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Autore: Jade is Dazed    27/09/2012    1 recensioni
Sara e Vittoria sono amiche di vecchia data che hanno condiviso gioie e dolori, ma soprattutto l'ebbrezza di essere adolescenti nei mitici anni 80.
Ma cosa succederà quando quegli scimuniti dei loro figli dimostreranno loro che vale la pena di ritirare fuori dal cassetto tutti i loro ricordi?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Each time we have a quarrel, it almost breaks my heart

-Fammi vedere che cosa saresti in grado di fare per una persona a cui vuoi bene.-

 

You better check it out,
or someday soon you’ll have to climb back on the wagon.
[Mama Kin]

 

Driiiin, driiiiin!

-Mmm, che palle…- Vic alzò il braccio, sbattendo la mano con forza sulla sveglia nera appoggiata al comodino. Le lucette rosse segnavano le 07.15.

-Porca troia che botta!- imprecò, riaffondando la testa nel cuscino. Quello era, senza ombra di dubbio, il momento della giornata durante il quale si pentiva maggiormente di frequentare ancora il liceo. Per fortuna quello era l’ultimo anno, e poi si sarebbe finalmente goduta un bell’anno sabbatico!

Si alzò dal letto controvoglia (come ogni mattina, del resto), mentre un lungo sospiro uscì dalle sue labbra.

Per fortuna che quella mattina sua mamma aveva il turno presto all’ospedale, così avrebbe avuto la casa tutta per sé… e, soprattutto, avrebbe potuto fare colazione fumandosi una canna.

Sua mamma insisteva perché seguisse una dieta regolare, fatta di “colazione, pranzo, merenda, cena e una bella tisana depurativa alla sera, amore!” ma Vic non ne voleva sentire di tutte le sue regole.

Dopo essere uscita dalla doccia, tornò in camera e prese le prime cose che pescò dall’armadio: fuseaux neri, felpona sul grigio e Converse dello stesso colore.

Una veloce occhiata allo specchio e, soprattutto, ai capelli scompigliati e fu pronta per truccarsi: ombretto nero, matita e mascara, tutto quello che riusciva ad alimentare la sua “immagine da ragazza che sembra viva per strada”, come l’aveva definita una volta sua mamma, prima che lei uscisse di casa sbattendo la porta.

Con lei non aveva più un bel rapporto da quando aveva tredici anni: Vic non sapeva ricordarsi il motivo esatto della loro “rottura”, era stato qualcosa di graduale, un progredirsi giorno per giorno.

La ragazza si sedette sugli sgabelli della cucina, aprendo con cura la bustina e cominciando ad arrotolare la cartina. Come al solito non aveva l’accendino, per cui dovette accontentarsi di rubare i fiammiferi che sua mamma teneva nascosti nella dispensa.

Un metodo alternativo per fumare, pensò mentre assaporava il fumo che le usciva dalla bocca.

L’orologio ora segnava le 07.45: avrebbe dovuto sbrigarsi se voleva arrivare a scuola in orario. Sbuffò, scrollando la testa. Afferrò la borsa gigantesca che usava come cartella, gli occhiali da sole e uscì di casa.

 

 

Strascicando faticosamente i piedi sull’asfalto, il ragazzo si diresse verso il liceo con perfetto fare da zombie: la sera prima era finita, come al solito, tra fiumi di alcool e fumo in quantità, e i suoi buoni propositi d’inizio anno scolastico erano andati inevitabilmente a farsi fottere.

Fosse stato per lui avrebbe mandato a cagare tutto, ma non se la sentiva di deludere sua nonna, che lo straviziava e non mancava mai di farlo sentire amato e protetto sin dalla più tenera età.

Mentre era perso in queste riflessioni altamente filosofiche e inconsuete per uno come lui, notò una figura dall’altro lato della strada, intenta a camminare con lo sguardo fisso davanti a sé.

La riconobbe subito e, con un sorriso, attraversò in fretta senza badare al fatto se arrivassero tir o quant’altro, sfilandole poi svelto le cuffie.

-CHI CAZZO HA OSATO TOGLIERMI LE CUFF-Oh, ciao Steve!-

Steven ridacchiò tra se e se per lo scatto d’ira funesta che gli aveva dedicato, ma si affrettò a rispondere al suo saluto.

-Buongiorno, bellezza! Noto con piacere che anche lei è del parere che le giornate possano cominciare bene solamente dopo un po’ di musica…-

-Sacrosanta verità!- gli sorrise quella, per poi porgergli un auricolare –Favorisca, non sia timido!-

Il ragazzo accettò volentieri l’offerta e rimase stupito quando sentì la canzone che lei stava ascoltando.

 

The furious fighting

Swords are like lighting

It all becomes frightening to you

 

-Non ti facevo tipa da…-

-… metal? Lo so, sono in borghese!- scherzò lei, rivolgendogli un occhiolino –Questi sono i Metallica: è il loro primo album e mi piace un macello… Trovo che siano straordinari, hanno una grinta pazzesca!-

-Da quel poco che sto sentendo non posso che concordare… quando e se ti va, non è che potresti prestarmi questa cassetta? Almeno me li ascolto con calma…-

-Nessun problema, socio: mi fa sempre piacere trascinarmi gente nel lato oscuro…- rise leggera lei, ripensando alla faccia che suo padre avrebbe fatto se avesse scoperto che razza di musica ascoltava la sua adorabile figliola.

 

All right!

 

We’re scanning the scene

in the city tonight

We’re looking for you

to start up a fight

 

-Oddio, questa sembra grandiosa già dall’inizio!- strillò poi entusiasta, incontrando l’assenso dell’amico.

I due camminarono in perfetto silenzio fino al liceo, un silenzio religioso che un capolavoro del genere meritava senza alcun dubbio, assieme a tutta l’attenzione possibile di cui potevano disporre.

 

 

Mezzora dopo, Vic era davanti alla scuola. Il secondo giorno prometteva sole, e infatti qualche fighetta della sua stessa sezione stava già sfoderando orgogliosa i suoi occhiali “griffatissssssimi!”, mentre lei boccheggiava e si malediva per aver scelto d’indossare un felpone assolutamente inadatto al clima.

Per fortuna che, appoggiato al cancello, c’era quell’amico di Sara, il moro…

Come cazzo si chiama? si domandò la ragazza, avvicinandosi.

-Ehi, Vic!- ma quello sembrava avere più memoria di lei.

Si voltò verso di lui, sperando che qualche forza superiore le infondesse il nome.

-Izzy, già non ti ricordi?- aveva un sorriso sincero e simpatico, raro da trovare in giro.

-Ne vuoi una?- gli domandò lei, porgendogli una scatoletta in metallo contenente le canne e ignorando volutamente la domanda.

Un’espressione compiaciuta si disegnò sul volto di Izzy, mentre ne estraeva una e mugugnava un “grazie”, apprestandosi poi ad accenderla.

Vic lo guardò di sottecchi, piegando la testa di lato come era solita fare quando pensava.

Di per sé era un bel ragazzo, semplice e anche alla mano: il classico migliore amico che, prima o poi, avrebbe voluto diventare qualcosa di più.

Ma queste erano solo sue teorie che potevano non significare niente.

-Sara non ti ha mai fatto storie sul fatto che fumi?- le chiese di punto in bianco facendo cadere un po’ di cenere dalla canna, gesto che procurò un rumore da parte degli innumerevoli braccialetti che portava al polso.

-Più o meno tutti i giorni. Ma ormai ci sono abituata.-

-È sempre stata così, sai? Già quand’eravamo piccoli rompeva le palle con le sue teorie, era di una testardaggine assurda…-

La ragazza aggrottò la fronte, osservandolo.

Caro Izzy, tu non me la racconti giusta.

-Oooh, ma che cazzo ci fate ancora fuori da scuola?- una voce graffiante irruppe tra i due, costringendoli a voltarsi.

-Rose, qual buon vento!- esordì Izzy, inspirando dalla canna.

-Ho interrotto qualcosa?- domandò l’altro, notando l’espressione di Vic.

-Sì, stavo proprio per chiederle di sposarmi! Ma che cazzo di domande fai, eh?- lo prese per il culo l’amico d’infanzia.

-Cazzo, che schifo!- esclamò Axl, poi voltandosi verso la ragazza –Ti prego, dimmi che non hai accettato!-

-Scusa, non sapevo che dovevo anche renderti conto del mio comportamento. Cercherò di rimediare in futuro.-

Quell’altro rimase spiazzato, ma non si diede per vinto e sfoderò un sorriso dei suoi, uno di quelli che probabilmente facevano colpo sulle altre ragazze e si avvicinò a Vic, sedendosi vicino a lei sul muretto.

Quella, dal canto suo, lo guardò con aria stupita per poi tornare a concentrarsi sulla sua canna.

-Non ti farà male?- accennò imperterrito Axl, scatenando un sorriso in Izzy.

-Che cosa? La vicinanza a certi elementi?-

Il ragazzo scosse la testa, divertito: -Intendevo quella.-

Vic alzò gli occhi al cielo e rispose un:

-No, quella fa bene. E ora, dottore, può lasciarmi fumare in santa pace?-

Fu in quel momento che Izzy intervenne, nella speranza di placare i due ragazzi: -Ehm, direi che si sente che sono solo le otto del mattino, o no? Sprizzate amore da ogni poro!-

Vic si alzò, sistemandosi la borsa sulla spalla alla bell’e meglio e dirigendosi verso l’entrata della scuola.

-Iz, anche a te sembra strana?… devo dire che mi affascina, però!-

Izzy congiunse le mani, a mo’ di preghiera: -Ti prego, lasciala stare! Se combini casini con lei, poi inevitabilmente ne risente Sara, ne sono sicuro!-

-E quante storie! Sei pesante, oh! Non ho detto che voglio mollarla all’altare, ma solo che m’incuriosisce!- si difese l’altro, passando il cancello insieme all’amico –E poi… da quando in qua hai così a cuore le reazioni di quella svalvolata della Fancini, scusa? Secondo me, quella è ricercata da tutti gli istituti d’igiene mentale della contea, è una latitante!-

Il moro aveva cercato di mascherare l’imbarazzo che la domanda dell’amico aveva suscitato in lui: per fortuna la battuta finale del rosso gli aveva praticamente servito su un piatto d’argento la risposta più appropriata da dargli.

-Evidentemente starà aspettando te, ti vorrà tenere il posto…-

-Ma vaffanculo, brutta checca!- lo aveva spintonato l’amico, ridendo assieme a lui.

Nel frattempo Vic, davanti a loro, aveva gettato il mozzicone per terra, non accorgendosi di aver quasi beccato una coppia che amoreggiava proprio nella traiettoria della sua canna; la ragazza, alquanto contrariata dal suo gesto, non si risparmiò un: -Ehi, drogata, vedi di usare i posacenere la prossima volta!-

La sua voce squillante e da pseudo bambina dell’asilo urtò ulteriormente l’umore di Vic, la quale però cercò di chiamare a raccolta la forza per non sputarle in un occhio.

Una gallina sul punto di essere inculata, ecco che cosa mi sembra la tua voce.

-La prossima volta vedi di andare a flirtare in bagno con il tuo ragazzo, così magari cogli l’occasione per fargli un bel pompino.-

… però non aveva abbastanza volontà per curare il linguaggio, già.

Quell’altra, visibilmente incazzata, abbandonò le braccia del fidanzato per dirigersi a passi sicuri verso di lei: -Come hai detto, scusa?-

Vic si portò la mano tra i capelli, alzando gli occhi al cielo: -Scusami, forse “pompino” non rientra nel tuo vocabolario da fighetta, vero? Allora forse capisci il concetto di “lavoro di bocca”? Credo che si addica di più alla tua elevata condizione sociale.-

Fu in quel momento che la fidanzata, sentitasi scossa nel profondo del suo onore, cominciò ad urlare contro Vic, la quale rimase impassibile: approfittò del momento per accendersi una sigaretta, ignorando la sua sfuriata colossale.

-Mi hai sentito, eh?! Mi dai della puttana e ora m’ignori?! Ma chi ti credi di essere?-

-No, TU chi cazzo ti credi di essere. Forse è meglio se torni dal tuo ragazzo, non ne senti già la mancanza?- la rimbeccò lei, sfoderando un sorriso sarcastico e continuando a buttare fuori fumo dalla bocca.

-Ooh, oooh ma che è ‘sto casino?- uno Slash alquanto divertito interruppe la “conversazione” delle due ragazze.

-E questo da dove viene fuori, ora?- commentò a bassa voce l’altra.

-Piacere, sono Slash e sono l’amico della suddetta Vic. C’è qualche problema?- il ragazzo si dimostrò molto più affabile di quanto avrebbe dovuto e la cosa insospettì l’amica, che lo guardò esterrefatta.

-Oh, ma cos’è, vi siete messi d’accordo?- il fidanzato entrò in scena solo in quel momento, scatenando una risata in Vittoria: -No, ma spiegami un attimo: tu hai capito di essere al mondo solo in questo momento?-

L’altra, del tutto contrariata, si affrettò a risponderle: -Sai, non tutti si fumano tutto quello che si può infiammare come fai tu, drogata e schizzata.-

-Oh, ma vaffanculo pompinara da quattro dollari! Slash, andiamocene, il mio riflusso del vomito si sta alimentando.-

-Facile scappare dai propri problemi, eh? Ma perché non resti e raccontiamo tutti insieme al tuo amico di cos’hai fatto alla festa di Jones la scorsa settimana?-

Vic notò un sorriso compiaciuto sul suo volto, un’espressione imbambolata su quello del suo fidanzato e una sbalordita su quello di Slash, che però rise e, dopo aver fatto l’occhiolino all’amica, se ne andò in classe.

-No. Diciamoglielo pure, io non ho problemi.- la sfidò Vittoria, ma fu interrotta da Axl e Izzy che si avvicinarono.

-Ma ancora qua a litigare? E che palle che siete! Fatevi una vita sociale, suvvia…- Izzy come al solito cercava di calmare le acque, ma non sempre la cosa gli riusciva.

-Stavamo proprio aspettando che la vostra cara amica Vittoria ci illuminasse con il racconto delle sue avventure alle feste pre-inizio scuola.- replicò acida “la fidanzatina d’America”.

-Oh, ma vaffanculo pseudo groupie dei miei coglioni!- rispose Axl prendendo Vic per un braccio e portandola verso l’entrata del liceo –Di sicuro non sarà mai peggio dei pompini che fai tu!-

 

 

-Seek aaaaand… seek and destroy!-

Duff e Slash alzarono lo sguardo dalla copia di Rolling Stone che avevano appena preso in prestito a tempo indeterminato dall’edicola all’angolo e lo fissarono sconcertati sulla strana coppia che aveva appena fatto capolino dalla porta.

Steven continuava a cantare il solito verso, mentre l’amica rideva a crepapelle, costringendosi a dover acchiappare l’auricolare che le scappava di continuo dall’orecchio.

-Salve, gente!- li salutò euforico il batterista, e Sara fece loro un cenno con il capo, mettendo a posto il walkman nello zaino e dirigendosi verso il proprio banco.

Slash la seguì sorridente, non resistendo alla tentazione di tentare un abbordaggio di prima mattina.

-Ho sempre avuto un debole per Pippi Calzelunghe, sai?- le si rivolse quindi, alludendo alle trecce e alla salopette che portava quel giorno.

Per tutta risposta la ragazza non si disturbò nemmeno di alzare lo sguardo dallo zaino, limitandosi a troncare il suo entusiasmo con uno sterile –Ah sì? Beh, piuttosto di andare a finire con te, un pensierino su mister Nilsson ce lo farei più che volentieri…-, battuta che scatenò le risa nei due biondi e disappunto nel chitarrista.

-Io a questo punto mi domando a che cazzo servano i varietà in tv quando uno si può godere uno spettacolo del genere ogni santo giorno…- osservò Duff, incontrando l’assenso di Steven e una risata leggera da parte della ragazza.

-Ho capiiiito! Qui non sono affatto desiderato, stronzi! Vorrà dire che me ne andrò in cerca del mio passatempo preferito!- sentenziò Slash a braccia conserte, per poi dirigersi verso l’uscita della classe.

-E quale sarebbe?-

-Ma ovviamente la fi-ca, mia cara!- replicò splendente lui, rivolgendole un sorriso ammiccante –Lo zio Slash non ha alcuna difficoltà nel procurarsene, stanne pur certa!-

-Strano, avrei detto che fossero le cazzate… e infatti, aprendo bocca, me ne hai dato conferma.- tagliò corto lei, rivolgendogli un sorriso falsissimo.

A quelle parole il chitarrista se ne andò definitivamente, un po’ perché era conscio del fatto che nello scontro verbale quella tizia lo facesse nero, ma soprattutto perché non sarebbe riuscito a sopportare un minuto di più le risa di quei due cazzoni ossigenati.

 

 

-È solo una mia impressione o quella che stava prima all’entrata era una vera e propria troia del cazzo?- la finezza di Rose non si faceva mai attendere, ma quella volta centrò in pieno il concetto che ognuno di loro aveva in mente.

-Lasciamola perdere, evidentemente Vic aveva interrotto l’accoppiata mattutina di quei due!- intervenne Izzy, entrando in classe.

-Ehi, ragazzi! Stavamo per darvi per dispersi, volevate bigiare già al secondo giorno di scuola?- Duff era di buonumore, ed era solo la prima ora. Come facesse, nessuno lo sapeva.

-Abbiamo avuto un incontro ravvicinato con due piccioncini, fuori da scuola.- spiegò Vittoria, lanciando la borsa sulla sedia.

-Fammi indovinare, la nostra amica Trombami-Everywhere-Fammi-Sentire-Che-Sono-Solo-Tua?- intervenne Sara, poggiando i gomiti sul banco dell’amica.

-No, ma come hai fatto ad indovinare?!- rispose l’altra fingendosi stupita.

Sara scoppiò a ridere, stringendosi nelle spalle: -Ho tirato a indovinare! Del resto, solo loro possono fare quelle schifezze alle otto del mattino!-

-Un intrecciarsi romantico di lingue e saliva, la cosa che preferisco dopo il caffè! Lo faccio tutte le mattine, non lo sapevi?-

La presa per il culo continuò fino a che Axl non intervenne: -Veramente, signorina Bass? La prossima volta mi chiami, potrei darle una mano.-

Le due amiche si voltarono a guardarlo, con sguardo schifato.

-Mai sentito parlare di psichiatra, Bailey?- lo apostrofò Sara, incrociando le braccia e alzando contemporaneamente un sopracciglio.

-Mai sentito parlare di farsi i cazzi propri? Stavo parlando con Vittoria, non con te.- per tutta risposta quello le rivolse un sorriso beffardo, uno di quelli che t’inducono volentieri a prendere a botte chi te lo indirizza.

Sara lo superò, sbattendo apposta la spalla contro quella dell’amico d’infanzia, per poi dirigersi verso Steven: almeno lui le avrebbe tirato su il morale… e l’avrebbe dissuasa dalla tentazione di fare a botte con il suddetto Axl Rose.

-Allora?- continuò quest’ultimo, appoggiandosi a braccia conserte al banco della ragazza e alzando il sopracciglio.

-Allora che, mancato Mick Jagger?-

-Mi consideri sexy come lui?- il ragazzo si sporse verso di lei, ammiccando vistosamente.

-Tsk, ma per piacere! Sarebbe come paragonarti ad un Dio, e non potrei mai.-

-Sai, secondo me quello che fai è tutta immagine.- commentò lui.

-“Quello”, cosa?- Vic si girò a guardarlo, con sguardo freddo.

-Questo tuo comportamento, l’atteggiarti a ragazza distaccata e stronza. Credo sia tutta immagine.- il suo volto era sempre più vicino a quello della ragazza.

-Oh, abbiamo qui la reincarnazione di Freud. Ma come hai fatto a capirmi in sole 24 ore che ci “conosciamo”? Sei geniale!- lo sfotté lei, andandosi a sedere al proprio posto per starsene sola con i propri pensieri. Ma Axl non l’accontentò, tutt’al più si appoggiò con le mani al suo banco, continuando a fissarla.

-Sto parlando sul serio, invece. Secondo me hai solo paura di farti vedere per come in realtà sei.-

Vic alzò gli occhi dalle mani, fissando quelli del ragazzo che stava di fronte a lei. Verde contro azzurro chiaro.

-Rose, non hai niente di meglio da fare? Che ne so, andare a sbirciare sotto la gonna di qualche cheerleader?-

-Naah, quella è una cosa che posso fare tutti i giorni. Invece tormentare te è un’occasione rara e unica.-

-Deduco che ti piaccia essere insultato, allora. Beh, ad ognuno le proprie tendenze masochistiche.- e gli rivolse lo stesso sorriso sarcastico che aveva usato lui pochi minuti prima.

Intanto la scena era seguita da Slash, che era appena rientrato e se ne stava dall’altra parte della classe a chiacchierare con Duff del più e del meno, ma che allo stesso tempo controllava gli atteggiamenti dei due amici.

-Esci con me.- le disse a bruciapelo Axl.

-Come, scusa?- rispose sbigottita la ragazza.

-Esci con me.- ripeté quello –Usciamo una sera. Ci potremmo divertire, non credi?-

-Sei molto sicuro di te, vedo.-

-È la mia migliore qualità.- per la prima volta il sorriso che le dedicò pareva sincero, vero.

-Hai raggiunto la tua missione nella vita. Devi essere fiero di te.- lei però rimaneva sempre distaccata.

-Senti…- quella volta il suo viso era veramente molto vicino a quello di Vic –Non ti sto prendendo per il culo, mi piacerebbe veramente uscire con te. Non accetti perché hai paura di me?-

-Mi stai fregando tutta l’aria respirabile, Rose.- replicò lei spostandosi e incrociando le braccia –E comunque no. Non è che se una ragazza rifiuta un tuo invito, significa automaticamente che ha paura di te. Ci sono cose da temere, certo, ma tu non sei una di queste.-

-Allora perché non vuoi uscire con me? Sei forse lesbica?- di colpo tornò ad essere coglione.

-No, bisex. Mi piacciono sia la micia che il cetriolo, non lo sapevi?- la ragazza era sempre più stufa della sua vicinanza.

-Anche il cetriolo? Beh, allora non c’è alcun problema.-

Vic sbuffò, portando gli occhi al cielo: -Senti, non è proprio questo il momento migliore per parlare di uscite, appuntamenti e via discorrendo, ok?-

Quell’altro strabuzzò gli occhi, portandosi indietro la bandana che aveva tra i capelli: -Oh, aspetta… mi stai dicendo che sei così per un motivo serio?- trattenne una specie di risata –Che è, qualcuno ti ha spezzato il cuore? Ti ha fatto soffrire, ti ha illuso? Ti ha…-

-Axl Rose, hai rotto i coglioni. Anzi, li hai sfracellati. Vedi di andartene via, va’.- Sara era intervenuta giusto in tempo per sentire le ultime battute del dialogo e fermare un possibile omicidio.

L’amico d’infanzia della ragazza si voltò a guardarla, lanciandole un’occhiata incazzata: -Stavamo solo parlando, che c’è di male nel parlare?-

-Oh, ma vattene a fanculo e lascia in pace la gente, cazzo! Se questo tu lo chiami parlare… manderesti a puttane il mondo dei mass-media, dai!- lo rimbeccò lei, sedendosi vicino all’amica, che ora era intenta a guardare fuori dalla finestra.

Axl la guardò e, capendo forse il suo sbaglio, se ne andò con le mani infilate nelle tasche dei jeans.

-Tutto ok?- Sara si sporse verso l’amica.

-Mai stata meglio.- rispose lei a denti stretti mentre la Sandeurs entrava in classe.

 

Il destino, spesso, sa essere veramente un figlio di puttana. Alla prima, letteratura inglese. Opera: Macbeth.

-Dunque, mi piacerebbe molto analizzare la figura della moglie, Lady Macbeth… questa figura di donna fredda, severa, imperscrutabile per chiunque.- introdusse la prof, aprendo la sua edizione preistorica dell’opera.

Vic e Sara si lanciarono un’occhiata complice, da un banco all’altro, senza parlarsi: entrambe sapevano già che cosa voleva dire quella decisione.

-Sapete già tutti che fu proprio lei ad ideare il piano per l’uccisione del re, da parte del marito; è lei, infatti, la mente che sta dietro a tutte le operazioni, una donna dalla personalità a dir poco geniale, fine ed acuta. Ma anche spietata, sprezzante della paura e del pericolo… è memorabile, infatti, la scena del senso di colpa che Macbeth prova per aver appena ucciso il re. Il marito si presenta alla moglie con le mani sporche di sangue e guardandosele sussurra “che vista triste.” E che cosa risponde, lei?-

-“Davvero penoso dire che questa vista sia triste.”- intervenne Vittoria, parlando quasi a sé stessa.

La prof la guardò, evidentemente colpita che qualcuno prestasse attenzione alla sua lezione.

-Bene, sono contenta di sapere che qualcuno legge Shakespeare tanto attentamente da ricordarsi le battute.- poi, avvicinandosi al registro aperto sulla cattedra –Sei Vittoria Bass, giusto?-

La ragazza annuì, scatenando un sorriso sul viso della donna, la quale continuò con il resto della spiegazione.

Axl, sedutole dietro, commentò a voce abbastanza alta affinché lei potesse sentirlo, ma sufficientemente bassa da non essere beccato dalla prof:

-Chissà perché le piace tanto Lady Macbeth, eh?-

Slash notò che l’amica si stava già innervosendo: infatti, come quando era piccola, aveva cominciato a battere con la matita sul quaderno degli appunti e a tenere lo sguardo fisso davanti a sé, nella speranza di trovare la calma per non replicare con cattiveria.

-Lo odio.- sussurrò poi a denti stretti. Sapeva che nessuno, a parte l’amico, avrebbe sentito.

-Non lo fa apposta, è solo un coglione.-

-Ma intanto lo fa.-

Lui la guardò e provò un’improvvisa repulsione verso Axl, che decise però di soffocare.

-Lascialo stare, Vic. Lascialo stare.- e quella volta non si prese nemmeno la briga di dirlo a bassa voce.

 

 

La lezione era terminata in anticipo, e la professoressa aveva concesso agli alunni dieci minuti di svago, anche in previsione della successiva ora di matematica, a patto che non facessero il loro solito casino.

Duff se ne stava in silenzio, il gomito che gli sosteneva il capo, intento ad osservare Sara che tentava di spiegare Macbeth a quello zuccone di Adler, che non aveva fatto altro che passare tutta l’ora a piagnucolare sottovoce perché non capiva un cazzo, mentre l’amica lo intimava di chiudere immediatamente il becco, altrimenti lo avrebbe depallizzato.

In quelle 24 ore che avevano passato insieme il ragazzo aveva già capito di che pasta fosse fatta la neo-amica, che era una tipa tosta, una con un bel caratterino: se qualcuno la offendeva sapeva come difendersi, rispondendo a tono, e inoltre era dotata di un sarcasmo e un senso dello humour così taglienti e sottili che lui non poteva far altro che invidiarle.

Per questo si era sorpreso quando, finita la lezione, la ragazza aveva chiesto gentilmente a Steven quali fossero i punti della tragedia che non gli erano per nulla chiari e, armatasi della miglior pazienza di cui potesse disporre, aveva provato a spiegarglieli usando termini più facili e comprensibili.

-Steve, dai, è facile… Come posso dirtelo?-

-Lasciami perdere, sono un caso perso! Lilly mi farà ritirare da scuola e mi costringerà ad andare a zappare nei campi… e addio, batteria! addio, sogni di gloria! Add-

-… addio palle, se non la pianti di mugugnare come una checca isterica, Cristo!- lo fulminò lei, facendo ridere il bassista.

Ora la riconosco! pensò divertito, tornando ad assistere a quella scenetta alquanto spassosa. 

-McKagan, vedi di fare il calmino, altrimenti ce n’è anche per te, ok?- ringhiò nuovamente lei, mentre Duff si affrettò a coprirsi la bocca con la mano, tentando inutilmente di soffocare le risa.

-Ma dimmi te con che cazzo di elementi ho a che fare, non pare vero!- borbottò la ragazza, cercando di trattenere il sorrisetto che le stava spuntando sulle labbra.

-Sara, dammi retta, lascia perdere: Adler non capisce davvero un cazzo, è veramente un caso disperato! Mi chiedo come abbia fatto ad arrivare all’ultimo anno senza essere stato mai segato…-

-Quarto mistero di Fatima, man!- lo apostrofò Slash, che si era improvvisamente avvicinato a loro.

-Da quando in qua sei così esperto in materia religiosa, Hudson? Non hai quella che si può propriamente definire “aria del missionario”…- lo rimbeccò la ragazza, cercando nel frattempo di trovare un metodo per far capire a Steven e ai suoi neuroni che fosse proprio il caso di mettersi in moto.

-Del missionario no, ma della missionaria…- replicò malizioso lui, facendo ridere i due biondi.

-Altolà, non voglio sapere ulteriori dettagli! Sapevo che saresti andato a parare lì, sei un banalone di prima categoria…- tagliò corto l’amica, per poi rivolgersi a Duff –E comunque non lascio perdere un corno, caro mio: voglio arrivare fino in fondo, diventerà lo scopo della mia vita! Un po’ come quelli che volevano andare sulla Luna o che vogliono sconfiggere la fame nel mondo… Ce la farò, e in quel momento voi starete nell’ombra a mangiare la mia polvere, tiè!-

I tre ragazzi risero per la posa trionfale che Sara aveva assunto, e anche per il nobile (ed impossibile) intento che aveva.

-Beh, in tal caso non mi resta altro da fare che augurarti buona fortuna… perché ne avrai veramente bisogno, baby!- le tirò una guancia Slash, tornandosene poi al proprio posto.

La ragazza non riuscì a stampargli un cazzotto in testa per un pelo, maledicendosi per quel nanosecondo di ritardo e cercando di recuperare subito quello straccio di serietà che le era rimasto in corpo.

-Allora, Steve, dov’eravamo rimasti? Ah sì! Allora, facciamo finta che Duncan, il re, sia Brian Jones, ok? Macbeth, il generale del suo esercito, è Keith Richards, che è sposato con Lady Macbeth, che in questo caso sarà interpretata da Mick Jagger…-

-Gggesù, che schifo!- esclamò il batterista con aria totalmente schifata, seguito dalle risa di Duff.

-Silenzio! Mi serve concentrazione, cazzarola…- borbottò l’amica –Brian Jones/Duncan è il fondatore della band e, di conseguenza, del regno, e quindi quel vanesio di Jagger pensa bene di proporre alla propria dolce metà di farlo fuori, dato che le tre streghe hanno profetizzato a suo marito l’ascesa al trono solamente nel caso in cui re Duncan e figli fossero morti… Titubante, Keith/Macbeth accetta e una sera lo uccide, non riuscendo però a fare lo stesso con i figli…-

-Ah, ok, ora ci sono! Ho capito, ho capito!- si entusiasmò Steven, battendo le mani e sorridendo come un bambino.

-Era tutto qui il problema?- gli chiese stupita Sara, pensando agli intrecci successivi, che si prospettavano ancor più intricati.

-Sì, sì, tutto a posto! Più che altro non riuscivo a concentrarmi sui personaggi e quindi non riuscivo a capire chi faceva cosa, ecco…- ridacchiò imbarazzato –Però adesso ti giuro che ho capito tutto, e devo anche ammettere che la storia inizia a piacermi… Vedrò di stare attento alle spiegazioni e appassionarmici ancor di più, ok?-

-Ecco, così mi sta bene!- gli sorrise di rimando lei, tornando seria quando vide un familiare completo a quadri fare capolino dalla porta.

 

 

Seconda ora: matematica. Sinonimo di “suicidio” sia per Sara che per Vic, le quali stavano cercando ogni scappatoia possibile ed immaginabile per non pensare alla trigonometria.

Esternarsi da quel continuo bla-bla-bla-bla, soprattutto per Vittoria, era però diventato un’impresa piuttosto ardua.

Sara, infatti, si era rifugiata nel suo solito quadernetto, infischiandosene del fatto di essere in prima fila: per l’amica, però, la lezione non era altro che una vera e propria tortura.

IO-NON-CE-LA-FACCIO-PIU’-STO-IMPAZZENDO-DEVO-ANDARMENE-ORA!

Senza farsi vedere dal prof di matematica, che continuava a spiegare imperterrito, ignaro della sua totale mancanza di concentrazione, la ragazza prese il pacchetto di Lucky Strike dalla borsa.

Guardandosi intorno, la ragazza s’infilò svelta le sigarette e il piccolo accendino nero nella tasca dei fuseaux.

Dopodiché alzò la mano e sfoderò una smorfia: -Prof, posso andare al bagno? È urgente.-

Non appena ricevette un cenno del capo come risposta positiva, Vittoria si precipitò immediatamente fuori dall’aula.

Una volta fuori, notò che il bagno in fondo al corridoio era libero, e benedisse il suo fottuto culo per quell’inaspettata opportunità.

 

Mentre era poggiata alla porta, intenta ad assaporarsi il sapore acre del catrame, sentì dei passi avvicinarsi, dei passi che riconobbe essere non di Sara, dato che la sua camminata era più leggera.

Rimase in ascolto, con l’orecchio teso, quand’ecco che la maniglia della porta si abbassò: qualcuno stava cercando di entrare, e lo stava facendo in modo brusco, tanto che la sigaretta le cadde sulla felpa, bruciandole un lembo di pelle scoperta.

Non badando al dolore e seguendo l‘istinto, Vittoria rispose subito con un brusco –Occupato!-, augurandosi che la persona fuori se ne andasse.

-Vic, sono Axl.-

E secondo lui questo dovrebbe farmi sentire meglio?

La ragazza gettò il mozzicone dentro il water, non prima di averlo avvolto in un po’ di carta igienica, e, una volta tirato lo sciacquone, uscì allo scoperto.

-Che ti sei fatta lì davanti?- le domandò lui, notando subito la bruciatura che ha vicino al collo.

Per tutta risposta lei fece una smorfia e lo spostò, dirigendosi verso il lavandino.

-Mi sono scottata quando tu hai spinto la porta, Einstein.-

Axl si avvicinò, poggiando le braccia alla ceramica del lavabo.

-Ti sei fatta male?- le chiese allora, con un tono di voce decisamente addolcito.

-No.- tagliò corto l’amica, passandosi la carta imbevuta d’acqua sulla scottatura.

-Dà qui, non ce la farai mai da sola.-

-No, faccio da me.-

-Non fare la bambina, cazzo. E dammi sto pezzo di carta, va’.-

Lo prese di scatto e lo gettò via, prendendone uno di nuovo imbevuto con più acqua.

-Ma quanta ne metti? Non così fredda, cazzo!- si lamentò lei, venendo però subito zittita.

-È meglio se è parecchio fredda, fidati.-

Vic alzò gli occhi per non vedere la scena di lui che le tamponava la ferita con un misero pezzetto di carta igienica.

Che scena da film, cazzo. Bleah.

-Va meglio?- le chiese lui ad un certo punto, e lei non poté far altro che rispondergli con un secco –Un po’.-

-Ci vorrebbe del ghiaccio… ma comunque è sempre meglio di prima.-

La ragazza osservò la piccola circonferenza formatasi sulla pelle e bestemmiò mentalmente.

-Hai una bella pelle, sai?-

Ma che cazzo?!

Alzò lo sguardo e lo fissò stralunata, ma quello riprese a parlare.

-Dico sul serio. È… bella, veramente.-

I due avevano i visi talmente vicini che Vittoria riusciva ad intravedere qualche pagliuzza dorata negli occhi di lui.

-Andiamo in classe, fighetto in bandana.-

 

-Oh, ma guarda che cosa ci ha portato il vento!- non appena la ragazza spinse la porta blu del bagno si trovò davanti una cascata di capelli castano scuro, palesemente di parrucchiere, una voce da finta diva del cinema, il tutto condito da movenze da “sì-lo-so-sembro-una-mancata-vamp-ma-l’importante-è-tirarsela-eh-già”.

-Chi non muore si rivede, eh?- ribatté quindi, sorpassando la suddetta dea del liceo, Miss Francesca.

A questo punto, cari lettori, urge una “piccola” precisazione: la ragazza in questione era una delle migliori nemiche di Vittoria, la reincarnazione della falsità e della idiozia.

Ma, ahimè, per il semplice fatto di possedere una bella casa e un bel conto in banca (o meglio, questo era quello che possedeva il caro daddy), era amata e ammirata da quasi tutte le ragazze della scuola, e inseguita da altrettanti ragazzi… entrambe le categorie senza cervello, sia ben chiaro.

-Che hai fatto in bagno, eh Bass? Una bella canna?- la sua bassezza non si fece attendere, ovviamente.

Una smorfia comparve sul viso di Vic, che fece per tornarsene in classe.

-O forse una bella sniffata, uhm? Oh, capisco, devi esserti incipriata il nas- ma non fece in tempo a terminare la frase che dal bagno uscì Axl.

Il ragazzo guardò prima Vic, poi l’individuo che sembrava la seguace più accanita di Barbie.

-Oh, ora capisco.- cinguettò la suddetta, sbattendo le ciglia con movenze da gatta morta nella direzione di Axl –Ora capisco, ora capisco. L’incipriata l’hai data a lui, vero?-

-Ma vaffanculo, troia! Stamattina non hai da dare una ripassata al quarter-back della squadra di football?- Vic era finalmente sbottata, stanca di quella rottura di palle.

Francesca si portò un dito alle labbra, guardando verso l’alto: -Mmm, no. Mi pare che quello l’abbia già fatto tu durante la scorsa festa, o mi sbaglio? O magari era un’altra Vittoria, chi lo sa.- e, detto quello, si strinse nelle spalle, andando verso il bagno.

-Sta’ pure tranquilla, tornerà da te… Non sa resistere alla tua micia!-

-Un po’ come tu non resisti a strafarti per poi vomitare come una povera anoressica sfigata?-

Axl vide un lampo di tristezza attraversare il volto di Vic, tanto che fece per avvicinarsi a lei, ma fu intercettato dal radar della nemica: -Oh, mi ero quasi dimenticata di te, rosso! Ma sai che non sei proprio male, uh? Mi spieghi che cosa ci fai in compagnia di certi soggetti che sembrano appena usciti da un frullatore?- gli appoggiò la mano sulla spalla, guardandolo con espressione languida.

-Non sono cazzi tuoi, ok?- così come le dita della ragazza si erano appoggiate alla sua maglietta grigia, lui gliele spostò –Ecco, qui stanno decisamente meglio: vicino al tuo culo, va’.-

Si avvicinò a Vic, provocando un gesto di stizza da parte di Francesca, che riprese a starnazzare: -Ti piacciono gli scarti, a quanto vedo… beh, è comprensibile.-

-Hai finito? Perché non vai al cesso ad aggiustarti i capelli? Non vorrai far arrabbiare l’organizzatore delle tue sfilate da frigide sfigate…!- la insultò Vittoria, ripresasi dall’offesa.

Francesca si avvicinò al suo volto, sbattendo ancora le lunghe ciglia, palesemente ritoccate anche quelle: -Sempre meglio che essere una troietta come te.-

Poi si rivolse ad Axl: -Ah, se ci stai facendo un pensiero, con lei vai sul sicuro… tanto di esperienza ne ha a bizzeffe: se n’è passati più lei che tutte le ragazze della scuola messe assieme… Ah, che cosa non fanno la droga e qualche bottiglia di vodka, eh Vic?- e, così come era comparsa, girò sulle sue costosissime ballerine e tornò verso la sua classe.

 

-È andata via.- fu tutto quello che Axl le disse, quando si voltò verso di lei.

-Andiamo in classe.- replicò asciutta la ragazza, sfuggendo al suo sguardo.

Per nulla al mondo avrebbe permesso a quella troietta di farla cedere, e per di più davanti ad Axl… Non se ne parlava!

Quindi per l’ennesima volta decise di chiudersi in un silenzio ostinato, uno di quelli che le facevano compagnia da sempre.

-No, aspetta… non puoi mica tornare in classe e pretendere di stare bene, non credi?- la prese per un braccio lui, costringendola a fermarsi.

-Pretendere? Guarda che io sto benissimo, che credi?-

-Se così stai benissimo, non oso immaginare come stai quando va tutto veramente bene…-

-Come cazzo fai tu a pretendere che io non stia bene? Da quanto mi “conosci”, eh? Da nemmeno 24 ore! E poi sarei io quella che pretende!- la ragazza si divincolò dalla sua stretta e s’incamminò lungo il corridoio.

-E se io invece volessi semplicemente conoscerti?- il ragazzo non si diede per vinto e la raggiunse.

Vic alzò gli occhi al cielo: -Nessuno può conoscermi meglio.-

-Nemmeno tu?-

-No. Nemmeno io. Soddisfatto, ora?-

-E allora, non potrei essere io il primo? C’è sempre una prima volta.-

Nonostante tutto, Axl non se ne era andato: era ancora lì, accanto a lei.

-Oh, ma vaffanculo! Hai finito di fare il filosofo del cazzo?!- lo aggredì lei, incominciando ad urlare.

 Non sopportava la vicinanza di Axl, non sopportava la sua insistenza, non sopportava quel suo voler stabilire un contatto con lei ad ogni costo.

-Shhh! Ma sei rincoglionita o cosa?!- il ragazzo le tappò la bocca, spingendola contro il muro –Vuoi che il prof venga a richiamarci e ci costringa a tornare in classe? Mancano venti minuti alla fine della lezione, e io voglio rimanere a parlare con te.-

I loro visi erano incredibilmente vicini, e Vic poteva sentire il suo odore: fumo di sigaretta e… qualcosa che sembrava fresco, che non riusciva a catalogare.

-Io preferisco calcolare un fottutissimo seno e un coseno, piuttosto di stare qui con te.- scivolò via lei, dirigendosi verso la loro classe.

Per tutta risposta lui la prese e la trascinò via, nascondendosi insieme a lei dietro ad una porta.

-Che cazz-

-Piantala di starnazzare e stattene in silenzio, per una buona volta!- le ringhiò dietro lui, zittendosi subito dopo.

Dopo qualche istante sentirono due voci familiari passare davanti a quell’aula.

-Come adoro io fare la babysitter di Bailey, nessuno, eh!-

-Dai, se non altro siamo riusciti ad evadere da quella gabbia! Non mi dirai mica che saresti rimasta volentieri a marcire lì dentro a suon di radicali!-

-Beh, ovviamente questo no… Ma il signor Smithson resta indubbiamente un ottimo antidoto per l’insonnia! Sai che l’Organizzazione Mondiale Farmaceutica vuole proporre il suo nome affinché venga inserito nel futuro albo dei medicinali per combattere le notti in bianco?-

Axl e Vittoria distinsero chiaramente la risata di Duff che si perdeva nel corridoio.

-Comunque propongo di non cercare quei due, ma di approfittare di questo momento per gironzolare un po’ nella scuola… Sai quante cose interessanti si trovano, in questo modo?- si riprese lui, soffocando altre risate.

-E se poi ci mandasse a cercare? Sai bene che s’incazzerebbe come una bestia, e io non ho alcunissima intenzione di beccarmi una razione extra di radicali come regalo di compleanno in netto anticipo!-

-Bah, non lo farà… e, nel caso in cui dovesse farlo, manderebbe in avanscoperta Slash e Steven, che se ne fotterebbero e andrebbero dritti in cortile a farsi un cannone…-

In quel momento fu Sara a ridere, di una risata più squillante e argentina.

-E poi, parliamoci chiaro: quei due insieme non combinano un cazzo, i loro cervelli non fanno il chilo…- ribatté serafico il bassista, unendosi alle sue risa ed allontanandosi in sua compagnia.

 

-Si può sapere qual è il tuo problema, eh? Ti danno fastidio i rapporti umani?-

Nel momento in cui i due avevano voltato l’angolo, Axl aveva ripreso il suo interrogatorio.

-Sei tu a darmi fastidio, Axl Rose.-

-Prima o poi cederai, non sarai più capace di resistere.- le disse sicuro di sé, avvicinandosi di nuovo.

Ormai anche la ragazza aveva capito che non valeva assolutamente la pena di rientrare in aula, era molto meglio starsene fuori, al sicuro da calcoli e assi cartesiani.

-Le tentazioni sono così, no?- continuò il ragazzo, guardandola –Non puoi trattenerti, non ci si riesce mai.- e, così dicendo, le si avvicinò ancor di più.

Vittoria sbatté gli occhi e sbadigliò svogliatamente: -Dai, manca solo che tu dica “L’unico modo per resistere alle tentazioni è cedervi” e poi hai concluso in bellezza.-

Scosse la testa e si diresse a grandi passi verso l’esterno della scuola.

-Dove vai?-

-Vado a fumarmi una sigaretta, tanto tra non molto dovrebbe suonare.- gli indicò il vecchio orologio e si sedette sugli scalini dell’entrata, tirando fuori il pacchetto –Ne vuoi una anche tu?-

Il ragazzo accettò l’offerta e, accendendosi la Lucky Strike, le si sedette accanto.

-Ci voleva proprio, cazzo…-

-Purtroppo avevo finito l’erba, altrimenti ne avrei fatta una più naturale.- gli fece l’occhiolino lei, prendendosene una e rimettendo il pacchetto in tasca.

Lui sorrise, lasciando uscire del fumo dalle labbra: -Se può interessarti, io conosco un tipo che la vende a buon prezzo…-

-Ah sì? E chi sarebbe?-

-Ce l’hai davanti, baby!-

La ragazza fece un mezzo sorriso, guardandolo: -Addirittura! E quanto chiedi al grammo?-

-Venti dollari, ma a te faccio lo sconto di dieci… Giusto perché mi stai simpatica.-

-Mi conviene accettare, insomma!-

Axl la guardò, sorridendole. -Sì, ti conviene.-

-Va bene. Allora oggi passo da te?-

-Vedo che non perdi tempo!-

-Non hai sentito quello che hanno detto le due che abbiamo beccato stamattina? Io vado sempre dritta al sodo.-

-Lascia che vadano a farsi fottere…-

-Non l’hai saputo? L’ho già fatto io.- e, detto quello, si alzò, tornandosene verso il corridoio.

Axl rimase seduto per un’altra manciata di secondi, con la fronte aggrottata, finché capì che doveva alzarsi.

La ragazza era dietro la porta della classe, appoggiata al muro.

-Ehi, ora smettila. Ok?- le disse lui, parandosi di fronte.

-Di fare cosa, scusa?-

-Di insultarti. Non dovresti… non dovresti trattarti così, ecco.-

La ragazza sorrise, scrollando la testa: -A me non interessa quello che dice la gente su di me, ok? Per me possono criticarmi quanto vogliono, dirmi che fumo più io di una ciminiera, o che faccio sesso quando mi capita, ma l’importante per me è avere degli amici veri. Non sono come Miss Spaghetto di prima, che ti credi? Non sento di certo il bisogno di circondarmi di persone che mi adulino, che mi lecchino il culo o altro! A me basta essere a posto con me stessa.-

-Ne sei sicura? Davvero, intendo…-

La ragazza annuì, mentre la campanella prese a suonare, liberandola da quella sottospecie di interrogatorio.

 

-Oddio, Vic, mi hai fatto fare un colpo!- rise Sara, portandosi una mano al cuore, che aveva iniziato a battere più veloce del solito –Da quando in qua te ne stai dietro alle porte, furtiva come solo gli scassinatori sanno essere?-

-Da quando un minchione con i capelli rossi mi ha rapito nel bel mezzo della lezione di matematica…-

-Brutta storia, socia.- l’amica le fece un occhiolino, per poi dirigersi verso i distributori automatici.

-Ascolta! Smithson è ancora in classe?-

-Sì, e ti conviene andare a nasconderti in compagnia di quell’irlandese da strapazzo, perché c’ha avvisato che, non appena vi vede, vi seppellirà di problemi con i radicali e merdate varie…-

-Merda! Grandioso, sono fottuta…-

-Suvvia, Bass! Se non altro ti manterrai in esercizio più della sottoscritta…-

Vittoria le urlò dietro un –Ma vattene un po’ affanculo!- che la fece ridere di cuore e, dopodiché, si nascose nuovamente dietro la porta, perché Smithson se ne stava uscendo dall’aula proprio in quel preciso istante.

Quando il professore sparì poté finalmente tirare un sospiro di sollievo e tornarsene in classe a prendere i soldi per comprare qualcosa; raggiunse dunque gli altri alle macchinette, dove Izzy si era appena preso un caffè e, sotto le sue proteste, gliene offrì uno.

Dopodiché, i nostri sette eroi riuscirono finalmente ad andare in cortile e si sederono sotto un albero, chi sorseggiando la propria bibita, chi ingozzandosi come se la fine del mondo fosse imminente. (una persona a caso: SLASH. NdA Dazed;)

-Allora, che cosa avete fatto voi due, mentre noi ce ne stavamo buoni-buoni seduti in classe a sorbirci la lezione di matematica?- domandò curioso Steven, lanciando un’occhiata all’amica d’infanzia.

-Ecco, esatto! Vorrei saperlo anch’io, dato che quel cazzone di Smithson ha mandato me e Sara in avanscoperta per scovarvi… anche da babysitter ci tocca fare, dai!- intervenne Duff, facendo sì che i diretti interessati si scambiassero un sorriso complice.

-Vabbè, McKagan, capirai che ricerca che abbiamo fatto… tempo neanche due minuti ed eravamo già sul tetto a cazzeggiare come se nulla fosse!- precisò Sara, ridendo.

-Abbiamo insultato una sua cara amica.- rispose finalmente Axl, indicando Vittoria, che gli stava proprio seduta di fronte –O meglio, lei l’ha insultata.-

Sara alzò lo sguardo verso l’amica con un sorriso a trentadue denti: -Ti prego, dimmi che era Giorgia!-

Vic scrollò la testa, facendo un mezzo sorriso, gesto che l’amica interpretò come un invito a continuare; e così fece, snocciolando nomi uno dietro l’altro: -Kimberly? Quella grezzona di Sophia? Erika? Oh, ma chi cazz…?! No, no, no, no, aspetta! Era Miss “Guardatemi-Sono-Una-Fottuta-Modella”?-

Vic annuì, mentre Sara porta i pugni in alto, esultando un: -Voglio tutti i dettagli della litigata!- (un po’ così… NdA Dazed;)

-Sinceramente non capisco tutto ‘sto odio che voi ragazze nutrite nei confronti di altre ragazze…- intervenne Izzy, alzando le sopracciglia con tono stupito.

L’amica d’infanzia si girò allora verso di lui, con sguardo truce –Tu non puoi capire, Jeffrey! Sono scontri essenziali, come le faide tra clan mafiosi, come il memorabile odio tra Montecchi e Capuleti, com-

-Storia lunga, un po’ come quella del cane e del gatto.- si affrettò ad interromperla Vittoria, per evitare che quella gli sferrasse un dettagliato resoconto delle loro passate vicissitudini.

-Che c’è, hai la gola secca? Hai usato troppo la lingua per insultare la malcapitata?- Slash fu pronto a lanciarle una delle solite frecciatine, tipiche anche di quando erano piccoli.

-Ma vaffanculo, Hudson! Tu non hai idea di quando odi certa gente…- e, detto quello, la ragazza si alzò e si diresse verso un’area del cortile più nascosta, con l’intento di fumarsi una canna.

Raggiunse una zona di suo gradimento e, poggiando le spalle contro una colonna, cominciò a fumare.

-Tutto bene?- Sara l’aveva raggiunta, sedendosi di fronte a lei e non riuscendo ad evitare di storcere il naso quando la vide armeggiare con l’accendino.

-A meraviglia.-

-Non fare la sarcastica con me, cazzo! Farò finta di non averti sentito e riformulerò la domanda: stai bene?-

-Sì, tranquilla… ti chiederei di fare un tiro, ma la risposta la so già, purtroppo.-

-Io un tiro me lo farei volentieri, però.- la voce di Axl si intrufolò nella loro chiacchierata.

Sara lo guardò, lanciandogli un’occhiata che l’amica non sarebbe riuscita ad intercettare, ma che molto probabilmente il ragazzo avrebbe capito.

-Io torno dagli altri.- si congedò quindi, continuando a fissarlo fino a quando non girò l’angolo.

Vic, nel frattempo, era rimasta a fissare il prato di fronte a lei, senza notare l’occhiata dell’amica nei confronti del rosso.

-Allora..- cominciò questo, sedendosi vicino a lei –Non vuoi proprio parlare, eh?-

-Ma da cosa l’hai dedotto?- ribatté la ragazza, voltandosi finalmente verso di lui.

-Me lo fai fare un tiro?-

-Sì, certo…-

Per un istante le loro dita si sfiorarono, nel semplice gesto di passarsi la canna. Axl posò lo sguardo sullo smalto mangiucchiato di lei, sull’anello rosso che portava all’indice e sulla cicatrice che affiorava sul polso sinistro.

-Quella dove te la sei fatta?- le chiese, aspirando un profondo respiro di marijuana.

-Giocavo con Slash, alla lotta… come sempre. Lui mi ha preso e mi ha spinto contro una specie di mattone sporgente del muretto di Steven…- si passò le dita sulla faglia bianca –Sai, mi ricordo ancora che mi è uscito poco sangue, ma quel tanto che basta per farti spaventare quando hai appena sei anni… Pop Corn è corso subito in casa a prendere un cerotto, mentre Duff mi massaggiava i capelli- sorrise di fronte a quel ricordo –Continuava a ripetermi “Va tutto bene, stai tranquilla… adesso passa tutto”, mentre Slash si scusava.-

-E tu che facevi?-

-Io mi succhiavo il sangue. Poi è arrivato Steven con il cerotto e, nel giro di neanche dieci minuti, eravamo di nuovo pronti a giocare, come se non fosse successo niente.-

Axl la guardò, sfiorandole la lieve cicatrice. Di fronte a quel gesto, Vic alzò gli occhi e notò che anche il ragazzo la stava guardando.

-Devo andare.- disse poi, alzandosi e lasciandolo solo.

 

 

-Aspetta, tu mi stai dicendo che hai usato gli Stones per far capire Macbeth a ‘sto demente?-

La faccia sconvolta di Izzy fece rotolare dalle risate Slash e Duff, mentre Sara e Steven annuirono sorridenti.

-Ma si può sapere che cazzo di diavolerie hai in questo tuo cervelletto malefico, pulce?- si affrettò a ridere anche lui, picchiettando il cervello all’amica e stringendola a sé.

-Dai, Jeffrey, mi soffochi… Dai… Cazzo, lasciami!- sbottò infine quella, dopo svariati tentativi falliti di liberarsi dalla sua stretta.

Quella reazione aveva stupito tutti gli astanti, Izzy in primis, che la fissava allibito: per tutta risposta la giovane balbettò uno –Scusatemi, vado dentro- per poi correre verso l’entrata della scuola.

L’amico d’infanzia la osservò sparire dietro la porta e sospirò dispiaciuto: il litigio che avevano avuto il giorno prima non era ancora acqua passata, e non avrebbe saputo dire con esattezza quando avrebbe potuto iniziare ad esserlo.

 

-Hey, tutto a posto?-

Sara alzò lo sguardo dal quadernetto per posarlo su Vittoria, che le si era seduta di fronte.

-Certo che sì! Perché non dovrebbe esserlo?-

-Mah, niente, solo che è strano vederti qui da sola, dato che ultimamente sei perennemente circondata da svariati esemplari di fauna maschile…-

-Capirai, l’anomalia stava proprio lì!- sorrise alla risata dell’amica –Ogni tanto è bene ritornare alle origini, alle sane abitudini: misantropia fresca di giornata, vuoi mettere che delizia?-

-Ti capisco alla perfezione, vecchia mia… Piuttosto, si può sapere che cazzo ci scrivi lì dentro? Di questo passo, un giorno o l’altro scoprirai la Pietra Filosofale!-

-Ma ho davvero un’aria da genio del male così evidente? Credevo che il mio aspetto innocente potesse fungermi da alibi incorruttibile!- rise Sara, affrettandosi a nascondere il quadernetto con nonchalance.

Vittoria aveva notato il movimento furtivo dell’amica ma aveva preferito non insistere ulteriormente: sapeva che, se mai in futuro ci fosse stato il momento opportuno, non avrebbe esitato un solo istante a mostrarglielo.

-Comunque prima Smithson ci ha consegnato questi…- continuò Sara, porgendole due fogli e riprendendo a parlare prima che lei potesse rivolgerle uno sguardo interrogativo –Sono i moduli per i corsi facoltativi e le attività extrascolastiche: bisogna consegnarli in segreteria firmati e compilati da cima a fondo entro la fine della giornata, perché le classi inizieranno a partire da domani…-

-Io mi chiedo perché tu ti ostini a voler diventare una giornalista, quando hai una folgorante carriera da segretaria o, meglio ancora, da donna manager davanti a te… ma ti senti come parli? Sei allucinante!-

-È perché al Pulitzer stanno aspettando solo me, se inizio a dirottare la mia carriera verso altri lidi rischio di deludere un fottio di gente!- le rivolse una linguaccia quella, facendole cenno di andarsene perché era arrivata la Anderson, la prof di storia dell’arte.

-Seduti, ragazzi! Su, dai!- esordì quella, poggiando la cartella sulla cattedra e guardando dubbiosa i radicali alla lavagna, per poi eliminarli con un netto colpo di cancellino –Noto con piacere che le due sezioni sono state rimescolate: dovete sapere che questo provvedimento è stato preso sotto esplicita richiesta mia e di altri membri del Corpo Docenti, perché ci siamo trovati di fronte ad una situazione alquanto spiacevole… era evidente il fatto che le ex 4E e 4F fossero piuttosto squilibrate in materia di, ehm, soggetti… L’una era fiorente di alunni volenterosi e meritevoli,- e, detto quello, sorrise alla Thompson, la secchiona della classe –mentre l’altra… ahimè, l’altra era carente di preziosi elementi di questo tipo! Perdonatemi la franchezza, ma ogni volta che entravo lì dentro mi sembrava di stare allo zoo, nel momento in cui tutte le gabbie vengono aperte e le bestie sono libere di vagabondare a proprio piacimento…- precisò, rivolgendo un’occhiataccia fulminante ad Axl e soci, che le sorridevano con una faccia da culo ai limiti dell’immaginazione.

A quelle parole tutti quanti risero, e la donna si rivolse subito all’alunna che, in prima fila, si sbellicava dalle risate quasi più degli altri.

-Fancini, di grazia, ti prego di illuminarmi sui motivi che t’inducono a ridere così di gusto…-

-Ah, niente di che, miss Anderson!- si ricompose quella –Mi stavo solo chiedendo se è il caso che mi porti appresso delle noccioline, dati gli elementi che mi circondano…- e, detto quello, indicò Duff e Steven ai suoi lati, scatenando ulteriori risa nei compagni. I diretti interessati si finsero offesi e la fecero quasi soffocare per il solletico, mentre la prof intimava loro di calmarsi anche se, sotto sotto, stava ridacchiando anche lei.

-Ok, gente… bando alle ciance, mettiamoci al lavoro!- batté infine le mani per richiamare l’ordine e partì con la spiegazione.

L’ora successiva Vic la passò a guardare fuori dalla finestra: e dire che Botticelli (perché sta parlando di Botticelli, vero?) non le dispiaceva neppure, ma la direzione dello sguardo era totalmente incentrata sull’esterno dell’aula.

Solo quando guardò davanti a sé notò Steven che russava sul banco e Sara impegnata a bisbigliare qualcosa a Duff. L’amica pareva alquanto presa dal discorso, mentre il biondo la osservava con una mano sotto il mento, indossando il suo solito sorriso.

-Ma la prof non s’è accorta che nessuno la considera?- commentò Slash, guardandola e interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

-Evidentemente è una che non molla mai.-

-Che cosa ti prende, Bass?- il ragazzo si fece all’improvviso serio, provando ad incrociare i suoi occhi.

-Nulla. Come al solito.- replicò lei, scarabocchiando la data di nascita di Botticelli o del tizio qualunque nominato più volte dall’insegnante.

-Vittoria Bass, pensi di prendermi per il culo tanto facilmente?- ribatté Slash, inarcando il sopracciglio.

-Non era mia intenzione.-

Per tutta risposta il ragazzo sospirò, sprofondando ancora di più nella sedia: -Questa cazzo di ora non passa più, vorrei tanto scappare.-

Vittoria si voltò verso di lui, socchiudendo gli occhi.

-Che hai detto?-

-Che vorrei scappare. All’istante.-

-Facciamolo. Ora, adesso.- qualcosa si era illuminato nei suoi occhi verdi, Slash l’aveva intuito.

-E come facciamo?-

-Perché stare qui? Non ci servirà mai a un cazzo ‘sta roba nella vita. Ma soprattutto, perché farsi tante domande su “come facciamo ad uscire?” Un modo lo si trova sempre, per tutte le cose.-

-Guarda che questa è l’ora d’arte, non di filosofia.- com’era di sua abitudine, Axl s’intromise tra i due.

Il riccio gli lanciò uno sguardo sprezzante, mentre Vic si limitò a girarsi, giusto in tempo per non cogliere lo sguardo che il suo compagno di banco aveva scoccato all’altro.

-E comunque… puoi fare tutto quello che vuoi. Basta averne il coraggio.- continuò la ragazza, tornandosene composta e fingendo di seguire la lezione.

 

 

-Mi dicono che venerdì ci sarà una grande festa!- esclamò Duff giulivo, non appena la Anderson se ne uscì dalla classe.

-Una festa? Dove?!- rispose entusiasta (manco a dirlo) Slash, precipitandosi fuori dal banco.

-Prima una ragazza mi ha fermato in corridoio, m’ha tirato dietro un volantino e con voce incredibilmente squillante mi fa “Mi raccomando, vieni! E porta anche tutti i tuoi amici!”- il biondo, quasi come prova, tirò fuori un foglietto dalla tasca posteriore dei pantaloni di pelle.

-“Venerdì 3 settembre, dalle ore 9.00 pm fino a quando non ci reggeremo più in piedi! Siete invitati, non mancate… o mi arrabbierò!”- lesse ad alta voce il riccio, dopo aver strappato il prezioso invito dalle mani dell’amico.

-Uh, minacciosa la ragazza!- scherzò Axl, raggiungendo il gruppo.

-Ma chi sarebbe l’organizzatrice?- domandò Izzy, appropriandosi del tanto desiderato volantino.

-Julia Ceck… Ma chi cazzo è?- chiese il rosso, con una smorfia.

Sara e Vic si guardarono, optando per una faccia schifata: ci mancava solo che i ragazzi andassero a quella festa!

-Per risolvere il vostro immenso dubbio, la tipa in questione è la fortunata che Vic ha insultato stamattina, prima di entrare.- intervenne finalmente la prima, placando le loro risate.

-Ma se è fidanzata, allora non c’è neanche gusto!- Slash non riuscì a trattenere la sua sfacciataggine come sempre.

-Che ti frega? Tanto ci saranno un sacco di cheerleader arrapate, e noi dovremo soddisfarle!- a parlare era stato Duff, al che Vic si voltò verso di lui: -Oh no, non anche tu, ti prego!- e, detto quello, si diresse fuori dall’aula.

Non era passata nemmeno una settimana dall’inizio della scuola, si trattavano soltanto di due miseri giorni, e già si parlava di feste da fighette.

-Io non ci vado.- disse Axl, con tono sicuro.

-Ma che cazzo di problema hai, Rose?!- sbottò Slash, guardandolo allibito.

-Non ci sto a venire ad una festa dove il massimo che si berrà sarà birra e il massimo da fumare saranno delle merdose Camel da quattro soldi. Piuttosto sento se quello che mi procura il fumo sa di qualche festino, ma divertitevi anche senza di me!- e diede una pacca sulla spalla del moro.

-Aspetta, aspetta…- ma quello non si perse d’animo –Non è che, magari, non ci vuoi venire perché Vic non viene?-

Izzy strabuzzò gli occhi, guardando l’amico d’infanzia: era vero?

Axl intravide Vic, intenta a parlare con Sara, fuori in corridoio. Braccia conserte e labbra serrate: ad essere più precisi era Sara che parlava, e basta.

-Ma che cazzo dici, Hudson? Che cos’è, adesso ho bisogno di una donna per venire ad una festa? Dico solamente che sarà un tale rompimento di coglioni!-

-Allora vi propongo un’alternativa, boys: andiamo alla festa, e se ci annoiamo andiamo a far baldoria da qualche altra parte. Ok?- intervenne Pop Corn, con il sorriso di chi ha finalmente trovato la soluzione per la pace nel mondo.

Il rosso e il riccio finalmente si strinsero la mano, ponendo fine, con grande sollievo di Izzy e Steven, a quella tragica e importantissima discussione.

 

-Macciao, ragazze!- una voce altissima fece sussultare Sara e Vic in corridoio, costringendole a voltarsi.

-Giorgia…- Sara la guardò con aria di sufficienza, tentata di levarle dalla testa i suoi odiosi riccioli castani uno ad uno. Vic, invece, si limitò a guardarla con aria annoiata.

-Spero non abbiate impegni per venerdì!- cinguettò la ragazza.

-Devo chiedere al mio agente. Perché, di grazia?- domandò Sara, incrociando le braccia.

-Julia ha organizzato una super festa e ha chiesto a me e alle altre di spargere la voce, e i volantini!- spiegò porgendogliene uno.

-Carina.- commentò sarcastica Vic.

-Ci farebbe piacere se veniste anche voi!-

-Uh, immagino! Come il piacere che proverei io se i Queen si sciogliessero, questo è poco ma sicuro!- borbottò Sara, evitando di guardarla in faccia per evitare di spaccargliela a suon di cartoni (non animati, obviously. Anzi, a dire il vero, per essere animati lo sarebbero di sicuro… NdA Dazed;).

Di fronte a quella difficile esclamazione la ricciolina parve presa alla sprovvista, per cui si limitò a continuare con il suo monologo: -Comunque tutti i dettagli sono scritti lì, se avete qualche dubbio!-

-Oh, ho già l’ansia di non riuscire ad arrivare in tempo.- replicò secca Sara, piegando il biglietto e mettendoselo nella tasca della salopette.

-Ah, prima di andarmene, un’ultima cosa: fate in modo che vengano anche i vostri amici!- disse senza nemmeno curarsi di trattenere un’occhiata verso l’interno della classe.

-Per caso ti si è rotto il vibratore?- la rimbeccò Vittoria, con sguardo schifato.

-Farò finta di non aver sentito niente!- cinguettò lei per tutta risposta, andandosene sculettando per continuare a distribuire volantini su volantini ad ogni essere che respirasse.

-Che dici, ci andiamo o no?- domandò Sara, guardando prima il foglio e poi l’amica.

-E me lo chiedi, anche? Quale occasione migliore di questa per sputtanare quelle quattro arrapate da due soldi?!-

-Pardon, domanda retorica!- rise l’amica, dirigendosi con lei verso la classe perché il prof di laboratorio aveva appena svoltato l’angolo.

 

 

Avevo decisamente dimenticato quanto facesse cagare ‘sta materia… pensò Sara, una volta entrata nel laboratorio insieme alla classe e al professor Matthews.

Quest’ultimo raccomandò agli alunni di trovarsi un compagno con cui poter lavorare, d’infilarsi i camici, i guanti e le mascherine e di sedersi in fretta ai banconi, perché c’erano molte cose da fare.

La ragazza camminò in fila indiana con i compagni e, a mano a mano che questi si sedevano, si rese conto che non aveva la più pallida idea di dove fosse andata ad imbucarsi l’amica del cuore.

Fanculo, pare di essere tornati alla Eckstein Middle School… Cheppalleee!

-Fancini, per caso c’è qualche problema?-

-Nessuno, mister Matthews! Non riuscivo a trovare il mio partner per i mirabolanti esperimenti che c’attendono, però ora l’ho visto, quindi… no problem!- e, detto quello, gli rivolse un sorriso falsissimo che lo convinse abbastanza, tanto da fargli spegnere nuovamente le luci e farlo tornare ai propri discorsi introduttivi sull’importanza che la sua disciplina avrebbe raggiunto nel corso di quell’anno –così fondamentale per le vostre vite- e bla bla bla.

La giovane riprese a camminare in silenzio, finché non sentì qualcuno tirarla per il braccio e farla sedere accanto a sé: nella penombra non riusciva a capire chi fosse, ma quando quello aprì la bocca si sentì avvampare.

-A quanto pare non sono l’unico Forever Alone della situazione… buono a sapersi!-

-J-Jeffrey… che ci fai qui?-

-Si dia il caso che io e te siamo in classe insieme e, sai com’è, due compagni di classe seguono le stesse lezioni, nella stessa aula, nello stesso momento… non lo sapevi?-

-Dai, cretino, hai capito benissimo a cosa mi stavo riferendo…-

-Oh, beh, niente di che: Axl è riuscito ad accaparrarsi Vittoria come compagna di banco… e quindi sono rimasto a piedi, tutto qua.-

-Ah… e gli altri?-

-Se non ho visto male, Steven e Duff si sono appropriati del bancone in ultima fila, mentre Slash è capitato in prima…-

-Oddio, che sfiga!-

-Naaah. È seduto di fianco alla Thompson, quindi lei lavorerà per tutto il tempo e lui sarà libero di poltrire a proprio piacimento… Chiamalo scemo!- le sorrise quindi, cercando di farle tornare un po’ di buonumore.

La ragazza capì le sue intenzioni e lo ringraziò mentalmente, ma volle comunque continuare a fare la sostenuta: dimenticarsi in fretta e furia di litigi così furiosi non faceva parte del suo carattere, proprio per niente.

Izzy si grattò la nuca imbarazzato ma decise di far finta di niente: conosceva il caratterino difficile dell’amica e sapeva che, una volta sbollita la rabbia, non si sarebbe posta alcun problema nell’andare in cerca di lui. Era soltanto questione di tempo, bastava portare pazienza e saper aspettare, due verbi che metteva in pratica molto spesso.

-Perfetto, adesso riaccenderò le luci e voi potrete venire a prendere il materiale per la lezione di oggi!- sentenziò trionfante il signor Matthews, mentre gli alunni incominciarono a sfilare verso la cattedra.

Izzy fece ritorno con un sacchetto di plastica in mano, mentre Sara lo fissò inorridita –Non mi dirai che…-

L’amico si limitò a svuotarne il contenuto sul bancone con un sorrisetto sardonico, smorfia che aumentò nel preciso istante in cui la ragazza iniziò a strepitare come un’ossessa.

-Ma io non ci credo! Non è possibile, san Freddie Mercury! Queste povere bestie- indicò la rana stecchita –prima o poi si ribelleranno, vedrai se non mi sbaglio! E qualcuno prima o poi dovrà spiegarmi perché voi americani siete fissati con ‘sti fottuti anfibi!-

-Invece qualcuno dovrà spiegare a me perché ti ostini a dire “voi americani”, quando lo sei anche tu, demente…- rise lui, divertendosi ancor di più quando il signor Matthews si avvicinò per verificare di persona se ci fossero problemi e come ringraziamento ricevette un sentito –Ma vattene un po’ affanculo! Io vi denuncio tutti al WWF!- da quell’isterica che si era ritrovato come assistente.

Il professore le fece una ramanzina ma non le mise la nota, così il resto dell’ora passò con Izzy intento a vivisezionare quel che restava della rana e la sua compagna di banco impegnata a scribacchiare appunti a caso su un bloc-notes.

 

 

Il caldo non accennava a diminuire, e qualcuno quel giorno stava brontolando più degli altri per via della temperatura… ma non solo.

-Mai una volta che riesca a trovare l’accendino, eccheccazzo!-

-Mi venga un colpo se ho mai visto una ragazza trovare al primo colpo quello che cerca nella borsa!-

La ragazza alzò gli occhi, la sigaretta ancora stretta tra le labbra.

-Slash! Dimmi che hai un accendino a portata di mano, TI PREGO!-

-Sei fortunata, donna. Ce l’ho proprio qui.-

-Grazie, riccio.-

-Ma… dì un po’, non hai caldo con quella felpona?- le chiese curioso, avvicinandosi a lei e appoggiandosi alla ringhiera.

-Tra un po’ la tolgo se il caldo aumenta. Che ci fai qui?-

-Non avevo voglia di pranzare subito…- a quelle parole l’amica lo fissò stupita –Allora mi sono detto “ma sì, facciamoci un giro in cortile”… Ero convinto di essere il solo, e invece ho trovato te, intenta a cercare l’accendino come facevi quand’eri piccola… quando cercavi gli elastici per capelli dentro la tua cartella.-

-Le persone non cambiano mai, eh?- lo apostrofò lei schiacciando la sigaretta sotto una Converse.

Dopodiché si cimentò nell’impresa del secolo: per levare la felpa ci vollero i salti mortali, era di una taglia più grande della sua e per poco non inciampò addosso a Slash.

Lui la prese per un braccio, sfottendola con un: -Sei una ballerina e sei così imbranata, tutù?-

-Oooh, adesso non cominciamo coi soprannomi stronzi, eh?- ribatté lei, mettendo la felpa dentro la borsa e lisciandosi la canottiera scura con un po’ di pizzo che aveva portato sotto sino a quel momento.

-Molto meglio!- commentò infine, stiracchiandosi e respirando a pieni polmoni.

-Wow, complimenti: siamo solo al secondo giorno e già hai convinto una delle due a spogliarsi. Che trucchi usi?-

I due si voltarono, trovando l’autore di tale simpatica affermazione.

-Alla buon’ora, Rose. Sempre più simpatico, eh?-

-Sempre stato, dolcezza. Slash, ma dì la verità, l’hai pagata per convincerla a togliersi la felpa?- continuò quindi imperterrito.

-Un mago non svela mai i propri trucchi.-

Mentre i due giovincelli battibeccavano, Vittoria ne approfittò per accendersi un’altra sigaretta.

-Fumare fa male.- s’intromise Axl, il suo solito sorrisetto beffardo sulle labbra.

-Anche farsi i cazzi degli altri.- replicò lei, buttandogli addosso il fumo.

Lui, per tutta risposta, non mosse un solo muscolo: era fermo come una statua d’ottone e continuava a fissarla.

-Axl, quando hai finito di farle la radiografia, ritorni tra noi?- Slash non resistette ed intervenne.

-È maleducato fissare insistentemente le persone, non lo sapevi?- rincarò la dose l’oggetto del suo interesse.

-E da quando in qua segui il galateo, tu?-

-Uno a zero per il roscio, baby!- tuonò Slash.

-Da quando sognavo di incontrare un principe come te.-.

-Ritiro tutto! Uno pari!- si corresse il riccio, che pareva prenderci gusto.

-Se è per questo, di principesse ne ho viste a bizzeffe, ma quella in Converse mi mancava… Sicura di non essere la matrigna o, che so, la sguattera?-

-Vic, puoi ancora recuperare, dai!-

-Almeno le matrigne e le sguattere se la cavano da sole, e non hanno bisogno che qualcuno le salvi per forza.-

-Parità di nuovo!-

-Ogni ragazza ha bisogno del proprio principe, non credi?-

Caro Axl, non provocarmi.

-Sei proprio una testa di cazzo, sai?-

-I miei ossequi, my lady.-

-A quanto stiamo, Slash?-

Lui, per tutta risposta, alzò le mani al cielo: -Io mi taglio fuori, ho perso il conto ormai!-

 

Slash, Axl e Vittoria fecero il loro ingresso trionfale in mensa e, dopo essersi serviti, si accomodarono all’allegra tavolata composta da Steven, Duff, Izzy e Sara.

Quest’ultima ogni tanto mangiava distrattamente una forchettata d’insalata, mantenendosi sempre concentrata sui fogli che aveva di fronte a sé.

-Che combina?- chiese curioso Slash, indicandola, e il batterista si affrettò a soddisfare la sua curiosità.

-Credo siano i moduli delle attività extrascolastiche… forse sarebbe il caso che li compilassimo anche noi, no?-

-Che? Quelle troiate lì? Ma figuriamoci!- rise beffardo Axl, iniziando a mangiare la propria porzione di spezzatino.

-Giustamente l’istruzione è una troiata, quando mai può andare a genio al signorino…- Sara si lasciò sfuggire un commentino acido, sempre senza staccare gli occhi dal foglio.

Il cantante la sentì e, iniziando ad incazzarsi, si alzò e le si fece vicino: -Esattamente. A me non sta bene, qualche problema?-

-Assolutamente no, perché dovrei averne?- trillò fintamente entusiasta lei, sempre senza guardarlo dritto in faccia.

Quel gesto fece alterare ancor di più Axl, che prese quasi ad urlare: -Forse perché non hai ancora capito come gira il mondo, mia cara! È per le acidelle e sapientone di ‘sto cazzo come te che il sistema scolastico, la società intera andrebbero rasi al suolo e rifondati da capo!-

A quelle parole la ragazza appoggiò la penna sul foglio e prese finalmente a fissarlo: -Fantastico, mister Nazioni Unite, mi fa piacere sapere che tu abbia un’opinione su qualcosa di così impegnativo e che ti sforzi così tanto per difendere la tua posizione, ma la vuoi sapere l’ultima? Ho una mia opinione anch’io e, toh!, non mi trovo per nulla d’accordo con te: concordo pienamente sul fatto che il sistema scolastico andrebbe totalmente riformato, ma sono spiacente di comunicarti che l’istruzione è importante e non va affatto eliminata, e che finché gli stronzetti spacconi come te esisteranno, sul loro cammino troveranno sempre delle acidelle e sapientone di ‘sto cazzo come la sottoscritta, pronte a negare ogni loro affermazione! Ah, e la prossima volta sei pregato di esprimere le tue opinioni in maniera un po’ più civile, che qui non siamo mica nella giungla. Grazie per l’attenzione.- e, detto quello, riprese ad osservare i moduli di fronte a sé.

Sull’allegra comitiva scese un silenzio di tomba, interrotto dalle risatine nervose di Steven e Slash, intenti a cercare un modo per riportare la spensieratezza in quell’angolo della mensa.

Vittoria fece cenno ad Axl di sloggiare e si sedette di fianco all’amica, per poi mettersi ad osservare gli altri: Duff era di fronte a loro, intento a mangiare tranquillo il suo piatto di pasta fredda, mentre di fianco a lui Cip e Ciop (alias Hudson e Adler) si stavano ancora spremendo le meningi in cerca di un miracolo cabarettistico. Accanto a loro si era appena seduto Axl, tornato a mangiarsi lo spezzatino con un broncio cupo e qualche occhiataccia sporadica all’(ex) amica d’infanzia.

Izzy si era accomodato di fianco a quest’ultima, diviso tra la pasta e uno dei moduli che stava compilando lentamente, per paura di combinare qualche casino irreparabile.

Vittoria sorrise tra se e se e si sporse verso Sara: -Cosa prevede il menù del Consiglio d’Istituto, campionessa?-

-Niente di nuovo.- tagliò corto l’altra, prendendo la matita e indicando a se stessa più opzioni che potevano interessarla.

-Mmm, grandioso… Vedi di scegliere bene le attività, non voglio perdere la mia sssuper-compagna di banco, eh!-

A quelle parole l’amica smise immediatamente di picchiettare il foglio con la matita e la fissò dritta negli occhi: -Cos’è, Rose ti ha già scaricato e ti sei ricordata di me solo ora?-

Vittoria restò di sasso: -Che cazzo stai dicendo, scusa?!-

-Lo sai benissimo, avanti!- l’altra le ringhiò quasi dietro –Prima ti ho cercato in laboratorio perché pensavo che, ora che ci hanno separate, volessi passare un’ora con me… ma evidentemente avevi di meglio da fare con quel cazzone patentato, eh? D’altronde io non ho la bandana e neanche la faccia tosta di provarci con ogni essere che respiri… è colpa mia, sono nata così, mi dispiace tanto!-

-Sara, guarda che ti stai sbagl-

-Ah, non iniziare con le tue storielline del cazzo, Vittoria, eh! Perché è da sette anni e passa che ti conosco, e mi pare di aver portato abbastanza pazienza… Vuoi passare del tempo con Rose? Liberissima di farlo! Ma poi non venire a piangere in ginocchio da me, perché io te l’ho detto, ho la coscienza a posto e rogne non ne voglio!- e, detto quello, prese i moduli e il vassoio e se ne andò fuori.

I ragazzi si guardarono allibiti, mentre Vittoria se ne stette in silenzio, il capo chino e una gran voglia di piangere che la tormentava come non mai.

Izzy prese coraggio e seguì Sara in cortile, deciso a sentire ogni eventuale cosa che avesse voluto confidargli, mentre Steven prese il suo posto accanto a Vittoria e provò a consolarla sparando cazzate in compagnia di Slash e Duff, sotto lo sguardo silenzioso e vigile di Axl. 

-Dai Vic, non fare così.- cominciò il batterista, posandole una mano sulla spalla.

La ragazza nemmeno si scomodò di levarla: continuava a fissarsi i piedi, con una gran voglia di andarsene… o di spaccare tutto, cosa che l'avrebbe fatta sentire infinitamente meglio, ne era sicura.

-Ma sì, ormai un po’ tutti abbiamo capito com'è fatta…- intervenne Slash, con un sorriso.

-Però questo non ti dissuade dal provarci con lei, eh?- replicò secca la ragazza, alzando uno sguardo cupo verso l'amico d'infanzia. Quello, da parte sua, rimase allibito.

-Ma qui non si parla di lui.- intervenne Duff –Sì, ok, è chiaro come il sole che il suddetto Hudson ci provi con la Fancini, ma tu sei sua amica. E non credi che questo sia più importante?-

Vic guardò negli occhi l'amico di scorribande, riflettendo sulle sue parole.

-Ma l'avete vista anche voi, no?- commentò lei –Voglio dire, non mi ha nemmeno lasciato il tempo di rispondere, di spiegarle. Non voglio fare la vittima, avendo più o meno lo stesso carattere credo di poter dire che…-

A quella frase Axl non riuscì a starsene zitto, e la interruppe con un –Certo, si vede infatti.-

-Che intendi, eh?- replicò Vittoria, con la fronte corrugata e un tono di voce che dava sull'incazzato.

-Non vi somigliate un cazzo, invece. A me Sara sembra solo una stramba da strapazzo, tu invece no. E questa è la mia impressione.-

Vic si alzò di scatto, poggiando le mani sul tavolo della mensa e sporgendosi verso il rosso: -Ficcati quella cazzo di lingua nelle tue fottutissime tonsille, Axl Rose. Prendilo come il consiglio di un'amica. E le tue impressioni possono andare a farsi fottere, per quanto mi riguarda.- e, finito il suo romantico augurio, se ne andò, lasciando il gruppo di amici.

 

-Vic?-

La ragazza si voltò svogliata verso la voce che l'aveva sottratta ai suoi ingarbugliati e confusi pensieri: Duff.

Non si stupì di vedere l'amico di fronte a sé, intento a fissarla con un'espressione preoccupata, mentre lei se ne stava seduta nella zona più remota della scuola, ossia nascosta dietro ad un muro e con un pacchetto di sigarette stretto in una mano e un pupazzo nell'altra.

-Che. Cazzo. Stai. Facendo?- chiese lui, passando ripetutamente lo sguardo dall'amica al peluche.

-Nulla. Sto solo… riflettendo.- rispose lei, guardando l’amico e poi il prato di fronte a sé, sempre senza smettere di accarezzare le orecchie del coniglietto nero.

-Posso sedermi?- le chiese gentilmente lui, avvicinandosi.

Vic si limitò ad annuire, facendogli spazio accanto a sé. Il ragazzo non le chiese niente, rimase semplicemente con le spalle addosso al muro, intento a fissare i movimenti delle dita di lei sulla stoffa del pupazzetto. Ogni tanto lei sospirava, avvicinandosi la sigaretta con la mano sinistra, mentre quella destra non mollava il suo finto animaletto.

-Chi è?- domandò Duff con dolcezza, indicandolo.

-Lui si chiama Freddie, me l'ha regalato mio papà quando avevo più o meno dieci anni. Sarò schizofrenica, ma mi piace parlarci, quando sono sola e quando, come ora, sono…- ma la frase le morì tra le labbra, mentre la cenere le cadeva sui fuseaux e sulla borsa sopra le ginocchia.

Duff lo notò, le si avvicinò e glieli pulì, per poi lasciare la mano sulla gamba dell'amica, continuando ad accarezzargliela.

-Lo so che sei triste, Vic. Ma sia tu che Sara ritroverete il modo di sistemare le cose, ne sono certo. Per quel poco che mi è parso di vedere, non ho mai visto un'amicizia vera come la vostra. E credimi quando ti dico che non è finita qui, soprattutto perché siete entrambe mature. Sì, ok, ammetto che lei è stata permalosa e tu sei troppo strana alle volte ma… beh, nessuno è perfetto.-

L'amica si voltò per guardarlo, mangiucchiandosi un'unghia, con gli occhi velati di lacrime. Duff sapeva che lei non aveva il coraggio di piangere: anche quand'era piccola se ne stava da sola, con il costante intento di ricacciarle indietro, per dimostrarsi forte. Lo ripeteva sempre “Devo essere come voi maschi, e i maschi non piangono mai”.

Ma il ragazzo non si perse d'animo: quello non era proprio nel suo carattere, e tentò quindi in tutti i modi di rasserenare l'amica.

-Dai, non ti ricordi le litigate che ci facevamo da bambini?- disse, con la voglia di rispolverare reminiscenze passate, accarezzandole i capelli –Se hai fatto pace con Slash dopo tutte le botte che vi davate, ce la farai anche stav-

La ragazza si scostò in modo brusco da quel contatto fisico: -Eravamo bambini, Duff. Litigavamo per chi doveva fare la conta, per chi doveva lanciare la palla, per chi doveva salire prima sul muretto a fare il re del giorno. Ora siamo cresciuti, è inutile negarlo o cercare di nasconderlo. Non credi?-

Duff la guardò, con la fronte corrugata; lei continuò, spostando i suoi occhi da quelli dell'amico: -Affanculo i litigi da bambini, da ragazzi si chiamano discussioni vere e proprie, e prima Sara mi ha fatto veramente star male. Non mi ha nemmeno lasciato il tempo di spiegarle, di dirle che è stata una decisione che abbiamo preso io e Axl, quella di lasciarla in coppia con Izzy, così che potessero chiarirsi. Certo, non nego che mi sarebbe piaciuto stare insieme a lei, ma anche il rapporto con il suo migliore amico è importante… ed era, era giusto che si chiarissero. Pensa, credevo di averle fatto un favore. Fanculo, mi sembra di essere la vittima della situazione… e io odio fottutamente essere la vittima.- lo ammise quasi a se stessa.

Duff la ascoltava, e ogni tanto annuiva, con lo sguardo concentrato nel cogliere le espressioni del volto dell'amica, che continuò –A volte mi domando perché respingo le persone in questo modo, sai? Sembra che sia l'unica cosa che mi riesca bene nella vita. Ci hai mai fatto caso? Sono un casino, sono disastrata, sono…- improvvisamente si bloccò e si voltò verso Duff –Che cosa sono?- gli chiese, con gli occhi che non riuscivano più a trattenere le lacrime.

L'amico la abbracciò, consolandola, tenendola stretta tra il petto largo e le spalle ampie. Quella volta l'amica non si sottrasse a quella vicinanza, chiudendo gli occhi e godendo di uno dei tanti anestetici abbracci di Duff.

-Sei la stessa bambina cazzuta con cui giocavo da bambino, la stessa rompicoglioni che pretendeva di essere la più forte del gruppetto, ma invece… invece, eri la più fragile.- le passò una mano tra i capelli, poi le prese il viso con entrambe le mani, guardandola con dolcezza –E lo sei ancora.-

Vic ricambiò il suo sguardo, dandogli un bacio veloce sulla guancia e restandosene accanto a lui, all'oscuro di una figura che li osservava, da lontano.

 

 

-Dura la vita da genio, eh?-

Sara alzò lo sguardo e si ritrovò un Izzy sorridente davanti a sé.

-Posso?-

La ragazza non aprì bocca ma annuì leggermente con il capo, continuando a mordicchiare la matita che teneva in mano.

Stettero un po’ in silenzio finché lei non si decise finalmente ad aprir bocca.

-Magari fossi un genio… a quest’ora me ne starei rinchiusa nella mia bella lampada, aspetterei il fortunato di turno, farei le mie tre buone azioni e poi sparirei di nuovo… invece qua mi sembra di non saper combinare un cazzo, mi sento inadeguata.-

-Tu inadeguata?- rise leggero l’amico, ma la sua risata non era per nulla canzonatoria –Se tu ti senti inadeguata, io dovrei cessare di esistere in questo stesso istante!-

La ragazza abbozzò un sorriso ma tornò subito seria, così Izzy le mise una mano sulla spalla –Senti, Sara, sono serio… mi spiace un sacco che tu ti senta così, e so che la colpa è anche mia, per via del discorso che ti ho fatto ieri… Che poi, non so neanche se si possa definire “discorso”, dato che praticamente parlava soltanto il mio rancore… Coomunque! Ti chiedo scusa, davvero. Mi sono lasciato trasportare un po’ troppo dai ricordi e il risultato non è stato decisamente dei migliori, ma voglio che tu sappia che ti ho voluto bene e che te ne voglio ancora… e che sono felice di averti ritrovata.-

A quelle parole Sara soffocò un singhiozzo, gesto che indusse Izzy ad abbracciarla e che le permise di sfogarsi.

-Sono una pessima amica, Jeffrey… ne ho dato la dimostrazione anche prima, lo faccio di continuo! E poi rinfaccio alle persone il fatto di lasciarmi da sola… è quel che mi merito, porca troia.-

-Beh, in effetti con Vittoria sei stata un po’ sull’acidello andante, eh… poi c’è anche da dire che il suo sbaglio l’ha fatto pure lei perché, a forza di battibecchi e battutine varie, passa più tempo con Axl che con te… però sono sicuro che risolverete tutto: siete adulte e vaccinate e saprete chiedervi scusa a vicenda.- le sorrise –Ora però asciugati questo bel faccino e fammi un po’ vedere come si compilano questi cazzo di moduli, perché mi stanno facendo uscire pazzo!-

L’amica rise e, dopo essersi stropicciata gli occhi, gli mostrò come fare.

-Ok, allora compiliamolo insieme, no? Almeno risparmiamo tempo!-

-Per me va bene!-

-Peeerfetto! Allora… tra Francese e Attività manuali direi indubbiamente la seconda, vero?-

-Indubbiamente no, Jeffrey: io sono negata per queste cose, e francese m’interessa… quindi direi che io opto per Parigi!- affermò sicura l’amica, barrando la casella della lingua straniera.

-Vabbè, allora vorrà dire che m’iscriverò anch’io!-

-… scusa? Ma se non sai neanche come si dice “buongiorno” in francese, dai!-

-… Guten Morgen?-

-Appunto!-

-Stavo scherzando, cretina!- la spintonò lui –Comunque ok, ho capito: tu a Francese e io ad Attività manuali… tanto è pieno di corsi facoltativi, qualcosa da fare insieme lo troveremo di sicuro!-

-Secondo me tu non hai ancora capito che siamo a scuola e non ad un circolo ricreativo…- gli rivolse una linguaccia quella, facendolo ridere.

-Farò finta di non averti sentito, grande antipatica! Allora… la seconda scelta è tra Spagnolo e Arte…-

I due si scambiarono uno sguardo complice e poi, con fare sicuro, dissero insieme: -Spagnolo, senza alcun dubbio.-

-Jeffrey, non vorrai mica pedinarmi ovunque!-

-Macché! È che arte fa venire due palle così: io già non riesco a reggere la Anderson quando parla della vita di Rembrandt, figurati quando mi obbliga a tracciare “un cerchio perfetto, Isbell! Non ti senti un po’ Giotto?”-

Di fronte a quell’imitazione Sara non riuscì a non ridere, facendo sorridere compiaciuto l’amico.

-I miei più sentiti complimenti per la somiglianza, Jeffrey, ma questo non ti autorizza a scegliere spagnolo per pararti il culo… e poi io voglio imparare la lingua e sono sicura che, nel caso in cui tu fossi lì con me, passeresti tutto il tempo a ridere per le cedillas e mi distrarresti un casino.-

-… vada per arte.-

-Sono fiera di te!- lo abbracciò lei, scoccandogli un bacio sulla guancia –Avanti, la prossima opzione!-

-La prossima sfida avrà come avversari Economia e Attualità…-

-Uh, questa è tosta!- esclamò lei, facendo un’espressione preoccupata –Vabbè, Economia mi fa schifo a prescindere, quindi presumo proprio che andrò ad Attualità…-

-… a cui andrò anch’io!- sbarrò la casella tutto contento, per poi rivolgersi all’amica perplessa –Senti, signorina, non crederai di essere l’unica persona dotata di un po’ di buonsenso, eh! Il commercialista non lo farò mai, e poi mi farà piacere buttare merda su Reagan gratuitamente!-  

Sara scosse la testa ridendo: -E va bene, Jeffrey: penso proprio che qui saremo compagni di banco… pensa te che disgrazia!-

L’amico ignorò quella battutina, limitandosi a farle una linguaccia: -Ok, poi io ho scelto Sociologia, Diritto, Musica e Filosofia… tu che mi dici?-

-Dico che, esclusa musica, mi avrai sempre in mezzo ai piedi.- gli sorrise lei, mostrandogli il foglio già compilato.

-Aspetta… come sarebbe a dire “esclusa musica”?-

-Sarebbe a dire che non mi unirò all’allegra combriccola della signorina Parsons, Jeffrey… semplice, no?-

-Fin lì c’ero arrivato, dolcezza, ma non capisco perché tu non voglia fare musica… voglio dire, è pur sempre… musica!-

-Non mi va di star seduta a perdere tempo zufolando, quando potrei seguire intere lezioni a base di Leopardi e Ungaretti… autori che tu non conoscerai, che qua non conosce nessuno, ovviamente.-

-Italiani?- sorrise lui, quando la vide fissarlo stupita –Solo voi potete avere dei cognomi così carini…- le diede un buffetto sulla guancia, beccandosi uno scappellotto per tutta risposta.

-Dai, deficiente! Così carini che qua non sapete far altro che storpiarli, tsk!-

-Io l’ho sempre pronunciato giusto, questo non lo puoi negare!- le si avvicinò lui, poggiando la testa su una spalla –Sono sempre stato un alunno modello e, se ti azzarderai ad affermare il contrario, vedrò di farti arrestare per falsa testimonianza!-

La ragazza gli lasciò una carezza tra i capelli a cui, dopo un nanosecondo, seguì una sberletta: dopodiché, si alzò svelta e iniziò a correre verso il liceo, urlandogli dietro un –Chi arriva per ultimo paga da bere, vecchio Jeffrey!-

Izzy rimase dapprima immobile (non sapeva dire se avesse fatto più effetto la carezza o il colpetto affettuoso che gli aveva assestato), ma cercò subito di recuperare il vantaggio che l’amica aveva accumulato prendendolo alla sprovvista.

 

 

Quando Vic tornò nella zona più affollata del cortile insieme a McKagan, trovò il resto della compagnia, con l'eccezione di Izzy, seduti sui gradini che conducevano all’interno dello stabile.

Sarà in compagnia di Sara, pensò l'amica, immaginandoseli insieme: almeno lui, sicuramente, sarebbe stato in grado di calmarla e di farle tornare il sorriso.

Appena distolse la mente da quel pensiero, si concentrò su Steven e Slash, che stavano parlando amabilmente con una ragazza alta e dai lunghi capelli bruni che dava le spalle a lei e Duff che si stavano avvicinando. La tizia in questione teneva la gamba destra davanti alla sinistra, facendo così in modo che il resto del corpo assumesse una tipica forma ad esse.

-Fanculo.- commentò Vic ad alta voce, voltandosi poi a guardare Duff, il quale le chiese che cosa avesse.

-Ora lo capirai.-

Mentre si avvicinavano al gruppetto, Vittoria notò che anche Axl era presente, ma era indifferente alla presenza di Miss Francesca. La cosa stupì la ragazza, che aveva temporaneamente dimenticato che durante il loro scontro mattutino era presente anche lui.

Che il signor Rose avesse abbastanza sale in zucca?

Il suo comportamento sorprese la ragazza, ovviamente, ma cercò ugualmente di non farsi intenerire: non era il suo genere di atteggiamento, quello. Non aveva scordato però del suo gentile augurio di andare a farsi, ehm, benedire durante l'ora di pranzo. Per questo motivo si aspettava la massima freddezza da parte del ragazzo: ma la cosa non le importava, era abituata a starsene per i fatti propri, noncurante delle persone attorno a lei.

-'Mazza, che posa da Miss Mondo.- commentò Duff, man mano che si avvicinavano a loro.

Vic sorrise, con un po’ di amaro in bocca, di fronte all'espressione dell'amico: -È quella con cui ho discusso durante l'assenza dall'ora di matematica.- lo informò, voltandosi per vedere la sua reazione.

Il ragazzo, dal canto suo, strabuzzò gli occhi e allargò le labbra in un sorriso grandissimo che ricordò a Vic lo Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie.

-Porca troia!- esclamò lui –Avrei saltato tutte le lezioni della giornata per poterla insultare insieme a te.-

La ragazza avrebbe voluto replicare che le spiegazioni le avrebbe saltate comunque, non occorreva di certo un pretesto come quello, ma ormai erano già arrivati di fronte agli amici, che li accolsero con un caloroso bentornato tra di loro, e pensò dunque di lasciar perdere.

-Ehiiiilà!- esordì Slash, allargando le braccia e dando una botta sul braccio a Duff, che si sedette accanto a lui, e facendo l'occhiolino a Vittoria, la quale si mise di fianco ad Axl, appoggiandosi al muro.

Gli occhi di Francesca osservarono attentamente il comportamento della ragazza-nemica, per poi continuare nel suo monologo: -Duuunque, come stavo dicendo prima di essere interrotta dall'arrivo del vostro amico e della vostra… amica- Vic notò con soddisfazione la difficoltà che aveva avuto quella gallina nel pronunciare quel nome, e sorrise tra se e se –mi farebbe davvero piacere se voi tutti veniste alla festa di venerdì…-

Duff non la lasciò finire, intervenendo prontamente: -Oh, ma si può sapere che cazzo c'ha di speciale 'sta festa di cui tutti parlano?-

La ragazza si voltò verso di lui, sfoderando un sorriso a trentadue denti più finto che mai: -Ma sarà una festa FI-CHI-SSI-MA!- scandì le parole con la mandibola che sembrava cedere da un momento all'altro –E credo che voi tutti dobbiate assolutamente venire!-

Il suo sguardo, però, si posò particolarmente su Axl, che incrociò il suo sguardo e sbuffò.

Vic lo guardò, toccandosi i capelli scompigliati: che davvero detestasse quella ragazza? O era solo una posa per nasconderlo agli amici?

-Ci saranno spogliarelliste?- intervenne Slash, non facendosi perdere l'occasione di svelare la parte più fine del suo carattere.

Francesca rise falsamente, portandosi indietro i capelli con una mossa che aveva sicuramente letto su un articolo di qualche rivista che suggeriva come-essere-così-fashion-ma-senza-sembrare-cretine; la cosa però, pensò Vic, non le riusciva per niente bene, anzi.

-Oooh, ma nooo!- si decise finalmente a rispondere, poi –Ma non preoccupatevi. Qualche ragazza può sostituirle benissimo e più che facilmente.- e i suoi occhi si voltarono verso Vittoria, che la guardava con uno sguardo d'indifferenza indicibile.

-Parli di te in terza persona?- replicò lei, con freddezza.

-E tu?-

-Impressionante il numero di parole di cui dispone il tuo linguaggio quando si tratta di insultare, eh?-

Axl seguiva la scena con uno stupore condiviso dal resto della compagnia, con l'eccezione di Slash che pensava solo a come nascondere le risate.

-Bando alle ciance con te, Vicky! Ora devo andare, ragazzi, e ancora una volta: PRETENDO che ci siate alla festa, ok?- di nuovo lo sguardo languido nei confronti di Mr Rose –Baci, baci!-

E finalmente si diresse verso il resto delle sue “amiche” che, molto probabilmente, avevano mandato lei in avanscoperta per invitare “quei-figoni-vestiti-con-le-borchie-e-le-giacche-in-pelle-ma-vogliamo-parlare-di-quei-jeans-strappati-così-terribilmente-sexy-oh-my-God”.

Finalmente Slash poté lasciarsi andare alle risate, seguito a ruota libera dal resto del gruppo. Vic, invece, se ne restò in silenzio per conto proprio.

-No, ma dico, l'avete vista?!- commentò McKagan, lasciandosi andare indietro a peso morto e sdraiandosi lungo i gradini superiori.

-Porca troia! “Dovete venire ASSOLUTAAAAMENTE! Mi arrabbio, sennò, eh!”- Steve si cimentò in un’interpretazione perfetta, mimandone anche le mosse coi capelli.

Slash gli diede una pacca sul coppino, aggiungendoci un –Non me la farei nemmeno sotto tortura, non ci sarebbe il fascino della conquista con quella! Poi, è troppo tiratella per me.- e diede un'occhiata alla sua sinistra verso Axl, ricordandosi degli sguardi che quella gli aveva lanciato di continuo –E tu, Rose? C'hai pensato su? Ho notato le occhiatine, che credi?-

L'altro rise, replicando con un pugno sul braccio del riccio, evitando di rispondere. Sperava che la domanda cadesse nel vuoto, ma così non fu.

-Non credere di liberarti di noi facilmente, coglione!- lo assalì Duff, che si era fatto incredibilmente curioso –Cazzo, era chiaro come il sole che quella ti lanciava dei segnali!-

-RISPONDI!- gli fu nuovamente addosso Slash, prendendolo dal bavero della maglietta e fingendosi serio.

Con la coda dell'occhio Axl vide che Vittoria si era messa a chiacchierare con un ragazzo con un piercing al labbro, un tatuaggio in evidenza sul petto (troppo in mostra, per i suoi gusti), i capelli neri e la pelle diafana.

Bene, pensò, voltandosi poi verso i suoi amici e, con voce abbastanza alta di modo che potesse sentire anche lei, rispose: -Ma sì, perchè no? Se lei ci sta, ci sto pure io!-

Vic, che stava chiacchierando con il ragazzo a proposito dei corsi di recitazione che si sarebbero tenuti a partire dalla settimana successiva, udì quanto aveva appena detto Rose. Ma quella volta non gliel'avrebbe data vinta, assolutamente.

-Vieni, Ben. Andiamo a farci un caffè, così ne parliamo con calma, che dici?-

Il ragazzo, convinto di essere finalmente riuscito a fare breccia oltre il suo muro dopo tre anni di sforzi, accettò volentieri la sua proposta e andò con lei verso la caffetteria.

-Stronza.- commentò Axl, accorgendosi troppo tardi di averlo detto ad alta voce.

-Ma chi?- domandò Slash, che aveva mollato la t-shirt dell'amico per stravaccarsi addosso al muro. Poi, allungando il collo verso il cortile, si accorse di Vic che si allontanava insieme a Ben.

-Cazzo, non c'ha nemmeno salutati.-

Ben tentò di pararsi il culo con una scusa che faceva leggermente acqua da tutte le parti, ma sperava che i suoi amici non puntualizzassero che non aveva mai dato peso al galateo. E così fu, per sua fortuna.

-Ormai abbiamo capito un po’ tutti com'è fatta.- intervenne Hudson, ritornando ad appoggiare la testa all'intonaco della parete –Anche se quello mi sembra proprio il suo tipo, sapete?-

Steven scoppiò a ridere di gusto insieme a Duff, mentre Axl domandò il perché; Slash, neanche a dirlo, era più che soddisfatto di sapere qualcosa in più degli altri, soprattutto ora che anche i due biondi si erano arruolati nell'esercito dei “curiosi-di-sapere-come-mai-quel-tipo-là-è-il-prototipo-dell’-uomo-ideale-dell'-amica”.

-Beh, cari miei…- iniziò Slash, mettendosi a sedere comodo, ovvero stravaccando ancora di più le gambe –Ma non l'avete visto? È la fotocopia di Sid Vicious! E, posso dirvi per certo, che quella mora da strapazzo darebbe via il fegato per avere uno come quello schizzato di Vicious al fianco!-

-Cioè, vuole essere uccisa?- intervenne ironico Steve, facendo ridere perfino Duff, che però non si risparmiò dal tirargli uno scappellotto: d’altronde, si stava pur sempre parlando del suo idolo di sempre.

-Ma vaffanculo!- gli rispose Slash, fulminandolo con lo sguardo –Gli piacciono i tipi tosti, non lo capite? Uno come lui incute timore e, se non ricordo male, lei è stata quella che c'ha fatto il culo a noi tre quando eravamo piccoli, entrando per prima nella vecchia caserma dei pompieri abbandonata… eh sì, mi costa ammetterlo, ma è così!-

Gli altri due amici d'infanzia annuirono, ricordandosi entrambi di quell'aneddoto, una di quelle bravate da bambini che poi ti porti dentro per tutta la vita.

-Quindi, dici che le piacciono i famosi “ragazzi cattivi”?- Axl era sempre più curioso di ricavare qualche informazione che, a suo avviso, gli sarebbe tornata utile per conoscere meglio quella ragazza.

-Ecco!- esclamò prontamente il riccio, scattando sull'attenti –Hai usato il termine giusto!-

Duff sorrise, guardando Steven: non ci voleva un genio per decifrare l'interesse di Axl. Il bassista, spinto da un'improvvisa voglia di stuzzicare il rosso, esordì con una domanda che lasciò il ragazzo di stucco: -Ma, toglimi una curiosità: perché ti stai interessando così tanto a lei?-

Mr. Rose, dal canto suo, sbarrò gli occhi con stupore, cercando dentro di sé una scusa che potesse mascherare la verità: -Mah, sai com'è… sono sempre stato affascinato dagli squilibri mentali!-

Ma il biondo non si fece bastare quella misera risposta, e lo rimbeccò: -Sapessi quanti squilibrati ci sono al mondo! Perché proprio Vic?-

Steven e Slash, intanto, seguivano la conversazione come se si trovassero a teatro, con un sorriso da ebete stampato sui volti.

-Semplice: è la prima che mi è capitata a tiro. Bisogna cogliere le occasioni favorevoli, no?-

Axl approfittò della risata da parte di Slash per alzarsi e tornare verso l'interno della scuola, ignorando le domande del batterista riguardo il luogo in cui si stesse dirigendo.

Nel frattempo, Vic aveva lasciato Ben davanti alle macchinette, inventandosi la scusa di un improvviso mal di testa, “promettendogli” che si sarebbero presi un caffè il giorno dopo. Il ragazzo aveva accettato, salutandola a malincuore.

Ma a Vittoria non andava di sopportare una chiacchierata in compagnia di qualcuno che nemmeno conosceva, limitandosi alle solite risposte che si danno alle solite domande. Per lei, era molto meglio starsene in classe per conto proprio, con le cuffiette appiccicate alle orecchie o magari leggendo un buon libro.

-Ohi.- una voce la distolse dal suo mantra quotidiano –Vieni a prenderti un caffè? Ne hai voglia?-

La ragazza guardò Axl, che se ne stava in piedi di fronte a lei, le mani in tasca e la bandana blu cascante tra i capelli. Fece un mezzo sorriso e si alzò, andando con lui verso la caffetteria.

-Allora… ehm, volevo chiederti…-

-Stai avendo un attacco di schizofrenia o cosa?- lo rimbeccò lei, con ironia.

Il ragazzo la guardò, non sapendo come reagire a quella sua domanda: sembrava sempre sul punto di prenderlo per il culo, quando invece magari era seria. Era difficile sapere che cosa le passasse per la testa.

-No, sono solo… stanco. Volevo chiederti se eri ancora incazzata… con me.-

Vic alzò lo sguardo dal caffè che continuava a girare come un vortice sotto la spinta del cucchiaio di plastica, e fissò il ragazzo di fronte a sé.

-No. Io non sono mai incazzata, sono io così.-

Axl trattenne una risata: -Mi vuoi dire che sei sempre così scontrosa?-

-Sì. È nella mia natura, son fatta così. Prendere o lasciare.-

Axl sorrise, vuotando la sua tazza.

-E tu?-

-Io, cosa?- domandò lei, portandosi alla bocca il cucchiaio.

-Tu che fai, di solito? Prendi o lasci?-

Vic guardò il tavolino, non sapeva nemmeno lei che cosa faceva.

-Penso dipenda dalle occasioni. Con certe persone non vale la pena di “prendere”, tanto vale lasciarle. Lasciare perdere tutto.-

-Ma non con Sara.-

La ragazza alzò gli occhi.

-Ma non con Sara, già.- concordò, con un misero sorriso.

-Bene!- Axl unì le mani –Direi che è ora di agire, miss “tutta-palle-eh-già”. Andiamo a cercare la Fancini, così potrete chiarirvi.- e la prese per mano, costringendola ad alzarsi.

-No, ma che cazzo stai…?-

-Non hai detto che con lei non vale la pena di mandar tutto a puttane? Fammi vedere che cosa saresti in grado di fare per una persona a cui vuoi bene.-

Vic lo guardò, mordendosi il labbro inferiore.

-Io non…-

-Andiamo, Bass! Non ti facevo così paurosa, sai?-

-Ti avverto- disse lei, puntandogli il dito – Ti “accontento” solo perché si tratta di Sara, capito?-

 

 

-Sara Fancini?-

La diretta interessata e l’amico si voltarono verso chi aveva parlato, trovandosi di fronte una ragazza dai capelli rossi.

-A quanto pare c’ho preso!- sorrise, avvicinandosi ai due e tendendo la mano all’oggetto della sua attenzione –Non so se ti ricordi di me… Tracy Richardson, 4D… Sono nella redazione del giornale d’Istituto.-

A quelle parole Sara s’illuminò e le strinse la mano: -Oh, certo che mi ricordo! Piacere di rivederti… a cosa devo questo tuo interesse?-

-Beh, l’anno scorso ho letto quel paio di articoli che hai spedito come collaborazione esterna e… mi chiedevo se volessi entrare a far parte della redazione, ecco!- le sorrise raggiante quella –Una tipa in gamba come te ci farebbe proprio comodo… e poi, lasciatelo dire: secondo me la stoffa da reporter ce l’hai tutta, sarebbe uno spreco non approfittarne!-

-Oddio, ti ringrazio per i complimenti, ma mi sa che stai esagerando! Io…- guardò l’amico, che le sorrideva incoraggiante e le faceva cenno di accettare la proposta –Io veramente non saprei…-

-A quanto pare qui urge una supplica coi fiocchi, eh?- ridacchiò Tracy, arricciando il naso e mettendo così in evidenza le lentiggini di cui era cosparso.

-È tutta apparenza, vuole solo farsi desiderare un po’…- sorrise Izzy, mettendo un braccio intorno alle spalle dell’amica d’infanzia.

-Oh, Iz, non t’ho neanche salutato! Sono una cafona, scusami!- arrossì Tracy –È che ‘sta storia delle attività extrascolastiche mi sta facendo uscire pazza: sto cercando di prenotarmi le persone più adatte per i club a cui prendo parte, e quindi non ho neanche un momento per respirare… Come stai? La band?-

-Ah, io tutto bene, e anche gli altri cazzoni… La band è ok: ogni tanto tiriamo fuori qualcosa di nuovo e buttiamo giù nuovi testi… L’unica rogna è che non riusciamo a procurarci ingaggi, ma non ci perdiamo d’animo!-

-Ottimo, questo è lo spirito perfetto per diventare delle leggende!- gli sorrise la ragazza, per poi rivolgersi a Sara –Allora, a che punto siamo con questa decisione? Ah, poi volevo anche chiederti se ti andrebbe di prendere parte anche al comitato per l’annuario… è meno terribile di quel che pensi, eh! Almeno con qualcuno che già conosco la faccenda sarà più divertente…-

-Come se avessi problemi a conoscere le persone, eh! Ha parlato miss Anonimato 1983, dai!-

-Eddai, Iz, lo sai come sono fatta! Antipatico!- gli diede una spinta quella, sotto lo sguardo stupito di Sara.

-Beh, mi sa proprio che mi toccherà accettare entrambe le proposte indecenti!- affermò quest’ultima sorridendo alla ragazza, che la ringraziò di cuore.

-Davvero, non sai da che impiccio mi hai levato! Ora però filo in classe, che ho quella strega della Morris! Ci si becca in giro, bella gente!- li salutò e corse via. 

-Che tipa fuori di testa… mi piace!- rise Sara –Sento che andremo d’accordo…-

-Io trovo che vi assomigliate un sacco, sai?-

-Cosa staresti insinuando, Jeffrey? Che sia fuori di testa anch’io?- alzò un sopracciglio la ragazza, mentre Izzy iniziò a scappar via ridendo.

 

-Ma porca di quella troia, che cazzo…?!- Izzy si reggeva a stento in piedi, dopo essersi letteralmente schiantato contro l'amico d'infanzia.

-Te l'avevo detto che girando l'angolo come un fottuto velocista ti saresti beccato 'na legnata, genio!- lo rimbeccò Sara, non riuscendo a trattenersi completamente dal ridere.

Axl approfittò di quel momento per portare Izzy a prendere una boccata d'aria.

-Dai, coglione. Ti conviene venire fuori con me dagli altri, visto che non sei nemmeno capace di reggerti in piedi… manco fossi sbronzo! Hai un livello di sopportazione di un neonato, cazzo!-

Il roscio lanciò uno sguardo a Vic, e lei ricambiò con un'espressione di totale ringraziamento.

Dopotutto, non era male quel tipo.

Le due ragazze rimasero sole, dapprima a guardarsi imbarazzate, per poi cercare un punto che distogliesse l'attenzione l'una dall'altra.

-Ti sei mai chiesta perché siamo amiche?- domandò Vic.

-Avrei dovuto?- rispose brusca Sara, incrociando le braccia.

-Non fare la stronzetta, con me non ti riesce per niente bene, e lo sai.-

-Io non sto fingendo, sei tu che fai recitazione. Non io.-

-Va bene, Sara. Andiamo fuori, devo parlarti.-

Vedendo che l'amica non si muoveva dal suo posto, come se fosse inchiodata, aggiunse un –Non mordo, sai?-

Sara alzò gli occhi al cielo e si decise a seguirla, proprio nello stesso posto dove prima Vic si era rifugiata insieme a Duff.

-Quindi? Che vuoi dirmi?- chiese, sedendosi. Vic si mise di fronte a lei, a gambe incrociate e con le dita che intrecciavano convulsamente i lacci delle Converse.

-Non l'ho fatto apposta a lasciarti da sola con Izzy, o almeno non nel modo in cui pensi tu. Io e Axl sappiamo quanto sia importante il rapporto che avete voi due, e volevamo lasciarvi spazio per chiarirvi, perché… so come sei fatta, sai? Ti ci vuole tempo. Tempo per perdonare, per fidarti ancora, per accettare, tempo quasi per ogni cosa. È la cosa migliore e peggiore di te. Ma io la accetto. Mi dispiace che tu abbia frainteso le mie intenzioni, tutto qui. E mi dispiace che tu mi abbia dato indirettamente della stronza a pranzo, perché… sai, lo so già. Di esserlo, intendo. E pensavo… pensavo che almeno tu lo avessi accettato, col tempo appunto. Non lo so- si strinse nelle spalle, guardando l'amica –Mi sembrava di essere tornata al punto di partenza, prima. Mi sono sentita…-

Sara la interruppe, scuotendo la testa: -Non volevo darti della stronza. Ok, forse un pochino sì. Ma... ecco, lo sai come sono: certe volte schizzo male. E quando Izzy mi ha detto che tu e Axl facevate coppia… non so, mi sono sentita abbandonata. Lo so, detta così può sembrare una grandissima cazzata, ma è la verità. Mi sono sentita… messa da parte per colpa di un rosso del cazzo appena arrivato.-

-Non si metterà mai in mezzo alla nostra amicizia, e lo sai benissimo. Ne lui, ne nessun altro ragazzo. È una delle poche promesse che posso dirti di essere sicura di mantenere.-

Le due si guardarono.

-Dovremmo abbracciarci e piangere, ora?- proruppe Sara, arricciando il naso.

-… E dire che ci siamo mancate?- replicò Vic con una smorfia.

Scoppiarono a ridere entrambe, alzandosi.

-Basterà un caffè insieme, per stavolta!- rispose Sara, con un sorriso.

-Corretto al gin, magari?- suggerì l'amica, pulendosi il sedere dal terriccio.

-Comunque, seriamente… mi sei mancata, stronza schizzata.-

Vic la abbracciò: -Anche tu mi sei mancata, stronza acida.-

 

 

-Oooh, agognata libertà, da quanto ti desidero!- esclamò Duff, uscendo dal cancello del liceo e aprendo le braccia verso il cielo.

-Ti ricordo che abbiamo altri nove mesi da passare come oggi, McKagan.- si affrettò a precisare Sara, con evidente sarcasmo.

-E quanto siamo pignoli, cazzo! Ma se passare sette ore chiusi in quella sottospecie di carcere significa sentirsi così vivi all’uscita… mi ci butto a capofitto!- le rispose il biondo accendendosi una sigaretta.

-Che dite, ci vediamo stasera?- domandò Pop Corn, fregando astutamente la Winston dalla mano dell’amico, che lo invitò a farsi fottere.

-Perché no? Conosco un posto niente male che è anche a buon prezzo.- intervenne Slash, risvegliatosi dal coma post-geografia.

-Ma che è, un bordello che deve essere pure a buon prezzo?!- sbottò Axl.

-Ma vattene a fanculo, Rose! Se preferisci lasciare giù 100 dollari in un fottutissimo bar da figli da papà, libero di farlo!-

-Buoni, eccheccazzo! Vi punzecchiate per qualsiasi cazzata, che coglioni!- Izzy, come Sara, non ne poteva più di quei due –Ci troviamo a casa mia alle dieci e poi decidiamo dove andare, va bene?- non a caso, dopo aver messo tranquillità tra Slash e Axl, incrociò lo sguardo dell’amica d’infanzia, la quale gli mimò con le labbra un –Grazie, cazzo!-

A Vic non sfuggì lo sguardo che Izzy rivolse all’amica e, non appena quello si voltò nella sua direzione, lei si limitò a fissarlo, con un’espressione quasi divertita.

Ma sì, in fondo mi fa quasi tenerezza.

-Verrete, vero?- Slash le stava parlando, ma lei non se n’era nemmeno accorta.

-Dove?- solo dopo qualche secondo si decise ad alzare la testa dalla cartina che stava arrotolando.

Al riccio sfuggì un sospiro, dopodiché si preparò a ripeterle la domanda: -Stasera. A casa di Izzy. Alle dieci. Poi giro al bar. Verrete?-

-Io sì. Tu, Sara?-

-Oddio, non so se…-

A quelle parole Vittoria le rivolse uno sguardo che non ammetteva repliche.

-… E va bene, vengo anch’io!-

 

-Vic, sbaglio o siamo venute in biblioteca per fare il piano di studio di quest’anno?- Sara picchiettava sul tavolo con la matita, mentre con l’altra si reggeva la testa.

L’amica la guardò con aria annoiata: -Non ne ho voglia, cazzo.-

-Ma nemmeno io! Solo, è l’ultimo anno e, se almeno ingraniamo bene, sarà meno difficile alla fine.-

Vic si alzò dallo schienale della sedia e diede un’occhiata al libro di scienze aperto davanti a lei: -A che cazzo mi servirà sapere il numero di cellule che contiene un cazzo di… che cazzo di parola è questa?!-

Sara scoppiò a ridere: -Hai detto “cazzo” almeno tre volte, e per giunta in una sola frase! Le mie felicitazioni, Bass!-

-Cazzo!-

-Quattro!-

Vic sorrise: -Senti, io direi di mandare a fanculo il nostro fighissimo “piano di studio”- e qui mimò il gesto delle virgolette alte –e di andare a sballarci con gli altri, ok?-

L’amica alzò gli occhi al cielo: -Io non mi sballerò, stanne certa.-

Nel frattempo la ragazza aveva già ammucchiato i suoi libri nella borsa: -Ti trovi meglio a parlare con McKagan, eh?-

-Ma che cazzo dici?!- sbottò Sara, precipitandosi fuori dalla stanza con l’amica –Se c’è una persona che non sopporto è proprio quel fottuto capellone biondo! Fanculo, crede di sapere sempre tutto!-

-Però, ammettilo: è carino! Uuuuuauuu!- la prese in giro Vic, accendendosi una sigaretta.

Ecco, se non fosse un gran bel pezzo di ragazzo, l’avrei già mandato a fanculo senza “se” e senza “ma”, pensò Sara.

-‘Na roba.- furono invece le parole che le uscirono di bocca.

-Sai che da piccola un po’ mi piaceva? Ma forse per quel senso di dolcezza, di sicurezza che mi dava?-

-Altolà! Tu hai parlato di “dolcezza”?! Ma che hai, la febbre a 40?- Sara portò una mano sulla fronte dell’amica, simulando angoscia.

-Ma vaffanculo!- le diede uno spintone l’altra, ridendo e andando a casa con lei per prepararsi.

 

-Siamo sicuri di trovarli qui? È probabile che si siano dimenticati dell’appuntamento e che siano già al bar, svaccati davanti ad una birra…- affermò Sara, una volta arrivata di fronte al garage in compagnia di Vittoria.

-Al limite ce ne andiamo in centro… Facciamo un tentativo, va’. Tanto non credo che staranno studiando.-

-Conoscendoli, direi decisamente di no…-

Vittoria suonò il campanello, e il suono si propagò per tutta la casa.

-Chi cazzo è?!- la voce di Izzy si fece sentire, potente.

-Freddie Mercury e Jim Morrison!- urlò Sara, alzando gli occhi al cielo.

La porta del garage si aprì all’improvviso, mostrando uno Stradlin alquanto sorpreso.

-Deluso?- lo punzecchiò Sara.

-Tutt’altro.- l’amico le rivolse un sorriso aperto.

-Izzy, hai un cestino?- intervenne l’altra ragazza.

-Per…?-

-Devo vomitare.- e, detto quello, si fece strada da sola.

-Ehm, ragazze… in questo momento Rose è occupato.- si affrettò a dire lui, ignorando la frase di Vittoria.

-Oh, ma mica siamo venute qui solo per Bandana-man, dove sono gli altri?- chiese l’amica d’infanzia, sfilandosi la giacchetta di dosso e accomodandosi sul divano sgangherato.

-Verranno qui tra poco, erano andati a comprare... del fumo.-

A quella parola Vittoria si voltò, sventolando una bustina mezza piena che aveva tirato fuori dai jeans.

-Finiamo il mio fino a che mister Axl non soffoca di pippe?-

-Eh, a dire il vero…- Izzy guardò la busta sventolante davanti al suo naso –Ma sì, fanculo!-

 

-Siete fortunate che la signora Coleman sia sorda, perché ‘sto campanello è una vera rottura di coglioni…-

-Concordo, dev’essere scassato da ere giurassiche!- affermò Sara, mentre gli altri due si fumavano l’erba –Poi non ha senso che si debba andare da una parte per suonarlo e poi da quella opposta per vedere i vostri brutti musi!-

-Hey, “brutto muso” a chi, piccola impertinente?- la fissò fintamente truce l’amico, aspirando una boccata di fumo –In effetti gli altri non suonano il campanello: bussano e basta… Anzi, se vogliamo essere precisi, ormai non fanno più nemmeno quello: sono di casa, entrano e stop.-

-Il trionfo del Galateo, alè!- gli sorrise lei, facendo una smorfia divertita.

Vic guardò il soffitto: -Ma che sono ‘sti rumori?-

Izzy però non le diede risposta, continuando imperterrito a descrivere a Sara le serate movimentate che si facevano lui e l’amico.

-Da fare invidia a Edgar Allan Poe, eh?- insistette Vic, con un sorriso ironico.

-Chi, il poeta maledetto?-

-Cristo, Stradlin! Un po’ di cultura non ha mai ucciso nessuno, sai?- sbottò Sara, alzando gli occhi al cielo –Ma, sai che ‘sti rumori li sento pure io?-

-Ve l’avevo detto che Axl è occupato.- rispose il moro, passandosi una mano tra i capelli.

-Aaah, fanculo tutto ‘sto mistero!- esclamò nuovamente lei, alzandosi per prendersi qualcosa da bere.

-Te l’ho detto, Sara: da far invidia a Poe!- disse Vittoria, spegnendo la canna nel posacenere già bello che pieno.

Solo in quel momento i rumori cessarono, e poco dopo si udirono anche dei passi sulle scale che affiancavano il garage dove i tre amici erano seduti.

-Quando posso tornare, Axl?-

-Ma quando vuoi, la porta è sempre aperta… per te.- quella era la voce del roscio, ovviamente.

Poi si udì soltanto la porta di casa aprirsi e richiudersi immediatamente.

-Una delle più grandi scopate della mia vita! Stradlin, devo raccontart- cominciò il cantante ma, dopo essersi accorto che l’amico non era solo, si bloccò.

-I miei ossequi, Bailey.- lo salutò Sara, bevendo del succo alla mela che aveva miracolosamente trovato nel vecchio frigo.

-Sara… Vic…- fu tutto quello che riuscì a dire il diretto interessato.

-Spaventato?- continuò l’amica d’infanzia –Sembra che tu abbia appena visto un fantasma.-

-… o una micia favolosa.- la corresse Vittoria, aprendo la bottiglia di Jack Daniel’s.

-In ogni caso, ci terrei a precisare che desidererei che mi risparmiassi i dettagli della tua folle scopata con la cheerleader, ok?- Izzy mise le mani avanti.

-Non era una cheerleader, mi dispiace deluderti!-

-Cambia molto?- chiese Sara, sfoggiando uno dei suoi migliori sguardi schifati.

-Molto. Fidati.- le rispose l’altro con un sorrisetto beffardo.

-Ce l’hai ancora quel secchio, Izzy?- domandò Vic, alzandosi –Anzi, non scomodarti. Me ne vado al bar.-

-Ti seguo!- esclamò l’amica, abbandonando il bicchiere vuoto sul tavolo.

-Questa la prendo io.- disse Vittoria, afferrando la bottiglia di Jack Daniel’s –Ci vediamo, Izzy.-

Imboccò talmente in fretta la porta che i due ragazzi rimasero increduli a fissare Sara, specialmente Axl.

-Ma che cazzo ho fatto?!- domandò lui, notando lo sguardo incazzato dell’amica.

-Oh, ma smettila di fare il coglione! Ripulisciti dall’odore di secondo anno che hai addosso e precipitati al bar, ok? A dopo, Jeffrey.-

 

-Vic, Vic, aspettami!- Sara le corse dietro, mentre l’amica bighellonava per la via.

-Credevo ti fossi persa nei meandri di casa StradRose.- ribatté l’altra, sorseggiando un po’ di Jack Daniel’s.

-Puah! Piuttosto il palo della luce!-

-Eppure Izzy non se lo farebbe ripetere due volte.-

Sara scoppiò in una risata fragorosa, facendo girare addirittura due vecchiette dall’altro lato della strada.

-Izzy?! Ma hai presente di chi stai parlando? Jeffrey Isbell, il mio migliore amico!-

-Esattamente, proprio il tuo migliore amico.- rispose Vic, passandole la bottiglia –Dai, fatti ‘na bevuta.-

-Che gesto nobile da parte tua!- esclamò l’altra, ma gliela restituì senza berne neanche un goccetto –Ma, tornando al discorso di Izzy… non è minimamente cotto di me, sei tu che vedi il male in ogni cosa!-

-Ehi, chi ha mai detto che volere fare sesso con qualcuno sia qualcosa di negativo?-

-Ah, adesso passiamo addirittura alla casella “sesso”? E dire che la povera Sara era rimasta ancora all’innocente tappa della “cotta-dopo-più-di-dieci-anni-che-non-ti-vedo”!-

-S., sarà anche ora che lo impari: i ragazzi, alla nostra età, mica si prendono cotte. Calci in culo, quelli tanti! Ma cotte, no. O s’innamorano follemente o vogliono solo che tu faccia sesso con loro… Questo è quanto.-

L’amica alzò gli occhi al cielo: -La tua finezza fa invidia a Shakespeare, davvero! E comunque fai cilecca, mia cara: Jeffrey e io siamo solo amici, e nessuno dei due ha intenzione di mandare a puttane tutto quanto solo perché lo vorrebbero dei fottuti ormoni.-

-Come desidera, madamigella!- la sfotté l’amica, bevendo l’ennesima sorsata di liquore e aprendo la porta del locale.

 

-Ehilà, ragazze!- Slash salutò felice Sara e Vic, non appena queste entrarono nel bar.

-Ciao, riccio.- gli rispose l’amica d’infanzia, sedendogli di fronte.

-Vado a prendervi da bere?- domandò gentilmente Pop Corn, indicando la bottiglia di Jack Daniel’s che Vittoria aveva quasi finito.

-Sta’ buono, vado io. Tu che prendi, Sara?- si alzò prontamente Vittoria.

-Una Coca, grazie.-

-Stiamo sul leggero, a quanto pare!- Duff comparve all’improvviso, tenendo ben stretta in mano una pinta di birra.

-Ma fatti un po’ di cazzi tuoi, graaazie!- ribatté secca la ragazza, prendendo una sedia e mettendosi vicino a Steven.

-Baby, spero per te che tu voglia una Coca corretta, altrimenti lo zio Slash si offende, eh!- intervenne prontamente il chitarrista: se era già petulante da sobrio, figuriamoci con l’alcool che gli circolava in corpo.

-No, voglio una normalissima Coca Cola e non mi dispiace affatto offendere un bifolco come te.-

Vic li guardò divertita, allontanandosi dal tavolo. Si appoggiò al legno umido del bancone e aspettò che la barista si degnasse di prestarle attenzione, ma era evidentemente troppo impegnata a mostrare le sue moine ai soliti quarantenni arrapati.

-Ehi, ciao. Che ti porto?- all’improvviso un ragazzo comparve di fronte a lei.

-Ciao. Due birre medie e una Coca in lattina.-

-Al volo!-

Gasati di meno, che sarebbe meglio, pensò la ragazza, evitando il suo sguardo e picchiettando le dita sul bancone.

-Sei qui con il tuo ragazzo?- il barista tornò all’attacco, girandosi verso di lei mentre riempiva il bicchiere con la birra.

-No. Perché?-

-Meglio così, allora. Posso offrirti da bere senza che qualcuno mi picchi.-

Vic piegò la testa di lato, socchiudendo gli occhi: -Hai paura delle botte, quindi?-

-Ma no, certo che no.- le sorrise quello, appoggiando le due birre e la lattina sul bancone –Queste te le offro io, torna quando vuoi.- dopodiché le fece l’occhiolino e si girò verso un altro cliente.

Vittoria tornò al tavolo, al quale si erano aggiunti Axl ed Izzy.

-Alcool gratis, S.!- esclamò contenta, porgendo un bicchiere e la lattina all’amica.

-Sono lieta per te, ma io ti avevo chiesto solo la Coca… quella te l’hanno fatta pagare?-

-Macché, cretina! Dicevo per dire!- le fece una linguaccia l’altra –Pensavo che cambiassi idea…-

L’amica scosse la testa ma la ringraziò per la lattina, al che intervenne Slash: -Oook, se miss Fancini non la vuole, ci penso io!- e, detto quello, si trangugiò la bionda in un nanosecondo.

-Più passa il tempo e più mi stupisco di quanti anelli mancanti fra l’uomo e la scimmia non si siano ancora estinti…- borbottò Sara, bevendo un sorso di Coca Cola e incontrando le risate approvanti di Izzy, Steven e Duff.

-Illuminaci sulla tattica che ti ha permesso di spillare alcool gratis!- chiese quest’ultimo a Vittoria, mostrandosi parecchio interessato.

-Tutto grazie al barista, è stato lui a offrirmele.-

-Che tipo di servigi gli hai reso perché te le desse gratis?- le chiese malizioso Axl.

-Oh, è bastato dirgli che non saresti rimasto qui per molto, e lui me le ha regalate come segno di riconoscenza.- lo punzecchiò la ragazza, facendo sghignazzare un po’ tutti, escluso l’oggetto di quella battuta.

-Credevo che sapessi insultare meglio, sai?-

-E chi l’ha detto che ti stavo insultando?-

Slash scoppiò nuovamente a ridere, aspirando una lunga boccata dalla sigaretta che si era appena acceso.

-Ehi, ma per caso voi avete dell’erba?- chiese Steven, dopo aver finito il proprio whisky.

-Finita.- gli rispose Vittoria, poggiando il bicchiere vuoto sul tavolo.

-Io ne ho!- esclamò Izzy entusiasta, tirando fuori dal giubbotto in pelle un sacchetto che stava per scoppiare.

-Dove cazzo l’hai trovata?!- l’espressione del batterista si era improvvisamente illuminata di una luce che neanche i pellegrini di fronte alle apparizioni della Madonna.

-Ha importanza?- replicò Vic, sorridendo.

 

Venti minuti dopo sette ragazzi si trovavano seduti in un parchetto, sei con una canna in bocca e una con… una lattina di the freddo alla pesca.

-Io non capisco che cazzo di gusto ci trovi questa rincoglionita nell’uscirsene la sera senza bere neanche un goccetto!- esclamò Axl, mentre l’amica d’infanzia gli tirò un potente cazzotto sulla spalla, facendolo bestemmiare.

-Ma saranno anche stracazzi miei, no?- sbottò quella –E comunque io invece non capisco perché tu sia sempre pronto a ficcare il naso nei fatti degli altri: nessuno ti ha chiesto di farmi da balia, e non penso che l’F.B.I. ti abbia scelto come agente in incognito per debellare le piaghe dell’alcolismo e della tossicodipendenza giovanili…-

-Cazzo, quanto ti odio quando parli in questa fottutissima maniera da fighetta, Fancini! Non ti sopporto proprio!-

-È perché non riesci a capirmi e questo ti rode, Bailey.- sorrise lei, facendo sghignazzare un Pop Corn già su di giri di suo.

-Non c’è che dire, Stradlin, hai guadagnato moooolti punti grazie a questa!- Vittoria interruppe il litigio tra i due –Tu, S.! Non ne vuoi un po’?-

L’amica scosse il capo: -Preferisco essere dipendente dal the alla pesca che da quella roba, grazie!-

-Gnè gnè gnè!- la prese per il culo il cantante –Ovviamente quella checca di McKagan non poteva offrirti una birra come tutti i comuni mortali, eh! Lui è troppo avanti, c’è poco da fare…-

-Fottiti, Rose!- Duff sembrò resuscitato dallo stato di trance –Quel the è il nostro calumet della pace, quindi vedi di chiudere il becco, altrimenti la mia compagna di banco s’incazza… e me la devo tenere buona per letteratura inglese!-

-Ah sì, McKagan?- sbottò la diretta interessata, facendo ben attenzione a fingersi offesa, nonostante stesse sorridendo nella penombra –È solo per questo che mi hai offerto il the? Grandioso, tu sì che sei un gentiluomo con la G maiuscola!-

-Qualcuno ha nominato il punto G?- Slash riemerse dall’oltretomba, facendo ridere gli amici.

-Tornatene affanculo, Hudson!- lo rimbeccò Sara, mollandogli una sberla sul coppino perché quello le si era avvicinato un po’ troppo e con troppa nonchalance.

-Eccheppalle! Non possiamo continuare così, uffa! Io sono sempre gentile e carino con lei e lei mi ripaga in questo modo… Sei una stronza… come tutte le donne… ti odio…- piagnucolò quello, voltandosi poi verso Steven per farsi consolare.

-Capirai, bella concezione del cazzo che hai di “carino” e “gentile”! E sì, ti odio anch’io, quindi vedi di lasciarmi un po’ in pace!- ribatté la ragazza, per poi rivolgersi a Izzy, che era sdraiato alla sua sinistra –Non lo sopporto più… ti prego, abbattiamolo come i cavalli azzoppati, ti supplico!-

-Consolati con il fatto che, sopportando una tale zavorra, ci siamo già guadagnati il Paradiso…- le sorrise l’amico, scoppiando a ridere quando la vide fare una smorfia scocciata –Dai, vieni qua.- e, detto quello, le fece appoggiare la testa sulla propria spalla e la strinse un po’.

-Ma qualcuno ha pensato a portare scorte di alcool, ora che sono ancora in grado di pensarci?- domandò Duff, tornando fedele al suo primo amore.

-Noi ne abbiamo a casa, no?- Izzy si rivolse ad Axl, che in quel momento sembrava particolarmente impegnato nello schiacciare la canna sotto la scarpa.

-Eh? Sì, penso proprio di sì, andiamo?- questo si era già alzato in piedi, stranamente con un sorriso a trentadue denti.

 

-Zio Jack!- esclamò una Vittoria particolarmente festante, afferrando la bottiglia di Jack Daniel’s che i padroni di casa avevano appena tirato fuori dal frigo.

Slash sorrise guardandola (stranamente, dato che di solito avrebbe ucciso pur di appropriarsi di quella bottiglia… evidentemente ha di meglio da fare! NdA Dazed;), per poi andare ad occuparsi dell’amica, già dimentico dell’atteggiamento poco accondiscendente che quella gli aveva riservato poco prima (Dicevamo? NdA Dazed;).

-Che prendi, principessa?-

A quelle parole l’amica d’infanzia alzò lo sguardo dall’etichetta che stava ammirando, facendo una smorfia di assoluto disgusto, mentre Sara si limitò a rispondere con un –Chiamami ancora così e rimpiangerai il giorno in cui sei venuto al mondo! Intesi?-

-Ora sì che capisco perché voi due siete tanto amiche!- commentò Axl indicando le ragazze –Avete lo stesso caratterino, eh?-

-Ma che perspicacia, Bailey! Benvenuto tra gli esseri umani!- lo rimbeccò l’amica d’infanzia, rivolgendogli un sorrisetto falso e bevendo del succo alla mela.

-Diamo inizio alle danze, signori e signore!- urlò improvvisamente Duff, alzando il suo bicchiere colmo di liquore indefinito e sentendosi parecchio contento per essere nuovamente entrato in contatto con delle sostanze alcoliche.

 

-Hai tutta la matita sbavata, hai visto?-

Slash e Vic si erano rifugiati nel giardino sul retro, stesi sull’erba ancora calda nonostante fosse già settembre inoltrato.

-Come?- rispose l’amica ridendo.

-Quanto sei tenera da ubriaca!-

-Ma fottiti, Hudson.-

-Dopo di te! Anzi… adesso che mi ci fai pensare… qui c’è qualcun altro che vorrebbe.-

L’amica si voltò verso di lui, aggrottando la fronte e cominciando a ridere a crepapelle: -Ma che cazzo dici?! Ti sei sballato con qualche pasticca e non me l’hai manco detto?-

-Ehi, eremiti sociali.- una voce interruppe la risata della ragazza. Quest’ultima portò la testa indietro e vide degli anfibi che coprivano la parte finale di un paio di jeans stretti. Axl.

-Io vado… ciaaao!- esclamò Slash, tornando in casa giulivo.

-Posso sedermi con te?-

-Io sono buttata, non seduta.-

Axl fece una risata: -Anche da ubriaca mi odi, vedo.-

-E chi l’ha mai detto?-

-Che mi odi?-

-No! E chi ha detto che sono ubriaca?!- ribatté la ragazza, buttando la testa in alto, quasi in procinto di contemplare il cielo scuro.

-Vuoi?- le porse l’ennesima canna, alla quale lei non disse di no, ovviamente.

La prese in mano e ne aspirò una profonda boccata. Il fumo si divulgò in alto, offuscando qualche stella.

Nel frattempo Axl la guardava, gli occhi socchiusi.

-Smettila. Di. fissarmi.- gli disse lei, ridandogli la canna.

-Non ti stavo guardando.-

-Come vuoi tu.-

-Hai il trucco sbavato.-

-Wow, ve ne siete accorti in due. Tu e Slash siete dei fenomeni, non c’è che dire!-

Axl rise, scrollando la testa ed aspirando fumo: -Mi piaci, sai? Sei diversa.-

Vic rise, appoggiandosi alla sua spalla. Lui la guardò, preso alla sprovvista da quel suo gesto.

-Sono ubriaca, sì… in altre situazioni non mi sarei mai sognata di avvicinarmi a te.-

-Ti faccio così schifo, eh?-

-Sono io che sono fatta male…-

-Un alieno, insomma.-

-O uno zombie, visto che adesso sia tu che Hudson mi avete fatto notare il mio make-up perfetto!-

I due ragazzi si misero a ridere.

-Dovresti ubriacarti più spesso, sei più simpatica e non stronza!-

-Grazie, davvero!- Vic gli diede una spinta, ma Axl fu pronto ad afferrarle il braccio e a trascinarla più vicina a sé. Si trovarono faccia a faccia, ma continuarono a ridere senza saperne il motivo.

Vic lo guardò dal velo di lacrime che le coprivano gli occhi e, senza ulteriori indugi, si appoggiò al petto del ragazzo, chiudendo le palpebre.

-Ti dispiace se sto così per un po’? Almeno fino a quando non smaltisco la sbornia…-

-Mi stai dicendo che staremo qui tutta la notte, quindi?- rispose il ragazzo con un sorriso.

-Se ti dovesse dare fastidio, buttami pure per… awwn… per terra…- sbadigliò lei.

Axl la guardò, le passò una mano tra i capelli e chiuse gli occhi.

-Buonanotte, Vic.-

-Buonanotte, irlandese con la bandana.-

 

 

 

Our Little Corner

CI. SIAMO. RIUSCITE.

Sembrava impossibile, ma siamo riuscite a portare in salvo il prezioso vas-ehm, no, forse non è proprio questa la situazione…

Anyway! Gentaglia, come state?

La nostra assenza è stata imperdonabile, ma durante tutto questo tempo sono successe un sacco di cose: vi basti sapere che ora Jade è in quinta, mentre Dazed lunedì inizia la sua avventura universitaria: Lettere Moderne a Padova, fuck yea.

Ciononostante, siamo affezionate a questa storia e abbiamo talmente tante idee, intrecci e colpi di scena che vogliamo assolutamente condividere con voi… ci siete mancati, cari <3

Per farci perdonare, abbiamo sfornato un poema coi fiocchi: su Word erano TRENTA pagine, sappiatelo :D

Anyway, come al solito questo è un capitolo ricco di dovute spiegazioni, che ora passeremo a snocciolare. :3

1) Le canzoni che Sara e Steven ascoltano sono rispettivamente No Remorse e Seek & Destroy, tratte da KillEm All, l’album d’esordio dei Metallica.

2) Per chi non se lo ricordasse, mister Nilsson è la scimmietta di Pippi Calzelunghe :D

3) Macbeth è la più breve tragedia di William Shakespeare, rappresentata per la prima volta nel 1606.

4) La Lilly a cui si riferisce Steven è, obviously, la sua cara nonnina :’) Anche lui, come Slash, vive con la nonna (:

5) La Eckstein Middle School è la scuola media di Seattle in cui Sara e Vittoria si sono conosciute.

6) Il “poeta maledetto” è quel figo di Baudelaire, non quel ganzo di Poe: mio caro Izzy, siamo fuori strada! :D

 

Volevamo inoltre mostrarvi quella che, nella nostra immaginazione, è la dimora StradRose lol

Eccola qui: God bless Google Maps!

Un po’ alla volta giuriamo di mostrarvi anche le altrui case, promised (;

Fateci sapere che ne pensate: i vostri commenti sono sempre graditi, anche riguardo alle nostre scelte musicali, letterarie, cinematografiche e vattelappesca :D

… ah, sì! Se vi va, dichiariamo ufficialmente aperti i sondaggi: chi farò coppia con chi?

Adoriamo tramare alle vostre spalle :’D

 

Passiamo ora ai ringraziamenti: grazie infinite a Eden e Rox e Mad per le recensioni, le nove dieci persone che continuano a fidarsi inserendoci nelle seguite, e le tre persone che hanno aggiunto la nostra creatura addirittura tra le preferite. <3

Ora non ci resta che salutarvi e darvi appuntamento al prossimo capitolo (;

Bacioni,

 

Dazed; e Jade

 

p.s. Dazed alla cassa centrale:

Credits titolo capitolo: Teenager in Love – Dion & The Belmonts

 

Grazie per l’attenzione e arrivederci! (;

  
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