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Autore: Fenrir_23    02/10/2012    8 recensioni
Questa storia è il seguito di "Un'altra possibilità", la mia prima Long su Itachi e Sasuke.
“Ti mancano i tuoi compagni di team?” Chiese, a bruciapelo.
Sasuke lo guardò stranito, chiedendosi quale strano processo mentale l’avesse portato a pensare a loro, ma poi si affrettò a negare.
“No, assolutamente no.” Disse, seccamente.
"Itachi sollevò il suo capello di paglia per monitorare meglio la situazione, osservando per un attimo Sasuke che camminava apparentemente tranquillo al suo fianco. Si trovavano in una zona particolarmente pericolosa: il Paese del Suono. Stavano esplorando quel posto desolato in cerca del rifugio principale di Orochimaru."
La prima parte della fiction è piuttosto avventurosa, la seconda invece più dedicata all'introspezione dei personaggi.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Itachi, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Dopo la serie
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Itachi sollevò il suo capello di paglia per monitorare meglio la situazione, osservando per un attimo Sasuke che camminava apparentemente tranquillo al suo fianco. Si trovavano in una zona particolarmente pericolosa: il Paese del Suono. Stavano esplorando quel posto desolato in cerca del rifugio principale di Orochimaru, per cercare un documento che li avrebbe aiutati a trovare i nascondigli del Sannin più nascosti.
Itachi osservò le risaie ai lati del sentiero in terra battuta su cui stava camminando, completamente abbandonate a se stesse. In quel luogo desolato non c’era nulla, ma ogni tanto capitava di incontrare gruppi di vagabondi, presumibilmente i fuggitivi delle prigioni di Orochimaru, che cercavano di sopravvivere alla giornata, non avendo più un posto in cui tornare. Di delinquenti ne erano rimasti pochi; semplicemente perché non c’era più nulla da saccheggiare e nemmeno nessuno al quale rubare dei soldi: quella era semplicemente una terra abbandonata.
Itachi e Sasuke avevano già visitato alcuni dei rifugi minori di Orochimaru sparsi per le terre ninja. In quei mesi passati lontano da Konoha non avevano viaggiato solo per piacere; Sasuke aveva palesato sin da subito il desiderio di poter liberare tutti i prigionieri del Sannin che ancora, dopo la sua scomparsa, erano rimasti intrappolati, tenuti sotto scacco dalle guardie a lui fedeli.
“Non meritano simili torture.” Aveva detto, spiegando quello che voleva fare al fratello.
Durante il loro viaggio avevano scoperto con sollievo che molti prigionieri erano già riusciti a scappare ma, giunti ad alcuni rifugi, era stato necessario ricorrere alle maniere forti. Orochimaru aveva scelto bene la maggior parte delle sue guardie: tranne quelli che gli obbedivano per puro terrore, la maggioranza era formata da spietati assassini che lui era riuscito ad avere dalla sua parte; e anche dopo la sua scomparsa loro si erano rifiutati di liberare i prigionieri.
“Siamo vicini … “ Mormorò Sasuke, guardandosi in giro. Era stato parecchie volte nel rifugio principale di Orochimaru e ne ricordava perfettamente l’ubicazione. Lui ed Itachi questa volta non si erano recati lì per liberare altri prigionieri –quel rifugio era ormai abbandonato – ma per trovare la mappa che indicava precisamente la sede di tutti i rifugi di Orochimaru, anche quelli più segreti.
Dopo essersi infiltrati in una fitta boscaglia ed aver camminato per una buona mezz’ora, Sasuke si fermò improvvisamente davanti alla base di un grosso albero secolare.
“Siamo arrivati.”
Itachi osservò attentamente; Sasuke posizionò le mani in tre modi differenti, e l’entrata della base segreta principale di Orochimaru si palesò davanti ai loro occhi; simile alla tana di un serpente.
Sasuke prese velocemente una torcia dal suo zaino, facendo cenno al fratello di seguirlo.Vennero travolti da una ventata d’aria calda, umida e stagnante, e dovettero sforzarsi per continuare a camminare, in particolare Itachi che era debilitato dagli effetti della sua malattia, che continuava a portarsi dietro anche se ormai guarito.
L’Uchiha più grande si sentì invadere dai soliti sensi di colpa, ai quali ormai si era abituato. Fin da quando avevano visitato il primo rifugio di Orochimaru, non aveva potuto fare a meno di sentirsi un verme all’idea di aver lasciato Sasuke nelle grinfie di quell’uomo, in quei corridoi bui e freddi, per ben tre anni.
Anche in quel momento non poté evitare di sentirsi male al solo pensiero, e Sasuke dovette accorgersene – ormai aveva imparato ad interpretare ogni silenzio e sguardo del fratello, anche quelli più apparentemente gelidi – perché ad un certo punto si fermò e lo guardò negli occhi lanciandogli una di quelle occhiate che, senza bisogno di parole, cercavano di spiegare tutto quello che pensava.
Non pensarci più, ora siamo insieme e va tutto bene.”
Itachi gli lesse sul volto quelle parole, e dopo qualche secondo di silenzio ripresero a camminare – senza aggiungere nulla – con Sasuke in testa che faceva luce. Scesero sempre più in profondità, mentre i corridoi sotterranei si facevano sempre più larghi. Il più piccolo degli Uchiha si fermò davanti a un grosso portone in acciaio, preparando un Chidori.
“Otouto, cos –“
L’impatto fu violento, e si sollevò una nube di detriti. Itachi non poté fare a meno di tossire rumorosamente, tutta quella polvere di certo non faceva bene ai suoi polmoni.
“Niisan, stai bene?” Chiese Sasuke, preoccupato, mentre la nube si dissolveva e lui entrava in quello che si poteva definire a tutti gli effetti il laboratorio principale di Orochimaru.
“Si, si, tutto ok.”
Lì dentro il puzzo di morte che infestava i corridoi si fece ancora più forte, tanto da costringerli a tapparsi il naso e la bocca con un fazzoletto di stoffa per non vomitare. Al centro della stanza troneggiava un gigantesco macchinario a forma d’imbuto, intriso di residui di quello che doveva essere stato il gigantesco cadavere di qualche che essere, collegato a dei tubi che lo sorreggevano al soffitto.
In alcune insenature, nelle pareti, erano collocate delle vasche contenenti uno strano liquido, ed appoggiate ad esse vi erano scaffali contenenti vari libri e rotoli; al centro della stanza tavoli sui quali erano riposti i maniera disordinata vari documenti – riguardanti presumibilmente gli esperimenti fatti da Orochimaru – e provette contenenti sangue o altri liquidi di natura indefinita.
Sasuke dovette trattenere un conato di vomito, per niente rassicurato dall’idea che, prima di trovare quello che cercavano, avrebbero dovuto passare in rassegna ogni angolo di quel posto per ore. Tuttavia, se esisteva una mappa di tutti i rifugi di Orochimaru, Sasuke era certo che si trovasse lì; l’unico posto al quale non aveva potuto accedere durante i tre anni in cui si era allenato con il Sannin.
Si avviò verso gli scaffali appoggiati contro la parete sinistra, iniziando a passare in rassegna tutti i titoli dei vari libri.
“Anatomia umana, tecniche ninja, vivisezione, esperimenti sul chackra …”
Itachi prese a rovistare fra i documenti sparsi per terra o sui tavoli, cercando di ignorare gli orripilanti esperimenti che riportavano la maggior parte di essi. Non poté fare a meno di puntare lo sguardo su Sasuke, sentendosi invadere da una sensazione che non seppe descrivere – diversa dal solito senso di colpa ma comunque molto simile – che gli provocò una fitta di dispiacere al petto. Probabilmente anche Sasuke era stato drogato e sottoposto a vari esperimenti, ma non ne avevano mai parlato perché nessuno dei due aveva mai avuto il coraggio di accennare a quell’argomento. Solo quel pensiero lo faceva sentire tremendamente inadatto a reputarsi ancora un fratello maggiore, e lo riempiva di amarezza. Accantonò quei sentimenti, concentrandosi solo sulla ricerca di quello di cui avevano bisogno.
Continuarono a cercare in quel posto per ore, senza scambiarsi quasi nessuna parola, dato che di certo l’atmosfera cupa e l’odore nauseabondo non li aiutavano ad aver voglia di conversare; anche perché erano entrambi presi dai propri pensieri; Sasuke dai ricordi dolorosi del periodo trascorso in completa solitudine fra quei corridoi, e Itachi dal senso di colpa per aver lasciato che suo fratello potesse vivere un periodo della sua vita in un posto simile, in balìa completa di una persona viscida e pericolosa come Orochimaru.
A un certo punto Sasuke interruppe il silenzio che si era venuto a creare lanciando a terra un libro, colto dal nervosismo.
“Merda, qui non c’è niente di quello che cerchiamo.”
Brontolò a denti stretti, appoggiandosi allo scaffale ricolmo di libri e cercando di concentrarsi per capire se stavano perdendo solo tempo o valeva la pena continuare. Forse era il caso di controllare anche nelle altre stanze; dopotutto era trascorso più di un anno da quando le aveva ispezionate approfittando dei momenti di distrazione del Sannin.
Itachi lo guardò di sottecchi, poco propenso a sentirlo esprimersi con certe espressioni colorite, ma non gli disse nulla, limitandosi solamente ad avvicinarsi a lui.
Ad un certo punto entrambi udirono uno squittio, notando un topo che sgattaiolava fuori da una piccola fessura accanto ad uno scaffale simile a tutti gli altri. Sasuke, avvicinatosi, si limitò a ripetere i sigilli che aveva utilizzato all’ingresso del rifugio, senza sperare veramente di riuscire a scoprire qualcosa, e spalancò  gli occhi esterrefatto quando quello scaffale cadde in avanti – rischiando quasi di travolgerlo se non si fosse tolto prontamente – rivelando una piccola porticina in legno.
“Bravo, otouto.” Si complimentò Itachi, avvicinandosi a lui.
Sasuke tirò un calcio ben assestato contro la serratura della porta– concentrando il chackra nel piede che andò a colpirla – e aprendosi essa svelò una ripidissima scalinata in discesa. Andò a riprendersi la torcia che aveva lasciato su uno dei tavoli, con tutta l’intenzione di avventurarsi per primo lungo quella scalinata, ma prima che potesse toccare il gradino iniziale Itachi lo bloccò fermamente.
“Questa volta sto io davanti.”
Non gli diede nemmeno il tempo di protestare, prendendo a scendere quelle scale pericolanti.
“Niisan, stai attento...”
“Lo so otouto, lo so.”
Sasuke non si oppose più di tanto, sapendo che se suo fratello aveva preso quella decisione niente gli avrebbe fatto cambiare idea, ma restò comunque sull’attenti. Non dubitava della prontezza di riflessi di Itachi e della sua esperienza, ma sapendolo indebolito dagli effetti della malattia – ormai completamente guarita ma che l’aveva segnato in modo profondo – non poteva fare a meno di essere sempre un po’ preoccupato; anche perché era già capitato che suo fratello si sentisse male tutto ad un tratto, e certo quella non era la circostanza migliore per un’evenienza simile.
Quel posto era infestato di ragnatele, tanto che Itachi ad un certo punto fu costretto a strapparne alcune particolarmente fitte che gli impedivano di procedere senza doversi abbassare. Poggiò un piede su un gradino, e dovette aggrapparsi prontamente al corrimano della scala per evitare di cadere, quando questo si frantumò lasciando al suo posto uno spazio vuoto.
“Niisan!”
“Tutto ok Sasuke, non preoccuparti. Piuttosto fai attenzione anche tu.”
Continuarono a scendere in quel modo per una decina di minuti – la scalinata era lunghissima – fino a quando giunsero davanti a un’altra piccola porta in legno. Avevano appena lo spazio per muoversi, quel posto era completamente immerso nei meandri più profondi della terra.
Itachi illuminò la serratura con la torcia che aveva in mano, e si concentrò per udire eventuali suoni che potessero metterlo in guardia da un eventuale pericolo.
“Niisan, lo senti anche tu?”
Domandò Sasuke, e la sua voce risuonò in quel silenzio cupo.
“Si, sembra il sibilo di un grosso serpente.”
La porta di legno tremò, come se un grosso essere stesse cercando di abbatterla.
Sasuke estrasse velocemente la sua katana, puntandola in direzione di quel rumore e attivando istintivamente lo sharingan; anche Itachi si preparò al combattimento, estraendo a sua volta dal fodero una katana che si era procurato per affrontare situazione come quella in cui si trovavano al momento.
Il grosso problema di combattere in quel posto era che non avevano spazio per muoversi, e dovevano quindi agire velocemente.
Sasuke pensò allora di colpire il loro avversario di sorpresa, con un chidori, ma prima che potesse farlo Itachi si affrettò ad afferrare il suo polso, facendogli notare che quella sarebbe stata una mossa fin troppo avventata.
“Non sappiamo cosa ci sia lì dentro, Sasuke.”
Lui protestò con un leggero brontolio, ma fu costretto ad ammettere a se stesso che suo fratello aveva ragione.
“Cosa facciamo?”
Gli domandò.
Itachi però non ebbe il tempo di rispondere, perché prima che potesse farlo, la grossa bestia nascosta dietro la porta riuscì a sfondarla con un colpo particolarmente potente, spiccando un balzo velocissimo verso i due Uchiha ed aprendo la bocca per sputare del veleno. Sasuke scattò di lato in un attimo velocissimo, e prima che il grosso serpente avesse il tempo di fare un’altra mossa, Itachi gli amputò la testa. Uno schizzo di sangue denso colpì in pieno la maglietta del minore fra i due fratelli, e lui si affrettò a toglierla, mentre già veniva erosa dal liquido.
“Il sangue di questo animale è ancora più pericoloso del suo veleno.” spiegò, mentre, tirando un sospiro di sollievo, osservava il suo indumento che veniva divorato dal liquido erosivo.
Anche Itachi parve rilassarsi, rimanendo comunque allerta e fissando il resto del corpo del serpente che ancora si muoveva appena.
“Mi sembra strano che Orochimaru abbia messo una difesa così debole a guardia di qualcosa di così importante.”
Fece notare.
“Comunque dovresti metterti qualcosa otouto, controlla nel tuo zaino.”
Lui fece come gli aveva consigliato il fratello, spiegando intanto che quel serpente avrebbe dovuto essere molto più letale.
“Probabilmente non mangiava da parecchio tempo e stava morendo di fame; se fosse stato nel pieno delle sue forze sarebbe stato impossibile schivare il suo veleno letale, sono velocissimi.”
Itachi nel frattempo aprì la porta con un calcio, esitando prima di entrare per accertarsi che non ci fossero pericoli. Poi mosse un passo.
Era una stanza piccolissima, larga all’incirca due metri ma dal soffitto altissimo. Vi era solo uno scaffale, appoggiato alla parete frontale, altrettanto alto e contenente quelli che dovevano essere un centinaio di libri e altrettanti documenti.
“Gli esperimenti più segreti di Orochimaru …” Mormorò Sasuke, sfiorando la copertina di un libro intitolato “Edo Tensei”. Se quello che cercavano esisteva era di sicuro in quel posto.
“Qui ci sono documenti importantissimi anche per Konoha, anche se passarli in rassegna tutti sarà un bel problema.”
Itachi si mise già all’opera, non molto entusiasta all’idea di trascorrere altre lunghissime ore in quel posto nauseabondo.
Presto scese il silenzio; entrambi non avevano voglia di parlare.
Mentre continuava la ricerca, Itachi non poté fare a meno di sentirsi mancare un battito quando, fra i tanti libri, ne scorse uno che sulla copertina recava il titolo “Sasuke Uchiha”. Si massaggiò le palpebre, credendo di aver preso un abbaglio a causa della stanchezza, ma scoprì con orrore di non essersi sbagliato. Attento a non farsi vedere da Sasuke, aprì il libro, leggendo i titoli dei vari capitoli.
“Droghe da somministrare, esperimenti sul segno maledetto …”
Fece in tempo a leggere solo quelle poche parole, prima che suo fratello gli strappasse il libro di mano.
“Sasuke.”
Incrociò il suo sguardo, e per un attimo rimasero a fissarsi negli occhi.
“Otouto … cosa ti ha fatto Orochimaru?”
Itachi si lasciò sfuggire quelle parole, rendendosi conto di avergli chiesto quello che non aveva mai avuto il coraggio di domandargli. Notò uno strano sguardo sul volto di Sasuke, ma prima che potesse intuirne la natura, lui si era già affrettato a scacciarlo.
“Ormai sono cose passate, non hanno più importanza.”
Spiegò, con l’intenzione di troncare la conversazione, ma poi senza nemmeno rendersene conto aggiunse qualcosa di cui si pentì subito.
“Tanto in quei momenti nessuno è arrivato ad aiutarmi, e raccontartelo certo non servirebbe a farmi sentire meglio.”
Impallidì nel rendersi conto di quello che aveva rinfacciato ad Itachi, e quando notò che lui aveva abbassato lo sguardo, senza più il coraggio di guardarlo negli occhi, non poté fare a meno di sentirsi infinitamente triste.
Era vero che Itachi in quei tre anni bui, e anche prima, non era mai accorso in suo aiuto, ma Sasuke – anche se a volte aveva provato rabbia nei confronti del fratello – dopo la scoperta della verità non aveva mai pensato di rinfacciargli quelle colpe in modo così crudele e diretto.
Per cercare di rimediare si avvicinò ad Itachi, che nel frattempo era rimasto immobile, e poggiò il mento su una delle sue spalle, abbracciandolo appena. Non lo disse a voce, ma tramite quel contatto cercò di comunicargli qualcosa di molto simile a un “Ti voglio bene lo stesso”.
Itachi si rilassò un po’, affondando la mano sinistra fra i capelli del più piccolo. Percepì chiaramente il dispiacere di Sasuke, ma lo stesso non poté impedirsi di pensare che quello che lui gli aveva appena rinfacciato era vero. Assurdamente e assolutamente vero.
L’aveva abbandonato, e anche se ora si stava impegnando con tutto se stesso per rimediare agli enormi sbagli fatti, il passato non sarebbe mai cambiato. Era un fardello che entrambi avrebbero portato per il resto della vita.
“Nella maggior parte dei casi Orochimaru si limitava a darmi droghe più o meno potenti per testare il mio corpo.” Spiegò ad un tratto Sasuke, stringendosi di più al fratello senza nemmeno rendersene conto. “O a stimolare il segno maledetto per vedere fino a che punto ero in grado di resistergli.”
Evitò di spiegare ad Itachi che la maggior parte di quegli esperimenti poi lo facevano stare tremendamente male per giorni, cercando invece di rassicurarlo per farlo sentire meglio.
Anche se non l’avrebbe mai ammesso, amava quegli abbracci, perché suo fratello lo stringeva sempre in un modo che gli faceva capire di essere amato profondamente.
Si rese conto che avrebbero dovuto riprendere la ricerca immediatamente, ma pensò che in fondo non sarebbe successo nulla di male se avessero continuato a restare in quel modo ancora per un po’.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed eccomi col secondo capitoli di questo seguito XD devo dire che quando ho iniziato a scriverlo non mi aspettava che la fic prendesse questa piega, ma poi mi è sembrato interessante soffermarsi sulla questione dei rifugi di Orochimaru. Tra l’altro, la stanza che ho descritto, compare in uno dei capitoli di Kabuto … avete presente? Ho immaginato che quello potesse essere il laboratorio principale di Orochimaru.
Ringrazio i lettori, commenti graditi come al solito e … ci sentiamo sabato col l’aggiornamento di “Voglio solo mio fratello” oppure martedì prossimo con il terzo capitolo di questa fic :)
   
 
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