! Lasciatemi una recensione per sapere cosa ve ne pare come inizio.
Direi che posso andarmene, grazie per aver letto <3
 

 

   
 
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: girlsgowild8