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Autore: _myhappyending    03/10/2012    5 recensioni
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt, Nick/Jeff, Santana/Sebastian
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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III chapter

 
“Santana, ti prego, smettila di torturarti le mani.” Sebastian la fermò in tempo, perché se avesse continuato si sarebbe strappata un’unghia.
Era agitata. Erano agitati entrambi mentre la decappottabile di Sebastian si fermava di fronte a casa Smythe. Santana se la ricordava benissimo: l’enorme vetrata posta al centro, mostrava ancora il pianoforte e il divano dove si erano baciati per la prima volta. La piscina era ancora lì, fiera, immensa.
“Ho paura”. Proferì lei sottovoce. Sebastian dovette riflettere un po’ su quella frase. Non era semplice sentir dire da Santana ‘ho paura’, era come sentir miagolare un leone.  “E se non mi accetta? E se mi manda via? E se mi dice che non sono seduta nel modo giusto e bla bla bla..?”
Sebastian sorrise un po’, scuotendo la testa. Era così bella, pensò, mentre provava a sedersi in modo abbastanza signorile sul sedile. Ma a Sebastian non importava, perché a dire il vero l’unica cosa di cui veramente gli interessava era di poter passare del tempo con lei. Ormai vivevano insieme, eppure non aveva mai avuto il coraggio di parlare di lei a sua madre.
Molte volte avevano litigato su quell’argomento, ma si erano rialzati più forti di prima finchè, un giorno, Sebastian aveva deciso di organizzare quel pranzo. “Sei l’amore della mia vita”. Il tono di Sebastian era vellutato, basso, e parlava come se dovesse scandire le parole per un sordo. “Dovrà essere per forza gentile”. Concluse, col suo solito sorrisetto ancora adolescenziale. Nonostante fosse un uomo completo, ormai, non perdeva alcune abitudini da ragazzino, come ad esempio il taglio di capelli o la sua mani di spendere un sacco di soldi come se non contassero niente. “O comunque abituarsi”. E con quella frase, Sebastian sottolineò il fatto che non importava cosa avrebbe detto sua madre, lui sarebbe rimasto con lei comunque.
 
Grace, la nuova cameriera di casa Smythe, li aveva fatti accomodare sul divano in pelle rossa. Tutto profumava di muschio bianco e di pulito, proprio come il blazer di Sebastian l’anno prima.
Sebastian era seduto comodamente all’angolo del divano, e osservava divertito la sua ragazza che cercava di abbassare fino alle ginocchia il vestitino giallo evidentemente troppo corto. “Santana, per favore. Calmati.”
“Mon chèr!” Una vocina alta, armoniosa e ben curata, come fosse intonata da un soprano, venne fuori da una bocca rossa almeno quanto i capelli di quella signora. La mamma di Sebastian indossava un vestito verde acqua come i suoi occhi e uno chignon alto. Non degnò Santana di uno sguardo, si concentrò ad abbracciare il figlio che, intanto, si era alzato. “Oh, sei bellissimo!”.
“Anche tu stai bene mamma”. Sorrise il ragazzo, mentre Santana si alzava. “Lei è Santana, la ragazza di cui ti avevo parlato. Santana, lei è mia madre, Aurore”.
Per la prima volta, la signora Smythe passò lo sguardo su Santana. La ragazza si aspettò uno sguardo indagatore, ma Aurore si limitò a sorridere e a porgere la sua mano. “Sono Aurore, molto piacere.”
“Io.. Io sono Santana. Piacere mio, signora.” Balbettò, e come un riflesso spontaneo afferrò la mano di Sebastian che, di rimando, la strinse.
“Oh, dammi del tu. Tranquilla”. Finalmente lasciò la mano di Santana e poi si sedette sulla poltrona, di fronte al divano dei due. “Allora, Santana, cosa fai di bello nella vita?”
Sebastian perse il sorriso e deglutì, così Santana si ritrovò in difficoltà, cominciando a maledire il giorno in cui aveva insistito per conoscere sua madre. “I.. Io mi sono diplomata ma non ho continuato l’Università. Ho..”
“Sai mamma”. La interruppe Sebastian. “Santana ha ricevuto un’ottima proposta per entrare in un tour di moda mondiale.”
La signora Smythe alzò un sopracciglio impressionata e annuì. “Interessante. Quindi non sei andata all’Università per fare la modella?”
“No. Io non andata all’Università perché so che non è il mio posto. Voglio dire.. Voglio rimanere a Lima con la mia famiglia e Sebastian, non voglio allontanarmi, non sopporto la lontananza”
Aurore contrasse le labbra. Sebastian sapeva esattamente cosa stesse pensando. Rinunciare all’Università per una sciocchezza come la lontananza? Coi mezzi moderni ormai si poteva fare qualsiasi cosa.  “Interessante”. Si limitò a dire, appoggiando la schiena al cuscino della poltrona. “E dove ti sei diplomata, chèrie?”
Santana sorrise per il modo in cui l’aveva chiamata, perché le ricordava Sebastian. “Al McKinley”. Rispose, notando che il fidanzato, affianco, chiudeva gli occhi in segno di rassegnazione.
“Il.. McKinley?” domandò la signora, come a verificare che avesse sentito bene o che Santana non la stesse prendendo in giro.
Aurore si voltò a fissare Sebastian, il viso contratto in un’espressione strana, indecifrabile, che probabilmente solo fra Smythe avrebbero capito. “Sì, alla scuola pubblica e abita a Lima Heights”.
A quella parola, la signora Smythe si portò una mano sul cuore e, con gli occhi sgranati, ritornò a guardare Santana per un millisecondo, per poi ripassare lo sguardo su Sebastian. “Dimmi che non è vero, Sebastian”
Santana si sentì spezzare il cuore. Lo sapeva, lo sapeva che la sua famiglia non sarebbe mai stata accettata in quella di Sebastian. Aveva capito, finalmente, da chi Sebastian avesse ripreso quella puzzetta sotto al naso. Sua madre era una vera arpia.
Sebastian, di rimando, si alzò. “E’ vero, invece. Sai cos’altro è vero, maman? Che fino a un anno fa, tutti i rumori che sentivi, tutti quelli che vedevi scendere giù dalla mia finestra, erano maschi. Maschi, mamma. Sono gay. Ero gay, penso di esser bisessuale, adesso, o penso semplicemente che Santana sia l’unica a farmi sentire… bene, in pace. Non importa di chi ti innamori. Non importa se viene dalla Spagna, dalla Francia, dall’Africa. Importa che cos’ha nel cuore, che tipo di persona è. E questo non l’ho capito grazie a te, ma grazie a lei. Santana è la mia ragazza, staremo insieme anche se ciò comporta abitare lontano da un quartiere con piscine. La amo. Sono in-na-mo-ra-to di Santana. Le chiederai scusa, o ci costringerai ad andarcene?”
Aurore non poteva crederci. Più suo figlio parlava, più pensava che quella specie di mezza donna gliel’avesse non solo portato via, ma anche fatto il lavaggio del cervello. E così, senza degnare di uno sguardo il figlio ma solo Santana, indicò la porta con un dito. “Sapete la strada”. Sibilò, e Santana si strinse di più al braccio del suo fidanzato. 



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Oddio mio, chiedo venia, perdono, assoluzione dalla pena(?)
Ho abbandonato la FF, lo so, ma sono straimpegnata e di conseguenza 
senza ispirazioni. I capitoli ci sono, ma a volte sono così insicura e non li metto çç
Spero vi piaccia questo ritorno, babies, e l'ho pubblicato solo perchè oggi 
GRANT E' STATO AVVISTATO SUL SET. 

Buona serata a tutti. :*
   
 
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