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Autore: DarknessIBecame    03/10/2012    3 recensioni
Prendiamo una Rachel Berry rinnovata, un Noah Puckerman alle prese con tanti ragazzacci che le corrono dietro, un Finn Hudson sempre più impacciato e mescoliamo con qualche nuovo e vecchio personaggio. Aggiungiamo un paio di Dive e cerchiamo di capire cosa ne viene fuori.
Dal primo capitolo: "La sua decisione sembrava essere presa. Stava chiaramente dicendo che si sarebbe lasciata il ragazzo alle spalle, non voleva più tornare indietro. Non sarebbe più tornata indietro. Neanche il tempo di assimilare il pensiero che la canzone era finita, lasciandola spossata. Ed era cominciato l’applauso."
[Puck&Rachel/Puckleberry]
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finn Hudson, Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Sex on fire

Il viaggio in auto era stato veloce, ma troppo lento per quel che la aspettava. Era sicura di voler portare a termine il suo piano? Più lo guardava di sottecchi, cercando di non farsi scoprire, più  si convinceva che doveva ricompensarlo per la pazienza avuta con lei fino a quel momento. Lo vedeva lanciare occhiatine al suo corpo ancora mezzo svestito e deglutire, stringere le dita attorno al volante e aumentare impercettibilmente la velocità, per dimezzare il tempo che ci voleva dalla scuola a casa Puckerman. Alzò la mano, carezzandogli un lato del volto e lui ci si appoggiò contro, sospirando sonoramente.

-Scusa piccola…non vorrei essere così impaziente, vorrei che andassimo con i tuoi tempi, ma la vicinanza forzata senza poter fare niente non è mai stata il mio forte.-

Di nuovo sospirò, cercando nello specchietto retrovisore lo sguardo scuro della sua ragazza. Lei sorrise, appoggiando il capo sulla sua spalla e lasciando che le labbra premessero sul tessuto della maglietta di Noah.

-Se non ti avessi fatto aspettare così tanto, non saresti così teso. Però voglio fare un passo avanti, voglio che tu mi veda e lavi via ogni battuta, ogni insulto fatto sul mio corpo, così che un giorno io sia pronta e non mi senta inferiore a te per tutto quello che mi è stato detto.-

Magari poteva sembrare un discorso egoistico, ma lo stava facendo per entrambi. Se lei fosse riuscita a sentirsi bene nella sua pelle, non gliel’avrebbe più nascosta, si sarebbe sentita degna di stare al fianco di Noah Puckerman, bello, possente, tutto ciò che una ragazza poteva desiderare. E sapeva bene che se una delle due parti si sentiva inferiore all’altra, il rapporto non poteva funzionare, non sarebbe stato sano. Noah alzò leggermente il volume della radio e quello che ne venne fuori fu solo un altro incentivo a pigiare sull’acceleratore.

The dark of the alley, the breaking of day
The head while I'm driving, I'm driving
Soft lips are open, knuckles are pale
Feels like you're dying, you're dying

You, your sex is on fire
Consumed with what's to transpire

Hot as a fever, rattling bones
I could just taste it, taste it
If it's not forever, if it's just tonight
Oh, it's still the greatest, the greatest, the greatest

You, your sex is on fire
And you, your sex is on fire
Consumed with what's to transpire

And you, your sex is on fire
Consumed with what's to transpire

 
-Cazzo!-

Noah si sbrigò a spegnere del tutto la radio, ma le note dei Kings of Leon proprio non accennavano a lasciare l’abitacolo. Entrambi si ritrovarono a respirare forte, Rachel che prendeva la mano di Puck per stringerla e fargli capire mentalmente che andava tutto bene. Erano quasi arrivati e poi quel calvario sarebbe finito. Lui la ringraziò svoltando nel vialetto della villa bifamiliare che dividevano con un’altra famiglia di Lima ma che era quasi sempre deserta. Chi poteva prendersi una seconda casa a Lima non doveva aver visto molto del mondo. Quando il motore si spense, si girarono entrambi e si incontrarono a metà strada. Noah la prese per la vita, così da avvicinarla ancora un po’ e lei gli posò entrambe le mani sul volto, a fargli da cornice e protezione mentre le bocche premevano l’una sull’altra. La lingua di lei fu quella più veloce, esperta nel saggiare prima le labbra carnose del ragazzo e poi toccare delicatamente l’altra, giocandoci e risucchiandola tra le sue labbra, lasciandola andare dopo averla succhiata un po’, per gioco.

-Entriamo.-

Sembravano aver finito le parole. Scesero in silenzio dall’auto, Noah prese in spalla entrambe le borse senza meravigliarsi del peso di quella di Rachel. Probabilmente aveva con sé chissà quanti libri, per fare i compiti a casa, dopo scuola. Ormai ci era abituato, addirittura li faceva anche lui. La ritrovò davanti al pick up, prendendole la mano e scortandola fino alla porta, dove lei prese le chiavi dalla coccia vicino al dondolo e fece come se fosse a casa sua. Una volta aperto, fu lui a spezzare la tensione con la risata piena che pochissimi avevano avuto modo di sentire. Puck non rideva mai.

-Sembra che uno di noi stia andando al patibolo. Rach, non dobbiamo fare niente che tu non voglia. Possiamo tranquillamente salire in camera, pomiciare finché non viene sera e io mi accontenterò di palparti per bene, perché dopotutto sei la mia ragazza e hai un corpo tanto bello che non me ne staccherei mai. Ok?-

Si girò per farle l’occhiolino ma la trovò ancora seria e agitata, a suo modo.

-No, devo fare le cose per bene. Ho preparato la musica, ho studiato una piccola coreografia…pensavo potesse farmi rilassare un po’. Sei proprio un troglodita, Noah!-
E mentre lo diceva, tutta la tensione svanì, mentre la mora si ritrovava a ridere e gli prendeva nuovamente la mano, tirandolo su per le scale. Prese un cd ed una bustina dalla sua borsa, che lui aveva lasciato appoggiata al muro insieme alla sua e poi con lentezza cominciarono a salire le scale. Arrivati alla porta della camera di Noah, il ragazzo fece per spingere la maniglia verso l’interno ma lei lo bloccò con una mano sul petto.

-Prima ho bisogno di qualche minuto. Ti chiamo io.-

Con un leggero bacio sulla bocca svanì velocemente in camera, richiudendosi la porta alle spalle e lasciandolo lì inebetito. Sentiva ancora il profumo di Rachel addosso e l’idea di ciò che potevano combinare dentro quella camera, solo entro qualche minuto, gli fece sentire più pressione al cavallo dei pantaloni. Cominciò a fare avanti e indietro per il corridoietto che collegava le camere del primo piano, cercando di scacciare dalla testa ogni pensiero. Tolse il giubbotto e la maglietta che indossava, lasciandoli sulla balaustra, per essere almeno più preparato quando lei l’avrebbe chiamato.
Alzò un sopracciglio nel sentire una musica – solo la base – e la voce suadente di Rachel chiamarlo in camera. Aprì titubante, stranamente e la trovò al centro della stanza, seduta a cavallo della sedia, che gli dava le spalle. Deglutì rumorosamente, osservando quel poco che riusciva a vedere. Calze a rete con tanto di autoreggenti. Body bianco con qualcosa che sembravano dita disegnate sul sedere, capelli sciolti in morbidi boccoli e un cappellino bombato. La ragazza cominciò a cantare, sempre dandogli le spalle e lui fece un passo nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle per sicurezza.


Show a little leg, gotta shimmy your chest 
It's a life, it's a style, it's a need, it's Burlesque 


Era cominciata così, con lei di spalle che schioccava le dita a tempo di musica. Aveva mosso la mano per fargli cenno di sedere sul letto e lui l’aveva fatto, in trance per il suo corpo che si muoveva, la mano che accarezzava la gamba dalla punta del piede fino al fianco e poi davanti, dove lui non poteva arrivare. Mentre Noah si spostava verso il letto, Rachel girava lentamente la sedia, così da dargli ancora le spalle quando si fosse seduto.

E-X-P-R-E-S-S, love, sex 
Ladies no regrets 
E-X-P-R-E-S-S, love, sex 
Ladies no regrets 


Ecco il momento di avere ancora il fiato sospeso. La sua fidanzata aveva passato la gamba destra sopra lo schienale della sedia in una ruota che gli aveva fatto scoppiare le vene del collo, ne era sicuro. Ora erano faccia a faccia e lei era una divina tentatrice. Truccata perfettamente col suo rossetto più intenso e delle leggere linee nere a marcare il taglio grande degli occhi, si teneva il cappellino, si alzava e si metteva in piedi sulla sedia. Piegandosi su una gamba sola, l’altra volò a mezz’aria per accavallarsi di lato. Non sarebbe arrivato alla fine dell’esibizione, di sicuro.

Been holding down for quite some time and finally the moment's right 
I love to make the people stare 
They know I got that certain savoir-faire 


Di sicuro amava far rimanere lui a fissarla e, se avesse provato a fare quello spettacolino davanti ad una platea, avrebbe cavato gli occhi a tutti i presenti, femmine comprese. Era davvero un peccato che quella non fosse la sera giusta per andare fino in fondo, lo stava facendo uscire di testa con tutte quelle idee sensuali su di lei. La ragazza gli tirò addosso il cappello, scuotendo la chioma e passando le mani tra i capelli, così da piegare la schiena e spingere il petto all’infuori. Quasi inconsciamente, Puck si portò il cappello a coprire il membro, che ormai lottava per uscire dalla sua gabbia fin troppo stretta. Pochi secondi ancora e l’avrebbe assalita.

Fasten up 
Can you imagine what would happen if I let you close enough to touch? 
Step into the fantasy 
You'll never want to leave, baby let's give it to you.
…Why? 


Quella fu l’ultima provocazione. Con sguardo serio e determinato, si alzò sotto lo sguardo sconcertato della ragazza, andò a spegnere lo stereo e le si piazzò davanti.

- Tu…tu sarai mia. -

Detto questo, la prima cosa che fece, fu caricarsela in spalla. Senza alcuna protesta, la Berry si fece prendere e poggiare sul letto, troppo imbambolata dal petto nudo e dal resto del corpo di Noah per potergli far notare che sarebbe stato più facile farla camminare dalla sedia al letto. Una volta seduta, spalancò gli occhioni ed aprì le gambe, così che lui potesse mettercisi in mezzo, anche se ancora in piedi e piegarsi per baciarla con foga, le mani che si incastravano tra i capelli per scostarli dal suo viso. Con coraggio, Rachel riprese a respirare e fece scivolare le manine lungo gli addominali scolpiti del ragazzo, accarezzandone la V perfetta che conduceva all’inguine e più giù, dove non aveva mai avuto il coraggio di andare. Questa volta invece, l’avrebbe fatto. Non tremò neanche, quando slacciò il bottone dei jeans e tirò giù la lampo, accarezzando volontariamente il suo membro sotto i boxer. Lo sentì gemere e sentì anche lo sguardo bollente che le stava lanciando ma non alzò gli occhi su di lui. Altrimenti, sarebbe rimasta lì congelata e non sarebbe andata avanti. Infilò i pollici sotto al bordo dei boxer stretti e con una sola mossa li fece calare verso le sue ginocchia, insieme ai pantaloni. Rimase lì, impossibilitata ad andare avanti, quasi tremante mentre guardava la sua mascolinità ergersi davanti a lei senza più contenimenti. Non era quello che si aspettava. O almeno, sì, ma non così…tanto. Sentì le mani di Noah accarezzarle dolcemente il viso e riportare il volto verso l’alto, così da potersi guardare per bene.

-E’ tutto apposto…Sali più su. -

Quel sorriso caldo, tutto per lei, la costrinse a sorridere di rimando. Si lasciò prendere per le spalle e si fece più indietro sul letto, fin quando le gambe non furono completamente stese. Appoggiò i palmi delle mani sul copriletto morbido e lo osservò, così sicuro, mentre toglieva scarpe e calzini e poi via anche con jeans e boxer. I muscoli si flettevano sotto la luce cruda del lampadario, l’abbronzatura metteva in risalto ogni fossetta e tutto in lui le sembrava perfetto. Era così padrone di sé e non si vergognava di niente, lui. Lei invece era già arrossita al solo pensiero di come si era vestita in quella stanza. Il suo corso di pensieri si interruppe, quando lui si mise in ginocchio, toccando con le gambe i suoi piedi e si allungò. Pensò che stesse per sdraiarsi di fianco a lei, invece allungò una mano e le prese la gamba destra, alzandola leggermente e facendo scendere la lampo dello stivale. Non faceva altro che fissarla, e lei, fissandolo di rimando, si concentrava solo in quegli splendidi occhi che le toglievano tutta la forza di ragionare. Puck gettò il primo stivale a terra e subito dopo lo fece seguire dall’altro. Si avvicinò ancora, facendo una cosa che la fece fremere su quel letto. Si poggiò la gamba sulla spalla, incastrandola all’altezza del ginocchio e cominciò ad accarezzarle l’interno coscia. Ora faceva davvero caldo. Con dita veloci e callose,  arrotolò la calza fino alla caviglia, senza guardare quel che facevano le mani. Lei ormai era sdraiata sulla schiena ed osservava la bocca di Noah ed i suoi occhi, mentre baciava ogni centimetro di coscia o gamba che veniva scoperto man mano.

-Amo il fatto che tu sia una ballerina…posso fare ciò che voglio col tuo corpo. -

Lei ancora non aveva detto una parola. Lo guardava agire, toglierle l’altra calza e lanciarla sul mucchio. Lo sentì premere contro la sua intimità, ancora coperta, quando con entrambe le sue gambe sulle spalle, si piegò completamente per baciarle la fronte e rimanere così, mentre scendeva lungo le guancie e poi sul collo, facendola gemere. Se quello era solo l’inizio, cosa sarebbe successo dopo? Forse poteva davvero donarsi a lui, quel giorno. Come se le avesse letto nel pensiero, lui scosse il capo, guardandola mentre le baciava il seno, affondandoci il mento e chiudendo per un secondo gli occhi.

-Sei così morbida, così calda…amo stringere il tuo corpo in ogni momento del giorno…è così femminile e diverso dal mio che mi sembra tempo sprecato starne lontano. Ma non è ancora il momento, Rach. - 

Soffiandole sulla pelle, le prese con i denti la coppa del body, tirandola giù con facilità perché era senza spalline. Scoprì il primo seno e lo guardò, ci strusciò contro il naso e poi ne baciò il capezzolo, solo per ridere del mugugno di apprezzamento della sua ragazza. Passò subito all’altra parte del body, le dita che stuzzicavano il seno già scoperto e la lingua che lasciava una scia bagnata sull’altro, che finì inevitabilmente nella sua bocca. Di questo passo sarebbe scoppiata lì sotto. Stava strusciando il bacino contro l’erezione del ragazzo ma lui non faceva un frizzo. Continuava imperterrito nella sua missione, alzandosi di poco col bacino per poterle abbassare di più il corpetto. Quando fu arrivato all’ombelico, lasciò andare le sue gambe, che crollarono di botto attorno ai suoi fianchi e si strinsero attorno al bacino del ragazzo immediatamente, perché la lingua di Noah si era infilata nel suo ombelico e ora ci girava intorno, prima di soffiare sulla pelle bollente della povera vittima di tanta sensualità. Le dita di lui si arricciarono sotto al bordo del body e lui si fece indietro a forza, facendole alzare il bacino mentre le toglieva anche l’ultimo indumento rimasto. Sentiva ancora più forte il suo sguardo su di sé e per un attimo cercò di coprire la sua intimità, ma le mani di Noah furono più svelte. Una bastò per coprire interamente la sua femminilità, mandandole brividi lungo tutta la schiena quando il pollice si addentrò un po’ di più al suo interno. Puck però si stese sopra di lei, togliendo la mano e facendo combaciare alla perfezione i loro corpi, dandole un senso di protezione che non aveva mai provato. Cominciò a strusciarsi su di lui e lui fece lo stesso, mentre riprendeva possesso delle sue labbra e sporcava entrambi di quel rossetto che con tanta cura aveva applicato solo pochi minuti prima.

-Lo senti questo? Questo è quello che fa il tuo corpo al mio, ogni g-giorno. Lo fai sentire vivo, f-famelico delle tue tenere carni. Gli dai ragione di volerti ogni volta, in qualsiasi modo tu sia vestita, in qualsiasi p-posizione e tra una marea di altre ragazze. Il mio corpo reagisce perfettamente al tuo, vuole averti a tutti i costi. E’ solo la mia testa che gli dice di aspettare e di rispettarti, perché altrimenti ti violerebbe in tutte le maniere possibili. In tutte quelle che lo farebbero sentire appagato…-

Le braccia del ragazzo la presero e la strinsero a sé, mentre lo sfregamento tra di loro si faceva più intenso e un po’ più intimo, tanto da far gemere entrambi e far roteare gli occhi di lei all’indietro, mentre si spingeva di più per sentire di più. Non sapeva cosa, in quel discorso l’avesse più colpita, ma ad ogni parola si sentiva più bella, si sentiva più potente, si sentiva in gradi di gestire il suo corpo e di soggiogare quello di lui. Alzò il bacino, allineandosi così per avere qualcosa di più, per andare fino in fondo, ma Noah come sempre fu più veloce a prevedere le sue mosse. Di scatto, tenendola sempre tra le braccia, si rimise in ginocchio facendola sedere. Rach aprì gli occhi e li spalancò, vedendo quel sorrisetto strafottente da Puckzilla sul volto del fidanzato.

-Non vuoi…non vuoi andare fino in fondo?-

Domandò con un filo di voce, il cuore in gola. Per tutta risposta si sentì strizzare il seno e lo vide scoppiare a ridere.

-Non ci sarebbe cosa che vorrei di più, ma ora è il momento di infilarsi in doccia.-

Con gesto fluido le fece stringere le gambe intorno al suo bacino e si alzò, assicurandosi che rimanesse ben aggrappata al suo corpo. Cominciò a baciargli il collo nel tragitto e lo sentiva irrigidirsi e sbuffare ad ogni morso. Lo sentì anche borbottare qualcosa del tipo “quando lo faremo per la prima volta me la pagherai” ma non ci fece troppo caso. Ormai erano sotto la doccia e lui l’aveva spinta contro il muro, così che solo le gambe servissero da appiglio. Passarono almeno un’ora sotto la doccia a toccarsi, baciarsi, accarezzarsi sotto l’acqua, appagando almeno alcuni dei desideri che entrambi avevano. Uno assaggiò l’intimità dell’altro, Noah sperando che lei avesse capito che niente di lei lo disgustava, tutto il contrario. Non c’erano più state parole tra di loro, solo un conoscersi ed esplorarsi, un venire a conoscenza di lati dell’altro che avevano solo sognato fino a quel momento. Alla fine della doccia, Rachel era così tanto provata da tutte quelle nuove sensazioni ed esperienze che crollò addormentata tra le sue braccia, sopraffatta dalla giornata nella mente e nel corpo. Aveva avuto orgasmi prima, ma se li era sempre procurati da sola, velocemente e con poca soddisfazione. Noah aveva saputo più volte all’apice, prima di bloccarsi e farla calmare, con la scusa di insaponarle la schiena solo per ricominciare da capo una volta confusa abbastanza. Ma anche lei l’aveva ripagato con la stessa moneta e a giudicare dai versi, da come si era contorto sotto l’acqua mentre lei lo lasciava liberarsi su di sé, era stata dannatamente brava. Quella sera, quando si risvegliò abbracciata a lui, nuda e asciutta tra le sue braccia forti e calde, col suo respiro sul collo, sorrise osservando la stanza e sbirciando i raggi lunari che penetravano dalla serranda abbassata. Non sentiva nient’altro, se non i battiti del loro cuore e una felicità immensa scaturire in un sorriso che lui non poteva vedere, ma che stava cambiando le loro vite ed il suo modo di pensare.

***

 
E come sempre ci metto un botto ma alla fine aggiorno. Ho come sempre mille idee per la testa e altre ff pronte da pubblicare, ma prima voglio dedicarmi a questa. Probabilmente qualcosa di nuovo lo infilerò in mezzo, ma saranno del fandom Cast e non sulla serie. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbia soddisfatto qualcuno dei vostri desideri (se siete come me, vi ha accontentato poco, ma non è ancora il momento). Sto cercando di tenere la storia arancione il più possibile, così che tutti possano finire di leggere la trama e arrivare finalmente alle nazionali.
Come sempre, scusate per gli orrori di ortografia, non sono intenzionali, è che questi due mi mandano ai pazzi!

BascioCascio
La vostra Vevve
Ps questo capitolo è tutto per la mia sis e la mia persona, che scrivono divinamente e sono entrambe su Efp. Cercatevi Ainwen e GirlOnFire, non ve ne pentirete!
   
 
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