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Autore: S05lj    18/10/2012    0 recensioni
La storia si svolge nell'universo alternativo di Mortal Kombat 9 ed è un'ulteriore what if.
Shao Kahn indice un nuovo Mortal Kombat, con la differenza che questa volta sembra voler dare la possibilità agli edeniani di tornare indipendenti dal suo reame. Kitana non può lasciarsi sfuggire questa possibilità e chiede aiuto ai terrestri. Sembra si stia per preparare un nuovo Mortal Kombat.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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2.1 Baraka e Mileena

Baraka e Mileena si incamminarono per un altro corridoio,  uguale a tutti gli altri, tetro, con il pavimento di piastrelle lucide che rintocavano al passo dei due guerrieri. Sulle pareti gli arazzi erano debolmente illuminati dalle torce a muro, che gettavano ombre tremolanti e tretre.
Mentre camminavano Mileena affrettò il passo per andare di fronte al Tarkatan e con una mezza piroetta si voltò verso di lui e camminò all’indietro, tenendo gli occhi fissi sul generale.

-E così… quando il padrone ordina, il cagnolino obbedisce. - Lo canzonò chinando la testa di lato ed enfatizzando quelle parole con gesti esagerati delle mani, rendendo la sua camminata simile ad una danza, prerogativa che da sempre l’aveva contraddistinta nel modo di camminare e di combattere.

Baraka non accettò la provocazione, ma il suo sangue di Tarkatan ribolliva per quella frecciatina irrispettosa.
Probabilmente se fosse stato un suo subalterno si sarebbe già ritrovato sbudellato sul pavimento, ma lei era Mileena, la figliastra dell’Imperatore, e tutto sommato, c’era anche da considerare che altro non era che una bambina dal corpo di donna.
-Non c’è niente di disonorevole nell’eseguire gli ordini del tuo comandante. -

-Stai mentendo. - Mileena gli agitò un dito davanti al naso canticchiando l’accusa, proprio come una bambina intenzionata a far saltare i nervi ad un adulto.
-Ho visto nel tuo sguardo la felicità della morte di Shao Kahn. Tu non vuoi essere per sempre il suo cagnolino. Non è così? -

Baraka allungò di scatto una mano verso il collo della ninja viola, cogliendola di sorpresa, la strinse in una morsa che le mozzò il fiato.
-Io sono fiero di essere un Tarkatan ed ho giurato di servire la mia razza. Il nostro destino è legato alla volontà di Shao Kahn. Io non sono il suo cagnolino. -
Le si avvicinò mostrando i denti affilati della bocca in un ringhio.
-Guarda di ficcartelo bene in testa. - La lasciò andare con una spinta riprendendo il cammino.

Mileena lo guardò storto. -Come si può essere fieri di essere dei mostri? -

La domanda di getto che le uscì spontaneamente quasi con innocenza ebbe il potere di fare infuriare il generale poco più avanti nel lungo corridoio di pietra del castello di Shao Kahn.

Baraka si fermò e si voltò ringhiando furioso, delle lunghe lame uscirono dagli avambracci. Quando si voltò le punte che sfioravano il pavimento produssero un suono stridulo simile ad un grido acuto di un neonato.

Mileena trovò spontaneo chiedersi se mai le sue vittime avessero urlato in quel modo, non capì che cosa avesse intenzione di fare finché non lo vide avanzare verso di lei, con le spalle leggermente curve in avanti, come se fosse pronto, da un momento all’altro a spiccare un salto in avanti, lo aveva già visto in quella posizione, durante il Mortal Kombat, quando si preparava a combattere.

-Che stai facendo? - Chiese spaventata portandosi prontamente una mano dietro la schiena, pronta ad estrarre i sai che portava alla cintura.

-Estrai le tue armi donna. - Si chinò appena sulle gambe e incrociò le lame davanti agli occhi.

-Vuoi combattere? - Chiese lei continuando a non capire.

-Estrai le tue armi! - Ringhiò in un boato furioso.

Mileena era sempre più confusa, non era certo da lei tirarsi in dietro in un combattimento, certo che no, a lei piaceva combattere, per questo provocava le persone, ma questa volta, proprio non capiva che cosa avesse detto per farlo infuriare in quella maniera, e per di più sembrava avere tutte le intenzioni di fare sul serio, questo voleva dire, morte sua, vita mia.

-No! - Urlò lei di rimando. -Prima dimmi, perché vuoi combattere? -

Baraka socchiuse i già piccoli occhi gialli scrutandola attentamente, si dimenticava sempre che quella donna, altro non era che una mocciosa impertinente e complessata.
Rinfoderò le lame e con un grugnito di disprezzo riprese il cammino.

Mileena ci capiva sempre meno, non che lei avesse mai avuto interesse a capire gli altri. Che cosa glie ne importava degli altri quando aveva già fin troppo problemi lei stessa?
Ma quel tipo la incuriosiva, e poi forse poteva ammetterlo, sentiva una certa affinità con lui, non sapeva perché… o si, forse a causa del suo sangue mezzo Tarkatan, o mezzo mostro, come era solita definirlo.

Si affrettò, raggiungendolo nuovamente di fianco.
-Non si combatte più? - Chiese innocentemente.

-No. - Rispose secco.

-Perché prima si e adesso no? -

Baraka la guardò con la coda dell’occhio, poi fermandosi la fronteggiò.
-Perché ti copri la bocca? - Le chiese indicando con un dito la fascia viola che nascondeva la parte inferiore del viso.

Mileena si portò una mano alla bocca e fece un passo in dietro guardandolo in un misto di spavento e rabbia. Non le piaceva che qualcuno conoscesse il suo tormento.

-La nostra razza è orgogliosa e fiera. Sul campo di battaglia ci copriamo di onore e ferite. Uccidiamo con la stessa facilità con cui quegli inetti umani si svegliano la mattina. -
Si drizzò sulla schiena avvicinandosi di qualche cm.

Per la prima volta Mileena si rese conto di quanto fosse alto veramente Baraka, visto che solitamente stava leggermente ricurvo in avanti, e dovette ammettere che era piuttosto grosso, quasi la metteva in soggezione, ma in quel momento lei era rapita più che dal suo aspetto, dalle sue parole.

-E tu… rinneghi il tuo sangue nascondendoti dietro quella stoffa. Il tuo atteggiamento mi offende e irrita oltre modo. - Il respiro affannoso del Tarkatan stava ad indicare che tratteneva a stento la rabbia, la guardò per qualche altro secondo, poi si voltò e riprese nuovamente il cammino.
Quel corridoio era diventato veramente troppo lungo.

Mileena si soffermò a pensare a quelle parole… non era certo intenzione di Baraka farla sentire meglio, anzi, era proprio il contrario, ma non le era sfuggito che l’avesse considerata una della sua razza. E questo l’aveva fatta sentire parte di qualcosa, e dietro la maschera viola un sorriso di gratitudine si allargò. Dopodiché affrettò il passo e lo raggiunse al fianco, si lanciarono una rapida occhiata, ma mentre Mileena riprese a guardare davanti a se, Baraka si soffermò nell’osservarla. Sbagliava o era stranamente di buon umore? Chi le capiva le donne? Di qualsiasi razza fossero.
  
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