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Autore: Hikari93    12/10/2012    10 recensioni
Sasuke e Sakura corrispondono via mail da tre mesi, ma non si sono mai visti né parlati. E non lo avrebbero fatto, se Naruto, migliore amico di lui, non si fosse intromesso nelle loro vite.
Dal Secondo Capitolo:
Potrebbe: aspettare i dieci minuti che restano prima dello scoccare delle dodici – sta consumando l’orologio al polso regalatogli da suo padre a furia di fissarlo con intensità – e poi alzarsi in piedi sul tavolo, molto teatralmente, e reclamare, con tanto di colpo di tosse, il fantomatico attimo di attenzione, gridando a gran voce il nome di Sakura.
Possibilità di successo: basse, considerando che, insomma, chi lo ascolterebbe? Anche se urlasse, e anche se Sakura lo sentisse, sicuramente lo scambierebbe per Sasuke. Non che ci fosse niente di male in lui, ma ecco… poi finirebbe di certo per innamorarsi di lui, Naruto ne è sicuro. E non è quello che vuole.
Quindi. Potrebbe numero due: alzarsi dalla sedia su cui si è stravaccato a pensare, abbandonare la vista dei tovagliolini messi al centro e andare a stanare il teme, chiedendogli le informazioni che gli occorrono, senza farsi scappare di aver propinato e combinato un appuntamento a sua insaputa.
[SasuSaku. Accenni NaruHina - ShikaIno]
[Completa ♥]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Dubbi, molti dubbi su questo capitolo.
E ho avuto moltissima paura nel pubblicarlo, come non mi capitava da… dal 14 Settembre del 2010, quando ho pubblicato la mia prima oneshot.

 
 

 



Hot Mail - Naruto Namikaze in missione speciale





Capitolo Tre
[Pensandoci vicendevolmente]

 
 
 



 

Sasuke si massaggia gli occhi, frastornato.
La situazione che gli si è presentata davanti rasenta l’assurdo, anche se in fondo dovrebbe averci fatto l’abitudine, conoscendo Naruto da anni. E’ perfettamente consapevole di quanti danni possa fare e in che proporzione, ma non ci si assuefa mai. Ogni giorno c’è qualcosa di nuovo. Peccato che lui non abbia mai desiderato di passeggiare a braccetto con le sorprese e con le novità.
«Dobe, che significa questa storia?» domanda per la seconda volta, avendo ricevuto, a prima istanza, soltanto il silenzio e qualche monosillabo indecifrabile.
«Calmati, teme, ti posso spiegare. Giuro che ti posso spiegare…» mormora lui flebilmente, lasciandosi guidare dall’istinto che gli suggerisce di alzare le mani verso l’alto, in modo che, oltre al suo tono, anche i suoi gesti possano comunicare a Sasuke che non voleva che le cose andassero in quel modo.
«Perché non parli, allora? Ti sto ascoltando.»
«Scusate, nemmeno io ci sto più capendo nulla» s’intromette sfacciatamente Ino, che frattanto, imitata da Hinata, ha raggiunto Sakura e le ha poggiato le dita sulle spalle ancora scosse, «potreste spiegarci?»
Sasuke la liquida con un’occhiata secca, poco propenso alle chiacchiere che non corrispondano alla voce “spiegazioni”. «L’unica cosa che so» dice, riferito più a Naruto, in attesa che gli fornisca i chiarimenti desiderati, che alla ragazza bionda, «è che questo idiota ne ha combinata un’altra delle sue. Ricordami non di non portarti più in vacanza con me» gli intima, piuttosto scocciato.
«Non fare l’esager-»
«Ragazze, per favore, andiamo via.» La voce di Sakura è spezzata, rotta, disillusa. La ragazza stringe con le unghie il polso di Hinata, incapace di rivolgere gli occhi a ciò che differisce dalla sabbia che, poco più in là, viene oscurata dalle mattonelle bianche e polverose del bar in cui ha rovinato la sua giornata.
Per una cazzata.
«Sakura, ne sei sicura?» le fa Ino; e, lo sanno entrambe, quando le si rivolge seriamente, col tono esente da malizia o senza utilizzare il nomignolo Frontespaziosa, allora è proprio seria. «Non so cosa sia successo, ma non credo sia nulla di irreparabile» le bisbiglia all’orecchio, guardando in tralice sia Naruto che Sasuke, simili a statue di sale, come se cercassero di rendersi partecipi dell’ascolto.
Sakura scuote la testa con forza, convinta, incapace di capirsi.
Scema, scema, scema.
«Sono una stupida» mormora, «una stupida totale.»
Ino si limita a uno sguardo d’intesa con Hinata che dura pochi attimi. Si affianca a Sakura, abbracciandole la schiena col braccio, e si incammina verso il loro albergo. Prima, però, si volta verso i ragazzi; non sa cosa dire perché non capisce cosa sia successo. Ma non può far cadere la questione così.
«Scusatela» improvvisa con un’alzata di spalle imbarazzata, «spero di rivedervi.» Frase di circostanza, perché del resto li conosce a malapena, ne sa soltanto il nome.
Presto sotto lo sguardo attonito e dispiaciuto di Naruto e alla presenza dell’espressione incredula e costantemente fredda di Sasuke, rimangono soltanto le orme dei piedi che le tre ragazze hanno lasciato sulla spiaggia.
Nessuno dei due parla, e il vociferare intorno a loro, che hanno ignorato per tutto il tempo in cui il dispiacere della ragazza a testa bassa è stato l’unico suono udibile, adesso perfora i timpani e scoccia.
«Ma si può sapere che cosa hai fatto, teme, per farla andare via così?» sbotta d’un tratto Naruto, tra l’incuriosito e l’arrabbiato. Non vuole ergersi a difesa di una semisconosciuta, ma conosce i modi di fare del suo migliore amico, che talvolta esagera senza nemmeno rendersene conto. Inoltre, ha sempre ostentato una certa predisposizione per il soccorso di chi gli pare indifeso. «Guarda» riprende, prima che Sasuke possa aprir bocca e difendersi, «che sono io a essere abituato ai tuoi modi barbari, perciò con gli altri cerca di contenerti!»
«Senti dobe, vuoi finirla di vaneggiare? Mi stai irritando» prorompe a denti stretti. «Se vuoi sapere come la penso, io non c’ho capito un tubo di quello che hai combinato. E che c’entra quella ragazza, poi?»
Perché mi ha guardato con gli occhi di chi mi conosce, quando ha saputo il mio nome? E perché ho sentito il rumore di qualcosa che si infrange al suolo e si frantuma in schegge impossibili da ricomporre?
Sasuke attende una risposta che non vuole saperne di uscire dalle labbra apparentemente serrate del suo amico. Si domanda molti perché confusi a cui non sa o forse non può rispondere. Gli sta sfuggendo qualcosa di mano, se la sente scivolare addosso anche se non avesse ben compreso.
«L’hai vista anche tu quella ragazza lì, no? Quella coi capelli rosa» gli fa Naruto, vago, un po’ in colpa, e lui non ha neanche bisogno di annuire. «Quella era Sakura.»
Quale Sakura?
QuellaSakura?
Gli punge il petto a rivederla con le braccia in tremore e le guance pallide, che ha intravisto attraverso i ciuffi di capelli rosa che la coprivano. Non immaginava che il loro primo incontro fosse di quel tipo.
Solitamente, Sasuke evitava di corrispondere online. Preferiva fissare in faccia, negli occhi e fin dentro la persona con cui colloquiava. Itachi gli diceva che nel profondo dello sguardo si nascondono le anime delle persone, che non sempre sono conformi al corpo.
Forse per questo, o probabilmente perché riesce a fidarsi a malapena di chi conosce, figurarsi di un perfetto sconosciuto che potrebbe crearsi tutto un suo finto personaggio dietro la protezione di uno schermo, che non gradisce i rapporti a distanza.
E invece con lei è stato diverso.
«Che ci faceva Sakura qui?» domanda mormorando, senza rabbia nella voce. Ha già capito tutto, non ha bisogno nemmeno di una conferma. Però, stupidamente, vuole comunque sentirselo dire.
Naruto non è idiota, Naruto capisce molto più di tutti gli altri messi insieme, quando Sasuke si chiude in se stesso. Vivere Sasuke è l’unico modo per comprenderlo ma, essendo complicato entrare nella sua ottica e nel suo modo di affrontare le situazione più disparati, i più preferiscono ignorarlo, catalogandolo solo come colui che ha i soldi, e come tutti coloro che hanno i soldi è uno spocchioso antipatico, che non sa godersi la vita sebbene abbia ogni cosa possa desiderare.
E pur non conoscendo i dettagli, Naruto Namikaze è sicurissimo che il suo migliore amico stia provando una sensazione affine al senso di colpa; glielo vede negli occhi. Perché, se vuoi accedervi, gli occhi di Sasuke sono due finestre che s’aprono sul suo mondo.
«Ho pensato a tutto io» gli confessa senza troppi giri di parole, visto che lui sa scherzare quando si scherza e contenersi quando è la serietà che ci vuole. «Volevo farti una sorpresa, vedila così.»
Sasuke appoggia le mani ai fianchi. Non fosse in costume, le metterebbe in tasca, per nasconderle. «Non ti crucciare troppo, ora, dobe» gli intima, serio – ed è la serietà mascherata in freddezza che frega Sasuke, che mostra il Sasuke Uchiha sotto la maschera –, «Non ha importanza, hai fatto soltanto un’altra delle tue stupidaggini.»
«Guarda che non è la fine del mondo, teme. Puoi sempre andare a parlarle» gli consiglia, solare come suo solito, accompagnandosi con una pacca amichevole sulla spalla già un po’ arrossata. Sasuke sussulta al tocco. «Sai com’è… è scioccante incontrarti per la prima volta. Non ti ricordi all’asilo?» sogghigna, nascondendo il sorriso smagliante dietro la spalla della’amico. «Mi sembra di averti già raccontato che dicevo agli altri delle tue presunte aure negative!»
Sasuke mostra soltanto un breve e mesto sorriso. «Sei sempre il solito imbecille, dobe» gli ricorda, perché rimembrarglielo non fa mai male, sia mai se ne scordasse.
«E quindi ci andiamo?»
«No, dobe.»
«Che cosa significa no
«Significa che mi sono scocciato di stare qui al Sole a ustionarmi e che l’unico luogo dove adesso andremo sarà casa mia» borbotta, stiracchiandosi le ossa e partendo in quarta, a passi lunghi e veloci. L’altro subito gli si precipita dietro.
«Ehi teme, teme! Aspettami!» Uffa, maledetto Sasuke! «Ti sono già passati i tuoi rari cinque minuti di buonsenso?» gli domanda, dopo averlo affiancato. Ottiene silenzio, a meno che i passi frettolosi e il rumore dei piedi che affondano nella sabbia che bolle non siano risposte. «Almeno raccontami che cavolo hai combinato in quel bar?»
«A parte mettermi in fila e attendere, attendere e attendere ancora?» domanda nervoso; il solo ricordo della coda senza fine che ha dovuto sopportare riesce a irritarlo ancora di più.
«Suvvia, andiamo!» esclama esasperato. Qualche volto si gira verso di loro – stanno risultando patetici, visto che pare si inseguano? Forse, probabile; Sasuke non se ne importa, Naruto sorride agitato agli occhi fin troppo curiosi. Di conseguenza, abbassa la voce. «Non fare lo stupido e raccontami come hai incontrato Sakura» gli ripropone, stavolta direttamente e senza urlare. «Già che ci sei potresti anche voltarti, così evito di parlare con le tue spalle.»
Sasuke sbuffa e non accetta il consiglio. «Le ho solo dato della maleducata» risponde invece.
«Della maleducata?»
«Sei diventato sordo, dobe?»
Naruto sorvola, lo preferisce. La bocca di Sasuke avverte che il suo proprietario è nervoso, per cui comincia a sputare fuori le prime quattro chiacchiere a vanvera che le sovvengono, e lui lo sa. «Ma… ma perché lo hai fatto? Non vedi? E’ così carina! Avrei potuto capire il contrario, al massimo…»
«Ora taci, dobe. Te l’ho spiegato ma non hai capito nulla. Come al solito.»
«Ma non mi hai detto nulla, invece!»
«Ho detto taci» gli ricordò Sasuke.
«Sì, per-»
«Taci.»
Che antipatico del cavolo!
Intanto sono giunti a casa. Sasuke non perde un istante e gira velocemente la chiave nella serratura, facendola scattare dopo due giri. Entra e dopo tre secondi è già stravaccato sul divano a guardare la televisione, la testa sotto al braccio disteso.
«Senti, me lo dici tu quando hai intenzione di conversare civilmente» gli brontola Naruto, prima di lanciarsi a capofitto sul letto di camera sua.
Sasuke è strano, a prescindere da ciò che è o non è successo; glielo legge sul volto che vorrebbe chiarirsi e scusarsi, magari raccontare che si innervosisce per nulla – perché ci sono molte cose che Naruto sa, e tra queste una è che Sasuke dentro di sé riconosce di esagerare, ma non riesce a estrinsecarlo –, che si spiace di averle fatto del male, inconsciamente.  Eppure lui che fa? Non vuole neanche andare a trovarla, preferendo chiudersi in se stesso a rimuginare e a rimuginare come un settant’enne, prima di decidere, eventualmente, se agire o no. Naruto sa che, per Sasuke, preferirebbe di gran lunga che fosse Sakura ad andare da lui e a scusarsi.
Purtroppo, ognuno nasce con uno o più difetti e, tra i tanti, Sasuke spicca per caparbietà e testardaggine. E un orgoglio oltre misura, che neanche sommando tutti gli orgogli delle persone orgogliose ci sia arriva.
Forse potrebbe andare lui da Sakura.
Sì, senza sapere nemmeno dove cercarla…e poi è meglio lasciare che il teme si convinca da sé. Non voglio immischiarmi oltre, si dice.
Ma ce la farà?

 
 
 

*

 
 
 

Sakura piange e si sente una bambina stupida, anziché una ragazza di sedici anni.
Frigna come nei film di animazione quando le sconfitte tengono i fazzoletti tra i denti e singhiozzano forte. E non sa perché; o meglio, lo sa ma lo ritiene troppo idiota per poter dire che è proprio quello.
Intanto Hinata non ha staccato il palmo della mano dalla sua schiena, strofinandola in continuazione dandole lo stesso sollievo di una crema solare dopo un’insolazione.
Ma non basta, perché lei è fin troppo stupida.
«Avrà pensato che sono una cretina, immagino» singhiozza, da vera deficiente quale si sente. «Voi che pensereste davanti a una pagliacciata del genere? Ci siamo soltanto scontrati per una cazzata colossale, una stupidaggine! Avrei potuto chiarire l’equivoco, avrei potuto… non lo so! Agire in modo diverso da come ho fatto» tira fuori tutto d’un fiato. Si soffia il naso, desiderando di affondare nel fazzoletto bianco che ha tra le dita.
«Sakura-chan,» Hinata passa dal massaggiare la schiena a toccarle la spalla, «non essere così dura con te stessa. Non puoi ipotizzare cos’abbia pensato, non è detto che si sia fatto un’idea sbagliata di te» continua, provando a tirarle su il morale.
«Non è questo che mi fa star male così. Odio mostrarmi come qualcuna che non sono, non lo reggo.»
Ino ha ascoltato ogni minima parola in silenzio. Siede a terra, con le gambe incrociate e i gomiti sulle ginocchia. «Frontespaziosa, asciugati subito quelle lacrime da coccodrillo e smuoviti da là sopra» la rimprovera senza gridare eccessivamente. «Dici che non sopporti se ti mostri come qualcuna che non sei? Ebbene, tu non sei così frignona, perciò finiscila! Lo sei stata fino all’età avanzata di dieci anni, poi, grazie al mio prezioso intervento, hai smesso. Continua come prima, alzati, cercalo e spiegati!»
Sakura emerge timidamente da dietro al fazzoletto, gli occhi rossissimi come le guance e la punta del naso. «E che figura ci faccio? Potrebbe anche ridermi in faccia, dopo oggi…»
Ino si fa pensierosa. «Non lo escluderei» le concede, l’indice poggiato al mento, con fare intellettuale, «del resto non si è mostrato proprio come lo immaginavamo. E’ più cafone di quel che credevo. Anche se è un figo maledetto!»
«Ino-chan, ricorda di Shikamaru-kun.»
«Ah, Hinata, ce ne sono di cose che devi ancora imparare!»
Loro due discutono, ma la mente di Sakura si è fermata alle parole “non si è mostrato proprio come lo immaginavo”. Perché è questo il maledettissimo problema che la fa comportare coma una bambina bisognosa dei suoi genitori.
Si rende conto che è ridicolo frignare, ma le lacrime le escono da sole, un po’ per il nervosismo, un po’ per la delusione.
Già.
Quando le aspettative si infrangono a colpi di martello, l’animo viene sempre scosso in peggio. Sakura si paragona a una monetina lasciata cadere a terra dalla sorte, che gira e gira e gira ancora, speranzosa, producendo quel suono cristallino e acuto che dà speranza; poi, quando infine tonfa a terra, smettendola di roteare all’impazzata, terminano tutte le illusioni fatte.
Sakura sa che più ci si aspetta e meno si riceve.
Come a Natale, come lo è stato coi suoi genitori quand’era bambina. Quando invece dell’orsacchiotto con l’orecchio spiegazzato a causa del modo in cui era impacchettato, avrebbe desiderato la nuova bambolina robot che costava un occhio – o forse anche due – della testa. Aveva fatto in modo di far capire alla sua mamma e al suo papà cosa volesse veramente, e i loro sorrisi sinceri e accondiscendenti l’avevano convinta per davvero che tutto potesse andare come voleva lei, come il suo desiderio crescente da bambina le imponeva di credere. 
Ed era stato sempre a Natale che la piccola Sakura guardò il regalo con occhi un poco tristi, delusa. Ma si riprese, trovando il meglio anche nel regalo che non voleva.
Ora cerca di fare lo stesso, di trovare quel dettaglio che la consola, quel dettaglio che sta ignorando perché non sa dove cercarlo.
Dapprima, però, si asciuga gli occhi e tira su col naso per l’ultima volta; basta piangere, sennò si ritorna al punto di partenza.
Ha pianto non per la tristezza, ma per la delusione. Non si è offesa per il modo in cui Sasuke gli si è rivolto – alla fine neanche lei ha dato il massimo, né ritiene la piccola incomprensione come il motivo della sua angoscia –, ma si è arrabbiata con se stessa.
Idiota, stupida…
Perché ha creduto troppo in qualcuno che non ha mai visto, perché non è stata in grado – ancora una volta, come quando era bambina – di attenersi alla vera realtà e non fantasticare troppo, perché si è aspettata troppo da Sasuke.
Perché è semplicemente delusa, sia da sé che da lui.
Perché si è legata così tanto a lui, come a una presenza che dà ossigeno, che non può accettare l’idea che il ragazzo non voglia più incontrarla. O sentirla. O esserci.
E perché, anche se lei volesse, lui sicuramente non vorrebbe, visto che si è comportata da cretina e da mocciosa.
Non siamo riusciti a riconoscerci dalla voce, dagli sguardi, sebbene abbiamo parlato parecchio in questi tre mesi. Vuol dire che non c’è nessun legame tra noi?
E’ stata solo una perdita di tempo, si dice. C’ha creduto solo lei e ha sbagliato? Ino la riconoscerebbe già dall’ombra, e Hinata solo dal tremolio della mani. Invece Sasuke no.
Ne ha visto il profilo per più di trenta minuti, ne ha sentito la voce, lo ha sentito parlare, lo ha osservato mentre tratteneva il nervosismo. Ma lo ha visto con gli occhi chiusi, proprio come quando ha adocchiato tutta le altre persone che la circondavano.
Sasuke, quel Sasuke intorno a cui ha cominciato a ruotare il suo mondo da più di un mese, su cui ha fantastico senza neanche rivelarlo a Ino e Hinata. E lei non lo ha riconosciuto, non ha percepito nessuna fantomatica scarica elettrica alla schiena o stretta al petto, come nei film.
Non è un film la sua vita. Non lo è, non lo sarà mai.
Per questo è un’idiota, per questi motivi e tanti altri.
Ma ha detto basta alle lacrime, no? E basta sia.
Apprezza Ino e Hinata che, fermatesi dal litigare, hanno sostenuto il suo silenzio con sguardi carichi di comprensione. Ma ora basta. Si è avvilita pure abbastanza per i suoi gusti.
Vuole fare qualcosa per uscirne.
«Grazie di tutto, ragazze» sa dire soltanto, tirando su il miglior sorriso che le riesce. E’ ancora un po’ tirato – perché Sasuke non smette di occupare i suoi pensieri – ma sa che va bene così.
«Dovere. Non ti reggo quando fai così.» E’ Ino.
«Siamo amiche, è normale.» Questa è Hinata.
«Ma ora che intenzioni hai? Non lascerai perdere, spero» riprende la ragazza bionda, scuotendo la testa e lasciando ondeggiare i capelli lunghi e legati in una coda alta.
«Non lo so» farfuglia Sakura in risposta, alzando le spalle. «Mi vergogno troppo della piega che ha preso la situazione. Vi ho già raccontato del bar ed ecco… il nostro litigio è dovuto a una sciocchezza…»
«Inutile che ti spieghi, Frontespaziosa. Io e Hinata-chan» la attira a sé con un braccio che le cinge il collo, «sappiamo benissimo cosa frulla nella tua testolina, tutte le pippe mentali che la abitano. Dovremo sfrattarle» ride.
«Sakura-chan, qualunque cosa tu voglia fare, comunque, noi ti aiuteremo» riprende Hinata, prendendole le mani. «Alla fine Ino-chan ha ragione. Non è successo nulla di male al bar, un normale equivoco che è perfettamente risolvibile. E poi, magari Sasuke si sarebbe comportato in modo diverso se avesse saputo che tu eri Sakura» le sorride con la testa inclinata.
Ino la interrompe. «Sarebbe stato meglio se Sasuke fosse stato quell’altro ragazzo, quello biondo, come si chiamava…»
«Naruto Namikaze» le suggerisce Hinata.
«Giusto, Naruto Namikaze.»
«Anche se Sasuke fa la sua bella presenza, né Frontespaziosa?»
Sakura arrossisce alle frecciatine di Ino. Non sa perché, forse ripensa al corpo atletico di Sasuke, pensa a quanto – ora a prescindere da tutto – abbia desiderato di sfiorarlo anche quando per lei era soltanto una nube senza un’immagine, perché ancora non lo conosceva.
«E’ un bel ragazzo» ammette solo.
«Oh, ma allora ti piace!» Ino la stuzzica con delle gomitate ben assestate al braccio, che lasciano intendere malizia.
«Ino, smettila. Ho solo detto che è un bel ragazzo; mi pare soggettiva come cosa…»
«Come no! Te lo sbaciucchieresti fino alla morte, se te lo ritrovassi davanti!»
«Non ci si può innamorare via mail, stupida.»
Ecco.
Lo ha detto.
Lo ha ammesso anche se non era sua intenzione.
Se l’è sempre tenuto serrato dentro, chiuso a chiave nello scomparto segreto del suo cuore. Lo ha ritenuto sempre come un sentimento assurdo, tant’è che si è rifiutata categoricamente di dare ascolto alla sua voce che la chiamava per nome.
Si è innamorata di un carattere, delle parole e frasi – mai romantiche, mai – che lui le ha scritto nemmeno con penna, ma limitandosi a cliccare sui tasti di una tastiera, magari un po’ per perdere tempo, un po’ per noia.
Si è innamorata in tre mesi di corrispondenza a volte saltuaria; si è innamorata di lui più per la mancanza che ne ha provato quando non si connetteva che per le chiacchierate che hanno fatto. Era quando non lo sentiva per giorni che l’amore si faceva spazio tre le sue viscere, urlandole contro per farle capire che c’era.
E no, non può piangere.
E no, non può perderlo.
Sì.
Deve muoversi.
«Voglio parlargli» conclude con se stessa, fissando negli occhi – ora sicuri, ora decisi – le sue due amiche. «Anche se non so nemmeno dove trovarlo.»
«Visto, Hinata-chan? Alla fine a Frontespaziosa ha capito che rischiava di perdere il più ragazzo che avesse mai visto e si è risvegliata! E brava, brava» ride forte, e non lo fa per prenderla in giro; vuole dirle brava, Sakura-chan, brava per esserti convinta, per aver capito prima della fine dei tempi. Come quando erano piccole.
«Nell’ultima mail che mi ha mandato, mi ha detto soltanto che si trova alle isole Sakishima, ma niente di preciso» riflette Sakura, pensando nuovamente al suo problema e arginando la questione del fisico di Sasuke – perbacco, ce ne sarebbero di cose da puntualizzare, volendo.
«Beh, abbiamo il suo indirizzo di posta! Perché non lo contatti tramite e-mail?» propone Ino, con sicurezza.
Sakura si rabbuia per un istante; no, non vuole procedere così. Sente che il periodo di conoscenza avvenuto tramite la loro corrispondenza online è urato anche abbastanza. Se da una parte, grazie a esso, sa di conoscere Sasuke, dall’altra sa che di non lui non ha compreso proprio nulla, perché non è così che si capiscono le persone. Non del tutto almeno; non nelle loro abitudini, nelle loro espressioni facciali e nella loro voce.
E poi non ha intenzione di riallacciare un loro possibile rapporto da lì. Per lei la mail rappresenta l’inizio, il loro incontro. Adesso la fase dei preparativi è finita, Sasuke vuole voltare pagina.
Necessita di un incontro diretto, ora che può.
«Preferisco di no, Ino-chan. Almeno che non sia strettamente necessario. In quel caso… ci penserei» liquida la questione, e Ino scrolla le spalle, assecondandola.
«Ma anche procedendo diversamente non partiamo da zero, Sakura-chan!» Il sorriso di Hinata è molto incoraggiante. «Tanto siamo anche noi in vacanza, no? Ci basterà andare in spiaggia tutti i giorni e tenere gli occhi ben aperti» suggerisce.
«Ottimo, Hinata!» Ino le schiaffeggia con forza la schiena, facendo sobbalzare la ragazza, che non se l’aspettava. «E poi, mentre tu sarai intenta a farti guardare da tutti i ragazzi della spiaggia che saranno attratti dal tuo nuovo bikini che io, la grandissima Ino-chan, ti ha regalato, io e Frontespaziosa avremo via libera ed entreremo in azione! I fallimenti, naturalmente, sono da evitare.»
Anche la punta delle orecchie della povera Hyuuga si tingono di un rosso acceso, mentre le risatine divertite di Sakura e Ino si sollevano sempre di più.
«Anche a me sembra l’idea più giusta» concorda Sakura, gioviale. «Poi insieme a Sasuke dovrebbe esserci quel ragazzo biondo, Naruto, avete detto.»
Ino schiaffeggia l’aria intorno a se con un gesto di noncuranza. «Certo certo, se quei due fanno lo stesso chiasso dell’altra volta è impossibile non udirli. Comunque, se dopo un po’ di tempo non li acciuffiamo, possiamo sempre domandare informazioni in giro. Sappiamo il nome di Naruto, sappiamo quello di Sasuke… qualcuno li avrà pur visti, che caspita! Insomma, ma avete capito o no, ragazze? E’ come se ce l’avessimo già fatta!»
Sakura non ne è convinta al cento per cento, ma il sorriso larghissimo di Ino le infonde molta speranza, per cui la imita, gioisce.
«Sì, ce la faremo, Sakura-chan» le mormora Hinata, felice.
E allora Sakura sospira piano, lasciando scappare via da sé l’insicurezza e le pressioni, tanto quanto i pessimismi. «Quindi si va alla ricerca» prorompe, sbattendo i pugni uno nell’altro, agguerrita, «e ce la faremo!»
 

 














 
 
 
 

Cosa c’è da notare in questo capitolo?
Un po’.
Io vorrei che venisse capito nel profondo, e non per quello che superficialmente si potrebbe pensare. Ecco, io credo di aver spiegato abbastanza bene, tramite i pensieri di Sakura, cosa volessi farle dire o provare, ma mi ripeto, perché ci tengo un po’. <3
Sakura ci rimane uno schifo, fin qui è cristallino. Il punto su cui più mi sono focalizzata è il perché lei reagisca così, in un modo che – a una prima lettura – potrebbe apparire superficiale – è questo che non voglio, non voglio che Sakura venga vista come un’immatura. 
Sakura è delusa. Da sé – per come ha reagito, perché si è mostrata bambina quando poi non lo è – e da Sasuke. Ma, attenzione, dell’immagine di Sasuke che lei aveva in testa. E’ tutta una questione di aspettative. Ci rimaniamo male quanto una cosa conta per noi e, paradossalmente, più ci si aspetta il meglio e più si riceve il peggio, è questo che è accaduto a Sakura. Sakura, poi, aveva capito di essersi infatuata di Sasuke. A me, francamente, non è mai capitato di innamorarmi online XD, ma credo che possa succedere. Sakura si è accorta che quando Sasuke non c’era stava male, e che le bastava anche solo una sua piccola attenzione per stare bene.
Adesso, alla vista di quel piccolo malinteso al bar, Sakura è un miscuglio di sentimenti: come dicevo, è prima delusa da sé e dall’immagine di Sasuke che si era fatta; poi è preoccupata del fatto che Sasuke non voglia vederla più, teme di averlo perso. Insomma, le lacrime, per capirci, sono state una specie di scarico per una serie di emozioni che non riusciva più a tenere in sé.
So che mi sono spiegata male, e me ne scuso! >////////<
Spero si sia capito almeno un poco.
Il prossimo capitolo è scritto a metà. Si vede che ho iniziato l’università, mh? =____=
Beh, comunque spero di poterlo finire in questo week-end, e di poter cominciare anche l’altro. <3
Grazie! <3
 


Nel frattempo…
 
Dal Capitolo Quattro (che sta a metà, ma ha già tre diversi PoV <3):
 
Chiude gli occhi, Sasuke, consente al venticello artificiale di accarezzargli le guance e trascinarlo con sé in un luogo tranquillo dove tutto è pace e tutto è tranquillità.
Niente – stupidi – problemi adolescenziali, niente – insulse – spiegazioni che rifiuta di darsi, e niente – superflue – domande alle quali decide coscienziosamente di non voler rispondere – perché sa già tutto, e non lo dice per presunzione.
La nottata che ha trascorso a combattere contro una zanzara particolarmente audace – che, infine, dopo aver tentato di morderlo per la decima volta, ha trovato la fine contro la parete bianca del muro – lo ha tenuto ben sveglio, tanto da permettergli di capirsi e di esaminare la situazione al meglio.
Con Sakura non si è comportato da galantuomo, lo ammette, lo ha concluso. Però, e ammette e conclude anche questo, non sapeva che si trattava proprio di Sakura – e già, il dobe avrebbe anche potuto accennargli qualcosa, invece di fare il misterioso –, senza contare che anche lei l’ha presa troppo sul personale, ragionandoci poco.
Tirando le somme, Sasuke sostiene di non possedere tutta la colpa, se sempre di colpa si può e si deve parlare. Soltanto, c’è stato un malinteso e, soltanto, basta tornare sull’argomento, discuterne.
E non via mail, stavolta.
Niente notebook.

 
   
 
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