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Autore: parveth    09/10/2012    1 recensioni
Una ragazza in procinto di sposarsi, la casa della sua infanzia e una camicia da notte misteriosa...
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shadows from the past. .La mattina seguente Kelly si sveglio' alle 8 con ancora un vago ricordo della notte precedente, voltandosi si trovo' a fissare la camicia da notte appartenuta alla sua trisavola chiedendosi che cosa ne era stato di lei: "possibile che mamma non mi abbia nemmeno parlato di dov'e' situata la sua tomba?" deduceva che fosse morta perche' stando a quanto ne sapeva lei poche persone una volta entrate nei manicomi ne uscivano vive e se anche lo  fosse stata lo avrebbe sicuramente saputo. Si alzo' e si vesti' in fretta e mentre andava a far colazione in cucina decise che sarebbe andata a spulciare tra i vecchi documenti di famiglia per saperne di piu.
Poco dopo scese in cantina dove sapeva vi fossero degli schedari dove i nonni conservavano tutto, comincio' ad aprirli: alcuni rovinati e ammuffiti erano particolarmente "tosti", ma finalmente vi riusci' e comincio' ad aprire quelle vecchie cartellette ingiallite dal tempo:  atti di proprieta', vecchi conti... "e questo?"  si chiese mentre tirava fuori quello che sembrava un documento medico: in cima vi era scritto "St. Andrew's hospital"   "dev'essere il nome del manicomio: chissa' se esiste ancora?" si chiese appoggiandosi al muro e guardando in fondo al foglio ci vide scritto l'indirizzo: " 11 Flower road Norfolk Cambridgeshire"  "forse la' c'e' un cimitero, non e' lontanissimo, potrei andare a vedere che fine ha fatto la zia, se e' seppellita laggiu'" penso' la ragazza salendo le scale. Una volta entrata in casa scarabocchio' un biglietto per la madre e per Vivian affinche' non si preoccupassero e si diresse in garage per prendere la macchina.
Si mise alla guida posando lo stradario aperto e il foglietto con la via sul sedile del passeggero e di tanto in tanto vi gettava un'occhiata, stette al volante per un ora e mezza, attraverso' stradine sterrate dopo aver abbandonato ben presto l'autostrada,  viaggio' attraverso ridenti paesini che costeggiavano verdi colline ed era ormai mezzogiorno passato quando giunse all'indirizzo segnato sul biglietto solo che non era un cimitero bensi' un ospedale: "st. Andrew's hospital"  lesse Kelly mentre avvertiva un brontolio di stomaco, d'altronde era ora di pranzo ma decise d'ignorarlo almeno per il momento ed oltrepasso' il cancelletto di ferro stranamente socchiuso.  Al bancone d'ingresso una donna di colore piuttosto robusta accoglieva tutti con un sorriso "buongiorno, vorrei informazioni su una mia parente ricoverata qui cinquant'anni fa"   l'infermiera la scruto' con curiosita' "dovrebbe scendere in archivio ma le consiglio di parlare prima col direttore"  le disse sistemando dei fogli in una cartelletta  "puo' chiamarlo per favore? e' molto importante"  la prego' Kelly,  la donna compose un numero sull'interfono e dopo pochi minuti arrivo' un ometto stempiato con gli occhiali che la prego' di seguirlo, scesero fino al seminterrato, una lunga stanza con scaffali zeppi di faldoni fino al soffitto. Vedendoli Kelly decise di armarsi di tanta pazienza: ne avrebbe avuto per tutto il pomeriggio ma voleva sapere.
Ogni faldone era ordinato per anno, Kelly dovette ricorrere ad una scala poiche' i piu vecchi erano situati sul ripiano piu alto, facendo due conti avrebbero dovuto interessarle quelli compresi tra il 1940 e il 1950, comincio' a sfogliarli uno per uno con solerzia, le pagine plastificate erano grandi e pesanti e la ragazza le toccava con prudenza andando a ritroso, incappando in storie di dolore e sofferenza, quelli fino al '45 erano cartelle cliniche riguardanti indifferentemente uomini e donne piu o meno giovani con differenti patologie mentali ma rimase molto sorpresa nello scoprire che durante la guerra vi erano ricoverate solo pazienti donne e piu' andava avanti piu' le parole che le saltavano agli occhi eran sempre quelle: "3 mesi"   "5 mesi"  "8 mesi" e via dicendo,  ebbe uno strano presentimento come se fosse tutto li davanti ai suoi occhi ma non riuscisse a coglierlo completamente. Comunque sia non trovo' nulla riguardante la sua prozia sebbene avesse osservato piu volte i nominativi sotto la "s" , sconfortata e delusa rimise tutto a posto ed usci', saluto' l'infermiera all'ingresso e si avvio' verso la sua macchina. Durante il ritorno rimugino' su tutta quella faccenda: se a casa c'era quell'indirizzo doveva esserci un motivo ma d'altronde niente di quanto aveva visto faceva pensare ad una permanenza della zia la' dentro eppure c'era qualcosa che non le tornava  "ma a chi posso chiederlo? tutti quelli all'epoca presenti sono morti" rifletteva.  Quando arrivo' a casa erano ormai le cinque e mezza e trovo' la madre aggirarsi per il parco intenta a controllare le decorazioni nonostante cominciasse a far buio: "eccoti finalmente! si puo' sapere dove sei stata?"  le chiese correndole incontro  "beh veramente..." balbetto' lei ma non riusci' a dire di piu' poiche' Madison intavolo' un discorso sul menu' da cambiare, sul colore delle decorazioni ed altre cose riguardanti la cerimonia e lei non ebbe piu modo di parlarle,  quando finalmente ando' a coricarsi tiro' un sospiro di sollievo: domani sarebbe arrivato Brian e almeno a lui avrebbe potuto raccontare tutto con calma, in fondo avevano ancora sei giorni di tempo prima che la cerimonia avesse luogo, si volto' nuovamente verso la camicia da notte il cui bianco spiccava nel buio della stanza.  Tutt'ad un tratto si delineo' accanto al manichino l'evanescente figura di una giovane donna dai lunghi capelli, indossava una strana veste lunga al ginocchio, convinta di sognare Kelly si mise a sedere sul letto senza pero' smettere di guardarla, le era venuto freddo e si tiro' le coperte fino al mento.  Lentamente la strana ombra perlacea si volto' verso di lei e con una voce lamentosa indicando la camicia da notte disse:  " se l'indossi morirai"  e svani'.

  
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