Fanfic su artisti musicali > B.A.P
Segui la storia  |       
Autore: Sarasvathi    24/09/2012    2 recensioni
Come dice il titolo l'amore è acqua e muta facilmente...non è possibile dire di amare una persona davvero se prima non si capisce chi si è veramente e chi ti sta davanti...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ringrazio ManuBlackVIP, BlueDiamond e RyuzakiUchiha per le loro recensioni e tutti quelli che mi hanno recensito in generale; ringrazio anche chi ha seguito la fic, o messa tra le ricordate o preferite!
Credo che senza tutti questi elementi non avrei scritto così in fretta ogni capitolo.
Quindi, questo è la mia ultima fatica.
Ho bisogno di indicare alcune cose per una migliore comprensione: tutto ciò che è scritto in grassetto corsivo fa parte della dimensione del sogno e non è un pensiero, ma viene riportato il sogno come altra dimensione, staccata dal tempo della narrazione (spero di essere stata abbastanza chiara; ma leggendo forse si capisce meglio).
Ciò che invece è tra parentesi quadre e in corsivo, è la traduzione di un testo non italiano.

 
Cosa si prova quando i propri desideri si avverano?
Yongguk non riusciva ancora a capirlo, perché pochi dei suoi sogni importanti si erano realizzati e la maggior parte di essi, li  stava ancora vivendo.
Continuò ad accarezzare la testa del ragazzo accanto a lui. È davvero la realtà?
Zelo sorrise gentilmente al più grande.
Hyung…” e invitò Yongguk ad abbassare la testa, poi chiuse le mani a megafono e cercò l’orecchio del leader.
“Ma che hai?” chiese incuriosito Bang “Non puoi dirmelo ad alta voce? Ci siamo solo noi due qui dentro…”
Junhong slegò le proprie mani e con una faccia colma di disappunto sbuffò “Non capisci niente, tu” e girò il viso da un’altra parte.
Bang aggrottò le sopracciglia “Ok, allora dimmelo nell’orecchio”
Zelo si girò subito, un gran sorriso sulle labbra; congiunse di nuovo le mani a ricreare un altoparlante e le appoggiò sull’orecchio del più grande.
Fu un piccolo sussurro.
Un sussurro che bastò a Yongguk come risposta alla grande domanda che da sempre l’aveva afflitto: cosa si prova quando i propri desideri si realizzano?
Non aveva mai posto questa domanda a nessuno, nemmeno a Yongnam*, a cui raccontava tutto: aveva sempre pensato che fosse qualcosa di troppo personale da esporre a qualsiasi persona.
Zelo aveva sentito dentro di sé che quelle parole dovevano essere pronunciate, perché l’amore è un attimo, e può mutare in qualsiasi momento.
Saranghae
Dopo aver pronunciato quelle parole si era ritirato sotto le coperte, in preda al panico.
Dopo aver sentito quelle lettere, Yongguk aveva risolto il tanto enigmatico quesito: vuoto. È questo che si prova quando i desideri si realizzano? È il vuoto che da oggi in poi farà parte del mio mondo? È il vuoto che riempirà le nostre future parole?
Al primo e semplice quesito, si erano aggrappate altre domande che solo il tempo avrebbe snodato.
 
Quando sentì il corpo di Himchan muoversi alzò la testa e baciò il compagno sulle labbra “Buongiorno, Channie
Himchan diede il buongiorno al compagno, poi cercò il suo viso, gli occhi semi-aperti.
Non è bastata una notte per ritrovare me stesso. Pensò Jongup.
Kim trovò il viso del più piccolo, lo prese e lo riempì di attenzioni.
In quella tiepida mattina i loro occhi ridevano, le loro labbra giocavano e i loro pensieri si abbracciavano come mai avevano fatto.
Sembrava un puzzle perfetto.
Eppure mancava un tassello fondamentale: i pensieri più tormentati di Jongup, che lui si vergognava di mostrare a Himchan.
 
Quel giorno e per il resto della settimana, Daehyun non dedicò alcuna attenzione a Youngjae: ormai aveva deciso di smetterla di tormentare le proprie giornate cercando di ricevere una sua qualsiasi attenzione.
Si chiese inoltre se tutto quel tempo, tutte quelle ricerche di attenzione, non fossero state in realtà qualcosa di fasullo, e che avesse in realtà smesso di pensare a Youngjae come suo ragazzo già dopo la prima volta che il più piccolo aveva mostrato indifferenza verso di lui.
 
Bang passò la settimana come se fosse in una trance da cui non poteva uscire: Zelo lo cercava sempre, più di quanto avesse mai fatto e nonostante ciò, Bang sentiva di essere vuoto e di aver bisogno di qualcosa, qualcosa che si mostrava contorto e fumeggiante tra i fotogrammi di Zelo, sempre presenti nei suoi pensieri.
 
Passò una delle peggiori settimane della sua vita.
Si era quasi abituato ai continui corteggiamenti di Daehyun e ora lui aveva smesso di cercarlo.
Da qualche giorno aveva anche cominciato a salutarlo tranquillamente, come tutti gli altri.
Non sono più niente per te, Daehyun? Mi stai dicendo che ora sono come tutti gli altri?
Non voleva accettarlo: in qualche modo, le continue ricerche di Daehyun lo avevano tenuto legato a lui.
Non ho mai voluto lasciarti, Daehyun…ora che mi tratti così…è colpa mia?
 
Moon si svegliò di soprassalto, spalancando gli occhi, poi iniziò a tremare.
Non doveva temere nulla: era nella sua stanza, nel suo letto e non faceva freddo: ormai l’estate stava spazzando via la brezza delicata della primavera.
Eppure non riusciva a smettere di tremare.
Anche se non aveva freddo.
Scese in cucina e si preparò un the, per calmare i propri pensieri, ma non funzionò.
Prima di risalire le scale sentì di nuovo quel vento gelido attraversarlo.
Si rannicchiò ai piedi delle possenti scale, le mani a coprire il viso. Non è niente. È stato solo un incubo continuava a ripetersi, senza che quella brutta sensazione lo abbandonasse.
Quando dopo alcuni minuti riuscì a respirare regolarmente, risalì le scale tenendosi stretto al corrimano; poi strisciò il proprio corpo sui muri fino alla stanza di Himchan, dentro la quale entrò senza bussare.
Si chiuse la porta alle spalle e osservò il suo ragazzo dormire: perché mai quell’incubo?
Infine cadde sfinito al centro della stanza di quello e lì si riaddormentò, senza che quell’incubo si ripetesse.
 
Zelo aveva cominciato a ‘traslocare’ nella stanza di Yongguk: portava piccoli oggetti alla volta, ma Bang si era accorto subito di quello che il più piccolo stava facendo.
Decise di lasciarlo fare: avere qualcosa di suo nella propria stanza non gli dispiaceva e forse, gli oggetti appartenenti al più piccolo potevano cominciare a riempire il suo vuoto interiore.
 
A Junhong piaceva invadere la quotidianità di Bang, per far sì che anche la presenza del maggiore incidesse nella propria routine.
Non pensava sarebbe mai stato così: forse perché era la prima volta che piaceva davvero a qualcuno; forse perché adorava il calore del leader che lo avvolgeva e lo faceva sentire al sicuro e lontano da tutto il male del mondo; forse perché cominciava ad assaporare i piaceri di fare l’amore con qualcuno.
Tutto in così poco tempo: l’amore è un lampo.
 
Verso metà della seconda settimana –a partire da quando lui non l’aveva più considerato in maniera ‘preziosa’- dovevano provare uno dei nuovi brani che sarebbero stati inseriti nel primo mini-album: ‘What my heart tells me to do’.
Letto il testo, Youngjae pensò di non riuscirci, che il testo fosse stato scritto da lui e Daehyun e che, cantando quella canzone, i suoi sentimenti sarebbero stati compresi da chiunque avesse ascoltato il risultato finale.
Ci mise un po’ a entrare dove gli altri lo stavano aspettando, per la prima prova insieme.
Regalò qualche sorriso e qualche ‘scusate il ritardo’ ai compagni e si sistemò le cuffie nelle orecchie.
 
Daehyun aveva già letto il testo: all’inizio aveva pensato che fosse stato solo uno scherzo di cattivo gusto, che sarebbe uscito qualcuno a dirgli ‘Piaciuto lo scherzo?’ e allora avrebbe anche potuto ritornare a respirare normalmente –ovviamente dopo averla fatta pagare a chiunque avesse avuto la brillante idea di ideare uno scherzo tale; quando poi, nessuno era uscito per comunicargli che era una beffa, aveva preso sul serio la cosa e aveva riletto il testo.
Non sapeva come sarebbe stato musicalmente, ma avendo ascoltato centinaia di canzoni d’amore, già immaginava come sarebbe potuto essere: ovviamente in 4/4, un bel moderato, gli strumenti suonati molto ‘soft’, se possibile un pel pianissimo da inserire verso fine canzone.
Forse interrogarsi su come sarebbe stata musicalmente la canzone lo avrebbe distratto dal testo e dalle parole che doveva cantare, quelle parti che tanto riflettevano i suoi sentimenti.
 
Quando Himchan l’aveva svegliato scuotendolo e chiedendogli cosa ci facesse per terra, non aveva aperto bocca, ma aveva semplicemente sorriso al più grande, gli aveva dato il buongiorno e si era rintanato nella sua stanza, l’incubo ancora palpabile in essa.
Si vestì in fretta e appoggiata la mano sulla maniglia, contò fino a dieci, gli occhi chiusi; poi uscì dalla stanza e raggiunse gli altri che stavano uscendo: era l’ultimo della fila.
“Tutto bene?” gli aveva chiesto Himchan mentre uscivano, stringendogli la mano, per poi rilasciarla dopo il sorriso che gli aveva mostrato.
Sì. È meglio se non lo faccio preoccupare…so gestire la situazione da solo…ho solo paura che quell’incubo ritorni, di trovarmi di nuovo al freddo …
 
La prima prova non andò come doveva: Jongup sembrava essere da un’altra parte, Himchan era preoccupato per il compagno; Youngjae e Daehyun stavano cantando senza troppo impegno, senza leggere attentamente le parole della canzone.
 
“Ancora una volta…” ripeté Bang.
La base ripartì e Jongup cominciò in ritardo a cantare.
Himchan si girò verso di lui chiedendogli cosa avesse, senza ricevere risposta.
“Un’ultima volta; come viene, viene; poi facciamo una pausa” sospirò il leader.
Questa volta Jongup non sbagliò e procedettero con la canzone, ma Daehyun e Youngjae non cantarono con sentimento: sembravano macchine da canto: intonati, certo, ma niente di più; le parole che pronunciavano non prendevano una forma concreta, non offrivano niente di speciale a chi li ascoltava.
“Facciamo una pausa. Riprendiamo tra dieci minuti” disse Yongguk, prima di uscire dalla stanza, seguito da Zelo.
 
“Jongup, che ti succede?” chiese seriamente preoccupato Himchan.
“Niente, Channie…sono solo un po’ stanco”
 
Una mano insanguinata.
 
“Ok…se hai bisogno di qualsiasi cosa, dimmelo…neanche Daehyun e Youngjae sembrano molto in forma oggi…forse è per via del testo…”  continuò Himchan, ma Jongup aveva di nuovo la testa da un’altra parte.
 
Youngjae guardò da lontano lo sguardo spento di Daehyun. Quanto vorrei parlargli…aspetta, in teoria posso farlo. Se mantengo la calma ce la posso fare…
Si avvicinò al più grande, ma quando fu a una minima distanza da lui, si fermò.Se anche vado lì…di cosa parliamo? Della canzone che non riusciamo a cantare? Del tempo? No…non so più come si faccia a parlare con lui…come ha iniziato a parlarmi senza che io insistessi? E ancora prima…come mi sono avvicinato a lui?... scoraggiato da tutte le domande che continuavano a fluire senza una direzione precisa, rientrò in sala prove e rilesse il testo più volte, prima che anche gli altri rientrassero.
Questa volta canterò…solo per te, Daehyun.
 
Daehyun non riusciva più a cantare quelle parole, ne era così spaventato, che se avesse continuato a ripeterle ancora un paio di volte, avrebbe gettato via il suo orgoglio e si sarebbe lanciato ai piedi di Youngjae, chiedendogli scusa finché lui non l’avesse perdonato.
 
La base ripartì e Jongup si concentrò, senza sbagliare; cantò anche Himchan; ora toccava a Youngjae.
 
Cantò.
 
Chiuse gli occhi e cantò la prima strofa, visualizzando bene le parole, anche se dentro al suo cuore sapeva già quali erano.
 
Daehyun sentì la voce di Youngjae farsi calda e trascinarlo indietro nel tempo; poi, un po’ confuso dalla voce di Youngjae, cantò la propria strofa senza troppo impegno.
 
Youngjae continuò la sua parte, questa volta gli occhi aperti, che fissavano Daehyun:
 
[Questo è quello che il mio cuore mi dice di fare, quindi fa ancora più male
Ti amo, ma ho bisogno di rompere con te]
 
Sì, quelle erano le parole che Youngjae avrebbe dovuto dire a Daehyun quella volta, invece di ignorarlo. Doveva sapere che lo amava ancora, dopo tutto quello che aveva fatto, che aveva solo avuto bisogno del suo tempo per perdonarlo, per permettergli di ricominciare.
 
Daehyun sentì la voce di Youngjae attraversargli l’anima.
Perché quelle parole che aveva cantato sembravano provenire non da quel foglio che avevano sotto gli occhi, ma direttamente dalla testa di Youngjae?
Era il suo turno e qualcosa sembrava essersi acceso nell’atmosfera, tant’è che le parole che cantò, sembravano la risposta che Youngjae voleva sentire:
 
[Sono felice e dispiaciuto allo stesso tempo che tu mi abbia amato
Non sono capace, quindi perdonami perché ti sto lasciando]
 
Quando fu il turno di Bang, cantò con in mente le voci di Daehyun e  Youngjae, che improvvisamente avevano prodotto un suono così straziante, da poter spiazzare chiunque.
 
Quando salirono sul furgoncino che li avrebbe riportati a casa, Youngjae si sedette nel sedile accanto a quello di Daehyun. Ho bisogno di ritrovarti, Daehyun. E ho bisogno che tu ritrovi me…
Youngjae non parlò a Daehyun, anche perché lui aveva la testa girata verso il finestrino.
Ora tocca a me, come ai primi tempi…sarò io quello che ti dovrà cercare sempre. Non so bene perché io stia facendo ciò…forse la nostra storia è destinata a durare a lungo, forse lo sto facendo solo per un egoismo personale, ma tu ritornerai ad amarmi come prima; no, mi amerai di più e io farò lo stesso. Ricominciamo da capo, Daehyun.
 
Daehyun fece fatica a tenere gli occhi lontani da Youngjae, che sedeva accanto a lui. Se si fosse girato avrebbe trovato gli occhi del più piccolo che lo studiavano, e non voleva. Perché ora si comportava così? Lo stava prendendo in giro?
Sarà meglio che la smetti, Youngjae… so benissimo quello che ho fatto, ma non c’è bisogno che ora cominci a prendermi in giro, dopo avermi ignorato per tutto questo tempo…
 
Anche quella notte Jongup ebbe lo stesso incubo.
Si alzò con gli occhi sgranati.
Ancora…lo stesso incubo di ieri…
Scese ancora in cucina, lo stesso the, lo stesso risultato.
Non ce la faccio ad andare da Himchan…lo farei preoccupare troppo…inoltre…
Quando quella notte si era svegliato dall’incubo, si era ricordato ogni cosa che aveva visto, mentre la notte precedente si era svegliato con l’unico ricordo di una mano insanguinata e di strane sensazioni che lo avevano portato nella stanza di Himchan.
Salì le scale e arrivò davanti alla stanza di Bang.
Chissà se è con Zelo…
Non bussò, ma si rannicchiò accanto alla porta di quella stanza e sperò di poter ritornare a dormire.
 
“Zelo, svegliati” sussurrò Yongguk.
“Sì, sì…sono già sveglio, hyung
“E pensare che una volta eri sempre il primo a svegliarsi…” commentò Bang, mentre indossava la t-shirt.
“Ma un tempo non facevo certe cose di notte…” biascicò il più piccolo, facendo arrossire un po’ il leader.
Sì, a volte non riusciva a controllarsi, e il suo animale si impossessava di lui e di Junhong, che lo assecondava sempre, trovando in quelle piccole eccedenze poco tipiche del Bang quotidiano silenzioso, un modo nuovo di fare l’amore.
“Dai, alzati” ripeté Yongguk, prima di uscire dalla stanza.
 
Quando aveva aperto la porta si era ritrovato a pochi centimetri di distanza dalla porta, Jongup, tutto rannicchiato, un’espressione non proprio calma sul viso.
Yongguk si abbassò fino ad arrivare alla stessa altezza del viso di Jongup “Hey” lo scosse “Jongup, svegliati”
Jongup aprì lentamente gli occhi e se li strofinò con le mani.
“Jongup, stai bene?” chiese Bang.
Moon annuì, ancora assonnato.
“È successo qualcosa?” continuò il leader.
Jongup scosse la testa.
“Come mai eri qui fuori?”
“Zelo è dentro la tua stanza?”
Bang annuì.
Allora ho fatto bene a non disturbarli…
“Ma che c’entra Zelo?” chiese Bang.
“Niente…scusa se ero qui, davanti alla tua stanza…”
Yongguk scosse la testa e aiutò il più piccolo a rimettersi in piedi.
Sono tutto intorpidito…sarei dovuto ritornare nella mia stanza ieri notte…
 
Youngjae stette tutto il giorno accanto a Daehyun, sia mentre provavano che quando rientrarono a casa.
Continuò così per altri giorni, e settimane, finché Daehyun non cominciò a capire che Youngjae non lo stava prendendo in giro; ora rispondeva al più piccolo con voce flebile, un po’ come ai primi tempi, dando risposte brevi, stando sempre –apparentemente- in uno stato di apatia.
 
 
Ormai anche il loro nuovo MV sarebbe stato rilasciato e il caldo si era fatto insopportabile; Daehyun e Youngjae avevano ripreso a parlare quasi come ai tempi in cui, per Daehyun, l’unico con cui poter parlare liberamente era Youngjae.
 
Non so perché non riesco a ignorarti come tu hai fatto con me quei mesi…forse non riesco a non stare senza di te…è per questo, probabilmente, che ho provato a riconquistarti per tanto tempo, mettendo da parte il mio orgoglio. E ora tu stai facendo quello che ho fatto io, ovviamente tutto a un livello più alto, ottenendo delle reazioni…Youngjae, tu sei l’unico demone che sia mai riuscito a tentarmi e che ancora ci riesce. Ma non voglio che la nostra storia sia un ripetersi di errori, un susseguirsi di grande gioia e dolore indescrivibile…vorrei ricominciare daccapo, senza più bugie, senza più segreti.
 
L’incubo di Jongup continuò a ripetersi, con poca costanza, ma senza abbandonarlo del tutto.
E Moon, con gli altri, soprattutto con Himchan, doveva far finta che quell’incubo non esistesse.
Con Kim, però, era difficile fare finta di niente, dato che lui occupava un ruolo principale in quell’incubo.
Jongup aveva paura che Himchan potesse capire che lui non era sempre presente al cento per cento, e che più spesso, col passar dei giorni, con l’incubo che lo seguiva come un’ombra, si sentiva perso in quella relazione; sentiva di avere ancora qualcosa in sospeso, un argine troppo vecchio che stava perdendo stabilità, e che non avrebbe potuto preservare ancora a lungo il flusso potente –così pensava Jongup- d’acqua, che stava per riversarsi dentro di lui.
 
…il sangue sulle mani…delle lacrime sul sangue…perché lo sto facendo?
 
 
Agosto era giunto afoso e la programmazione giornaliera non lasciava quasi nessuno spazio per respirare ai B.A.P.
Ma infondo, era questo che avevano sempre voluto.
 
Nonostante ora Zelo stesse quasi tutto il tempo nella stessa stanza di Yongguk, il vuoto che il più grande sentiva, non si era ancora riempito e con probabilità non sarebbe mai successo.
Ma devo fare finta di niente; devo riuscire a riempire, almeno per finta, questo vuoto enorme…
 
Youngjae e Daehyun ormai si parlavano tranquillamente, senza più un velo di incertezza a ostacolarli ma, nonostante entrambi volessero riiniziare una storia insieme, la loro ragione e la paura di fallire di nuovo erano gli impulsi più forti, in quel momento.
Solo il tempo avrebbe riportato in loro una sicurezza tale da poter ricercare nell’uno l’amore dell’altro.
 
L’incubo di Jongup si era ripetuto si e no altre quattro volte e aveva lasciato finalmente a Moon il tempo per potere amare a pieno Himchan, che anche quando aveva visto il compagno un po’ titubante e a volte poco attento alle sue esigenze, gli era stato accanto, perché lo amava davvero tanto e, più i giorni passavano, più si affermava questa convinzione nella mente del maggiore.
 
Verso metà mese l’incubo era del tutto sparito e i sogni di Jongup si erano fatti più tranquilli; anche se dentro di lui albergava ancora uno stato d’inquietudine, di qualcosa di perso per strada, poteva dedicarsi a Himchan e recuperare tutto ciò che si era perso: il sorriso, la voce e gli occhi di Kim.
Il più grande sembrava sempre illuminarsi quando Moon gli stava accanto e ora che il suo Jongup era ritornato quello di sempre, lo era ancora di più; non era stato facile, infatti, per Himchan, fare finta di non capire che Jongup non stava bene. Non era neanche stato semplice parlare spesso a vuoto, coccolare e riempire di attenzioni il compagno senza che lui reagisse appieno.
Ma Kim aveva deciso di aspettare e cercare di aiutare Jongup in tutti i modi, sempre non chiedendogli cosa avesse –anche perché Moon non gli avrebbe detto nulla di quello che aveva in testa- e stando sempre a pochi passi da lui, per potere salvarlo in caso si fosse perso del tutto.
Non so quale magia tu mi abbia fatto, ma so che non riesco a fare a meno di te, Jonguppie.
 
Youngjae pensava che ormai si era avvicinato abbastanza a Daehyun, e sapeva che non avrebbe resistito ancora troppo a lungo per poter toccare di nuovo il corpo del ragazzo che amava.
Se lo baciassi? Come reagirebbe? Se mi respingesse, che figura ci farei? Se mi respingesse, come si sentirebbe? Se non mi volesse più come suo ragazzo perché mi preferisce come amico? Bisogna che io provi per sapere…ma c’è qualcosa che non va…anche se abbiamo ripreso a parlare, i nostri discorsi sono ancora troppo vaghi…non ci prendono emotivamente, ne sono sicuro.
Siamo come due compagni di scuola che si conoscono abbastanza da poter parlare senza offendersi  e troppo poco per poter aprire i nostri cuori…sembra che non ci conosciamo più come un tempo…ma io so chi è lui. E lui sa…penso che sappia…chi sono io.
 
“Youngjae! Vieni, dobbiamo andare a provare Crash!” urlò qualcuno dal piano sottostante.
“Sì, arrivo. Aspettate un attimo…”
Scese le scale e Daehyun lo stava aspettando “Ce ne hai messo di tempo. Gli altri sono già in macchina…manchiamo solo noi due” e si avviò verso l’uscita.
Daehyun si trovava a pochi passi di distanza da lui. Allungò la mano: voleva afferrare quella del più grande e stringerla come aveva fatto in passato.
Strinse il vuoto.
Daehyun era ancora più avanti di lui: perché Youngjae aveva rallentato il proprio passo? Perché non aveva cercato in tutti i modi di stringere la mano a Daehyun?
Entrò nel furgoncino, si sedette al suo solito posto –vicino a Daehyun- e stette in silenzio tutto il viaggio.
 
Daehyun camminò in fretta fino al furgoncino, ogni contatto poteva risvegliare lati di se stesso che non voleva mostrare a Youngjae, anche se ormai stava giungendo al limite della sopportazione. Chissà se sarebbero mai ritornati a stare insieme.
 
Purtroppo la tranquillità non dura mai a lungo.
Come tante notti precedenti Jongup aprì gli occhi di colpo.
Perché è ricominciato?
Pensava di essere più tranquillo ora, e che i suoi dubbi fossero spariti con quell’incubo.
Non scese in cucina, ma accese la luce della propria stanza e controllò il piccolo calendario che aveva sulla scrivania: vent’uno crocette. Ventun giorni senza che l’incubo si ripetesse…speravo non sarebbe più ritornato…
Mancavano anche pochi giorni all’uscita di ‘Crash’ e Jongup voleva essere nel pieno delle sue forze.
Ritornò a sdraiarsi sul letto, la luce accesa: forse così l’incubo non ritornerà…almeno per stanotte.
Ma quello, dopo che Jongup si fu riaddormentato, scivolò di nuovo dentro la sua testa.
 
Dove sono? Degli alberi? …
 
Riaprì gli occhi e decise di uscire dalla sua stanza. Fece qualche passo e si fermò davanti alla porta di Himchan, dove posò il palmo della mano. Perché non riesco mai a fermarmi? Perché non riesco a capovolgere l’incubo? Himchan…perché mai io dovrei…
I suoi pensieri vennero interrotti da un sussurro: “Che ci fai lì in piedi?”
Si girò verso la figura più alta che si trovava alla sua destra.
Con l’ombra dell’incubo che ancora lo avvolgeva, qualche lacrima cominciò a bagnargli il viso.
“Jongup” continuò la voce “Perché piangi?” la figura accanto a lui non aveva un contorno preciso: le lacrime ne deformavano il corpo.
Jongup venne preso per le spalle e portato nella propria stanza.
 
Sono passati già quattro mesi da quella volta…e solo alcune settimane da quando ci siamo riavvicinati a pieno…andrà avanti così per sempre? Saremo solo amici? Non ci sarà più nient’altro tra noi due? Niente più amore?
Con questi pensieri, Daehyun cadde in un sonno profondo.
 
Jongup si asciugò le lacrime, mentre una mano calda faceva su e giù sulla sua schiena, per tranquillizzarlo.
“Scusa…” disse tirando su col naso.
“Non devi chiedermi scusa, Jongup…”
“Invece sì…puoi anche ritornare nella tua stanza…forse Zelo ti sta aspettando” e rivolse un piccolo sorriso a Yongguk.
Il più grande si grattò la nuca “Non dorme tutti i giorni nella mia stanza…questi due ultimi giorni ha dormito nella sua…”
“Non c’è bisogno che mi spieghi ogni dettaglio” precisò Jongup.
“Sì…hai ragione” sorrise il leader.
Restarono in silenzio, finché Bang non aprì bocca “Senti, Jongup…so che non ti è facile aprirti…ma se è successo qualcosa…se posso essere d’aiuto…”
“Grazie, hyung. Ma non c’è rimedio al mio problema”
“A tutto c’è un rimedio. Se hai litigato con Himchan, vedrai che si aggiusta tutto…”
Jongup scosse la testa “Non ho litigato con Himchan…credo che non ci sia quasi la possibilità di litigare con una persona come lui…per come mi tratta, intendo”
“Allora dove sta il problema irrisolvibile?”
Jongup non rispose e sperò che quella domanda si dissolvesse e che Bang se ne andasse.
Ma Bang non voleva andarsene.
“Bang, sono stanco” mormorò Moon.
Ma Yongguk non si mosse. “Dici sempre così quando non ti va di discutere o di dire cosa ti tieni dentro. Dimmelo, e io ti aiuterò…perché eri in piedi davanti alla stanza di Himchan?”
Jongup sospirò e gli sembrò che le lacrime stessero per sgorgare di nuovo.
“Ti ricordi quando mi hai trovato davanti alla tua stanza, un po’ di tempo fa?”
Bang sembrò riflettere; infine annuì “C’entra qualcosa col fatto che prima eri davanti alla stanza di Himchan?”
Moon annuì lentamente e cominciò: “C’è un incubo…che per un lungo periodo mi ha perseguitato…quando mi hai trovato davanti alla tua stanza era da molto poco che occupava le mie notti e ne ero molto spaventato…”
“Perché non me l’hai detto prima?” lo interruppe Yongguk.
“Non l’ho detto a nessuno…speravo che prima o poi sparisse. E così è stato… da due settimane circa non l’ho più avuto…” sospirò, dopo aver parlato così a lungo.
“Fino a stasera” concluse Bang.
Il più piccolo annuì.
“Volevi andare da Himchan?”
“No…non ce la farei”
“È così spaventoso questo incubo?”
“All’inizio non riuscivo nemmeno a ricordarlo per intero…”
“Jongup…non so se ti possa servire, ma…ti va di raccontarmelo?”
A Bang non era mai capitato di vedere Jongup così scosso, per di più per colpa di un incubo. Era così orribile?
 
Jongup chiuse gli occhi e si concentrò al massimo.
“Sono al buio, poi all’improvviso mi ritrovo davanti degli alberi altissimi…cammino su un sentiero e vado avanti, avanti, finché non arrivo ad una biforcazione. Ci sono due cartelli, uno che indica la destra e uno la sinistra…non so cosa ci sia scritto, ma prendo la via di destra…perché è la sinistra che è maledetta, penso mentre cammino. E arrivo alla fine, così sembra, del sentiero. Non ci sono più alberi attorno” si fermò e aprì gli occhi, per vedere se Yongguk era ancora lì, se non stava ancora sognando.
“Vai avanti”
“Fa freddo, anche se sono vestito e sembra estate. È il crepuscolo e davanti a me appare Himchan…lo guardo e lui mi sorride…” guardò Bang negli occhi “Non ce la faccio, hyung…”
“Devi farcela…forse se riesci a raccontarlo, non verrà più a tormentarti” disse con tono sicuro Yongguk.
Jongup aspettò qualche secondo prima di riprendere “Io…io mi avvicino a lui e lui mi abbraccia…io mi stacco dal suo abbraccio e lo guardo…e gli metto la mano vicino al cuore…” si fermò e alcune lacrime cominciarono a scendere; poi, con voce tremante e piangente continuò “Allora affondo la mano dentro la sua pelle e gli prendo il cuore…e lo tiro fuori…lo guardo e lui piange, e io piango e ho il suo cuore in una mano, che pulsa…poi si ferma e c’è del sangue che esce dal buco nel petto di Himchan…e…e io piango di più e lui fa lo stesso…e butto via il suo cuore e cerco di fermare il sangue che esce dal suo corpo premendo con le mie mani…e…” scoppiò a piangere e affondò la testa sul petto di Yongguk.
Il leader restò un attimo immobile; era possibile fare un incubo del genere? Uccidere la persona che si ama? Perché tra tutti, proprio Jongup, che cercava sempre di rendere felici le persone che amava?
Non è giusto.
Yongguk portò la mano destra sulla testa di Jongup e, un po’ titubante cominciò ad accarezzarlo: era la prima volta che succedeva: persino quando stavano insieme non era mai successo.
Sono stato così cattivo con te, Jongup…non è giusto che sia tu ad avere incubi simili…
“Sai, Jongup…io ultimamente mi sento vuoto…non so come spiegarlo. Sto con Junhong, e questa è una delle cose più belle che mi sia mai capitata, ma sento di aver qualcosa di irrisolto, che fa in modo che io non riesca ad assaporare i momenti che passo con lui…sono un pessimo ragazzo, vero?”
Jongup smise di piangere, tirò su col naso e alzò la testa.
“Comunque…grazie, Jongup”
Il più piccolo non sembrò capire.
“Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Lo so, sono in ritardo: avrei dovuto dirtelo molto tempo prima…se non fosse stato per te, forse ora non starei con Zelo…se allora non mi avessi fatto capire che sbagliavo a trattarti…un po’ come un oggetto…oltre a ringraziarti devo anche scusarmi per tutto il dolore che ti ho causato…per quanto riguarda il sogno…forse hai accumulato troppo stress…”
Jongup scosse il capo “Non devi ringraziarmi o scusarti…non so se sia colpa dello stress…ma quell’incubo sembra così vero…ho paura di poter fare male a Himchan”
Bang prese la mano destra di Jongup e la premette contro il proprio petto, all’altezza del cuore “Jongup, spingi, più che puoi”
Jongup ritrasse la mano “Che stai facendo?”
Yongguk riprese la mano di Jongup “Fallo. Se dovessi riuscire ad arrivare ad afferrare il mio cuore e lo togliessi, forse mi sentirei a posto per quello che ho fatto a te, e per l’amore che non riesco a dare a Zelo”
“Bang, cosa stai dicendo?”
Bang lasciò la mano di Jongup che stava stringendo “Scusa…è che non capisco cosa mi prenda ultimamente…”
Restarono alcuni minuti in silenzio.
Yongguk fissava Jongup con intensità e i suoi pensieri ritornarono indietro nel tempo, fino al giorno in cui si erano lasciati, quel giorno in cui si era sentito per la prima volta in imbarazzo a toccare Moon. Avrei dovuto scegliere di lasciar stare Zelo? Se fossi stato con te, Jongup, avrei sentito questo vuoto? Se mi fossi sul serio innamorato di te…
Hyung…siamo entrambi stanchi…forse è meglio se ritorniamo a dormire”
Perdonami, Jongup.
 
Erano nel backstage, Zelo non riusciva a stare fermo.
“Non muoverti così tanto!” lo sgridò Himchan “O mi agito anch’io!”
“Scusa hyung, ma non ce la faccio”
“Devi riuscirci! Infondo dobbiamo esibirci come le altre volte, no?”
“Sì, ma non dobbiamo più fare ‘No mercy’… metti che mi dimentico le parole di ‘Crash’…”
Himchan si allontanò da Choi e andò verso il suo ragazzo “Almeno tu non ti nuovi come una trottola” sorrise il più grande.
Jongup sorrise di rimando e vide che anche Bang stava arrivando.
 
Le labbra di Bang si posarono con decisione su quelle di Jongup. Il bacio, casto, si fece sempre più intenso; Jongup non si stava ritraendo, ma sembrava voler assaporare il più grande.
Pianse. Perché deve fare così male? Himchan…perché ti sto prendendo via il cuore?
Yongguk lo afferrò per le spalle e lo stese sul letto. Per la prima volta sentì che tutto quel tempo aveva provato qualcosa per gli occhi dalla forma allungata di Jongup, e per quel neo a lato del naso, e per il suo corpo.
 
Zelo corse incontro a Bang “Hyuuuuung! Sono agitatissimo!”
“Anch’io” ammise il più grande “Però non sto impazzendo come te…e ora lasciami cinque minuti…mi devo concentrare”
“Sempre con i tuoi cinque minuti…” sbuffò Junhong.
“Non mancarmi di rispetto” lo ammonì Yongguk, prima di andare in un posto abbastanza isolato, per poter concentrarsi per il palco.
Mentre cercava il posto adatto, vide il profilo di Jongup.
 
Tolse la maglia a Jongup e cominciò a baciargli i pettorali, fino a scendere nel ventre, sempre più in basso.
Anche dagli occhi di Yongguk cominciarono a lacrimare.
Ho scelto di non amarti…ho scelto la via più semplice per me…il mio corpo ora vuole il tuo…questo è il mio addio definitivo…niente imbarazzo per quello che sto facendo, che ho fatto e che farò stanotte…ma perché sto piangendo? Jongup, perché non mi hai tenuto stretto a te?
Alzò la testa e vide il viso di Moon appena arrossato, le lacrime che continuavano ad uscire; nessuna voglia di interrompere ciò che gli stava facendo.
Salì fino al suo viso, lo baciò dolcemente, come mai aveva fatto; poi gli prese la testa tra le mani e lo strinse forte a sé “Perdonami, Jong…” il più piccolo gli aveva tappato la bocca e, tolta la mano, si era avventato in quelle grandi labbra che un tempo aveva tanto amato.
Oh, Jongup…perché sei e sei sempre stato così fantastico? Perché solo ora lo capisco? Perché solo ora che ti sto dicendo addio?
 
Daehyun e Youngjae stavano riscaldando le proprie voci.
Zelo si muoveva a destra e a sinistra, deconcentrando anche loro due.
“Zelo, smettila, per favore” lo supplicò Youngjae.
Il più piccolo, che era a pochi passi di distanza da lui, gli diede una piccola spinta “Hey!” urlò Youngjae “Vieni qui!” ma Zelo era già lontano.
Si voltò e pestò qualcosa, perdendo l’equilibro.
Allungò la mano in cerca di un appoggio e chiuse gli occhi.
Sentì le mani contro una parete solida e lentamente aprì gli occhi, per vedere se aveva combinato qualche guaio.
 
Daehyun sentì sopra il suo piede il peso del corpo di Youngjae.
“Ahia” mormorò, a denti stretti.
Era contro il muro e, spora di lui c’era Youngjae.
 
Jongup sentì per la prima volta che anche l’amore di Bang poteva essere dolce, che anche il suo corpo, quando entrava dentro il suo, poteva essere tenero e poco bruto.
Ma non era questo il vero Yongguk, lo sapeva –o meglio lo sperava. Che gli fosse piaciuto o meno, il vero Bang era quello che ti prendeva, in maniera un po’ egoistica e cercava di domarti in tutti i modi possibili, regalandoti emozioni uniche.
Non poteva essere dolce come Himchan, assolutamente.
Perché sto cercando di fermare il sangue che esce dal tuo corpo, Himchan? Ormai il cuore te l’ho preso. E senza un cuore non si vive…
Gemette tra le lacrime a ogni spinta di Yongguk e fece il possibile per accontentarlo. Era da tanto tempo che non lo sentiva così vicino, e la prima volta che sentiva che Yongguk lo completava.
Come se fosse la prima volta che facciamo qualcosa del genere. E in fondo lo è…ma fa così male…
È stato tutto un caso quello che è successo tra noi: non è  stata una storia di corteggiamenti continui; non è stato come per me e Himchan…tu sei feroce e vuoi solo dominare. Ti prego, fai che sia così…voglio riprovare quelle sensazioni che da tempo non provo…
Bang, perché deve fare così male? Perché non puoi violarmi come un tempo? Perché vuoi chiudere per davvero? Perché vuoi darmi l’unico tuo lato che non mi hai mai dato?...perché deve finire?
Continuò poi a gemere per le lunghe e lente spinte del leader, le lacrime grosse.
 
Youngjae sentì il cuore accelerare “Scu…scusa” balbettò.
Daehyun abbassò lo sguardo, poi lo rialzò e fissò il viso di Youngjae.
Ti amo.
 
Youngjae  arrossì violentemente: Daehyun lo stava guardando con troppa intensità.
Ti amo.
Si staccò dalla parete e fece per andarsene da un’altra parte, ma si sentì tirare per la maglia.
“Youngjae” iniziò Daehyun, ma non proseguì.
Il più piccolo si voltò verso il grande, gli prese la mano e posò le labbra tremanti su quelle del più grande.
Daehyun sgranò gli occhi, stupito: chiunque poteva vederli in quel momento; loro che avevano fatto di tutto per non essere mai scoperti, all’inizio.
Ora Youngjae faceva ciò che il suo cuore voleva, e se gli altri li avessero visti, per lui non ci sarebbe stata alcuna differenza.
Se il mondo fosse venuto a conoscenza del suo grande amore per Daehyun, non gli sarebbe importato.
Si staccò dalle labbra del più grande “Daehyun. Ti amo. Ti amerò per sempre. E lo dirò a tutto il mondo, se sarà necessario” disse risoluto.
Daehyun arrossì e si sentì un po’ a disagio. Non pensava che Youngjae gli avrebbe mai potuto dire una cosa simile. Lui che non si lasciava mai prendere dalle emozioni, se non quando erano da soli e in un momento di pura intimità; uno come lui, che era sempre stato attento a ogni dettaglio, ora parlava come un ragazzino follemente innamorato della sua ragazza.
 
Yongguk non capì subito perché il suo animale interno non si svegliò.
Il tuo corpo…la tua pelle…sei così bello, Jongup. Avrei dovuto innamorarmi di te, l’ho sempre saputo, ma fino all’ultimo ho negato a me stesso la possibilità di farlo.
Se ti avessi amato, avresti avuto tante volte questo tipo di attenzioni; ma ho scelto di non farmi coinvolgere, convinto che Zelo fosse l’unica cosa che volessi, l’unico obiettivo… lo so, dire che poter stare con una persona è una specie di ‘obiettivo’, non è la cosa più dolce da dire…ho sempre fatto degli errori Jongup, e ho paura di poterne fare tanti altri. Ma almeno questo…lascia almeno che io ti chieda scusa e possa dimenticarmi di te e fare in modo che tu mi dimentichi…devo fari conoscere anche questo mio lato, perché tu la smetta di pensarmi…mi mancheranno la tua voce, il tuo respiro dentro l’orecchio, il tuo corpo così generoso e che non smette mai di portare il mio piacere in altre dimensioni. Forse, quando tutto questo sarà finito, quando le tue e le mie lacrime si saranno asciugate, non mi mancherai più…non voglio sapere come starò se non mi mancherai più…Jongup, perché il mondo è così crudele con me?
 
Daehyun strinse la mano di Youngjae, mancavano pochissimi minuti al loro ‘comeback’.
Youngjae…non siamo mai stati da nessuna parte. Per noi due non c’è un ‘ritorno’, ma una rinascita. Tu sei un nuovo Youngjae e io un nuovo Daehyun…credi che funzionerà lo stesso, anche ora?
Insieme, mano nella mano, si avviarono verso gli altri.
 
Zelo era andato a prendere Bang, e Himchan stava parlando con Jongup.
 
Daehyun e Youngjae erano la Felicità. Era da molto tempo che non si sentivano così; stavano davanti al gruppo, pronti ad entrare in scena.
Fecero qualche passo verso il palco.
“Io mi chiamo Daehyun” disse il più grande, guardando davanti a sé il palco che appariva, cominciando a lasciare la mano del più piccolo.
“Io sono Youngjae” rispose l’altro, lasciando del tutto la mano dell’altro.
Infine si guardarono negli occhi, i loro cuori colmi di gioia.
 
Bang si ritrovò davanti gli occhi di Jongup. Vide dentro quelli il riflesso di un ricordo, e a Jongup successe la stessa cosa.
 
Vennero insieme, con un roco gemito, le unghie di Jongup conficcate nella schiena di Yongguk e Yongguk stringendo a sé il corpo più piccolo.
Per la prima volta Bang giacque accanto a Jongup abbracciandolo, coccolandolo. Le lacrime avevano smesso di scendere.
Jongup sentì un calore particolare provenire da quelle attenzioni di Yongguk. Se mi avessi amato, saresti stato così? È così che sei con Zelo?
Nessuno dei due parlò, e si addormentarono così, uno stretto al corpo dell’altro, nudi, il loro amore completamente ghiacciato.
 
Quando l’amore si ghiaccia profondamente, non c’è verso che si possa sciogliere in acqua.
Solo il sole potrebbe; ma se i due cuori sono ghiacciati, il sole non potrà mai sorgere.
 
Il nostro amore…non è acqua, Jongup.
 
Il nostro amore…non sarà più acqua, Yongguk.
 
Anche se ancora un filo ghiacciato ci collega…il pensiero di Yongguk venne interrotto.
 
Himchan spinse avanti Jongup “Dai, non facciamo aspettare troppo le nostre Babys
 
Bang perse gli occhi di Jongup, e i propri pensieri con essi.
Sperò che Jongup si rigirasse, sperò di poterlo ritrovare di nuovo, nei suoi ricordi.
E Moon si girò.
 
Infine, anche il filo di ghiaccio che ci collegava, si è spezzato. Rifletté Jongup.
 
Bang non riuscì a specchiarsi negli occhi di Jongup.
 
Zelo spinse avanti il leader, sorridendo.
Yongguk, sei la cosa più bella che mi sia mai capitata.
 
Himchan tirò per un braccio Jongup.
Jongup, grazie perché mi fai vivere i miei giorni più belli.
 
Yongguk, sei stata la cosa più bella che mi sia mai capitata. Scusa, ma devo metterti da parte; l’argine che stava per scoppiare, stranamente, non si è rotto. L’acqua al suo interno si è fermata.
 
Jongup, grazie, perché mi hai fatto vivere i giorni migliori della mia vita. Non pensavo mi avrebbe fatto così male metterti da parte; neanche sapevo di provare questo per te. Ma infondo ricordo poco di tutto ciò. Tutto ciò che mi possa riportare a te, è stato sepolto, sotto lo strato spesso di ghiaccio che ti circonda dentro al mio cuore.
 
 
*per chi non lo sapesse Yongnam è il gemello di Yongguk
 
Chiedo scusa per eventuali errori di grammatica e in caso ci siano dubbi sull’ultima parte:
-si muove su due piani temporali: quello del backstage e quello della sera in cui ‘l’amore di Jongup per Bang e viceversa si è ghiacciato’.
Devo ammettere che è un finale amaro e non so se tutti capiranno il mio punto di vista e quindi apprezzeranno quello che ho scritto ( tra l’altro gli ultimi 4 pensieri procedono a 2 a 2: c’è un parallelismo tra Zelo e Jongup e tra Yongguk e Himchan; però i pensieri di Yongguk e Jongup sono al passato, mentre quelli di Himchan e Zelo al presente)
 
Anche questo capitolo è stato chilometrico (direi che è il più lungo di tutti); ma non potevo dividerlo (sono fissata con i multipli di cinque e scrivere sedici capitoli sarebbe stata la mia rovina, il mio ‘Caos’)
 
Analisi Titolo:
Crediamo quasi tutti in un Dio, o diverse divinità, o in qualcosa di più potente di noi.
Io credo fortemente nei poteri della Natura e vedere come diverse religioni e i miti hanno personificato queste forze naturali, mi porta –non so perché- uno stato di felicità.
Il titolo per quest’ultimo capitolo, l’ho scelto con davanti a me una gran varietà di possibilità.
Ho scelto appositamente quattro divinità (meglio dire figure mitologiche) provenienti da quattro aree geografiche diverse.
Le divinità invernali (Skadi e Chione) sono femminili; la prima è di mitologia nordica, la seconda greca.
Le divinità che personificano il mare, l’acqua (Enki e Yam) sono maschili; il primo viene dalla mitologia babilonese; il secondo è una divinità ‘diffusa’ nella striscia di terra chiamata Canaan (mi verrebbe da dire che sia una divinità ebrea, ma ho trovato che anche in Egitto c’era…)
Comunque il significato del titolo dovrebbe essere: Dall’acqua al ghiaccio; dal freddo all’acqua.
Ovvero: da acqua a ghiaccio mi riferisco a Bang x Jongup; da ghiaccio ad acqua, parlo di Youngjae e Daehyun, il cui amore si era un po’ ‘cristallizzato’, ma solo in superficie, come Chione non è una figura così potente.
Per questo ultimo capitolo non ho una canzone, perché ognuno può dare il sottofondo che preferisce.
 
Alla prossima (sperando che la mia fantasia non si sia ghiacciata per sempre…)!
 
Sarasvathi
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > B.A.P / Vai alla pagina dell'autore: Sarasvathi