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Autore: Betta7    15/09/2012    4 recensioni
"Una vacanza? Altro che vacanza, sarebbe stato un vero inferno."
"La vacanza con Kurata sarà un suicidio."
I pensieri di due ragazzi in parte destinati, in parte lontani anni luce.
Sarà davvero così?
Una vacanza potrà davvero sistemare le cose distrutte in un anno e mezzo?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1.
 RINCONTRARSI UN ANNO DOPO. 
 
Stava preparando la valigia, una delle cose che odiava più fare. Insomma, a cosa poteva servire portarsi migliaia di vestiti se tanto sarebbero rimasti lì solo una settimana?
Comunque, Tsuyoshi quel giorno era andato da lui per parlargli, di nuovo
Ma cos'era quella voglia che avevano tutti di parlare? Come se non conoscessero Akito Hayama, quello che al parlare proprio non era interessato.
«Akito.. cosa hai intenzione di fare durante questa settimana?» chiese entusiasta lui, incurante della faccia cupa che aveva l'amico.
«Che cosa pensi che farò? Mi divertirò con qualche bella ragazza, come sempre, e poi tornerò a casa a godermi la mia vita da single.» aveva risposto freddo lui.
Già, forse bisognava precisare che ormai – anzi, da circa un anno e mezzo, chissà perché – Akito non era più lo stesso. Altro che non esco con chi non stimo, aveva preso ad uscire con qualsiasi essere che respirava. Tutto questo solo per togliersi di dosso il profumo di quella dannatissima ragazzina. L'aveva lasciata, si, ma questo non gli impediva di volerla in ogni caso. 
Perché Sana era rimasta la bellissima ragazza di sempre, solo con i capelli un po' più lunghi e un fisico da donna. Queste cose solo Akito le aveva notate. Si insomma, solo lui aveva visto centimetro per centimetro il corpo di Sana.
Almeno fino ad un anno prima
Preso da quei pensieri neppure si accorse che Tsuyoshi gli stava facendo un'infinita ramanzina sul suo comportamento da, come si dice? Ah si, puttaniere
Non era colpa sua, da quando aveva lasciato Sana non era più riuscito a sentirsi appagato con nessuna.
Certo, nessuna era Sana. 
Scuotè la testa cercando di mandare via quella frase dalla sua testa ma l'immagine di Sana prima sorridente e subito dopo con le lacrime agli occhi lo tormentava.
Era tutta colpa sua. Ma no, no e ancora no! Era colpa di Sana, lei aveva sbagliato e lei doveva pagare.
«Akito, sul serio.. lascia in pace Sana, non metterti lì ad infierire, non si merita il tuo disprezzo o il tuo atteggiamento spocchioso.»
A quelle parole sbottò.
«Ma ti pare che io abbia tutto questo interesse per quella? Tenetevela buona la vostra povera Sana!» e dopo aver letteralmente urlato in faccia a Tsuyoshi quelle parole, sbatté la porta del bagno così violentemente che per poco non si ruppe per la botta.
Tutti in fissa per quella ragazzina, ma possibile che non pensassero ad altro? C'era stato anche lui in quella fottuta storia, a nessuno questo era passato per la testa?
Tsuyoshi, capita l'antifona, lasciò l'amico solo e andò dal suo adorabile pasticcino per finire i preparativi del viaggio in santa pace senza dover per forza pensare alle pippe mentali che si faceva Hayama. 
 
*
 
Aya si era precipitata da lei per spiegarle tutto l'itinerario e anche, a detta sua, per assicurarsi che stesse bene.
«Aya non dovevi disturbarti, potevi semplicemente mandarmi una mail!» l' accolse col suo fintissimo sorriso Sana facendola accomodare nell'enorme salotto di casa sua.
«Ma mi fa piacere, è un sacco che non passiamo un po' di tempo insieme per via della tua..» e si zittì, avendo capito di aver detto qualcosa di sbagliato.
Per lei continuò Sana: «Depressione Aya, puoi dirlo, sta' tranquilla!».
«Si bè.. tu stai bene adesso, no?». 
Stava bene? Una domanda a cui si affrettò a rispondere dentro di se'. No.
Invece ad Aya disse: «Si, certo che sto bene!» mostrandole uno dei suoi sorrisi mozzafiato.
Lei ci credette, non fino in fondo, ma Sana sembrava sincera. 
«Bene, meglio così. Quindi ti dicevo partiamo domattina da casa di Akito, visto che andiamo con il suo macchinone..»
«Macchinone?». Adesso Hayama si era persino comprato il macchinone, simpatico.
«Si, ha comprato la macchina nuova circa due mesi fa, è molto bella.».
«Capisco, bene.. allora a che ora?». L'ora della morte, aveva asserito nella sua mente.
«7 e un quarto massimo Sana, non ritardare come al solito!».
«Ok.. Cioè ci proverò, si!». Rise, era da tanto che non passava del tempo con la sua amica di vecchia data. In realtà non passava più del tempo con i suoi amici da un po’.
Per questo doveva partire, per riprendersi in mano la sua vita.
 
 
*
 
Era una bella mattinata di primavera, quella primavera che sapeva già d'estate. Il sole era già abbastanza caldo e le giornate cominciavano a diventare sempre più afose, non esageratamente, ma calde. 
Sana si era appena svegliata, non ricordandosi completamente che quello era il giorno
6:56. Oh merda!! Era tardissimo!
Si era alzata dal letto correndo verso il bagno per lavarsi i denti, sistemarsi i capelli, mettersi un paio di jeans a sigaretta e una semplice t-shirt. Non poteva di certo partire con l'abito da sera. 
Si era diretta verso casa di.. di Akito a piedi, era vicina. Troppo vicina. 
Arrivata davanti casa di Hayama li aveva trovati tutti lì ad aspettarla. Compreso lui.
«Scusate ragazzi, la sveglia è andata a farsi benedire!»  squillò cercando di nascondere l'emozione di vederlo, dopo tutto quel tempo passato lontani.
Era cambiato, fisicamente almeno. Aveva conservato quel fisico marmoreo di sempre, grazie anche a tutta quella palestra che, sicuramente, ancora praticava. Inoltre aveva migliorato i pettorali ed era diventato più alto. 
Insomma, era ancora più perfetto di quando si erano visti l'ultima volta.
Il suo sguardo l'aveva sentito per tutto il tempo su di lei quasi a volerla avvertire di stargli alla larga. Di certo, era un consiglio che lei avrebbe seguito.
Subito dopo erano saliti in macchina e, chissà perché le sue amiche avevano insistito perché lei si mettesse davanti insieme ad Akito perché loro volevano stare con i loro fidanzati si erano giustificate.
Quindi, facendo un breve riassunto dell'ultima mezz'ora, si era ritrovata dopo più di un anno a nemmeno mezzo metro di distanza da Akito che, come sempre, sembrava calmissimo.
Ma Hayama era tutt'altro che tranquillo, anzi, quasi si sentiva ribollire il sangue nelle vene. 
Non la vedeva da quando, esattamente l'estate precedente, aveva passato la giornata con lei. L'ultima prima di lasciarla.
 
 «Akito che diavolo fai?». Sana era appena uscita dalla doccia e lui gli si era praticamente fiondato addosso. Il profumo del bagnoschiuma ai frutti di bosco si era sprigionato per tutta la stanza non appena lei aveva iniziato a prendere i vestiti puliti dal cassetto del comò. Comò che, in pratica, nemmeno era di casa sua, ma spesso lasciava i vestiti lì e li dimenticava per mesi.
La cretina così aveva detto Akito era corsa a casa sua sotto il diluvio universale e una macchina l'aveva letteralmente ricoperta di fango dalla testa ai piedi.
I vestiti li aveva gettati all'entrata di casa sua perchè lo stronzo così aveva detto Sana l'aveva costretta a spogliarsi prima di entrare.
«Kurata avanti, non fare la bambina!» e aveva cominciato a spargerle dolci baci sul collo completamente nudo e ancora un po' umido.
Lei di tutta risposta gli aveva dato le spalle fintamente offesa. 
«Non faccio la bambina, Hayama!».
L'aveva chiamato per cognome, marcando l'ultima parola proprio per sancire una distanza inesistente. 
«Tu sei una bambina Kurata. Anche adesso ti stai comportando da bambina.».
A quelle parole Sana si sentì provocata quindi si girò e gli mando un'occhiataccia convinta di poter fargli cambiare idea.
Era avvolta da un asciugamano di color rosso scuro che Hayama stava cercando prepotentemente di sfilarle di dosso da almeno cinque minuti buoni.
«Hayama smettila, non riuscirai a togliermi l'asciugamano.» .
«Kurata, sei una bambina!».
No, non era possibile. Tutto poteva dirgli, ma che era una bambina proprio non lo accettava.
Allora, sicura che quello che avrebbe fatto lo avrebbe zittito, si era tolta l'asciugamano rimanendo così, nuda, davanti agli occhi sognanti di Akito.
«Dicevi, Hayama? Sono una bambina?»
Lui era rimasto a fissare quel corpo perfetto che Sana gli aveva messo davanti e non aveva nemmeno avuto la forza di parlare. 
Intanto Sana gli si era buttata addosso e lui la stava baciando con tutta la foga che aveva.
«Hayama, sono una bambina quindi?».
«No Kurata, no.. sei perfetta!»
Ed entrambi erano scoppiati in una sonora risata sfociata poi in sospiri e gemiti; erano incastrati in un unico corpo e nulla sembrava andare male, incuranti del fatto che il giorno dopo sarebbe successo il casino più colossale dell'universo. 
 
Fu distolto da quei pensieri dalla voce insistente di Fuka che lo tormentava per cambiare la canzone alla radio. 
«Hayama togli questa lagna!».
«Fuka, taci una buona volta!» aveva subito risposto Akito.
Come se fosse la cosa più naturale del mondo era intervenuta Sana, come faceva sempre.
«Hayama non rispondere così a Fuka, sei un cafone!».
Lo sguardo di Akito l'aveva perforata. Maledizione, perché aveva parlato?
«Kurata, non hai ancora imparato a farti gli affari tuoi?».
«No! No Akito, non ho ancora imparato! E tu invece, l'hai capito perché mi hai lasciato?»
Si, bè.. questo era quello che avrebbe voluto rispondergli ma si limitò a zittirsi e a guardare fuori dal finestrino il paesaggio di cui      – detto tra noi – non le importava assolutamente nulla. 
Si prevedeva una settimana alquanto accesa.


Beeeeene, eccomi qui con un nuovo capitolo di questa storia che mi ha ispirato l'altro ieri notte e di cui ho già pronto il secondo capitolo vero e proprio! Non ho smesso un momento di scrivere! :3
Quindi, mi raccomando, recensite e fatemi sapere cosa ne pensate e se ne vale la pena di continuare.. Al prossimo aggiornamento.
Akura.
   
 
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