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Autore: Mary P_Stark    12/10/2012    3 recensioni
Un incubo. O una premonizione. La giovane Brianna, studentessa modello di Glasgow, si sveglia di soprassalto, nel sangue un obbligo insopprimibile. E, nel modo più impensabile, si scontra con una realtà che non avrebbe mai pensato di scoprire. Né di vivere sulla propria pelle. Per Duncan, fiero licantropo e Alfa del suo branco, avviene la stessa cosa e, dal loro incontro, si scateneranno forze che neppure loro immaginano. Il mito di Fenrir, di ancestrale memoria, tornerà per avvolgere nelle sue spire Brianna, facendole comprendere che neppure lei, contrariamente a quanto pensa, è una comune umana. PRIMA PARTE DELLA TRILOGIA DELLA LUNA.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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 XXII.

 

 


 

Contrariamente a quanto avevo pensato, l’arrivo della wicca di Aberdeen a Matlock non previde l’intervento di tutti gli alfa del branco.
Solo la vecchia cerchia di potere, si presentò al Vigrond, oltre ai managarmr più potenti di Matlock e gli attuali Gerarchi del clan.
La notte, rischiarata da flebili stelle e uno spicchio allegro di luna, sembrò voler salutare l’arrivo degli onorati ospiti del branco di Duncan con una serata priva di nubi, e una temperatura più che gradevole.
Non credevo possibile che la luna potesse avere un simile potere sugli eventi atmosferici, ma era bello pensarlo.
Con mia grande sorpresa, Kate si presentò in maniche di camicia e jeans schiariti, appollaiata sul dorso dell’Hati di Aberdeen mentre al suo fianco, alto e possente come una montagna, camminava quello che si rivelò essere Bright Cox, il suo Fenrir.
Il fatto che fosse abitudine dire che Fenrir, Hati e Sköll fossero delle wiccan la diceva lunga sui poteri insiti in quel ruolo, di cui io comprendevo i confini solo a stento.
Non ero del tutto sicura che mi avessero raccontato ogni cosa, ma potevo approfittare della presenza di Kate per chiarirmi le idee.
Quando, infine, la ragazza scese dalla groppa di Hati, mi resi conto di quanto fosse piccola, sul metro e cinquanta, più o meno.
Aveva rigogliosi riccioli rosso sangue e occhi verdi come la giada, così brillanti da sembrare quasi quelli di un gatto.
La bocca, generosa a piegata in un sorriso, si allargò in una risata dopo avermi stretto la mano, che io protesi verso di lei in segno di benvenuto.
Volgendosi a parlare con il suo Fenrir, chiosò: “Mi vergogno del mio titolo, Bright, dopo aver percepito il suo potere.”
Quest'ultimo mi fissò sorpreso per un momento, gli occhi neri come pece impegnati a studiarmi curiosi prima di farsi sconcertati.
Evidentemente, dovevo avere qualcosa di particolare… magari una macchia sul naso.
Rise anche lui e guardò Duncan, in piedi accanto a me e vestito informalmente come i nostri ospiti. “Certo che hai avuto una fortuna davvero rara, Duncan. Ha un potere che attira come il fuoco per le falene. Davvero stupefacente.”
Sollevai curiosa un sopracciglio e Kate, avvedendosene, mi spiegò meglio: “So che sei una novizia, per cui le nostre parole ti sembreranno oscure. Quel che volevamo dire è che il tuo potere, se paragonato al mio, è cento volte più forte. Neppure sapevo potessero esistere tali parabole di energia. Siamo tutti sorpresi.”
“Beh, fa piacere lasciare strabiliati gli ospiti” commentai, sorridendo e fissando Lance, in forma animale a sua volta, come per volerlo uccidere. Poteva anche accennarmelo!
Lui uggiolò una volta, quasi a scusarsi per la manchevolezza e Bright, scoppiando nuovamente a ridere, esalò: “La vostra wicca sarà anche inesperta, ma vedo che si sa far rispettare.”
“Più che bene” annuì Duncan, con un sorrisetto.
Kate sorrise benevola a Sheoban e Connor, prima di notare la mancanza di Marjorie.
Curiosa, chiese: “Noto che manca la tua sanguisuga preferita, Duncan. In che anfratto l’hai nascosta?”
Duncan divenne serio nel breve battito di un ciglio e, roco, spiegò loro: “Marjorie è in punizione per aver osato levare la mano sulla nostra wicca.”
Quelle parole fecero impallidire Bright e gonfiare di rabbia Kate che, aggrottando la fronte, esclamò sconcertata: “In altri tempi, un tale sacrilegio sarebbe stato punito con la morte!”
“Spero tu sia stato degnamente duro con lei, Duncan, perché un simile affronto potrebbe pregiudicare la serietà del tuo nome, se tu non vi avessi posto rimedio adeguatamente” aggiunse a sua volta Bright.
“E’ stata punita più che bene” intervenni lesta, preferendo non indugiare oltre sull’argomento. Quella scena ancora mi faceva accapponare la pelle.
Duncan mi fissò un momento con aria combattuta, come se volesse in qualche modo proteggermi dalle mie stesse paure ma io, scuotendo impercettibilmente il capo, glielo impedii.
Non volevo aiuto, da lui. Era troppo difficile accettare le sue cortesie, dopo essere stata così sonoramente rifiutata.
Sospirò leggermente, pur accettando il mio rifiuto e, tornando a rivolgersi a Bright, Duncan disse più formalmente: “Il Clan di Matlock ti da il benvenuto tra le sue braccia, Fenrir di Aberdeen. Possa la tua caccia essere fruttuosa, e la tua permanenza lieta. L’acqua del mio ruscello e le prede del mio bosco sono tue.”
Con un grazioso cenno del capo bruno, Bright sorrise di fronte a quella frase di rito e replicò con altrettanta serietà: “Possa il vento guidare il tuo passo e la luna illuminare le tue scelte, Fenrir di Matlock. L’acqua del tuo ruscello e le prede del tuo bosco sono a me gradite.”
Detto questo, strinsero le loro possenti mani vicino ai gomiti e, con una certa sorpresa, si sfiorarono le guance l’un l’altro prima di annusarsi all’altezza dell’orecchio.
Kate, avvicinandosi a me, sussurrò: “E’ un vecchio rituale. Anticamente, lo si praticava in forma animale, ma ormai è in uso soprattutto in forma umana. Anche se sembra assurdo, vero?”
“Già” annuii, trovandolo quasi ridicolo. Ridere, però, sarebbe parso davvero poco educato.
Dopo quel breve scambio di convenevoli, io e Kate ci avviammo verso la quercia sacra per la nostra parte del rito.
Ora che entrambi i branchi avevano una wicca, si sarebbe potuto procedere anche con quella parte del cerimoniale che, ormai da tempi immemori, non poteva più essere eseguito per mancanza di sacerdotesse.
Entrambe sfiorammo con le mani il tronco nodoso dell’albero, avvertendo sotto le nostre dita il respiro della pianta e il vociare sommesso delle memorie del passato, che ribollivano dentro di lei come un vorticoso vento senza fine.
Sorridendole cordiale, asserii: “Non c’è menzogna nel mio dire, né intento malvagio. Accogli ciò che il nostro sangue ricorda e accettalo come dono di buona volontà da parte del Clan di Matlock.”
“Non c’è menzogna nel tuo dire, né intento malvagio. Accolgo ciò che il vostro sangue ricorda e lo accetto come dono di buona volontà da parte del tuo Clan, wicca di Matlock” rispose a sua volta Kate, lasciandosi avvolgere dall’abbraccio del potere della quercia.
Chiusi gli occhi, per meglio concentrarmi e scorgere quali ricordi la quercia avesse deciso di sottoporre all’attenzione di Kate. A sorpresa, scoprii trattarsi niente meno che del mio personale ricordo dell’incontro con Duncan, Jerome e Lance da bambini.
Da quel poco che avevo compreso, il mio spirito aveva fatto parte della quercia – per questo avevo potuto vederlo.
Non ero stata in grado di comprendere quanto antica fosse la mia anima, né se fosse appartenuta a più di un uomo o di una donna, ma di una cosa ero certa.
Quello spirito era stato così legato a questo branco, o a qualcuno facente parte del clan, da volergli rimanere fedele anche in una seconda vita, pur se nel corpo di una wicca.
Quando Kate mi fissò, lasciando al passato quel ricordo, lessi lo stupore e sì, l’ammirazione, nel suo sguardo di giada, portandomi a chiedermi perché potesse farle così piacere essere a conoscenza di quel particolare.
Mi si avvicinò, baciandomi sulle guance come previsto dal rito e, dopo essersi allontanata di qualche passo, mormorò: “Capisco la tua confusione, ma ne potremo parlare agevolmente più tardi.”
“Grazie” sussurrai, ritrovandomi a sorriderle con calore. Volesse il cielo che, un po’ della confusione che regnava nella mia testa, fosse cancellata!
Come previsto dal rito di accoglienza, la vecchia Triade di Potere si fece avanti per salutare degnamente i nostri ospiti.
In seguito, gli alfa più potenti del Consiglio presenti a Matlock fecero altrettanto, rendendo loro onore e porgendo loro il benvenuto.
Quando tutto fu concluso, e furono espletati gli scambi di doni tra clan, ci allontanammo dal Vigrond per raggiungere la casa di Duncan.
Lì, avremmo parlato più agevolmente di fronte a birra, salatini e sandwich, questi ultimi rigorosamente preparati da Sarah.
Su questo, si era imposta, e nessuno aveva voluto contraddirla.
Affiancata da Jerome durante il nostro ritorno dal Vigrond, cercai con ogni mezzo umanamente possibile di non guardare Duncan, che procedeva dinanzi a me tenendosi a un passo di distanza da Bright.
Come calamite, però, i miei occhi continuarono a seguire il movimento sinuoso dei suoi passi, come ipnotizzati da un incantatore di serpenti.
Jerome, poggiandomi delicatamente una mano sulla spalla, sorrise comprensivo e Kate, al mio fianco, mi guardò calorosamente. “Vedo bene che la situazione è parecchio inguaiata.”
“Il Cubo di Rubik è più facile da dipanare” borbottai di rimando, facendola ridere.
“Io non sono mai riuscita a finirlo, non ho abbastanza pazienza” ammiccò lei, passandosi una mano tra i folti riccioli ramati.
Impiegammo una ventina di minuti per raggiungere il limitare del bosco – molto gentilmente, i licantropi avevano tenuto la nostra andatura umana – e, non appena fummo accolti dal sentore delicato e aromatico dei gelsomini del giardino di Duncan, sorrisi spontaneamente.
“E’ sempre un benvenuto piacevole.”
“Sì. E’ un profumo inebriante” annuì Kate, osservando curiosa Jasmine mentre si avvicinava.
La micia degnò di un’occhiata funesta il gruppo di licantropi, tenendo ben alta la coda rossa come a voler far notare a tutti chi fosse il padrone di quel territorio.
Miagolando una sola volta in direzione di Duncan, corse poi verso di me per balzare tra le mie braccia senza emettere alcun suono, se non il suo ron-ron avvolgente.
La strinsi a me, affondando un momento il viso nel suo pelo caldo e folto, prima di dire, rivolta a Kate: “Lei è Jasmine, la gatta di Duncan.”
Sorridendo alla gatta, che si lasciò accarezzare con lunghi miagolii mielosi, Kate esalò: “Allora è vero. Pensavo fosse solo una barzelletta.”
Duncan ci guardò un attimo, un mezzo sorriso stampato sul viso in ombra, e borbottò: “E’ una gatta traditrice, come vedi. Non si è neppure fermata per un salutino.”
Kate lo guardò con sufficienza, sollevando un sopracciglio con espressione ironica, e disse per contro: “E tu ti fidi ancora del giudizio delle donne, Duncan? Dovresti saperlo che siamo lunatiche.”
Una risatina collettiva si levò dal gruppo, mentre entrava in casa di Duncan.
Io risi con loro, prima di vedermi puntare addosso lo sguardo curioso di Sheoban, colmo di domande a cui, sicuramente, non avrei risposto.
Neppure se mi avesse scatenato contro Sarah nelle vesti di Freki.
Lasciando che gli uomini e le donne del branco entrassero e si impadronissero della cucina, guardai Kate prima di chiederle: “Ti spiace se andiamo a parlare nella stalla? Non vorrei che le loro orecchie sensibili ascoltassero ciò che ho da dirti.”
“Concordo con te. A volte, i loro sensi sopraffini sono un’autentica scocciatura” annuì Kate, seguendomi nella penombra del cortile inghiaiato.
Le porte della stalla erano state lasciate aperte, perché l’aria fresca della notte penetrasse all’interno per il piacere dei cavalli.
Avvertendo il mio odore, si esibirono in un coro di nitriti, prima di guardarmi oltre il bordo dei box, degnando di occhiate curiose la nostra ospite.
Concessi una carezza a ognuno di loro e infine mi sistemai contro il box di Gabriel, lasciando che lui poggiasse il muso sulla mia spalla.
I miei occhi, nel frattempo, studiarono le espressioni visibili sul volto di Kate. Sembrava curiosa… e in attesa.
Non la feci aspettare. Perché anch’io ero in attesa. Di una risposta.
Con un sospiro, le spiegai succintamente ciò che era successo a Duncan, le raccontai del nostro primo incontro, di come eravamo fuggiti e di come, quel nostro viaggio, avesse fatto nascere in me quei sentimenti devastanti che ora mi facevano stare tanto male.
Kate, per tutto il tempo, annuì senza esprimere alcun giudizio, concedendomi solo brevi sorrisi enigmatici.
Non sapevo come interpretare il suo silenzio, ma volevo darle tutte le informazioni necessarie perché mi aiutasse a capire, a dipanare la massa intricata di input che vorticavano nella mia mente devastata dall’incertezza.
Alla fine, avvicinandosi per carezzare Jasmine, Kate asserì: “Lo spirito di cui ora sei padrona doveva essere davvero potente, per aver scelto di sua spontanea volontà di tornare nello stesso clan in cui aveva già vissuto. E, più ancora, ad aver scelto i suoi compagni di viaggio. E potrei dire lo stesso degli spiriti di Lance, Jerome e Duncan. Non è cosa facile, o consueta, ciò che vi è capitato.”
“Quindi, non si tratta di un’imposizione dettata da qualcun altro” sospirai, sentendomi stranamente sollevata alla notizia.
Kate scosse il capo e mi spiegò con maggiore chiarezza: “Nessuno può scegliere come e dove tornare, o in che forma, neppure il destino. O almeno, quasi nessuno, a quanto pare. Ciò che hai tra le mani, è un potere che va oltre l’immaginabile. Non mi sorprende che io possa sentire la tua aura anche così lontana dal Vigrond. Normalmente, non potrei farlo.”
“Hai conosciuto altre wiccan, per dirlo?” le chiesi per contro.
“Solo una. Ed era molto, ma molto meno dotata di te. E’ una vecchia signora di Oslo, che siamo andati a trovare tre anni fa, io e Bright. La percepii come wicca solo quando ci trovammo nel loro Vigrond. Anche Bright fece fatica ad avvertire il suo potere, ma il tuo… oh, cielo… è come venire avvolti da una tempesta di fuoco” sentenziò Kate, sorridendomi.
“E’ un  bene?” chiesi, storcendo il naso.
“Oh, più che sì” annuì allegra Kate. “E la tua Triade Spirituale ti rende ancora più potente, o meglio, ti renderebbe…”
Aggrottando la fronte, borbottai: “Spiegati meglio. Cosa intendi con Triade Spirituale?”
“Parlo di spiriti affini. Da quel che sappiamo, le wiccan possono avere affinità con uno o più spiriti del branco, ma mai più di tre. Io sono affine solo a Bright, e so per certo che le nostre anime si sono toccate soltanto quando ci siamo conosciuti con questi corpi di carne e sangue, ma tu… Dio, non pensavo che fosse umanamente possibile! Tre di massima stirpe. Fenrir, Hati e Sköll. Non oso immaginare cosa potrebbe succedere, se voi tre uniste i vostri poteri durante una notte di Luna Blu, quando le nostre auree sono più forti. Già quello che hai fatto durante il novilunio ha dell’incredibile, figurarsi in una notte in cui la luna ha così potere” esclamò Kate, gli occhi illuminati dalla curiosità e dal desiderio di sapere.
“Luna Blu?” ripetei, sorpresa.
“E’ un fenomeno astronomico che avviene quando la luna piena si ripete due volte nello stesso mese” mi spiegò Kate, sorridendomi. “Quest’anno l’avremo esattamente la notte del trentun dicembre. E’ emblematico, direi1.”
“E’ inquietante” precisai, rabbrividendo.
Lei ridacchiò, un suono di campanelle tintinnanti che mi rilassò gradatamente, permettendomi dopo poco di unirmi alla sua ilarità. “Sembra quasi che tu sia divertita dalle mie vicende personali.”
“Non divertita, strabiliata” scosse il capo Kate, carezzandomi comprensiva un braccio. “E sgomenta. Da quel poco che ho capito, Duncan rifiuta il legame, e non comprendo perché.”
Sospirando, e perdendo di colpo tutta la voglia di ridere, le spiegai ciò che sapevo. “Pensa che il legame sia imposto. Non lo vuole accettare perché crede che siano altre, le mani che lo spingono verso di me. Non comprende che io non mi farei guidare da niente e da nessuno, e pensa che io sia solo una sciocca ragazzina infatuata di lui perché un’entità superiore mi dice di esserlo.”
Kate aggrottò la fronte, passeggiando nervosamente per la stalla mentre Gab mi dava leggeri colpetti affettuosi contro la guancia, e Jasmine faceva le fusa come una pentola di fagioli in ebollizione.
Quel commento sembrava aver preoccupato Kate più di quanto avessi immaginato, e questo mi mise in ansia.
Dopo un minuto buono di silenzio, in cui gli unici rumori a farci compagnia furono gli sbuffi dei cavalli e il frinire delle cicale nel bosco, Kate mi fissò con i suoi occhi da gatta, dicendo seriamente: “Conosco poco del passato di Duncan, so solo che ha sofferto un grave lutto, e che questo lo ha reso molto chiuso in se stesso. Ma non so cosa sia successo con esattezza.”
“I suoi genitori furono divorati dal branco perché traditori, così che i loro spiriti non potessero rinascere…” le spiegai, in barba ai veti che avevano ricevuto gli altri membri del branco.
Era necessario, che sapesse.
Vedendola spalancare lentamente gli occhi a quella notizia, mi imposi di terminare il mio dire. “…ma, prima ancora, Duncan perse una sorella durante il Cambiamento. In quell’occasione, scoprirono che Hope sarebbe diventata il prossimo Fenrir che avrebbe guidato il Clan di Matlock. I genitori di Duncan, perciò, decisero di concepire un altro figlio, essendo già a conoscenza del fatto che la Madre Terra aveva scelto la loro famiglia per far nascere il successore designato per il clan.”
“Oh mio Dio… e naturalmente, questo Duncan lo sa” esalò Kate, portandosi una mano alla bocca quando io annuii spiacente.
“Sa fin dall’infanzia di non essere stato cercato per i giusti motivi, ma l’onta più grande è stata commessa al Vigrond, quando Connor decise di mettere nelle mani di Duncan l’intero Clan. Istituì un Consiglio per fare da spalla alla nuova Triade di Potere, ma escluse da esso i genitori di Duncan che, indispettiti, decisero di forzare il neoeletto Consiglio perché permettessero loro di essere gli unici guardiani del figlio."
Sospirai pesantemente, prima di riuscire a proseguire. "Connor e Sheoban, naturalmente, rifiutarono, e così avvenne il peggio. I genitori di Duncan si rivoltarono contro di loro, scatenando un bagno di sangue. A quel punto, a Duncan venne imposto da Sheoban e Connor di prestarsi totalmente al servizio del Clan e del Consiglio, e naturalmente lui accettò, sentendosi tremendamente in colpa per ciò che i genitori avevano tentato di fare.”
“Duncan l’altruista, eh?” commentò aspra Kate.
Sollevando un sopracciglio, replicai a mia volta: “La sua fama lo precede.”
“Già. Quindi, tu dici che fino a ora non ha fatto che anteporre il branco a se stesso, seguendo le indicazioni di altri, ma non le sue” riassunse Kate, annuendo tra sè più volte.
“Sì. E ha sicuramente interpretato questo legame come l’ennesima imposizione. Duncan non ha mai ceduto su un punto, e cioè su ciò che riguarda i suoi sentimenti. Non a caso, non ha ancora una Prima Lupa, nonostante il Consiglio abbia cercato più volte di affibbiargliene una” le spiegai, scrollando le spalle. “Nella sua mente contorta, ha letto il mio amore come l’ennesimo schiaffo del destino nei suoi confronti. Non ha visto più in là del suo naso, come direbbe sua cugina Eirka.”
Kate ridacchiò senza allegria, prima di mormorare pensosa: “Una Triade Spirituale può essere molto potente, ma può avere anche un effetto dirompente sui suoi membri, se essa non viene accettata pienamente.”
Aggrottando la fronte, le chiesi turbata: “In che senso?”
“Che succede se togli un piede a una sedia?” mi domandò per contro lei.
“Cade” gracchiai roca, sgranando lentamente gli occhi, come se di fronte a me si fosse aperto uno squarcio da cui scorgere la verità.
“Più il legame verrà rifiutato, più diverrete deboli” sentenziò Kate, stringendo le mani sulle mie spalle e fissandomi con occhi spiacenti. “L’unica tua salvezza, e di coloro che tu ami, è andartene. Se lui non accetta come reale ciò che provi, oltre a ciò che sei per lui allora, l’unico modo per salvarvi dalla distruzione è allontanarsi dal centro di potere. Rendere debole il legame con la distanza. Duncan e gli altri ne soffriranno un po’, all’inizio, come sicuramente anche tu, ma almeno sarete salvi. Se rimarrai, e Duncan non si piegherà a questo legame che anche lui ha voluto, ma che ora non accetta più, allora ne soffrirete tutti… e molto. Non è importante che ricambi il tuo amore, poiché esso non è connesso al legame tra le vostre anime, ma deve accettare l’unione dei vostri spiriti, o tutto sarà vano.”
Deglutii a fatica, come se in gola avessi un macigno.
Fissai terrorizzata quel viso acqua e sapone, illuminato dalle lampade della stalla, mentre il mondo, sotto di me, si inabissava sempre più velocemente, portandomi con sé e facendomi affogare nelle mie peggiori paure.
L’abbandono. L’allontanamento. L’addio.
Non volevo, non desideravo questo dolore, non agognavo a non rivedere mai più tutte le persone che ora mi circondavano con le loro auree e con il loro affetto.
Il mio unico desiderio era poter stare per sempre con coloro a cui avevo imparato a volere bene.
Non volevo separarmi da loro, quando il bisogno che io avevo di loro era pari a quello che loro avevano di me.
Senza accorgermene caddi in ginocchio, mentre Jasmine scivolava via dalle mie braccia e Gab nitriva spaventato.
Strinsi le braccia attorno al mio corpo scosso da brividi mentre Kate, accucciandosi accanto a me, mi massaggiava le spalle, spiacente. “So che è tremendo, ma è la verità, Brianna. Io e Bright siamo solo amici, e io amo moltissimo la sua Prima Lupa, per cui non so cosa voglia dire provare verso il proprio Fenrir un sentimento così forte come quello che tu provi per lui, ma posso dirti questo. Se questo tuo amore non verrà riconosciuto per quello che è, ti sbriciolerà pezzo per pezzo fino a lasciare polvere di te. Di questo sono certa. Il tuo potere è troppo forte, per essere lasciato in balia di una mente indebolita dal dubbio e dall’infelicità. Devi ritrovare un equilibrio e, se questo vuol dire allontanarti dall’uomo che ami, allora dovrai farlo.”
“Non esistono davvero alternative?” esalai, percependo dentro di me un turbinio di onde inferocite che si infrangevano contro le pareti del mio cervello, cercando di eroderlo.
“Non abbiamo mai alternative, Brianna. Abbiamo un grande potere, ma siamo anche immensamente deboli, se lasciamo che qualcosa spezzi il nostro animo. Al mal d’amore si guarisce, Brianna, ma dal potere non si può che rimanerne schiacciati, se lo si lascia a briglia sciolta.”
Nel dirlo, mi sollevò il viso con un dito perché il concetto mi fosse più chiaro, ben sintetizzato nel suo sguardo spaventato.
Sospirando afflitta, la abbracciai con forza, esalando: “Ho solo paura.”
“E chi non ne avrebbe?” disse per contro lei, massaggiandomi la schiena con le mani. “Hai ancora un po’ di tempo per convincere il tuo recalcitrante cavaliere ad accettare il legame, ma io non attenderei oltre la prossima luna piena. Rischi di perdere il controllo come hai fatto ora. E la prossima volta potresti non trovare la forza di contenere ciò che si agita dentro di te.”
“Era così evidente?” esalai, staccandomi da lei per fissarla in viso.
Sì, era decisamente evidente. Kate era pallida come un cencio, e i suoi occhi vibravano d’ansia.
“Presta attenzione, Brianna. Il tuo potere può essere prezioso quanto pericoloso. Gestiscilo con perizia, e non lasciarti sopraffare da lui, o…”
“… o finirò male, giusto?” mormorai.
“Sì. E finirai col fare del male a coloro a cui vuoi bene” annuì mesta Kate.
“Capisco” assentii a mia volta, scuotendo debolmente il capo.
“Mi spiace di essere latrice di così brutte notizie” mormorò spiacente, sorridendomi a mezzo.
“Non è colpa tua” dissi per contro, pur desiderando incolpare qualcuno di quel guaio colossale.
Già, ma contro chi avrei potuto indirizzare tutto l’odio, la disperazione e la paura che ora mi attanagliavano il cuore in una morsa sempre più stretta?
Purtroppo, potevo prendermela solo con me stessa.
“Posso chiederti un’ultima cosa?” mi domandò Kate, attirando la mia attenzione.
“Spara.”
“Avete già compiuto la Cerimonia del Sangue?” mi chiese, quasi sperando le rispondessi di no.
Non risposi, limitandomi a sorridere infelice e Kate, tornando ad abbracciarmi, mi consigliò caldamente: “Allora fai in fretta, mia cara, o pagherete entrambi un prezzo molto alto.”
Che fare, con una simile Spada di Damocle sul collo?
 
 
 
________________________
1: Luna Blu: la data riportata da Kate è reale e si riferisce al 31/12/2009, giorno in cui si è avuta la seconda luna piena del mese di dicembre.




N.d.A.: so che magari vi aspettavate qualche frase più confortante, da parte di Kate, ma la verità è che da grandi poteri derivano grandi responsabilità (grazie Spider-man...:D)




  
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