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Autore: Persephone Lupin    06/10/2012    1 recensioni
Quando Severus Snape torna a casa dopo una missione per il suo Signore, diventa testimone di un segreto che sconvolgerà il suo mondo. AU
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton, Voldemort
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 4. Acque turbolente

(Troubled waters)




 

Quando Severus si svegliò si ritrovò di fronte gli occhi azzurri di Albus Dumbledore.

«Come ti senti oggi, Severus?» C'era sincera preoccupazione nella voce del vecchio mago.

Severus avrebbe voluto rispondere, ma non emise alcuna voce. Solo un incomprensibile, gracidare stridulo seguito da un forte attacco di tosse che lo colse di sorpresa, e lo lasciò senza fiato.

«Calmati, calmati ora. Ecco, figlio mio, bevi un po’. Questo ti farà bene.» Il Preside fece scivolare un braccio attorno al collo del mago malato e lo spinse ad alzare il capo verso una tazza fumante di tè alle erbe. Severus sentiva l’odore di salvia e miele. Aveva sete. Avrebbe bevuto un fiume intero. Ma dopo qualche sorso era già troppo stanco per bere ancora. Chiuse gli occhi e si lasciò cadere tra i cuscini morbidi, la preoccupazione del Preside era come una coperta calda che lo avvolgeva.Lo aveva chiamato 'figlio'...

Quando si svegliò la seconda volta, Dumbledore non era lì. Ma poté distinguere una figura risposare russando piano su una poltrona davanti al caminetto. Il mite sole invernale brillava attraverso la stretta finestra, e lui poteva vedere il cielo: una striscia di azzurro immacolato. Come gli occhi di Dumbledore. La camera, a lui sconosciuta, era piccola e poco arredata. In ogni caso, non era sicuramente uno dei reparti dell’infermeria, di questo era sicuro. Oltre alla foto di una qualche solitaria costa frastagliata e di un mare agitato - in netto contrasto con il bel tempo che c’era fuori- non c’erano oggetti personali. Una camera per gli ospiti, forse? Sul comodino si trovavano molte fiale piene di varie pozioni curative e, notò rincuorato, una tazza di tè. Era lo stesso infuso con salvia e miele di prima, ed era ancora caldo.

Severus si tirò su a sedere e afferrò la tazza. Si sentiva anche molto affamato, tutto ad un tratto. Ma non aveva desiderio di svegliare la strega addormentata. Così, si appoggiò alla testiera godendosi il tè e la quiete. Sarebbe finita presto, ne era sicuro. Lo avrebbero interrogato ancora una volta risvegliando tutte quelle immagini di case in fiamme, di Babbani che si contorcevano in agonia, di maghi e streghe uccisi in un lampo di luce verde. E il Marchio Nero a guastare, blasfemo, il buio vellutato del cielo notturno. No, non doveva pensare a quelle cose, per il momento. Avrebbe assaporato il breve periodo di tranquillità che gli era stato concesso prima di tornare al suo inferno personale. Ancora pochi minuti di pace...

Ma la bestia nella sua mente era sveglia ormai, e già vomitava un'ondata di accuse e senso di colpa che non poteva essere arginata. L'alluvione avanzò su di lui in tutta la sua forza, senza pietà. Severus chiuse gli occhi, tremando nel tumulto di emozioni, gocce di sudore apparvero sulle sue tempie e sulla fronte. Gemette esasperato.

Il suono di singhiozzi soffocati mescolati a dolorosi colpi di tosse la svegliarono dal sonno.

«Severus?» La professoressa McGonagall chiese piano, lo sguardo rivolto verso il luogo da cui provenivano i suoni. Il mago malato aveva seppellito il viso tra i cuscini bianchi, tutto il suo corpo tremava.

«Severus, che cosa c’è?» Minerva si avvicinò al letto e pose un braccio intorno alle spalle dell'uomo distrutto dal dolore.

«Il Bacio. Voglio il Bacio» sussurrò lui con voce roca, sopprimendo un ennesimo rantolo di tosse.

«Non sai quello che stai dicendo! Stai di nuovo delirando, Severus!»e sclamò la professoressa, profondamente colpita dalla richiesta del giovane.

«No, me lo merito. Ho fatto cose terribili. Vengono per tormentarmi...» Altri singhiozzi e colpi di tosse.

«Ti prego, cerca di calmarti, o starai male di nuovo. Vado a chiamare Madama Pomfrey. Lei saprà darti qualcosa per farti dormire.»

Quando la Medimaga entrò nella stanza del malato, trovò il suo paziente tra le braccia di Minerva squassato da una tosse lacerante. Era pallido, il suo viso smunto reso lucido dal sudore dalle lacrime ancora fresche, i suoi occhi neri come la pece erano febbrili e pieni di angoscia e disperazione.

La Medimaga aveva una certa idea su ciò che stava succedendo nella mente agitata del suo paziente. Aveva parlato molto durante i suoi sogni febbrili, incoerentemente, il più delle volte, ma lei aveva comunque appreso molte cose su di lui. Come lei avesse, effettivamente, ragione riguardo ai forti sospetti che aveva nutrito nei confronti del padre di Severus, per esempio. Il ragazzo non mai era caduto giù per le scale: era stato picchiato così forte che era quasi morto a causa delle ferite. Procurategli dal suo stesso padre. Aveva parlato con Albus dei suoi sospetti allora, ma nessuno dei due aveva mai fatto nulla per proteggere il bambino dalla sua famiglia violenta. Perché non avevano fatto nulla? Perché lui era solo un Serpeverde senza speranza? Perché era cresciuto a Notturn Alley e, prima ancora di entrare ad Hogwarts, conosceva più maledizioni che la maggior parte degli studenti dell’ultimo anno? Avevano abbandonato il bambino fin dall'inizio, lei, Silente, e il resto dello staff, e adesso era diventato un Mangiamorte, un assassino marchiato da Voi-sapete-chi. Lei aveva visto l’orribile marchio diventare nitido sul braccio fasciato, chiaro e viscido come sempre...

Com’è che si chiamava? - Effetto Pigmalione, ecco come. Una profezia che si autorealizza. Tutti loro si erano aspettati di vedere Severus soccombere alle Arti Oscure, cercare il nemico, e lui aveva adempiuto alle loro aspettative. E loro non avevano mai fatto nulla per impedirlo, nessuno di loro. Erano colpevoli anche loro?

«Penso proprio che dovrò scambiare due parole con Albus sulla questione» mormorò Poppy tra sé e sé, quindi si avvicinò al letto ed estrasse una fiala con un liquido azzurro dalle tasche del suo grembiule.

«Tieni, bevi questo, ragazzo mio. Allontanerà gli incubi e allevierà la tosse.» Si trattava di un forte sonnifero combinato ad un sedativo per la tosse, qualcosa di molto più potente dello standard nel quale si sentiva tranquilla, ma il giovane era talmente scosso che un intruglio dolce di valeriana non sarebbe servito a nulla. Avrebbe dovuto monitorare attentamente il suo sonno per potere rilevare subito eventuali effetti negativi sul suo fegato e prendere le dovute contromisure. Un'altra notte insonne, insomma. Sospirò. Per fortuna, presto ci sarebbero state le vacanze di Natale e solo una manciata di studenti sarebbe rimasta a scuola, e lei avrebbe avuto tutto il tempo per recuperare il sonno. Quando quel pasticcio fosse finito.

«Puoi andare ora, Minerva, non vuoi perdere l'ultima partita di Quidditch, vero? Grifondoro contro Corvonero, dico bene?»

«Hai già vegliato tutta la notte, Poppy, dovresti riposare.»

«Lo farò, lo farò. Severus dormirà come un angelo fino a domattina, come minimo; potrò farmi qualche sonnellino. Non preoccuparti. E goditi la partita!»


Oplà! Stavolta non vi ho fatto aspettare molto. Il capitolo è molto breve, ma molto denso. Interessante il riferimento all’effetto Pigmalione. Nulla di più vero, purtroppo, per Severus :(

Al prossimo capitolo!
 

  
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