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Autore: hele    20/09/2012    4 recensioni
Mi strattonò con forza costringendomi ad entrare nella stanza. La carne del mio polso nudo, serrato nella morsa impietosa del suo pugno, bruciava lì dove le dita stringevano. Guidata dal suo avanzare arrivai alla parete sbattendovici contro. Sapevo cosa sarebbe successo di lì a poco. Sapevo che non avrei potuto fare nulla per sfuggirgli, per divincolarmi. Sapevo che mi avrebbe preso e che non sarebbe stato come nei miei sogni.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bulma e Vegeta love story 5

                                                                                                    Fantasie  fuori controllo...





-C'è Yamcha?- chiesi cadendo dalle nuvole. Ma non ci fu bisogno della risposta di mia madre, lo scorsi alle sue spalle che si avvicinava timidamente, salutandomi con un gesto della mano.


Mia madre si allontanò colta da un insolito momento di discrezione. La scorsi con la coda dell'occhio ancheggiare in direzione della casa, mentre la gonna del suo vestito svolazzava guidata da quella brezza così insolita in quel periodo dell'anno.

Non avevo idea di come facesse a camminare con i tacchi a spillo sulla morbida terra del giardino senza storcersi una caviglia. Era sempre stata così eterea che avvolte pensavo si muovesse librandosi ad un centimetro dal suolo.

Tante volte mi aveva messo in imbarazzo (ogni qualvolta introducevo una persona di sesso maschile in casa  per l'esattezza) eppure quella volta desiderai che non se ne andasse, che rimanesse lì a ciarlare delle solite fesserie, piuttosto che rimanere sola con Yamcha.
 
Rivolsi un sorriso stiracchiato al ragazzo che mi stava raggiungendo in stato di evidente imbarazzo, la mano intenta a grattare la nuca, come faceva tutte le volte che si trovava a disagio.

Pual non era con lui. Erano rari i casi nei quali decideva di separarsi dal suo compagno fidato, eppure quel giorno non c'era. Evidentemente era venuto per chiarire una volta per tutte, non si trattava certo di una visita di cortesia, non c'era bisogno di avere attorno testimoni.

-Ehm ciao- esordì una volta che fummo vicini.

-Stavi leggendo?- chiese incerto, mandando una rapida occhiata ai giornali riversi sul terreno.

-Sì, leggendo, sì- risposi atona. Ero pronta, decisi, l'avrei affrontato a testa alta, senza piagnucolii.

-Ecco, io non volevo disturbarti. So che mi hai chiamato in questi giorni...-

Annuii meccanicamente, sorprendendomi di quel suo fare titubante ed incerto. Il tono era sommesso e colpevole, gli occhi bassi, come incapaci di scollarsi dal prato.

Dovevo essere io quella a disagio, dopotutto il mio comportamento era stato vergognoso. Gli dovevo delle scuse.

-Ho parlato con Pual, ti sei allenato molto ultimamente-

-Sai, i cyborg-  rispose scrollando le spalle.

-Già-

Non sapevo cosa dire. Nei giorni passati avevo pensato spesso al nostro incontro. Ero sicura che quando l'avrei rivisto tutte le incertezze ed insicurezze che mi avevano attanagliato in quell'ultimo, confuso periodo, si sarebbero dissolte. Ero certa che gli sarei corsa incontro saltandogli al collo, che gli avrei chiesto umilmente scusa, forse piangendo.. mi era capitato più volte di versare lacrime a comando per essere perdonata (aveva funzionato sempre).  Eppure, in quel momento, la felicità, la rabbia o qualsiasi altro sentimento affine sembravano essere totalmente estranei al mio cuore. L'unica cosa che sentivo riempire ogni singola cellula del mio corpo era l'apatia, come se non avessi mai sentito veramente la sua mancanza in quei giorni, come se non me ne importasse un bel niente del suo ritorno. Forse perchè sapevo che di lì a poco mi  avrebbe scaricata, gettata via neanche fossi...

-Mi sei mancata- Alzai gli occhi su di lui, spiazzata da quella affermazione inattesa. 

-Davvero, mi sei mancata molto-

Improvvisamente mi resi conto che anche nelle mie fantasie, in quel piano di riappacificazione che avevo proggettato con dovizia di particolari, il finale era sempre lo stesso. -No Bulma, non posso proprio perdonarti- avrebbe risposto lo Yamcha immaginario alle mie continue suppliche disperate. Mi avrebbe scostato dal suo corpo con ostentato orgoglio dicendo: -la nostra storia è finita! Non puoi fare nulla per farmi cambiare idea-,  poi sarebbe volato via lasciandomi lì, in preda a singhiozzi convulsi dovuti al mio cuore spezzato.

Non era previsto un finale alternativo.

(Ammetto che, data la mia fervida immaginazione, la scenetta talvolta continuava con l'ingresso di chi avrebbe saputo consolarmi a dovere. Ma questa era un'altra storia.)

-Perchè non mi hai richiamato?- chiesi disorientata. Gli ero mancata? Allora perchè fino a quel giorno non si era fatto sentire ed era sparito nel nulla? Che senso aveva? 

-Io ero... ero arrabbiato. Non mi sembrava giusto. Ma mi sono reso conto che senza di te non ce la faccio. Bulma, io ti amo- asserì convinto fissando per la prima volta i suoi occhi nei miei smarriti.

 Boccheggiai.

Dì qualcosa, qualsiasi cosa.

-anche io- sussurrai.

Subito dopo volli mordermi la lingua con tanta forza da mozzarla.

Invece lo ripetei, cercando di imprimere convinzione in ogni singola parola, in ogni singola lettera di quella frase che non sentivo mia.

-Ti amo anche io Yamcha-

Era la cosa giusta, era Yamcha che dovevo volere. Era con lui che dovevo stare.

Era stata una svista momentanea, un momento di debolezza, una prova.

Ora lo sapevo.

Capita a chiunque, dopo tanti anni che si sta insieme, di vacillare, no? Di avere dei dubbi, delle perplessità sulla persona che si ha accanto.

L'attrazione che provavo per Vegeta doveva essere solo un pretesto perchè non volevo ammettere che Yamcha era il ragazzo giusto.

Era stata solamente la prima persona che mi fosse capitata a tiro su cui poter riversare le mie fantasie momentanee.

Feci un passo impacciata verso di lui e il ragazzo mi strinse con forza tra le sue braccia, come se non stesse aspettando altro.

Poggiai la guancia sul suo petto muscoloso aspettando l'arrivo di quell'impulso decisivo, quello che mi avrebbe chiarito ogni dubbio, quello che mi avrebbe fatto capire che sì, lo amavo davvero anche io.

Ma l'impulso non si decideva ad arrivare e quei secondi interminabili che trascorsi cinta dalle sue braccia mi sembrarono secoli.

Sì, quel Sayan mi era del tutto indifferente, non ricordavo neanche più come si chiamasse!

-Sono stato uno stupido a farti quella scenata l'atra sera-

-Mm-m- mugugnai, mentre cercavo di imporre ad ogni mio signolo neurone di dimenticare quel nome che  continuava a rimbombarmi nella testa.

-So che non potresti mai provare nulla per uno come Vegeta-

Ecco, ora ci si metteva anche lui!

Strizzai gli occhi e affondai ancor di più il viso tra i suoi pettorali.

-Un'idea folle- borbottai.

-Voglio starti vicino Bulma-

-Più vicino di così? Mi stai stritolando!- Non era vero, mi stringeva con delicatezza, ma io volevo divincolarmi, correre via il più lontano possibile. Avevo bisogno di aria.

-Voglio starti più vicino- sussurrò al mio orecchio.

Colsi il significato di quella frase all'istante.

Poggiai le mie mani sul suo petto, allontanandomi lentamente dal suo corpo. Sotto i palmi sentivo il suo cuore battere ad un ritmo costante, forse leggermente più veloce del normale. Seguii il movimento delle mie estremità salire e scendere dolcemente, guidate dal contrarsi ed espandermi della sua gabbia toracica.

Sarebbe stata l'unica cosa in grado di sancire la fine di questa attrazione ridicola che provavo per quel Sayan. Avrebbe rimesso le cose apposto, tutti i tasselli sarebbero tornati nella giusta posizione.

Feci un cenno d'assenzo con il capo e cercai di sorridere, ma con molta probabilità non mi riuscì un' espressione credibile.

Yamcha, evidentemente non attento ai dettagli quanto alla risposta, mi sorrise di rimando, prima di sciogliere l'abbraccio e stringere un mia mano nella sua.

Ci incamminammo lentamente verso la casa senza dire una parola.

Prima di varcare la soglia della porta finestra che dava sul giardino, riuscii a mandare un'ultimo sguardo fugace alla camera gravitazionale da dove non arrivava nessun rumore. Un lampo di luce illuminò improvvisamente tutte le finestre circolari che seguivano la circonferenza della stanza.

Con un sospiro mi voltai offrendo le spalle a tutti i miei dubbi.

*

Yamcha poggiò la mano sulla superficie lignea della porta che ci separava dalla mia stanza e quella non oppose resistenza, aprendosi verso l'interno.

Le persiane della finestra erano spalancate e il letto sfatto, illuminato dai raggi di sole che entravano senza fatica nella mia stanzetta dalle pareti celesti. Sparsi sul materasso se ne stavano decine di indumenti, ognuno dei quali non abbastanza adeguato allo scopo della giornata.

Quella mattina non avevo avuto modo di darmi alle pulizie domestiche per la fretta di sistemarmi in giardino.

Scacciai dalla testa quell'insano pensiero che vi stava prendendo forma.

E' stato tutto inutile.

Yamcha mi trattenne sul varco della stanza regalandomi uno sguardo languido, uno sguardo  che avrei dovuto restituirgli per renderlo d'intesa.

Cosa voleva di più da me? Che gli dicessi che ero pronta a suggellare la nostra rinata unione con un atto carnale?

Non si rendeva conto che se mi fossi fermata a pensarci anche solo per cinque minuti avrei cambiato idea?

Conclusi che era meglio levarsi il dente il prima possibile.

Avremmo fatto l'amore, solo in quel modo avrei capito che era lui l'uomo con cui avrei trascorso il resto della mia vita.

 
*
In poco tempo anche gli abiti che avevo deciso di indossare quel giorno si erano andati ad aggiungere a quelli, che dal mio letto, erano stati gettati con foga sul pavimento.

Sentivo la pelle del mio collo bruciare, graffiata da quell'accenno di barba che Yamcha non aveva accorciato. Le mie braccia erano allacciate dietro alla sua nuca, mentre il suo viso era affondato nell'incavo tra il mio collo e la spalla. Sentivo il suo fiato caldo condensare a contatto con la mia pelle.

Feci scivolare una mano lungo la sua schiena sudata che mi sovrastava, percorrendo con le dita le linee marcate dei muscoli contratti.

Mentre affondava con decisione dentro di me, sollevai lo sguardo a fissare il soffitto.

Avrei finto. E lo avrei fatto il prima possibile.

Le mie aspettative erano state deluse. Nonostante avessi scelto di agire come mi comandava la ragione, il cuore continuava a dibattersi senza darmi tregua.

Sì, era stato un atto chiarificatore, ma la certezza che mi aveva dato mi spaventava.

Non era lui quello che volevo.

Non era l'uomo dal quale volevo farmi toccare, baciare, leccare.

Persi un battito pensando a come sarebbe stato con lui, con Vegeta.

Sarebbe stato capace di dolcezza o sarebbe stato solamente un atto consumato con cruenza?

Non vi nascondo che sarei stata ben lieta di scoprirlo.

-Tutto bene?- mi chiese affannoso Yamcha, non accingendo ad arrestare l'amplesso. Annuii mordendomi il labbro inferiore, cercando di assumere un espressione di puro godimento. Evidentemente gli bastò perchè tornò a concentrarsi sul movimento ritmico del suo bacino.

Chiusi gli occhi ed eccolo lì che tornava a tormentare i miei pensieri.

Il Sayan mi sovrastava. Riconoscevo ad uno ad un i tagli che costellavano le sue braccia possenti, ai due lati del mio viso. Mi sentii in trappola, una trappola meravigliosa.

I suoi occhi di ghiaccio a poca distanza dal mio volto mi scrutavano penetranti, intimorendomi ma al tempo stesso eccitandomi.

Immaginai, gemendo dal piacere, fosse lui a spingere con forza dentro di me, sempre più in profondità.

La mia mano, prima intenta a percorrere il dorso del ragazzo, scivolò a peso morto sul materasso, per poi andare a stringere con tutta la forza che avevo in corpo il lenzuolo rosa che rivestiva il mio letto. 

Inarcai la schiena, incapace di sostenere immobile, quella vampata di calore che si stava irradiando attraverso il mio corpo, imporporando le mie guacie.

-Ve..- urlai prima di rendermi conto che quello era il nome sbagliato, che non era lui che mi stava effettivamente facendo sua.

Yamcha rallentò il movimento, facendo leva sui gomiti e guardandomi interrogativo.

-Ve?- chiese ansimando.

-
Ehm..veloce, più veloce, intendevo- risposi come se fosse la cosa più ovvia al mondo.

Il ragazzo sorrise compiaciuto, tornando a darsi da fare tra le mie gambe.

Ed io tornai a far galoppare la mia fantasia, ultimamente aveva molto lavoro da svolgere.

Forse per quella volta non ci sarebbe stato bisogno di fingere.



Whelà. Ciao a tutti. Eccomi qui, super puntuale, con un nuovo capitoletto.
Un motivo c'è effettivamente, é la parte di capitolo che doveva concludere quello precedente. Infatti è anche un po' corto.
Che dire, non mi soddisfa molto. Trovo lo stile un po' scarno e il mio vocabolario un ridotto. Ci sono molte ripetizioni, ne sono consapevole.
L'ultima parte è leggermente hard. Più in là ci saranno scene più spinte, ma non credo comunque di alzare a rosso il rating perchè non andrò mai a descrivere i particolari, poi ditemi voi che ne pensate.
Ultima cosetta.. ho paura che il prossimo capitolo arriverà un po' in ritardo (sia mai!^^) perchè, ahimè, da studentessa universitaria rigorosamente FUORI CORSO, mi devo dare una mossetta con un bel po' di esami. Uno è previsto tra una ventina di giorni e ancora non ho aperto libro, quindi capirete bene mi devo dare un po' da fare.
Ve lo dico perchè essendo molto lenta a scrivere passerò molti giorni senza toccare pc. Cmq non andrò oltre le due settimane, spero.
Non prometto perchè ogni volta che lo faccio aggiorno dopo un mese o peggio.

Quindi non mi resta altro che ringraziarvi perchè siamo sempre più numerosi *.* e per le recensioni ovviamente, e salutarvi con tanto affetto.
Un bacione
Hele






  
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