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Autore: Christine_Heart    24/09/2012    3 recensioni
Era sereno, e riusciva a respirare un’aria piacevole e carica d’amore.
“Il mio bellissimo, dolce e speciale Balthazar!”esclamò lei accarezzandolo.
“E il mio piccolo e vivace Salomon!” affermò con un sorriso, fermandosi sull’altro figlio.
Balthazar sorrise, e con quelle ultime parole che gli echeggiavano in testa, tra una carezza e l’altra della madre, e il movimento dolce e attivo del fratellino, chiuse gli occhi e si addormentò.
***
[Contest sfida] [AU]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Due fratelli, un solo cuore'
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“…”: Pensiero del personaggio
“…”: Ricordo

“…” Riflessione del personaggio
____ : Cambio scena

 

 

Un vero amico & una famiglia meravigliosa.
 

 
Sembrava ieri.
Ancora non mi sembrava vero che eravamo diplomati già da anno, e che ora Ethan, avrebbe seguito con orgoglio le orme di suo padre.
“Ma chi l’avrebbe mai detto, tu un’agente dell’autorità!” esclamò felice Balthazar.
“Già, fa strano anche a me.” confessò Ethan, accarezzandosi la divisa nuova di zecca.
Gli occhi verde smeraldo di Ethan, incrociarono quelli argenti di Balthazar.
“E tu invece, sei uno dei camerieri di un importante ristorante.”
“ E’solo una cosa momentanea…io diventerò il pediatra che ho sempre sognato di essere!” esclamò sicuro.
Ethan sorrise divertito, davanti alla tranquillità che il migliore amico aveva conquistato, malgrado la sua vita difficile.
Sorrise e poi si passò una mano tra i capelli corti e neri:
“Spero solo di essere all’altezza di questo compito.” sospirò sconfortato il nuovo agente.
“Io sono convinto del fatto che sarai impeccabile, farai il tuo bel figurone, agente Ethan!”
“Che fai mi stai prendendo in giro!?” gli disse quasi offeso.
“No…” affermò Balthazar scuotendo il capo.
“…Tu sapevi di Bryan, mi hai dato man forte fino all’ultimo…credimi non potevi fare nient’altro che questo.” gli disse con un leggero sorriso.
Ethan sorrise con piacere.
“Grazie fratellino.” affermò grato.
“Accidenti a te, la finirai mai con questa storia!? Sono più piccolo di te solo di alcuni mesi, non hai il diritto di sminuirmi così!”. esclamò sull’orlo dell’imbarazzo.
“Ma è divertente.” affermò scherzosamente.
“Sei un grandissimo infame!” confessò Balthazar con ironia.
Entrambi si scambiarono un sorriso complice e divertito.
“Mi mancherai pazzo d’un amico!” affermò deglutendo Ethan.
“Buona fortuna per l’esame finale!” gli augurò spontaneo Balthazar abbracciandolo.
“Non mi sparire, okay?!” gli disse Ethan stringendolo forte.
“Sta tranquillo, non scappo: non ne avrei mai il coraggio!”.
 
E lì, nello stesso parco dov’è iniziata la nostra amicizia, con nuove speranze nel cuore stavamo iniziando una nuova vita.
 
____
 
 
“ Sono tornato!” esclamò felice Balthazar facendo il suo ingresso in casa.
Rapido entrò e chiuse la porta.
Si sfregò le mani, cercando di adattarle al caldo della casa.
“ Anna?”chiamò forte.
Si tolse guanti, sciarpa e cappotto, li appoggiò dove capitava, e felice corse su per le scale.
Aprì la porta della stanzetta del fratellino, da cui proveniva la melodia di un carillon, che riportava una ninna nanna.
 
Quella ninna nanna, la preferita di mia madre.
E tutt’ora è un peso non vedere più il suo volto, più il suo sorriso solare.
Ma non la dimenticherò mai.
La custodisco gelosamente in un angolino del mio cuore.
Infondo lei, mi ha lasciato un bene prezioso.
 
Si affacciò senza far rumore.
“ Ciao Anna!” il giovane salutò la migliore amica di sua madre.
 “ Ben tornato Balthazar…com’è andata oggi a lavoro?”.
“ Tutto a posto ti ringrazio!”
Entrò piano, chiudendo la porta con attenzione.
“ Dorme?” chiese avvicinandosi alla culla.
La donna annuì, raccogliendo le sue cose.
Balthazar con premura per non svegliarlo, accarezzò la testa del piccolino.
“ Dormi tranquillo, Salomon!” sussurrò.
Seguì la donna fuori la porta.
“ Grazie per oggi, non potevo davvero assentarmi…scusa se ho fatto più tardi del previsto…”.  esclamò Balthazar socchiudendo la camera del piccolo, e accompagnando la donna alla porta.
“ Non ti preoccupare, non fa niente!”
“ …Devo fare qualcosa?”  chiese poi lui.
“ Ho già fatto tutto io, devi solo fare il bagnetto a Salomon, e hai la cena in caldo!”  rispose la donna.
“ Grazie Anna, sei davvero un tesoro!”
“ Domani avete bisogno d’aiuto?” domandò Anna.
“ Ehm…no, domani posso occuparmene io, non c’è problema!”  sorrise il giovane.
“ Sicuro?”
“ Sì, non sono di turno, e poi domani c’è Kat!” esclamò lui.
“ Se hai bisogno non fare complimenti!” disse la donna avvicinandosi alla porta di casa.
“ Certo, grazie ancora!”  salutò Balthazar..
 “ Beh, allora buona notte!”  esclamò Anna.
“ Buona notte Anna e grazie ancora!” salutò Balthazar chiudendo la porta con calma mentre la guardava andar via.
 Si volse verso la casa.  
Balthazar sospirò.
Non aveva fame, anche se ormai erano in pratica le otto di sera.
Si avvicinò al lavandino, e prendendo un panno pulito, lo passo sotto l’acqua fredda.
Lo accarezzò sulla guancia, richiudendo il rubinetto.
Continuando a poggiare la stoffa, afferrò il bordo della sedia e si mise seduto.
“ Certo che oggi Brook mi ha sfiancato con lo studio!” pensò Balthazar.
“Beh, infondo se non passo l’esame universitario, non posso entrare alla facoltà di medicina.”
“ Però è stato dannatamente severo…”
“… ma di certo è premuroso e gentile con me!”  pensò subito dopo.
“ Premuroso al contrario di….”

Nella sua memoria fece breccia un uomo sulla quarantina forse più. Una frangia lunga scalata e sfilata, gli nascondeva la fronte mentre folti capelli lunghi e ondulati ricadenti sotto le spalle, di un grigio acciaio che incorniciavano il volto ordinati, un viso pallido, bianco come la neve.
Occhi fini e scuri, privi di calore.
Un sottile sorriso altezzoso stampato sul volto.
Il viso raffinato ed elegante come quello di un angelo, il corpo scolpito e slanciato come un atleta.
Quell’uomo trasudava arroganza e devozione, dal colletto della sua camicia elegantemente gessata alla punta dei suoi stivali perfettamente lucidi.
Bryan.
Istintivamente afferrò la camicia in petto.
Si lasciò guidare dai ricordi, chiudendo gli occhi.
Oscuri pensieri cominciarono a fargli compagnia.
Uno schioccò di frusta improvviso gli risuonò nel cervello, facendolo trasalire.
Strinse la presa.
“ Maledetto!”  pensò con rabbia.
Sentì un vagito, e la sua mente ritornò alla realtà.
Aprì gli occhi, e si precipitò su per le scale.
“ Salomon!” chiamò piano, aprendo la porta.
Si avvicinò al lettino.
“ Ciao piccolo principe!” lo salutò Balthazar con un sorriso.
Gli poggiò la mano destra sul pancino, accarezzandolo piano.
Il piccino sbadigliò e aprì gli occhietti svegli.
“ Ben svegliato bambolotto!” continuò Balthazar.
Il bimbo sorrise al fratello, e con interesse afferrò il pollice e l’anulare della grande mano, posta sul suo pancino, per studiarli con attenzione.
Balthazar lo lasciò giocare.
Poi allegro, come solo i bambini di sei mesi sanno fare, rise felice, gridando la sua contentezza.
E con ancora il sorriso sulle labbra, allungò le mani verso il fratello.
“ Vuoi venire in braccio, Salomon?” domandò gentile Balthazar.
Il piccolo continuava ad allungarsi verso di lui.
“ Ma sì, che vuoi venire in braccio!”.
Balthazar allungò le braccia, e sorreggendo la testa con attenzione, lo prese.
“ Vieni dal fratellone!” pronunciò ancora Balthazar.
Quando lo sentì stabile, lo portò sopra la testa, dondolandolo appena.
“ Mi ha detto Anna, che hai dormito davvero tanto, eri stanco piccolo mio, non è vero?” chiese continuando a giocare con lui.
Il bimbo rideva allegro.
Balthazar con garbo lo avvicinò al volto, sfiorò con la propria fronte quella del piccino.
Dopo gli sorrise, e gli baciò più volte la guanciotta destra.
Salomon ancora contento gli poggiò una manina sul braccio.
“ Scusa se oggi ho fatto tardi, ma sono stato impegnato!”  si giustificò Balthazar sistemando con cura, il piccolo con la schiena sul braccio sinistro.
Si avviarono fuori dalla stanza.
Balthazar stringendo il piccolo contro il petto, chiuse la porta della sua stanzetta.
“ Andiamo di sotto, giochiamo un po’, ti va?” chiese percorrendo il piccolo corridoio.
Scese lentamente i gradini, continuando ad accarezzare la manina di Salomon, che stringeva forte il suo indice. Accompagnò il fratellino nel piccolo salotto.
“ Eccoci qua, siamo arrivati!” esclamò Balthazar, poggiando con cura il piccino sul tappeto.
La stanza era bella calda, grazie al camino acceso, ma grazie a Dio, Salomon, sembrava più interessato ai vari giochini sparsi per terra.
Balthazar si sdraiò di fronte al piccolo, mentre quest’ultimo era incuriosito dai giochi intorno.
Ne afferrò uno, e muovendolo appena lo sentì suonare.
Con una risata cristallina, cominciò a scuoterlo, lasciandolo risuonare per tutta la stanza, mentre con piccoli versi, cercava di provare a parlare.
Conversava con il fratello, convinto del fatto, che con le sue “parole”, potesse illustrare come fosse bello quel giocattolo.
Balthazar sembrava stanco, ma nonostante questo ascoltava i balbetti senza senso del fratellino, sorridendogli, e rispondendo di tanto in tanto.
“ Sei meraviglioso, Salomon…è proprio vero che i bambini sono la gioia della vita!”
E con quel pensiero sereno che vagava per la testa, accarezzò la testolina del fratellino, affondando le dita tra i suoi capelli biondi.
Il piccolo da prima sorpreso, si lasciò coccolare contento, poi quando si rese conto che la carezza continuava, rise di gioia, battendo le manine, muovendo i piedini, e dondolandosi appena allegro.
Con affetto Balthazar, fece scendere la mano, lungo la guancia e poi sotto il mento, sollevandoglielo appena. Quando la carezza finì, Balthazar incrociò le braccia, e vi poggiò sopra il mento.
Salomon gli mandò un bacio, ed entusiasta, afferrò di nuovo il suo gioco.
Il fratello sorrise divertito, e senza pensarci troppo prese il gioco più lontano e si unì al bambino.
Continuarono a giocare o a provarci, fin quando Balthazar non si fermò a guardare la pendola dell’orologio, appesa al muro principale del salotto.
 “ Aspetta piccolino, Balthazar torna subito!” esclamò guardando l’orologio.
Con affettò Balthazar baciò la fronte del fratellino e si alzò in piedi.
Salomon accompagnò con lo sguardo il fratello, si sentì perso, disperato richiamò la sua attenzione con un mugolio.
“ Che succede Salomon?”  domandò Balthazar voltandosi verso di lui.
Incontrò i suoi occhietti tristi e il suo labbrino tremolo.
Salomon guardò un po’ in giochini che aveva in mano, e poi gli allungò il peluche che suonava.
“ Oh Salomon…non voglio il tuo peluche…”disse Balthazar accovacciandosi davanti a lui.
“ …devo solo andare un attimo in cucina…” aggiunse indicandola.
“ …e poi torno subito!” concluse con un sorriso.
“ Capito?” annuì Balthazar pizzicandogli la guancia.
“ Arrivo!” concluse baciandogli di nuovo la fronte.
Si alzò di nuovo senza voltargli mai le spalle. Indietreggiava sicuro. Raggiunse la cucina. Prese un bicchiere e poi Salomon lo vide sparire. L’aveva perso di vista, e curioso, allungò il collo oltre la cornice della porta scorrevole del salotto, alla ricerca del fratello. Quando lo vide ritornare e fare il suo ingresso nel salottino, sorrise felice, applaudendo con le manine, come se quel mago improvvisato fosse riuscito nel suo trucco magico.
Balthazar sorrise felice vedendolo divertirsi.
 Poi s’infilò qualcosa in gola, e accostando le labbra, al bicchiere buttò giù con una grande quantità d’acqua quella che sembrava una pasticca bianca. Posò il bicchiere quasi vuoto sul tavolino, e si buttò di nuovo a terra. Con il sussidio dei gomiti si avvicinò al fratellino, e una volta vicino gli baciò il viso:
“ Sta tranquillo Salomon, non ti lascio solo!”.
 
Sì, alla sua nascita, e dopo la perdita di mia madre, mi ero ripromesso che nulla gli sarebbe mai successo. Sarebbe cresciuto sano e forte sotto la mia protezione.
 
_____
 
Era notte inoltrata, quando Brook rientrò a casa.
Si chiuse la porta alle spalle e la chiuse a chiave.
Si spogliò del cappotto pesante e si avvicinò al lavabo.
Si fermò ad osservare il salotto.
Sorrise.
Entrò nella stanza semi illuminata dal fuco del camino, senza far troppo rumore.
Si guardò intorno, e sorrise di nuovo, notando i vari volumi scolastici, posti sul tavolino da caffè.
“Che figlio testardo mi ritrovo!” pensò divertito il dottore.
Poi si voltò verso il divano.
“Balthazar.” chiamò piano il medico.
Il ragazzo si svegliò frastornato.
“Ehi…con calma…con calma…hai Salomon in braccio.” affermò con un sorriso Brook.
Balthazar appoggiò di nuovo la testa sul bracciolo, e strinse più forte il braccio intorno al piccolo fagottino, che riposava tranquillo sul suo stomaco.
Il piccolo dormiva sereno, con le manine chiuse strette contro il maglione del fratellone, le guanciotte rosse, per il caldo della coperta ampia e spessa che lo copriva.
Il maggiore lo guardò sereno, e sorrise felice.
Gli baciò il capo cullandolo un po’.
 
E pensare che appena nato, non riuscivo neanche a prendere in braccio il piccolo Salomon, avevo paura, temevo dal profondo di poter fargli male.
Mi preoccupavo per lui, ero in ininterrotta ansia per la sua salute, domandavo di continuo se stava bene o male, ma non riuscivo a dimostrargli il mio affetto, non riuscivo a stringerlo a me.
Non riuscivo a comportarmi da fratello maggiore, e non perché il ruolo non mi piacesse…
Temevo di reagire come Bryan…
Temevo di essere Bryan…
 
Che cosa magnifica, mi perdevo!
 
“Sì è appena addormentato?” domandò Brook con dolcezza.
Balthazar annuì e poi rispose:
“Sì, ci siamo appena addormentati.” scherzò.
“Vuoi darlo a me?” chiese tranquillo il dottore.
Balthazar si mise seduto con attenzione, tenendo sempre stretto a sé il fratellino.
Si mosse con la massima lentezza per non svegliarlo.
“Fai attenzione alla testolina.” gli disse piano Balthazar.
Brook sorrise divertito:
“Guarda che li so prende in bimbi in braccio, Balthazar!” esclamò contento il dottore, mettendosi seduto accanto al giovane.
“Ho preso anche te.” affermò con un sorriso.
“Ah, è vero hai ragione.” sorrise timido il ragazzo.
Brook si appoggiò con la schiena al divano, appoggiando con attenzione il piccolo sul suo petto.
Gli sistemò la manina e gli baciò la guancia.
Infine gli coprì meglio le piccole spalle.
Salomon in tutta risposta, allungò un po’ le gambine, sorridendo.
“Mi spieghi che stavi facendo a quest’ora?” domandò poi Brook al più grande.
“Stavo solo ripassando gli ultimi appunti.” spiegò Balthazar chiudendo i libri.
“Ma non l’avevamo già fatto insieme?” chiese confuso il medico.
“Sì, ma tra tre giorni ho l’esame, e ho paura di non ricordare niente, sono terrorizzato all’idea di fare la figura dello scemo, per di più ignorante!” esclamò nervoso.
“Balthazar, è una cosa normale.” precisò il dottore poggiandogli con affetto una mano sulla spalla.
“E’ il panico, che precede ogni esame…ma sta tranquillo, hai studiato tanto in quest’ultimo periodo, è impossibile, che ti dimentichi praticamente tutto.” gli sorrise buono.
“Lo so…ma se…”
“Ma se che cosa?” chiese il medico facendogli coraggio.
“E se ti deludo?” chiese tristemente.
“Deludere me?!” disse Brook confuso.
“Se non dovessi passare l’esame, tu come la prende…”
“Balthazar, Balthazar, fermati, non aggiungere altro!” esclamò Brook fermandolo con la stessa mano che poco prima dava man forte al ragazzo.
“Ma Brook…” disse insicuro Balthazar.
“A me non m’importa degli esami, non m’importa del resto della gente, non m’importa delle scuole prestigiose, a me m’importa solo di te!” affermò con un sorriso.
“M’importa solo della tua felicità, di quella di Salomon, e di quella di mia moglie…solo in questo puoi deludermi.”
 
Avrei pagato oro, per sentire queste stesse parole uscire dalla bocca di Bryan, ma la cosa era impossibile, solo il mio vero padre, poteva donarmi così tanto amore incondizionato…
 
Il medico cinse il suo piccolo amico, e s’incamminarono lontano dagli schiamazzi degli altri.
“Ti è andata bene!” esclamò di improvviso il dottore.
“Di che cosa stai parlando Brook?” chiese il ragazzino confuso.
“Sei troppo debole, per impartirti la punizione che ti meritavi!”
“Che cosa?!” chiese sconvolto.
Quella parola tanto sinistra, gli fece raggelare il sangue.
“Sei scappato di casa, in piena mattina, senza dirmi nulla, senza lasciare un messaggio, credi davvero che lascerò che la cosa si ripeta?”
“Ma Brook…”
“Ti avevo detto che avremmo costato le tue condizioni l’indomani appena sveglio, e invece vado in camera tua e trovo il letto vuoto, come credi che mi sia sentito?”
“Era importante questo compito non potevo mancare, se perdevo questo, rischiavo di…”.

“Non importa, tu hai preso un’iniziativa rischiosa è per questo che penserò a te quando ti sentirai meglio!” disse serio.
E per Balthazar quel tono era troppo serio.
Iniziò a implorare che quella febbre non finisse mai, se le condizioni erano quelle.
“Cosa mi farà?” pensò, sempre più preoccupato.
Il solo sentire quel tono così arrabbiato gli faceva venire le farfalle allo stomaco.
“Ma Brook, tu non mi hai mai punito.” precisò.
“Beh, c’è sempre la prima volta, no?” affermò il medico senza incrinare la voce.
Balthazar cominciava ad aver paura della furia del tutore.
Come poteva punirlo, dopo che aveva scoperto di suo padre?
Balthazar lo fermò per un braccio.
“Fai sul serio o stai scherzando Brook?” domandò sempre più spaventato.
“Secondo te?” chiese intimidatorio.
Detto questo, gli lanciò uno sguardo che lo fece raggelare, era furioso!
“Spero di più la seconda!” affermò il bambino, abbassando il capo.
Sentiva le lacrime agli occhi.
Non voleva deluderlo e spaventarlo a tal punto!
Era talmente stranito e impaurito dalle parole dell’amico, che non riusciva neanche a pensare.
Lo sentì ridacchiare allegro.
Il dottore si coprì la bocca con una mano, mentre l’altra reggeva lo stomaco.
Balthazar lo guardava dubbioso, non capendo cosa stava succedendo.
Scoppiò a ridere.
“Dovevi vedere la tua faccia, era così buffa!” ridacchiò il medico.
Si portò via una lacrima che stava per scendere per via del troppo ridere.
“Era un faccino dolce!” sorrise divertito.
“Davvero carino!” affermò accarezzandogli la testa.
“Mi stavi prendendo in giro?” chiese confuso il piccolo.
“Ma è ovvio Balthazar!” esclamò con semplicità.
“Mi stavi spaventando sul serio!”
“E’ quello che ti meriti, per avermi fatto prendere un mezzo infarto!” scherzò il dottore.
“Così impari!” affermò subito il medico.
“Ti chiedo scusa…non avevo pensato che…”
E senza finire la frase Balthazar, si avvicinò al medico, e gli strinse la mano.
Per una volta i ruoli si erano scambiati.
La mano del bambino, accesa per la febbre, era più calda di quella del medico.
Brook rimase scosso da quell’azione.
Gli mancò il respiro per un breve secondo.
Stava giocando, e lo sapeva, ma Balthazar l’aveva presa sul serio.
Aveva davvero temuto di rincontrare per un giorno quella cattiveria del padre, che stava provando con enorme difficoltà a dimenticare.
“Ti ho davvero spaventato così tanto?” domandò Brook stringendogli più forte la mano.
Il bambino annuì, senza avere la forza di alzare il capo.
“Balthazar!” chiamò dolcemente il medico.
Si accovacciò per cercare gli occhi del piccolo, per avere un suo cenno.
Ma l’aveva spaventato a tal punto, che non riusciva, a guardalo.
Gli prese le mani e le nascose tra le sue, non solo per consolarlo, anche per evitare che si ghiacciassero, a causa di quel freddo pungente che si stava avvicinando.
“Guarda che io non sono Bryan, io non sono come tuo padre!” sottolineò il medico.
“Lo so!” mugugnò il bambino.
“Io sono Victor Brook, sono il tuo tutore e il tuo amico!” affermò sollevandogli il volto.
“E non avrei mai il coraggio di toccarti neanche con un dito…non mi sognerei mai di farti del male!” gli sorrise con occhi sinceri.
“Guai a chi, anche solo osa guardarti ingiustamente!” disse sorridendogli.
Il ragazzo annuì, deglutendo, con quel faccino fortemente mascherato dalla tristezza.
“Non volevo riportarti alla mente brutti ricordi!” si scusò il medico.
“Scusami Balthazar…”
“E’ stato davvero uno scherzo pessimo, da parte mia, non accadrà di nuovo”.
“Brook mi…” provò a dire il ragazzino.
"Ehi, piccolo, ora basta con le scuse, ok? Non ce n’è più bisogno.”
“ Fammi vedere un bel sorriso!" lo incoraggiò il dottore.

Si sforzò di sorridere, i suoi occhi grigi ora erano più accesi per via di quelle lacrime che aveva trattenuto fino al’ultimo.
"Molto meglio!" disse il tutore ridendo.
Balthazar abbracciò il tutore, stringendo le braccia esili, intorno al collo dell’amico.
“Come vorrei che fossi tu mio padre!” sussurrò senza vergogna.
“Lo vorrei anch’io Balthazar…” affermò il dottore, stringendolo a sua volta con affetto.
Gli accarezzò un po’ la schiena e poi:
“Su...andiamo!” disse alzandosi.

 
Balthazar rimase a sbalordito da quelle parole.
“Tu sei un ragazzo saggio e maturo…quasi quanto me.” scherzò Brook.
“Sei un ragazzo coscienzioso, che ha sempre considerato con attenzione le sue scelte.”
“Ma la mia paura è…” cercò di spiegarsi il giovane.
“Balthazar, se l’esame dovesse fallire, non vedo dove sia il problema, ricominceremo a studiare, e affronterai nuovamente la prova.”
“Tu mi aiuteresti da capo?” domandò Balthazar sorpreso.
“Sono pur sempre il tuo tutore.” disse come se fosse ovvio.
“E sei anche mio padre.” affermò il giovane onesto.
“Sì, sono anche tuo padre.” sorrise piacevolmente Brook.
Balthazar annuì sicuro.
Ma dentro di sé Balthazar sorrise fiero.
Era davvero bello avere qualcuno che si preoccupava per lui.
 
Sì, avevo scoperto la verità sul dottor Victor Brook.
Lui, era il mio vero padre biologico.
Il mio e di Salomon.
Il destino e la buona sorte per una volta hanno rallegrato il mio cuore.
Il peso di poter diventare uguale a Bryan, e di fare del male a Salomon mi distruggeva l’anima.
Io invece ero il figlio di una persona splendida.
 
“Balthazar!” chiamò qualcuno.
“Sì papà, sono in salotto!” affermò a grand voce, per farsi sentire.
“Guarda un po’ chi arriva.” disse Balthazar voltandosi verso l’ingresso del salotto.
Salomon alzò il capo sull’uomo che era appena entrato, tenendo stretta la mano del fratello.
Un bell’uomo, magro, dai lineamenti sottili e decisi, i capelli corti fin sotto la nuca, neri come la pece, che s’intonavano perfettamente alla sua carnagione chiara.
“Ciao amore del papà!” esclamò felice Brook avvicinandosi ai due.
Salomon rise contento allungando le braccine.
Brook si chinò sul piccolo e lo prese.
“Ciao tesoro, come stai?” gli chiese prendendogli le manine.
Il bimbo sorrise, sfiorando il mento del medico.
Brook gli mordicchiò il palmo con fare sereno.
Poi strizzò l’occhio a Balthazar, sorridendogli con affetto.
 
“Non farlo bruciare, mi raccomando.” affermò Katherine, con tranquillità, come se già sapesse che la cosa non poteva succedere.
“Sì non ti preoccupare.” scherzò divertito Balthazar.
Salomon dal suo seggiolone, fece suonare allegramente il suo peluche morbido, sbattendolo sulla ripiano in legno.
“Fai piano Salomon, altrimenti ti fai male!” lo riprese buono il fratello, mentre Kat sorrise allegra.
“ Salomon sta diventando grande.”
“Già, sembrava ieri che ha messo il primo dentino.” affermò con un sorriso dolce Balthazar, mentre lavava l’insalata.
“Ti rendi conto che fra un po’ potrà dire la prima parolina…chissà cosa potrà mai dire…”.
“Io vorrei che dicesse Mamma!” rispose lesto Balthazar chiudendo l’acqua.
Alzò gli occhi su Katherine, e gli sorrise:
“Io vorrei che ti chiamasse Mamma!”

 
Perché infondo Kat, non è stata altro per noi. E’ stata una mamma spettacolare.
 
E invece la prima cosa che disse il mio fratellino, fu One, che stava per fratellone!
 
Era una cosa meravigliosa, essere circondato da tanto affetto, sentire in casa il profumo d’amore e di bambino, respirare un’aria carica di serenità e pace, sentire le risate di mio padre e di mia madre, vedere la premura che mi veniva donata, gli abbracci e gli incoraggiamenti che non venivano mai a mancare, ogni loro piccolo gesto, significava tutto per me.
 
I miei lividi si rimarginavano piano piano, le parole orrende, che avevono fatto così male scomparivano dalla mia mente, e se alle volte le lacrime accarezzavano i miei occhi, non mi sentivo più in colpa, non c’era più vergogna nel pianto. Mi sentivo così protetto.
 
Era così dolce ogni sera rientrare a casa.
 
E’ così meraviglioso avere una famiglia.



 

Note dell’autrice:
Allora che mi dite, vi è piaciuto il colpo di scena?! ;)
A me si tanto, da morire! :)
All’inizio mi sembrava un idea assurda, impossibile.
Ma poi dopo ho pensato che Bryan, non meritava due figli così splendidi. <3
Allora passiamo alle spiegazioni:
-Ethan: Il migliore amico d’infanzia di Balthazar. Il ragazzo tenero che dopo aver scoperto di Bryan, a modo suo a fatto di tutto per proteggerlo. :)
Diventerà agente di polizia seguendo le orme del padre, altro grande sostegno per il nostro protagonista.
-Ninna nanna: Composizione di Daphne. Balthazar farà dono del carillon, a Salomon appena nato, per far sì che anche lui possa avere vicino la mamma ormai scomparsa.
Balthazar inoltre, è l’unico che può eseguire il brano, essendo lui semi musicista, abile con il pianoforte. La musica, così come la lettura, erano gli unici svaghi che Balthazar si permetteva per dimenticare la crudeltà del padre. Bryan ha insegnato a Balthazar i primi accordi e l’aiutato con il primo brano da eseguire. Quindi sì Bryan ha fatto almeno una cosa buona per Balthazar prima di diventare cretino. Balthazar in seguito smetterà di suonare, solo perchè perderà la mano con lo strumento! v.v
-Qui Balthazar ha al massimo 20-21 anni, ma già è super - iper protettivo con il fratellino, si comporta già da padre, ed è cosciente del fatto che lui è il primo ad avere ogni responsabilità sul piccolo.
-Salomon: Non è una amore di bimbo?! ^^
No, seriamente, il piccolino, è la copia esatta della madre, occhi chiari come il cielo e capelli biondi.
Fattore che permette a Balthazar di amarlo ancora di più.
-Balthazar: Malgrado gli anni passati, Balthazar ha ancora il chiodo fisso di Bryan.
Nonostante l’affetto e i consigli che Brook gli dona quotidianamente, le lezioni di quell’infame sono ancora vive nella mente di Balthy, e paralizzato dalla cosa, tende ancora a dargli importanza e a rispettarle. Anche Brook è l’opposto di Bryan.
-Ricordo: Il grosso ricordo in cui il dottore si “prende gioco” del bambino, si svolge nel periodo successino dalla scomparsa di Bryan, Sal, non è ancora nato, ma Brook ha preso lo stesso sotto la sua ala Balthazar, con l’intenzione di fargli da tutore a tutti gli effetti, e di sostituire il padre, e quindi di comportarsi anche come tale! Poi destino ha voluto che… :D
-Katherine: Balthazar adora dal profondo del cuore questa donna. E gli vuole bene davvero come ne voleva a sua madre. Quello che Kat fa per lui e il fratello, vuol dire molto.

 
Grazie di cuore a tutti.
Bacio ^3^
Chris.
 

  
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