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Autore: _Diane_    24/09/2012    3 recensioni
Dopo la fine della battaglia di New York contro alieni di vario tipo, ogni vendicatore è tornato alle sue usuali attività. Eccezion fatta che ogni giovedì sera il gruppo si ritrovi alla Stark Tower a vedersi in tutta pace un bel film. Al termine di una serata nella quale è stata proposta la visione di "Ritorno al Futuro", uno Steve ancora incerto del suo posto nel mondo viene colpito da un qualcosa che ne provoca lo svenimento. Al suo risveglio si ritroverà nuovamente spaesato nell'anno... 1991. Tra vecchi amici, nuove conoscenze, molti problemi, riuscirà il nostro Capitan America (alias Jarvis) a cavarsela e tornare a casa?
- Dal Capitolo Dieci -
«Tony Stark?»
Domandò senza mezzi giri di parole la giovane dai capelli rossi.
«Esattamente. E voi non credo siate i fantasmi del Natale passato, presente e futuro di Dickens, vero?»
La ragazza parve sconcertata dal comportamento di chi gli aveva appena aperto la porta. Un turbamento che durò qualche millesimo di secondo, dopo il quale rispose.
«Perché, avresti forse paura di confrontarti con i tuoi peccati, signor Stark?»
Genere: Avventura, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sorpresa, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Uno

Some nights, I stay up cashing in my bad luck
Certe notti resto in piedi a scacciare la mia sfortuna
Some nights, I call it a draw
Certe notti lo chiamo un pareggio
Some nights, I wish that my lips could build a castle
Certe notti vorrei che le mie labbra potessero costruire un castello
Some nights, I wish they’d just fall off
Certe notti vorrei che crollassero e basta

But I still wake up, I still see your ghost
Ma mi sveglio ancora, vedo ancora il tuo fantasma

Oh Lord, I’m still not sure what I stand for oh
Oh Signore, non sono ancora sicuro, per cosa lotto
What do I stand for? What do I stand for?
Per cosa lotto? Per cosa lotto?

Some Nights ~ Fun



Capitolo Uno


Era un giovedì, un giovedì sera.
Fuori dal suo modesto appartamento, gentilmente concessagli da Nick Fury qualche tempo prima, il freddo pungente di metà dicembre sferzava le inanimate facciate in ferro e vetro che ricoprivano la quasi totalità degli edifici di Manhattan. Nessun essere umano avrebbe osato mettere piede fuori da casa, se non fosse per ultimare qualche folle acquisto in previsione dell'imminente Natale. Questo fortunatamente comportava un periodo di vacanze anche per i Vendicatori; per quanto spietati e senza cuore, i supercattivi o invasori alieni che fossero non erano ancora così pazzi da attaccare New York nel bel mezzo di una bufera di neve.

Dal canto suo, Steve Rogers osservava apatico i fiocchi candidi danzare sotto il cielo color cenere. Anni prima - parecchi anni prima - non avrebbe esitato ad uscire di casa e a gettarsi a terra tra la neve soffice, sguazzandoci dentro felice come un bimbo. Il freddo che penetrava le ossa allora non gli importava, anzi; il giovane Rogers considerava la situazione alla stregua di una prova di coraggio alla quale, nonostante la sua esile corporatura, sopravvivere.
Da allora ne erano cambiate di cose. Non aveva più sentito freddo, nemmeno rimanendo bloccato per decenni nel mezzo di un blocco di ghiaccio.
Così ora osservava le forme geometriche perfette dei fiocchi di neve danzare al ritmo sfrenato del vento, chiedendosi se quel freddo che l'aveva così tanto provato non lo avesse infine cambiato.

Ancora intento ad osservare quel silenzioso spettacolo non si accorse del telefono che stava squillando. Se ne rese conto solo quando il vento cambiò bruscamente direzione, facendo roteare i fiocchi così velocemente che non riusciva più a distinguere nulla se non un biancore assoluto. Il suo cellulare squillava eccome. Ma era una suoneria così strana, fatta di suoni metallici e strumenti che solo il diavolo avrebbe saputo come usare.

"Appena lo vedo lo ammazzo. Poi lo faccio resuscitare con un urlo di Hulk e lo ammazzo ancora."

Steve aveva questi pensieri in testa mentre si alzò contrariato dal divano e cominciò a mettere a soqquadro la stanza, nel vano tentativo di trovare un...  rettangolo trasparente.

"Come diamine può un essere umano ideare una cosa che non si può trovare?"

Dopo aver capito da dove provenisse il suono infernale afferrò finalmente l'aggeggio. La foto che lampeggiava sopra gli fece venir voglia di scaraventare il cellulare giù per strada ma poi pensò alla fatica, più mentale che fisica, che aveva speso nel trovarlo e controvoglia posò un dito sulla superficie per rispondere. Il tono di voce all'altro capo del telefono gli fece rimpiangere di non aver meditato maggiormente più l'ipotesi di battere il record olimpico nel lancio del telefono.

«Poco fa sentivo un fischio incredibile alle orecchie. Tu ne sai qualcosa? Non dirmi che "Capitan, oh my Capitan" parla male di me? Sai ci resterei parecchio male, non dormirei la notte e...»

Steve non era solito riuscire a rispondergli a tono, ma quella volta qualcosa nel suo cervello gli suggerì la risposta giusta.

«Tranquillo Stark, ci sono già un milione di modi in cui potrei ucciderti. Sto solo valutando l'ipotesi più divertente.»

«Se stai cercando Willy il Coyote per ordinargli una cassa di dinamite mi spiace deluderti, le Stark Industries non producono più quelle anticaglie da un pezzo ormai...»

Il biondo non sapeva minimamente a chi o cosa si riferisse ma non ci diede molto peso. Ormai era abituato alle sue battute preparate su cose delle quali lui non conosceva nulla. Emise un sospiro rassegnato.

«Comunque non ti chiamavo per sapere come morirò, ma per ricordarti che è giovedì, giovedì sera, Capitano smemorato.»

Giovedì. Giovedì sera.
Steve sapeva benissimo cosa occupava il giovedì sera ma il suo cervello, giustamente, cercava di dimenticarsene puntuale ogni giovedì.
Stark si era messo in mente di creare una sorta di "gruppo" tra i vendicatori, il giovedì sera. L'idea gli era venuta al termine del famoso "shawarma party" al quale era stato - suo malgrado - trascinato.
"In onore di questo giorno vorrei indire, ogni giovedì, una gran riunione segretissima alla Stark Tower". Aveva sentenziato il grande Iron Man. Peccato che questo alto proposito poi era precipitato ne "il giovedì dei film squallidi", ai quali Steve evitava meticolosamente di andare.

«Prometto, prometto solennemente sulle mie armature e sulle mie costosissime automobili che il programma non sarà come l'ultimo giovedì.»

L'ultimo giovedì, già. L'unica serata alla quale aveva partecipato erano riusciti a fargli vedere niente meno che... "La Bella Addormentata". Qualcosa gli fece prudere i muscoli delle mani e per poco non incrinò il telefono.

«Oltretutto non l'ho nemmeno scelto io, ma quel romanticone del dio del tuono! Gli altri sono già qui e poi, dai, non ti spaventerà mica una camminata in mezzo alla neve Capitan ghiacciolo?»

Nessuna risposta.

«Ehm... Steve, sei ancora lì? Non avrai mica distrutto il bellissimo - e costosissimo - cellulare che ti ho regalato?»

«Farai bene ad avere già indosso l'armatura quando arrivo, Stark.»

«Ok, ti aspettiamo!» Prima di chiudere la chiamata sentì qualcosa che gli parve un "Pepper tesoro, prepara la Mark XLVII!"

Afferrò e indossò un golf blu con il cappuccio mentre infilava il telefono, ai suoi occhi un banale pezzo di vetro trasparente, in tasca. Non aveva effettivamente bisogno di vestirsi per camminare in mezzo a quella bufera di neve, ma preferiva sopportare il caldo piuttosto che attirarsi gli sguardi di mezza città perché andava in giro a mezze maniche a metà dicembre. Sbattè un po' troppo violentemente la porta di legno massiccio, che ondeggiò pericolosamente,  dirigendosi suo malgrado verso la Stark Tower.

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«Signor Rogers entri pure, i suoi colleghi la stanno già aspettando nella sala dell'home theater

Fu come al solito la gentile voce meccanica di Jarvis ad accoglierlo al suo ingresso nella torre. Dopo la battaglia contro i Chitauri si era trasformato in una sorta di "appartamento condiviso" degli Avengers che, nonostante avessero scelto di seguire ognuno la propria strada, ogni tanto non disdegnavano passare del tempo insieme. Steve era sicuramente più a suo agio nelle battaglie sanguinose piuttosto che nel super-gruppo in vena di chiacchere, ma si era imposto di trovare qualche modo per evitare la solitudine nella quale spesso ricadeva. Sotto sotto, nemmeno lui osava ammetterlo a sé stesso, ma era convinto che Tony organizzasse quelle serate proprio per lui. Con questi pensieri attraversò il grandioso atrio vetrato degli ultimi piani a passo veloce, dirigendosi verso la sala indicatagli dal maggiordomo virtuale.

Il Capitano afferrò la maniglia e, dopo un respiro profondo, la abbassò per entrare.
La sala non era eccessivamente enorme. Visto il lusso al quale era abituato Iron Man, Steve non capiva perché non avesse abbondato con le dimensioni della stanza. Per lui comunque l'aspetto più interessante rimanevano le larghe e comode poltrone reclinabili, l'unico dettagli del quale potesse commentare qualcosa. In effetti tutto il resto, che faceva di quella sala uno dei più costosi home theater del paese, non poteva essere compreso da Rogers. Sistemi riproduttori Hi-Fi e Hi-End, schermo abnorme con tecnologia al plasma, impianto stereo di ultima generazione.
Aramaico antico, per uno nato quasi un secolo prima.

Appena entrò la voce di Tony lo accolse, meno gentile di quella di Jarvis.
«Ehilà Rogers, qual buon vento! Poi dicono che il ritardatario cronico sono io!»
Le luci erano già basse nella sala e il film stava iniziando. Steve si accomodò nel primo posto che trovò libero che, sfortunatamente per lui, era proprio accanto a Stark.

«L'armatura mi aspetta qui fuori, ora direi di goderci il film.»

Anche se Steve non poteva vedere il suo volto, poteva scommettere che il vicino avesse un sorriso malizioso stampato in faccia.
Poi, dopo alcune schermate di pubblicità, apparve il titolo del film.

«Ritorno al Futuro?» Chiese sconsolato Steve, nel constatare che qualcuno stava nuovamente per farsi le beffe di lui.

«Non è come pensi, il film in realtà parla di un ritorno al passato e... l'ha scelto Bruce. Incolpa lui, non me!»

«Steve, io non volevo assolutamente...»

Il tentativo imbarazzato del dottor Banner di spiegare la sua scelta fu interrotto da un "la volete smettere lì davanti, midgardiani!" della possente voce di Thor. Nessuno osò più fiatare.
E il film cominciò.

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Steve trovò la visione del film stranamente... interessante.
Quel ragazzo, quel "Marty", aveva fatto un salto indietro nel tempo dal 1985 al 1955, avendo la possibilità di conoscere i suoi genitori (e di combinare parecchi disastri). Lo incuriosì soprattutto perché quella situazione era l'esatto opposto della sua, costretto a fare un balzo in avanti nel tempo.
Prima che si riaccesero le luci in sala, fu Tony ovviamente il primo a riprendere parola.

«Se vi state chiedendo "oh, come mai il grande Tony Stark non ha ancora inventato una macchina del tempo?", vorrei rispondervi in maniera mooolto semplice. Alle velocità infraluminali, al di sotto della soglia della velocità della luce nel vuoto, esistono corpi dotati di massa, sia a riposo che accelerata, superiore a zero, quindi...»

«Questo per dire che, con le conoscenze attuali, è possibile muoversi nello spazio ma non nel tempo.»

Esordì Bruce, traducendo per tutti gli altri vendicatori le criptiche parole di Tony.
Poi la luce si accese automaticamente e l'argomento della conversazione cambiò molto bruscamente.
Stark stava osservando il volto di Steve, dipinta sul volto un'espressione un po' stupita e un po' divertita.

«Rogers...» e allungò una mano sulla spalla si Steve «non tutti possono portare un paio di baffi con quella disinvoltura, credimi!»

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Dopo un'animata discussione, fatta di battute sarcastiche di Tony e di pacche sulla spalla di consolazioni degli altri, Steve decise di prendersi una boccata d'aria fresca fuori. Salutò e in gran frettà uscì.
Camminava a passo lento tra le vie della città, diretto nemmeno lui sapeva dove, giusto sbollire le emozioni. Non era uscito di casa per qualche giorno e non aveva avuto molta voglia di radersi, così erano cresciuti un paio di baffi poco curati sul suo volto.

Tony la deve smettere di comportarsi da adolescente." Pensò passandosi una mano sulla peluria incolta, mentre un misto di rabbia e vergogna gli pervadeva l'animo.

Una parte di lui sembrava suggerigli che in effetti era lui che se la prendeva sempre troppo. Ma ricacciò indietro quel pensiero: come poteva permettere a quell'uomo egoista e pieno di sé di averla sempre vinta su tutto e tutti? Forse, forse anche il suo era un atteggiamento leggermente "adolescenziale", ma non riusciva proprio a darla vinta a Stark.

Poi però accadde qualcosa che squassò la serenità mentale che Steve stava cercando di trovare.
Successe tutto in fretta, troppo in fretta.
Un gran rumore, poi un a luce accecante seguita da un forte botto. Qualcosa aveva colpito alle spalle Steve che cadde riverso in avanti battendo violentemente sul ciglio della strada. Nemmeno i riflessi regalatogli dal siero del supersoldato furono abbastanza veloci per evitare l'impatto. Prima di capitolare nel buio l'unico volto che, stranamente, riuscì a delinearsi davanti ai suoi occhi, assumeva le sembianze di Tony.
Stava per morire e stava anche impazzendo. Non l'aveva mai visto in vita sua preoccupato, eppure fu così che lo sognò.

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Il sonno che seguì fu tormentato incubi animati da ombre. Figure che lo inseguivano, che lo cercavano. Figure oscure che, prive di volto, lo tormentavano. Lui cercava di spiegare che non avrebbe potuto salvarle, che gli dispiaceva, ma loro continuavano ad inseguirlo, in cerca di spietata vendetta.
Poi Steve ebbe l'impressione di inciampare. Provò a rialzarsi ma fu raggiunto da una di quelle ombre, più veloci delle altre.
La quale lo pugnalò alle spalle.

Fu allora che il supersoldato si svegliò di soprassalto in una pozza di sudore, balzando istintivamente a sedere. Gli occhi, apertì troppo in fretta, mal accettarono la luce che per poco non li accecò, mentre Steve riprendeva lentamente possesso delle sue funzioni motorie cercando di calmare il prioprio respiro.
Prima che potesse riaversi completamente fu però assalito da un terrificante sensazione di dejavù.
Era sdraiato su un letto di una sconosciuta stanza d'albergo. Sul comodino una radio in legno per nulla ultramoderna, al soffitto delle banalissime pale roteavano attorno ad un perno fissato al soffitto, portando sollievo alla sua fonde madida di sudore.

"Sono morto. Sono morto e all'inferno ti fanno rivivere i momenti peggiori della tua vita." Pensò amaramente.

Poi però gli occhi di Steve misero a fuoco la stanza. L'udito ricominciò a funzionare.
La radio era spenta, diversamente da come si era aspettato di trovarla. Però scorse un giornale adagiato con cura al di sotto di essa. Con non poca fatica allungò il braccio per afferrarlo.
Gli tremavano le mani. In cima alla prima pagina, campeggiava una data.
Per un momento, Steve avrebbe preferito esser morto.

Venerdì, 17 Dicembre, 1991.







Note finali:


Ebbene sì, io sono pazza. Lo so.
Ma dato che, finquando non inizieranno nuovamente le lezioni, sono in stato di pseudo-vacanze, ho iniziato a dedicarmi a questa... cosa!
Non vi saprei neppure più dire bene come è nata l'idea, anche perché è stata partorita mente la sottoscritta faceva le pulizie di casa con l'ipod nelle orecchie! Tutto dire, quindi!
Come avrete capito fin dal titolo, questa fiction è stata direttamente ispirata dal capolavoro "Ritorno al futuro" firmato da Steven Spielberg. Ho amato quel film sin dalla prima visione. *__* Insomma, la mia testolina ha fatto dei ragionamenti strani dal quale è nata una trama di alcune pagine, che cercherò di sviluppare all'interno di questa long-fiction!

Alcune precisazioni, così a random:

1) Il telefono che Steve inizialmente non trova è una citazione sia al bellissimo telefono trasparente di Tony (sul quale ho scritto anche una cosa, nella fiction "Even an avenger has fun moments"), sia ad alcuni video sull'Iphone 5 usciti su YouTube qualche giorno prima del suo lancio.
Uno dei video in questione lo potete trovare qui: http://www.youtube.com/watch?v=rczqP0FwWrk

2) Prima che Steve chiuda la chiamata, Tony chiede a Pepper di cercargli una... cosa. Se non volete spoiler su "Iron Man 3" vi consiglio di vivere la vostra vita come se non aveste mai letto quelle due paroline! (In caso contrario, inseritele su Goooogle e avrete tutti gli spoiler che volete XD)

3) Per le cose (sconclusionate) che Tony dice riguardo ai viaggi nel tempo, si ringrazia mamma Wikipedia. Ovviamente.

4) Sul perché al dio del tuono piaccia "La bella addormentata nel bosco"... A noi mortali non è dato saperlo!

Mi scuso se questo capitolo è un po' troppo lunghetto, ma non mi sono sentita di toglierne delle parti. Spero che siate riuscite ad arrivare indenni fino all'ultima riga (che forse, e dico FORSE è la più importante U__U). Spero di avervi incuriosito, almeno un poco, con questo primo capitolo introduttivo!
Nel caso ci fosse qualche sopravvissuto/a (speranza vana) lascereste un commentuccio a questa povera autrice?

A presto! ;)







   
 
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