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Autore: Frallosa    28/09/2012    6 recensioni
I Dursley, accecati dai pregiudizi, non si sono comportati nel migliore dei modi con Harry. Ma se avessero l'opportunità di rimediare? E se nel mentre, capissero anche che la Magia non è poi così male?
Non è mai troppo tardi per nulla.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Dursley, Famiglia Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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5 Aprile 2004
 
Un ragazzo alto e magro si aggirava per le strette vie di Little Whinging, osservando ogni casa che oltrepassava, come in preda ai ricordi. Aveva i capelli di un nero corvino e due grandi, luminosi occhi verdi.
 
Erano diversi anni che Harry non attraversava quelle strade… Non era più tornato a Privet Drive dopo la sconfitta di Lord Voldemort, e stentava a credere di star per tornarci.
 
Quando aveva inviato il biglietto allegato all’invito ai suoi zii, pensava che sarebbe rimasto senza risposta, com’era successo con la lettera che aveva mandato anni addietro. E invece, due giorni dopo la spedizione dell’invito, un gufo marrone chiaro gli aveva recapitato una lettera di zia Petunia… non credeva ai suoi occhi quando aveva visto giungere il responso per via aerea.
 
 
Caro Harry,
non riesco a credere che tu sia sulla soglia delle nozze, ti ricordo ancora in fasce sulla soglia di casa mia…
So di aver fatto molti errori da quel momento, non ultimo il fatto di non averti scritto per tutti questi anni, ma sono felice che tu voglia concederci una seconda possibilità.
Io e Dudley attendiamo con ansia il tuo arrivo.
Zia Tunia
 
 
Per quanto riusciva a ricordare, la zia non era mai stata tanto gentile con lui, probabilmente la sua lunga assenza aveva fatto bene a quella famiglia… Certo, non aveva menzionato zio Vernon, ma la risposta ricevuta era già molto più di quanto avesse osato sperare.
 
Senza che lui se ne rendesse conto, le sue gambe lo avevano portato dinanzi alla graziosa villetta che una volta era stata la sua casa. Il numero 4 di Privet Drive.
 
Il giardino era curato come sempre, se non di più, e l’unica differenza che Harry riuscì a notare, fu l’aggiunta di alcune sedie a dondolo nella veranda antistante l’ingresso. Si incamminò per il viottolo acciottolato e giunse dinanzi alla porta verde, a cui bussò delicatamente.
 
Una donna smilza, dal collo lungo e i capelli color fango gli apparì dinanzi agli occhi. Zia Petunia era identica a quando l’aveva lasciata, si sarebbe azzardato a dire che indossava gli stessi vestiti, se non fosse che sapeva sarebbe stato impossibile. Gli anni iniziavano a vedersi grazie alle rughe d’espressione e a qualche capello bianco, ma per il resto non era per nulla cambiata. Anzi, un cambiamento c’era stato: lo stava guardando con quello sguardo dolce con cui, da che Harry ricordasse, aveva guardato sempre e solo Dudley.
 
-S…sei tu! Non posso credere che tu sia davvero qui!- Mormorò la donna, e gli gettò le braccia al collo. Harry non ricordava di essere mai stato abbracciato dalla sorella di sua madre, ma evidentemente il mondo aveva iniziato a girare alla rovescia e nessuno si era preso il disturbo di comunicarglielo.
 
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Quella mattina, Petunia era nervosa. Non sapeva neanche lei il perché, solo che aveva il presentimento che di lì a poco sarebbe accaduto qualcosa.
 
Passò la mattinata in cucina a preparare il pranzo, mentre Vernon era al lavoro e Dudley finiva di preparare la sua valigia. Non sapevano esattamente quando Harry sarebbe arrivato, ma per essere previdente, la donna aveva preparato la sua valigia già da due giorni.
 
Dopo pranzo, si sedette sul divano del salotto con il marito e il giovane figlio, ma non riuscendo a tranquillizzarsi, prese a torturarsi le mani insistentemente.
 
Verso le quattro del pomeriggio, si udì un leggero tocco alla porta e Vernon disse:
 
-Figliolo, aspetti qualcuno?-
 
Dudley non ebbe il tempo di rispondere perché sua madre, accanto a lui, era scattata in piedi come una molla e si era diretta a passo spedito alla porta.
 
Giunta dinanzi alla porta, Petunia sapeva chi si celava dall’altro lato della soglia. A dirglielo era la sensazione di nervosismo che non riusciva a spiegare. Finalmente tutto aveva acquisito un senso.
 
Aprì la porta, cercando di imporre alle mani l’ordine di smettere di tremare, ma i risultati furono scarsi.
 
Sull’entrata le apparì un giovane magro e alto, con degli inconfondibili occhi verdi.
 
Avrebbe detto che si trattava di James Potter se non fosse stato per il fatto che suo cognato era deceduto molti anni prima e che sicuramente non aveva quegli occhi.
 
Gli occhi di suo padre, e di sua sorella. Lily.
 
-S…sei tu! Non posso credere che tu sia davvero qui!- Le sfuggì dalle labbra, come un lamento, prima che si catapultasse ad abbracciare il nipote, forse per la prima, vera volta.
 
Lui dovette chinarsi per farsi abbracciare, ma lo fece volentieri, sorpreso da questo atteggiamento della zia.
 
-Chi non muore si rivede! Mamma, fammi abbracciare questa stecca da biliardo!-
 
Una voce profonda e divertita, del tutto diversa da quella che conosceva, fece sobbalzare Harry, che alzò lo sguardo sul cugino.
 
Era più magro di quanto ricordasse. Ora il suo fisico era più simile a quello di un uomo robusto e non a quello di un ragazzino obeso. I piccoli occhi lo scrutavano divertiti e un ghigno-non malvagio come quello di anni prima-gli si allargava sulle labbra.
 
Harry mosse un passo, ma cinque secondi dopo desiderò non averlo fatto. Una stretta soffocante lo avvolse e gli levò il respiro. Dudley era molto più forte di quanto ricordasse e avrebbe fatto meglio a tenerlo a mente se voleva arrivare vivo alle nozze.
 
-Cosa diamine è tutto questo caos? E’ arrivata la Regi… oh per la miseria!-
 
Zio Vernon si era affacciato dal salotto ed era rimasto senza parole. La bocca era spalancata, ma non ne usciva una parola. I capelli e i baffi avevano perso l’usuale color castano e il corpo, al contrario di quello di Dudley, era meno in forma di quanto Harry ricordasse.
 
-Vernon, chiudi quella bocca e vieni a salutare tuo nipote, su!-
 
Zia Petunia riscosse entrambi dallo sguardo che si stavano scambiando e la bocca di zio Vernon si richiuse con uno schiocco. Si avviò verso il loro gruppo e strinse la mano che Harry gli tendeva, seppur di malavoglia… sembrava uno di quei bambini costretti dai genitori a comportarsi bene.
 
-Ciao ragazzo.- mugugnò con voce roca.
 
-Ciao zio Vernon.- Rispose Harry, cercando di mostrarsi accondiscendente.
 
Quella mattina, mentre faceva colazione con Ginny, Ron ed Hermione nella casa che condividevano, la sua fidanzata gli aveva raccomandato di mostrarsi superiore a qualsiasi controversia si fosse venuta a creare.
 
-Tesoro, in ogni caso, devi dimostrare di non essere tu quello che sbaglia in questa situazione!-
 
Quelle erano state le parole di Ginny, e lui se le era ripetute fino al momento in cui si era materializzato a casa della signora Figg.
 
L’aveva ritenuto il posto migliore per non farsi notare ed anche il più vicino a Privet Drive a cui era riuscito a pensare. Arabella- gli aveva espressamente detto di voler essere chiamata così- era ormai molto anziana, ma aveva risolto uno dei dubbi di Harry, dicendogli che il gufo che aveva portato la risposta di Petunia era il suo e che sua zia era andata personalmente a domandarglielo in prestito, lasciandola stupefatta.
 
Anche Harry era meravigliato, ma quella era stata solo la prima delle cose che lo avevano stupito quel giorno.
 
-Ehm… perché non ci accomodiamo in salotto? Staremo più comodi e potremo parlare tranquillamente.-
 
Disse zia Petunia, spezzando il silenzio che si era creato e risvegliando Harry dai suoi pensieri.
 
Il salotto era esattamente come Harry lo ricordava. Si sedettero sui due divani verdi, gli uni di fronte agli altri, ma ognuno sembrava troppo interessato all’arredamento per guardare l’altro negli occhi.
 
-E quindi ti sposi! Chi è la fortunata, caro?-
 
Zia Petunia sembrava alla disperata ricerca di qualcosa che le permettesse di fare conversazione. Harry fu sorpreso dalla domanda, ma soprattutto dall’uso del ‘caro’… Non si sarebbe abituato facilmente alla nuova zia Petunia.
 
-Si chiama Ginny, ma non credo la conosciate… E’ la sorella del mio migliore amico, Ron, lui l’avete visto una volta...- E si fermò, trattenendo a stento una risata per il ricordo che in quel momento gli attraversava la mente. Era stato prima della Coppa del Mondo di Quidditch, quando i Weasley erano venuti a prenderlo e Dudley era quasi soffocato.
 
-Non vedo l’ora di conoscerla, se ti ha fatto innamorare sarà sicuramente una ragazza meravigliosa!- Il tono di zia Petunia si addolciva ogni minuto di più, e ad Harry sembrava di essere giunto su un altro pianeta rispetto a quello su cui era vissuto per sedici anni.
 
-Allora, avete, ehm, fatto le valige? Così posso spedirle alla Tana, sarete ospiti lì…-
 
Pochi minuti, qualche borbottio-di zio Vernon, naturalmente- e un incantesimo dopo, tutti i bagagli erano spariti.
 
Harry spiegò che ‘La Tana’ altro non era che la casa dei signori Weasley, che avevano acconsentito ad ospitarli, e che lui viveva nella casa adiacente con Ginny e l’altra coppietta felice.
 
Ron ed Hermione si sarebbero sposati insieme a loro, quindi si sarebbe trattato di un doppio matrimonio. L’idea era venuta ad Hermione, qualche giorno dopo il suo fidanzamento ufficiale con Ron, quando si era scoperto che i due amici, inconsapevolmente, avevano scelto lo stesso giorno per fare la proposta alla propria ragazza. Tutti avevano riso molto quando si era saputo, e Ron ed Harry, pur un po’ imbarazzati, avevano considerato quella sorta di telepatia come un’ulteriore segno della loro profonda amicizia.
 
-Cugino, non per interrompere i tuoi ricordi felici, ma come ci arriviamo a questa ‘Tana’?-
 
La domanda di Dudley fece cadere il gelo, e Harry si sentì addosso lo sguardo penetrante di zio Vernon, per la prima volta davvero attento a quello che avrebbe detto.
 
-Credo che la soluzione migliore sia quella di farvi materializzare con me.- Comunicò Harry con voce sicura, mentre zio Vernon iniziava a controbattere e zia Petunia bloccava sul nascere il fiume di parole del marito, dicendo:
 
-Benissimo tesoro, faremo come ritieni che sia giusto!-
 
-Ma Tunia cara, non sappiamo neanche di cosa si tratta, potrebbe farci del male o chissà cos’altro…-
 
- Stai tranquillo zio Vernon, è del tutto indolore e non lascia alcun danno permanente. Noi ci spostiamo quotidianamente così.- Disse Harry, seccato.
 
- Figo! Quando si parte, cugino?- Irruppe Dudley, facendo sorridere Harry, che ancora stentava a credere che quello fosse il bambino che più volte l’aveva usato come sacco da pugile anni addietro.
 
Era pur vero che quello era lo stesso ragazzo che, rosso d’imbarazzo, gli aveva detto: -Io non credo che sei inutile.-
 
Sì, evidentemente, le persone cambiano, ed Harry quel giorno ne aveva avuto diverse prove.


 
Buon pomeriggio (:
Prima di tutto, mi sento di ringraziare 'bellina97' per avermi fatto sapere cosa pensava del primo capitolo, ci tenevo molto ad avere un vostro parere.
Quanto a questo capitolo, diciamo che è venuto un po' più lungo del precedente, e a me piace molto. Spero sia così anche per voi :')
Possiamo notare quanto zio Vernon sia sempre lo stesso, mentre zia Petunia e Dudley siano abbastanza cambiati rispetto all'originale... beh, mi è sempre piaciuta l'idea di vederli sotto questa luce, e comunque un loro cambiamento mi serviva ai fini della storia (:
Bene, penso di aver detto tutto, perciò spero di sentire qualcuno di voi presto, buona lettura :D
 
  
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