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Autore: MightyZuzAnna    12/10/2012    2 recensioni
La ragazza correva veloce tra i lunghi e deserti corridoi della scuola. Il rumore dei suoi passi era l’unico udibile, nonostante qualche ora prima frastuoni assordanti riempissero lo spazio e il tempo; quel silenzio irreale le metteva i brividi, troppo abituata a vedere la scuola brulicare di studenti dagli undici ai diciassette anni.
Corse a perdifiato, svoltò un angolo e per poco non travolse qualcuno. Solamente grazie ai suoi buoni riflessi, e a quelli del ragazzo, non si scontrarono. Ella alzò lo sguardo e i suoi occhi si velarono nel vedere quel volto amico così stanco, pieno di ferite e addolorato.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angelina Johnson, Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K.Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



I mesi passarono dolorosamente lenti per Ginger che non vedeva l’ora di andare a comprare la bacchetta e i libri scolastici e, soprattutto, di lasciare la casa dove i litigi dei due adulti si facevano sempre più frequenti, con grande dispiacere delle bimbe.
Ormai erano a luglio inoltrato, l’estate si era fatta sentire anche a Londra con la sua afa.
Ginger, di buon'ora per una che come lei preferiva dormire fino a tardi, corse in cucina e salutò con un sorriso a trentadue denti la madre.
«Buongiorno! Oggi andiamo a fare compere, vero? Vero?» chiese Ginger elettrizzata.
«Certo, tesoro. Prima però devi fare colazione e vestirti»disse Helena con un sorriso.
Mise davanti alla ragazzina una tazza di latte caldo, questa sbuffò ma fece colazione sentendo lo stomaco brontolare. In seguito andò a mettersi qualcosa di comodo: dei jeans, una magliettina rossa a maniche corte, un cappellino sportivo blu e bianco e delle comodissime scarpe da ginnastica. Scese saltando i gradini due a due. Helena appena la vide scosse la testa rassegnata.
«Ti regaliamo tanti vestitini, perché non indossi uno di quelli?» chiese Helena retorica scuotendo la testa.
«Ora?» chiese Ginger.
«Ora ti mostro una cosa» fece Helena misteriosa. Prese la figlia per mano e la guidò verso la camera da letto, dove la fece sedere sull’enorme materasso. Dall’armadio prese una scatoletta tutta impolverata, in legno d’ebano e con placche di ferro nero ai bordi e alla serratura. Prese una piccola chiave, anch’essa nera, e aprì il piccolo oggetto. All’interno vi stava del velluto in nero e giallo dove una piccola chiave dorata si confondeva con il colore. La donna prese tra le mani la chiave e la mostrò alla figlia assumendo uno sguardo misterioso.
«Questa è la chiave per la banca dei maghi. Tuo padre ha messo da parte molti soldi per questa occasione»
«Allora papà mi voleva bene» esclamò senza volerlo Ginger.
Gli occhi di Helena si rattristarono. «Piccola mia, tuo padre ti ha sempre voluto un mondo di bene. Ha sacrificato se stesso per garantirti, garantirci, un futuro migliore»
«Scusami mamma»
La donna cercò di ricomporsi, fece un piccolo sorriso.
«Su, è ora di andare a fare un po’ di compere» disse
«E dove andiamo?»
«Ad Agon Jolley!» esclamò convinta la madre.
Alla ragazzina scappò da ridere. «Agon Jolley?» chiese scettica.
«Agon Jolley, nel centro di Londra; ma prima dobbiamo passare dal Postillo Magico» confermò la madre.
Ginger fece una faccia da ‘se lo dici tu’ e scese velocemente le scale, saltando gli ultimi tre gradini. Mrs Smith sospirò sconfitta: non sarebbe mai riuscita a cambiare sua figlia.

Le due arrivarono a Londra, scesero dalla macchina e iniziarono le ricerche. Ginger notò un pub sudicio con un’insegna che portava il nome ‘Paiolo Magico’, saltellò contenta e indicò alla madre il locale.
«Eccolo lì, il Paiolo Magico»
«Dove?» chiese Helena non riuscendo a vederlo.
«Come dove? E’ proprio lì!» esclamò Ginger impaziente.
«Tesoro…» provò a dire la donna, ma Ginger non la stette ad ascoltare e corse dall’altra parte della strada entrando nel locale.

Il locale all’interno era molto buio e dimesso; molte persone stavano chiacchierando allegramente bevendo un bicchiere di sherry. Un vecchio barman, completamente calvo, stava pulendo un boccale con uno strofinaccio; Ginger gli si avvicinò, quello smise immediatamente e le riservò un’occhiata incuriosita.
«Buongiorno» salutò educatamente lei «E’ da qui che si passa per andare ad Agon Jolley?»
«Agon Jolley?» chiese sconcertato quello. «Vorrai dire Diagon Alley?!»
Ginger fece una smorfia buffa e diede mentalmente della stupida a sua madre. «Immagino proprio di sì. Mi potrebbe indicare la strada? Mia madre mi sta aspettando qui fuori»
«Mi dispiace cara, ma tua madre non potrà aiutarti ad arrivare a Diagon Alley, semmai è il contrario» disse il barista.
Ginger non poté chiedergli cosa intendesse che sentì dei rumori alle sue spalle. Un uomo un po’ stempiato coi capelli arancione acceso, le lentiggini sul volto, un sorriso radioso e degli anonimi occhiali da vista poggiati sul naso, era appena apparso; dietro vi era un ragazzo di circa sedici anni, un folta chioma arancione acceso e anch’egli aveva le lentiggini sparse sul volto. Più in là, a qualche metro di distanza, c’era un camino dove le fiamme per un attimo risplendettero di verde con un cupo rombo e pochi istanti dopo apparve un ragazzo molto somigliante all’uomo e al sedicenne. Ginger fece un passo indietro spaventata trattenendo rumorosamente il fiato, calamitando così l’attenzione del barman, dell’uomo stempiato e dei due giovani. Il nuovo venuto non poteva non essere un parente dei due, ma la cosa che la sorprese di più furono i due gemelli che spuntarono da quelle fiamme verdi, un bambino più piccolo di lei, una bambina e una donna grassottella che li seguirono poco dopo. Tutti coi sgargianti capelli rossi e le lentiggini sul volto. L’undicenne si ritrovò a pensare che quella era una famiglia assurdamente numerosa.
«Arthur! Molly! Che piacere rivedervi! Andate a Diagon Alley?»
«Sì, Tom. I miei ragazzi quest’anno iniziano il loro primo anno e devono comprare le loro bacchette» disse l’uomo indicando i gemelli che dovevano essere coetanei di Ginger.
Le due pesti, lo si intuiva dalla loro faccia, notarono l’occhiata sbalordita di Ginger e ghignarono in un modo che non piacque molto alla ragazzina. Tom si ricordò all’improvviso della povera undicenne e le rivolse un sorriso di scuse.
«Arthur, sarebbe un problema per te aiutare questa ragazzina? Deve essere figlia di Babbani e sua madre la sta aspettando qui fuori. Non posso muovermi altrimenti l’avrei fatto io» fece l’uomo pelato all’uomo chiamato Arthur.
«Ma certo!» rispose la donna grassottella, «Ciao piccola. Io sono Molly Weasley, lui è mio marito Arthur. Loro sono Charlie» indicò il ragazzo sedicenne, «Percy, Fred e George, Ron e Ginny»
I figli la salutarono calorosamente con grossi sorrisi stampati in faccia, Ginger provò immediatamente un moto d’affetto per quella numerosa famiglia così simpatica.
«Io mi chiamo Ginger Mosely e vi ringrazio per l’aiuto signori Weasley, spero di non recarvi troppo disturbo» disse Ginger educata.
I gemelli, Fred e George, fecero una pernacchia sentendola parlare e la ragazzina lanciò loro un’occhiataccia che fece aumentare solo il loro ghigno.
«Fred! George! Smettetela immediatamente!» li rimproverò Mrs Weasley.
«Ma non abbiamo fatto nulla!» si difesero in coro i due.
«Scusate» s’intromise nel battibecco Ginger, «ma mia madre si starà preoccupando»
«Oh, sì, sì, certo cara» disse Mrs Weasley perdendo il suo cipiglio severo e dirigendosi verso l’uscita.
Ginger rivolse un sorriso complice ai gemelli e seguì la donna. Fuori dal locale c’era Helena che faceva su e giù nervosamente.
«Mamma» la chiamò Ginger.
«Ginger! Cosa diavolo ti salta in mente di attraversare la strada e scomparire così all’improvviso?!» la rimproverò la donna.
«Mi scusi signora, l’abbiamo trattenuta noi. Ci stava chiedendo informazioni per andare a Diagon Alley» disse Mrs Weasley abbassando la voce.
«Voi chi siete?» chiese Helena guardinga osservando con occhio critico i buffi vestiti.
«Mamma, loro possono aiutarci ad andare a fare la spesa» s’intromise Ginger.
Mrs Weasley spiegò a grandi linee il processo per andare alla città dei maghi. Helena, decisamente poco convinta, guardò la figlia che le rivolse uno sguardo determinato e fiducioso, annuì e seguì la donna dentro il Paiolo Magico. I coniugi Weasley, più i loro figli, le guidarono attraverso il bar; uscirono in un piccolo cortile circondato da un muro, dove non c’era altro che un bidone della spazzatura e qualche erbaccia. I gemelli l’affiancarono.
«Sai, sei fortunata che oggi siamo venuti al Paiolo Magico» iniziò uno. «Di solito andiamo direttamente a Diagon Alley» continuò l’altro.
Ginger li guardò guardinga, negli anni di scuola aveva imparato a stare attenta ai maschi, a loro e ai loro stupidi scherzi, e quei due le trasmettevano proprio l’aria di chi faceva scherzi di continuo, ma le sembravano anche simpatici. I gemelli scambiarono la sua occhiata come una confusa e si presentarono.
«Io sono Fred» disse quello che aveva parlato per primo, «ed io George»
Nel frattempo, Arthur Weasley stava contando i mattoni sul muro sopra il bidone della spazzatura. Intimò ai figli  di stare indietro e batté con un lungo bastoncino di legno per tre volte il muro.
Il mattone che aveva colpito vibrò, si contorse e al centro apparve un piccolo buco che si fece sempre più grande. L’arco dava su una strada selciata tutta curve, di cui non si vedeva la fine.
Helena fece un passo indietro, mentre Ginger osservava tutto con la bocca schiusa e gli occhi spalancati.
«Benvenute a Diagon Alley!» fece Arthur Weasley con un grosso sorriso.
Il sole splendeva illuminando una pila di calderoni fuori del negozio più vicino. Un’insegna appesa sopra diceva: Calderoni. Tutte le dimensioni. Rame, ottone, peltro, argento. Autorimestanti. Pieghevoli.
Ginger ed Helena si guardavano intorno incuriosite, i negozi sembravano loro qualcosa di meraviglioso e strano allo stesso tempo. I Weasley le guidarono fino a un edificio bianco come la neve che svettava sopra le piccole botteghe. Ritto in piedi, dietro un portale di bronzo brunito, con indosso un’uniforme scarlatta e oro, c’era quello che sembrava essere un folletto.
«Quello è un folletto, non è frutto della tua fantasia» dissero in coro i gemelli.
Ella rivolse loro uno sguardo sorpreso e iniziò a salire gli scalini di candida pietra diretti verso di lui. Il folletto era più basso di Ginger di tutta la testa. Aveva un viso dal colorito scuro e dall’aria intelligente, una barba a punta e dita e piedi molto lunghi. S’inchinò al loro passaggio.
«Nostro fratello maggiore è andato a lavorare alla Gringott in Egitto. Ci sono molti maghi che provano a rapinare questa banca, ma non ci riescono» disse Fred.
«E perché non ci riescono?» chiese curiosa.
«Perché la Gringott è il posto più sicuro del mondo e coi folletti non si scherza, hanno un mucchio di magie e incantesimi e dicono che di guardia alle camere blindate ci stanno i draghi» continuò George.
Ginger sussultò. «Ed è vero? Ci sono realmente dei draghi
«Bill non ce l’ha mai detto, quindi credo siano solo dicerie» disse ancora George.
L’undicenne annuì assimilando lentamente le informazioni. Molly e Arthur si divisero, la donna sarebbe andata a prendere i loro soldi per pagare i libri mentre il marito avrebbe aiutato Ginger e sua madre.
«Salve» disse Mr Weasley a un folletto libero. «Siamo venuti a prendere un po’ di soldi dalla cassaforte di Miss Ginger Mosely»
«Avete la chiave, signore?»
Mr Weasley guardò Helena che ricambiò per un attimo l’occhiata perplessa, poi capì che voleva la piccola chiave dorata che aveva preso quella mattina dalla cassetta e iniziò a frugare nella borsa.
«Eccola qui!» esclamò soddisfatta e contenta, mostrando la piccola chiave d’oro.
Il folletto la osservò da vicino.
«Sembra che vada bene. Qualcuno vi accompagnerà alla camera blindata» detto questo chiamò un altro folletto. Questo li guidò in uno stretto passaggio di pietra, illuminato da torce. Scendeva ripido e scosceso e per terra correvano i binari di una piccola ferrovia. Il folletto fischiò e un piccolo carrello arrivò sferragliando verso di loro. Salirono a bordo e partirono.
Il percorso era molto tortuoso e impossibile da tenere a mente; il carrello sembrava sapere da sé la strada, poiché il folletto non lo manovrava.
Il folletto fece scattare la serratura della porta. Ne fuoriuscì una nube di fumo verde e una volta dissipatasi Ginger rimase senza fiato. Dentro, c’erano mucchi di monete d’oro, d’argento e di bronzo. Mr Weasley le aiutò a prelevare il necessario per i libri e la bacchetta spiegando anche la loro moneta.
«Quelli d’oro sono galeoni» spiegò Mr Weasley. «Diciassette falci d’argento fanno un galeone e ventinove zellini danno un falci»
Risalirono e ci volle un po’ prima di riabituarsi alla luce solare. Helena aveva la borsa piena dei soldi dei maghi e si chiese se quella piccola fortuna sepolta sotto terra equivalesse a quella che suo marito portava a casa ogni giorno.
«Bene, ora direi di andare per l’uniforme» disse Mr Weasley accennando col capo il negozio di Madama McClan: abiti per tutte le occasioni.
Comprarono tutto il necessario, Ginger si soffermò particolarmente alla scelta dell’animale facendo esasperare la madre che ad un certo punto le ricordò che poteva anche non portarlo un animale, ma alla fine l’undicenne scelse un gatto nero con gli occhi di un verde chiaro.
«Bene, ora possiamo andare da Olivander a comprare la tua bacchetta» disse Mr Weasley.
Ginger sorrise emozionata e stringendosi al petto la gabbietta col suo animale seguì Mr Weasley.
Il negozio era angusto e sporco. Un’insegna a lettere d’oro scortecciate sopra la porta diceva: Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.Nella vetrina polverosa, su un cuscino color porpora stinto, era esposta una sola bacchetta.
Il rumore di un'esplosione accolse la loro venuta insieme a un lieve scampanellio. Dentro vi erano la signora Weasley, Fred e George. Quest’ultimo teneva in mano una bacchetta e aveva lo sguardo parecchio annoiato. Un uomo anziano con occhi grandi e scoloriti stava dietro il bancone e borbottava qualcosa di incomprensibile. Dagli scaffali polverosi estrasse una scatola, l’aprì e la porse al giovane e qualche secondo dopo delle scintille rosse e oro si sprigionarono dall’estremità.
«Bene, bene. Abbiamo trovato la sua bacchetta, Mr Weasley» disse il vecchio.
Poi il suo sguardo velato si posò sulla giovane e le sorrise gentile.
«Salve» disse Ginger abbastanza imbarazzata.
«Immagino lei sia Miss Mosely. Ha gli stessi occhi di suo padre» disse l’uomo avvicinandosi. Ginger deglutì a fatica, Mr Olivander estrasse dalla tasca un lungo metro a nastro con le tacche d’argento. «Qual è il braccio con cui usa la bacchetta?»
«Il destro, signore» rispose Ginger ancora intimidita, lanciando un’occhiata ai gemelli che erano rimasti a guardare insieme alla madre.
Le misurò il braccio dalla spalla alla punta delle dita, poi dal polso al gomito, dalla spalla a terra, dal ginocchio all’ascella e poi prese anche la circonferenza della testa. E intanto diceva: «Ogni bacchetta costruita da Olivander è unica, non ne esistono due uguali e non si possono ottenere gli stessi risultati con la bacchetta di altri maghi. Si ricordi, Miss Mosely, è la bacchetta a scegliere il proprio padrone».
Il nastro ormai prendeva tutte le misure da solo e si fermò solamente all’ordine di Mr Olivander.
«Provi questa, Miss Mosely. Legno di faggio e corde di cuore di drago. Dodici pollici e mezzo. Ragionevolmente flessibile. La prenda e la agiti in aria».
Ginger prese la bacchetta e, sentendosi ridicola, la agitò debolmente. La lampadina sopra la sua testa esplose facendola sussultare. Ne provò un altro paio quando Mr Olivander con un sorriso le porse una bacchetta.
«Legno di quercia, crine di unicorno. Quattordici pollici e mezzo. Leggermente elastica. La provi» disse Mr Olivander.
Ginger la prese dubbiosa in mano. Avvertì un calore improvviso alle dita. Con un delicato ma deciso gesto del polso, mosse la bacchetta verso la sua destra sferzando l’aria polverosa e una scia di scintille rosse e oro si sprigionò dall’estremità. Mr e Mrs Weasley le sorrisero dolcemente mentre i gemelli le si fiondarono addosso ridendo e congratulandosi come se avesse conquistato un tesoro. Ginger sorrise debolmente, confusa e imbarazzata. Pagò sette galeoni d’oro e uscì dal negozio.
«Grazie mille per averci aiutati, signori Weasley» disse Ginger, facendo sorridere orgogliosa sua madre. «Spero di rivedervi presto»
«Oh, cara. Puoi anche chiamarci Molly e Arthur» disse Mrs Weasley commossa. «E sono più che sicura che ci rivedremo a Londra, al binario nove e tre quarti»
«Binario nove e tre quarti? Non esiste nessun binario contrassegnato con quel numero» chiese Helena sconcertata.
«Oh, nient’affatto. Esiste, esiste, ma solo i maghi lo conoscono. Se volete vi facciamo strada» si offrì Mrs Weasley.
«Oh no, non vorremmo disturbare troppo. Avete già fatto tanto per noi» esclamò Helena.
«Ma che disturbo e disturbo! I nostri Fred e George saranno felici di stare con Ginger e magari la potranno aiutare»
«Oh beh, allora non possiamo che accettare»
«Benissimo! Allora vi veniamo a prendere noi, passate delle buone vacanze, mie care. A presto»
«Anche voi, e grazie ancora per l’aiuto» disse Helena, sorridendole riconoscente.
Si voltarono e tornarono da dove erano venute. Ginger sentiva il cuore battere a mille e non vedeva l’ora che giungesse il primo di settembre.



L'Angolo della Sadica:
Oh, cielo! Questo capitolo è chilometrico! O.O
Ma pazienza XD
Ebbene! La nostra Ginger ha finalmente comprato il materiale scolastico e preso anche la sua bacchetta! Che emozione, sigh *si asciuga una fintissima lacrima di commozione*... e ha anche fatto la conoscenza della famiglia Weasley! Altra ondata di emozione! XD
Vi faccio una piccola anticipazione: nel prossimo capitolo vedremo una Ginger più grande XD
Commentate in molti, per favore! XD
A presto, la vostra Ssssadica preferita *-* (sì, mi autoproclamo vostra Ssssadica preferita U.U)

  
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