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Autore: Nefelibata    07/10/2012    2 recensioni
'In lontananza scorsi il mare e per l'ultima volta provai l'impulso di scappare, ancora, di fare un'inversione a U e tornare nel mio modesto appartamento di New York, sorseggiando caffè e sfogliando il giornale, ignorando la sezione dedicata alla cronaca.'
Pairing: Larry
Note: Fisher!Louis
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcun scopo di lucro, non intendo dare rappresentazioni veritiere dei caratteri di queste persone, ne offenderli in alcun modo. Sfortunatamente nessuno dei personaggi mi appartiene.
*
Scritta in collaborazione con _larrysmoments
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The only exception. 
capitolo 2

 



HARRY (Nefelibata)

How could I be losing you forever, 
After all the time we spent together 
I have to know why I had to lose you 
Now you've just become like everything 
I'll never find again, 
At the bottom of the ocean
[Miley  Cyrus – Bottom of the ocean]

Come ho potuto perderti ?
È questa la domanda che mi posi quando fermai la macchina davanti a quella casa.
Quella casa, la casa dove avevi conosciuto il mio sorriso, la casa dove mi facevi volare in aria e io gridavo di smetterla perché avevo paura.
La casa da cui fuggivo dopo i tuoi litigi di con mamma, per andare a piangere sulla scogliera.
La casa dove una volta viveva una famiglia, caratterizzata da felicità, armonia, pace.
Eppure allora come mai mi sembrava tetra, quasi pericolosa.
Feci per slacciarmi la cintura ma mi accorsi che i miei muscoli non volevano reagire, tutto di me mi stava dicendo di fermarmi, di non farlo, di non scendere, di tornare indietro magari, ma la mia coscienza era una dura rivale, e alla fine ebbe la meglio.
Rimasi a fissarla con occhi lucidi e sguardo perso.
I ricordi riaffiorarono, mi attaccarono come uno sciame d’api e mi investirono, mi travolsero, mi uccisero.
Come ho potuto perderti ?
Presi un bel respiro, consapevole che non me ne sarebbero bastati mille per affrontare tutto quello, per provare a fronteggiare il passato, per provare ad andare avanti.
Costrinsi le mie mani a posarsi sulla mia cintura e a slacciarla, costrinsi le mie dita ad aprire la portiera, costrinsi le mie lacrime a tornare da dove sono venute e il mio cuore a rallentare i battiti.
<< Coraggio Harry, puoi farcela. >>
Pensai ad alta voce.
Con passo lento e la mente traboccante di flashback, mi avvicinai alla porta, quella che troppe volte avevo sentito sbattere da uno dei miei genitori.
Era sempre la stessa, forse un po’ sbiadita, ma sempre graffiata e rovinata.
Avvicinai il dito tremante al campanello e premetti più forte che potei, di scatto, come se non volessi tornare indietro.
Mentre attendevo mi scoprii a desiderare di aver sbagliato casa ma no,dentro di me ero sicuro, era quella.
Certe cose non si dimenticano.
Sentii dei passi veloci, che andavano a ritmo con il mio cuore, e finalmente la porta si spalancò.
Per un attimo rimasimo entrambi a fissarci e studiarci, curiosi di vedere come eravamo cambiati, timorosi della reazione altrui.
Dopo un minuto buono fece un grande sorriso e con gli occhi lucidi esclamò << Harry! >>
<< Cora! >> ci abbracciammo stringendoci forte, mi era mancata, dio se mi era mancata.
Con un gesto della mano mi fece accomodare, come se non fosse casa mia, e mi ritrovai a fissare una casa che non aveva più anima, che non era più quella di una volta.
<< Non è cambiato nulla >> notai quasi sospirando con un mezzo finto sorriso.
<< No, certo, la casa è sempre la stessa >> mi fece notare calcando appositamente su “la casa” .
<< Dov’è lei ? >> Anche se la mente mi diceva di prendere altro tempo, aspettare, magari scappare, il mio cuore esigeva di vederla, mi era mancata anche lei, terribilmente.
<< Lo sai dov’è.. >> disse sospirando.
<< Come.. è successo ? >>
<< Una notte, quando già dormivo, si è alzata ed è scesa in cucina. Pensavo volesse dell’acqua, come altre notti, così non scesi anch’io. Ho sentito bussare alla mia porta. Sapendo fosse lei mi sono messa a sedere e ho detto “Avanti”, è entrata lei e.. >>
Fece una piccola pausa prendendo aria con le lacrime che ormai facevano a gara sul suo viso
<< E ho visto che aveva il polso squarciato, c’era sangue dappertutto, eppure lei era calma, ma i suoi occhi contenevano tutta la tristezza di questo mondo. Non sapendo cosa fare l’ho fasciata e l’ho portata all’ospedale, dio, sono rimasta sconvolta. >>
Continuò prendendosi il viso tra le mani e abbassando il capo, al che l’abbracciai per rassicurarla.
<< Ora non smetto un secondo di tenerla d’occhio, sai ? Ma ora che ci sei tu, andrà tutto bene. Tu sei la sua luce, Harry, sei la cosa più bella e preziosa che ha, sei l’unico che gli rimane. Ti prego, non andare di nuovo via. >>
<< Sono qui, non me ne vado, Cora. >>
<< Harry, so che non vuoi tutto ciò, so che ormai ti sei fatto una vita, abbastanza lontano dai fantasmi del passato, so che vorresti essere dovunque tranne che qui, ma c’è un mito che dice che, nei momenti di sconforto, bisogna parlare con dio, lui ci ascolta, sai ? Devi scrivere la tua preghiera su un foglio, metterlo in una bottiglia di vetro chiusa e lanciarlo in mare. Ma devi crederci davvero. >>
Annuii poco convinto.
Dio ? Io non avevo bisogno di lui, avevo bisogno di mio padre, avevo bisogno che lui tornasse.
<< Va da lei. >> Disse dopo minuti che sembrarono infiniti.
Annuii di nuovo alzandomi e scappando da quel posto.
Sapevo dove trovarla.
Prima di uscire di casa, però, notai una foto sopra il camino, la sua foto.
Mi avvicinai e con mani tremanti la prensi, scansando la polvere.
Conoscevo quella foto, la guardava sempre orgoglioso. Raffigurava lui, sorridente come sempre, davanti alla ARY, come aveva chiamato la sua barca, che aveva costruito lui stesso.
Mi scappò un piccolo sorriso, sotto il peso dei ricordi.
Dio, quanto mi manchi.
Posai la foto e mi avviai verso il cimitero, mentre contavo i miei passi per non pensare a ciò che sta per accadere, mentre provavo a tenere sotto controllo il mio respiro.
Arrivai qualche minuto dopo.
Attraversai la cancellata in ferro battuto e il cuore fece un salto a vederla lì, in ginocchio, il braccio fasciato, davanti ad un’unica lapide.
Mi avvicinai lentamente e una volta raggiunta mi sedetti sul prato vicino a lei, la manica della felpa a scacciare una lacrima, a leggere quel nome, quelle date, quell’agglomerato di lettere che non avrebbe dovuto avere un senso.
Si girò a guardarmi, feci lo stesso e mentre lei apparve impassibile al contatto tra i nostri occhi, io sussultai, al vedere quel viso segnato dal tempo e dal dolore, quegli occhi che non erano più quelli di mia madre.
<< Sei cresciuto così tanto.. sei così bello, assomigli a tuo padre >> Mormorò con l’ombra di un sorriso.
Non resistetti più, la strinsi in me in un abbraccio che racchiudeva tutto il dolore e l’amore del mondo.
Non potei farne a meno, strinsi le braccia con tutta la forza che avevo in corpo, per proteggerla, per allontanarla dalla mortale morsa della malinconia.
La strinsi a me lasciandomi alle spalle ogni paura, tutta la mia voglia di fuggire.
<< Perché l’hai fatto ? >> Mormorai con voce tremante.
<< Non credevo di riuscire a sopravvivere, senza di te, senza di lui. >>
<< Mi dispiace di averti lasciata sola, era.. era troppo per me. >>
Rimasimo in quell’abbraccio soffocante per un’ora, a mormorare scuse, frasi senza senso, cose che sapevamo entrambi che avremmo cancellato dalla mente, già affollata da troppe voci.


Mi sedetti sugli scogli scivolosi, voltando lo sguardo verso il mare.
Non sapevo perché ero lì, non sapevo perché reggevo tra le mani una bottiglia e un foglio di carta con una penna.
Non avrei voluto vedere il mare, non avrei voluto ascoltare il verso dei gabbiani mischiato con l’infrangersi delle onde, non avrei voluto sentire ancora quel profumo, ma dovevo tentare.
Quando non si sa cosa fare, ci si aggrappa alle cose più stupide, con la speranza di sentirsi meglio, con la speranza di rimettere le cose a posto.
Distolsi lo sguardo da quella distesa d’acqua per posarlo sul pezzo di carta che avevo in mano.
Senza pensarci un attimo scrissi, scrissi tutto ciò che mi passava per la testa, scrissi come se parlassi con mio padre, invece che con dio, scrissi dei miei desideri, uno solo in realtà, scrissi le mie speranze, i miei sentimenti.
Buttai tutto lì, sul bianco, facendolo diventare me.
Quando finii lo arrotolai per poi infilarlo nella bottiglia e dopo averla chiusa mi alzai e la lanciai il più lontano possibile, rimanendo a guardarla mentre cadeva in acqua sollevando alcuni schizzi.
Tornai a sedermi accorgendomi di non provare emozioni e rimasi a guardare quella bottiglia che, portata via dalle onde, provava a raggiungere dio, o forse mio padre, sul fondo dell’oceano.




LOUIS (_larrysmoments)

Il freddo di quella sera mi fece rabbrividire.
Avevo le mani bianche, ed un po’ arrossate vicino che nocche, ero bagnato fradicio, ma il calore della mia morbida felpa rossa non si smentiva mai. 

Mi avvicinai sempre più alla riva del mare, stringendomi forte in essa, facendo scorrere il mio sguardo perso lungo la scogliera lì vicino. Era quella la mia destinazione, l’unico posto dove poter essere lasciato in pace a combattere contro i pensieri che vagavano senza sosta nella mia mente.
Nuvole grigiastre mi circondavano riflesse fra le onde del mare, tanto da sembrare piombo liquido, dandomi l’impressione di vedere l’intoccabile colore della mia vita.
Sentii i brividi affiorare ancora una volta lungo la schiena, spingendomi ancora una volta ad urlare il mio dolore; era tutto inutile, le sentivo intrappolate nella gola, incapaci di liberarsi.
Mentre mi dirigevo al molo però, notai una barca ormeggiata, dove la vela era accuratamente avvolta nel copriranda, e un carico di pacchi sigillati che mi fece incuriosire, ma che non avevo intenzione di violare, giaceva sul fondo; mi sorprese però il fatto che nei paraggi sembrava non esserci nessuno. 
Per un attimo mi distolse da quella che era la realtà, facendo apparire un abbozzo di sorriso sulle mie labbra: era splendida, maestose a piena di vita, molto diversa da ciò che era solito circondarmi, mi ricordava un po’ i vascelli dei pirati, era forte!
Mentre camminavo su e giù, cercando di osservarla in ogni singola angolazione possibile, sentii un tonfo nell’acqua farmi sussultare di colpo. Come d’istinto mi voltai ed in lontananza scorsi fra il buio del cielo, e il luccichio delle stelle, una piccola figura avvolta in un alone scuro, ferma sulla punta della scogliera. Non si muoveva, ne accennava a farlo. Quella sottospecie di piccolo vascello mi aveva alquanto affascinato, certo, ma vedere qualcuno essere riuscito a salire su quella scogliera che, per quanto potessi esserne geloso, non era frequentata da nessuno, mi incuriosì a tal punto da aumentare il passo e raggiungere quanto prima.
Era difficile da raggiungere: ogni pietra che la componeva era spigolosa e molto, molto alta. Ero il solo che nonostante i graffi sulle mani, e qualche taglio sparso qua e là sulle ginocchia, piaceva salire in cima e respirare affondo quell’aria che, avrei giurato appartenesse ad un altro mondo.
Era di spalle, continuava a non muoversi. Il vento gli penetrava fra i riccissimi capelli color castano, e mentre avanzavo verso di lui, sembrava non essersi affatto accorto della mia presenza.
Ero immobile sulla sua sinistra, fissando il suo profilo spaventosamente perfetto. Perché una stretta al cuore sembrava volermi uccidere?
I suoi erano occhi fissi verso il mare, cercai di capire cosa stesse fissando con così tanta rabbia; volevo parlargli, dirgli qualcosa per ammirare bene il suo volto, composto la carnose labbra socchiuse e ciglia folte, avvolte in uno sguardo pensieroso.
Intravidi qualcosa galleggiare fra le onde nonostante in buio pesto di quella sera. Sgranai gli occhi, non riuscendo a capire bene cosa fosse.. 
<< Non funziona quasi mai, ci ho provato molte, forse troppe volte. >> dissi, riuscendo ad identificare, prima che affondasse del tutto quell’oggetto galleggiante: era una bottiglia. 
A quel punto il ragazzo si accorse della mia presenza, ma non sembrò battere ciglio, era indifferente a tutto.
<< Forse. Cora dice che bisogna crederci davvero, per far si che funzioni. >> 
<< E tu ci credi ? >> mi risultò spontaneo chiedere.
<< No. >>
Per un secondo smise di guardare il vuoto, rivolgendomi un solo guardo freddo. Mentre parlava, riuscii ad intravedere sul suo volto due fossette che spuntavano ai lati della bocca. I suoi occhi gridavano dolore un po’ come i miei, conoscevo bene quell’espressione, nonostante mi diede la sensazione che prevaleva sul mio.
Non accennava ad ampliare la sua risposta, perciò decisi azzardatamente di sedermi accanto a lui.
<< Mi chiamo Louis. >> mi presentai cercando di strappargli qualche parola di bocca. 
<< Okay. >>
<< Non vuoi dirmi come ti chiami ? >> 
<< Che importanza ha? Se mi chiamassi Liam, Niall o Zayn, che differenza farebbe, sono sempre io, no ? >> rispose.
<< Forse. Ma almeno se ti vedrò in giro, potrò salutarti. >> 
<< Tranquillo, non succederà. >>
<< E perché ? >> domandai stordito.
<< Perché stare qui è una fottuta perdita di tempo. Parlare con un dio che non esiste è una fottuta perdita di tempo. >> 
<< Il mare non è mai una perdita di tempo. >> il suo tono stava iniziando ad innervosirmi. Chi era lui per giudicare questo meraviglioso posto?
<< Beh, dammi un solo motivo per cui dovrei tornare in questo posto, per stare davanti a ciò che odio di più, perché è riuscito a portarmi via ciò che amavo di più. >>
Le sue parole suonavano senza senso, probabilmente una valida spiegazione ce l’avevano, ma continuavo a non capire e lui sembrava non volersi sbilanciare troppo.
<< Ci rivedremo, magari. >> 
<< Questo dovrebbe essere un valido motivo ? >> 
<< Okay, mi arrendo. E’ stato bello conoscerti, senza nome. Addio! >> e me ne andai, irritato dalla sua ostilità. 

*

Ed eccovi il secondo capitolo.
Ci sono rimasta male a vedere che la storia la seguono solo 7 persone ma okkei, non mi toglierete dai piedi così facilmente.
Vorrei ringraziare le 6 persone che hanno recensito il primo capitolo. No cioè siete la mia gioia.
Bhe qui assistiamo all'incontro dei nostri amatissimi Larry *esulta interiormente*
Come vi è sembrato Harry? E Louis? 
E secondo voi chi è Cora? 
La canzone è Bottom of the ocean di quella figa della Cyrus. Ascoltatela perchè ne vale la pena.
Se lasciate una piccola recensione io e la la meraviglia di Sharon siamo felici (?)
Ci vediamo con il prossimo capitolo.
Un bacio
Nicole

  
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