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Autore: momos___love    16/10/2012    1 recensioni
[SOSPESA]
Dal prologo:
«Io mi chiamo Honey, e tu ? »
La rossa, ingoiò della saliva poi rispose con voce flebile.
«…io mi chiamo Bonnie»
La mora sorrise poi strinse la mano della bambina che le si parava di fronte.
«Hai un bel nome! Io ho faccio la prima nella classe accanto alla tua»
Gli occhi verdi di Bonnie si ingrandirono e per la prima volta le comparse un sorriso sul viso.
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Un'amicizia durata un vita infranta per un ragazzo.
Non è la solita FF in cui due delle nostre carote si contendono una ragazza o una loro fan, non è la solita FF in cui loro sono famosi e si innamorano di ragazze normali, è semplicemente una Flebile Idea.
Astrid.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5

 

But I won't hesitate 
no more, no more 
It cannot wait, I'm yours 

Well open up your mind 
and see like me 
Open up your plans 
and damn, you're free 
Look into your heart 
and you'll find love love love love 

Listen to the music of the moment 
people dance and sing 
We're just one big family 
And it's our God-forsaken right 
to be loved loved loved loved loved. 



 

{I’m Yours – Jason Mraz }

 

 

//Honey POV//

 

 

Mi rotolai nel letto, fino ad assumere le sembianze di un mastodontico  involtino primavera,

«BABBANA SVEGLIATI !»

Sentii dei grandi colpi alla parto, le opzioni erano due, o un gruppo di vichinghi armati di un ariete volevano buttare giù la porta della mia camera o il demente che dovevo chiamare fratello voleva passare il resto della sua vita su una carrozzina come la tipa di Heidi

Anche se avrei preferito un l’idea dei vichinghi, avevo la piena consapevolezza che si trattava della seconda opzione, perciò con la grazia di un ippopotamo con i tacchi a spelli cercai di srotolarmi dalla  trappola mortale che mi ero costruita, ma riuscii solo a buttarmi a pesce giù dal letto facendomi un gran male.

Fortunatamente i tre strani di coperte che mi ricoprivano avevano attutito la caduta, anche se ero sicura che mi si sarebbe potuto venire un ematoma al cervello per via della craniata che avevo dato sulla moquette.

Dietro la porta mio fratello continuava a sbraitare come un forsennato e a battere con tutta la sua forza i pugni sulla porta, io lentamente mi alzai e con il mio bel pigiamino andai ad aprire la porta con l’intento di uccidere quel disturbato mentale quando aprii lui non se ne accorse perciò bussò ancora due volta me questa volta sulla mia pancia, mi fece male perché non avevo indurito  gli addominali, perciò mi piegai dal dolore mentre mio fratello si schiantava dalla risate, dopo essermi ripresa lo guardai con sguardo truce e inspiegabilmente iniziò a correre per il corridoio io lo rincorsi e non ci misi molto a bloccarlo.

«Piccolo disturbato mentale, vuoi vedere che ora sono io che ti faccio venire un ematoma al cervello, anzi a forza di craniate contro le pareti te la riapro la fontanella, mica no!»

Lo alzai dal colletto del suo pigiama blu con gli astronauti , si dimenava come un porcellino

«MAAAAMMMAAAA!»

 Urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni  io guardai le scale nel caso nostra madre stesse arrivando e poi Darren, Lo alzai da terra quanto bastava per poi farlo cadere con un sonoro “BOOM”.

Poi andai a lavarmi i denti, ero in ritardo perciò feci tutto troppo velocemente mentre mi infilavo la maglietta costringevo i miei piedi nudi dentro gli anfibi, saltellai giù per le scale aggiustandomi i pantaloni e il cappello.

In cucina c’era mio padre che come sempre sorseggiava il suo caffè amaro leggendo le curiosità della borsa sul giornale, mia madre che cucinava i pan cake con lo sciroppo, il bacon croccante e le uova al tegamino.

Stampai un bacio ad entrambi, affondai i denti in una fette di pane tostano imburrato con sopra del prosciutto e dell’uovo  buttai tutto giù con una grande sorsata di spremuta e mentre uscivo di casa tenevo penzoloni tre pan cake.

«Fao a futti !»

Esclamai chiudendomi la porta alle spalle, riuscii comunque a sentire mia madre che mi urlava una delle sue solite raccomandazioni del tipo “non calpestare il prato” e uno dei tipici grugniti dio padre traducibili con un “ ti voglio bene tesoro e fai la brava a scuola!”

Non avendo ne una macchina che un motorino mi toccò andare a piedi, più che a piedi di corsa, mangiavo i pan cake mentre correvo e ogni tanto inciampavo fra i miei piedi, dopo un quarto d’ora arrivai a scuola, erano tutti in pieno fermento.

La struttura era in mattoni rossi e dopo un grande e spazioso parcheggio e un cancello nero con ai lati un muretto in mattoncini alto poco più di un metro costeggiato da un’inferita nera su cui si appoggiava una siepe ben curata si poteva entrare nel giardino scolastico.

Una grande piazzetta fatti di sampietrini messi su tutto il livello faceva da pavimento la scalinata di marmo ricordava i grandi gorgoni affissi al tetto, il grande giardino verdeggiante assumeva diverse tonalità di verde in base alle zone n lontananza si scorgeva la struttura trasparente dell’aula di botanica.

Le panchine erano occupate da gruppi di ragazzi affaccendati nel salutarsi con enfasi o a chiacchierare animatamente, la scuola era popolata da quasi 1/3 della popolazione perciò anche se lo spazio era grande il primo giorno eravamo ammassati ovunque con le nostre ipotetiche comitive.

Dopo aver varcato il cancello, molti si girarono a salutarmi tra cui anche Emmet, Andrew e Scott tre miei storici ragazzi i quali si comportavano ancora come miei cari amici dopo avermi tradita con una delle tante cheerleader di turno.

Il gruppo delle fighette della scuola si girò e fintamente amichevole mi salutarono con talmente enfasi che dovetti trattenermi dal mandarle tutte a quel paese,  poi venni invasa dai calorosi saluti dei miei amici nerd erano uno più impacciato dell’altro ma li adoravo.

Mentre camminavo con disinvoltura scossi appena i capelli castano scuro e feci un gran sorriso, preciso che io non me la sono mai tirata come ragazza avvolte però non riuscivo a rinunciare alla tentazione di attirare l’attenzione della gente, questo era dato dal fatto che ero molto competitiva.

In mezzo a quelle chiome brunette, more e bionde intravidi la fluente chioma bronzea della mia amica la quale mi dava le spalle, indossava il vestitino che le avevo consigliato il giorno prima e sembrava esserle stato cucito sopra.

 «Heart!»

Urali per attirare la sua attenzione, lei si girò di scatto e mentre altre persone mi continuavano a salutare e io la raggiungevo camminando normalmente rimase qualche secondo imbambolata a guadarmi .

«Raven»

Mi rispose quanto ormai le ero davanti, io sorrisi e la abbracciai con enfasi, quel vestitino le metteva in risalto le lunghe gambe pallide, gli dissi che la invidiavo e lei rimase quasi di stucco a quell’affermazione, come sempre nessun miglioramento nel campo autostima.

Forse il ragazzo di cui mi aveva parlato l’avrebbe aiutata, nel pensare ciò mi ricordai che il mio di ragazzo mi aveva messaggiato la sera durante la cena chiedendomi come stavo .

Lo avevo persino sognato, lui ed io che parlavamo poi arrivava una ragazza ma non la riuscivo a vedere veramente che si metteva dall’altra parte e lui che parlava sia con me che con ei contemporaneamente, enigmatico ma non trovavo nulla di riconducibile alla vita reale .

Colsi l’occasione per raccontarle il sogno, lei come sempre mi ascoltava e dopo il suono della prima campanella entrammo a sistemare i libi negli armadietti  mentre le stavo parlando d’un tratto mi trascinò per un braccio fra l’orda inferocita di ragazzi intenti a non arrivare in ritardo alla prima ora rimasi spiazzata e non riuscii a contrastarla.

Ci fermammo davanti ad un ragazzo biondo intento a mettere i libri nell’armadietto, di primo acchito non lo riconobbi poi guardandolo meglio…

«BIONDO !»

«NIALL !»

Esclamammo all’unisono io e la rossa poi ci girammo l’una verso l’altra e come una di quelle sitcom americane di serie C

ci facemmo la fatidica domanda.

«LO CONOSCI ??»

«SI, LUI è IL RAGAZZO CHE TI DICEVO!»

«SI, LUI è IL RAGAZZO DEI CD!»

Io non dissi nulla, ci guardammo per qualche secondo prima che l’una furiosa nei confronti dell’altra corressimo ogni nella propria aula, lasciando il biondino sbigottito e inerme

 

 

 

 

//4 ore dopo//

 

 

 

 

Ero lievemente irrequieta,  tamburellavo freneticamente le dita contro il pacchetto di carta che conteneva il panino che avevo comprato alla mensa scolastica, lo stomaco mi si era chiuso e non riuscivo a far altro che a pensare a la spiacevole situazione in cui ci eravamo messe, vidi la mia amica varcare le porte a vetri della mensa con fra le mani un piattino con una fetta di piazza coperta da fazzolettini di carta.

Presi la mia amica per un braccio e la portai con me in bagno, lei non si oppose minimamente al mio volere, entrate nel bel bagno pulito si andò a prendere una lastra di legno e la posizionò sopra la tavoletta del gabinetto centrale e ci si sedette sopra io facevo avanti indietro percorrendo con grandi falcate il grande bagno,

 «Quindi…»

Dissi a bassa voce, lei mi guardava con occhio truce,

«Quindi cosa?»

Domandò addentando con rabbia la unta della pizza, io non le risposi ma continuai a camminare

«Quindi è successo che, su tutti i ragazzi biondi del pianeta noi due ci siamo prese una sbandata per lo stesso- feci una risatina isterica per poi proseguire- E credo che sia superficiale dire che non litigheremo per lui e nessuno lo avrà e che è non metteremo in bilico la nostra amicizia per un ragazzo. ORA! Cambiamo discorso, non trovi che la Cooper si ingras... »

Lei fece un si lieve con la testa un po’ dubbiosa, poi si alzò di scatto e uscì dal bagno buttando nel cassonetto i ¾ della sua pizza.

«Scusa me dovevo andare da Harry, glie lo avevo promesso a biologia.»

Disse prima di uscire dal bagno e andare nell’aria fumatori, rimase sorpresa me ne rimasi li in piedi ferma e sola fino a che non suonò la campanella dell’ultima ora.

Storia non fu mai cosi noiosa, il professore Nolegh da noi ribattezzato BBC  non faceva altro che fare il finto simpaticone per mortificarci e punirci per esserci fatti tutti promuovere l’anno prima, negandogli la bellezza di ripetere di nuovo il programma di 4°, un po’ contorto come ragionamento ma d’altronde chi è che lo capisce  quello.

La mia amica era seduta accanto al suo odioso amico riccio, lui le sbavava dietro da sempre ma lei non se ne era mai accorta e nessuno le voleva smontare il sogno, a detta mia lui era antipatico ma si credeva spiritoso era montato e un donnaiolo e poi passava il suo tempo con quel branco di uomini scimmia dei suoi amici la cui unica ossessione era la patata.

Accanto a me era seduto il Pakistano o rinominato da me Kamikaze, lui faceva parte del gruppo di Styles e come tutta l’allegra combriccola dei 4 malati terminali di patata mi stava un po’ sulle palle.

Mentre il prof stava facendo domande a tutti riguardo a ciò che avevano fatto durante le vacanze il kamikaze mi passò un bigliettino appallottolato, io lo aprii con sospetto per paura fosse una bomba che ne sapevo !

Sul bigliettino c’erano disegnate delle tette con la sua calligrafia aveva scritto:

 

 

 

“Cicci, vuoi cacciarti nei pasticci ? :D”

 

 

Mi girai a guardarlo sconcertata, lui sorrideva malizioso,

«Davvero dopo oltre 2 millenni di evoluzione hai scritto questo? “Cicci, vuoi cacciarti nei pasticci “. Sinceramente dimmelo, mi stai prendendo pe il culo ?»

Domandai, lui si preparò a formulare una risposta priva del ben che minimo pudore ma io lo fermai.

«Taci, prima che possa iniziare a picchiarti con “L’evoluzione” di Darwin. »

Mi girai e lanciai il bigliettino alla mia amica, la quale sorrise nel leggere il biglietto, poi aggrottando la fronte mi fece capire la domanda, chi era il mittente.

Io indicai con la testa il ragazzo accanto a me e con il labiale le dissi,

«From Pakistan with love !»

Lei si trattenne dallo scoppiare a ridere, al che il prof ci fece una bella strigilata ad entrambe, per lo meno ora sapevo che non era arrabbiata con  me anche se prima mi era sorto il dubbio.

  
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