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Autore: zdraveipetrova    08/10/2012    2 recensioni
Il bambino si avvicinò correndo. La bambina si fermò e lo fissò.
« Ciao! » disse il bambino con una voce acuta.
La bambina rimase in silenzio, continuando a guardarlo.
« Posso sedermi qui e dondolare insieme a te? » parlò di nuovo il bambino, mostrando un sorriso.
La bambina annuì con la testa.
« Mi chiamo Louis, Louis Tomlinson. E tu? » chiese ancora il bambino, dandosi una spinta con un piede.
« Cherice » disse in un sussurro quasi impercettibile la bambina.
« Piacere Cherice, vuoi essere mia amica? »
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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01. Destino
 
 
         « Sono 12$. Grazie a lei, arrivederci ».
Ripercorsi il vialetto e raggiunsi il motorino. Guardai in alto, verso il cielo. La luna stava già facendo capolino tra le nuvole, e qualche goccia cominciò a cadere sileziosa. Da lì a poco sarebbe venuto un temporale. Classico. Diedi un'occhiata al vecchio orologio di papà che tenevo al polso. Ore 19:57. Ancora nessuna chiamata. L'audizione era prevista per le 18. Pensai che probabilmente c'era stato qualche ritardo e non si erano ancora esibiti. Di solito succede così, nel mondo della televisione. Gente con la puzza sotto il naso che se la tira solo perché il suo bel visino è famoso in tutto il mondo.
         Mi infilai il casco in testa, montai in sella e partii.
 
         Ti dicono di inseguire i sogni. Di non arrenderti alle prime difficoltà. Ti dicono di andare avanti, di provare fino all'ultimo a realizzare ciò che hai sempre desiderato. E allora ci provi. Spesso rimani deluso. Spesso vuoi cedere. Spesso desideri mollare. Altre volte, invece, sei quasi arrivato al traguardo. Sei ad un passo dalla vittoria. Hai quasi alzato la coppa, il tuo personale trofeo. Di una cosa sei certo pero'. Il destino arriva, e agisce, nel bene e nel male. Quel fottuto bastardo. Tante, troppe volte riduce tutti i tuoi obbiettivi in cenere. E nemmeno stavolta si è risparmiato.
 
         Cominciai ad odiare quel lavoro nel preciso istante in cui mi assunsero. Anche quando mia madre mi costrinse a chiamare il numero segnato sull'annuncio avvistato per sbaglio in un giornale paesano pensai che non era adatto a me. Eppure la terribile mancanza di soldi mi spinse ad accettare. Dovevo aiutare mamma, soprattutto dopo la tragedia che aveva avuto luogo quando ero piccola. Lei era caduta in depressione, ovviamente, e con il suo discreto lavoro riusciva a mantenere a malapena me e mio fratello. Ero la sorella più grande, quel compito spettava a me. Consegnare pizze d'asporto non era certamente mai rientrato tra i miei piani per il futuro. Tutto ciò che dovevo fare era andare a recapitare cartoni fumanti direttamente a casa degli abitanti di Doncaster, tutte le sere, dalle 18 alle 23. Entusiasmante.
         « Non lamentarti, Cher, non lamentarti. Sarebbe potuta andare molto peggio di così... », sussurrai sovrappensiero.

         Parcheggiai davanti alla piccola insegna "Pizza&GO", mi tolsi il casco ed entrai in pizzeria.
         « Ecco qui », dissi avvicinandomi al banco e appoggiandoci sopra tutti i soldi presente nel borsellino. Melanie li contò e li confrontò con gli scontrini.
         Melanie era la proprietaria di "Pizza&GO".. Era una ragazza molto giovane, di origini italiane. Aveva lunghi capelli biondi e occhi grigi. La madre era inglese, nata a Doncaster. Il padre, napoletano, con una carriera da pizzaiolo sulle spalle, le aveva insegnato sin da piccola ciò che a sua volta suo padre gli aveva svelato sull'arte della pizza. Così quando crebbe decise di aprire la sua personale pizzeria, tirando su quei pochi soldi necessari per pagarsi gli studi. Studiava giurisprudenza. Nei miei confronti era sempre stata gentile e soprattutto paziente. Ebbe la pietà di non licenziarmi anche quando le urlai contro che quel lavoro mi faceva schifo. Avevo bevuto troppo caffè quel pomeriggio, e Melanie per fortuna sapeva che brutto effetto aveva la caffeina sul mio organismo.
         « Mel, posso prendermi cinque minuti di pausa? Devo fare una telefonata », le chiesi non appena depositò i contanti dentro la cassa.
         « Certo, fai pure! »
         Mi avviai verso la porta sul retro. Fuori faceva freddo e tirava vento. Presi fuori il telefono dalla tasca del cappotto, e con mani tremanti cercai in rubrica il numero di Louis e feci partire la chiamata. Passarono due lunghi ed eterni minuti prima che rispondesse.
         « Pronto? »
         « Ciao Lou, sono Cher. Allora, l'audizione? Come è andata? Mi avevi promesso che mi avresti chiamata... »
         Dall'altra parte nessuno rispose.
         « Louis? Ci sei?! »
         Poi il silenzio venne spezzato da un singhiozzo strozzato.
         « Cher... non siamo passati. »


 
Il bambino dondolava avanti e indietro.
Avanti e indietro.
Avanti. 
Indietro. 
Non si fermava mai. 
E non smetteva mai nemmeno di ridere.





Hola!
 
Ok, era da (troppissimo) tempo che non aggiornavo, ma tra l'estate, gli impegni, e la voglia di scrivere tutto alla perfezione mi sono trascinata a postare solo oggi. La storia si svilupperà meglio molto presto, quindi stay tuned!
 
PS: se volete seguirmi su twitter, il mio account è @hugmexstyles : se qualcuno vuole essere aggiornato sugli sviluppi della storia tramite una mention, basta chiedere!



Beatrice ♥  
   
 
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