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Autore: Fuffy91    15/10/2012    1 recensioni
“ Cosa c’è? Cosa senti?”
Lo interrogai. Capii che stava ascoltando qualcosa, probabilmente seguendo il flusso dei pensieri di qualcuno.
Edward non mi rispose. Era fin troppo concentrato. Tutto il suo essere era distante da me, in quei pochi attimi.
Improvvisamente, i suoi occhi si animarono, divenendo nuovamente vitali. Mi strinse a sé, non per abbracciarmi, ma per pormi alle sue spalle.
Cominciai ad avvertire un ronzio, un rumore soffocato, che prima, troppo concentrata sulle reazioni di Edward, non avevo percepito. Il tonfo si fece più forte, gli alberi lontani iniziarono a smuoversi, le cime di quelli davanti dondolavano pericolosamente. Qualcosa più del vento li scuoteva.
Cosa succede? Se volete scoprirlo, cliccate sul titolo e leggete la mia nuova FF! Baci, sempre vostra, Fuffy91!
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
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Capitolo 2

Ecco il secondo capitolo! Spero vi piaccia! Un grazie speciale a tutti quelli che hanno letto e commentato! Fatemi sapere cose ne pensate anche di questo nuovo aggiornamento!

Bacioni e a presto,

Fuffy.

 

 

Bella.

 

Carlisle sedeva sulla poltrona, la cravatta del completo gessato da lavoro allentata sul collo, i primi bottoni della camicia bianca sbottonati, lasciando intravedere un triangolo di pelle lattea. Tutto questo gli conferiva un aspetto ancora più giovane del solito, anche se la sua espressione preoccupata, mentre osservava la ragazza torcersi le mani, agitata, seduta davanti a lui, lo rendeva leggermente più vecchio.

Comment tu t’appelles?” * Come ti chiami? *

Le chiese Carlisle, passandosi una mano fra i capelli biondi, ma con viso e sorriso gentili.

“ Félice.”

Rispose sicura la vampira, guardandolo dritto negli occhi ambrati.

Quel est ta nationalité?” * Qual è la tua nazionalità ? *

Africain.  * Africana.*

Tu viens de l’Afrique?” * Tu vieni dall’Africa?*

«  Oui. » * Si. *

«  Tu connais ma langue ? » * Tu conosci la mia lingua ? *

Félice inclinò leggermente il capo verso destra, accostando l’indice al pollice destro, lasciando pochi centimetri di distanza fra l’uno e l’altro dito.

Il sorriso di Carlisle s’ampliò.

Un peu?” * Un poco*

Félice annuì, rispondendo per la prima volta in inglese.

“ Si.”

Carlisle scosse la testa.

“ Bene.”

Félice ripeté, con accento fortemente francese.

“ Bene.”

Tutti i Cullen, disseminati qua e là per la stanza, ritti e immobili nei vari angoli del soggiorno, la osservarono attenti.

Io ero fra Edward e Jacob, con le braccia incrociate sul petto nudo e Renesmee al fianco, seduta su una seggiola, gli occhi color cioccolato, così simili ai miei di un tempo, specchiavano perfettamente la schiena di Carlisle e la figura sottile di Félice.

“ Dimmi Félice, come mai mi cercavi? Mi duole dirlo, ma io non ti ho mai conosciuto, fino ad oggi.”

Le disse Carlisle, con voce pacata e morbida.

Félice si morse le labbra, quasi intimorita.

Je… no… io vengo da te per mon ami.”

Disse, con discreta difficoltà.

“ Il tuo amico? Quale amico? Posso sapere il suo nome?”

Félice annuì frenetica, tastandosi il vestito febbrilmente. Ne tirò fuori quella che doveva essere una vecchia foto ingiallita, un’istantanea che sembrò riluttante a mostrare.  Se la premette sul petto con entrambe le mani, le dita la stringevano convulse, che temetti la rompessi. Sembrava quasi che perfino lei non volesse evitare di vedere.

“ Il mio amico si chiama Frederick. Non è un africano, né un francese, anche se conosce la lingua. Lui mi ha insegnato la vostra. Lui mi ha detto di venire qui, a Forks. Solo lì potevo in… in…”

Incespicò all’ultimo, tastandosi la fronte, come per ricordare.

“ Incontrare?”

Le suggerì Carlisle.

Lei lo ringraziò con lo sguardo.

“ Si. Incontrare… toi, Mounsier Carlisle Cullen.”

Carlisle annuì.

“ Ho capito. Posso…”

Carlisle tese la mano destra. Félice la guardò con sospetto.

“ Posso vedere quella foto? E’ una del tuo amico?”

“ Si.”

Confermò Félice, premendola ancora di più su di sé.

“ Vorrei poterla vedere solo un attimo, poi te la restituisco.”

Félice parve non capire. Carlisle gli ripeté la frase in francese e lei si crucciò maggiormente.

“ E’… brutta. E’ una brutta cosa.”

Mormorò lei, titubante.

Carlisle sospirò.

“ Lo avevo immaginato. Ma, visto che il nome del tuo amico non mi dice nulla, da solo, vorrei vederlo in foto. Magari lo riconosco e…”

Tu le peux aider?”

Gli chiese con tono accorato.

“ Si, io posso aiutarlo. Ma se non capisco in cosa è coinvolto, io…”

Félice non lo fece continuare. Avuta la conferma che Carlisle le avrebbe dato il suo aiuto, Félice gli tese la foto, come liberandosi da un peso.

Carlisle la prese e la guardò. Félice chiuse le mani a pugno sulle ginocchia magre, attendendo la sua reazione.

Carlisle per un attimo allargò gli occhi, poi sospirò e infine si passò una mano fra i capelli,  crucciato. Capii che la questione era molto più grave del previsto.

“ Cosa c’è?”

Gli chiese Esme, preoccupata.

Edward si avvicinò al padre e io feci lo stesso. Sbirciai la fotografia e vidi un’immagine raccapricciante, tanto che per un attimo chiusi gli occhi.

La foto era sfocata ed era stata scattata al buio, in un luogo non ben distinto, illuminato fiocamente. Forse, una antica o una sala di pietra. Tuttavia, alla poca luce di una lampadina, era possibile perfettamente vedere un uomo, un vampiro, trattenuto da altri due vampiri, le cui facce erano tagliate dallo scatto, sovrastato da un terzo, le cui mani erano strette sul collo di lui.

“ E’ stato catturato. Devi aiutarlo. E’ colpa mia. Io dovevo fuggire, ma lui ha detto ‘vai, corri!’ e io ho fatto questo e…”

Félice non disse più niente, ma si nascose il viso fra le man, in preda ad un pianto senza lacrime. Esme le sedette vicino, per confortarla. Lo stesso fece Alice, che le accarezzò la schiena scossa da singhiozzi, comprensiva.

“ Questo vampiro non si chiama Frederick. Si chiama Cole, Cole Bishop.”

Disse Carlisle, con voce grave.

“ E chi sono quelli che lo hanno catturato?”

Chiesi, titubante.

“ Trafficanti, mercenari… potrebbero essere chiunque.”

Disse Edward, velocemente.

“ Oppure, potrebbero essere soldati.”

Disse Jasper, avvicinandosi a Carlisle e prendendo la foto dalle sue mani, esaminandola attento.

“ Lo stile è maldestro, ma è molto probabile che lo siano. In Africa nascosto spesso guerriglia vampire. Maria voleva allargarsi in quel territorio, ma io l’ho abbandonata molto prima che potesse procedere in questo progetto.”

“ Quindi, le guerriglie si sono trasformate in eserciti di vampiri?”

Chiese Emmett, interessato.

“ Si, è molto probabile. Se all’epoca erano in una forma rudimentale, oggi non mi stupirei affatto di trovare dei veri e propri eserciti organizzati.”

Aggiunse Jasper, riconsegnando la foto a Carlisle. Era il più taciturno di tutti, cosa che mi stupì moltissimo, dato il suo naturale senso pratico.

“ Cosa facciamo, Carlisle? Lo aiutiamo? Sembra messo male e a me farebbe bene un po’ di moto.”

Disse Emmett, sorridendo malizioso e gonfiando i muscoli delle braccia. Non era mai stato più temibile.

“ Non possiamo fare nulla per lui.”

Mormorò Carlisle, ponendo la foto sul tavolino in legno scuro.

Lo guardai stupita e non fui la sola. Tutti i suoi figli, inclusa sua moglie Esme, l’osservarono accigliati. Carlisle non si era mai tirato indietro, di fronte ad una difficoltà o una richiesta d’aiuto. Era sempre stato una persona onesta, buona e disponibile. Cos’era dunque quel tacito egoismo? Stonava profondamente con il suo essere, da risultare falso.

“ Perché?”

Gli chiese Alice, ancora incredula.

“ Non è forse un tuo amico?”

Carlisle  abbassò lo sguardo sulle sue mani, l’espressione cupa.

“ Un tempo… si, un tempo lo è stato.”

“ Che significa? Hai tagliato i ponti, con lui?”

Gli chiese Jacob, crucciandosi.

“ Che cosa ha fatto?”

Gli chiesi, incapace di far tacere i miei pensieri.

Chiunque avesse tradito l’amicizia di Carlisle, avrebbe commesso sicuramente qualcosa d’irreparabile, per no ottenere il suo perdono.

“ Fatto? Non ha fatto niente di così terribile. Si è soltanto…”

Sospirò, di nuovo, profondamente.

“ Perso.”

Concluse, enigmatico.

Osservai il suo profilo perfetto, confusa. Ci capivo sempre meno. Ma forse Edward… Alzai lo sguardo, per incontrare i suoi occhi ambrati, luminosi e lontani. Seguiva il flusso dei pensieri di Carlisle.

All’improvviso, Alice sussultò, gli occhi si fecero vacui e le sue membra s’immobilizzarono, come colte da una scossa elettrica. Stava avendo una visione.

Félice la guardò preoccupata. Ma fu solo un attimo. Il suo viso ritornò normale, i suoi tratti si addolcirono e i suoi occhi ripresero vita.

“ Ho visto una donna. Non la conosco, non l’ho mai vista prima.”

“ Descrivila.”

La incoraggiò dolcemente Jasper, ponendosi al suo fianco.

“ Alta, magra, molto magra, capelli scuri, occhi rossi…”

Guardò Carlisle, confusa.

“ Ti stava baciando, Carlisle.”

Per un attimo regnò il silenzio, seguito subito dopo da uno scoppio di risolini incontrollati. Félice ci guardò attonita. Evidentemente, non aveva capito a pieno le parole di Alice.

“ E’ impossibile.”

Disse Esme, osservando il marito sorridente e divertita.

Carlisle ricambiò il sorriso con dolcezza. In seguito, vidi il suo volto mutare. Un’espressione di infinite possibilità gli dipinse sul viso contratto, rilassandolo. Quando si alzò dal divano, sembrava ringiovanito di dieci anni. Il sorriso che gli arcuò le labbra era abbagliante.

“ Ho capito chi hai visto. Non può che essere che lei.”

Esme si accigliò.

“ Ah, allora la conosci?”

Gli disse, piccata.

Carlisle le si avvicinò e le baciò la fronte.

“ Si, ma non nel modo in cui pensi tu.”

Le mormorò, quasi divertito dal broncio di Esme, che si tramutò subito in un sorriso, ad un bacio di lui.

“ La conosco?”

Disse Edward, pensieroso. Dato che l’aveva chiaramente vista nella visione di alice, balzata nella sua mente, era probabile che stesse navigando a ritroso nei suoi ricordi, alla ricerca di qualche accenno di riconoscenza. Ma Carlisle lo tirò fuori dagli ingranaggi del passato.

“ No, l’ho conosciuta prima di te.”

Poi, si rivolse ad Esme.

“ Ma Esme la conosce. Hai avuto modo di vederla a Chicago, quando eravamo alla ricerca di Edward, nel periodo della sua lontananza.”

Esme cercò di ricordare. Poi, improvvisamente, sgranò gli occhi, guardando il marito sorpresa.

“ No… vuoi dire… oh, no!”

Esclamò, quasi disperata.

Carlisle le sorrise, mortificato.

“ Eh, si. Credo sia proprio lei.”

“ Non quella donna, Carlisle. No, ti prego, dimmi che non andrai da lei”

Lo pregò, mentre si sedeva al suo fianco, circondandole con un braccio la vita.

“ Se voglio aiutare Cole, temo sia indispensabile che io la incontri.”

Esme si guardò le mani, mordendosi il labbro. Era la prima volta che la vedevo così vulnerabile ed insicura. Sembrava lottare contro un lieve attacco di gelosia. Sorrisi, fra me e me. Esme gelosa? Semplicemente adorabile.

“ Ma… perché proprio tu?”

Gli chiese, leggermente irritata.

Carlisle le scostò una ciocca dal viso, baciandole la guancia.

“ Devo farlo. Lei è l’unica che conosco che abbia avuto dei contatti con Cole. E sospetto che possa aiutarmi anche a liberarlo.”

Esme portò gli occhi al cielo.

“ Naturalmente! Non mi sorprenderebbe affatto. D’altro canto, il giro delle sue conoscenze è così… ampio!”

Esme che faceva del sarcasmo? Quel giorno, le sorprese non finivano mai.

Mascherai una risata, soffocandola sulla spalla di Edward. Anche lui, sorrideva divertito e intenerito da quella schermaglia amorosa.

Carlisle, invece, non si trattenne. Rise di cuore, stringendo a sé Esme, che sorrise appena, ancora preoccupata.

“ Suvvia, Esme, amore…”

Le baciò nuovamente la fronte, accarezzandole il viso.

“ Oh, lo so, lo so! Ma, quella femmina… non mi piace. Quella volta, ricordo perfettamente come ti guardava.”

“ Era solo amichevole.”

L’osservò, accusatorio.

“ Mmm… certo. Amichevole.”

Carlisle rise di nuovo, baciandola dolcemente sulle labbra.

Esme lo ricambiò, lo guardò e rise divertita.

“ E va bene, vai! Ma non lasciarti imbrogliare, né sedurre.”

Lo ammonì, accarezzandogli la punta de naso, con l’indice.

Carlisle la baciò di nuovo, soffiandole sulle labbra:

“ Non c’è pericolo.”

Esme sorrise, quando lui si alzò e ammiccò verso di lei.

Carlisle si rivolse ad Edward.

“ Vieni con me?”

Edward annuì.

“ Certo. Bella?”

Mi guardò, quasi preoccupato quanto Esme lo era stata poco prima.

“ Può venire, se vuole.”

“ Verrò.”

Dissi, prima che Edward rispondesse al mio posto… negativamente. Carlisle mi sorrise.

“ Va bene. Jasper, mi servirebbe anche il tuo aiuto. Alice... si, vieni anche tu.”

“ Impossibile non coinvolgerla.”

La prese in giro Jasper, mentre lei s’infilava sotto il suo braccio, guardandolo divertita e con amore.

“ E io?”

Disse Emmett, risentito.

“ Preferirei rimanessi qui, per adesso.”

Si precipitò a dire Carlisle, per non scatenare una sua reazione violenta.

Emmett non disse nulla, ma s’imbronciò, incrociando le braccia, irritato.

Rosalie gli pose una mano sull’avambraccio destro, sorridendo a Carlisle.

“ Gli passerà.”

“ E io, posso…”

“ No!”

Esclamammo all’unisono io, Edward e Jacob, ad un’ammutolita Renesmee.

“ Ok, va bene. Era solo per dire.”

Disse, imbronciandosi. Sorrisi, intenerita.

“ E’ meglio se rimani qui, tesoro. Non staremo via molto, comunque.”

In realtà, non avevo idea di quanto saremo rimasti fuori… a dire il vero, non sapevo nemmeno dove saremmo andati. Tuttavia, neppure il tempo di chiederlo, che Alice era già salita e scesa con quattro bagagli a mano. Mi consegnò un borsone nero e un cappotto pesante, scuro.

Lo presi, interrogativa.

“ Farà freddo, dove andremo. Meglio prevenire eventuali apparenze.”

Seguirono i saluti. Abbracciai Nessie, che ricambiò con calore.

“ Mi manchi già.”

Mi mormorò, dolce. Sorrisi, aspirando l’odore fragrante dei suoi capelli.

“ Tornerò prima che tu te ne accorga. Non sarà un viaggio pericoloso, quindi non preoccuparti.”

La strinsi ancora di più a me per un attimo, per poi staccarmi, con estrema difficoltà, baciandole una guancia.

Mi misi da parte, osservando Edward accarezzarle il viso e chinarsi per baciarle la fronte.

“ Fa la brava. Studia e…”

Guardò Jacob, che sorrideva malizioso, nell’angolo.

Edward sbuffò.

“ Sta vicina a Jacob.”

Disse, riluttante.

Jacob rise sommessamente. Edward lo guardò storto. Lui alzò le mani, abbracciandomi.

“ Sta attenta.”

“ Anche tu. Potrebbero arrivare dei nemici inaspettati. Félice potrebbe essere stata seguita. L’Africa non è proprio dietro l’angolo.”

Jacob mi staccò da sé, ridendo, ma arricciando il naso. Il mio odore gli dava ancora estremo fastidio. Del resto, nemmeno io riuscivo ad abituarmi al suo terribile odore di lupo bagnato, ma almeno potevo evitare di respirare.

“ Pattuglierò i confini, con il resto del branco.”

Mi rassicurò. Annuii, riconoscente.

“ E…”

“ Si, lo so.”

Mi prevenne.

“ Le starò vicino, sempre.”

Mi disse, guardando Nessie con un sentimento incolmabile, con un amore incondizionato. L’imprinting era una magia straordinaria e, in certi casi, utile e rassicurante, per una madre protettiva come me.

“ Non ne avevo dubbi.”

Jacob ritornò ad osservarvi, sorridendo e scompigliandomi i capelli, dispettoso. Lo ricambiai con una spallata, prima di oltrepassarlo.

Nessie stava ancora abbracciando Edward. Sapevo come fossero uniti, padre e figlia, e non volevo disturbarli.

“ Stai attento. Anche alla mamma.”

Aggiunse, osservandomi preoccupata.

Edward le baciò di nuovo la fronte, accarezzandole i capelli.

“ Andrà tutto bene. Tu vita di cacciarti nei guai.”

Nessie sorrise.

“ Cercherò. Posso andare alla festa di La Push?”

“ Certo.”

Acconsentii.

“ Ma non fare tardi.”

Precisò Edward. Lo guardai esasperata. Edward mi sorrise, come un bambino capriccioso che, dopo tante proteste, aveva ottenuto il giocattolo preferito.

Nessie rise delle nostre occhiate, abbracciandoci per l’ultima volta entrambi. La ricambiammo con calore.

“Dobbiamo andare, adesso.”

Disse Edward, staccandosi per primo.

“ Carlisle ha messo in moto.”

Il ronzio delicato della Mercedes nera di Carlisle raggiunse anche le mie orecchie.

Edward prese anche il mio bagaglio, uscendo all’aperto, dirigendosi alla macchina.

Diedi un ultimo bacio a Renesmee, trovando estrema difficoltà a lasciarla.

Jacob l’affiancò.

“ Meglio che ti sbrighi o ti lasceranno qui.”

Risi, annuendo. Con un ultimo sorriso a mia figlia, corsi velocemente, arrivando in un battito di ciglia alla macchina.

Aprii la portiera, osservando Carlisle dire a Félice, ferma sulla porta, accanto ad Esme, di stare tranquilla e che avrebbe fatto il possibile per salvare il loro comune amico.

Félice annuì, guardandolo apprensiva, mentre lo seguiva mettersi al posto di guida.

Mi infilai anch’io all’interno, sedendo dietro, fra Edward ed Alice. Jasper era seduto accanto a Carlisle.

L’auto attraversò il vialetto e percorse la stradina irta fra la vegetazione, per imboccare la statale.

L’ultima immagine che vidi, guardando dietro di me, aldilà del vetro appannato, fu quella della mia famiglia, Emmett, Rosalie, Nessie, Jacob ed Esme, fermi sulle scalinate del portico, inclusa Félice, i sui occhi rossi sembravano ancora pieni di lacrime, mentre stringeva al petto la foto terribile di Cole.

Poi calò il buio e tutto venne offuscato dalla pioggia.

 

 

  
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