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Autore: Lizzyluna    03/04/2007    8 recensioni
Durante le lezioni di Lumacorno un attimo di distrazione può essere fatale...e ad avere la peggio stavolta è il povero James: come se la caverà nei panni di una bimba?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Per dare a Cesare quel che è di Cesare(non le 23 pugnalate), preciso che questa fanfiction è stata ispirata da altre due storie: “...allora questa é Ginny, e questo é Draco...”, di RachelDickinson, e “Don't panic!”, di Chu (vi consiglio di leggerle; per la seconda, attenzione agli avvisi). Le autrici non c’entrano con questo colpo di...beh, chiamiamolo genio, in ogni caso ho provveduto ad avvisarle prima di piazzare i loro nomi su questa pagina. Spero di essere all’altezza e di non lasciarmi influenzare troppo dalle mie fonti (per ovvi motivi che capirete perfettamente durante la lettura).

Un dolce, piccolo problema

1-Cronaca di un disastro annunciato

“Oh, NO!”
“Che diavolo c’è, Lunastorta?” brontolò James.
“Hai messo una foglia di menta insieme a quelle di salvia! Potrebbe succedere un disastro, toglila subito!”
“Remus, è solo una...”
“Toglila!”
“Che rottura!”
James Potter afferrò il mestolo e cercò di ripescare la foglia che galleggiava allegramente nel calderone, maledicendo le paranoie del compagno di Casa. Remus Lupin era un ragazzo solitamente equilibrato e razionale, ma diventava dannatamente isterico quando si trattava di pozioni: al minimo errore da parte dei compagni si metteva a predicare come Nostradamus, minacciando scenari apocalittici, tragedie, epidemie, esplosioni e perfino qualche catastrofe nucleare. Per sua sfortuna l’assistente che aveva incautamente scelto per l’impresa del giorno (preparare una Pozione Ringiovanente almeno passabile, valutata come compito in classe) era molto meno scrupoloso: ogni suo gesto sembrava attentare deliberatamente all’integrità del fegato dell’amico (e della propria testa). Non che lo facesse apposta...ma questo non cambiava le cose.
“Tutto per una stupida foglia!” pensò James irritato. “Se per caso ci fosse caduta dentro una noce di cocco sarebbe morto di...”
“Non così, razza di babbuino!” intervenne Remus. “La stai mescolando! Sai cosa succede se mescoli troppo una pozione?”
“Non saprei proprio, Remus!” disse ingenuamente Sirius Black, che lavorava allo stesso tavolo in coppia con Peter Minus. “I ghiacciai si sciolgono? Gli alieni ci invadono? La Terra esplode? La Evans esce con James?”
Peter ridacchiò di gusto a quella battuta, ma la successiva occhiataccia di Remus bastò a togliergli il buonumore. “Ma bene!” esclamò tagliente il Prefetto. “Vi state divertendo, eh? Non ho mai incontrato persone più sciocche e superficiali in questo sotterraneo...non diventerete mai dei pozionisti, poco ma sicuro!” e con uno sbuffo stizzito girò la pagina del suo libro con tanta violenza da strapparla.
“Ha parlato il re dei calderoni!” commentò Sirius, a voce molto bassa. Pozioni era l’unica materia in cui Remus non riusciva a prendere il massimo dei voti e i suoi amici sospettavano che questo c’entrasse non poco con il suo malumore. Una sciocchezza, certo, non era il caso di farci una malattia...ma Lunastorta era fatto così, non sopportava di non essere bravo in qualcosa.
Nel frattempo James aveva ripescato la foglia clandestina, incollandola per ripicca sulla fronte di Remus, ed aveva cominciato a spremere le Melarance Turchine schizzando una notevole quantità di succo sul libro di Pozioni; Sirius vide il viso del giovane Lupin cambiare quattordici colori diversi e si affrettò a concentrarsi sul suo calderone, in cui la pozione, che doveva essere grigia, stava tendendo pericolosamente al verde scuro. Non che avesse paura di quel grazioso lupacchiotto, certo che no...ma il coltello d’argento vicino al suo polso sembrava un po’troppo affilato per i suoi gusti.

Il lavoro nei sotterranei procedeva a pieno ritmo, fra colpi di pestello e dense nuvole di fumo; ogni tanto si udivano le imprecazioni di chi sbagliava una dose, si scottava o si tagliava un dito, oppure la voce del professore che ricordava ai ragazzi quanto tempo avessero a disposizione per finire il compito. Tutti, Malandrini compresi, erano concentrati sulle pagine ingiallite del libro, distraendosi solo per gettare occhiate nervose all’orologio.
A metà del processo Sirius e Peter riuscirono chissà come a trasformare la loro pozione in una massa nerastra, che aveva la forma e la consistenza di un Bolide da Quidditch, ed accettarono filosoficamente l’ennesima D scarabocchiata da un esasperato Lumacorno. Mentre il compagno s’incaricava di riporre gli attrezzi, il giovane Black, ormai disoccupato, decise di cercarsi un passatempo per quell’ultimo quarto d’ora...e sfortunatamente lo trovò.
“Codaliscia...ehi, Codaliscia!” bisbigliò a Peter, intento a pulire il tavolo. “Perché non diamo una mano a Lunastorta e Ramoso?”
Il piccolo Minus gettò un’occhiata perplessa a Remus, che stava triturando alcune radici con espressione sinistramente fanatica. “Non so, Siri” rispose incerto. “Non mi sembra una buona idea...Remus è così...”
“Peter, coraggio, se non ci si aiuta tra amici...” ribatté Sirius sferrandogli una gomitata nelle costole. “Forza, andiamo!”
I due Grifondoro si trasferirono all’altra estremità del tavolo, trovando un James Potter sull’orlo delle lacrime dopo l’ennesima sfuriata di Remus. “Grazie al cielo!” sussurrò il poveretto. “È più nervoso del solito oggi...eppure manca ancora qualche giorno alla luna piena!”
“Tranquillo, ci penso io!” lo rassicurò Sirius. “Remus, amico mio, eccomi ai tuoi ordini!”
Il Prefetto mugugnò qualcosa che somigliava in modo sospetto a “Magnifico, dalla padella alla brace!”, ma l’altro Malandrino fece finta di niente e cominciò con entusiasmo a leggere le istruzioni sulla pagina sbagliata.
Forse è meglio se finisci di preparare le radici, Sir” suggerì Remus con una voce che grondava stalattiti di ghiaccio.
“Come vuoi, Lunettinastorta...comincio subito!” rispose Sirius per nulla intimorito, schivando abilmente un cuore di salamandra volante.

“...e poi il professore ha detto: Perché avete Trasfigurato la pozione in un Bolide? E Sirius: Professore, è questa la pozione!”
James rise di gusto al racconto di Peter, guadagnandosi un’occhiata storta da parte di Remus, che stava rimestando con diligenza nel calderone. Tutto procedeva insolitamente bene, nonostante le immancabili distrazioni di Sirius, ma il Prefetto non era ancora tranquillo.
“La corteccia è pronta, sergente istruttore!” lo informò il giovane Black asciugandosi il sudore.
“Perfetto!” assentì Remus aggiungendola al composto. “Bene, adesso manca un pizzico di polline di mimosa...non quella, Sirius, dove hai la testa? Quella è polvere di zolfo...lascia, faccio io!”
Alzando gli occhi al cielo Sirius lasciò cadere la polvere gialla in uno dei vasetti sul tavolo, sperando che la lezione finisse al più presto, ma mentre si puliva le mani in uno straccio ebbe la sensazione di aver fatto qualcosa che non andava. Si guardò intorno, grattandosi la testa...e un’occhiata al tavolo gli diede la risposta: la polvere di zolfo. L’aveva messa nel vasetto sbagliato. “Oh, caspita!” pensò il ragazzo. “Per fortuna Lunastorta non mi ha visto...”.
Effettivamente tutta l’attenzione di Remus era assorbita dal calderone, il cui contenuto era di un bel giallo oro. “Forse possiamo farcela!” borbottò nervosamente il Prefetto. “È la sfumatura che non va bene...ma perché...”
“Ehm, Remus...” intervenne timidamente Sirius, preparandosi alla ramanzina.
“Non adesso, Felpato...accidenti, dovrebbe essere arancione, non ne ho messo abbastanza!” e così dicendo il giovane Lupin afferrò rabbiosamente una manciata di polline e la buttò nel calderone.
Sirius sentì un brivido gelato lungo la schiena: qualcosa gli diceva che la perfetta pozione di Remus stava per tramutarsi nell’ennesimo disastro...e la colpa stavolta era sua.
“Oh, no, Lunastorta...” gemette angosciato, mentre Remus mescolava il filtro rasserenandosi progressivamente ad ogni giro di mestolo. A quanto pareva il saggio Grifondoro non si era accorto di nulla: anzi contemplava il calderone come se non avesse mai visto niente di più bello.
“Ecco qui, è pronta!” dichiarò infine compiaciuto. “Ha proprio un bell’aspetto...guarda, Sir, non è magnifica?”
“Remus...ti prego, è importante...”
“Mi confesserai il tuo amore più tardi, Sirius, adesso dobbiamo vedere se funziona...a chi tocca oggi?”
“A me!” rispose James con entusiasmo, immergendo il mestolo nel calderone. “Che bella, sembra aranciata...è anche buona?”
“No, James!”
Tutti, professore compreso, si voltarono verso Sirius fissandolo interrogativi.
“Qualcosa non va, Sirius?” chiese Remus con pericolosa gentilezza.
“No...no, è che...” tentò di spiegarsi Sirius.
“Vorresti forse insinuare che la mia pozione non è perfetta?” proseguì il Prefetto accarezzando affettuosamente il pesante mestolo di legno.
“Ce-certo che no, Remus!”
“Allora taci!” concluse il ragazzo. “James, ecco qui”
Paralizzato, Sirius guardò James bere il liquido arancione dal mestolo e chiuse gli occhi per prepararsi al disastro. “Oh Merlino e Morgana, sono rovinato, sono fritto, ormai è troppo tardi, succederà un bel...”
“Niente!” esclamò Remus.
Il giovane Black riaprì gli occhi. “Come dici, Lunastorta?”
Remus sbuffò esasperato. “Non è successo niente...guarda!” rispose indicando gli altri tavoli: il sotterraneo sembrava essersi popolato di bambini di undici, otto, addirittura sei anni che ridevano allegramente, mentre Ramoso non era ringiovanito neppure di un giorno.
“Bene, bene” esclamava intanto Lumacorno girando tra i banchi. “Ottimo lavoro, ragazzi. Portatemi un campione e venite a prendere l’antidoto...e voi quattro, perché avete quelle facce da funerale?”
“Non...non è riuscita, professore!” spiegò Remus a testa bassa. “Non capisco...ma perché?”
Lumacorno si chinò sul calderone. “Davvero? Strano, sembra perfetta...eccellente, direi, il colore è magnifico. Dev’esserci stato un piccolo intoppo...non te la prendere, giovane Lupin, sono cose che succedono. Bene, ragazzi, la lezione è finita: lasciate i campioni sul mio tavolo e leggetevi il capitolo cinque per la prossima volta...e voi -sì, anche tu, Black- portatemi un tema di almeno un rotolo in cui mi spiegherete dove avete sbagliato!”
Le parole del professore parvero togliere a Remus tutta la sua grinta: non ebbe neppure la forza di sfogarsi sui compagni di sventura. “Un disastro come al solito...questa volta una bella T non me la leva nessuno!” mormorò sconsolato, raccogliendo la sua roba.
“Remus, mi dispiace...” esclamò Sirius sentendosi in colpa. “La tua pozione era magnifica, sono io che...”
“Non importa, Sir, davvero!” rispose il Prefetto con un debole sorriso (molto debole, a dire il vero). “Vorrà dire che mi rifarò agli esami” ed uscì in fretta come se l’allegro chiacchiericcio degli altri studenti gli risultasse insopportabile. Gli altri tre lo seguirono, mortificati...ma Sirius si attardò per concedersi un piccolo, liberatorio sospiro di sollievo. Scampata bella, anche quella volta.

“Mi dispiace per Remus!” disse Peter fissando il Prefetto che camminava in fretta davanti a lui, con l’aria di chi ha un lutto in famiglia. “Ci teneva tanto a prendere un bel voto per non rovinarsi la media, non si meritava dei pasticcioni come noi!”
“In effetti non siamo granché come pozionisti...anche se mi sembra che Remus prenda un po’troppo sul serio questa faccenda dei voti” ammise Sirius. “Voglio dire...ci sono cose più importanti nella vita, giusto? Però hai ragione, dovremmo impegnarci un po’ di più, se non altro per non sentirlo predicare...quel sotterraneo tira fuori il peggio di lui, deve essere il fumo. Ci stava sbranando oggi, ti giuro che ho avuto paura...ma quando diventeremo autentici geni delle pozioni chiederà in ginocchio la nostra assistenza. Possiamo farcela, non è vero James...ehi, James, ci sei?”
“Sirius!”
Il giovane Black si voltò di scatto, assolutamente spiazzato: la voce che aveva risposto al suo richiamo era insolitamente acuta, cinguettante...in una parola infantile. Ma non era l’unica cosa strana...
La cosa peggiore era che James non c’era più. L’affascinante sedicenne che Sirius conosceva come un fratello era svanito nel nulla, lasciando a terra un mucchio dei suoi vestiti...e al suo posto, sepolta tra la sciarpa e il maglione, era comparsa una bambina dai capelli neri che non dimostrava più di tre anni.
Tre anni, capelli neri, occhiali in bilico sul naso.
“Oh, no...vi prego, ditemi che non è vero...” mormorò Sirius orripilato.
“Sirius!” ripeté la piccola angosciata. “Sirius, cosa è successo?”.
Il ragazzo tentò inutilmente di rispondere che non ne aveva idea, mentre l’orribile verità cominciava a farsi strada nella sua mente: per quanto folle potesse sembrare, quella bimba era...
“Felpato...oh, cielo, Felpato, cosa abbiamo fatto?” gemette Peter aggrappandosi alla sua manica. “Vorrei poterti dire che non lo so, Peter!” rispose tetramente Sirius. “Remus...ehi, Remus, torna indietro!”.
Il Prefetto, immerso nei suoi cupi pensieri, era arrivato quasi in fondo al corridoio senza accorgersi che gli amici non erano con lui; udendo il disperato grido di Sirius tornò sui suoi passi, con un'occhiata frettolosa all’orologio. “Sirius, piantala adesso, ti ho detto che non importa...” cominciò in tono brusco, poi notò i visi sconvolti dei due ragazzi e il mucchietto sul pavimento. “Che succede adesso? Dov’è James? E chi cavolo è quella bambina?”
“Remus...” disse Sirius con voce malferma. “Remus, io...credo che sia James”


Mi scuso in anticipo dei ritardi che sicuramente ci saranno nell’aggiornamento, dato che sto praticamente scrivendo di notte; intanto spero che il capitolo vi sia piaciuto.

   
 
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