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Autore: Stateira    27/04/2007    13 recensioni
Raccolta di shots varie ed eventuali, a tema romantico. Parings per tutti i gusti, yaoi e non, canon caparbi e crack stratosferici.
Mi scuso per non accennare alla trama, ma una trama, disgraziatamente, non c'è.
Genere: Generale, Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Dance with me (Lee/Gaara)

Dance with me (Lee/Gaara)

 

 

 

A Suna le feste si tenevano piuttosto di rado.

Con un Kazekage così austero, non ci si poteva certo aspettare fuochi d’artificio ogni settimana.

Le rare occasioni in cui il palazzo del villaggio si trasformava in un gigantesco salone da ballo erano quelle in cui Temari riusciva a spuntarla sul fratellino.

O a esasperarlo, a seconda di come si vuol vedere la situazione.

 

Gaara, da qualche tempo a quella parte, era strano. E l’impressione che ciò avesse in qualche modo a che fare con Konoha rendeva Temari particolarmente vigile, e Kankuro un po’ più collaborativo.

Konoha era un’alchimia unica di soggetti strani, ma, Temari doveva ammetterlo, fra essi ce n’erano alcuni più che degni di attenzione. O almeno, che evidentemente meritavano l’attenzione e i silenzi del fratello.

 

- Gaara ci ucciderà, quando verrà a scoprire che abbiamo invitato i ninja della Foglia senza dirgli niente. – borbottò Kankuro.

- Vorrà dire che staremo attenti a frequentare solo posti con molti testimoni, finchè non gli sarà passata. -

- Sul serio, non so se sia una buona idea. -

Temari piantò i gomiti sul letto del fratello, e si trascinò svogliatamente verso di lui.

- Voglio fare qualcosa per lui. – disse con decisione, osservandolo attraverso lo specchio che stava usando per truccarsi.

- Gaara non ha bisogno che tu faccia qualcosa per lui. -

- E invece sì. Da quando è finito il suo incubo, è sempre più solo. Non hai anche tu l’impressione che venga a cercarci più spesso? -

Kankuro le scoccò un’occhiata corrucciata con l’occhio aperto che ancora non aveva dipinto di viola.

– Beh, ogni tanto viene qui, a chiedermi come va, e di Kuroari e Karasu. – ammise. – Non si era mai interessato alle mie marionette, prima. –

Temari inarcò un sopracciglio. – Lo vedi? –

- D’accordo, d’accordo, ma non capisco come questo possa giustificare una festa con quelli di Konoha. -

- Gaara non è in grado di gestire una cosa del genere da solo, ha bisogno di essere incoraggiato! -

- Sarà, ma non credo che una festa sia la soluzione più adatta. -

- Bah, come sei distruttivo. – si imbronciò Temari. – Non posso mettermi ad invitare a pranzo tutte le ragazze di Konoha, e sperare di riuscire a capire quale gli interessa! Sarebbe perlomeno sospetto, non ti sembra? –

- Magari non è una ragazza. – insinuò Kankuro, mordendosi la lingua con espressione concentrata, mentre ritoccava le ultime righe sul naso.

- Allora peggio ancora. I ragazzi sono molti di più. –

Kankuro aggrottò le sopracciglia. – Però, che spirito pratico. – Fece, ammirato. – Credo che mi farebbe uno strano effetto vedere Gaara con un ragazzo. –

Temari sospirò. – A me farebbe un buon effetto vederlo felice, una volta tanto. –

Kankuro posò i pennello del trucco. – Beh, allora fa solo che non sia Uzumaki. – bofonchiò. – Tutti ma non lui. –

 

*

 

Gaara non la prese troppo bene.

Ci sono cose che un estraneo non nota, specialmente se si tratta di Gaara. Tremolii delle labbra, le pupille che si stringono, i denti che digrignano in assoluto silenzio.Ma una sorella se ne accorge sempre.

Temari era davvero un’ottima stratega, e trascinare entrambi i fratelli ad accogliere il gruppo di ninja della Foglia, arrivati tutti insieme fu decisamente un’idea vincente. Un sacco di testimoni molto scomodi, in caso di tentato fratricidio, e allo stesso tempo la possibilità di impedire a Gaara di protestare alcunché, non davanti a tutti loro.

Mentre salutava con calore Sakura, Temari scoccò un’occhiatina di sottecchi al fratello.

E lo vide immobile, impalato, con gli occhi tanto spalancati da tremare. Guardava chissà chi, accidenti, uno dei tantissimi rimasti dietro di lei; ma non c’era fretta, avrebbe avuto una serata intera per scoprirlo.

D’accordo, poi probabilmente avrebbe dovuto passare le prossime cinque o sei notti in esilio, assieme a Kankuro, ma almeno adesso aveva la certezza che ne sarebbe sicuramente valsa la pensa.

 

Ammiccò in segno di intesa al fratello marionettista. – Bene, che la festa abbia inizio! –

 

*

 

Gaara occupava il posto a capotavola, perciò era quasi impossibile non notare che non aveva praticamente toccato cibo.

E ciò poteva essere un segno ottimo, o pessimo, a seconda della prospettiva che si prende in analisi. Temari dovette ricordare  sé stessa più volte che il Gaara in preda all’emozione di quella sera non era più il Gaara di qualche tempo prima.

Non era più un mostro pericoloso ed esplosivo, non era più una minaccia, non nel modo irrazionale che era stato, per sé stesso e per tutti. Quella sera, davanti a quelle persone, e ad una in particolare, era soltanto una ragazzo come tanti altri, alle prese con sensazioni nuove. A ben guardare, c’era qualcosa di immensamente tenero, nel vederlo così, tutto raggomitolato su sé stesso, spaesato e confuso.

 

Vicino a lui si era piazzato Naruto, bontà divina, e niente e nessuno lo avrebbe più fermato dal parlare come una pioggia di shuriken impazziti.

Kankuro ogni tanto gli scoccava qualche occhiata preoccupata, e Temari indovinò che probabilmente dentro di sé stava cercando di rassicurarsi stesso sul fatto che Gaara non avrebbe mai potuto sopportare uno come lui per più di un’ora o due. Sembrava davvero, davvero terrorizzato dalla prospettiva di ritrovarsi Naruto Uzumaki per casa.

Comprensibile, in effetti.

 

Alla destra di Naruto, si era seduto Sasuke Uchiha. Temari si era fatta un’idea abbastanza precisa su di lui, e la sua idea constava nell’appurare che, per quanto si potesse dire di quel Sasuke, per quanto popolare fosse, per quanto il suo nome fosse sempre sulla bocca di tutti, alla fine dei giochi lui non aveva che Naruto. E si vedeva, si sentiva nell’aria, in certi momenti lo si riusciva persino a respirare.

Non erano affari suoi, e lei non era intenzionata a farseli, ma se per caso Gaara fosse stato infatuato di lui, sarebbe andato quasi certamente incontro ad una delusione.

 

Di fronte a Naruto, si era seduto Shikamaru Nara. Accidenti, e dire che per paura del fratello lei si era seduta così lontana.

 

Di fianco a lui, Sakura, e, un posto più in là, quello strano tipo, Rock Lee. Si era seduto di fronte al suo compagno di squadra, Neji Hyuga.

 

In quel ristretto gruppetto di sei commensali che potevano parlare con relativa comodità con Gaara, Sakura era l’unica ragazza, e lei era sicura che Gaara non avesse fissato lei, al loro arrivo. Non aveva bisogno di altre conferme, il nervosismo quasi tangibile di Gaara era sufficiente a farle individuare con certezza che la ragione di tanta agitazione doveva trovarsi lì fra loro, a portata di mano.

 

Temari sospirò, e decise di aggiungere alla preghiera di Kankuro, la sua: non Shikamaru. La situazione sarebbe potuta precipitare disastrosamente. Per favore, tutti ma non lui, tutti ma non Shikamaru. E Uzumaki, mi raccomando, oppure Kankuro si sarebbe autoesiliato da Suna.

 

- Hey, Gaara, dovresti mangiare un po’ più ramen, sai? -

- Lascialo in pace, Naruto. -

- Ma scusa, che ho detto di male, Sakura? Non sembra anche a te che sia un tantino troppo pallido, per uno che vive in mezzo al deserto? -

- Non c’è niente di male nell’essere pallidi. -

- Parli così perché anche tu sembri un morto, Neji! -

- Ha ragione Naruto. -

- Hey Lee, ti ci metti anche tu, adesso? -

 

Stop.

Gaara aveva piantato gli occhi nel suo piatto mezzo pieno. Sembrava caduto in catalessi, e questo poteva significare soltanto una cosa. Escludendo a priori Sakura, quella reazione poteva essere stata scatenata soltanto da uno dei tre che aveva appena parlato.

Naruto, Neji e Lee.

 

Temari sorrise. Questo gioco cominciava a piacerle da morire e chissà, forse anche Shikamaru ci si sarebbe potuto appassionare. A ben vedere, assomigliava ad una partita in cui, pedina dopo pedina, alla fine sarebbero dovuti restare in gioco soltanto i due re.

Un re biondo, un re moro, un re strano. Il cerchio si stringeva, e lei sapeva esattamente come fare, per dare la giusta spintarella alla mossa successiva.

 

*

 

- Beh? Allora? -

Temari scosse la testa, e cercò di sfuggire allo sguardo di rimprovero di Kankuro.

Stupidamente, non aveva fatto per niente i conti con un particolare: il fatto che Gaara potesse essere innamorato/attratto/interessato a qualcuno, non sottintendeva affatto che il suo sentimento fosse ricambiato.

Nessuno, lì, doveva nulla, a Gaara del Deserto, nulla di più di un salutare rispetto fra alleati, di una buona amicizia, magari. E Gaara rischiava così di finire dritto contro un muro di cemento, al suo primo, impacciato tentativo di scoprire cosa significasse avere un cuore.

 

Appena terminata la cena, Temari aveva condotto personalmente, ed orgogliosamente, i suoi ospiti nel salone da ballo più grande del palazzo, quello in cui, fino a non molto tempo prima, si celebravano i matrimoni più importanti, unioni che significavano alleanze e pace.

Lei aveva sperato che potesse essere di buon augurio.

 

Kankuro, da bravo pessimo ospite qual’era, si era subito buttato sul ponch, in compagnia di Naruto, Lee e Choji.

Sakura aveva trascinato Ino in mezzo alla pista, e si era messa a ballare con lei, scherzando rumorosamente. Il tipico atteggiamento di chi vorrebbe con tutto il cuore ricevere un invito. Segnali che con ogni probabilità sarebbero caduti nel vuoto.

Neji stava parlottando sottovoce con Sasuke e Kiba, Shino e Shikamaru avevano fatto comunella davanti ad una delle tre porte finestre che davano sulla terrazza del salone, e a lei non era rimasto che osservare Gaara, rimasto solo, in disparte, come sempre. Sarebbe andata volentieri da lui a fargli compagnia, gli avrebbe persino chiesto scusa per averlo messo in una situazione che lo confondeva e lo imbarazzava, ma a questo punto tanto valeva aspettare, e vedere se si riusciva ad andare in fondo alla faccenda. Proprio non riusciva ad orientarsi in mezzo alla confusione, e per confusione era da intendersi la presenza di anche solo una persona con cui lui non fosse già in stretta confidenza. Non riusciva a conversare, e povero lui, non riusciva nemmeno a fingere indifferenza. In quell’angolino, come se fosse alla costante ricerca di un po’ d’ombra, Gaara sembrava tornato indietro di anni, sembrava il bambino che non era mai stato, quello che cerca la gonna della madre, per aggrapparvicisi e nascondere imbarazzato la testolina.

 

Temari si incamminò pigramente verso il tavolo dei rinfreschi, con due obiettivi: sigillare la bocca a Kankuro prima che si scolasse tutta la riserva di liquori del palazzo, e bere abbastanza gin da convincersi a buttarsi in pista con Sakura e Ino.

Gaara non si sarebbe mai esposto, per nessuna ragione al mondo. Ma forse, con un po’ di fortuna, si sarebbe tradito.

 

*

 

- Hey, Gaara. -

Gaara volse la testa di quel poco che bastava a raggiungere il suo interlocutore con gli occhi.

Rock Lee gli mise sotto il naso un bicchiere mezzo pieno di un liquido color rosso chiaro.

- Non è la prima volta che ti vedo ubriaco. – mormorò monocorde.

- Non sono affatto ubriaco. – si difese Lee. - Dai, assaggia, è buono! -

Gaara si prese qualche istante per osservare il ninja della Foglia, prima di accettare il bicchiere. Lo sorbì tenendolo con una reverenza che non meritava, come se fosse stato sakè, oppure un buon tè, sotto gli occhi attenti di Lee, che non esibiva il suo consueto sorriso scintillante. Sembrava stranamente quieto.

- Allora, ti stai divertendo? -

- No. -

- Già, lo immaginavo. -

Lee abbozzò uno sguardo calcolatore. – Vuoi ballare? –

Succedeva molto raramente che Gaara si sentisse spiazzato. Beh, quella era una delle rare volte.

- No. – rispose atono.

- Perché no? Non ti piace? -

- No. E non so farlo. -

Lee reclinò la testa. – Allora vieni con me. –

- Dove? -

- Qui fuori sulla terrazza. -

 

Gaara non usciva quasi mai su quella terrazza. E dire che era una delle più belle del palazzo, famosa in tutto il villaggio per la splendida vista che si godeva da lì. Esattamente al centro della mezzaluna che costituiva il terrazzo, affacciandosi e guardando dritto davanti a sé, si scorgeva il deserto, oltre le palme e le magnolie del giardino del palazzo. Suna era ben protetta su ogni lato, ma molto spesso il deserto era una fortificazione sufficiente da solo, senza bisogno di ulteriori mura, ed era per questo che il palazzo dava direttamente su dei cancelli presidiati, ma aperti. La linea di marmo lastricato che serpeggiava lungo tutti i giardini, accompagnandoli come una cornice, si affacciava bruscamente sulla sabbia, esattamente come l’erba e gli ultimi cespugli creavano una marcatura netta oltre la quale si estendeva il regno della sabbia.

Sembrava di essere in un luogo fatato e lontano, quel genere di luogo in cui sono ambientate le favole più belle che ci raccontano da bambini.

 

- Non ho ancora avuto l’occasione di congratularmi con te. Già Kazekage, così giovane. -

- Non è stata una mia scelta. Sono stato eletto dal consiglio di Suna -

- Lo so, ma io credo che sia comunque un onore immenso. Avanti, non metterti a fare il modesto. Sei il ninja più forte del villaggio, e chissà quanto ancora potrai migliorare. -

- Migliorerò fino a quando non avrò raggiunto il mio limite. -

- Ammesso che tu ce l’abbia, un limite. -

Gaara cercò di accertarsi che non ci fossero sensi sottintesi, nelle parole di Lee.

- Ti ringrazio. – mormorò senza eccessivo entusiasmo.

Lee gli regalò un sorriso dei suoi. - E’ davvero molto tempo che non ci vediamo. Accidenti, avrei dovuto cercare di venire a trovarti prima. –

- Tu e i tuoi compagni di Konoha siete i benvenuti, qui. – recitò Gaara. Era una vera fortuna che lo pensasse sul serio, perché le sue parole non risuonarono eccessivamente formali.

Lee lo osservò con una strana sfumatura di divertimento negli occhi. Assomigliava un po’ ad un fratello maggiore, che guarda il più piccolo muovere i primi passetti, o sperimentare un nuovo gioco.

– Ti trovo cambiato. –

- Sì. -

Lee si rigirò allegramente verso il parapetto. – C’è davvero una bella luna, stasera. –

- Sì. -

- Qui nel deserto avete una vista privilegiata sul cielo. -

- Sì. -

Lee ridacchiò con discrezione. – Sei sempre il solito chiacchierone, vedo. –

 

Gaara discostò un po’ lo sguardo, infastidito. Non era colpa sua, se non sapeva cosa dire.

 

- Hey, ti va di ballare con me, adesso? -

- Non lo so fare, ti ho detto. -

- Ma qui non ci vedrà nessuno. -

Lee tese le orecchie verso la porta finestra centrale, da cui provenivano i rumori allegri della sala.

– E’ un lento. – mormorò. – Avanti, è facile. Te lo insegno io, fidati di me. –

Gaara corrugò la fronte. – Tu sai ballare? – domandò, sinceramente stupito.

Lee lo guardò in modo quasi scandalizzato, poi sfoderò un sorriso tutto bagliori. – Sono un allievo del maestro Gai! Certo che so ballare! – esclamò gonfiandosi di orgoglio.

 

Gaara non si sentì troppo rassicurato. Ricordava molto bene il maestro di Lee, era una delle persone più strane che avesse mai incontrato in vita sua. E se poteva dirlo lui, significava che quell’uomo era davvero molto, molto strano.

Osservò Lee più attentamente che potè, e constatò che gli faceva venire voglia di sorridere. Ma non di quel genere di sorriso egoista che lo animava durante le battaglie più feroci. Era un sorriso più insolito, un sorriso che gli faceva sentire caldo alla faccia. Era già successo, le ultime volte che lo aveva incontrato. Ed era proprio per quel sorriso che si era tenuto il più lontano possibile da Konoha.

Quel sorriso gli piaceva, ma allo stesso tempo lo faceva sentire tremendamente a disagio.

 

- Forza, dammi le mani. – lo incitò vivacemente Lee. – Ecco, mettile qui sulle spalle, così. Puoi anche farle passare dietro, come preferisci. Ok, ora io metto le mani sui fianchi, e… Hey, niente sabbia, vero? -

Gaara negò fermamente con la testa. Se anche Lee avesse inteso scherzare, lui non lo avrebbe capito comunque.

Non era abituato a scherzare sulla sua sabbia.

- Bene. Adesso non ci resta che cominciare a muoverci. -

Gaara strabuzzò leggermente gli occhi. – E’ un abbraccio, questo. – mormorò, osservando con una certa rigidità il proprio corpo quasi appoggiato a quello di Rock Lee.

- Beh, più o meno. – Lee ghignò sornione. Doveva avere bevuto un po’, perché le guance gli si erano arrossate. – Ma è così che si ballano i lenti. Accidenti, ma non sai proprio nulla? -

- No. – ammise Gaara, atono come sempre.

- Beh, poco male. Allora, dove eravamo rimasti? –

 

Gaara trovò tutto molto strano. Ma non particolarmente difficile. Ballare era l’opposto del combattere. Non ci si muoveva per ostacolare il proprio avversario, ma per assecondarlo e seguirlo. Eppure il significato di fondo, l’armonia intrinseca, erano identiche. Si trattava pur sempre di un microcosmo, di una bolla in cui due persone si rinchiudevano, per affrontarsi nel vero senso della parola, di stare uno davanti all’altro. Qui, però, la discriminante non era che uno dei due si arrendesse o morisse. Ora si trattava solo di dipendere da una musica, dal suo inizio e dalla sua fine, senza doversi occupare di nulla.

Era rilassante, tanto che Gaara osò appoggiare una tempia alla spalla di Lee e starsene in silenzio, senza riflettere, lasciandosi semplicemente andare un pochino, solo un po’.

- Complimenti, hai davvero talento. – lo motteggiò Lee.

Gaara pensò che avesse davvero una bella voce, quando parlava così, vicino al suo orecchio. Rock Lee della Foglia non aveva niente di speciale, niente per cui valesse la pena guardarlo, e per uno che era sempre stato gravato dagli sguardi di tutti, per tutti gli anni della sua vita, questo significava molto.

Una canzone era cambiata, un’altra era cominciata, e Gaara non aveva detto niente. Voleva fidarsi di Lee, e Lee non aveva accennato a fermarsi, o a cambiare qualcosa. Erano quasi fermi, ma Gaara ne sapeva talmente poco, di come si fa a ballare, che non era certo di poterlo far notare a Lee. Non voleva fare brutte figure.

 

- Devo tenere gli occhi aperti o chiusi? -

- Come preferisci, non ha importanza. Chiudili, se te la senti. -

- D’accordo. Allora li chiudo. -

- Ti piace molto chiuderli, adesso che puoi, vero? -

- Come fai a saperlo? -

- Lo immagino. -

- Riesci ad immaginarlo? -

- Beh, ci provo. La tua vita deve essere stata qualcosa di tremendo, fino ad oggi. Credo che io, al tuo posto, avrei preferito morire. -

- Io non ho mai voluto davvero morire. -

- Lo so. -

- Credi che sia sbagliato? -

- No, certo che no. Tu devi seguire sempre ciò che ti dice il tuo cuore, e se il tuo cuore non voleva morire, allora è giusto così. E poi, se avessi scelto diversamente, adesso non potrei averti qui. -

- E questo è importante? -

 

Non avevano mai cambiato nulla dei loro pochi movimenti, durante il loro dialogo a mezza voce. La stessa blanda forza nello stringersi, lo stesso incavo comodo per il mento, la stessa sequenza semplice di passi.

 

- E’ molto importante. -

 

Qualcuno doveva aver spento la musica. Lee aguzzò la vista, da sopra la spalla di Gaara, per cercare di vederci chiaro. Non voleva che finisse tutto così, all’improvviso, ma qualcuno, dentro il salone, sembrava essere di tutt’altro avviso. Scorse Sakura che gesticolava furiosamente, e poi l’ombra tutta punte di Naruto fare capolino, e incassare un paio di pugni. Sasuke venne a trascinarlo via, arrivò anche Ino, sembrava una faccenda dannatamente lunga.

Se non fosse stato per una folata di vento impressionante, che spazzò via i contendenti dal centro della sala.

Gaara si tese.

Si sentì distintamente il tonfo di qualche corpo che finiva schiantato contro la solida parete di fondo della sala, e pochi istanti dopo la musica fu ripristinata.

E Gaara si rilassò di nuovo.

 

- E’ un po’ di tempo che balliamo. – constatò Gaara.

- Hai ragione. Ormai anche questa canzone è quasi finita. -

-E quindi adesso? -

- Beh, adesso… - Lee si mordicchiò l’interno della guancia. – Sai, a questo punto a molti piace concludere con un bacio. -

- Davvero? -

- Nnh Nnh. Però lo si fa soltanto se la persona con cui si ha ballato è speciale. -

Gaara allungò lo sguardo verso l’interno della sala. – Loro non lo stanno facendo. – accusò, indicando qualcosa con il mento.

Lee adocchiò Kiba e Choji che improvvisavano una sorta di valzer sotto lo sguardo compassato di Shino, e quello rassegnato di Shikamaru, e ridacchiò.

- Ma loro ballano per scherzo, non sono speciali. – spiegò.

- Io invece lo sono? -

- Per me lo sei. Molto. -

- Non voglio più essere speciale. -

- Ma per me lo sei in modo diverso. -

 

Gaara ci pensò su. Arrancava, in questo genere di cose. Non ne sapeva nulla, e non era certo di volerne sapere di più, però non ne sapeva nulla nemmeno di ballo, eppure gli era piaciuto ballare con Lee. Lee era un buon insegnante, e forse imparare qualcosa di più da lui, su come si vive, non sarebbe stato male.

 

Il primo bacio che Lee gli diede, glielo posò sulla fronte, e Gaara ebbe la netta impressione che lo avesse fatto per permettergli di abituarsi. Gliene fu grato, perché era davvero moltissimo tempo che non provava il contatto di una bocca.

Il secondo fu un po’ più vicino, sulla guancia destra. Fu più piacevole.

Il terzo venne abbastanza spontaneo, sulle labbra. E la sensazione che se ne ricavò dipendeva direttamente dal suo stato d’animo. Gaara sentì che se fosse stato più nervoso, arrabbiato, o semplicemente teso, sarebbe stato nauseante e vischioso. Ma non aveva motivo di sentirsi così, con lui. Gaara si fidava di ciò che provava, perché aveva sempre vissuto le proprie emozioni senza intermediari, e senza alcun limite. Se nell’abbraccio di Lee – perché sì, ne era sicuro, adesso si trattava proprio di un abbraccio – si sentiva tranquillo, era perché era giusto così.

Il respiro di Lee era come un carezza morbida, che si insinuava appena sotto il suo occhio, facendogli venire voglia di tenerlo chiuso. Non sapeva da quanto tempo ormai erano così, immobili, senza fare nient’altro che sfiorarsi le labbra con prudenza. Per quanto lo riguardava, non era ancora stanco.

Lee si allontanò pian piano, e con la mano che aveva tenuto sotto il suo mento fino a quel momento, gli sfiorò la guancia.

- Sei sempre così serio. – mormorò. – Non me lo faresti, un sorriso? -

Gaara avrebbe voluto farlo, ma qualcosa lo convinse che probabilmente non ne sarebbe sortito niente di più che uno dei suoi ghigni tremendi.

Probabilmente anche Lee lo capì, perché gli circondò i fianchi e gli prese una mano. E non aggiunse più niente.

Aveva ragione lui. C’era davvero una bella luna, quella sera, altissima e fiera. E adesso che non ne aveva più paura, Gaara se la godeva quanto più possibile, perché non c’erano più demoni né ego mostruosi, né lotte dentro di lui a distrarlo.

 

- Potrei stare qui per una notte intera. – sussurrò Lee.

- Perché? Non dormi, tu? -

- Sì che dormo. Però non mi dispiacerebbe guardare le stelle insieme a te. -

 

Lee spinse Gaara in avanti di un passo, e appoggiò le mani con cui lo cingeva al parapetto. Gaara le osservò con la curiosità di chi si trova davanti ad un gesto sconosciuto, e fatica ad interpretarlo. Lentamente, maldestramente, ci appoggiò sopra le sue, e provò a saggiare la stretta delle mani di Lee, per assicurarsi di aver fatto una mossa giusta.

Lee intrecciò tutte le loro dita, una ad una, e quando ebbe finito si sporse oltre la spalla di Gaara.

Sorrideva.

 

*

 

Eh sì, ci sono cose che un estraneo non nota, specialmente se si tratta di Gaara. Occhi che riflettono, per una volta, la luce del cielo, la pelle del volto rilassata, un’espressione inedita, e le gambe molli.

Ma una sorella se ne accorge sempre.

 

Temari strappò il bicchiere di ponch dalle mani di Kankuro, e lo sostituì con un ghigno vittorioso.

- Puoi rilassarti, fratellino. – insinuò. – Pare proprio che non sia Uzumaki. –

 

 

 

 

 

 

ANGOLINO!

 

Eccoci con una delle coppie più “canon” XD dello yaoi. Anche la prossima, con ogni probabilità, lo sarà, ma non c’è da preoccuparsi, le mie sperimentazioni continuano…

 

 

 

Kagchan: si è notata la mia passione per le coppie strane, eh?

 

Chiara: sono d’accordo, Kankuro e Kiba hanno un sacco di sfumature che si possono trattare!

 

Marchesa: allora scommetto che questa e le prossime fic ti piaceranno, si va decisamente sui classici! E su Gaara sto lavorando molto…

 

Artemisia: felicissima di riuscire a dare un minimo di originalità ai personaggi, tanto Kishimoto basta e avanza per la storia!

 

Little: ti ho scritto apposta, attendo una tua risposta!

 

Feda: assolutamente, ti voglio viva e vegeta, invece! Hihihi, in questo fandom con le coppie ci si sbizzarrisce, non so più da che parte voltarmi!

 

Aiame: ehm, gran bella visione sì, concordo in pieno! ^_^

Grazie anche per la recensione su Neji/Sasuke, e dire che mi prendono per pazza, quando predico che quei due sono perfetti! Kakashi/Sasuke non è affatto male come idea…Mumble…

  
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