Regola
numero uno: Conosci la tua preda
La
prima cosa che devi fare è
evitare di essere impreparato! Non possiamo correre rischi Scorp,
quindi
dobbiamo sapere tutto ciò che c’è da
sapere su Rose Weasley. Devi scoprire
quali sono le sue abitudini, qual’è la sua materia
preferita, cosa le piace
mangiare, chi sono le persone che frequenta…tutto! Per
fortuna noi abbiamo
Albus e quindi partiamo avvantaggiati, perché non possiamo
lasciare nulla al
caso…devi conoscere la tua preda, Scorpius!
Certo,
loro
partivano avvantaggiati. Peccato che Leonard non aveva fatto i conti
col
carattere di Albus Severus Potter! Chiunque si aspetterebbe che quello
che dice
di essere uno dei tuoi più cari amici ti aiuti nel momento
del bisogno, giusto?
Beh non bisogna dare nulla per scontato, perché se
c’era una cosa che Albus
odiava, erano proprio i piani di Zabini. Non appena aveva sentito cosa
il
ragazzo aveva in mente, si era letteralmente dileguato, sparendo il
più in
fretta possibile dalla circolazione. Mai e poi mai avrebbe aiutato i
suoi amici
in quella follia.
Il
povero Al
era riuscito a sfuggirgli per un paio di giorni, nascondendosi sempre
dietro a
impegni di studio inesistenti e arrivando addirittura a chiudersi in
infermeria
per un intero pomeriggio. Tutto pur di non finire tra le grinfie di
quei due
psicotici!
Per
sua
sfortuna, era riuscito nell’impresa solo per qualche giorno.
Infatti, non aveva
messo in conto che Scorpius e Leonard avrebbero deciso di fare
colazione alle
otto del mattino di domenica. Come poteva prevederlo? In sei anni non
era mai
successo.
“Buongiorno
mio bel fuggitivo!” fu il saluto che gli riservò
Leo, mentre scavalcava la
panca con disinvoltura e si sedeva davanti a lui.
“Che
c’è?
Ora non ti bastano più tutte le ragazze di
Hogwarts?” domandò lui pigramente. Non
gli era sfuggito l’occhiolino che l’amico gli aveva
fatto.
Zabini
sorrise in maniera enigmatica e lo liquidò con un gesto
della mano. Nel
frattempo Scorpius li aveva raggiunti, con la sua solita aria
sconsolata,
questa volta accompagnata da un paio di occhiaie violacee alquanto
inquietanti.
“Pronto
per
la conquista, campione?” lo salutò con entusiasmo
Leonard.
Il
giovane
Malfoy lo ignorò senza tanti complimenti e si sedette vicino
ad Albus un po’
tremante. Da una parte il suo corpo faceva fatica a rispondere ai
comandi
mandati dal suo cervello a causa dell’ora improponibile alla
quale era stato
costretto ad alzarsi da quell’esagitato del suo amico,
dall’altra era
seriamente preoccupato per la sua incolumità fisica, dato
che Albus era famoso
per la sua riflessività quanto per i suoi improvvisi scatti
d’ira.
“Ciao
Al…”
disse timidamente mentre sgranocchiava un biscotto controvoglia.
Potter
alzò
gli occhi dal suo piatto con fare rassegnato, ormai l’avevano
intrappolato.
“Ciao”
rispose secco “Fai paura. Sei scheletrico. Mangia”
continuò dopo aver visto in
cosa consisteva la colazione del suo amico e, con un gesto brusco della
mano,
gli avvicinò il piatto di uova strapazzate.
Scorpius,
dal canto suo, avrebbe fatto di tutto per non contraddirlo, quindi si
servì una
ricca porzione di tutto ciò che trovava davanti –
anche a rischio di dare di
stomaco – e iniziò a ingozzarsi.
“Allora
amico, ci chiedevamo se…” iniziò Leo
col suo solito tono pratico.
“No”
lo
interruppe subito lui.
“Ma
fammi
finire…”
“No,
Leonard”
ripeté con veemenza.
Il ragazzo iniziò a
sbuffare e a picchiettare con
le unghie sul tavolo impaziente, senza mai distogliere il suo sguardo
da Albus,
che sembrava deciso a far finta di niente e continuava a mangiare il
suo pane
imburrato con una lentezza esasperante. Scorpius, già
mentalmente instabile per
via dei vari traumi subiti nel corso della sua vita, osservava la scena
sull’orlo
di un crollo nervoso. Il tamburellare delle unghie di Zabini gli
rimbombava
nella testa in modo quasi assordante, mentre vedere Al mangiare al
rallentatore
gli aveva fatto cominciare a pulsare la vena del collo in maniera
pericolosa.
Proprio nel momento in cui stava per impugnare un coltello –
dimenticandosi ovviamente
di essere un mago in possesso di bacchetta – una voce fin
troppo conosciuta lo
riportò alla realtà e anche a perdere quel poco
di colore che aveva sulle
guance facendolo sembrare uno zombie.
“Cuginetto
buongiorno!” trillò con fin troppo entusiasmo Rose
lanciandogli contro un
libro, senza curarsi di aver provocato così
un’onda anomala di succo di zucca
che colpì in pieno Malfoy “Questo te lo manda
mamma”.
La
ragazza
si avvicinò per dare una pacca amichevole sulla spalla a
Leo, che si illuminò e
le fece un sorriso in grado di illuminare l’intera stanza, e
poi rivolse uno
sguardo indecifrabile a Scorpius, che stava cercando di asciugarsi
mantenendo
comunque un’aria dignitosa.
“Rose”
iniziò Albus preoccupato osservandola “dove te ne
vai a quest’ora?”
La
ragazza
si guardò un momento perplessa, per cercare di capire se ci
fosse qualcosa che
non andava nel suo abbigliamento. Le scarpe comode c’erano,
le protezioni per
le cadute pure, la divisa da Quidditch di Corvonero l’aveva
messa e in una mano
teneva la sua mazza, mentre nell’altra la sua adorata scopa.
Tutto regolare,
quindi. Allargò le braccia e rispose “Ma non
è ovvio? Mi vado ad allenare!”
Scorpius
quasi si strozzò col cibo, mentre Leonard gli faceva segno
di prendere appunti.
Appunto
mentale: si sveglia ad orari
vergognosi di domenica per allenarsi. È matta. Fu
la
considerazione del biondo, che non riusciva comunque a toglierle gli
occhi di
dosso.
“Ma
la
scuola è iniziata da solo una settimana”
osservò infatti suo cugino.
Rose
assottigliò
gli occhi in modo minaccioso e sbatté la mazza da battitrice
sul tavolo
sporgendosi per guardarlo meglio.
“Da
quest’anno
sono capitano” disse dando un colpetto alla spilla sul suo
maglione “e giuro
sul diadema di Cosetta Corvonero che questa volta la coppa
sarà nostra!”
terminò quasi urlando, prima di riprendersi tutte le tue
cose e andarsene
impettita.
“Tua
cugina
ha problemi”
Albus
si
strinse nelle spalle e riprese a mangiare indisturbato sfogliando il
libro che
gli aveva mandato sua zia Hermione. Scorpius, invece,
abbandonò completamente
la testa sul tavolo e si rassegnò al suo destino: era un
uomo morto.
***
Rose
entrò
nel campo da Quidditch e si sentì finalmente a casa, chiuse
gli occhi e rivolse
il viso al cielo facendosi accarezzare dal leggero vento con un sorriso
che le
increspava le labbra. Prima di andare ad Hogwarts lei aveva sempre
trovato
rifugio nei libri, la sua prima vera passione. Fin dal momento in cui
aveva
imparato a leggere, non c’era stato un giorno in cui lei non
aveva letto
qualcosa. Ed era stato proprio questo che l’aveva portata a
legarsi così tanto
con suo cugino Albus. Quand’erano piccoli passavano ore
insieme a leggere e
sognare di trovarsi in mondi nuovi, di viaggiare e conoscere i
personaggi che
scoprivano in ogni pagina.
Poi
era
arrivata a scuola e si era sentita un po’ persa, spaesata. Su
cugino era stato
smistato a Serpeverde e lei aveva scoperto che i libri di Incantesimi o
Pozioni
non erano esattamente la stessa cosa. Aveva iniziato a odiarli, ma, per
sua
fortuna, c’era un motivo se era stata mandata tra i corvi: a
lei bastava
studiare le cose una volta, dargli un’occhiata veloce, per
prendere il massimo
dei voti. Questo la portò ad avvicinarsi allo sport e nel
momento in cui i suoi
piedi si erano staccati da terra e aveva capito cosa significasse
volare, lei
si era letteralmente innamorata e le era stato subito chiaro che quella
era la
sua casa, il suo ambiente naturale.
Prese
il
borsone che si era portata dietro e iniziò a tirare fuori
dei vecchi pupazzi
sui quali aveva incollato con del Magiscotch le foto dei suoi avversari
più
difficili da battere. Le venne quasi da ridere mentre posizionava in
una parte
del campo il pupazzo di pezza con la faccia di suo cugino James. Molti
pensavano che lei fosse macabra e pericolosa, per colpa di questa sua
abitudine
di colpire quei malcapitati bambolotti, ma a lei non importava molto.
Non le
dispiaceva stare da sola, non era esuberante ed irruenta come la
maggior parte
dei suoi cugini Grifondoro e nemmeno ambiziosa, furba e
quasi perfida come il suo cuginetto Serpeverde, lei era
solitaria
e non le importava poi molto del resto del mondo, a meno che non ne
fosse
coinvolta direttamente.
Fece
un paio
di giri del campo per riprendere la mano, felice di poter essere di
nuovo tra
le nuvole e dopo un paio di capriole e giri della morte
liberò i bolidi, suoi
fedeli compagni…era arrivato il momento di divertirsi.
Nel
frattempo Scorpius, che era stato miseramente abbandonato da quei due
soggetti
che si spacciavano per amici, si era arrampicato – non con
poca fatica visto il
suo fisico per niente atletico – sugli spalti di Serpeverde
per osservare la
ragazza. Non importava se era solo, non aveva intenzione di mollare.
Dopotutto
non aveva poi molto da perdere dato che in sei anni l’unica
attenzione che era
riuscito a guadagnarsi erano delle occhiate strane da parte della
rossa. Ancora
non aveva capito se era lo sguardo che si dedicava a un ragno
disgustoso oppure
quello per un cucciolo indifeso. Nessuna delle due cose era molto
virile.
Il
ragazzo
si appoggiò allo schienale e distese le gambe di fronte a
lui, quando non si
sentiva osservato riusciva a rilassarsi e a sembrare quasi una persona
normale.
Si guardò intorno e notò che l’oggetto
dei suoi desideri in quel momento aveva
appena mandato in frantumi una bambola con un bolide ben assestato non
molto
lontano da lui. Dopo qualche secondo un pezzo di carta lo raggiunse
trasportato
dal vento e lui si chinò per raccoglierlo e vedere cosa
fosse. Gli vennero i
brividi quando vide la faccia del suo amico Leonard tutta stropicciata
e con un
paio di corna disegnate sopra.
Quella
ragazza è inquietante.
Questo
fu il
suo ultimo pensiero razionale, prima di vedere uno dei due bolidi
avvicinarsi
pericolosamente alla panca dove era seduto lui. Fece giusto in tempo a
buttarsi
per terra e poi tanti pezzi di legno volarono in tutte le direzioni.
Aveva
distrutto un lato degli spalti. Ancora sconvolto, si voltò a
guardarla e la
trovò a mezz’aria che lo osservava con un sorriso
angelico davvero poco
credibile stampato sul volto.
“Ooops!
Scusami tanto” disse con tono innocente “non mi ero
mica accorta che stavi lì a
spiarmi!” terminò con una nota isterica nella voce.
“Io…tu…”
provò a dire lui, ma decise che sarebbe stato
meglio dileguarsi e così iniziò a correre per
mettere in salvo la propria vita,
mentre Rose ancora gli urlava dietro “Non riuscirete a capire
le nostre
strategie di gioco, stupidi Serpeverde
***
Rose
si sciacquò bene le mani e se le portò, ancora
bagnate, tra i capelli per cercare di appiattirli un po’,
consapevole che una
volta asciutti sarebbero stati ancora più crespi.
Sbuffò guardandosi allo
specchio e si sistemò meglio la felpa – davvero
troppo grande per lei –
addosso.
“Tanto
non puoi farci molto se non sei carina” fu il
commento alle sue spalle.
“Grazie
Mirtilla” rispose lei con un sospiro e uscì
dal bagno chiedendosi perché si ostinava ancora ad andare a
trovare quel
fantasma ingrato.
Era
vero, non indossava vestiti che la facevano
risaltare, anzi di solito tendeva a coprirsi il più
possibile aiutata dal
freddo e dagli spifferi tipici di un grande castello scozzese. Il fatto
era che
non le piaceva essere osservata, proprio per niente. Era una cosa che
riusciva
a superare solo quando giocava, con una mazza in mano e pronta a fare
qualcuno
a pezzettini.
Cercò
di affrettare il passo mentre tornava alla Torre
di Corvonero perché si sentiva in qualche modo a disagio,
anche se non capiva
per quale motivo. Sentì dei passi dietro di sé e
si voltò per guardare,
infilando la mano nella tasca e stringendo la sua bacchetta. Non vide
nessuno,
quindi si strinse nelle braccia e continuò per la sua strada.
Dopo
qualche metro le giunse alle orecchie un altro
rumore che si andò a sommare alla fastidiosa sensazione di
essere guardata, era
come un formicolio alla nuca. Questa volta tirò fuori la
bacchetta e si guardò
intorno sospettosa.
“C’è
qualcuno?”
Ovviamente
non ottenne risposta, di diede della
paranoica e svoltò a destra scuotendo la testa rassegnata.
Fin da bambina aveva
iniziato a temere di essere seguita o guardata da chiunque. Sapeva che
era una
cosa stupida, ma era rimasta traumatizzata a una cena di beneficienza
dove l’avevano
portata i suoi genitori quando aveva otto anni. Forse era anche per
quel motivo
che amava starsene per conto proprio. Tutta colpa di quel cretino
di…
Un
gran fracasso la fece saltare sul posto e girare
nuovamente con la bacchetta sguainata. Nel corridoio dal quale veniva
lei era
appena stata buttata a terra un’armatura che, cadendo, aveva
fatto un rumore
incredibile.
La
ragazza si avvicinò per vedere cosa stesse
succedendo e, se non fosse stato per la porta dell’aula di
Incantesimi che si
chiuse con forza, non si sarebbe neanche accorta del ragazzo che stava
scappando.
***
“Ciao
bomba sexy!”
Rose
alzò gli occhi dal libro pronta ad affatturare
chiunque l’avesse apostrofata in quel modo improponibile e si
ritrovò davanti
due occhi verde smeraldo.
“Provaci
di nuovo e ti affogo” rispose indicando
vagamente il Lago Nero davanti a lei.
Albus
sorrise divertito e si sedette accanto a lei sul
prato, sicuro di non correre alcun pericolo.
“Cosa
leggi?” domandò curioso, mentre tirava fuori la
sua copia di La Peste di Camus, uno scrittore Babbano.
“Il
Signore degli Anelli” rispose lei distrattamente.
Al
annuì e, senza fare altre domande, si mise a
leggere il suo libro. Nonostante fossero ad Hogwrts e vivessero in due
dormitori separati, avevano deciso di mantenere questa loro tradizione.
Ogni
domenica si ritrovavano sotto la grande quercia vicino al Lago e
passavano
qualche ora immersi nella lettura.
“Al,
io sono brutta?” domandò lei dopo un
po’, senza
però guardarlo.
Il
ragazzo si accigliò, pensando all’ossessione del
suo migliore amico per sua cugina.
“Ma
come ti viene in mente? Sei una bambola” rispose
lui, scoppiando subito dopo a ridere di fronte la faccia sconvolta di
Rose.
“Sei
molto bella” aggiunse poi serio.
“Grazie”
commentò lei e riprese a leggere facendo
finta di non aver mai aperto bocca.
Dopo
qualche minuto di silenzio, furono entrambi
distratti da un fruscio proveniente da dei cespugli non troppo lontani.
“Chissà
con che animali si è messo a fare esperimenti
quest’anno Hagrid…” commentò
Al preoccupato.
Rose,
invece, chiuse di scatto il libro e si alzò
infastidita pulendo i suoi jeans dai fili d’erba che erano
rimasti sul tessuto.
“Sai
cuginetto” iniziò guardandosi intorno
“io ti
voglio bene e, per questo motivo, tempo fa ti ho promesso che non avrei
mai
fatto del male ai tuoi amici, ricordi?”
Lui
annuì confuso.
“Bene,
allora fammi un favore. Dì a quell’idiota di
Malfoy che se continua a seguirmi o a spiarmi io lo appendo alla Torre
di
Astronomia per la cravatta” fece una pausa mentre fissava il
cespuglio con gli
occhi ridotti a due fessure “con soltanto
la cravatta” specificò prima di andarsene.
Il
povero Potter sospirò non appena capì cosa fosse
successo e si alzò per raggiungere il punto che Rose aveva
tentato di
incenerire con gli occhi.
“Scorpius?”
Il
biondo ci mise qualche minuto ad uscire fuori dal
cespuglio, dato che era rimasto incastrato tra i rami e lo
guardò mortificato.
Forse
furono le foglie incastrate tra i capelli del
suo amico che lo facevano sembrare un’idiota, forse fu il
fatto che era sicuro
che sua cugina sarebbe stata capace di fare quello che aveva
minacciato, non lo
sapeva, ma Albus in quel momento decise che doveva fare qualcosa.
“Ti
aiuterò” proclamò con tono solenne.
Il
volto di Scorpius si aprì in un sorriso estasiato
ed il ragazzo si fiondò ad abbracciare il suo amico.
“Perché
mi fai pena” specificò Albus, tornando al suo
solito tono di voce infastidito.
Malfoy
sembrò sgonfiarsi come un palloncino ed annuì
mestamente senza osare lamentarsi, era comunque molto di più
di ciò che avrebbe
potuto sperare.
Angoletto
autrice:
Salve
a tutti!!
Lo
so, sono terribilmente in ritardo. In realtà i miei
programmi erano di aggiornare una volta a settimana, ma non avevo
proprio
considerato l’esame che dovevo fare
all’università.
In
ogni caso eccomi qui! Cercherò di postare un
capitolo a settimana, o comunque non vi farò mai aspettare
più di 15 giorni!
Bene,
in questo capitolo conosciamo un po’ meglio la
nostra Rose Weasley…cosa ne pensate?
Spero
davvero che mi facciate sapere la vostra
opinione.
Un bacione a tutti