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Autore: _Mashmallow_    10/10/2012    2 recensioni
Caroline è una vampira che vive a New York ed è proprio in questa città che, grazie al suo migliore amico non che suo zio, incontra l’amore della sua vita. Tra i due c’è subito una forte attrazione ma, il padre non ne vuole sapere della loro storia d’amore Caroline però non lascerà il suo Justin per nulla al mondo anche se in una situazione piuttosto problematica visto che il padre vuole uccidere il vampiro non essendo di ‘sangue puro’ e potrebbe essere pericoloso non solo per Caroline ma anche per qualcun altro.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo n°9

È la mattina dopo la meravigliosa giornata passata in compagnia di Justin sono di ottimo umore, me lo si legge in faccia, sono un mare d’amore e quindi ho deciso di andare a dare il buongiorno al mio vampiro, quindi senza neanche pensarci troppo mi sono precipitata verso la mia macchina.
La casa di Justin è impenetrabile per chiunque volesse entrare in sua assenza ci sono un sacco di telecamere di sorveglianza al cancello principale, nel giardino davanti casa, vicino alla porta, dentro casa sia piano superiore che quello inferiore, in poche parole in tutte le stanze e in giardino. In questo momento penserete “ bhè tutto qua il problema” magari fosse solo quello il “problema” sempre al cancello principale, alto quasi tre metri e mezzo, puoi entrare solo se il computer riconosce il tuo nome; in seguito ci sono i laser su tutto il vialetto, ma che puoi disattivare con il codice, andando avanti ti ritrovi la porta anche essa con un computer che riconosce il la tua voce e se ti dice che puoi entrare, ti compare il buco della serratura e tutte le finestre sono spessissime con delle sbarre, che puoi togliere con un semplice click. Non so perché Justin sia fissato con tutte queste cose da film, una volta mi ha risposto con un ”sono fatto così” ma in fondo penso che abbia paura che sua madre possa entrare in casa, ma ormai mi sono abituata a questa cosa.
Sono entrata in cucina e mi sono messa a preparare la colazione, proprio come la vuole lui e piano piano  sono andata nella sua stanza, lui stava ancora dormendo a pancia rivolta verso il materasso, mentre con le braccia abbracciava il suo cuscino, senza maglietta, adoravo vederlo dormire di solito lo lascio dormire ma sono già le nove e non è da lui dormire così tanto, mi sono preoccupata e così l’ho svegliato.
 
 “amore…tesoro, è ora di alzarsi”
 
 “mmm…buongiorno, come mai qui?”
 
 “sono venuta a darti il buongiorno e portarti la colazione”
 
 “grazie ma non dovevi svegliarti così presto per me”
 
 “presto?! Sono le nove e lo sai che farei tutto per te”
 
Dopo la colazione siamo andati in soggiorno a vedere un po’ di televisione sul divano accoccolati come sempre, questi momenti con lui mi fanno sentire amata, adoro guardare dei film insieme a Justin, ho deciso di guardare uno dei miei film preferiti  “chocolat”  questo film è un capolavoro, pieno di sorprese e d’amore. Ad un certo punto squilla il telefono e il mio sorriso è sparito, Justin ha una faccia da….non da Justin insomma.
 
“amore cos’hai?”
 
“niente è solo che mi hanno chiamato per andare a lavoro, mi vogliono per una campagna pubblicitaria, mi dispiace lasciarti qua da sola”
 
“no fa niente posso resistere senza te fino a stasera, non mi caccerò nei guai in meni di ventiquattro ore”
 
“non ne sarei così sicuro…mi è venuta un idea e se mi accompagni?”
 
“ma cosa dici , non posso venire con te”
 
“ ma si così ti farei conoscere Sharon, non mi hai detto che volevi scrivere per qualche rivista?”
 
“si ma non è questo il punto, non sono nemmeno vestita in modo decente e non ho qua i miei articoli, come mi dovrei presentare; hey sono caroline scrivo benissimo, anche se non può saperlo, mi    assuma”
 
“non ti preoccupare gli articoli li ho io e sei vestita benissimo, sembra che devi andare a una cena con il presidente”
 
“Justin, sono in pigiama”
 
“…un pigiama carino, senti ti accompagno a casa ti cambi e andiamo insieme”
 
Come posso dire di no quando mi guarda con quegli occhini da cucciolo e quel labbruccio.
 
Saliti in macchina mi è venuto in mente un problema enorme, cosa dico a mio padre? Visto che è lui che deve scegliere il mio compagno, visto che scritto nelle sue regole,  in teoria non è vero che deve essere lui a scegliere il mio ragazzo, quindi non corro nessun rischio, forse. Abbiamo parcheggiato davanti casa e siamo entrai in casa, ma non abbiamo trovato nessuno, nemmeno Fred, che strano di solito c’è sempre qualcuno in casa; n un certo senso mi fa piacere di non ritrovarmi Vicki e mio padre intorno ai piedi.
Justin è rimasto sbalordito della dimensioni di camera mia soprattutto del mio armadio ma in particolare della quantità di vestiti; ho cose di ogni tipo da per l’emittente colloquio non trovavo niente, cosa devo indossare? Dovrei mettere un abitino con un capispalla oppure completo giacca e camicia per essere più professionale, non riuscivo a decidere e quindi anche questa volta mi sono fidata del mio istinto, indossando la prima cosa toccata.
Come al solito ho preso un completino molto carini; anche se mi sembra impossibile prendere qualcosa di scadente perché nel mio armadio, modestamente è tutto bellissimo e di primissima qualità, comunque, mi sono innamorata di questo completo e in tutta sincerità non ricordavo neanche di averlo, forse perché l’avevo comprato al epoca da mortale. Un vestito corto, fino alla coscia; quasi tredici centimetri al di sopra del ginocchio color panna, scollo a V con tre catene piccoline color argento in vita. Come capispalla una giacca di pelle con al posto delle cerniere, per riprendere il vestito, anche qui due catenine. Come scarpe quelle bellissime maledette, fottute scarpe costate una fortuna; color beige tendente al crema a rete tacco dodici. Non può mancare una borsa quindi ho preso quella a forma quadrata di pelle color nocciola e per finire come accessorio una collana con la scritta ”love me”  in corsivo e un orologio piccolino in oro.
E dopo l’ennesima guardata allo specchio.
 
 “sei bellissima, adesso possiamo andare siamo già in ritardo e a Sharon non piace aspettare”
 
 “ok possiamo andare, no aspetta un ultima occhiata, sicuro che sto bene non sembro troppo formale? Oppure sono trasandata?! Non lo forse è meglio che mi cam…”
 
 Justin mi ha baciata e poi
 
 “stai benissimo, non potevi fare di meglio adesso andiamo che poi quella la senti tu”
 
Va bene lo ammetto sono agitata e molto direi, immaginatevi se questo colloquio andrà a buon fine potrei realizzare il mio sogno, quello per cui non ho mandato tutto a puttane, quello a cui sto perfezionando da tutta la vita. Ho un nodo alla gola, non so se potrò farcela, secondo me, conoscendomi farò scena muta ma non so perché sono così agitata avrei pensato che dopo i primi dieci minuti di tragitto mi sarei calmata ma mi sono accorta che dopo un quarto d’ora la mia agitazione aumenta sempre più, ogni metro il mio respiro si fa sempre più affannoso e nodo alla gola sempre più stretto. Ma la mia agitazione è normale, credo, perché a breve incontrerò una delle donne più influenti sul campo della moda e se mi va di culo forse potrei essere assunta come giornalista per la sua rivista ma mi sono posta una domanda. E se mi presentassi come sua assistente? No no non potrei mai, sono la ragazza più incasinata del mondo, sempre stressatissima e sempre sul punto di crollare ma scrivendo tutte queste sensazioni negative spariscono.
Siamo arrivati a destinazione e ogni dipendente dell’edificio ha un parcheggio tutto suo, cavolo come sono organizzati bene qua, ma la cosa che mi ha colpito non è stato il s’osteggio delle macchine ma la maestosità del palazzo, ma li dentro ci vivono oltre a lavorarci?  sembrava un hotel a sei stelle interamente di vetro con al entrata addirittura il tappeto rosso con il portiere, mi ci potrei abituare facilmente a questa cosa. Una donna alta capelli lunghi castani ondulati, con occhi dello stesso colore si avvicina a noi
 
 “Justin finalmente ma dov’eri? Non importa adesso fila subito da Sharon ti sta aspettando, vuole spiegarti la campagna e l’intervista fai veloce i fotografi arriveranno tra poco e per tua fortuna hai un po’ di tempo prima dell’intervista”
 
 “ho capito, respira e non spingere piano”
 
 “se mi dici ancora piano ti prendo a calci in culo”
 
 Sono rimasta un po’ sconvolta, dov’è andata quella bellissima atmosfera di sereno e relax che si percepiva fino a dieci secondi fa?  forse a questa gente qua serva più camomilla e meno caffè perché appena si è aperto l’ascensore ho visto di tutto, gente che correva a prendere disegni, campioni di stoffa, altra gente che stava mandando a quel paese la fotocopiatrice o con il computer, chi urlava al collega dal altra parte della sala per chiedere consiglio per un articolo o una foto.
 
 “non preoccuparti è solo che per una settimana i giornalisti del New York reporter staranno qua da noi perché nel loro palazzo le tubature sono saltate e si è tutto allagato e quindi quasi tutto il loro lavoro è andato perduto”
 
“oh mi dispiace, spero che si risolva tutto per il meglio, perché so che  una rivista di grande importanza e molto apprezzata”
 
“infatti ma Sharon non ne può più di tutto questo casino, infatti è quasi tutto il tempo stressata con i nervi sempre tesi, ora vedrai com’è il reparto di Vanity Fair molto più calmo sembra quasi di stare ancora al liceo per i corridoi durante le lezioni”
 
“davvero?! è inquietante”
 
“Sharon non tollera la confusione”
 
 In effetti Justin ha ragione, nei piani superiori si respira un aria completamente diversa; pareti bianche con appese delle copertine delle riviste, credo quelle di maggiore successo, ma per me tutte sono splendide, ogni mese sfornano capolavori. Al terzo paino ci sono: al centro informazioni e la sala conferenze , con vari uffici per le segretarie, circa dieci, di minore importanza, quelle che rispondono al telefono e prendono gli appuntamenti per servizi fotografici, interviste, riunioni e tutte le cose che hanno come scopo quello di far andare avanti la rivista, perché meno importanti? Non so perché le chiamano così , forse perché poi non sono loro direttamente a riferirlo alla direttrice ma le assistenti. Al quarto e quinto piano il magazzino con i vestiti le scarpe e tutti gli accessori con il reparto estetica. Al sesto il reparto grafica. Al settimo e ottavo piano alcuni set fotografici, cosa che non credevo possibile fare in un palazzo ma a quanto pare ho dovuto ritirare la mia parola, visto che sembrava proprio di essere in un altra dimensione e finalmente al nono piano le assistenti e l’ufficio di Sharon; e che ufficio! Una vista spettacolare per via di quelle tre pareti di vetro, al centro una scrivania grande, più che scrivania sembrava un tavolo a sei posti, di vernice bianca e al di sopra di questa un lampadario uno di quelli grandi con cristalli, da quel che vedo non bada a spese, comunque alla sinistra due divani di pelle nera con al centro di essi un tavolino circolare anch’esso bianco con un secchiello pieno di ghiaccio con dentro una bottiglia di champagne, cosa che pretendeva ogni giorno non che beva ma gli piace avere sempre una bottiglia in caso di emergenza, non voglio cercare di capire il perché e di fronte al tavolino una porta nera che conduce alla cabina armadio, si cabina armadio, Sharon ha il vizio di cambiarsi d’abito ogni ora. Nella parete di destra al centro una porta anch’essa nera che conduce al bagno, molto semplice interamente di marmo bianco, alla faccia del semplice; in parte alla porta due scaffali con tutte le coppie delle riviste pubblicate e album con tutte le foto dei servizi fotografici.
 
 Sharon ha due assistenti molto simili, due gemelli Oliver e Olivia, mi dicono che la madre a molta fantasia, molto simpatici entrambi ma molto; ma dico Molto stressati.
 
“JUSTIN !!!! eccoti lo sia che ore sono?! Sharon è furiosa e poi lo sai che carica tutta la rabbia e tensione su di noi, lo sai che in questo momento preferirei essere all’ospedale piuttosto che farmi urlare addosso…o ciao cara io sono Olivia molto piacere”
 
 “piacere, Caroline”
 
 Bene l’impressione che avevo di questo posto è tutt’altro che sbagliata, l’atmosfera da sala meditazione, penso che sia stata invasa dalla stanza ragazze con le mestruazioni.
 
 “FILA DA SHARON”
 
 “ok adesso vado non agitarti”
 
 “vuoi che mi metta a preparare pasticcini pieni d’amore per poi condividerli tutti quanti allegramente nel suo ufficio”
 
 “ah-ah ma he spiritosa, sai dovresti fare la cabarettista”
 
 “muovi-il-culo”
 
Forse queste cose qui sono normali ma io non ci sono abituata, vorrei chiedere a Justin se mi può riportare a casa, non è che abbia paura ma un po’ d’agitazione l’ho, se mai farò la giornalista per questa rivista; non voglio morire il primo giorni di lavoro.
 
 “signora, buongiorno di cosa vuole parlarmi”
 
Sharon è girata di schiena intenta a ammirare il panorama, Justin l’aveva descritta come molto semplice ma quando si è voltata per parlare con lui la mia autostima è andata a farsi fottere; alta quasi un metro e ottanta, occhi verdi smeraldo con ciglia lunghe e sopracciglia perfette. Un naso alla francese con la punta leggermente al in su. Delle labbra sottili e il suo fisico è a dir poco perfetto e quei fottutissimi capelli lungi fino alla schiena mossi biondi. 

  
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