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Autore: 1rebeccam    08/10/2012    15 recensioni
"Sarebbe tutto così semplice. Non ci vuole niente. Un secondo, un secondo soltanto per perdermi nei tuoi occhi e dirti che ti amo... Vorrei avere la forza di aprire la porta e stringerti tra le braccia, perché lo so che sei ancora qui. Ti sento, sento il tuo dolore e anche la tua rabbia."
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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...Oggi devo assolutamente sbrigare una faccenda e vorrei che tu venissi con me.
Cosa devi fare?
Vorrei che venissi con me e soprattutto vorrei che non facessi domande.
Le domande sono il mio pane quotidiano Castle!
Risponde lei con tono autoritario e lui sorridendo le bacia la punta del naso.
Ma sei in ferie detective, perciò oggi niente domande...



 

La Resa Dei Conti


*
Non Nasconderti ai miei Occhi

*
40° Capitolo 

 

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Dopo aver fatto fuori più di metà ciambella, ed essere passati al loft, per consentire allo chef di cambiarsi, Kate parcheggia a dieci chilometri da casa e, dopo essere scesi dall’auto, viene presa per mano e praticamente trascinata dal suo scrittore dentro ad un bar.
Per tutto il tragitto lui ha dato le indicazioni e lei non ha chiesto niente, non ha fatto domande come promesso, ma la curiosità la sta, visibilmente, logorando.
-Buon giorno signor Castle!-
La ragazza dietro al bancone lo saluta con un bellissimo sorriso.
-Buon giorno a lei, un sandwich al prosciutto da portare via per favore.-
La ragazza si allontana per preparare l’ordinazione, Beckett lo guarda con aria interrogativa e lui ricambia con aria innocente.
-Che c’è?-
-Niente… non ti chiederò perché abbiamo fatto dieci chilometri in macchina per venire in questo bar, dove una ragazza, oltretutto molto bella, ti conosce bene, per ordinare un… un sandwich al prosciutto?!-
Termina la frase corrucciando la fronte.
Perché solo uno?
-Brava!-
Risponde lui prendendo il sandwich e una volta fuori, sempre trascinandola per mano, si dirige verso il giardino comunale, guardandola sott’occhio.
-Non guardarmi così Castle. Non ti chiederò perché abbiamo fatto, sempre dieci chilometri, per venire a passeggiare al giardino comunale con un sandwich al prosciutto, quando potevamo andare a mangiare qualcosa di buono al Central Park, che oltretutto è vicino  casa!-
-Brava! Adesso ci sediamo e aspettiamo.-
-Non ti chiederò nemmeno chi o cosa aspettiamo!-
-Brava!-
Castle si diverte un mondo, lei è rosa dalla curiosità e quando sta per sedersi sulla panchina vicina, lui la ferma.
-No! Non qui, là.-
Fa cenno con la mano verso una panchina ad un paio di metri da loro e lei sbuffa, alzando gli occhi al cielo.
-E non ti chiederò nemmeno perché questa panchina non va bene, ma va bene quell’altra!-
-Brava!-
Si siedono e restano in silenzio mentre Castle scarta il sandwich e resta a guardarlo.
Fingendo di godere del sole sul viso, Kate lo osserva attentamente. Tiene i gomiti appoggiati alle ginocchia e la sua espressione è come assente. Ha l’impressione che la sua mente si sia improvvisamente allontanata da lì e che quel panino lo abbia riportato dentro un ricordo doloroso. Si sporge in avanti assumendo la sua stessa posizione, seguendo la traiettoria del suo sguardo, che adesso si è spostato dal sandwich al prato davanti a loro.
Un uomo, con un bambino sulle spalle, corre tutto intorno a mò di cavallo, mentre il piccolo ride e urla di gioia.
E’ arrivato il momento!
Nei giorni passati avevano fatto finta di niente, non avevano più parlato di cosa fosse successo realmente nello studio del governatore Jordan, avevano sorvolato su tutte quelle occasioni in cui lui, improvvisamente, si estraniava e si allontanava da lei, come se avesse pudore di starle vicino. Dopo un attimo passava, ma questo stava logorando lui e preoccupando lei.
Era arrivato il momento di mettere fine a questa colpa insensata.
-Tutte le volte che mi allontanerai, io ti stringerò ancora più forte, finchè la tua ferita non sarà guarita.-
Sussurra improvvisamente. Castle sembra riscuotersi dal suo mondo e si volta a guardarla con l’espressione corrucciata, mentre lei continua a guardare dritto davanti a sé.
-Quella sera, all’hangar, hai detto queste esatte parole mentre il mio cuore sanguinava.-
Ricambia il suo sguardo. Lui ha l’espressione sempre più stupita, non riesce a capire perché quel ricordo a bruciapelo e soprattutto così all’improvviso. Lei lo fissa seria, con quella rughetta di preoccupazione al centro della fronte.
-Questa notte abbiamo fatto l’amore per la prima volta Rick, ed è stato splendido! Non sono mai stata così al sicuro in tutta la mia vita, ho avuto la certezza assoluta che tra le tue braccia non potrà succedermi mai più niente di male. Per ore siamo stati una cosa sola e da adesso in avanti è questo che spero saremo, una cosa sola. Anche tu, tra le mie braccia, dovresti sentirti al sicuro. Quello che hai detto all’hangar non deve essere a senso unico. Non allontanarmi Rick, permettimi di stringerti e curare le tue ferite.-
Sussurra ogni singola parola con calma, gli occhi lucidi e un sorriso dolcissimo sulle labbra. Lui continua a non capire.
-Cosa provi veramente? Da quella notte non ne hai più fatto parola. Abbiamo raccontato la dinamica dei fatti così tante volte durante gli interrogatori del giudice federale, che ci siamo convinti che le cose siano andate esattamente in quel modo!-
Castle torna a guardare davanti a sé l’uomo e suo figlio che, adesso, tirano calci ad un pallone.
-Abbiamo romanzato solo la parte dei documenti, il resto è solo la verità.-
Anche lei sposta di nuovo lo sguardo lontano, oltre le panchine, su quel prato in cui il bambino ha appena fatto un goal al padre, che lo prende tra le braccia e lo fa roteare per aria.
-Non è vero Rick. Dentro quella stanza sono morte tre persone e la verità è che una di loro era tuo padre. Questa è una ferita che sanguina ancora e che non puoi nascondere.-
Nota Rick irrigidirsi, serrare la mascella e abbassare la testa.
-Non ho nessuna cicatrice, tranne quella che resterà per sempre sullo zigomo e non provo nessun dolore, tranne quello alle costole.-
Dice tutto d’un fiato e quando la vede scuotere la testa, continua.
-Quell’uomo era senz’anima. Ha ucciso tua madre, ha ucciso Montgomery, voleva uccidere noi… ti ha picchiato Kate!-
Si volta a guardarla di scatto, come se fosse di nuovo dentro quella stanza, davanti al drago, mentre lei a terra, con il labbro spaccato, continuava a sputargli in faccia il suo odio.
-Non era nessuno per me, solo un… assassino…-
Man mano che parla, il tono si fa più forte, ma si blocca improvvisamente serrando per l’ennesima volta la mascella.
-Non provo niente per lui, non sento dolore per lui… io...-
Abbassa di nuovo la testa, voltandola addirittura dalla parte opposta a quella della donna che gli siede accanto.
-Io… non… dovrei… provare niente per lui…-
L’ultima frase è un sussurro e lei gli mette la mano sul ginocchio avvicinandosi ancora di più.
-Lo stai facendo di nuovo Rick, ti stai nascondendo ancora da me. Come quella sera. Ti sei lasciato andare tra le mie braccia, ma non per cercare conforto, lo hai fatto soltanto per nascondermi le lacrime che non sei riuscito a fermare davanti alla sua morte.-
-Mi dispiace Kate!-
Continua a non guardarla e a sussurrare.
-Dovrei provare indifferenza per la sua morte, ma non ci riesco, non… non ho ancora capito perché… perché mi ha salvato la vita.-
Quelle parole sono rotte dallo stesso nodo in gola che ha sentito quella sera, quando Victor Jordan era morto praticamente tra le sue braccia.
Lei lo costringe a guardarla. Ha di nuovo gli occhi pieni di lacrime e l’espressione distrutta del momento in cui ha scoperto la verità. Gli sorride e gli accarezza i capelli.
-Per lo stesso motivo per cui Roy ha salvato me, lo hai detto tu stesso Rick. Montgomery mi doveva qualcosa, così come Jordan era in debito con te.-
Lui scuote la testa.
-Non mi doveva niente, non ero niente per lui.-
Lei gli stringe la mano e sposta lo sguardo sul prato.
-I legami sono strani Rick, qualunque sia la loro natura. Roy non era mio padre, ma mi ha amato come se lo fosse stato, all’inizio forse era il senso di colpa, ma in seguito mi ha amato senza riserve.-
Anche lui ora guarda il prato. Il bambino e il suo papà, stanno ancora giocando e sembrano così sereni e felici.
-Victor Jordan era tuo padre, che ti piaccia o no. Non avevate niente in comune e non vi siete mai conosciuti, ma è bastato sapere la verità per cambiare ogni cosa, in un solo attimo, nella tua vita e anche nella sua. Quando gli hai raccontato la vostra storia, la prima cosa che ha pensato è stata che tua madre lo aveva defraudato di una sua proprietà, ma quando gli hai sputato contro che lei ti aveva portato via dalla spazzatura… i suoi occhi si sono spenti. In un attimo ha avuto la sensazione che il suo potere non valesse niente davanti alla rabbia e al dolore che ha visto nei tuoi occhi. Ha capito di essersi perso qualcosa di più importante.-
L’uomo e il figlioletto stanno andando via, il padre gli sistema il cappellino e lo aiuta a mettere il giubbotto, Castle li guarda allontanarsi mano nella mano. Sono due figure rese indistinte e sfocate dalle lacrime che premono sui suoi occhi, ma che ancora non sono scese sul viso.
Kate ha ripreso a parlare, la sua voce è così dolce, che lui non può fare a meno di guardarla.
-Forse è vero che nasciamo con un destino già segnato. Abbiamo l’opportunità di scegliere della nostra vita, del nostro futuro. Prendiamo decisioni che, giuste o sbagliate, ci portano in una certa direzione, ma alla fine, in un modo o nell’altro, ci ritroviamo sempre dove dovremmo essere, nel posto che è stato scelto per noi fin dall’inizio. Quello era il suo posto Rick. Alla fine è stato tradito proprio dal sentimento, quel sentimento che, per tutta la vita, ha ritenuto effimero. Quel sentimento che offusca il cervello, quel sentimento che può far male al cuore… e ha provato l’unico rimpianto della sua vita: quello di non essere stato tuo padre e non perché Martha ti ha portato via da lui, ma perché lui l’ha costretta a farlo. Ti doveva qualcosa Rick, quello era il suo posto.-
Lui continua ad ascoltarla in silenzio, le lacrime ormai hanno inondato il suo viso e lei gliele asciuga teneramente.
-Era un assassino, un uomo che aveva scelto la sua strada, ma era tuo padre e non puoi sentirti in colpa se hai provato dolore nel vederlo morire, specie dopo che ti ha salvato la vita. Lo ha fatto d’istinto, certo questo non cancella quello che era, ma lo ha reso umano. Non nascondere questo dolore dentro di te come una vergogna… non ai miei occhi.-
Rick guarda di nuovo il parco giochi davanti a se, poi abbassa gli occhi sul panino che stringe ancora in una mano e sospira, cercando di ricacciare indietro quel nodo alla gola che lo ha fatto piangere come un bambino davanti alla donna che ama.
-Vorrei riuscire a provare odio. Vorrei riuscire a pensare a lui e provare nient’altro che indifferenza… e ci riesco pure quando ricordo la sua risata cattiva, i lividi sul tuo viso… ma poi rivedo i suoi occhi sgranati mentre si accascia davanti a me, la sua mano tremante e… e non posso fare a meno di sentire un immenso dolore, un dolore che, davanti a te, non ho il diritto di provare…-
Lei lo ferma, mettendogli un dito sulle labbra.
-Perché? Che male c’è in tutto questo?-
Lui la guarda confuso, non riesce a capire la serenità che vede nei suoi occhi e che sente nella sua voce mentre gli parla.
-Come che male c’è in tutto questo? Mi sento come se ti tradissi!-
Lei scuote la testa e sorride, un sorriso amaro stavolta.
-Io… ho quasi tradito tutti voi… e soprattutto… ho quasi tradito me stessa!-
Quando nota l’espressione ancora più confusa di Rick, abbassa lo sguardo sulle loro mani intrecciate.
-Devo confessarti una cosa Rick. Io credo di non aver mai cercato giustizia per la morte di mia madre! Quello che volevo veramente, era vedere il suo assassino morire ai miei piedi, volevo ficcargli un proiettile in corpo e volevo che mi guardasse in faccia prima di morire… e questa non è giustizia, questa si chiama vendetta. Una vendetta che avrebbe reso libero il mio cuore, libero di vivere di nuovo. Almeno questo era quello che credevo. Ma improvvisamente ho capito che così avrei tradito me stessa e quello in cui credeva mia madre, per non parlare di tutti voi che avete rischiato tutto per me.-
Lui la guarda serio, stringendole più forte la mano.
-Cos’è cambiato allora?-
Lei ha lo sguardo fisso davanti a se come se fosse tornata, per l’ennesima volta, dentro al dolore della sua vita.
-Mentre ero davanti a lui e gli puntavo la pistola, mi sono resa conto che pensavo solo a te, quello che volevo era mettergli le manette e tornare da te… questa è giustizia! All’improvviso è stato tutto chiaro, ho capito che il mio cuore era già libero.-
Sorride, scuotendo la testa. Continua a guardare verso il prato e, sull’erba, vede scorrere le immagini sfocate degli ultimi quattro anni della sua esistenza.
-Io ho ricominciato a vivere quando tu sei entrato prepotentemente nella mia vita. Il mio cuore ha riacquistato la libertà quella sera all’hangar, quando mi sono arresa a perdermi nei tuoi occhi, quando hai asciugato e baciato le mie lacrime. Il mio cuore ha ricominciato a volare quando hai pronunciato quelle due piccole parole. Il sacrificio di Roy, l’amicizia incondizionata di Lanie, Esposito, Ryan e anche di Stan, l’affetto di Martha e Alexis… il tuo amore, mi hanno fatto capire cosa veramente era giusto.-
Si asciuga un’unica lacrima che è sfuggita al suo controllo, mentre continua a sorridere ai ricordi.
-E poi, quella sera, davanti a tuo padre, tra paura e rabbia, tu gli hai preso la mano e gli hai rivelato che tua madre non lo ha mai dimenticato, per tranquillizzarlo mentre moriva. Hai provato pietà per lui, nonostante il dolore che sentivi nel cuore… avrei dovuto odiarti per questo, avrei dovuto sentirmi ferita, invece non ho potuto fare a meno di essere orgogliosa dell’uomo che sei. Un ragazzino dal cuore grande.-
Rick rafforza la stretta alla sua mano, china la testa e sospira per ricacciare indietro le lacrime, ma non ci riesce. La notte appena trascorsa gli ha detto di amarlo infinite volte mentre facevano l’amore, ma quello che gli sta dicendo adesso va oltre l’amore, va oltre la passione. E’ qualcosa d’invisibile a cui non riesce a dare un nome preciso e che gli sta provocando un’emozione indescrivibile. Si rende conto che lei continua a parlare come non ha mai fatto, come un fiume in piena che ormai ha rotto gli argini e nessuno può fermare.
-Tu sei stato come la goccia che giorno dopo giorno, con calma e regolarità colpisce la roccia e piano la scalfisce; sei stato al mio fianco ogni giorno, non solo alla fine di questa storia. Io sono qui grazie al tuo amore… e se adesso dovrai appoggiarti tu a me, per superare tutto e per andare avanti, non c’è niente di male. Io sono pronta!-
La guarda con lo sguardo implorante, non riuscendo ad immaginarsi più senza di lei.
-Se… se non ci fossi tu! Io… non potrei farcela senza di te, adesso più che mai!-
-Io sono qui Rick!-
Lei continua a guardare il prato, ormai vuoto dopo che il bimbo e il suo papà sono andati via, tenendosi per mano.
-E, per citare qualcuno a caso, ci sarò… sempre!-
Solo ora si volta a guardarlo, occhi negli occhi e lui, finalmente, sorride.
Lo sguardo assente è sparito, lasciando il posto alla luce meravigliosa che emanano i suoi occhi quando si posano su di lei.
-Sempre Beckett? Guarda che è un periodo lunghissimo per dovermi sopportare.-
-Mmhhh… direi che mi sono sempre piaciute le sfide, Castle!-
Lo bacia dolcemente, poi si ferma ad un paio di centimetri dal suo viso e gli accarezza la nuca.
-Ora posso sapere perché mi hai portata a dieci chilometri da casa, per comprare un panino che sta diventando secco al sole?-
Rick ride e solleva spalle.
-Ho un debito da pagare ad un amico, ero sicuro di trovarlo ancora qui… ma forse è troppo tardi… spero solo che non gli sia successo niente di male.-
Lei corruccia la fronte aspettando una spiegazione, quando un leggero mugolio attira i loro sguardi dietro la panchina su cui sono seduti.
-Ciao piccolino! Eccoti finalmente, credevo non arrivassi più!-
Il cucciolotto gli si para davanti con la zampetta alzata e abbaia un paio di volte per salutarlo e, mentre Rick lo accarezza avidamente dietro le orecchie, si sposta verso Kate e le mette le zampette sopra le gambe, abbaiando e scodinzolando come se la conoscesse già e lei, non può che esserne meravigliata.-
-E tu chi sei?-
Gli chiede con dolcezza, accarezzandolo anche lei, mentre Castle lo prende in braccio.
-Lui è… beh, un nome glielo troviamo dopo, intanto sappi che è un mio caro amico. Piccolo ti presento Kate… sai, lei è la donna di cui ti ho parlato.-
Il cagnolino abbaia per le presentazioni e Kate si mette a ridere, continuando ad accarezzarlo.
-Tu… hai parlato di me… a lui!-
Esclama titubante e Castle annuisce.
-Gli ho raccontato tutto, di tuo padre, del governatore, che eravamo in un mare di guai e lui mi ha ascoltato con molta attenzione, mi ha promesso che avrebbe mantenuto il segreto.-
-Già! Sembra un tipo riservato.-
Risponde lei, mentre il cucciolo ha adocchiato il sandwich e Rick lo fa a pezzetti, per offrirglielo poco per volta.
-Mi è dispiaciuto di averti lasciato in mezzo alla strada, scusami, ma non mi sono dimenticato di te. Ti devo tanto amico mio.-
Il cucciolo gli mette le zampette anteriori sulle spalle e scodinzola, guardando prima lui e poi Kate in continuazione.
-Ti va di venire in un posto con me?-
Gli sussurra Castle e lui gli da una leccatina sul mento, scodinzolando.
-Pare sia pronto a seguirti in capo al modo, Castle! Chissà perché, ho l’impressione che il nostro amico tra un po’, vivrà beato dentro un loft.-
Castle lo mette a terra, dandogli l’ultimo pezzetto di sandwich, si alza, porge la mano a Kate e, senza dire una parola, si avvia verso l’uscita. Dopo cinque o sei passi, si rende conto che il cagnolino non lo segue, è rimasto seduto, vicino alla panchina con il musetto all’insù a guardarlo fisso. Castle sorride mesto, ricorda quando è uscito da quel parco lasciandolo solo e, a quanto pare, lo ricorda pure lui, perché continua a non muoversi e a guardarlo con curiosità. Gli si avvicina e si mette in ginocchio, come la volta precedente gli prende le zampette e lo solleva verso di se.
-Hai ragione a non fidarti, l’altra volta non sono stato proprio un amico, ma ero davvero disperato. Però non mi sono dimenticato di te, sei stato il mio primo pensiero appena le costole me lo hanno permesso. Vorresti darmi una seconda opportunità… Mi perdoni?!-
Kate guarda la scena sorridendo, il viso di Rick ha la stessa espressione del cucciolo, che lo guarda curioso, finchè abbaia un paio di volte e, con un’altra leccatina sotto al mento, gli risponde che è pronto a fidarsi.



Continua...



Angolo di Rebecca:

Kate è stata di una dolcezza infinita...
Ha capito il dolore di Rick, lo ha assimilato e ha reagito.
Gli ha aperto il cuore, gli ha detto la verità, gli ha parlato con serenità... 
e questo è stato per lui, più che una dichiarazione d'amore!
E poi... ecco la cosa importante che aveva da fare Rick... il cucciolotto!
Ora se lo porta via!!!
*-*

Buona 5x03  <3 

  
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