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Autore: Sophie Hatter    27/04/2007    6 recensioni
"Litigavano di cuore come spesso fanno le persone che si amano, ma non vogliono capirlo."
(Laura Mancinelli, "I dodici abati di Challant")
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chew Becca, Han Solo, Luke Skywalker, Principessa Leia Organa
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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2 - "Sorry, sweetheart. I haven't got time for anything else"






Come up to meet you,
Tell you I’m sorry,
You don’t know how lovely you are.
I have to find you,
Tell you I need you,
Tell you I’ll set you apart.
Nobody said it was easy, it’s such a shame for us to part.
Nobody said it was easy, no one ever said it would be this hard.
Oh, take me back to the start.

(Coldplay, “The Scientist”)









Ero fiero di me per averla fatta infuriare così. Davvero stupidamente fiero di me.
Solo che poi mi è passata. Mi sono avviato alle riparazioni tutto tronfio e orgoglioso del mio puntualissimo sarcasmo, ma mi è stata sufficiente una decina di minuti di lavoro lento e frustrante per cominciare a darmi dell’idiota fantademente. E ora, la situazione continua a peggiorare, sprofondando verso un baratro di cui stento a vedere il fondo.
Chiariamoci, il mio obiettivo è forse quello di negarmi ogni possibilità di successo con lei rovinandomi con le mie stesse mani? Perché è proprio questo che ho appena fatto. Sono perfettamente conscio del fatto che, quando la faccio infuriare così, le cose tra noi si riaggiustano davvero solo dopo molto, molto tempo. Primo, perché lei è una di quelle persone che sarebbe capace di portare rancore verso qualcuno per anni. Secondo, perché io sono troppo radicato sul mio piedistallo di superiorità virile per poter pensare di piegarmi a chiederle scusa. Terzo, perché passi la prima volta, passi anche la seconda, ma questa non è né la prima né la seconda volta. Sarà la millenovecentocinquantaseiesima, come minimo, da quando abbiamo avuto il piacere di conoscerci. Dunque, non posso nemmeno sperare in un moto di indulgenza eccezionale da parte sua. Leia è ancorata al suo piedistallo di superiorità almeno quanto lo sono io, se non di più. No, beh, non esageriamo. Di più non è possibile. Sono io l’uomo, in questa situazione.
Comunque, l’ho combinata grossa per l’ennesima volta. Il bello è che sono perfettamente cosciente di quello a cui vado incontro nel momento in cui le rispondo per le rime, ma sul momento non mi riesce mai di trattenermi. Il classico esempio di stupido e inerte vizio, di cui non si riesce a liberarsi con nessuno sforzo di volontà, per quanto ammirevole.
Ma adesso, che ne sia convinto o meno, mi risulterebbe più conveniente se riuscissi a rappacificarmi con lei, considerato che, appena avrò riparato questo trabiccolo e l’avrò scortata sana e salva fino al punto di rendez vous, dovrò dirigermi immediatamente verso Tatooine, pregando che Jabba non abbia già fatto allestire una sala delle torture unicamente riservata a me. È l’ennesima volta che me lo ricordo, ma i fatti sono questi: è possibile che ci lasci la pelle. E, diavolo d’un Sith, non posso lasciarcela senza aver almeno tentato di farle sapere quanto io… quanto io cosa? Andiamo, è ridicolo. Io sono ridicolo. Mi ricorderà come l’uomo più patetico che abbia mai tentato di corteggiarla. Ma almeno dovrò farle sapere che cosa mi ha fatto passare, con la sua ostinazione e la sua rabbia nei miei confronti. Dovrà saperlo e sentirsi in colpa per questo. Così, se davvero ci lascerò la pelle, almeno forse verserà qualche lacrima per il rimorso, se non per altro.
Farò in modo che mi abbia sulla coscienza, questa è una promessa a cui non intendo sottrarmi.
Sta di fatto che ora devo assolutamente escogitare qualcosa.
Prima di tutto, forse sarebbe meglio se incominciassi a ristabilire un dialogo, anche se forzato e imbarazzante. Perché se non ci provo nemmeno, a ristabilire un dialogo, potrei anche aspettare mille anni nella speranza che lo faccia lei, ma sarei davvero un povero illuso.
Bene, vediamo di mettere in atto questo buon proposito.
“Servirebbe una mano, di là,” esordisco, dopo essermi timidamente permesso di fare il mio ingresso nella cabina di pilotaggio, dove ci siamo lasciati giusto pochi minuti fa dopo quello scambio di frasi imbarazzanti. Ma è meglio evitare di pensarci, adesso. Anche perché ciò che sta accogliendo le mie parole è un silenzio ancora più imbarazzante di quello scambio di battute.
“Sempre se pensi di poter fare qualcosa.”
Forse sto suonando un po’ troppo presuntuoso. Meglio correggere il tiro. Non troppo, non voglio mica umiliarmi. Ma almeno un pochino, è necessario.

“Non si tratta di un lavoro difficile, c’è una valvola da saldare che penso possa fare al caso tuo…”
“Benissimo.”
Leia scatta in piedi, rigida come un automa. Si dirige verso di me senza nemmeno guardarmi in faccia. Alza gli occhi solo nel momento in cui è costretta a fermarsi di fronte a me, perché sto evidentemente bloccando la sua unica via d’uscita.

Tento di farle un sorrisetto ironico, ma mi sembra che mi sia uscita soltanto una smorfia tirata.
“Dov’è questa valvola?” mi chiede lei bruscamente, corrugando la fronte. Ma una punta di imbarazzo trapela dalla sua voce e le guance le si colorano di rosso, forse per questa nostra piacevole vicinanza momentanea, e io mi sento accelerare il battito cardiaco.
Potrei baciarla, così, senza preavviso, in effetti.
Ma non credo sarebbe una buona idea.
Dopo il modo in cui le ho risposto, è fortemente probabile che finirebbe per prendermi a schiaffi. Devo lavorarmela ancora un po’, prima di passare alla mossa più compromettente.
“Di là, vieni.”
Mi volto e le faccio strada, sentendomi avvampare. Sono proprio un codardo, non c’è che dire.
Mi fermo di colpo quando in mezzo alla distrazione mi accorgo di essere giunto a destinazione, e lei mi sbatte lievemente contro. Ci sto davvero facendo la figura dello stupido.
“Scusa,” le dico, voltandomi indietro e trovandomela ad una distanza pericolosamente ravvicinata. Lei stringe le labbra, gettandomi uno sfuggente sguardo di sottecchi.
“Beh… ecco, ci siamo. Questi sono gli strumenti che puoi usare… non sarà una cosa lunga, non preoccuparti.”
“Sta’ tranquillo, non mi lascio certo spaventare dal tuo pezzo di ferraglia.”
Il tono è lievemente secco, ma si è rivolta a me con la sua solita ironia di repertorio. Forse, dopotutto, sono riuscito a riguadagnare qualche punto.
Ma non ho il tempo di soffermarmi a gongolare un secondo, che lei ha già messo mano agli strumenti da lavoro e si accinge a dare inizio a ciò che ho usato come scusa per rivolgerle nuovamente la parola.
“Bene, allora, se è tutto a posto, ti lascio lavorare in pace,” le dico, frettolosamente, dopo aver notato che mi sta squadrando con perplessità. Mi volto di scatto e faccio per allontanarmi, quando sento risuonare la sua voce alle mie spalle.
“Per una volta hai capito quand’è che la tua presenza diventa inopportuna,” mi dice, sfoggiando il suo tipico sarcasmo irridente. Il sangue mi sale alla testa, stringo i pugni per contenere l’irritazione e ho già praticamente la risposta pronta sulla punta della lingua nel momento in cui mi volto di nuovo verso di lei, ma poi un lampo mi attraversa la mente e mi rendo conto che non devo ricaderci.
“Lieto di averti fatto un favore, Altezza,” rispondo, cercando di sfogare tutta la mia reattività nel modo in cui scandisco lentamente ogni sillaba. Dannazione. Era proprio necessario, dovermi costringere a umiliarmi in questo modo?
Mi allontano, senza darle il tempo di elaborare un’altra replica a cui so di non poter rispondere come vorrei. L’impazienza comincia a scorrermi dentro, pervadendomi da capo a piedi. Io non sono capace di aspettare, di fare le cose con calma. Io quello che voglio l’ottengo subito. Oppure, per meglio dire, cerco di ottenerlo subito. Forse, se mi comportassi veramente da uomo e agissi senza pensarci due volte, avrei più successo di quanto penso di poterne avere muovendomi con tutta questa cautela. Non credo di esserle poi così indifferente, da un punto di vista obiettivo. Ogni tanto, in passato, sono stato più che capace di farla surriscaldare come si deve. Forse mi sto semplicemente facendo annebbiare il cervello da tutta quella foga rabbiosa con cui lei tenta puntualmente di respingermi e che è in grado di ridurmi in uno stato pietoso, in cui comincio a non essere più tanto sicuro di quello che faccio. Prima di conoscerla non ero così. Non avevo problemi come questi e stavo ben attento a preoccuparmi di cose ben più serie e vantaggiose per me stesso. Perdermi in questo marasma di elucubrazioni senza né capo né coda non mi sta portando da nessuna parte, perché, nonostante ci sia la possibilità che io stia andando incontro alla morte, per ricordarmelo mi tocca fare uno sforzo, mentre per pensare a lei non ho bisogno nemmeno di compiere qualche associazione logica, in quanto ha conquistato l’assoluta priorità all’interno delle mie riflessioni.
Tuttavia, ci sono molti elementi che concorrono ogni volta a fiaccare le mie più nobili intenzioni nei suoi riguardi.
Primo fra tutti, il modo in cui si comporta con Luke.
Ogni volta che li vedo insieme, la loro complicità e sintonia lampanti mi colpiscono come una violenta sferzata in pieno volto. Fa male, perché mi rendo conto che io e lei non potremo mai condividere niente di simile, nemmeno con le migliori intenzioni. Perché c’è una diversità di fondo che è stata irrimediabilmente segnata fin dal momento in cui ci siamo conosciuti: Luke è stato quello con cui lei ha deciso di comportarsi gentilmente, quello che di colpe non ne aveva, quello ingenuo e dolce, quello di cui ci si poteva fidare. Io, invece, sono stato immediatamente marchiato come l’irresponsabile, l’arrogante, il mercenario, quello che rende le cose difficili, quello che osa mettere in discussione la sua autorità e che pertanto necessita di essere rimesso al suo posto. Ancora adesso, è così che stanno le cose. È così che lei si pone nei miei riguardi, tutte le volte che le capita di avere a che fare con me. Mai un momento in cui abbassi la guardia, in cui metta da parte il desiderio di farmi sentire inferiore a lei, di dimostrarmi chi è che comanda. Mi è sempre piaciuto questo rapporto così combattivo, perché nonostante tutto significa che ha trovato pane per i suoi denti e che nessuno fra tutte le sue numerose conoscenze aveva mai avuto la sfacciataggine necessaria a sfidarla così apertamente. Eppure, mi rendo conto che tutto questo rappresenta anche la nostra immane debolezza. Perché, se continuiamo a litigare così furiosamente, non ci sarà mai tempo per fare qualcos’altro.
Mi sono chiesto spesso che diavolo abbia Luke più di me, per essersi meritato il suo trattamento privilegiato. In quanto a coraggio, direi che siamo pari. Forse, addirittura, la mia innata avventatezza e la mia sfacciata fortuna mi concedono il privilegio di superarlo, in quanto spesso mi va talmente bene che ciò che ho fatto senza riflettere assume, a posteriori, i connotati di un atto di coraggio. Va bene, la fortuna forse non dipende da me, ma l’impulsività sì e anche la capacità di intuire quando è il momento giusto per metterla in pratica.
Forse è perché si dà l’aria di saper controllare quella mistica stupidaggine, la Forza. Dice di voler diventare un cavaliere Jedi, cosa che probabilmente esercita il suo fascino su una donna. Ma in termini di praticità è ridicolo. I cavalieri Jedi si sono estinti da almeno una ventina d’anni ed è inutile sognare di poterli resuscitare. Un solo cavaliere Jedi non può fare niente contro la flotta Imperiale.
O forse è perché lui è quello che compie le azioni più nobili. A ben pensarci, sono riuscito a guadagnarmi un vero sorriso da Leia solo nelle occasioni in cui ho agito per salvare stupidamente la pelle a qualcuno, come durante la battaglia di Yavin. Lì sì che mi ha dimostrato veramente un briciolo di affetto.
Ma forse l’ha fatto soltanto perché con il mio intervento ho salvato la vita proprio al suo Luke.
Ora è il momento di smetterla, però. Sto superando ogni soglia di patetismo mai intravista. Dopotutto, voglio bene al ragazzino. Non mi ha fatto niente di male e non si merita di essere bersagliato mentalmente con queste insinuazioni velenose. Il problema, alla fine, non è lui. Il problema è Leia. E se preferisce Luke a me, la responsabile è soltanto lei, anche se forse io ho vivamente collaborato per rendermi insopportabile ai suoi occhi.
Ma ecco che, per grazia dei Sith, qualcosa interviene ad interrompere le mie distrazioni.
Anche se non è niente di piacevole, anzi.
Mi allarmo nel sentire che un paio di colpi sembrano esplodere fin troppo vicino alla nostra posizione, però poi li percepisco allontanarsi e capisco che non c’è niente di cui preoccuparsi.
Nonostante tutto, il droide idiota si è bloccato come in preda ad una crisi di panico e Leia ha deposto la maschera protettiva per sporgersi timidamente al di fuori dello scomparto in cui sta lavorando, lanciandosi qualche occhiata nervosa intorno.
Io riemergo dagli abissi delle mie stupide riflessioni, dipingendomi in faccia un’espressione rassicurante.
“Va tutto bene, stanno solo cercando di stanarci,” annuncio, ostentando la mia calma più lucida. Forse dovrei sorridere, ma mi accorgo di non riuscirci e, piuttosto che esibire una smorfia ridicolmente forzata, è meglio che rinunci in partenza.
“Pensi che ritorneranno?”
“No, siamo troppo ben nascosti perché possano tirare a indovinare. Tieni in conto che hanno un intero campo di asteroidi da perlustrare alla nostra ricerca…”
Mi accorgo solo ora che mi ha rivolto la parola, e che non c’era traccia di durezza nella sua voce.
Quasi stento a crederci.
“Torna al lavoro, ferraglia dorata,” ordino, nel tentativo di riacquistare la padronanza di me. Incespicando, il droide protocollare si rimette prontamente a fare il suo lavoro, mentre io torno a concentrarmi su Leia. Subito dopo, mi rendo conto di non sapere affatto che cosa dire.
“Immagino che valga la stessa cosa anche per me,” mi dice lei, con aria lievemente ironica. Io mi sento colto alla sprovvista e nel tentativo di tergiversare sfoggio un sorriso obliquo che mi fa sentire tutt’altro che tranquillo.
“Beh, se preferisci puoi fare una pausa…” propongo, in tono vago, sforzandomi di suonare sicuro di me.
La guardo, e il suo volto è improvvisamente diventato una maschera di imbarazzo che sembra stia tentando disperatamente di reprimere.
“Se non ricordo male, avevi detto che non c’era tempo per fare qualcos’altro.”
I suoi occhi magnifici mi fissano con intensità per un solo, brevissimo attimo, dopodiché mi dà le spalle e torna a lavorare.
Io rimango lì, immobile, senza respirare.
Maledizione.
Senza nemmeno provare l’impulso di replicare, mi volto anch’io e mi allontano, a passi nervosi. Se continua così, io diventerò matto. Non riesco a trovare una dannata strategia che sia in grado di funzionare.
Forse dovrei gettare la spugna, rinunciare e andare a morire con serenità.
Perché non ho più pace da quando ho iniziato a pormi l’obiettivo di compiere un gesto decisivo con lei. Sono perennemente nervoso, non riesco a concentrarmi, dovrei riuscire a sistemare questo trabiccolo per tempo se non preferisco consegnare me stesso e i miei compagni di viaggio nelle mani dell’Impero…
Improvvisamente, il droide protocollare attira la mia attenzione.
“Signore… non so dove la sua nave ha imparato a comunicare, ma usa un linguaggio molto insolito. Credo che dica che il giunto di potenza sull’asse negativo è stato polarizzato. Temo che dovrà cambiarlo.”
L’irritazione mi sale al cervello seduta stante.
“Ma certo che dovrò cambiarlo,” rispondo, nel tono più arrogante e presuntuoso che sono in grado di sfoggiare. Come se lo sapessi già da me, senza che quello stupido pezzo di ferraglia dorata dovesse intervenire a farmelo presente.
Devo ammetterlo, ci sguazzo proprio con piacere nel mio caratteraccio.
“Tieni.”
Passo a Chewie un fascio di cavi, poi mi guardo le spalle e richiamo la sua attenzione.

“È meglio cambiare il giunto di potenza negativo,” gli dico, a mezza voce. Ci tengo ancora, a salvare il mio orgoglio.
Passo di fronte allo scomparto in cui sta lavorando il mio incubo regale, e non riesco a fare a meno di fermarmi a guardarla.
Possibile che di me non ne voglia davvero sapere?
Poi mi torna in mente una cosa, una cosa che avevo del tutto rimosso.

“Ma che ho fatto?!” esclamai, guardando Luke ad occhi spalancati. Lui mi fissò con un’espressione a metà fra l’apprensivo e l’incerto, dopodichè si strinse nelle spalle.
“Cerca soltanto… di essere carino. Non dico sempre, non saresti più tu… ogni tanto, però, non ti farebbe male.”
Mi aveva battuto un’amichevole pacca sulla spalla e se n’era andato, lasciandomi solo a riflettere su quello che era appena successo.
Ma ero fin troppo irritato con Leia per soffermarmi a riflettere sulle sue parole.

Devo fare qualcosa, e devo farlo subito. Non posso più permettermi altre esitazioni. È ora o mai più, e non posso concedermi il lusso di tirarmi indietro, pena la mia salute mentale.
Sospiro profondamente, e sollevo gli occhi da terra. Vedo che è in difficoltà nel reinserire la valvola e improvvisamente un lampo di genio mi attraversa la mente.
Cerca di essere carino.
Nessun problema. Ci riuscirò. Richiamando tutta la mia ben nota fiducia in me stesso, faccio un altro respiro profondo e mi avvicino discretamente, con l’intenzione di darle una mano.






Nota di fine one shot: ci tengo a ringraziare di nuovo Beatrice che mi ha ancora una volta fatto da beta, e ringrazio tutti quelli che hanno recensito la scorsa shot, non mi aspettavo che fosse così apprezzata: dato che ho un attimo di tempo per respirare in mezzo alla preparazione degli esami, vi rispondo individualmente qui sotto.
x Jenny76: ti ringrazio per l'apprezzamento. Smaniavo dalla voglia di scrivere una Han/Leia, dato che li shippo fin da quando ho visto Star Wars per la prima volta (il che risale a quando avevo più o meno otto anni, e non capivo la metà delle cose di cui parlava il film), e in più non sono mai riuscita a trovare in giro una fanfiction su di loro, a parte qualcuna in inglese di tanto tempo fa. Contentissima poi che tu condivida il modo in cui vedo Han: la sua insicurezza non emerge apertamente dal film, se non in rare occasioni, ma proprio per questo mi sono divertita ad analizzarla.
x Irene Bitassi: ti ringrazio, sentirmi dire che i personaggi risultano credibili mi fa ovviamente piacere, perché ho cercato di fare il possibile per costruire dei dialoghi coerenti con quelli del film, anche se certe battute restano impareggiabili. Spero proprio ti sia piaciuta anche la seconda shot.
x padmeskywalker: non me lo dire, adoro Han da quando ho visto Star Wars per la prima volta, è sempre rimasto il mio personaggio preferito. Grazie per i complimenti!
x Ellie: hai ragione, anch'io ho trovato veramente poche fanfiction su di loro. Infatti quando mi sono messa a scrivere non ero così sicura di trovare qualcun altro che li apprezzasse. Per fortuna invece qualcuno c'è ^^
x Eowyn Skywalker: ti ringrazio moltissimo, sono felice che ti abbia colpito. Ho sempre ritenuto Han un personaggio decisamente complesso e degno di essere analizzato, soprattutto per me che amo le fanfic introspettive. Era da tanto che volevo scrivere qualcosa su lui e Leia, e sono felice che sia stato apprezzato. E' vero che Han non lo dimostra, ma io sono davvero convinta che abbia una solida insicurezza di fondo: anche solo il fatto che ci abbia messo tre anni per dichiararsi lo dimostra. Insomma, se questa mia interpretazione del personaggio ti ha convinto, la cosa non può che farmi un immenso piacere.
   
 
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