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Autore: Christine_Heart    28/09/2012    3 recensioni
Era sereno, e riusciva a respirare un’aria piacevole e carica d’amore.
“Il mio bellissimo, dolce e speciale Balthazar!”esclamò lei accarezzandolo.
“E il mio piccolo e vivace Salomon!” affermò con un sorriso, fermandosi sull’altro figlio.
Balthazar sorrise, e con quelle ultime parole che gli echeggiavano in testa, tra una carezza e l’altra della madre, e il movimento dolce e attivo del fratellino, chiuse gli occhi e si addormentò.
***
[Contest sfida] [AU]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Due fratelli, un solo cuore'
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“…”: Pensiero del personaggio
“…”: Ricordo
“…” Riflessione del personaggio
“…” Riflessione di Salomon
____ : Cambio scena
 

 

Una notte fredda & un fratellino affettuoso.

 

“A-Aaa... Arbero!” esclamò il bambino, con davanti un libro illustrato.
Balthazar, intento a lavare i piatti, lì accanto, ridacchiò divertito.
“No Salomon…leggi con attenzione…!”.
“Ah…” esclamò confuso Salomon.
Il piccolino abbassò di nuovo gli occhi sul libriccino.
“Sei…sicuro che non ho detto tutto sbagliato?”
“Eeeeh?!” esclamò confuso il più grande.
“A-a…sicuro che non è…” il piccolo guardò di nuovo la figura.
“…come ho detto io?” chiese alla fine.
“L’alfabeto l’abbiamo fatto insieme…non ti ricordi che letterina è quella?!” chiese tranquillo Balthazar.
 Il bambino la guardò di nuovo.
Deglutì incerto.
“Non ti viene?” domandò il maggiore rassicurante, per fargli capire che era tutto a posto.
Salomon fece di no, con il capo.
Balthazar ridacchiò di nuovo:
“ Albero, quella lettera che vedi si legge Elle. “ lo corresse con dolcezza il fratello.
“Albero!” ripeté soddisfatto il bambino.
“Molto bene Salomon…e cosa abbiamo con la b?” chiese Balthazar chiudendo l’acqua, e asciugando l’ultimo piatto.
“Ba-bar…barc…Barca?” esclamò il piccolino insicuro.
“Sì Salomon, è giusto!” gli fece coraggio il maggiore.
Rimise a posto il piatto, e si voltò verso il piccolo.
Gli sorrise e si sistemò il panno sulla spalla sinistra.
Tranquillamente si appoggiò lavabo, e incrociando le gambe:
“Che cos’hai con la c?” domandò curioso.
“Ca-cav…cavar…”
“Caval…” lo corresse di nuovo.
“Cavallo!” esclamò felice il piccolo, alzando lo sguardo sul fratello.
Balthazar annuì sorridendogli amorevolmente:
“Bravo il mio pulcino!” disse accarezzandogli la testa.
Salomon si accollò alla carezza e giocherello con le gambe sotto il tavolo felice del complimento.
“Dai,continua.”
“Vaaaa beneeee!” esclamò gioioso il frugoletto.
Balthazar piegò il panno e lo rimise a posto.
Salomon nascose uno sbadiglio.
“D…”
Il piccolo non aggiunse altro, quando sentì il fruscio del passaggio del fratello dietro di lui.
Stava andando solo in salotto, e lo sapeva ma:
“Balthazar aspetta!”
Il fratello si fermò sul posto, e si girò verso il fratellino.
“Che cosa succede…la d è troppo difficile?” chiese buono.
Salomon rimase a fissarlo.
“Guarda che vengo subito a darti una mano.” spiegò.
Lo vide abbassare il capo rattristato.
Ne rimase sorpreso.
Poggiò i libri sul tavolino del salotto, senza neanche degnarli di uno sguardo e subito dopo, si riavvicinò al piccolino.
Gli accarezzò la testa:
“Che c’è Salomon?” chiese con tenerezza.
Il bimbo non rispose subito.
Si lasciò coccolare un altro po’.
“Salomon…che è successo?” chiese smarrito Balthazar.
Il piccino scivolò giù dalla sedia.
E allungò le manine verso il fratello.
Il maggiore s’inginocchiò di fronte al piccolo e con un sospiro disse:
“E va bene; vada per un abbraccio!”
Le mani del piccolo si strinsero intorno all’addome del fratello.
Balthazar gli cinse la schiena con le mani.
“Sei stanco?” domandò al bambino.
In effetti per il piccolo era già tardi.
“S-si!” rispose lui timido.
“Scusa…”
 ”Non devi scusarti...” gli rispose Balthazar, baciandogli la testa.
“Però domani facciamo almeno una paginetta di lettere.” aggiunse subito il maggiore deciso.
“Altrimenti mi arrabbio davvero, capito?”
“D’accordo!” rispose il piccino con la sua voce ovattata stretto alla camicia di Balthazar.
Balthazar guardò il libriccino che ormai se ne stava lì buttato in un angolino del tavolo.
“Ormai ti sei distratto!” affermò il ragazzo interrompendo l’abbraccio.
Balthazar si alzò con calma.
“Dai…” iniziò scompigliandogli i capelli.
“…inizia ad andare…vengo subito.” concluse con un altro sorrisetto.
“Finisco di mettere a posto qui…e vengo a rimboccarti le coperte!”.
“Vuoi una mano?” chiese gentile il bambino.
Il maggiore scosse il capo.
“Va pure…sarò immediatamente da te.”
“Va bene!” canticchiò il piccolo.
Balthazar l’accompagno con lo sguardo, mentre il piccino saltellava da un gradino all’altro.
“Vai piano!” gli esclamò contro, per paura che potesse cadere.
“Non ti preoccupare fratellone…faccio attenzione!” gli rispose ridacchiando.
Balthazar raccolse gli ultimi giocatoli del fratellino, e li appoggiò su un mobiletto lì vicino.
 
______
 
“Eccoci!” esclamò Balthazar una volta dentro la cameretta.
Salomon si stava infilando il pigiama.
“Ta-dan!” esclamò trionfante quando riuscì a infilarselo da solo.
“Sono pronto!” esclamò felice avvicinandosi al fratello.
Balthazar gli sorrise, malgrado la stanchezza.
“Sei stato bravissimo Salomon!” si complimentò.
Sorrise quando notò conto che il fratellino aveva messo al contrario il pezzo di sopra del pigiamino.
Aiutò il bambino a sedersi sul letto.
Salomon, scostò le coperte, pronto a infilarsi sotto.
“Aspetta un attimo!” lo fermò il fratello, trattenendolo per un braccino.
Il piccino si rimise seduto e guardò confuso il maggiore.
Con dolcezza Balthazar, l’aiutò a liberare le braccine.
Roteò il pigiama, e chiuse i bottoncini, tralasciando quello posto sotto il collo.
“Non va meglio così?” chiese Balthazar pizzicando il naso al bambino.
Salomon accarezzò il colletto bianco, e annuì.
“Dai, sotto le coperte!” gli sorrise.
Salomon ubbidì e il fratello con estrema dolcezza lo coprì per bene.
Si sedette sul bordo, scostando una ciocca di capelli chiari dal bel visino del piccolo.
“Ora però riposa, va bene?”
“D’accordo fratellone!”
“Buonanotte, Salomon.” gli mormorò, dandogli un bacetto sulla fronte.
“Buona notte fratellone!” esclamò felice il piccolo.
Balthazar reclinò appena il capo, per permettere al fratellino di baciargli la guancia com’era sua abitudine.
 
Lo facevamo ogni sera quando gli rimboccavo le coperte e ogni mattina quando l’accompagnavo a scuola.
 
Gli sorrise con affetto, prime di accostare la porta della stanzetta del piccolo.
 
_____
 
Quella notte fece più freddo, e una pioggia insistente iniziò a scendere sulla cittadina.
Tuoni e fulmini iniziarono a colorare il cielo con bagliori accecanti.
La porta della stanza di Balthazar, si aprì piano.
Qualcuno vi scivolò dentro senza far rumore.
L’orsacchiotto, un po’ più grande di Salomon, strusciava con le zampine a terra, mentre la testa dell’animaletto veniva stritolata dal forte abbraccio del bambino.
Era corso in camera del fratello, per una paura improvvisa.
Con passo delicato, si avvicinò al fratello, che dormiva tranquillo, sfinito da quella stessa serata.
Il piccino deglutì, e guardandosi intorno, sussurrò il nome del fratello.
Purtroppo Balthazar era troppo stanco, e non si era nemmeno accorto dell’ingresso del piccino.
Il bambino deglutì ancora e stringendo con più forza il suo peluche, allungò la manina.
Con gentilezza iniziò ad accarezzare i capelli del più grande, permettendo alle ciocche di passargli tra le dita.
Balthazar però dormiva così bene, prono, la schiena appena coperta e la mano sinistra ferma sul cuscino un poco affagottato.
La finestra posta sopra il letto sembrava non dargli fastidio, cosa che invece stava terrorizzando il piccolo Salomon.
Salomon lo sfiorò di nuovo, guardandosi indietro, dove aveva lasciato la porta semi aperta.
“Fratellone…” sussurrò ancora.
Il piccino gli accarezzò la spalla, scuotendolo un pochino.
Balthazar strizzò appena gli occhi, percependo qualcosa.
Gli aprì senza troppa fretta.
Ci mise un paio di secondi, prima di adattare la vista a quel buio assurdo.
“Salomon… che cosa c’è?” chiese Balthazar con la bocca un po’ impastata.
Fece leva sulle braccia, notando il volto spaventato del bambino.
 “Non ti senti bene?” domandò ancora accarezzandogli il viso.
Il piccino scosse il capo.
“Salomon…che cos’hai?” domandò scoprendosi.
Un fulmine cadde troppo vicino alla casa, e le finestre tremarono con durezza.
Salomon impaurito ancora di più, lascio cadere a terra il proprio pupazzetto, e rapido si tappò le orecchie con le manine, chiudendo gli occhietti.
“Salomon…” lo chiamò con dolcezza il fratello.
S’inginocchiò di fronte a lui, prendendogli le manine.
“Ehi…non devi fare così…è tutto a posto.” gli sorrise.
“Ho paura!” mormorò Salomon con la sua vocina tremante.
“Ci sono io!” lo rassicurò il giovane.
Un altro frastuono, e Salomon si nascose tra le braccia del maggiore.
“Posso dormire con te?” chiese il piccolino.
“Ma certo!” rispose il fratello, accarezzandogli i capelli.
Salomon s’impadronì del letto, sdraiandosi sotto le coperte pesanti.
Balthazar stendendosi al suo fianco, lo coprì donandogli più coperta.
Stropicciò meglio il cuscino, e gli accarezzò la testolina.
Il bambino si rannicchiò contro la parete per ignorare la finestra.
“Se vuoi, chiudo le tende.” propose il ragazzo.
Salomon gli prese la mano, facendo di no, con la testa.
Balthazar si perse nei suoi occhi azzurri, belli e uguali a quelli della madre.
“Non devi avere paura Salomon…è solo un po’ di pioggia!”
Il piccino sospirò, avvicinandosi al petto scoperto del fratello.
“E poi sono solo gli angeli che giocano!” sorrise con dolcezza.
“Gli angeli?” domandò un po’ rincuorato il piccino.
Balthazar accennò un pallido sorriso e annuì:
“Anche loro hanno il diritto di divertissi, solo non sanno che qui sulla terra, i loro giochi diventano forti rumori che spaventano i più piccoli!” aggiunse.
Salomon ascoltava la voce soave del fratello, con interesse, come se gli stesse raccontando una storia della buona notte.
“Ma tu devi dimostrargli che sei forte…che non hai paura…che sei un bimbo coraggioso!”
“Ma io sono forte!”
“Dici davvero?” chiese il fratello con un tono sorpreso.
“Sì certo!” esclamò il piccino.
Un altro rombo tanto bastò a far cambiare idea al piccoletto, che abbracciò forte il fratello, nascondendo la faccina contro il suo corpo.
Balthazar rimase immobile, assaporando la vicinanza con il fratello.
Abbassò gli occhi, ed incrociando i capelli dorati del fratellino accennò un sorriso appena divertito:
“Ma hai appena detto che sei forte, e che non hai paura.” disse meravigliato.
Il piccolino scosse il capo:
“La prossima volta!” esclamò senza staccarsi dalla sicurezza che gli infondeva il fratello.
Balthazar sorrise, e stringendolo con un braccio gli sussurrò:
“Dormi tranquillo fratellino…ci sono io con te!”.
Si sistemò su un fianco e lo osservò addormentarsi.
“Balthazar…” chiamò ancora il piccolo.
“Sì, che c’è Sal?”
“Credi che la mamma stia bene lì, in quel posto migliore dov’è andata?” domandò triste.
“La mamma starà benissimo, piccolo.” gli rispose subito il fratello pizzicandogli la guancia.
“Anche lei sarà un angelo?”
“Sarà l’angelo più bello di tutti.”
“E che cosa fa?”
“Sono sicuro che ci stia vegliando dall’alto, e in questo momento starà pensando che sei un bambino adorabile!” sorrise il più grande.
“Dici sul serio?” chiese meravigliato il bambino.
Il fratello maggiore annuì, e aggiunse:
“Non senti mai un’aura piacevole accanto a te?” chiese curioso il fratello.
“Un’ aur…che?”
“Troppo difficile da capire? E’ un discorso da grande il mio, vero?” chiese ridacchiando Balthazar.
“Sì fratellone…” disse vago il piccolo.
Balthazar sorrise intenerito:
“Sappi solo Sal, che la mamma ti è sempre vicina.” affermò baciandogli la fronte.
Il bimbo sorrise quasi lieto e felice dopo quella notizia.
Balthazar accarezzò la testa del piccolo, con tocchi semplici e delicati, quasi come se fosse ipnotizzato dalla creaturina che voleva addormentarsi al suo fianco.
“Ora dormiamo Sal?”
“Ma io non ho sonno!”
“Ma domani devi andare a scuola, e io devo andare a lavoro.”
“Uffa!” esclamò offeso Salomon, incrociando le braccine.
“Guarda che non ti faccio fare un altro giorno d’assenza, mi hai capito?” chiese con un sorriso Balthazar arruffando i capelli biondi del fratellino.
Il piccolo Salomon sorrise divertito.
“Su, coraggio, si dorme.” affermò serio il Balthazar coprendo con attenzione il piccolo.
Tutto rimase in silenzio e fermo, fin quando Balthazar che aveva già chiuso gli occhi, non sentì il lenzuolo muoversi sopra di lui.
Dischiuse un occhio per vedere cosa stava combinando il fratellino.
Il piccolo stava litigando, lui, le manine e la coperta, che non gli obbedivano e non si mettevano come lui voleva.
Balthazar sorrise tra se e se divertito.
Poi senza dire nulla, fece finta di stiracchiarsi.
Allungò le braccia al massimo, fin quando non le lasciò ricadere giù.
Così facendo avvolse completamente il piccolo contro di sé.
Il bimbo frenò istintivamente le manine.
“Fratellone?” chiamò perplesso.
I piccoli occhietti azzurri di Salomon sbatterono un paio di volte le ciglia, confuso.
“Fratellone…mi fai male…mi stringi troppo…troppo forte!” esclamò il piccolo cercando di sistemarsi in quella morsa tanto tenera.
“Shhh, fai silenzio cuscino.” disse tranquillo il maggiore.
Poi quasi come da copione Balthazar incurvò la fronte, riflettendo su quello che aveva appena detto.
“Non sapevo di avere un cuscino parlante?!” affermò stranito.
“Ma non sono un cuscino, sono Salomon!” esclamò convinto il piccolo.
“Salomon???” domandò come se non avesse mai sentito quel nome.
“Sì, Salomon…” affermò subito il minore leggermente nel panico.
Balthazar riaprì gli occhi e incrociò quelli da cucciolo del fratellino.
“Ah, già è vero...c'è qui il mio piccolino!” gli disse con calma sfiorandogli la guancia.
Balthazar allungò le gambe, e si rannicchiò meglio contro quel piccolo corpo che tanto adorava, senza smettere di abbracciarlo.
“Posso tenerti stretto a me?” gli chiede con gentilezza.
“Sìììììììì!” esclamò felice il bimbo.
“Ma certo che puoi Fratellone.” rispose il piccolo abbracciando a sua volta il maggiore.
“Buona notte Sal.” augurò Balthazar baciandogli i capelli.
“'Notte One.” rispose subito il piccolo accoccolandosi contro il maggiore.
 
Quando furono sotto le coperte, Salomon si avvicinò quatto quatto al fratello.
“Da quando si dorme così?” chiese Balthazar con un sorriso.
Il piccolo poggiò la manina sulla guancia del fratello:
“Ti voglio bene Balthazar!”
Il più grande sorrise e poggiando a sua volta la mano sul faccino del fratellino affermò:
“Ti voglio bene anch’io piccolo Salomon!”


Quella notte niente e nessuno poteva spaventare il piccolo Salomon, c’era suo fratello, e per lui questo voleva dire avere al suo fianco più di mille guardie.
 
Mio fratello, la mia forza, il mio angelo custode, la mia protezione…si è sempre sacrificato per me, per il mio bene…nessuno poteva fare di più.
 
Da quando Salomon è entrato nella mia vita, io sono cambiato, sentivo il forte dovere di proteggere qualcuno che aveva bisogno di me, qualcuno che riusciva sempre a restare al mio fianco, qualcuno che riusciva a donarmi un legame forte, indissolubile e unico.
 

  




Note dell’autrice:
Allora quante fan per il bel Balthazar?!
E il piccolo Salomon di appena cinque anni non è mega puccioso? :)
Preciso subito non si può adottare, né l’uno né l’altro.
Allora spiegazioni:
-La scena iniziale è stata voluta espressamente da mia sorella! Io ero indecisa sul metterla o non, ma siccome poi l’ho trovata tenerella, l’ho aggiunta volentieri. Infondo Salomon fa di tutto con il fratello, quindi anche studiare.
-Casa: Qui sono ormai stabili nella casa del padre Brook (quanto adoro scriverlo ^^), e momentaneamente i due fratelli sono soli.
-L’orsacchiotto: Ho voluto che il peluche fosse più grande di Sal, per indicare quanto fosse piccolo e delicato il bambino.
-Fulmini: In ricordo di questa notte, Salomon una volta adulto, si tatuerà una saetta sulla spalla destra, ha significare che il fratello maggiore è sempre stato la sua luce, che squarciava le sue notti di paura, ha rappresentare, il fatto che Balthazar è sempre riuscito a mettere fine ai timori del più piccolo, senza preoccuparsi dei propri demoni.


Vi aspetto per l'ultimo capitolo.
 
Grazie mille per tutto.
Bacio ^3^
Chris.
 

 

  
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