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Autore: Phoenix_619    17/10/2012    3 recensioni
Il suo dolore era impotente di fronte alla rabbia di quell'uomo. Sentiva le lacrime pungergli gli occhi, e sapeva che le sue
labbra tremavano per lo sgomento. Si preparò a ricevere un altro pugno, che effettivamente arrivò. Un sinistro ben piantato, che lo inchiodò nuovamente al terreno. Hayate, ormai furioso, lo raccolse nuovamente da terra e lo lanciò contro una colonna. Lawliet si chiese se quel giorno sarebbe stato l'ultimo. Morire per mano di un uomo che poco tempo fa era come un padre per lui, morire in quel chiostro. Doveva solo accettarlo. Il Signore aveva deciso di chiamarlo a sè. Non era successo in cappella, sarebbe successo nel chiostro. Era questione di pochi metri, o lì o là...
No. Si disse fermamente di no. Non voleva morire. O almeno, non in quel modo; doveva sapere il perché.
Genere: Drammatico, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri personaggi, Near, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap 1 Il giovane monaco bussò timidamente alla porta del proprio maestro, attendendo pazientemente una risposta. Pochi secondi dopo, una voce grave invitò il novizio ad entrare. Il giovane entrò con un rispettoso inchino, prima di alzare il  capo osservando l'uomo che aveva di fronte. Un uomo sulla cinquantina, con tonsura e saio sgualcito. Le rughe profonde che solcavano il suo viso e gli occhi vispi e intelligenti lo rendevano un uomo dall'aspetto rispettabile. Era soprattutto per questo motivo se era riuscito a scalare velocemente la gerarchia del monastero, divenendone uno dei pilastri. L'uomo si chiamava Hayate. Era seduto dietro un'imponente scrivania che aveva creato lui stesso, sommerso dai libri. Aveva gli occhiali inforcati e stava leggendo un manoscritto alla luce delle molte candele che illuminavano la stanza.
- Lawliet, benvenuto, cosa ti porta qui? - Il novizio Lawliet si passò una mano fra i folti capelli, che non avevano mai conosciuto la tonsura, per poi far scivolare la mano destra sulla spalla opposta, fino ad arrivare al gomito sinistro. Allora piegò il braccio sinistro fino ad intrecciarlo con l'altro. Amava fare questi movimenti scenici per incrociare le braccia, ma era tutto preparato: ormai tutti i suoi confratelli sapevano che, quando faceva quella specie di balletto, stava per cominciare una discussione dalla quale non sarebbe certo uscito sconfitto.
- Maestro, sono qui per lamentarmi di certe voci che circolano nel monastero sul mio conto.
- A cosa ti riferisci? Non è arrivato nulla alle mie orecchie.
- Più che naturale, padre, dal momento che siete una delle massime autorità. Ma anche voi sapete bene cosa si dice del figlio del demonio... - Hayate sospirò, chiuse il libro e si tolse gli occhiali.
- Figliolo, io non posso fare la predica a tutte e duecento le anime presenti nel nostro convento, lo sai bene.  - Non c'era né rabbia né disappunto sul volto di Lawliet. Solo un sorriso a trentadue denti degno dello Stregatto. Hayate si sentì fremere sotto quello sguardo. Sentì il sudore bagnargli le tempie quando quegli occhi grigi chiarissimi si posarono sul suo viso divertiti.
- Forse però potrebbe fare un esame di coscienza, e smetterla di sparlare alle mie spalle, padre Hayate. La prego, non mi guardi in quella maniera - disse evitando di mostrarsi divertito dalla faccia stravolta del monaco - sapeva benissimo delle mie abilità. Credeva che non sarei mai risalito a lei? Certo, è facile da scoprire se a spargere voci come questa fosse stato un novizio, ma chi sospetterebbe mai di lei, un rispettabile monaco che ha lavorato duramente per raggiungere questa posizione? - Hayate fremette. Capì che era inutile continuare a fare il finto tonto con lui.
- Come... come l'hai capito? Pensavo... di essere inattaccabile...
- Si è posato sugli allori, padre, ha osato troppo convinto del suo alibi. é stato fin troppo semplice. Mi è bastato gironzolare un po' per il monastero. Si parlava di me come "Il figlio del demonio che ha sputato sulla moneta per venire a tormentarci". La maggior parte - anzi, oso dire la totalità - pensa che con "moneta" intende dire la medaglietta con l'immagine della Sacra Vergine che tutti noi ci portiamo dietro, ma se ci avessero ragionato, tutti sarebbero arrivati alla mia stessa conclusione. Ciò su cui avrei sputato è in realtà qualcosa che ho sputato. La frase iniziale, secondo la mia teoria, era "il figlio del demonio che ha sputato la moneta" bla bla bla, ma dal momento che sembrava illogico rigettare un'icona la frase è stata rielaborata per farla meglio comprendere. La moneta menzionata nella frase non è affatto l'icona sacra, ma per l'appunto... una moneta. Solo lei poteva fare un collegamento così sopraffino, padre, dal momento che esclusivamente lei ha una preparazione classica. Infatti, nella tradizione latina, era usanza mettere una moneta nella bocca di un morto prima dell'inumazione. Tale moneta doveva pagare Caronte - e ora non starò certo a spiegare proprio a lei chi è -, e lui in cambio avrebbe trasportato l'anima del defunto nell'Ade. Questo collegamento voleva significare... - Lawliet non riuscì proprio a nascondere un ghigno sarcastico. Ridacchiò coprendosi la bocca con la larga manica del saio, prima di riprendere.
- Voleva significare che io sono tornato dal mondo dei morti apposta per tormentarvi. Giusto, padre Hayate? Mi fa pure passare per bestemmiatore, anche se non era il suo intento iniziale.- Il monaco cercò di ricomporsi, asciugandosi il sudore che imperlava la fronte e schiarendosi la voce.
- Figliolo, tu... cioè, non crederai mica che io abbia detto queste mostruosità sul tuo conto? - Lawliet assunse un'espressione grave e minacciosa. Il sorrisetto da buontempone era sparito, lasciando il posto ai denti stretti e le labbra serrate. L'arcata sopraccigliare completamente glabra si contrasse nervosamente, e la sua voce, anche se di una tonalità poco più bassa rispetto a prima, sembrava uscire da una caverna.
- Che fa, si rimangia la sua confessione di poco prima? Padre, se si trattasse di semplici insulti alla mia persona non mi arrabbierei così tanto... - i suoi occhi puri come un lago di montagna sembravano improvvisamente rossi come il fuoco, tanto mettevano sotto pressione padre Hayate, che si ritrovò a indietreggiare fino alla scrivania, e nel farlo rovesciò alcuni libri - ... ma non accetto che ci vada di mezzo anche la mia povera madre. Non voglio risentire altre storie simili, padre, o mi vedrò costretto a reclamare nuovamente. -  Il fuoco che brillava nei suoi occhi si spense con la stessa velocità con la quale si era acceso. Lawliet sospirò, dipinse nuovamente il suo sorrisetto stereotipato, fece un inchino e, in barba alle regole del conclave, girò le spalle al proprio superiore, uscendo dalla porta senza curarsi di chiuderla. Hayate si rese conto di aver smesso di respirare, ragion per cui sentiva i polmoni come atrofizzati. Lentamente si avvicinò alla sedia, e ci si lasciò cadere sopra. Chiuse gli occhi e si massaggiò energicamente le tempie. Si guardò attorno. Vide alcuni volumi a terra e molti fogli sparpagliati sul pavimento, e ringraziò il Signore per aver dato forza alle sue gambe evitando di cadere clamorosamente come quei libri. Decise di andare nella cucina e chiedere a fratello Harry, cuoco del monastero, di preparargli un po' di acqua e zucchero, giustificandolo con un malore. Dopotutto, il suo pallore era più che eloquente.





Angolo autrice:
Eccomi qua! Finalmente, dopo tanto tempo passato su questa fiction, ho il coraggio di pubblicarla! Che dire, questo era il prologo, naturalmente i capitoli saranno più lunghi e, spero, più interessanti. Spero proprio che questo prologo vi abbia incuriosito, dopotutto è una storia a cui tengo molto. Non vi chiederò di essere clementi con le recensioni, non sono nuova del sito, anzi, se avete qualcosa da dire esprimetelo nella recensione senza paura, non temo le recensionu negative :) l'importante è che il commento non si basi esclusivamente sulla grammatica o roba simile; anche un minimo (tipo due parole) sulla trama eviteranno che io scleri come una pazza. Ok. Aspetto solo le vostre recensioni, non siate timidi!
Phoenix

   
 
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