Lizzie, Ophelia,
Sirena, Vedova
Era furibondo, si trovava in quell'isola piovosa da anni per
accontentare il capriccio di una persona.
Si chiedeva continuamente perché il suo Signore avesse concesso
tutto quel tempo per lo svago di Adelaide, lo innervosiva vederla farsi
accarezzare da quel rammollito di un pittore, odiava vederlo baciarla e odiava
vederlo farci l’amore.
‘Era entrata camminando
con il suo classico passo sensuale, obbligando il loro Sovrano alzare lo
sguardo e guardarla interrogativamente.
-Mio Signore ho trovato
un abile pittore inglese e vorrei potermi fare ritrarre da lui.-
Aveva visto lo sguardo curioso
del capo dei tre Volturi, le sue pupille sfrecciavano dal volto della loro
predatrice al resto del corpo di guardia, mostrando come la mente calcolatrice
era in fermento, evidenziato da quel sorriso affabile che era spuntato.
Con un gesto teatrale,
dopo un tempo interminabile, parlò –Se i miei fratelli non hanno niente da
obiettare vai pure, naturalmente spero che mi donerai uno dei tuoi bellissimi
ritratti.-
Lei sorrise vittoriosa,
scuotendo sensualmente la chioma ramata, sapendo di aver ricevuto ciò che
voleva.
-Naturalmente il nostro
Demetri ti accompagnerà per tutto il tempo necessario!- Disse trillante di
felicità il vampiro più potente del mondo.
‘’Come!?’’ Esclamò mentalmente
e inutilmente il segugio‘
Il nobile Aro diceva che era giusto che lei potesse avere dei
ritratti per la sua bellezza, che potessero esaltarla, ma lui si domandava cosa
centrasse la sua presenza e continuava a non capacitarsene.
‘Demetri caro, non
vorrai mai che la nostra Adelaide vada in una terra sconosciuta, senza avere
qualcuno che l’aiuti?’
Non avrebbe mai deluso il loro Signore, ma una rabbia
incessante era cresciuta in quei anni, non vedeva l’ora di fingere la morte
della cara Elizabeth e potersene tornare nella sua amata Volterra.
Doveva interpretare la parte del cugino e correre dietro i
bisogni della adorata cugina, tra i quali procurargli nutrimento, ma quel
nutrimento specifico, di cui loro non possono farne a meno e modi validi per
inscenare la sua morte.
Aveva dovuto recuperare il cadavere di un bambino nato morto,
per far passare la teoria della depressione dovuta alla fallita gravidanza,
aveva inoltre anche preso una giovane donna, rossa di capelli, minimamente
somigliante a lei e uccisa per il funerale e non gli rimaneva altro che
attendere.
-Lizzie cara perché così mogia?-Domandò Gabriel Dante Rossetti
alla sua amata consorte, la quale sembrava assolutamente triste, a occhio umano,
ma il cacciatore dei Volturi sapeva che fingeva, sentiva la scia che lasciava
davanti lui di derisione e menzogne fatte credere allo sprovveduto artista.
Lei con delicatezza si accarezzò il ventre, facendo intendere
il motivo della finta depressione, lui con decisione l’abbracciò per
trasmetterle un calore che lei non avrebbe mai ricevuto e che non le
interessava, ma continuò il gioco rispondendo a tale gesto.
La vide tutto il giorno fingere, ma allo stesso tempo la
vedeva girarsi e sorridergli in modo malizioso, donandogli una carica erotica
che lo faceva irrigidire, facendogli ricordare con piacere la notte di qualche giorno
prima dopo la finzione della nascita fallita.
‘L’aveva sollevata con
rabbia da quel letto e ringhiando contro di lei la frustrazione per quel gioco
che si ostinava proseguire.
Adealide si era
allontanata delicatamente da lui, si era seduta sulla sua cassettiera,
portandosi la gonna fino alla vita mostrando le bellissime gambe nude,
allargandole in un gesto quasi volgare, invitandolo ad un gioco più piacevole per
entrambi.
Non si era
assolutamente tirato indietro, si era lanciato prima con la bocca e poi con il
suo membro in quel paradiso, avevano fatto per tutta la notte quella giostra
di passione, erano insaziabili, ognuno sussurrava il piacere nell’orecchio dell’altro,
con sospiri, morsi e baci, fino all’alba. ’
Rideva di gusto, non riusciva a trattenersi, erano nella loro
cabina, sulla nave che li avrebbe riportati nel continente europeo, lontani da
quell’isola piovosa, tutti i quadri presi si trovavano nella stiva.
Rileggeva con gioia il necrologio pubblicato sul giornale,
dove quel ignaro pittore rimpiangeva la morte della moglie deceduta
prematuramente, a causa alla depressione si era suicidata con una dose
eccessiva di laudano, l’articolo riportava che la donna aveva deciso di
uccidersi dopo la perdita del figlio e dei difficili rapporti con la famiglia
del marito.
Sorrise maligno, la sua adorata moglie gli mancava, mentre in
realtà era dietro di lui, completamente nuda intenta a strusciarsi contro il
suo corpo, in un massaggio sensuale e lasciandogli una scia di caldi baci lungo
il collo.
-Lo metti via e ti concentri su di me?- Domandò lei
infastidita, non sopportava non essere il centro dell’attenzione, perché oltre
al suo potere era la sua indole che lo pretendeva.
-Certo mia cara Lizzie.-
Disse prima di rilanciarsi tra le braccia della donna e vogliosi ricominciare
nell’atto del piacere.
-Non chiamarmi mai più così! – Sussurrò lei prima di
concentrarsi sulle labbra del compagno.
Aro guardava il suo nuovo quadro stringendo il braccio della
moglie, adorava avere nuovi oggetti per la sua collezione che siano guardie o
quadri.
-Ophelia…- Sussurrò il nome del quadro, in cui Adelaide
veniva rappresentata distesa nel fiume –Un ottimo quadro non trovi?- Domando
estasiato da quel capolavoro.
-Certo mio caro.- Sulpicia riusciva a intenerirsi, anche dopo
secoli, davanti a quella gioia, quasi infantile, che il marito mostrava per
ogni suo nuovo oggetto della immensa collezione.
Demetri era nella sua stanza, riguardava quel quadro per la
centesima volta, dopo che gli era stato regalato da lei, perché sempre lei era
rappresentata, con le sembianze di una sirena, nuda, come l’aveva vista molte
volte, sensuale, come il suo carattere, il suo potere e il suo fisico, infine sirena, perché
come le sirene attiravano ignari nella loro trappola, come lei portava vittime
in quella casa per diventare il loro lauto pasto e come lui era caduta tra le
sue braccia per diventare il suo amante.
-La mia sirena…- Disse quasi ridendo, divertito dalla sua
affermazione.
Adelaide era distesa nel suo adorato letto, non aveva bisogno
di dormire, ma amava crogiolarsi tra le sue coperte di seta e adorava fare, soprattutto,
altro in quel letto.
Sorrise soddisfatta per i suoi quadri, era stato bravo
Gabriel a realizzarli tutti per lei, ma il suo preferito rimaneva uno, la Vedova
Romana, in cui veniva rappresentata riccamente vestita, dopotutto, pensò, lei
era vedova per lui, lei era morta, quindi la morte li aveva separati e se anche
tecnicamente non era così fra qualche anno sarebbe stato così.
Perché la natura così voleva e non avrebbero potuta fermarla.
Note:
I due personaggi inseriti sono realmente esistiti, come i quadri nominati.
Gabriel Dante Rossetti
artista Italo-Britannico.
Elizabeth ‘Lizzie’
Saddal famosa modella, che però faccio interpretare dalla procace Heide.