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Autore: WriterCrowds    10/10/2012    2 recensioni
Il primo racconto l'ho scritto dopo aver sentito la canzone dei Simple Plan che da il titolo al racconto per l'appunto. Il resto della storia l'ho scritto solo per raccontare le sensazioni delle persone, vicine ai tre ragazzi coinvolti, e di come la loro vita cambia dopo aver appreso la notizia.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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How Could This Happened To Me

Aprì gli occhi e rimase accecato dai raggi di sole. 

Non ricordava niente. Ne come ne il perché si trovasse seduto sul ciglio della strada con 
un dolore lancinante alla tempia destra. L'ultima cosa che ricordava era il fumo denso 
dello spinello che usciva dalla sua bocca prima di passarlo al suo amico.

Il suo sguardo era assente mentre si guardava intorno in cerca di un volto conosciuto.

Perché tutta questa gente si accalca sul marciapiede? Cosa vogliono vedere? 

Una ragazza poco più grande di lui, vestita con l'uniforme dei paramedici, si era chinata 
su di lui e gli diceva qualcosa che lui non riusciva a comprendere.

Con le palpebre fastidiosamente pesanti diede una fugace vista alla massa di gente 
sempre più numerosa e si rese conto, per quel che ci riusciva, che la maggior parte di loro 
lo guardava con orrore e dolore. 

Una scarpa blu poco distante da lui richiamò la sua attenzione così come una borsa il cui 
contenuto era sparso per terra. Un cellulare, che non era il suo e di questo ne era più che 
certo, vibrava di continuo e sullo schermo apparivano diverse chiamate perse di una certa 
Clio. Lentamente si alzò. Rimase fermo qualche secondo per ristabilire l'equilibrio e poi 
si avvicinò alla folla perché anche lui era incuriosito da ciò che la attirava. Ebbe un tuffo 
al cuore. Non appena li vide il rigurgito fu spontaneo. Il poco colore rimasto sul viso 
dopo la canna, scomparve del tutto. Ora ricordava tutto. La strada sfocata, la voglia di 
dormire, il voler arrivare il prima possibile a casa...e quei due ragazzi in bicicletta. Si girò 
e la vide. La macchina era schiantata contro un palo della luce e la bicicletta, ridotta ad un 
ammasso di rottami, ancora incastrata tra le ruote della macchina di suo padre.


- Hai disonorato il nome di questa famiglia. Mi fai schifo. E ti avverto: smetti finché sei 
in tempo. Perché ti puoi cacciare in guai molto seri moccioso insolente e stai pur certo 
che un aiuto da parte mia non lo avrai. Lurido ingrato! - 


Queste erano state le parole di suo padre quando gli aveva trovato dell'erba sotto il 
cuscino. Quanto poco peso aveva dato a quelle parole, quante volte aveva riso alle sue 
spalle insieme agli amici ripensando a quel discorso, ma ora avrebbe dato qualsiasi cosa 
pur di tornare indietro e dar retta a suo padre, perché sapeva perfettamente che suo padre 
avrebbe mantenuto la sua parola come faceva sempre.

- La dichiaro in arresto per l'omicidio di Elia Bianchi. - disse un uomo alle sue spalle - E 
spera per te che almeno la ragazza si salvi. -

Forse per l'effetto del fumo non ancora passato del tutto, o forse perché gli dispiaceva 
veramente per quel povero ragazzo, Marco si abbandonò in un pianto silenzioso sui sedili 
posteriori di quella macchina che lo accompagnava verso quel luogo dove avrebbe 
vissuto per il resto della sua vita. Perché i sensi di colpa non lo lasciavano in pace 
neanche nelle ore notturne. Fu per questo motivo che Marco, dopo tre mesi dall'incidente, 
una sera decise di porre fine a tutto lasciando un biglietto sul cuscino...


Scusa Papà. 

  
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