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Autore: Swichi_Matiux    10/10/2012    8 recensioni
Rose Weasley e Scorpius Malfoy si odiano. Che novità! Ma grazie a quel genio creativo di Albus Severus Potter - un nome, una garanzia - si ritroveranno coinvolti in una continua serie di scommesse che metterano a repentaglio la loro vita sociale nell'ultimo anno a Hogwarts.
Tra tuffi nel Lago Nero, baci mal interpretati, illegalissime partite di Strip Poker, amici ficcanaso, continui voli dalle scope e Strillettere a ogni ora del giorno, i "nostri eroi" scopriranno di provare qualcosa di inaspettato e... di essere veramente sadici.
Tratto dal primo capitolo:
«Quindi.. ho avuto un’idea: perché non fate un patto, un’alleanza, un lavoro di studio, qualsiasi cosa che incanali la vostra energia negativa e... vi unisca in qualcosa un progetto comune e positivo?» 'Positivo per me e il resto di Hogwarts', avrebbe voluto dire Albus, ma preferì tenerselo per sé e sorridere tanto da slogarsi la mandibola.
Scorpius, appoggiato a braccia conserte allo stipite della porta, sogghignò. «Una serie di scommesse, insomma.»
Albus impallidì e cominciò a gesticolare freneticamente, scuotendo la testa terrorizzato. «No, no! Io non intendevo... Non volevo, voi non–»
«Accetto.» sibilò Rose socchiudendo gli occhi turchesi.
Con la gentile collaborazione di: William Zabini, Christopher Nott, Dominique Weasley, Lorcan&Lysander Scamandro.
E la cortese presenza di: Hugo Weasley (e il resto della famiglia), Lily Luna Potter, Ted Remus Lupin, James Potter, Roxanne&Fred II Weasley, Chad McDonald, Amanda Finnigan, e Draco Lucius Malfoy e consorte.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Tra figli e genitori, che rottura di...
[Ottima deduzione, Theodore!]
 
 

Dormitorio Serpeverde,
Poco dopo la caduta dall’Ippogrifo
 
Chad si stava asciugando gli occhi e tirando su con il naso per l’ennesima volta sotto lo sguardo preoccupato di William, quando la porta si aprì all’improvviso.
La chioma scompigliata di Albus fece capolino dallo spiraglio dell’uscio anticipando la sua entrata in modo comico. «Oh, Will, speravo proprio di trovarti già sveglio! Chad.»
Will lanciò un’occhiata interrogativa all’amico: a conti fatti era davvero presto per essere domenica mattina e di solito Albus doveva essere tirato giù dal letto di peso anche nei giorni scolastici... inoltre sembrava piuttosto trafelato, come se si fosse fatto qualche rampa di scale di corsa per arrivare al Dormitorio e – contando che era atletico come una cimice rovesciata – tutto ciò poteva sembrare piuttosto strano. Cos’era successo?
«In effetti è una cosa abbastanza importante quella che ti devo dire: appena Chris si sveglia, tu e lui siete stati convocati urgentemente in Presidenza dalla McGranitt» gli annunciò con un tono disinteressato che però cozzava con il sorrisetto sadico che gli increspava le labbra, come se quella notizia lo divertisse immensamente.
«Ma... cosa?!» esclamò William sorpreso: era da un po’ che lui e Christopher avevano smesso di fare scherzi ai primini – e ad Albus – e nessuno li aveva mai scoperti, com’era possibile che fossero convocati ora?
«Così mi è stato detto di riferirvi. Mi raccomando: alle otto e mezza puntuali, molto probabilmente ci saranno anche i vostri genitori!»
Si, era decisamente divertito dalla situazione. E pure soddisfatto, ma perché?
«Oh e... Merlino, come diamine era? Micio... Micio...? No!»
«Albus, stai delirando per caso?» gli chiese Will sconvolto, prima gli dava una notizia del genere e poi si metteva a farneticare di un gatto immaginario?
«Ma sì: Gatto Tigrato! Ci si vede!» esclamò alla fine Al, sentendosi immensamente realizzato e scivolando via dalla stanza con un’agilità inaspettata, prima che William potesse chiedergli qualsiasi tipo di spiegazione.
«Gatto tigrato? Ma si è rintronato? Va be’ che è sempre stato strano, ma qui si esagera!» fece il ragazzo rivolto a Chad, mentre scendeva dal letto, dirigendosi verso il bagno. Il biondo in tutta risposta scrollò le spalle senza sapere cosa dire.
«Be’ Chad, io vado a farmi una doccia, tanto ho tempo prima di andare dalla Preside. Tu stai pure quanto vuoi, fai come se fossi nella tua stanza» lo rassicurò con un sorriso prima di chiudersi la porta del bagno alle spalle.
Il ragazzino si lasciò cadere di nuovo sul letto sospirando, svuotato e spossato dal pianto e dalle confessioni. Ascoltò il ritmico picchiettare dell’acqua della doccia sulle piastrelle, ma non fece in tempo a rilassarsi completamente che lo scatto secco di una tenda che veniva tirata con malagrazia lo fece scattare seduto con il cuore in gola.
Chris.
Chris si era svegliato.
Chad continuò a fissarlo, con il cuore che pareva stargli per sfondare la cassa toracica, immobile, sperando di poter diventare invisibile.
Oggettivamente non poteva negare che Christopher fosse proprio un bel ragazzo. Un gran bel ragazzo. Ma nonostante ora gli stesse davanti semplicemente in pantaloni del pigiama, lasciando in bella mostra gli addominali e i bicipiti da Battitore, con quell’aria scompigliata e stropicciata dal sonno, Chad non riusciva a guardarlo come ragazzo di cui potersi innamorare: gli faceva troppa paura, aveva quel non-so-che negli occhi e nelle movenze che lo faceva rabbrividire. Per non parlare di quando gli si rivolgeva con quel tono freddo che...
«Sei ancora qua» constatò proprio in quel momento Chris senza neanche alzare lo sguardo verso il ragazzino.
Chad cercò di deglutire, ma aveva la gola troppo secca.
«Bene, perché ci sono delle cose che dovrei dirti.»
Merlino, ora mi dice che vorrebbe strangolarmi... e poi mi strangola! «C-certo» si scollò dal palato con fatica il biondo, cercando di non sembrare troppo spaventato.
«Ti prego, però, non... parlare: rovini tutte le mie buone intenzioni. Sai, ti trovo ancora abbondantemente irritante e inopportuno, ma ho deciso che non sarò più... geloso del tempo che passerai con Will»
Chad sgranò gli occhi, sorpreso da quelle parole inaspettate, ma non si azzardò a fiatare per paura di rovinare quel momento idilliaco.
«William è una persona fantastica, ma da piccolo era proprio come te... fastidioso, insistente, esuberante, decisamente troppo vivace...»
«Ma...?» si arrischiò ad interromperlo il ragazzino, stufo di sentirsi rinfacciati i propri difetti, nonostante fossero ammorbiditi dall’immagine di Will sullo sfondo.
«Ma,» riprese Chris, fulminandolo con uno sguardo, «anche se all’inizio faticavo a sopportarlo e ho più volte meditato di ucciderlo nel sonno, mi sono sempre preoccupato per lui proprio a causa del suo carattere. Certo, grazie a questo era pieno di amici già la prima settimana di scuola, ma non sai quante volte ho sentito imbecilli parlare male di lui, insultarlo» inspirò a fondo e si coprì gli occhi con una mano, «Non riuscivo a tollerare una cosa del genere, così ho imparato a conoscerlo e... per fortuna l’ho fatto! Comunque il punto della situazione è che come non ho voluto che succedesse qualcosa a Will, non voglio che succeda a te. Odio i bulli e gli idioti, quindi se ti ricapitasse una situazione come quella di ieri sera o una qualsiasi altra, non esitare a chiamarmi e vediamo se riesco a far passare loro la voglia di prenderti in giro»
Ora Chad era definitivamente impietrito. Possibile che Christopher non solo gli offrisse bandiera bianca, ma anche il proprio aiuto e sostegno? Sentì le lacrime di gratitudine pungergli gli occhi, ma non sapeva cosa dire.
Scese più velocemente che poteva dal letto e si fiondò addosso al ragazzo più grande che proprio in quel momento stava togliendo la mano che prima gli copriva gli occhi.
«Ma che...?!» esclamò Chris sconvolto quando si trovò il ragazzino ancorato al petto tutto d’un tratto. Senza sapere cosa fare gli batté un pacchetta amichevole sulla testa, tirandosi poi indietro, con un’espressione leggermente disgustata da quello slancio di affetto da carie. «Si, si, bravo, ora puoi lasciarmi andare...»
«Ma, Chris! Questo vuol dire che siamo amici!» trillò Chad entusiasta, senza spostarsi di un millimetro.
«Non proprio, veramente. E comunque per te sono Christopher; il modo in cui dici Chris mi irrita»
«Va bene, Chris! Farò qualsiasi cosa mi chiederai da oggi in poi!» Non riusciva a crederci: aveva due amici fantastici. Due!
«Si, appunto. Ora staccati.»
«Subito!» esclamò il ragazzino, balzando lontano da Christopher e allacciando le mani dietro la schiena.
Chris sospirò, questa volta leggermente divertito. «Okay, e mi raccomando: questa nostra discussione non deve uscire da qui e...»
Proprio in quel momento, il picchiettare dell’acqua smise e pochi istanti dopo la porta del bagno si aprì lasciando uscire Will, coperto semplicemente da un asciugamano attorno alla vita, che si frizionava energicamente i capelli scuri con un altro telo di spugna.
Chad e Christopher si fermarono per un istante a fissarlo con la bocca socchiusa e prima che il piccolo biondo potesse commentare qualcosa, Chris gli piazzò una mano sulla spalla, sospingendolo energicamente verso la porta della camera, senza mai staccare gli occhi da William che lo osservava a sua volta scuotendo la testa divertito. «Beh, Chad, non credi che sia ora che tu te ne vada?»
«Ma...»
«Niente “ma”: sciò!»
William scoppiò a ridere mentre Christopher cacciava fuori di peso il ragazzino dalla stanza e poi si avvicinava a lui con le braccia incrociate e l’espressione fintamente corrucciata.
«Avete chiarito?»
Il ragazzo più alto sospirò spazientito, «Possibile che finiamo sempre a parlare di quel mostriciattolo?»
«Allora di cosa vorresti parlare?» gli domandò dolcemente Will, deciso più che mai a non finire nuovamente a litigare per colpa di Chad.
«Dobbiamo parlare per forza? Perché io avevo altre idee...»
«Quindi... sono perdonato?»
«Come potrei rimanere arrabbiato con te per più di dieci minuti? Non sai quanti incubi ho fatto stanotte per il senso di colpa!»
William si illuminò, regalandogli un sorriso enorme, e Chris non riuscì più a trattenersi: gli si fiondò addosso appropriandosi delle sue labbra quasi con rabbia.
«Chris... non abbiamo tempo» sospirò Will deluso.
«Non preoccuparti, a me basta sapere che mi sarai sempre vicino»
«Per sempre»
 

***

 
Quando Madama Chips finì di brontolare e di fasciare rispettivamente il braccio destro di Rose e la caviglia sinistra di Scorpius, i due ragazzi furono liberi di uscire dall’Infermeria... per andare direttamente in Presidenza su convocazione immediata della Preside. 
Rose partì di gran carriera con Scorpius che le arrancava dietro, cercando di mantenere il passo con la caviglia dolorante che urlava a ogni suo movimento, costringendolo a zoppicare molto poco malfoycamente
«Rose... aspettami! Lo sai che faccio fatica a camminare!»
«Potevi prenderti una stampella, tardo!» sbottò la ragazza, furente, proseguendo ancora più velocemente. 
Scorpius sospirò – non aveva chiesto volutamente una stampella nella speranza che la ragazza, presa dal sacro fuoco dell’infermierina, lo lasciasse appoggiarsi a lei per camminare – e cominciò a saltellare sul piede sano per raggiungerla, cercando di posare a terra il meno possibile quello leso. 
«Rose...»
«Non dire una parola!»
«Ma...»
«È colpa tua!»
«Be’, se esaminassimo attentamente la situazione,» ponderò diplomaticamente Scorpius, cercando di assumere un’espressione seria mentre zampettava dietro alla rossa, «sarebbe più colpa tua che mia.»
Lei si bloccò di colpo, furente, assottigliando gli occhi e girandosi di scatto verso di lui. «C-cosa?!»
«Be’, insomma... sei stata tu a proporre di andare nella Foresta Proibita!» si difese Scorpius, sempre più pentito di quello che diceva man mano che andava avanti. «E poi hai detto tu che mi dovevo avvicinare all’Ippogrifo e- Non guardarmi con quegli occhi!»
Lei boccheggiò senza parole in cerca di una risposta abbastanza cattiva, ma stavolta era dalla parte del torto, quindi si limitò a emettere un ringhio frustrato e riprendere a marciare verso la Presidenza. Dopo qualche minuto di silenzio, interrotto solo dal ciabattare di Scorpius, la ragazza si girò di nuovo, il luccichio malvagio della vittoria negli occhi azzurri. «Però sei stato tu a strappare la penna a quella bestia facendola spaventare e prendere il volo!»
«Ma è stato un incidente!» protestò il ragazzo. «Se tu non ti fossi messa a starnazzare che era ora di andarsene, io non mi sarei distratto e sarebbe filato tutto liscio.»
Vedendo che la Grifondoro non era pienamente convinta, con un pizzico di cattiveria gratuita, aggiunse: «Io non ho mica deliberatamente insultato un’Acromantula! E se quell’essere ci avesse preso a causa della tua suscettibilità, eh? Non ci saremmo nemmeno arrivati vivi dall’Ippogrifo!»
«Questo non dovevi dirlo, Malfoy!» sbottò, lasciandolo indietro per l’ennesima volta. 
Scorpius, rinnegando le sue origini Serpeverde, iniziò a gemere, affrettando nuovamente il passo e mettendo a seria prova la sua povera milza.
 
 
«Signorina Weasley» la accolse la McGranitt appena arrivò davanti alla Presidenza «Il signor Malfoy?»
«È tardo... cioè volevo dire è in ritardo» borbottò Rose, correggendo immediatamente la gaffe che le era sfuggita.
Pochi istanti dopo dalla curva del corridoio apparve Scorpius affannato e dolorante. «Mi scusi professoressa McGranitt, la mia caviglia...»
«Certo, signor Malfoy, me ne rendo conto. Ora entriamo e accomodiamoci, i vostri genitori arriveranno a momenti. Se per caso dovessero materializzarsi fuori dal mio ufficio ho dato loro la parola d’ordine. Gatto Tigrato.»
L’enorme gargoyle di pietra cominciò a ruotare su se stesso facendo comparire una ripida rampa di scale.
Rose rabbrividì al pensiero di star entrano per la seconda volta nello stesso anno nell’ufficio della Preside per un motivo che non fosse un encomio speciale e con i suoi genitori in arrivo per giunta; stava davvero peggiorando. Inoltre, nonostante conservasse ancora i suoi modi cortesi, si vedeva che la McGranitt era chiaramente furiosa per tutto quello che era successo. 
L’anziana signora li fece accomandare in due sedie dirimpettaie alla sua enorme scrivania. Attorno a loro erano disposte altre poltroncine vuote. 
«Come vi ho accennato, ho convocato urgentemente i vostri genitori. Una cosa che ho avuto il dispiacere di fare ben poche volte nella mia carriera di insegnante e successivamente di Preside» li informò senza alcuna pietà l’austera donna, rivolgendo un’occhiata carica di biasimo a entrambi i suoi studenti. 
Rose sembrava sul punto di impiccarsi con la fasciatura che aveva intorno al braccio, mentre Scorpius tremava al solo pensiero di suo padre e Ronald Weasley nella stessa stanza. 
Come invocati, i due uomini, accanto alle rispettive consorti, comparvero al centro della stanza, scontrandosi con un ringhio. Entrambi reggevano una piuma che brillava a intermittenza e i due ragazzi intuirono che si dovesse trattare di una Passaporta.
«Non avevo pensato all’arrivo incrociato...» borbottò la McGranitt tra sé, osservando con un sopracciglio inarcato Draco e Ron che sgomitavano cercando di allontanarsi l’uno dall’altro. 
«Signori, vi prego» li richiamò all’ordine. 
I due si scambiarono un’ultima occhiata di fuoco – seguiti dai sospiri rassegnati delle mogli – prima di accomodarsi accanto ai rispettivi figli. 
«Spero ci sia una spiegazione razionale che chiarisca tutta questa incresciosa situazione» sussurrò rabbiosamente Draco al figlio, proprio mentre Ron borbottava alla figlia: «Miseriaccia, ti sei cacciata in un bel guaio, ragazza mia!»
«Vi ho richiamati nel mio ufficio per mettervi al corrente di quello che vi ho anticipato nella lettera» cominciò la McGranitt con tono solenne. 
«Oh, Scorpius, bimbo mio...» la interruppe all’improvviso Astoria, lanciando un’occhiata al figlio.
«MAMMA!» la interruppe il biondo, contrariato e imbarazzato dall’essere chiamato in quella maniera davanti alla Preside e a Rose.
«Cosa hai fatto al piede?» squittì Astoria terrorizzata, ignorando l’esclamazione del figlio. «E Rose, cara, la tua spalla! Ti fa male? Forse dovremmo farti prendere qualcosa...»
Rose, che nonostante l’odio radicato in generazioni per i Malfoy non riusciva davvero a trovare antipatica la donna – forse perché era una Greengrass, a conti fatti –, le fece un piccolo sorriso e spiegò gentilmente: «Madama Chips mi ha già dato un antidolorifico.»
Astoria – come sua mamma – sembrò più rasserenata. 
Draco, insensibile a tutta quell’attenzione da parte della moglie per la ragazza-Weasley, interruppe il lacrimoso discorso su spalle lussate e affini per chiedere alla Preside: «Cosa ci fanno queste...» - fece un rapido calcolo - «cinque sedie in più?»
«Ottima domanda, signor Malfoy. Abbiamo anche due complici a questa spiacevole infrazione del regolamento scolastico. Sono anche leggermente in ritardo, per giunta.»
Appena ebbe finito di pronunciare quelle parole, la scala a chiocciola scricchiolò e comparvero delle figure sulla soglia.
Ma non erano i due complici. Erano...
«Blaise? Daphne? Theodore?» esclamò Draco.
«Voi cosa ci fate qua?» continuò, meno elegantemente, Ron.
 

***

 
La McGranitt sospirò. Sarebbe stata una lunga mattinata. 
Sulla porta della Presidenza c’erano Theodore Nott - con un sorriso decisamente poco rassicurante in faccia e l’aria scombinata di chi si è alzato frettolosamente dal letto - e l’affiatata coppia formata da Daphne Greengrass, con i boccoli biondi perfettamente acconciati e il rossetto perfetto, e Blaise Zabini, gli occhi azzurri che scintillavano in contrasto con la carnagione scura. 
«Buongiorno, signora Preside» salutarono educatamente i due coniugi, andandosi a sedere accanto a una sorpresa Astoria. Theodore, limitandosi a un educato quanto irriverente «Professoressa», rompendo ogni schema, si sistemò accanto a Hermione, che gli rivolse un sorrisetto di circostanza. 
«Perché siete qui anche voi?» domandò Astoria, sorpresa. «Non ci dovevamo incontrare per pranzo?»
La sorella maggiore scosse la testa, alzando gli occhi al cielo. Nonostante fosse dolce e aperta quasi quanto la sorellina, aveva comunque più compostezza e più rigidità puramente Purosangue radicata. E non era così entusiasta e leggermente svampita. 
«Siamo stati convocati anche noi» spiegò Blaise, lanciando uno sguardo interrogativo alla McGranitt. 
«Ci scusi per il ritardo, Professoressa,» intervenne la moglie, aggiustandosi la veste viola scuro sulle spalle, «ma siamo andati a prendere Theodore... non trovava la sua Passaporta.»
L’uomo, di fronte alle occhiate esterrefatte di tutti, si limitò a squadernare un sorrisone e annuire con aria saputa, come se la sua Passaporta nascondesse chissà quale mistero. 
«Per quanto sia impaziente di cominciare questa... riunione quanto voi, il signor Zabini e il signor Nott mancano ancora all’appello, quindi mi vedo costretta a rimandare ancora» commentò freddamente la McGranitt, che iniziava a innervosirsi. Mai aveva dovuto ospitare nel suo ufficio un numero così grande tra studenti e genitori - uno più diverso dell’altro, per di più - per risolvere una questione spinosa come quella che si profilava. 
Fortunatamente in quel momento qualcuno bussò e dalla porta entrarono i due attesissimi Serpeverde, ansimanti e rossi in volto. 
«William,» lo richiamò il padre, facendogli gesto di accomodarsi accanto a sé e alla consorte, «spero vivamente che non sia successo niente di grave.»
«Papà!» sbottò il ragazzo, buttandosi sulla sedia con un tonfo. Detestava quando suo padre si rivolgeva a lui in quel modo pacato e quasi disinteressato: lo faceva sentire un ragazzino inesperto e infantile. 
Dall’altra parte della stanza esplose quasi in contemporanea un allegro: «Ehi, campione, come va?» da parte di Theodore. 
Chris, imbarazzatissimo e sotto gli occhi attoniti di tutti – suo padre non pareva accorgersi di niente, invece –, si accomodò accanto all’esuberante genitore e iniziò a bisbigliargli qualcosa concitatamente; probabilmente qualcosa a riguardo dello stare fermo e zitto al suo posto e fingere di essere una persona responsabile, una volta tanto. 
«Bene» sospirò la McGranitt. «Ora che ci siamo tutti, direi che è proprio il caso di cominciare.»
Rose e Scorpius si fecero immediatamente più nervosi, mentre tutti i genitori più attenti. 
«Anche se non so ancora come e perché, e questo gradirei che ce lo spiegassero i nostri due avventurieri, sono venuta a conoscenza che, infrangendo un gran numero di regole base di questa scuola e rischiando ripetutamente di farsi male, la signorina Weasley e il signor Malfoy si sono addentrati nella Foresta Proibita la scorsa notte. Qualcosa da obiettare, fin ora?»
I due ragazzi, sotto lo sguardo vigile delle apprensive madri, furono costretti a negare.
«Stamattina sono stata avvertita dal signor Potter della faccenda e mi sono assicurata che il ragazzo non ne sapesse niente. L’aveva semplicemente dedotto» continuò la Preside, lanciando un’occhiata alla Grifondoro e alla Serpeverde di fronte a sé. Vedendo che rimanevano tranquilli, confermò interiormente la versione di Albus. «e si vedeva che era diviso dalla decisione di confessare o no quello che avevate fatto; fortuna che il suo buon senso ha avuto il sopravvento. Quindi ora, prima che consideri seriamente l’opzione di espellere due dei miei migliori studenti, gradirei che mi spiegaste cosa è successo.»
Blaise si girò a fulminare il figlio con lo sguardo: nonostante fosse un uomo molto permissivo e benevolo, detestava sfigurare di fronte ad altra gente. «William, cosa c’entri in questa storia?» bisbigliò severo.
«Una cosa alla volta, signor Zabini. Prego signor Malfoy, signorina Weasley?»
Rose e Scorpius si lanciarono uno sguardo. Non potevano raccontare la verità... ma una mezza verità non li avrebbe di certo uccisi e magari, mostrandosi molto pentiti e supplicando un po’, la McGranitt non avrebbe neanche fatto scontare loro una punizione troppo dura.
Non sono mai stati espulsi i miei genitori e lo zio Harry con tutto quello che hanno fatto, la nostra avventura sembrerà una sciocchezza in confronto! ponderò la ragazza, cercando di convincersi a parlare con tutti quegli occhi carichi di aspettativa. Compresi quelli di Scorpius, Will e Chris.
«Ecco, noi...» cominciò, sentendo lo sguardo di disapprovazione di sua madre bruciarle addosso, continuando però a tenere gli occhi fissi in un punto imprecisato della scrivania della Preside per trovare la forza di andare avanti. «Preside McGranitt, lo sa che io e Scorp- Malfoy non andiamo d’accordo, ma stavolta pure noi sappiamo di aver esagerato. Tutto è partito qualche giorno fa, quando lui mi ha sfidata dicendo che non avrei mai avuto il coraggio di infrangere le regole andando nella Foresta Proibita di notte e... e io sono una Grifondoro: lo sa quanto siamo orgogliosi! Non sono riuscita a dire di no perché sapevo quanto poi mi avrebbe presa in giro e allora l’ho obbligato a venire con me. Ci dispiace moltissimo signora Preside, se potessimo tornare indietro nel tempo non rifaremmo mai una cosa del genere! Siamo consapevoli dell’enorme sbaglio che abbiamo commesso e siamo entrambi in torto: nessuno dei due è più colpevole dell’altro. Abbiamo capito la lezione a nostre spese dato che siamo finiti tutti e due in Infermeria. Con questo, però, non le sto chiedendo di non punirci: solo non ci espella, la supplico! Ormai manca poco più di un mese alla fine della scuola, morirei se tutti gli sforzi che ho fatto fin ora venissero annullati da una stupidaggine del genere!»
Rose aveva pronunciato il proprio monologo difensivo tutto d’un fiato e dall’emozione era riuscita a farsi venire perfino gli occhi lucidi; non era mai stata così orgogliosa di se stessa come in quel momento. Scorpius preferì non obiettare né aggiungere nulla per paura di rovinare il discorso perfetto della rossa, così si limitò ad annuire mostrando l’espressione più contrita e mortificata del suo repertorio.
«Signorina Weasley non si preoccupi, nonostante tutto non ho mai realmente pensato di espellervi, come ho detto prima siete comunque due dei miei studenti migliori.»
I genitori non avevano ancora fiatato dopo la confessione di Rose, ma si sentiva che si erano rilassati alla precisazione della Preside.
«Comunque, credo che anche voi, signori Weasley e signori Malfoy, siate consapevoli che i vostri figli meritano una punizione.»
«Ovviamente!» esclamarono Hermione e Astoria, cercando di compiacere la Preside il più possibile, ora che il peggio era passato. Sicuramente qualcuno di meno magnanimo della McGranitt non ci avrebbe pensato due volte a espellere entrambi i ragazzi.
Ron invece sbuffò contrariato: sua figlia non avrebbe mai imboccato la strada spericolata che aveva percorso lui in gioventù se continuava a venir frenata così brutalmente dalle punizioni. Certo, non le augurava di dover combattere un mago oscuro, ma infrangere le regole una volta o due di certo non avrebbe fatto male al suo carattere! Ovviamente avrebbe preferito che quelle avventure non le vivesse con il baby Malfoy, ma non poteva mica ucciderlo, no? Giusto?
«Bene allora toglierò sessanta punti a Grifondoro e Serpeverde ed entrambi dovrete passare due ore al giorno in Biblioteca, sotto la sorveglianza della signorina Pince a riordinare e spolverare i libri per un mese. Vi darò un permesso per tornare nei vostri Dormitori dopo il coprifuoco dato che non penso avrete tempo libero durante il pomeriggio con anche la preparazione per i MAGO come ulteriore impegno.»
Rose strabuzzò gli occhi: non le pareva vero di essersela cavata così facilmente!
 
Will e Chris cercarono di farsi piccoli piccoli sulle loro sedie; la McGranitt pareva essersi scordata di loro intenta com’era a parlare con la madre di Rose e non avevano nessuna intenzione di ricordarle la propria esistenza. «Ma qualcuno doveva sapere di questa esperienza notturna per poter coprire i due... fuggitivi,» riprese all’improvviso la Preside senza che i due ragazzi si accorgessero del cambiamento di direzione del discorso, «ed ecco che entrano in gioco il signor Zabini e il signor Nott.»
William e Christopher si immobilizzarono di colpo, mentre calava un silenzio di tomba.
«Dai, ragazzi! Non avete mica fatto una cosa così grave, eh!» esclamò all’improvviso Theodore, girando leggermente la sedia verso il figlio. «E Preside, su, non può prendersela con loro: sono ragazzi attivi! Soprattutto il mio Chris, no?» aggiunse più a bassa voce, con una debole nota ammiccante che fece insospettire e drizzare le orecchie a Christopher, soprattutto perché dicendolo aveva lanciato un’occhiatina inequivocabile a Will: possibile che il padre avesse capito qualcosa? Ma come? Non era possibile. Non osava pensarci.
«Signor Nott, capisco che lei non vuole che suo figlio sia punito, ma non posso lasciar correre. Hanno coperto un’infrazione piuttosto grave e se anche tralasciamo le questioni burocratiche hanno comunque coperto un’infrazione piuttosto pericolosa. Il signor Malfoy e la signorina Weasley avrebbero potuto farsi male in modo decisamente più serio e loro non hanno fatto niente per impedirlo.» 
«William, cos’è successo esattamente?» domandò Daphne al figlio, con dolcezza ma non senza una certa distaccata autorità.
«Mamma, ma noi-»
«Non mentire a tua madre, William» intervenne Blaise.
«D’accordo, abbiamo semplicemente... chiesto ad Albus dove fosse il Mantello dell’Invisibilità, ma questo per proteggere Rose e Scorpius da quello che potevano incontrare nella Foresta!»
«Assurdo!» si intromise Ron con fare ironico, «Il mantello non li avrebbe mai coperti entrambi. A meno che non... » la sua voce si spense mentre giungeva a una delle peggiori conclusioni che il suo cervello aveva elaborato. Si girò scioccato verso Rose, che nel frattempo era diventata viola dall’imbarazzo.
«E dopo?» la McGranitt incoraggiò William, ignorando l’intervento di Ron, «Sono sicura che non sia solo questo ciò che avete fatto quella sera»
«Già, anche io!» aggiunse Theo, alzando un sopracciglio, allusivo. Chris si girò lentamente verso di lui, ma tutto ciò che ottenne fu una strizzata d’occhio. Una maledettamente preoccupante strizzata d’occhio. Si rigirò con un brivido verso William, che lo stava guardando allarmato, e gli fece cenno di continuare a parlare.
«Beh... potremmo aver dato una Pozione Soporifera ad Albus e creato un diversivo con il Custode e... ehm.... indicato a Rose e Scorpius qualche passaggio segreto per uscire indisturbati dalla scuola... questo in via totalmente teorica comunque.» affermò Will, non senza una certa soddisfazione per la perfezione del proprio lavoro.
«E in via pratica?» domandò scettica la Preside, che odiava essere presa in giro.
William e Christopher tacquero, abbassando lo sguardo colpevoli.
«Bene, quindi-»
«Io sono ancora convinto di non aver sentito tutto» affermò Theodore incrociando le braccia con un ghigno, interrompendo la McGranitt.
«Cosa vuoi sentire ancora, Theo? Vuoi per caso che i nostri figli abbiano una punizione ancora maggiore?»
«Ma certo che no, caro Blaise. Ragazzi, siete compagni di stanza, giusto?»
Ormai i due Serpeverde stavano diventando bordeaux dall’imbarazzo, temendo dove potesse andare a parare Theodore.
«E questo che c’entra, Theo?» domandò Daphne stupita da quel cambio di direzione, «Sappiamo tutti che sono compagni di stanza da sette anni ormai! E poi anche tu, Blaise e Draco eravate in stanza insieme qui a Hogwarts. Cosa dovrebbe significare?»
«Oh Daphne, Daphne, Daphne, noi non eravamo certo così compagni!»
«Bene, signori, credo che per il signor Nott e il signor Zabini basterà un ammonimento e meno venticinque punti a testa per Serpeverde, per questa volta.» decretò la Preside, fermando il discorso sconclusionato del padre di Christopher, le elucubrazioni degli altri presenti e facendo tirare un sospiro di sollievo a Will e Chris.
«Penso che lei sia stata anche troppo gentile, signora Preside» dichiarò ossequiosamente Hermione, «La ringraziamo per il suo tempo e la sua pazienza.»
«Io non sono ancora convinto.»
«Theo, di grazia, di cosa non sei ancora convito?» sospirò Draco, che non vedeva l’ora di andarsene e si era già proteso in avanti per stringere la mano alla McGranitt e concludere l’incontro.
Theodore si grattò pigramente il mento, facendo accrescere la suspance, «Ma quindi, Will Chris, voi-»
Lo stridere perfettamente in sincrono di due sedie interruppe la domanda.
«Io devo andare in bagno» esclamarono contemporaneamente William e Christopher, lanciandosi poi uno sguardo preoccupato per quello che avrebbe potuto pensare Theodore.
E infatti fece un sorriso talmente compiaciuto che i due ragazzi ebbero seriamente paura che potesse rivelare qualcosa su di loro. «Bene. Ora sono convinto.» affermò, beccandosi le occhiate interrogative di tutti gli adulti presenti. «Penso che comunque il colloquio sia finito: potete pure venire»
William e Christopher sgranarono gli occhi dall’orrore e poi si catapultarono fuori dalla porta.
«Theo, lo sai che si dice andare, vero?» lo corresse Draco, alzando un sopracciglio.
«Certo, Draco, certo»
 

***

 
Finalmente liberi, Rose e Scorpius si stavano dirigendo verso la Biblioteca per scontare le loro prime due ore giornaliere di punizione.
«Merlino,» iniziò il biondo, cercando di intavolare una discussione neutra dopo più di un’ora e mezza passata nell’ufficio della Preside. «il padre di Chris ha capito tutto o mi sbaglio?»
La ragazza roteò gli occhi: un modo più stupido per iniziare un discorso non poteva trovarlo. «E da cosa l’hai capito, da tutte le battutte velate che ha fatto o dalle occhiatine divertite che lanciava loro alternativamente?»
«Beh... veramente dalle loro facce: erano più rossi di uno stendardo di Grifondoro!» borbottò Scorpius, contrariato dal tono sarcastico della rossa.
«Certo che sei proprio un mago della deduzione, Sherlock»
Fecero qualche altro passo in silenzio, «Chi è questo Shelrock?» domandò Scorpius dopo averci rimuginato su.
«Sherlock, Malfoy, Sherlock Holmes. Ed è solo il più famoso e geniale investigatore babbano di tutti i tempi» lo freddò Rose.
«Ah. Comunque secondo te come ha fatto Theo a capire di Will e Chris?» ripartì alla carica il ragazzo, che non voleva far cadere il discorso, ma non trovava un miglior argomento di cui discutere.
«Mah, per me sono abbastanza palesi ormai: sono arrivati insieme, tutti messi in disordine quando avevano avuto quasi un’ora per prepararsi e si vedeva che non erano rossi o affannati per la corsa, si sono fissati in cerca di supporto morale per tutto il tempo che siamo stati dalla McGranitt e cosa più importante: quando sono entrati nell’ufficio, Chris ha spinto Will all’interno mettendogli una mano sulla base della schiena. Ora tu immagina una persona che non li vede mai interagire, ma che sa perfettamente come si comportano tra loro due adolescenti maschi della nostra età... più esplicito di così»
«Uhm... giusto. Io non l’avrei mai fatto con...»
«Albus!»
«Esatto»
«Ma no! Guarda là: quello non è Albus?» domandò Rose indicando la fine del corridoio.
Scorpius seguì con lo sguardo il dito della ragazza e individuò l’amico camminare a testa bassa nella loro direzione.
Proprio in quel momento Al alzò gli occhi e individuò Rose e Scorpius. Corrugò la fronte e aumentò il passo. «Ma buongiorno ragazzi, com’è andato l’incontro con la McGranitt?» chiese loro con tono casuale e un sorriso falsissimo.
La ragazza gli lanciò un’occhiata assassina; non era arrabbiata con lui per aver fatto la spia – capiva che le sue intenzioni erano dettate dalla preoccupazione per la loro  incolumità –, ma piuttosto per quell’espressione soddisfatta: l’avrebbe volentieri preso a schiaffi. «Tutto bene, Al. Ora dobbiamo andare in Biblioteca per scontare felicemente la nostra punizione, contento?»
«Certo! Buon divertimento, chissà che questo vi faccia capire che avete esagerato» affermò con una scrollata di spalle.
Rose e Scorpius si allontanarono in silenzio, ma avevano fatto pochi passi che Albus li richiamò: «Ehi ragazzi, lo sapete che vi voglio bene, vero?»
I due interpellati si girarono di scatto, sconvolti da quell’ammissione spassionata in quel frangente non esattamente incline alle dichiarazioni d’affetto.
«Esatto, vi voglio bene. Quindi se non la smettete di fare scommesse che mettano a repentaglio la vostra vita sarò costretto a raccontare tutto ai vostri genitori e qualcosa mi dice che non ne sarebbero entusiasti»
Detto questo rivolse loro il sorriso più amichevole e spensierato del suo repertorio e, voltatosi, se ne andò, lasciando i due ragazzi a fissarsi l’un l’altra con un’ombra di puro terrore negli occhi.
 
 



N / A:
Ehilààà! Che si dice? ;D
Eccoci di nuovo qui con un “fantastico” nuovo capitolo! Visto che i genitori sono magicamente ricomparsi? E con quale stile! Sono apparsi addirittura quelli di Will e Chris, cosa ne pensate?
Theo, Theo, Theo, cosa ci combini? Vuoi spifferare il loro segreto ai quattro venti?
E il momento Chad/Chris scommettiamo che molti non se lo aspettavano! Bene, bene :)
Per il resto noi già ci disperiamo per lo studio, i professori, le verifiche, le interrogazioni e co. Ma che volete farci? Di sicuro non siamo le uniche!
E ora, siamo onorate di annunciarvi che questo capitolo è... il nuovo MASTODONTICO! (Con il superamento delle 5.000 parole, siamo molto orgogliose :D) E inoltre vorremmo ringraziare tutte voi (se per caso ci fosse anche qualche ragazzo, chiediamo venia!) che leggete questa storia e recensite, facendoci trovare sempre la voglia di continuare: GRAZIE  (Grazie a siamo arrivate a 300 recensioni: non ci sembra vero!)
Ultima cosina piccina picciò: non dimenticate di leggere lo spin-off From Hogwarts With Love per capire meglio l'evoluzione della storia dell'amicizia di Will e Chris e di lasciarci un commentino! Non temete comunque, prima o poi aggiorneremo anche quella :)
 
 
 
  
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