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Autore: REAwhereverIgo    27/09/2012    7 recensioni
Che succederebbe se una ragazza con autostima pari allo zero si innamorasse di un bellissimo motociclista? E se le sue sorelle si mettessero in mezzo per darle una mano, rischiando di peggiorare la situazione?
Spero che questa storia sia di vostro gradimento, io di sicuro mi divertirò a scriverla! Rea
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Le insicurezze dell’anatroccolo

Le insicurezze dell’anatroccolo

 

Ci hai messo più del previsto: sette minuti e quarantacinque secondi. Ti sei un po’ impigrito?” lo accolse Rea, aprendo la porta prima che lui bussasse. Aveva un enorme sorriso stampato in faccia e si vedeva che stava bene, adesso. Era completamente diversa.

Allora? Non mi dici niente?” lo prese in giro. Fabio aprì la bocca, poi la richiuse.

Non credevo che il mio regalo ti avrebbe fatto quest’effetto” rise la ragazza, prendendolo per mano e facendolo entrare in casa. Non fece in tempo a chiudersi la porta alle spalle che lui l’aveva baciata con foga, passione e così tanta necessità da farle girare leggermente la testa. Gli passò le braccia intorno al collo e se lo tirò contro, sentendosi davvero a casa adesso.

Sei in ritardo” le disse, quando riuscì a staccarsi.

No, sono puntualissima: entro settembre sono tornata. Ricordi? Oggi è il trenta agosto e io… io volevo farmi un bel regalo di compleanno” ammise. Lo allontanò leggermente, divertita nel vedere la sua espressione confusa, e sorrise.

Cosa?

Sì, mio caro. Oggi io compio gli anni. Ecco perché solo oggi ti ho fatto arrivare quel libro, volevo farti una sorpresa” spiegò. Si sedette sul divano e gli fece segno di raggiungerla.

Però, se l’avessi saputo, ti avrei comprato qualcosa” ribatté il ragazzo, contrariato.

Non volevo che tu mi comprassi niente. Mi offendi se mi ritieni tanto materialista. Sapevo che, se tu avessi ricevuto oggi il pacchetto, saresti corso qui da me, così ho deciso di fartelo portare solo stamani, almeno saresti stato il mio regalo a me per il mio compleanno” disse felice. Fabio si sedette vicino a lei e le passò un braccio intorno alle spalle per stringerla: era davvero lì, era davvero la sua Rea. Quasi non ci credeva.

Allora come sono andati questi mesi da sola?” le domandò. Lei sorrise.

Direi bene. Posso ufficialmente annunciare che ho ritrovato me stessa. Ho lavorato ininterrottamente sul mio libro e su me stessa, andando avanti col primo e correggendo l’altra, così che, una volta arrivata agli esami, già ero un’altra persona. Non solo sorridevo quasi sempre, ma vivevo la vita in modo più leggero, più divertente. Sarei potuta rientrare già a luglio, sai?” lo informò.

E perché non sei tornata?” chiese lui, arrabbiato. Rea si accoccolò sul suo petto e sospirò.

Perché avevo fatto un salto nel buio e dovevo aspettare una risposta. Intorno a aprile, quindi per Pasqua, mia nonna mi ha portata in libreria per farmi scegliere qualcosa da comprarmi come regalo. Stavo girando per gli scaffali enormi, altissimi, e guardavo tutti quei nomi, tutte quelle parole, e volevo che qualcuno passasse tra i mobili, come facevo io, a cercare un libro scritto da me. Poco dopo, parlando con una delle commesse del negozio che aveva visto il mio interessamento per più di un articolo, è venuto fuori che la casa editrice che li forniva stava cercando nuovi autori da pubblicare. Se vuoi, mi porti un tuo operato e io lo do al direttore, mi ha detto. E io l’ho fatto. Siamo andate con mia nonna a parlare direttamente con il capo e lui mi ha assicurato che avrei avuto una risposta entro poco

E quindi perché ci hai messo tanto?

Perché i risultati sono arrivati venti giorni fa. Alla casa editrice era piaciuto il mio manoscritto e volevano pubblicarlo. Inizialmente sono quasi svenuta, poi ho cercato di non vomitare, infine ho pianto dalla gioia. La prima stampa, che è stata di poco più di centomila copie, è finita solo ieri l’altro, e io ho avuto qualche pezzo omaggio. Uno è quello che ho portato a te” rispose. Fabio ragionò su quelle informazioni, poi la guardò.

Quindi adesso sei una scrittrice affermata?” la prese in giro. Rea rise.

Ci provo. Ho anche trovato una buona scuola per studiare i metodi di scrittura, così che possa migliorare sempre. E la buona notizia è che è a soli venti minuti di macchina da qui” spiegò.

E tu ci andrai in pullman?” domandò il ragazzo. Lei si batté una mano sulla fronte.

Che stupida, mi sono dimenticata di dirtelo! Indovina chi ha preso la patente e, da oggi, ha la macchina?” disse soddisfatta. Tirò fuori di tasca un mazzo di chiavi e glielo fece tintinnare davanti. Lui sgranò gli occhi.

Sul serio?!” esclamò incredulo.

Già. Mamma e papà mi hanno regalato un’auto per il compleanno. E, a proposito, che ore sono?” gli chiese, alzandosi.

Le due e un quarto, perché?” Rea lo prese per un braccio.

Muoviti, dobbiamo andare” ordinò, facendolo uscire da casa.

Dove?!

Alla mia festa. Siamo in un ritardo tremendo!

 

 

Mezz’ora dopo erano al ristorante, con più di un’ora di ritardo sul programma. Emma e Laura la guardarono male, poi risero e l’abbracciarono.

Scusate per l’orario, ho avuto un paio di problemi e non ho fatto in tempo!” disse la ragazza ai presenti. Tutti annuirono e poi tornarono ai propri impegni. Non erano molti, giusto una decina, però erano le persone più importanti per lei: i suoi genitori; le sue sorelle; Johan; Jason; i genitori di Johan; Fabio.

Non fu un compleanno sfarzoso, anche perché lei odiava le cose troppo pompose, e tutti si divertirono. I grandi stavano da un lato del tavolo, parlando di cose loro, e i ragazzi (con Jason annesso) stavano dall’altro lato. Rea si sentiva al centro dell’attenzione e questo le piaceva. Era una sensazione splendida, avvertire l’affetto che provavano per lei, e quello era il regalo più bello di tutti.

Alla fine della festa, prima della torta, la ragazza si alzò e li fissò ad uno ad uno.

Ciao a tutti! Intanto voglio ringraziarvi per essere qui e per avermi fatto questa festa, sia di bentornata che di compleanno. È davvero una cosa stupenda” iniziò. Alzò il bicchiere in segno di brindisi e tutti bevvero.

“Poi volevo annunciarvi un paio di buone notizie che, spero, vi faranno piacere. Intanto voglio fare un brindisi e Emma e Laura, che sono entrati all’università! Emma, finalmente, è immatricolata a medicina e Laura, invece, è entrata all’accademia delle belle arti, dove studierà disegno. In bocca al lupo a entrambe!” annunciò, sorridendo. Tutti gli invitati applaudirono e alzarono i bicchieri.

Inoltre anche io, che in questi mesi sono scomparsa, ho trovato la mia strada. Mentre ero da mia nonna ho fatto leggere i miei manoscritti a una casa editrice, la quale ha deciso di pubblicarmi. Questo è il prossimo libro che vedrete sugli scaffali delle librerie!” esclamò, tirando fuori dalla borsa il volume. Rosso con il disegno di un pulcino giallo sopra, i caratteri luccicanti spiccavano sulla copertina: Le insicurezze dell’anatroccolo.

La verità è che ci sto lavorando da mesi e mesi, per non dire anni, ma solo ora ho trovato il coraggio di uscire allo scoperto e farlo leggere a qualcuno. Sono così felice di questo che non potevo aspettare altro a dirvelo!” ammise, ridendo. Tutti quanti si complimentarono con lei, abbracciandola e baciandola, e Rea sorrise.

La torta arrivò poco dopo, e sua madre mise le candeline sulla panna.

Esprimi un desiderio” le disse Fabio, stringendole la mano. Lei lo fissò, così bello e dolce, e si chiese se avesse sul serio altri desideri. Guardò tutte le persone che aveva intorno, dalle sue sorelle a Jason; i suoi genitori, che l’avevano sempre sostenuta anche se lei non lo aveva mai ammesso; Johan, che era da sempre il suo migliore amico e le aveva dato qualche schiaffo morale quando le serviva; Emma e Laura, che avevano iniziato il percorso per raggiungere i propri sogni con due meravigliosi uomini al loro fianco; e poi fissò le sue dita intrecciate con quelle del ragazzo che amava, vedendosi con occhi diversi, più belli, più sicuri. Sorrise e spense le candeline.

Cosa hai chiesto?” le domandò subito lui.

E’ un segreto” rispose Rea, sorridendo. E la verità è che lo era davvero, un segreto. Il suo. E non aveva desiderato niente, alla fine, perché non ne aveva bisogno. Si era persa. Si era lasciata. Aveva abbandonato quelli che amava. Era caduta. Aveva voluto morire, in più di un’occasione. Si era nascosta. Aveva pianto. E poi si era risvegliata, dandosi uno schiaffo, spronandosi, accettandosi e, infine, amandosi. Ce l’aveva fatta senza desideri, senza chiedere niente a nessuno. Ce l’aveva fatta perché sapeva che esistevano persone disposte a credere in lei e in ciò che sapeva fare, e, forte di questo, lei era riuscita ad alzarsi e affrontare la vita senza più piangere, senza più farsi male. Questo era il desiderio più grande che avrebbe mai potuto esprimere.

 

 

Scommetto che non leggerai mai questa lettera. Se ti conosco bene, prima aprirai il pacchetto e poi correrai via, lasciando la busta sigillata sopra il tavolo. In caso contrario, ciao Fabio! Sono proprio io, Rea. E, finalmente, sono rientrata.

In realtà sono a casa da ieri, ma non ho avuto il tempo di venire da te perché sono stata sommersa di domande dai miei, e mi sembrava brutto scappare così, subito il primo giorno, quindi eccomi qui, con circa venti ore di ritardo dal mio rientro.

So già che il tuo esame è andato bene e che frequenterai economia. Mi sono tenuta informata tramite Johan e Jason, anche se li sentivo molto poco. Tu, invece, non hai notizie di me da mesi, quindi ecco qua le ultime novità:

intanto sono passata benissimo all’esame, e ora non metterò mai più piede in un liceo. Ciò mi rende felice in maniera vergognosa  e indecente (quando sono tornata a casa dopo l’orale, mi sono messa a saltare per il salotto e sono scivolata, finendo sul gatto di mia nonna, che mi ha graffiato un braccio. Lasciamo perdere gli insulti di nonna nei miei confronti, non sei ancora pronto ad affrontare questo discorso), e questo mi porta al secondo punto, cioè la mia nuova scuola. Ho trovato un’accademia di scrittura che mi permette sia di studiare letteratura che di migliorarmi a scrivere, e questo solo grazie a te che mi hai spronato a uscire allo scoperto. Infatti, forte della fiducia che hai in me, ho proposto il mio libro, “Le insicurezze dell’anatroccolo” a una casa editrice e, indovina un po’? L’hanno accettato! Ti racconterò meglio quando verrai da me, però sappi che nel pacchetto c’è una copia del volume già stampata e con la dedica (con tutto il mio amore!). Già sai chi è l’anatroccolo e come si comporta. Hai letto più di metà romanzo prima ancora che io lo avessi finito, quindi sarai curioso di sapere come l’ho concluso. Beh, non sarà un’idea particolarmente geniale, ma alla fine l’anatroccolo si trasforma in cigno. Lo so che detta così e molto monotona come cosa, però fammi spiegare: da pulcino, si era sempre visto come una specie di errore di madre natura, ricordi? E, anche quando la sua forma fisica era mutata, dentro si sentiva sempre bruttissimo. Non importava quanto i suoi fratelli gli ripetessero che era bellissimo, la sua autostima era tremendamente distrutta. Ecco come finisce:

“Succede tutto così, per caso, quando una mattina l’anatroccolo si sveglia e si rende conto che ha di nuovo gli occhi gonfi. Gonfi di lacrime,gonfi di tristezza, gonfi di disperazione… e non ce la fa più. Con quanto fiato ha in gola si mette a gridare, a implorare il cielo di ucciderlo, di far finire questa tortura che è la sua vita, ma il cielo gli risponde in modo inaspettato, assurdo, terribilmente doloroso. Lo fa vivere. Gli apre gli occhi e gli fa vedere che la vita c’è anche per lui, anche per quel piccolo anatroccolo che crede di essere. E sono proprio gli altri pulcini che glielo dicono. Stanchi di sentirlo piangere, pieni di rabbia per non riuscire a farlo stare meglio, si mettono lì e lo confortano, gli ricordano che esiste ancora quell’amore che non pensava di meritare per colpa della sua natura di errore. Però non è un errore, non lo è mai stato, e lo capisce. E poi piange, di nuovo, ma stavolta di sollievo, di gratitudine. Diventa cigno internamente. Si fissa nello specchio dell’acqua e vede un nuovo anatroccolo, più bello, più sicuro, più tutto! Si ama, per la prima volta, e ama gli altri, ama i suoi fratelli, ama i suoi genitori, ama questa vita che fino a poco prima disprezzava. E la ama perché non gli serviva un bell’aspetto per essere felice, non gli era mai servito. Ciò che davvero serve per vedersi cigni è fissarsi allo specchio e riuscire ad accettarci per come siamo, a vedere che persone stupende possiamo essere. E questo, il piccolo anatroccolo, alla fine l’aveva capito

Ti piace? Che dici, troppo scontato? Però è vero, io l’ho capito grazie a voi, e ve ne sono talmente grata che non posso esprimerlo a parole. Quindi ti dico arrivederci, perché tanto tra poco sei qui da me e potrò stringerti dopo tutti questi mesi. Quanto mi sei mancato, Fabio! Ho bisogno di vederti!

Tua, ora e per sempre (spero),

Rea

P.S.: dimenticavo! Muoviti ad arrivare, c’è la mia festa di compleanno tra mezz’ora e se facciamo tardi Emma esce di testa. Vuole mangiare la torta! A tra poco!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Allora, prima di tutto devo ammettere che è stato un dramma concludere questa storia, soprattutto perché mi sono affezionata ai personaggi e perché, in più di un'occasione, le situazioni descritte erano reali!

Ringrazio tutti sul serio, siete stati così tanti a preferire/recensire/seguire/ricordare la mia storia che mi sono commossa... Il grazie più grande va a Emma, che oramai è la mia fan/amica/manager numero1... Senza di lei non sarebbe stato lo stesso...

Subito dopo ringrazio la piccola Laura, che, anche se ora è impegnata, mi sostiene sempre...

Un ringraziamento particolare va a Brillantina 10,  ely1 e rpmw93, che hanno recensito praticamente tutti i capitoli, ma anche a aerith94, love93, domi_51, christine_loguart, luciarossana, Gonetoosoon, secretdream, che hanno lasciato un commentino o più!

Infine ringrazio Fabio, quello vero, perché alcune cose me le ha fatte pensare lui col suo comportamento da pazzoide...

Grazie a tutti voi che avete seguito le Stevens in questo racconto...

Un bacio a tutti, Rea

 

 

  
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