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Autore: Birbi_alex    28/09/2012    11 recensioni
Con lui doveva andare diversamente, lui era diverso. E in un certo senso ero diversa anche io.
Perché da quando l’avevo conosciuto mi sembrava di impazzire, non mi era mai capitato di avere la pelle d’oca solo perché qualcuno mi sfiorava ma con lui era così. Non ero mai stata quel genere di ragazza che si invaghiva di un ragazzo solo per la sua bellezza, e non lo ero tutt’ora perché in effetti Zayn non era solo quello, era anche simpatico e intelligente, dolce ma serio, misterioso quanto espansivo. Sapeva chiudere i discorsi con le sue frecciatine anche meglio di me, e parlare con lui era quello che aspettavo in tutta la giornata.
Anche dopo essermi svegliata presto, non aver bevuto il mio caffè, aver assistito a lezioni noiosissime, vedere il suo sorriso e i suoi occhi riusciva a cambiarmi la giornata e renderla migliore.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buonsalve! Eccoci qua con un nuovo capitolo.
Nello scorso siete state davvero dolci e gentili, siete stupenda! *chiusa parentesi*
Buona lettura..

 



CAPITOLO 24


- Scarlett! – tuonò qualcuno dalla cucina facendomi svegliare, ma proprio non ce la feci ad alzare neanche un piede dal letto.
- Scarlett svegliati! – urlò di nuovo mia madre ma io immersi la testa nel cuscino per non sentirla.
Era sabato, cosa voleva?
- Lucas vai a svegliare tua sorella, a quanto pare a me non da retta – aggiunse poi e sperai di aver sentito male.
Tutti ma non quel ciclone di mio fratello.
- sorellina adorata è ora di alzarsi! – trillò lui con voce fastidiosa spalancando la porta della mia camera e tirando su la serranda illuminando la stanza, allora io subito mi coprii con la coperta.
- ma perché? È sabato, che vuoi?! – mi lamentai con la voce ancora impastata dal sonno.
- guarda che devi andare a scuola oggi, non ci sono gli Open Day? Mi avevi anche parlato di una premiazione o qualcosa del genere se non sbaglio.. – insistette aprendo leggermente la finestra da cui subito entrò il gelo.
- è vero! Che palle.. – soffocai quelle parole nel cuscino in uno sbuffo prima di aprire gli occhi e vedere mio fratello girovagare distrattamente per la mia stanza.
- ti tocca alzarti, non fare la pelandrona! – esclamò scuotendomi e alzando il tono di voce per svegliarmi del tutto.
- ma non ho voglia di andare a scuola, sono stanca! – mi lamentai battendo le mani sul materasso in protesta. Come se potesse aiutarmi in qualche modo.. mio fratello era più testardo di me.
- sai che ti dico? Ti accompagno io se non hai voglia di camminare, ma proprio non voglio assistere a questa sceneggiata.. – disse ridacchiando prima di tirare la coperta scoprendomi.
- e va bene.. – borbottai sbuffando varie volte prima di alzarmi e dirigermi verso il corridoio.
- ah, prima di vestirti mamma ti vuole parlare – mi bloccò sulla porta del bagno prima che potessi entrarci, e la sua frase mi fece aggrottare le sopracciglia – non dovrei dirtelo, ma mi sembra di aver intravisto dei tacchi – aggiunse rispondendo alla mia domanda muta e io sgranai gli occhi prima di sbuffare e chiudermi in bagno.
Mi sciacquai la faccia più volte, quella mattina avevo il volto segnato dal sonno.
Avrei dovuto davvero mettermi i tacchi? E perché mai? Che figura avrei fatto io?
E soprattutto cosa avrebbero pensato di me gli altri che erano abituati a vedermi sempre casual? Cosa avrebbe pensato Zayn?
Quando il suo nome passò per la mia mente delle immagini confuse attraversarono i miei pensieri.
Lui. Io. Le sue labbra sulle mie. La pioggia.
Avevo anche cominciato a sognarlo, di male in peggio.
Mi asciugai la faccia con l’asciugamano e una consapevolezza mi travolse facendomi tremare le gambe.
Mi sfiorai le labbra con un dito. Era stato un sogno? Era impossibile, il giorno prima ero andata a comprare i regali per gli altri e..
Zayn. Io. Harrods. Compere. Pizza. Pioggia. Corsa. Bacio.
Sgranai gli occhi. Mi aveva davvero baciata?
Un brivido mi attraversò la schiena e mi morsi il labbro distrattamente ripensando a quel momento.
Già, era tutto reale.
Ma a lui piacevo? Provava le stesse cose che sentivo io?
No, certo che no.
Lui non sentiva le farfalle nello stomaco quando io mi avvicinavo. Non si scioglieva ad ogni mio sorriso. Non mi sognava. Non annegava mai nei miei occhi. Non sentiva i brividi quando ci sfioravamo. Non passava le mattinate a pensarmi, a non veder l’ora di incontrarmi. Non moriva nei miei abbracci, nei miei sguardi.
No, quella ero io.
E mi maledivo ogni giorno per questo.
Ero sempre stata indipendente, non dovevo dar conto a nessuno. Ero sempre più forte degli altri, non avevo timore di parlare con le persone e dicevo semplicemente quello che pensavo.
Ma avrei potuto dirgli che i suoi occhi erano i più belli che avessi mai visto? No Scarlett.
Mi piastrai i capelli e uscii dal bagno, poi mi diressi in cucina.
- si mamma, che c’è? – chiesi in uno sbadiglio entrando nella sala da pranzo trovandoci mia madre intenta a stirare un vestito.
- oh, eccoti finalmente! – esclamò nervosa lasciando il ferro da stiro e prendendo in mano l’abito che io guardai in modo sinistro.
Alzai un sopracciglio in disappunto guardando quell’abito fin troppo attillato e di un incerto viola color prugna, per di più sembrava caldo e abbastanza corto – Scar lo so che non ti piace mettere i vestiti ma oggi sarà una giornata importante, farai una premiazione.. non potresti metterti questo? – chiese speranzosa mostrandomi ancora l’abito e io alzai gli occhi al cielo.
- dai, fallo per me – mi implorò ancora e dopo essermi specchiata negli occhi dolci di mia madre non potei non accettare, allora con uno sbuffo lo afferrai vedendola esultare.
- e ovviamente ci sono anche le scarpe abbinate – aggiunse sporgendosi indietro per afferrare degli stivaletti neri in camoscio col tacco.
- devo per forza? – chiesi sospirando ormai rassegnata a dover indossare tutte quelle cose.
Lei annuì con vigore incrociando le braccia e rimasi un attimo a fissarla.
- ma che sia l’ultima volta! – mi raccomandai prima di chiudermi nella mia stanza per cambiarmi e la sentii ridere orgogliosa dalla cucina.
Indossai dei pantacollant neri sotto il vestito che ricadeva fino a metà coscia e mi infilai anche gli stivaletti.
Mi guardai allo specchio timorosa, nel riflesso riuscivo solo a vedere quel vestito di un viola incerto stringermi leggermente con una fascia più scura sotto il seno per poi lasciarlo cadere dolcemente fino alle mie gambe.
Le maniche erano due sbuffi di tessuto che mi davano un’aria più delicata.
Quasi non mi riconoscevo. Sarei riuscita a stare in piedi senza ruzzolare a terra?
Mi sistemai i capelli lisci e mi misi un po’ di matita sugli occhi sperando di non far notare le lievi occhiaie che avevo, e poi uscii dalla mia camera sollevando le urla estasiate di mia madre.
- Lucas ci sei? Non voglio arrivare in ritardo! – sbraitai infilandomi la giacca nera e prendendo la borsa, mentre mio fratello fece il suo ingresso nel salone.
- chi sei tu e che ne hai fatto di mia sorella?! – sbottò teatralmente indicandomi stupito prima di aprirsi in un sorriso compiaciuto.
- ha fatto la battuta – commentai sarcasticamente guardandolo male mettendomi intorno al collo la sciarpa.
- ma allora sei una ragazza anche tu! Non l’avrei mai detto.. – aggiunse ancora prendendomi in giro e io mi avvicinai pericolosamente a lui facendo risuonare per tutta la casa il rumore dei miei tacchi.
- cammina cretino, e ringrazia che sei di famiglia se no ti avrei già mangiato vivo! – lo avvertii spingendolo fuori dalla porta con uno scappellotto per poi seguirlo giù per le scale e entrare nella sua macchina sgangherata.
Subito l’odore dei sedili in cuoio rovinato mi entrò nei polmoni facendomi fare una smorfia mentre salii al posto del passeggero affondando nello schienale fin troppo abbassato per i miei gusti.
- ricordami perché sono in questo schifo di auto, davvero ne ho bisogno – mi lamentai facendo una smorfia vedendo il volante ricoperto da un tessuto di un verde abominevole.
- perché è sabato. Tu hai un sonno micidiale, sei in ritardo e con quei tacchi non riusciresti nemmeno ad attraversare la strada – rispose tranquillamente accendendo il motore mentre io mi lasciai andare all’indietro in un sospiro.
Era il 21 Dicembre. Mancavano quattro giorni a Natale. Tre giorni alla cena con gli altri a casa di Zayn.
Oh gia.. Zayn..
Cosa mi avrebbe detto? Cosa avrei dovuto dirgli io?
Per di più dopo avermi baciata se n’era andato senza dire una parola, cosa avrei dovuto pensare?
Mi lasciai cullare dalla debole musica della radio mentre le case veloci sfrecciavano fuori dal finestrino fino a che finalmente la mia scuola si parò alla mia destra e Lucas si fermò davanti all’entrata.
- siamo arrivati principessa – disse in un sorriso sporgendosi a slacciarmi la cintura difettosa.
- devo venirti a riprendere dopo? – chiese ancora premuroso.
- no stai tranquillo, torno da sola – risposi sorridendogli aprendo la portiera e uscendo dall’auto.
- anzi, se non torno prima delle tre vuol dire che qualcuno mi ha violentata – scherzai facendolo ridere prima di vederlo stamparmi un bacio sulla guancia e sparire nel traffico di Londra.
Bene, dovevo stare calma.
Non saremmo stati soli io e Zayn, insomma.. c’erano anche altre persone, no?
Salii incerta le scale che mi dividevano dal portone principale che spinsi prima di entrare e trovarmi varie professoresse intente a parlare freneticamente.
Dove cavolo dovevo andare?
- mi scusi, sa dirmi dov’è la professoressa Burns? – chiesi a una delle donne che dopo avermi squadrata un attimo si aprì in un sorriso.
- è al piano di sopra in aula insegnanti – rispose abbassando lo sguardo per contemplare mentalmente il mio vestito.
Andiamo, non ero così bella! Non ero bella in generale io, e con i tacchi sarei dovuta sembrare un dinosauro.
Insomma, li usavo solo per andare in discoteca e lì il più delle volte li cambiavo con un comodo paio di paperine, non mi era mai capitato di doverci camminare più di tanto.
La ringraziai con un cenno di capo e salii le scale facendo attenzione a reggermi alla ringhiera per non scivolare, finché finalmente arrivai al secondo piano.
- oh, signorina Jonson è arrivata! – esclamò la professoressa vedendomi entrare in aula insegnanti e fui quasi felice di non vedere Zayn nella stanza.
- mi scusi per il ritardo.. – mormorai mettendomi una mano tra i capelli.
- non importa. Comunque sei molto elegante, complimenti – disse lei sorridendomi mentre io mi tolsi il cappotto per metterlo su una sedia insieme alla borsa – gli altri sono già in aula magna. Tieni, questa è la targa che dovrai dare al professor Morgan quando chiameranno il suo nome – aggiunse consegnandomi un cofanetto con dentro una targa d’argento con vari elogi per quell’uomo a me sconosciuto.
- allora raggiungo gli altri? – chiesi in conferma stringendo l’oggetto tra le mani e lei annuì ovvia.
- certo, dai vieni con me – esclamò facendomi segno di seguirla fuori dalla stanza e dopo poco facemmo la nostra entrata in una sala enorme già piena di persone, ad un lato c’erano delle cattedre con degli uomini e donne che immaginai fossero quelli da premiare.
Vagai con lo sguardo tra tutti i presenti riconoscendo a volte dei genitori di dei miei compagni, vari professori, la preside, e qualche ragazzo della scuola che come me aveva una targa in mano.
E infine lo vidi. Era pochi metri alla mia sinistra, in piede come tutti, e una camicia scura gli fasciava le spalle larghe come i jeans neri facevano con le gambe.
Sentendo il rumore della porta gran parte dei presenti si girò verso di me e la professoressa, e quando incontrai quei occhi scuri così profondi da bucarmi l’anima distolsi lo sguardo.
Non dovevo essere così debole, non con lui. Non per lui.
Rialzai gli occhi nei suoi, che anche se lontani mi parvero vicinissimi, e notai un sorrisetto crescere sul suo volto.
- Jonson puoi metterti qui – disse la donna al mio orecchio indicandomi una sedia vuota qualche posto più avanti a quello di Zayn, e io annuii imbarazzata.
Mantenni il viso alto e lo sguardo puntato davanti a me, però riuscii a sentire quello di Zayn intento a fissarmi.
Mai come in quel giorno mi vergognai di indossare un vestito. Era stato necessario?
Tutti i ragazzi erano in jeans e maglietta, e per quanto avrei voluto metterli anche io avevo dovuto indossare quell’abito.
Sentendomi ancora osservata guardai il moro con la coda dell’occhio, e appena mi girai appena lo vidi alzare lo sguardo nel mio di nuovo.
In quel momento sentii di nuovo il sapore delle sue labbra sulle mie, le sue dita accarezzarmi delicatamente la guancia, e i suoi occhi agganciarsi ai miei.
Mi sorrise debolmente ma quel poco bastò a far aumentare il battito del mio cuore, ma mi girai imbarazzata sistemandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- salve a tutti, quest’oggi oltre agli Open Day ufficiali della scuola ci sarà anche la premiazione ai presidenti d’istituto – annunciò la preside a tutti i presenti della sala catturando la mia attenzione.
- in ogni caso più tardi alcuni miei studenti vi faranno strada per la scuola – aggiunse sentendo i commenti dei genitori e ragazzini che subito si tranquillizzarono, indicando poi me e tutti i ragazzi dietro di me.
Mi sforzai di fare un sorriso ma arrossii vistosamente perché gran parte della sala si girò verso di me.
- ma ora direi di passare, per l’appunto, alla premiazione – disse la preside catturando di nuovo l’attenzione dei presenti che tornarono girati facendomi tirare un sospiro di sollievo.
Ansiosa ricontrollai il nome sulla mia targa e dopo essermi appuntata mentalmente il nome “Morgan” tirai su il viso fingendo un sorriso tranquillo.
- mi scusi, posso passare? – mormorò qualcuno qualche fila dietro di me ma non ci feci troppo caso perché la preside cominciò a chiamare i nomi dei vari professori da premiare, e ad ognuno uno studente si alzava per porgergli il premio.
- mi scusi, devo solo dire una cosa ad una mia compagna.. – aggiunse ancora quella voce dietro di me probabilmente intenta a battibeccare con qualcuno.
Passai lo sguardo tra tutti i vari professori, professoresse e presidenti d’istituto cercando il giusto candidato che potesse essere quel tale Morgan senza però trarne conclusione.
Beh, quando verrà chiamato si alzerà, no? Almeno speravo.
Sentii infine qualcuno farsi spazio nella sedia dietro la mia e sgranai gli occhi, come anche il respiro che si mozzò. Che fosse Zayn?
Tenni lo sguardo fisso davanti a me, se avessi incrociato i suoi occhi o anche solo intravisto il suo sorriso le gambe avrebbero cominciato a tremarmi, mentre Zayn era dietro di me, non sapevo né quanto fosse vicino né se mi stesse guardando, ma potei sentire il suo respiro dietro il collo.
L’avevo ignorato tutto il giorno chissà per quale motivo, non c’era niente di cui vergognarsi, ma non sapevo cosa dirgli..
- non sei costretta a parlarne, sai? – mormorò una voce al mio orecchio.
Per un attimo pensai  fosse la voce nella mia testa, ma quando sentii il fiato corto di Zayn sulla guancia smisi di respirare anch’io.
Abbassai lo sguardo sulla targa che stringevo tra le mani mentre pensai a cosa dire, ma la mia bocca sembrava bloccata.
Annuii leggermente sperando lui avesse notato il mio movimento, e rimasi in silenzio.
- e mi pare.. che ignorarmi in questo modo non sia la cosa migliore.. – mormorò sempre al mio orecchio facendomi venire i brividi.
- ..per entrambi – concluse dopo qualche secondo, sfiorandomi la spalla con la mano.
Annuii di nuovo mentre il mio cuore fece le giravolte.
- e non so, di cosa vorresti parlare? – sussurrai senza neanche girarmi verso di lui.
Nel frattempo la preside continuò, lentamente, a premiare i vari insegnanti.
- del fatto che.. per colpa tua mi sono quasi preso il raffreddore – mormorò e lo sentii sorridere, riferendosi alla nostra disperata corsa sotto la pioggia.
Mi scappò una risatina che soffocai con una mano mentre nella mia mente le immagini delle sue labbra che toccavano le mie si fecero più vivide.
Riuscivo a sentire il suo profumo, sempre lo stesso, che ormai da settimane mi seguiva ovunque.
- sei tu che non hai voluto aspettare che finisse di piovere – gli ricordai sorridendo, mentre pensavo a come la sua mano si era ancorata alla mia mentre correvamo insieme.
- ma tu volevi rimanere lì finche non avesse smesso di piovere! Io dovevo tornare a casa – mi rinfacciò divertito e non potei che girarmi leggermente a guardarlo.
Colpita e affondata.
Mi girai di scatto tra le risate e incontrai il suo sorriso meraviglioso, le sue labbra carnose che non vedevo l’ora di sfiorare e infine alzando lo sguardo incrociai i suoi occhi scuri.
Avrebbero potuto leggermi dentro, erano così profondi che non sarei neanche riuscita a descriverli.
Mi squadrò finalmente da vicino, mentre il suo respiro si infranse sulle mie guance per via dell’altezza, passando dai miei occhi alle mie labbra per poi tornare agli occhi.
Ero come immobilizzata, il respiro mi si mozzò in gola e capii di voler restare così vicino a lui quanto voler girare il viso dall’altra parte per l’imbarazzo, ma non lo feci.
- guardati, con i tacchi sei quasi alta come me – disse infine rompendo il silenzio che si era creato tra di noi.
Abbassai lo sguardo alle mie scarpe, felice che se ne fosse accorto, e sorridente gli risposi – no dai, sei sempre più alto tu
- ma per poco – puntualizzò.
In effetti riuscivo quasi a guardarlo negli occhi direttamente senza dover alzare lo sguardo.
- non sono tanto alti comunque, è solo un tacco dieci – dissi come fosse la cosa più normale del mondo.
- cavolo, guarda che sono già alti! – esclamò ridendo spalancando gli occhi.
- avrei potuto prenderti a calci nel sedere, sai che male – gli dissi ridendo.
- grazie ma preferisco evitare – mormorò sorridente facendomi ridere tirando le mani al cielo innocente.
- infatti, cerca di non farmi arrabbiare oggi – lo avvertii puntandogli un dito contro, abbozzando un sorrisetto.
- starò bravo e buono – rispose alzando ancora le mani in segno di resa.
- ti conviene – commentai tornando a guardare la premiazione.
- ed ora il premio per il professor Morgan – annunciò la vicepreside al microfono.
Lanciai un’occhiata veloce a Zayn e poi mi incamminai sui miei tacchi verso l’uomo che sentendosi chiamare si alzò in piedi.
Finsi un sorriso gentile e porsi il premio nelle mani del prof Morgan mentre le mie invece tremavano, come le gambe d’altronde.
Mi girai per tornare al mio posto e mi mancò il fiato vedendo Zayn infondo alla sala sorridermi.
Non poteva farmi questo effetto, no.. non poteva!
Lo affiancai senza fiatare, tornando a guardare la premiazione mentre lui mi cinse un fianco con la mano.
- sei stata bravissima – sussurrò al mio orecchio.
- per quello che ci vuole.. – risposi sorridente, avevo solo camminato!
- dettagli – mormorò infine dopo qualche secondo facendomi ridere.
Abbassai lo sguardo imbarazzata stringendo il vestito viola tra le mani.
- scusami.. – mormorò mettendosi l’altra mano in tasca e portando lo sguardo in un punto avanti a lui.
- per cosa? – chiesi distrattamente, ma quando mi girai per guardarlo in viso capii a cosa si riferiva.
- per averti baciata ieri, avrei dovuto capire che a te non andava – spiegò sospirando.
- ah.. – grugnii annuendo.
Certo, era stato un errore per lui.
- non.. le cose si fanno in due Zayn, non è colpa tua – risposi, non doveva pensare che io non avessi voluto baciarlo.
- non è vero, non.. i bravi ragazzi non baciano a tradimento ragazze innocenti – disse infine sorridendo sghembo facendomi perdere qualche battito.
- primo: io non sono una ragazza innocente, dovresti saperlo, e secondo: non ho mai detto di voler un bravo ragazzo – mormorai guardandolo negli occhi accennando un sorriso.
Se mi avesse sentito mio padre a quest’ora probabilmente sarei morta, lui immaginava il mio fidanzato, un giorno, laureato, elegante e ricco.. non un ragazzo dall’aria sbarazzina e burlona.
- beh, diciamo che ci tengo a far bella figura.. con te – aggiunse infine facendomi sorridere e probabilmente arrossire.
- non devi dire così – mormorai imbarazzata mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- perché? – chiese facendo il finto tonto mordendosi il labbro accennando un sorriso orgoglioso.
- perché.. mi metti in imbarazzo – ammisi abbassando lo sguardo al pavimento.
- non ci credo, la signorina Scarlett Jonson che si imbarazza! Per causa mia poi.. – esclamò alzando un po’ la voce tanto che qualche professoressa si girò infastidita verso di noi facendoci segno di stare zitti.
- sono imbarazzata perché non so cosa dire. Anche perché sei tu a dover parlare – lo corressi puntando lo sguardo nei suoi occhi e lo vidi sorridere divertito.
- e perché io sentiamo? – chiese non capendo mettendosi una mano tra i capelli.
- beh, non sono io ad essere scappata lasciando la povera Scarlett impalata sulla porta di casa dopo averla baciata – risposi acida incrociando le braccia, finalmente libere, sotto il seno.
Rimase colpito dalle mie parole tanto che schiuse la bocca e aggrottò le sopracciglia continuando a fissarmi.
Spostò gli occhi dai miei, alle mie labbra, ai miei capelli, poi tornò agli occhi di nuovo mentre chissà quali pensieri gli passarono per la mente.
- e che.. non sapevo che cosa avresti pensato – mormorò mettendosi una mano tra i capelli.
- non so neanche io cosa pensare in verità – sussurrai creando un silenzio quasi imbarazzante tra di noi.
Mi guardai le scarpe mentre il suo sguardo vagò lungo la stanza pensieroso.
Io sapevo cosa pensare. Che quello era stato il bacio più bello della mia vita, che avrei voluto averne altri mille da lui, che avrei voluto ogni sua attenzione.
Non sapeva cos’avrei dato per sentire di nuovo il suo sapore sulle labbra, i suoi occhi nei miei, le sue mani sui miei fianchi, il suo respiro caldo sulle mie guance.
Avrei voluto sentirmi dire che mi voleva, che sentiva le stesse cose che sentivo io.
Che dalla sera prima non faceva che pensare a me, che sentiva i brividi ripensando al nostro bacio, che sarebbe stato bello rendermi importante per lui.
Avrei voluto sentirmi amata, finalmente, da lui.
- credo.. non avrei dovuto baciarti, tutto questo è sbagliato – mormorò dopo un po’ facendo crollare tutto il castello di speranze e illusioni che avevo creato nella mia mente.
Sentii le gambe molli, il respiro mi morì in gola.
Ovvio che era sbagliato, tutto era sbagliato, io ero sbagliata.
Ma lui non sarebbe mai stato sbagliato. Non per me.
Io avrei amato ogni suo difetto come il miglior pregio, senza distinzione.
Ma per lui evidentemente non era lo stesso.
Chi avrebbe voluto una ragazza come me?
Non ero la ragazza di cui i ragazzi si innamoravano, non lo sarei mai stata.
Sarei sempre stata la ragazza che prendeva cotte silenziose che poi finivano dopo mesi di silenzio.
- già, è tutto sbagliato – ripetei a bassa voce mordendomi il labbro.
D’altra parte cosa mi aspettavo? Che lui mi guardasse diversamente?
Beh, sì. Mi aveva baciata! Ma si sa come sono i maschi.. non si rendono conto delle loro azioni.
Tirai su il viso e gli lanciai uno sguardo veloce scoprendolo a fissarmi.
- io sono amica tua e tu sei amico mio, vero? – chiesi secca vedendolo quasi indeciso.
Aveva dei ripensamenti? Sentiva anche lui una strana stretta al petto?
Lui annuì facendomi sospirare.
Come previsto, lui non mi vedeva altro che un’amica.
Tornai a torturarmi il labbro annuendo distrattamente stringendo tra le mani la gonna del vestito.
- allora.. per te non è significato nulla il bacio di ieri? – mormorai e dopo aver ripensato alle mie parole sperai quasi che non le avesse sentite, invece girò il viso verso il mio colpito.
Boccheggiò per qualche istante.
- perché, per te sì? – chiese a quel punto in un fil di voce.
Era significato qualcosa?
Hai presente quando desideri una cosa a tal punto di piangere e di crollare? Hai presente quando finalmente tutto si realizza quando meno te lo aspetti? Hai presente quando scopri che tutto è stato un illusione?
Avevo sentito le farfalle nello stomaco fino in gola, i brividi dai piedi fino alle punte dei capelli, le mani tremolanti.
Scossi la testa come un automa sentendo il battito del cuore rallentare per la troppa tensione.
Dovevo calmarmi, dovevo sembrare superiore a tutto, come sempre.
Io ero sempre stata superiore a tutti e tutto, ma in quel momento mi sembrò di crollare.
Abbassai lo sguardo al pavimento in un altro sospiro quando sentii due braccia avvolgermi.
Non poteva farmi questo.
Mi passò un braccio attorno alle spalle stringendomi a sé e sussurrando un – scusami – allora posai la testa sulla sua spalla.
- non preoccuparti, è tutto ok – dissi cercando di tranquillizzarlo, anche se forse servì più a me che a lui.
- mi dispiace, se ti sei sentita ferita o.. non so, scusami davvero – disse ancora stringendomi ancora di più al suo petto tanto che sentii il suo profumo trapassarmi fino alle ossa.
- ehi Malik, non sono così fragile. Ci vuole ben altro per ferirmi – ribattei fingendo un ghigno divertito che servii solo a far spuntare un’ulteriore smorfia sul suo viso che volle sembrare un sorriso.
Era vero, ci voleva altro per ferirmi. Però aveva fatto male. Aveva fatto male sentirmi a un passo dalla vetta per poi essere scaraventata giù. Tutto con delle semplici parole.
- allora.. siamo ancora amici, vero? Faremo finta che non sia successo nulla? – chiese lui con voce tremolante e nei suoi occhi mi sembrò quasi di vedere una strana speranza.
Che volesse che gli rispondessi di no? Impossibile.
Annuii fingendo un altro sorriso, come avrei fatto a far finta di nulla?
- certo. E poi chi sfotterei al posto tuo, eh? Mi servi! – esclamai ancora cercando di sdrammatizzare e vidi illuminarsi sul suo viso un sorriso.
Il primo di una lunga serie. Ogni suo sorriso mi faceva stare meglio, specialmente se era per causa mia.
- oh grazie, ora mi usi anche come cavia? – chiese lui fingendosi offeso mettendo su un broncio adorabile.
- ti uso come allenamento, che è diverso – lo corressi divertita facendolo ancora ridacchiare.
- allenamento per cosa? – chiese lui a quel punto ripuntando gli occhi nei miei.
- per quello che mi aspetta là fuori – risposi semplicemente godendomi quella fila di denti perfetti schiudersi in un sorriso silenzioso.
Non ero ferita. Ero delusa, delusa dalle mie aspettative. Delusa da quello che avrei voluto sentirmi dire, delusa da me stessa.
Sì, perché ero stata io a farmi tutti quei film mentali.
Lui non mi avrebbe mai vista diversamente che come un’amica, e a me sarebbe sempre bastato. O meglio, me lo sarei fatto bastare.
Se fosse rimasto con me ogni giorno con i suoi sorrisi, le sue risate, i suoi occhi, le sue battute, i suoi abbracci, avrei potuto accontentarmi.
L’avrei guardato in silenzio per tutto il tempo e chissà, magari un giorno mi sarebbe passata questa stupida cotta.
Un giorno mi sarei innamorata di qualcuno. Qualcuno che avrebbe saputo darmi quello che non aveva saputo darmi lui.
Ma avrei trovato qualcuno con un sorriso mozzafiato come il suo?
Avrei trovato qualcuno con uno sguardo penetrante e profondo più del suo?
Qualcuno che mi facesse venire le farfalle nello stomaco con un solo respiro?
Sì, un giorno l’avrei trovato.
Ma per ora mi bastava lui, anche come amico.
Avrei cercato di farmelo bastare.








NON MI UCCIDETE! AHAHAHAH
Credevate che sarebbe stato tutto così semplice? eh eh
Come saprete questa FF sarà quasi di una cinquantina di capitoli, dovrò pur impegnarli in qualche modo, no?
QUINDI AVEVA RAGIONE LA MIA ALESSIA! *scusami*
Il prossimo capitolo, che posterò giovedì, parlerà della cena di Natale a casa Malik, e quello ancora successivo sarà Pov Zayn così potrete capire meglio cosa l'ha portato a negare tutto con Scarlett.
Sono felicissima perchè ieri mi è passato il blocco dello scrittore e ho finito un capitolo dopo quasi tre settimane di buio.. YEAH! AHAH
Tra l'altro in questo
video musicale di Robbie Williams appare Kaya Scodelario, l'attrice che io mi immagino per Scarlett, se volete dateci un'occhiata.. è anche una bellissima canzone!
Potete trovarmi su Twittah, sono @birbi_alex

Se volete dare un'occhiato ho cambiato la bio qui su EFP
*non ve ne fregherà una ciospa* ahah
Vi lascio le mie One-Shot (cliccate sui titoli per aprirle):
-
You'll follow me into my dreams
- Se solo potessi..
- Il problema è che Ti amo
- A letter for you

E l'altra mia FF, però su Harold (?):

Farewell
Quindi ci sentiamo giovedì.. davvero grazie mille a voi che mi seguite in ogni capitolo, VI AMO!
Bye!
   
 
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