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Autore: REAwhereverIgo    18/09/2012    5 recensioni
Che succederebbe se una ragazza con autostima pari allo zero si innamorasse di un bellissimo motociclista? E se le sue sorelle si mettessero in mezzo per darle una mano, rischiando di peggiorare la situazione?
Spero che questa storia sia di vostro gradimento, io di sicuro mi divertirò a scriverla! Rea
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Disastro

 

Emi, muoviti! Dobbiamo uscire!

Mammina, guarda! Una farfalla!

E’ molto bella, ma papà ci sta aspettando, andiamo

Dobbiamo proprio? Insomma, io non ho voglia di andare a una cena lavat… lavore… uff, a quella!” la piccola mise il broncio, arrabbiata perché non sapeva pronunciare una parola più difficile, e sua madre rise.

Ma per papà è importante. Tu vuoi bene a papà?

Certo!” rispose prontamente lei. La donna si inginocchiò per essere alla sua stessa altezza.

E allora impara che ogni tanto, per le persone a cui vogliamo bene, dobbiamo sopportare qualche piccola noia. Se sarai brava stasera ti comprerò un gelato, ok?” le propose, strizzando l’occhio. Emi si illuminò.

Davvero?” chiese estasiata. Lei tese il mignolo e la piccola lo strinse col suo.

Promesso

 

 

Fabio sobbalzò e si ritrovò nella sua camera, sudato e col respiro affannato. Si portò una mano alla fronte per sentire se era caldo, magari gli era tornata la febbre, ma la sua temperatura era normalissima. Erano già due giorni che sognava Emi, e non ce la faceva più. Ogni mattino si svegliava sempre più stanco, terribilmente spossato dagli incubi. Non poteva andare avanti così.

Si alzò e andò in cucina a prendere un bicchiere d’acqua. “Certo che quel test mi ha proprio messo K.O.” pensò, sedendosi a tavola.

Rea sembrava averla presa mille volte meglio di lui, senza farsi particolari problemi, e aveva sorriso rassicurante. Visto? Tutto ok aveva commentato. Ed era anche quello che pensava lui, però non capiva come  mai non riusciva a capacitarsi del fatto che il risultato fosse stato quello. Forse si era talmente abituato, in quelle due settimane, all’idea che la bambina ci sarebbe stata sul serio che ora ne sentiva la mancanza. Ma poteva essere sul serio così? Cioè, non è che avesse molto senso come ragionamento. Guardò l’ora: le tre e cinque. Sospirò sconsolato. “Ho bisogno di sentire Rea” ammise a sé stesso. Sorrise al pensiero di una canzone che aveva sentito qualche tempo prima. Com’era?

Perché sono qui sdraiata sveglia e ti penso? Ho bisogno di dormire, domani ho da fare, ma tutte le volte che chiudo gli occhi vedo la tua faccia. Magari leggo un libro, ma tutto ciò che ottengo è continuare a pensarti […] Alla fine mi serviva solo chiamarti, so che sono le tre del mattino e che ti ho visto poco fa, ma ho ancora bisogno di sentirti, di sapere che sei qui. Non mi sembra di avere tante possibilità”

In quel momento squillò il suo cellulare e lui lo fissò sorpreso.

Pronto?

Sapevo che eri sveglio

Ah sì? E se fossi stato addormentato?

Ti saresti svegliato. Ma io sapevo che così non era, quindi va bene

E come lo sapevi, di grazia?

Non sei nel tuo letto Fabio sgranò gli occhi e si guardò intorno.

Che ne sai tu di dove sono io?

Sono fuori dalla tua finestra da dieci minuti che aspetto che tu rientri e mi apra il ragazzo schizzò in piedi e si precipitò in camera, dove Rea stava aspettando pazientemente che la facesse entrare.

Che diavolo ci fai qui?” sussurrò per non svegliare i genitori.

Sinceramente? Non lo so. Mi sono svegliata di soprassalto e avevo bisogno di vederti, tutto qui” spiegò, togliendosi il cappotto.

Tu sei matta” commentò il ragazzo, scuotendo la testa.

Sì, lo so, ma che ci vuoi fare? E poi ho avuto gli incubi, quindi non volevo rimanere sola, per il momento” ammise, arrossendo. “Anche lei?

Che genere di incubi?” s’informò lui, facendola sedere vicina a lui e abbracciandola.

Non mi ricordo. Era come una visione del futuro, ma più sbiadita” raccontò. Sbadigliò visibilmente.

Tu stai morendo di sonno” la prese in giro Fabio, sdraiandosi con la sua testa sul petto.

Per forza, sono le tre e mezzo del mattino. Posso dormire qui per un po’?” lo pregò.

Se rimetto la sveglia alle sei ce la fai a tornare a casa prima che qualcuno si accorga che te ne sei andata?” le chiese. Lei annuì, chiudendo gli occhi.

Allora dormi pure

 

 

Qualche giorno dopo, Rea era con Fabio al parco. Stavano camminando e parlando del più e del meno quando lei tirò fuori dalla borsa un quaderno e glielo passò.

Questo è un regalo” disse sorridendo. Lui la fissò senza capire.

Cos’è?” chiese aprendolo. In prima pagina, scritto in bella calligrafia con un verde speranza, c’era scritto “Prendi le mie mani”

E’ il primo romanzo che ho mai scritto. Tu sei l’unico che sa di questa mia passione, e quindi sei l’unico che può leggere il libro e dirmi se va bene. L’ho finito un paio di settimane fa” spiegò imbarazzata. Il ragazzo sorrise e la baciò.

Grazie per la fiducia” le disse.

Non è fiducia, semplicemente non so a chi altro rivolgermi” lo punzecchiò lei, rossa come un peperone.

Comunque grazie” ripeté lui. La ragazza non seppe come controbattere e si zittì.

 

 

Nel frattempo, Emma stava parlando con Laura.

Io li ho visti con i miei occhi!

Senti, io glielo chiederei. Non posso credere che Rea sia capace di fare una cosa simile, non ha senso! Lo sai quanto sia legata ai valori di amicizia e fiducia, non ti ruberebbe mai il ragazzo

Però è uscita con lui l’altro giorno. Cosa dovrei pensare secondo te?

Che aveva bisogno di ripetizioni?

Certo, immagino. Ripetizioni private, per caso?

Ascoltami, parla con lei. È nostra sorella, non farebbe mai niente per ferirci, soprattutto dopo che ha fatto tanto per aiutarci ad essere felici. Se è successo qualcosa ce lo dirà” le consigliò la bionda. L’altra sospirò.

Non riesco quasi a guardarla, tanto sono triste. Ormai non parlo quasi nemmeno con Jason, e questo mi fa stare male. Che devo fare?” chiese disperata.

Parla con entrambi. È l’unica cosa che mi sento di consigliarti

 

 

Fabio lesse il quaderno in una sola notte. Era fluido e scorrevole, e la trama piuttosto avvincente, e non voleva smettere di andare avanti. Quando lo finì, aveva gli occhi rossi e un sonno tremendo, però era felice di poterglielo riportare subito. Aveva fatto qualche correzione qua e là, togliendo un paio di colloquialismi, per il resto era perfetto. Lo sistemò in cartella, tra il libro di chimica e quello di inglese, e poi si coricò.

Il mattino seguente, arrivato a scuola, la aspettò seduto sul suo banco.

Ehi, avrei bisogno di posare la roba” lo sgridò bonariamente. Lui tirò fuori il quaderno.

Ecco a te” le disse, scendendo elegantemente. La ragazza lo nascose prontamente, imbarazzatissima.

Ma vuoi farlo vedere a tutti? È privato!” esclamò, mettendolo in cartella e sigillandola.

E’ un semplice quaderno degli appunti, che vuoi che sia?” commentò Fabio, scoccando un’occhiataccia in direzione di Maria, Matilde e Ginevra, che stavano ascoltando la conversazione.

Lascia perdere. Come ti è sembrato, piuttosto?” gli domandò Rea, iniziando a respirare più tranquillamente ora che il blocco era nascosto.

Dipende” rispose lui, sorridendo furbo. La ragazza sospirò e mise le mani sui fianchi, divertita.

Cosa vuoi per dirmelo?

Usciamo insieme oggi pomeriggio?” le propose.

Dobbiamo studiare, domani c’è compito” gli ricordò. Il moro ci pensò su un attimo.

Allora vieni da me stasera” sussurrò nel suo orecchio. Rea rise.

Va bene, Dongiovanni, ma ora dimmi che ne pensi” accettò, tirandolo per un braccio fuori dalla classe.

Lo zaino rimase sotto al banco, incustodito.

 

 

Quando le sorelle Stevens rientrarono a casa, Emma si decise, finalmente, a parlare con la rossa. Ci aveva riflettuto bene e aveva capito che Laura aveva ragione a dire che, se non ci chiariva subito, rischiava di star male per qualcosa che in realtà non esisteva, così si era preparata il discorso in testa, aveva pensato alle possibili risposte della ragazza e aveva cercato di seguire il piano alla lettera.

Rea, possiamo parlare?” le chiese, seduta a tavola. Sua sorella la guardò, poi sorrise.

Certamente, dimmi pure” accettò, mettendosi davanti a lei e aspettando.

Ecco, hai presente quando l’altro giorno sei uscita di casa per… per andare da Fabio?” le ricordò. La rossa ricollegò subito quel giorno al test, e rabbrividì, innervosendosi.

Sì, perché?” s’informò, ora un po’ meno a suo agio.

Tu mi avevi detto che andavi dal tuo ragazzo, ma eri strana e io… io non ti ho creduto” ammise. Una strana sensazione iniziò a farsi largo nella mente di Rea, che si irrigidì. “Vuoi vedere che era così strana solo perché…

E ti ho seguita” confessò. Abbassò gli occhi un istante, poi li rialzò su di lei, ferita.

Che ci facevi tu da sola con Jason?” le domandò gridando. La ragazza sospirò, poi sorrise.

Era solo per questo che tu non mi hai praticamente rivolto la parola negli ultimi giorni?” chiese sollevata. Emma la guardò stupita.

Come? Che intendi? Rispondi alla domanda!” esclamò confusa.

Non esco con il tuo fidanzato, se è questo che mi stavi dicendo” le assicurò con la sua espressione più rassicurante.

Che cosa? E perché eri con lui, allora?” la aggredì. Lei rise nervosamente, poi distolse lo sguardo.

Mi ha aiutata a fare una cosa” rispose criptica.

E cosa mai dovevi fare per chiedere aiuto a lui?” continuò a indagare. A quel punto Rea strinse le labbra come faceva quando non voleva confessare una cosa.

Beh, in realtà… mi serviva un… un…” non riusciva nemmeno a dirlo senza Fabio vicino che la sosteneva. Arrossì violentemente e Emma si arrabbiò.

Lo vedi che il vostro era un appuntamento? Stai cercando una scusa per mentire!” la accusò. Lei alzò lo sguardo.

Che cosa? No, non è vero! Chiedilo anche a Fabio, che sapeva che io dovevo andare con Jason in città” ribatté. La mora si bloccò.

In città? Che diavolo dovevate fare in città?” chiese. La rossa rimase zitta, e lei continuò a infierire.

Siete andati in un motel e avete consumato lì? O avete fatto un giro per le strade mano nella mano? Io mi fidavo di te, non puoi avermi tradito così! Sei meschina!” la accusò, sull’orlo delle lacrime. Non resistendo più, Rea si alzò e batté una mano sul tavolino.

Smettila! Non dovevo andare ad un appuntamento con Jason. È tuo, è solo tuo, e io non te lo ruberei mai! Sei un’idiota se  lo credi sul serio. Io dovevo comprare una cosa in farmacia” esclamò.

Questa è la scusa più stupida che tu potessi trovare! Anche qui c’è una farmacia, lo sai benissimo perché la farmacista è nostra amica. Perché andare in città?” domandò. La sorella sospirò sconsolata.

Perché, ovviamente, qui non potevo comprarlo o sarebbero andati a dirlo a mamma e papà. La verità è che io ho rischiato di essere… di essere incinta” ammise a denti stretti. La mora rimase allibita, in silenzio.

Scusa non ho capito bene” disse.

Mi serviva un test di gravidanza, ok? E l’unico che poteva portarmi a comprarlo era Jason, perché non avrebbe parlato. Sarebbe dovuto venire anche Fabio con noi, ma era malato e non si è potuto muovere di casa. Contenta ora? Io non ti toglierei mai dalle braccia il fidanzato” le assicurò imbronciata. Emma sentì sciogliersi il nodo che aveva avuto nello stomaco per tutto quel tempo e rise di gusto.

Meno male, temevo che, per avere delle risposte, avrei dovuto guardare di nuovo il tuo diario segreto” ammise. Un attimo dopo si maledisse, e Rea sgranò gli occhi.

Che significa di nuovo?” le chiese. Lei agitò una mano per smorzare la tensione.

Niente, figurati” rispose minimizzando. Sua sorella perse un battito quando comprese.

Tu hai… hai letto il mio diario segreto?” domandò con un tono di voce ferito.

Ma no! Cioè, forse un pochino lo abbiamo letto, ma solo per capire di cosa avevi bisogno” si scusò.

ABBIAMO?” gridò la rossa. Sentì le lacrime pungerle agli occhi.

N-no, non abbiamo, ho… io…” Emma si mise a balbettare e cercò di inventare sul momento una ragione per quello che aveva detto, ma non riuscì a dire niente che convincesse l’altra.

Siete… siete entrate in camera mia e avete tolto il mio diario… i miei segreti… non è possibile…” sussurrò distrutta.

Dovevamo farlo! Tu non ci dicevi niente, Fabio era disperato, io e Laura non sapevamo come aiutarti e questo era l’unico modo” spiegò.

Merda” pensò il secondo dopo, quando si accorse di aver confessato anche per gli altri tre.

 

  
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