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Autore: Always89    28/09/2012    5 recensioni
Dal primo capitolo:
Ed è qui che comincia la nostra storia, con l’erede di questa antica, nobile e rinomata casata purosangue: Scorpius Hyperion Malfoy. Probabilmente i genitori di questo povero ragazzo credevano che, dandogli un nome del genere, il loro caro figliolo avrebbe ottenuto un’immagine solenne. In realtà non faceva altro che rendere il tutto ancora più ridicolo.
Ebbene si, perché il nostro Scorpius era tutto fuorché un perfetto Malfoy.
...
“Senti” continuò Leo “io ti posso aiutare, le donne non sono così complicate come sembrano. Fidati di me, sarà un gioco da ragazzi! Dovrai solo seguire dieci semplici regole…”
***
1) Conosci la tua preda
2) Fatti notare!
3) Falle conoscere una parte poetica di te
4) Sii ironico e senza vergogna
5) La prima serata deve essere indimenticabile!!!
6) Mai chiamare per primi dopo la prima sera
7) Elimina il tuo avversario
8) Fatti desiderare
9) Torna sempre al massimo
10) Non ti concedere al 100%
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Regola numero uno: Conosci la tua preda

 

 

 

 

La prima cosa che devi fare è evitare di essere impreparato! Non possiamo correre rischi Scorp, quindi dobbiamo sapere tutto ciò che c’è da sapere su Rose Weasley. Devi scoprire quali sono le sue abitudini, qual’è la sua materia preferita, cosa le piace mangiare, chi sono le persone che frequenta…tutto! Per fortuna noi abbiamo Albus e quindi partiamo avvantaggiati, perché non possiamo lasciare nulla al caso…devi conoscere la tua preda, Scorpius!

 

Certo, loro partivano avvantaggiati. Peccato che Leonard non aveva fatto i conti col carattere di Albus Severus Potter! Chiunque si aspetterebbe che quello che dice di essere uno dei tuoi più cari amici ti aiuti nel momento del bisogno, giusto? Beh non bisogna dare nulla per scontato, perché se c’era una cosa che Albus odiava, erano proprio i piani di Zabini. Non appena aveva sentito cosa il ragazzo aveva in mente, si era letteralmente dileguato, sparendo il più in fretta possibile dalla circolazione. Mai e poi mai avrebbe aiutato i suoi amici in quella follia.

 

Il povero Al era riuscito a sfuggirgli per un paio di giorni, nascondendosi sempre dietro a impegni di studio inesistenti e arrivando addirittura a chiudersi in infermeria per un intero pomeriggio. Tutto pur di non finire tra le grinfie di quei due psicotici!

Per sua sfortuna, era riuscito nell’impresa solo per qualche giorno. Infatti, non aveva messo in conto che Scorpius e Leonard avrebbero deciso di fare colazione alle otto del mattino di domenica. Come poteva prevederlo? In sei anni non era mai successo.

 

“Buongiorno mio bel fuggitivo!” fu il saluto che gli riservò Leo, mentre scavalcava la panca con disinvoltura e si sedeva davanti a lui.

 

“Che c’è? Ora non ti bastano più tutte le ragazze di Hogwarts?” domandò lui pigramente. Non gli era sfuggito l’occhiolino che l’amico gli aveva fatto.

 

Zabini sorrise in maniera enigmatica e lo liquidò con un gesto della mano. Nel frattempo Scorpius li aveva raggiunti, con la sua solita aria sconsolata, questa volta accompagnata da un paio di occhiaie violacee alquanto inquietanti.

 

“Pronto per la conquista, campione?” lo salutò con entusiasmo Leonard.

 

Il giovane Malfoy lo ignorò senza tanti complimenti e si sedette vicino ad Albus un po’ tremante. Da una parte il suo corpo faceva fatica a rispondere ai comandi mandati dal suo cervello a causa dell’ora improponibile alla quale era stato costretto ad alzarsi da quell’esagitato del suo amico, dall’altra era seriamente preoccupato per la sua incolumità fisica, dato che Albus era famoso per la sua riflessività quanto per i suoi improvvisi scatti d’ira.

 

“Ciao Al…” disse timidamente mentre sgranocchiava un biscotto controvoglia.

 

Potter alzò gli occhi dal suo piatto con fare rassegnato, ormai l’avevano intrappolato.

 

“Ciao” rispose secco “Fai paura. Sei scheletrico. Mangia” continuò dopo aver visto in cosa consisteva la colazione del suo amico e, con un gesto brusco della mano, gli avvicinò il piatto di uova strapazzate.

 

Scorpius, dal canto suo, avrebbe fatto di tutto per non contraddirlo, quindi si servì una ricca porzione di tutto ciò che trovava davanti – anche a rischio di dare di stomaco – e iniziò a ingozzarsi.

 

“Allora amico, ci chiedevamo se…” iniziò Leo col suo solito tono pratico.

 

“No” lo interruppe subito lui.

 

“Ma fammi finire…”

 

“No, Leonard” ripeté con veemenza.

 

Il ragazzo iniziò a sbuffare e a picchiettare con le unghie sul tavolo impaziente, senza mai distogliere il suo sguardo da Albus, che sembrava deciso a far finta di niente e continuava a mangiare il suo pane imburrato con una lentezza esasperante. Scorpius, già mentalmente instabile per via dei vari traumi subiti nel corso della sua vita, osservava la scena sull’orlo di un crollo nervoso. Il tamburellare delle unghie di Zabini gli rimbombava nella testa in modo quasi assordante, mentre vedere Al mangiare al rallentatore gli aveva fatto cominciare a pulsare la vena del collo in maniera pericolosa. Proprio nel momento in cui stava per impugnare un coltello – dimenticandosi ovviamente di essere un mago in possesso di bacchetta – una voce fin troppo conosciuta lo riportò alla realtà e anche a perdere quel poco di colore che aveva sulle guance facendolo sembrare uno zombie.

 

“Cuginetto buongiorno!” trillò con fin troppo entusiasmo Rose lanciandogli contro un libro, senza curarsi di aver provocato così un’onda anomala di succo di zucca che colpì in pieno Malfoy “Questo te lo manda mamma”.

 

La ragazza si avvicinò per dare una pacca amichevole sulla spalla a Leo, che si illuminò e le fece un sorriso in grado di illuminare l’intera stanza, e poi rivolse uno sguardo indecifrabile a Scorpius, che stava cercando di asciugarsi mantenendo comunque un’aria dignitosa.

 

“Rose” iniziò Albus preoccupato osservandola “dove te ne vai a quest’ora?”

 

La ragazza si guardò un momento perplessa, per cercare di capire se ci fosse qualcosa che non andava nel suo abbigliamento. Le scarpe comode c’erano, le protezioni per le cadute pure, la divisa da Quidditch di Corvonero l’aveva messa e in una mano teneva la sua mazza, mentre nell’altra la sua adorata scopa. Tutto regolare, quindi. Allargò le braccia e rispose “Ma non è ovvio? Mi vado ad allenare!”

 

Scorpius quasi si strozzò col cibo, mentre Leonard gli faceva segno di prendere appunti.

 

Appunto mentale: si sveglia ad orari vergognosi di domenica per allenarsi. È matta. Fu la considerazione del biondo, che non riusciva comunque a toglierle gli occhi di dosso.

 

“Ma la scuola è iniziata da solo una settimana” osservò infatti suo cugino.

 

Rose assottigliò gli occhi in modo minaccioso e sbatté la mazza da battitrice sul tavolo sporgendosi per guardarlo meglio.

 

“Da quest’anno sono capitano” disse dando un colpetto alla spilla sul suo maglione “e giuro sul diadema di Cosetta Corvonero che questa volta la coppa sarà nostra!” terminò quasi urlando, prima di riprendersi tutte le tue cose e andarsene impettita.

 

“Tua cugina ha problemi”

 

Albus si strinse nelle spalle e riprese a mangiare indisturbato sfogliando il libro che gli aveva mandato sua zia Hermione. Scorpius, invece, abbandonò completamente la testa sul tavolo e si rassegnò al suo destino: era un uomo morto.

 

***

 

Rose entrò nel campo da Quidditch e si sentì finalmente a casa, chiuse gli occhi e rivolse il viso al cielo facendosi accarezzare dal leggero vento con un sorriso che le increspava le labbra. Prima di andare ad Hogwarts lei aveva sempre trovato rifugio nei libri, la sua prima vera passione. Fin dal momento in cui aveva imparato a leggere, non c’era stato un giorno in cui lei non aveva letto qualcosa. Ed era stato proprio questo che l’aveva portata a legarsi così tanto con suo cugino Albus. Quand’erano piccoli passavano ore insieme a leggere e sognare di trovarsi in mondi nuovi, di viaggiare e conoscere i personaggi che scoprivano in ogni pagina.

 

Poi era arrivata a scuola e si era sentita un po’ persa, spaesata. Su cugino era stato smistato a Serpeverde e lei aveva scoperto che i libri di Incantesimi o Pozioni non erano esattamente la stessa cosa. Aveva iniziato a odiarli, ma, per sua fortuna, c’era un motivo se era stata mandata tra i corvi: a lei bastava studiare le cose una volta, dargli un’occhiata veloce, per prendere il massimo dei voti. Questo la portò ad avvicinarsi allo sport e nel momento in cui i suoi piedi si erano staccati da terra e aveva capito cosa significasse volare, lei si era letteralmente innamorata e le era stato subito chiaro che quella era la sua casa, il suo ambiente naturale.

 

Prese il borsone che si era portata dietro e iniziò a tirare fuori dei vecchi pupazzi sui quali aveva incollato con del Magiscotch le foto dei suoi avversari più difficili da battere. Le venne quasi da ridere mentre posizionava in una parte del campo il pupazzo di pezza con la faccia di suo cugino James. Molti pensavano che lei fosse macabra e pericolosa, per colpa di questa sua abitudine di colpire quei malcapitati bambolotti, ma a lei non importava molto. Non le dispiaceva stare da sola, non era esuberante ed irruenta come la maggior parte dei suoi cugini Grifondoro e nemmeno ambiziosa, furba e quasi perfida come il suo cuginetto Serpeverde, lei era solitaria e non le importava poi molto del resto del mondo, a meno che non ne fosse coinvolta direttamente.

 

Fece un paio di giri del campo per riprendere la mano, felice di poter essere di nuovo tra le nuvole e dopo un paio di capriole e giri della morte liberò i bolidi, suoi fedeli compagni…era arrivato il momento di divertirsi.

 

Nel frattempo Scorpius, che era stato miseramente abbandonato da quei due soggetti che si spacciavano per amici, si era arrampicato – non con poca fatica visto il suo fisico per niente atletico – sugli spalti di Serpeverde per osservare la ragazza. Non importava se era solo, non aveva intenzione di mollare. Dopotutto non aveva poi molto da perdere dato che in sei anni l’unica attenzione che era riuscito a guadagnarsi erano delle occhiate strane da parte della rossa. Ancora non aveva capito se era lo sguardo che si dedicava a un ragno disgustoso oppure quello per un cucciolo indifeso. Nessuna delle due cose era molto virile.

 

Il ragazzo si appoggiò allo schienale e distese le gambe di fronte a lui, quando non si sentiva osservato riusciva a rilassarsi e a sembrare quasi una persona normale. Si guardò intorno e notò che l’oggetto dei suoi desideri in quel momento aveva appena mandato in frantumi una bambola con un bolide ben assestato non molto lontano da lui. Dopo qualche secondo un pezzo di carta lo raggiunse trasportato dal vento e lui si chinò per raccoglierlo e vedere cosa fosse. Gli vennero i brividi quando vide la faccia del suo amico Leonard tutta stropicciata e con un paio di corna disegnate sopra.

 

Quella ragazza è inquietante.

 

Questo fu il suo ultimo pensiero razionale, prima di vedere uno dei due bolidi avvicinarsi pericolosamente alla panca dove era seduto lui. Fece giusto in tempo a buttarsi per terra e poi tanti pezzi di legno volarono in tutte le direzioni. Aveva distrutto un lato degli spalti. Ancora sconvolto, si voltò a guardarla e la trovò a mezz’aria che lo osservava con un sorriso angelico davvero poco credibile stampato sul volto.

 

“Ooops! Scusami tanto” disse con tono innocente “non mi ero mica accorta che stavi lì a spiarmi!” terminò con una nota isterica nella voce.

 

“Io…tu…” provò a dire lui, ma decise che sarebbe stato meglio dileguarsi e così iniziò a correre per mettere in salvo la propria vita, mentre Rose ancora gli urlava dietro “Non riuscirete a capire le nostre strategie di gioco, stupidi Serpeverde

 

 

***

 

 

Rose si sciacquò bene le mani e se le portò, ancora bagnate, tra i capelli per cercare di appiattirli un po’, consapevole che una volta asciutti sarebbero stati ancora più crespi. Sbuffò guardandosi allo specchio e si sistemò meglio la felpa – davvero troppo grande per lei – addosso.

 

“Tanto non puoi farci molto se non sei carina” fu il commento alle sue spalle.

 

“Grazie Mirtilla” rispose lei con un sospiro e uscì dal bagno chiedendosi perché si ostinava ancora ad andare a trovare quel fantasma ingrato.

 

Era vero, non indossava vestiti che la facevano risaltare, anzi di solito tendeva a coprirsi il più possibile aiutata dal freddo e dagli spifferi tipici di un grande castello scozzese. Il fatto era che non le piaceva essere osservata, proprio per niente. Era una cosa che riusciva a superare solo quando giocava, con una mazza in mano e pronta a fare qualcuno a pezzettini.

 

Cercò di affrettare il passo mentre tornava alla Torre di Corvonero perché si sentiva in qualche modo a disagio, anche se non capiva per quale motivo. Sentì dei passi dietro di sé e si voltò per guardare, infilando la mano nella tasca e stringendo la sua bacchetta. Non vide nessuno, quindi si strinse nelle braccia e continuò per la sua strada.

 

Dopo qualche metro le giunse alle orecchie un altro rumore che si andò a sommare alla fastidiosa sensazione di essere guardata, era come un formicolio alla nuca. Questa volta tirò fuori la bacchetta e si guardò intorno sospettosa.

 

“C’è qualcuno?”

 

Ovviamente non ottenne risposta, di diede della paranoica e svoltò a destra scuotendo la testa rassegnata. Fin da bambina aveva iniziato a temere di essere seguita o guardata da chiunque. Sapeva che era una cosa stupida, ma era rimasta traumatizzata a una cena di beneficienza dove l’avevano portata i suoi genitori quando aveva otto anni. Forse era anche per quel motivo che amava starsene per conto proprio. Tutta colpa di quel cretino di…

 

Un gran fracasso la fece saltare sul posto e girare nuovamente con la bacchetta sguainata. Nel corridoio dal quale veniva lei era appena stata buttata a terra un’armatura che, cadendo, aveva fatto un rumore incredibile.

 

La ragazza si avvicinò per vedere cosa stesse succedendo e, se non fosse stato per la porta dell’aula di Incantesimi che si chiuse con forza, non si sarebbe neanche accorta del ragazzo che stava scappando.

 

***

 

 

“Ciao bomba sexy!”

 

Rose alzò gli occhi dal libro pronta ad affatturare chiunque l’avesse apostrofata in quel modo improponibile e si ritrovò davanti due occhi verde smeraldo.

 

“Provaci di nuovo e ti affogo” rispose indicando vagamente il Lago Nero davanti a lei.

 

Albus sorrise divertito e si sedette accanto a lei sul prato, sicuro di non correre alcun pericolo.

 

“Cosa leggi?” domandò curioso, mentre tirava fuori la sua copia di La Peste di Camus, uno scrittore Babbano.

 

“Il Signore degli Anelli” rispose lei distrattamente.

 

Al annuì e, senza fare altre domande, si mise a leggere il suo libro. Nonostante fossero ad Hogwrts e vivessero in due dormitori separati, avevano deciso di mantenere questa loro tradizione. Ogni domenica si ritrovavano sotto la grande quercia vicino al Lago e passavano qualche ora immersi nella lettura.

 

“Al, io sono brutta?” domandò lei dopo un po’, senza però guardarlo.

 

Il ragazzo si accigliò, pensando all’ossessione del suo migliore amico per sua cugina.

 

“Ma come ti viene in mente? Sei una bambola” rispose lui, scoppiando subito dopo a ridere di fronte la faccia sconvolta di Rose.

 

“Sei molto bella” aggiunse poi serio.

 

“Grazie” commentò lei e riprese a leggere facendo finta di non aver mai aperto bocca.

 

Dopo qualche minuto di silenzio, furono entrambi distratti da un fruscio proveniente da dei cespugli non troppo lontani.

 

“Chissà con che animali si è messo a fare esperimenti quest’anno Hagrid…” commentò Al preoccupato.

 

Rose, invece, chiuse di scatto il libro e si alzò infastidita pulendo i suoi jeans dai fili d’erba che erano rimasti sul tessuto.

 

“Sai cuginetto” iniziò guardandosi intorno “io ti voglio bene e, per questo motivo, tempo fa ti ho promesso che non avrei mai fatto del male ai tuoi amici, ricordi?”

 

Lui annuì confuso.

 

“Bene, allora fammi un favore. Dì a quell’idiota di Malfoy che se continua a seguirmi o a spiarmi io lo appendo alla Torre di Astronomia per la cravatta” fece una pausa mentre fissava il cespuglio con gli occhi ridotti a due fessure “con soltanto la cravatta” specificò prima di andarsene.

 

Il povero Potter sospirò non appena capì cosa fosse successo e si alzò per raggiungere il punto che Rose aveva tentato di incenerire con gli occhi.

 

“Scorpius?”

 

Il biondo ci mise qualche minuto ad uscire fuori dal cespuglio, dato che era rimasto incastrato tra i rami e lo guardò mortificato.

 

Forse furono le foglie incastrate tra i capelli del suo amico che lo facevano sembrare un’idiota, forse fu il fatto che era sicuro che sua cugina sarebbe stata capace di fare quello che aveva minacciato, non lo sapeva, ma Albus in quel momento decise che doveva fare qualcosa.

 

“Ti aiuterò” proclamò con tono solenne.

 

Il volto di Scorpius si aprì in un sorriso estasiato ed il ragazzo si fiondò ad abbracciare il suo amico.

 

“Perché mi fai pena” specificò Albus, tornando al suo solito tono di voce infastidito.

 

Malfoy sembrò sgonfiarsi come un palloncino ed annuì mestamente senza osare lamentarsi, era comunque molto di più di ciò che avrebbe potuto sperare.

 

 

 

 

 

 

 

 

Angoletto autrice:

 

Salve a tutti!!

Lo so, sono terribilmente in ritardo. In realtà i miei programmi erano di aggiornare una volta a settimana, ma non avevo proprio considerato l’esame che dovevo fare all’università.

In ogni caso eccomi qui! Cercherò di postare un capitolo a settimana, o comunque non vi farò mai aspettare più di 15 giorni!

 

Bene, in questo capitolo conosciamo un po’ meglio la nostra Rose Weasley…cosa ne pensate?

Spero davvero che mi facciate sapere la vostra opinione.

 

Un bacione a tutti

  
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